Discorso del Direttore-Generale. in occasione della cerimonia per la Giornata mondiale dell'alimentazione. Roma, 16 ottobre 2009



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Transcript:

Discorso del Direttore-Generale in occasione della cerimonia per la Giornata mondiale dell'alimentazione Roma, 16 ottobre 2009 Conseguire la sicurezza alimentare in tempi di crisi Sala Plenaria, Sede della FAO, Rome, 16 ottobre 2009 Vostra Eccellenza Margarita Cedeño de Fernández, First Lady della Repubblica dominicana, Vostra Eccellenza Salvador Jiménez, Ministro dell Agricoltura della Repubblica dominicana, Onorevole Antonio Bonfiglio, Sottosegretario di stato del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali della Repubblica italiana, Onorevole Enrique Iglesias, Segretario generale del Vertice iberoamericano, Reverendissimo Monsignor Renato Volante, Osservatore permanente della Santa Sede presso la FAO, Eccellenze, Illustri Ospiti, Signore e Signori, gli avvenimenti degli ultimi tre anni hanno messo in evidenza la fragilità del nostro sistema alimentare globale. Per la prima volta nella storia, più di un miliardo di persone al mondo sono sottoalimentate, quindi circa 105 milioni di persone in più rispetto allo scorso anno. Ciò significa che nel mondo una persona su sei soffre ogni giorno la fame. Questo recente incremento della fame nel mondo non è la conseguenza di un cattivo raccolto su scala globale, bensì è causato dall attuale crisi economica mondiale, che ha provocato una contrazione dei

2 redditi e una riduzione delle opportunità di occupazione per i poveri, limitando in maniera significativa il loro accesso ai generi alimentari. È per questa ragione che il tema scelto per la Giornata mondiale dell alimentazione e la campagna TeleFood di quest anno è Conseguire la sicurezza alimentare in tempi di crisi. per diversi motivi quella attuale è una crisi che non ha precedenti nella storia. In primo luogo, essa è scoppiata dopo un forte e repentino incremento a livello internazionale dei prezzi degli alimenti di base, nel periodo compreso tra il 2007 e il 2008. I recenti adeguamenti al ribasso dei prezzi internazionali dei generi alimentari di base non devono essere interpretati come un segnale della fine della crisi alimentare. Nel luglio 2009, infatti, nell Africa subsahariana, l 80-90% dei prezzi di tutti i cereali monitorati dalla FAO in 27 paesi sono rimasti a livelli più alti di oltre il 25% rispetto ai prezzi praticati sui generi alimentari nel periodo precedente la crisi, due anni fa. In Asia, in America latina e nei Caraibi, i prezzi vengono monitorati in 31 paesi complessivamente e una percentuale compresa tra il 40 e l 80% dei prezzi dei cereali è più alta di oltre il 25% rispetto all epoca precedente la crisi alimentare. In alcuni paesi i prezzi di alcuni prodotti sono rimasti ancora agli stessi livelli dei picchi raggiunti nel 2007, come nel caso del riso nello Sri Lanka, a Myanmar, in Kenya e in Ecuador, del sorgo nel Burkina Faso, nel Mali e in Niger e del grano in Bolivia e Pakistan.

3 Inoltre, la produzione è ancora ostacolata dall aumento del costo delle materie prime: 176% per i fertilizzanti, 75% per i mangimi animali e il 70% per le sementi, cosa che rende ancor più difficile investire nel settore agricolo. In secondo luogo, questa crisi non ha precedenti perché, essendo i paesi in via di sviluppo maggiormente integrati nell economia mondiale, un calo a livello globale della domanda o dell offerta - oltre che della disponibilità del credito - produce ripercussioni immediate in questi paesi. In terzo luogo, per via della natura diffusa della crisi, i consueti meccanismi utilizzati dai governi e dalle famiglie per ammortizzare le scosse economiche sono sempre più esigui. I deprezzamenti monetari non sono uno strumento economicamente valido. Il Fondo monetario internazionale ha dichiarato che, nel 2009, gli investimenti diretti all estero subiranno una riduzione del 32%. L aumento della disoccupazione nelle aree urbane potrebbe indurre le persone in cerca di lavoro a ritornare nelle zone rurali. Le rimesse dei migranti, che nel 2008 ammontavano a circa 300 miliardi di dollari USA, potrebbero diminuire di circa il 5-8% nel 2009. Gli aiuti esteri diretti ai 71 paesi più poveri del mondo sono destinati a ridursi del 25% circa. Non è più possibile tamponare il calo dei consumi perché le famiglie rurali hanno già venduto buona parte dei propri beni e non sono più in grado di ottenere prestiti. A completare il quadro già fosco, si prevede che il volume degli scambi internazionali precipiti del 5-9% e che i prezzi delle esportazioni dai paesi in via di sviluppo calino nel 2009.

4 i fattori strutturali che hanno generato la prima crisi nel biennio 2007-2008 sono ancora presenti. La produttività agricola è bassa. Il tasso di crescita della popolazione è ancora alto in molti dei paesi più insicuri dal punto di vista alimentare. La disponibilità d acqua e il regime della proprietà rappresentano problemi tangibili. La frequenza delle inondazioni e degli episodi di siccità è al di sopra delle medie di lungo termine. È necessario intervenire immediatamente. Nel breve termine devono essere creati programmi di protezione sociale e reti di sicurezza, mentre i programmi e le reti già esistenti devono essere migliorati affinché raggiungano le popolazioni più vulnerabili. Tra le possibili opzioni si annoverano i programmi di distribuzione mirata di generi alimentari, i sistemi di trasferimento per contanti, i programmi di alimentazione nelle scuole e di alimentazione delle madri e dell infanzia, e i progetti occupazionali. Occorre garantire ai piccoli agricoltori l accesso a sementi di elevata qualità, ai fertilizzanti, a strumenti e attrezzature agricole. Ciò contribuirà al miglioramento della sicurezza alimentare della maggior parte dei piccoli agricoltori, che non producono cibo a sufficienza per il proprio fabbisogno e sono pertanto costretti a soddisfare le loro necessità alimentari acquistando dal mercato. Nel medio e lungo termine è necessario intensificare gli investimenti nell agricoltura, ovviando quindi alle carenze registrate negli ultimi vent anni, a causa delle quali, in particolare, i paesi in via di sviluppo non sono stati in grado di reagire in maniera adeguata con i necessari aumenti di produzione.

5 Nei paesi in via di sviluppo l agricoltura ha bisogno di investimenti per un totale di 44 miliardi di dollari sotto forma di aiuti pubblici allo sviluppo per aiutare gli agricoltori. La quota di tutti gli aiuti pubblici allo sviluppo destinata all agricoltura è precipitata dal 17% nel 1980 al 3,8% nel 2006, per risalire quindi lievemente al 5% circa attuale. Gli investimenti insufficienti nell agricoltura rappresentano una delle cause alla radice della recente crisi alimentare globale e delle difficoltà incontrate dalla maggioranza dei paesi in via di sviluppo a gestire questa crisi in maniera efficace. Il 17% degli aiuti pubblici allo sviluppo rappresenta il livello di investimenti che negli anni 1970 ha salvato l Asia e l America latina dallo spettro della carestia. Un quantitativo di risorse analogo sarebbe oggi necessario per sfamare più di un miliardo di persone vittime della fame e per garantire che la popolazione del pianeta, destinata a superare i nove miliardi nel 2050, avrà cibo a sufficienza in futuro. Al tempo stesso, i paesi in via di sviluppo devono riservare una quota sufficiente dei propri bilanci nazionali per gli investimenti nell agricoltura e nello sviluppo rurale, in linea con il contributo del settore al PIL nazionale, la creazione di occupazione e i proventi dell esportazione. Questa somma di 44 miliardi di dollari di aiuti pubblici da destinare allo sviluppo dell'agricoltura è un importo estremamente esiguo rispetto ai 365 miliardi di dollari spesi nel 2007 a supporto dell agricoltura nei paesi ricchi, ai 1 340 miliardi di dollari investiti ogni anno in tutto il mondo in armamenti e ai milioni di miliardi di dollari che sono stati raccolti nel 2008-2009 per sostenere il settore finanziario.

6 i segnali incoraggianti forse non mancano. Il primo è un cambiamento a livello politico in favore di un aumento della produzione da parte dei piccoli agricoltori nei paesi in via di sviluppo a deficit alimentare. La Dichiarazione congiunta de L Aquila sulla sicurezza alimentare globale, rilasciata l 8-10 luglio di quest anno in occasione del vertice del G8, prevedeva la decisione di stanziare 20 miliardi di dollari nei prossimi tre anni a sostegno di una strategia globale incentrata sui piccoli agricoltori. Questa attenzione, che la FAO promuove da anni, rappresenta senz altro una bella notizia e il nostro auspicio è che questo atto di impegno possa essere efficacemente tradotto in azioni concrete. Il secondo segnale incoraggiante è rappresentato dai progressi compiuti in molti paesi sul cammino verso l eliminazione della fame. Negli ultimi cinque anni il Ghana, il Malawi, il Mozambico, l Uganda, il Vietnam, la Thailandia e la Turchia hanno ridotto in maniera significativa il numero delle persone affamate all interno dei propri confini. Ciò significa che disponiamo al giorno d oggi delle conoscenze adeguate per intervenire e che conosciamo anche le modalità migliori per farlo. In generale, esistono programmi, progetti e proposte che, per passare alla fase attuativa, non attendono altro che il benestare del mondo politico e i necessari finanziamenti. Dall epoca del lancio dell Iniziativa sul rialzo dei prezzi degli alimenti nel dicembre 2007, la FAO ha mobilitato un totale di 389 milioni di dollari per progetti in 93 paesi. Circa 285 milioni di dollari sono stati finanziati dall Unione europea nell ambito del Programma dello Strumento Alimentare.

7 oltre agli aiuti pubblici allo sviluppo dovranno essere individuati anche meccanismi di finanziamento innovativi. Per esempio, le rimesse dei migranti meritano una certa considerazione da parte della comunità internazionale. Dei 300 miliardi di dollari di rimesse nel 2008, di cui ho parlato poc anzi, l IFAD calcola che quasi 30-60 miliardi siano costituiti da risparmi e investimenti sia formali che informali, perlopiù nelle zone rurali, comprese le attività extra-agricole. Pertanto, anche nell eventualità in cui si verificasse quest anno una contrazione, occorrerebbe introdurre meccanismi politici e istituzionali adeguati per accrescere gli investimenti di questo ingente volume di risorse, indirizzandoli verso la sicurezza alimentare, l agricoltura e lo sviluppo rurale. Non solo i governi centrali ma anche le amministrazioni locali, sia dei paesi industrializzati sia di quelli in via di sviluppo, dovrebbero sostenere e integrare questa forma di investimento privato. Saranno inoltre necessari partenariati tra amministrazioni locali per far fronte al fatto che più della metà della popolazione mondiale risiede già in zone urbane. Entro il 2020 i paesi in via di sviluppo di Africa, Asia e America latina ospiteranno circa il 75% di tutta la popolazione urbana, oltre che otto delle nove metropoli che, secondo le stime, registreranno una popolazione di oltre 20 milioni di abitanti. Pertanto, si dovrà prestare nuova attenzione alle pratiche agricole urbane e periurbane, sia all interno sia nella periferia delle città, che si contenderanno le terre, l acqua, l energia e la manodopera, in modo da contribuire al fabbisogno della popolazione urbana con l orticoltura, l allevamento, la produzione di mangimi e latte, l acquacoltura e la silvicoltura.

8 un intera serie di problemi fondamentali deve essere ancora risolta, in primis il buon governo. Il sistema mondiale di gestione responsabile della sicurezza alimentare, infatti, non è sufficientemente efficace e coordinato per far fronte alla crisi alimentare e alle nuove sfide che ci attendono in futuro. L attuale riforma del Comitato per la sicurezza alimentare mondiale.rappresenta un opportunità concreta per rafforzare questo Comitato e trasformarlo in una base più efficace ed efficiente su cui edificare un Partenariato globale sull agricoltura e la sicurezza alimentare. la crisi attuale può essere un occasione per ristrutturare le economie nazionali e stimolare un processo di sviluppo positivo e sostenibile. La Settimana mondiale dell alimentazione e la Giornata mondiale dell alimentazione del 2009 ci offrono la possibilità di riflettere insieme sul livello di insicurezza alimentare e sottosviluppo, e sulla sofferenza umana che si cela dietro questi fenomeni. Noi disponiamo delle conoscenze necessarie per combattere la fame. Siamo anche in grado di reperire le risorse finanziarie per risolvere i problemi che consideriamo importanti, come ha dimostrato la recente crisi finanziaria. Mi auguro che, in occasione del Vertice mondiale dei Capi di Stato e di Governo sulla sicurezza alimentare, in programma il 16, 17 e 18 novembre, si possa raggiungere un accordo sull eliminazione rapida e definitiva della fame nel mondo, si possa concordare, nell ambito

9 della quota complessiva degli aiuti pubblici allo sviluppo, un aumento degli investimenti destinati all agricoltura al livello del 17% già accordato nel 1980 e, infine, si possa attuare una gestione responsabile della sicurezza alimentare nel mondo. Grazie