SIMONA SIMONA SALODINI SALODINI BATTITI BATTITI CROMATICI CROMATICI. mostra a cura di Fausto Lorenzi



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Transcript:

COMUNE DI BRESCIA PROVINCIA DI BRESCIA ASSOCIAZIONE ARTISTI BRESCIANI giovani giovani presenze SIMONA SIMONA SALODINI SALODINI BATTITI BATTITI CROMATICI CROMATICI mostra a cura di Fausto Lorenzi 129 edizioni aab edizioni aab aab - vicolo delle stelle 4 - brescia 14 gennaio - 1 febbraio 2006 orario feriale e festivo 15,30-19,30 lunedì chiuso

AI BORDI DELLA FORMA-COLORE Ogni pittura, anche la più astratta, è figura e sguardo. C è una forma anche nell esonero, c è uno stile anche nell astensione: una specie di calco in negativo, un impronta in levare. Anche quando è monocromo, colore unico come soglia estrema della pittura stessa. Dopo la quale, come ha mostrato Fontana, il taglio della tela diventa azzeramento totale della cromia. Pure Simona Salodini apre spiragli e varchi nelle sue tele monocrome, ma come appigli estremi al mondo, tracciando battiti e confini di pittura altra, là dov è l orizzonte, il ritaglio o lo spigolo d una forma volumetrica. Fino a trasformare il proprio linguaggio di forma-colore in diario intimo e in canto dell esistenza, laddove i suoi colori hanno temperature emotive: giallo sommesso, arancione infuocato, rosso avvolgente, verde suadente, verde eclettico, verde fiorito. I colori hanno anche suoni, profumi e odori. Ecco il profumo di rosso, la fessura in viola. E respiri, pulsioni e battiti del cuore: Simona in alcuni titoli lega ai suoi colori la Certezza e l Incertezza, la Speranza e i Dubbi, l Abbraccio e il Precipizio, la Continuità e l Esplorare, la Sicurezza e la Passione... Simona Salodini - formatasi all Accademia di Bologna - ha lavorato a lungo su una pittura di derivazione metafisica, come una placenta che nutrisse larve di figure, densa d enigmi dello sguardo. La pittura dunque come spazio dell attesa, in cui tutto è giocato sulle possibilità di significato nell allusione alta, allucinata, al non detto, al vuoto, alla fatalità. Un luogo di chiaroveggenza, dove sondare un oracolo anche ironico e sibillino: De Chirico era convinto che «nell ombra di un uomo che cammina al sole ci sono più enigmi che in tutte le religioni passate, presenti e future». Per Simona Salodini, era come un addentrarsi nella caverna della pittura, tra accensioni e sparizioni di fantasmi figurali. Tra sensazioni fisiche ed emotive cariche di suggestioni magiche e remote, spesso restava però il rebus, l arguzia enigmistica, più che la forza enigmatica. Poi, all opposto, Simona ha chiesto al segno di tracciare la misura esatta delle cose, o meglio lo schema, il profilo degli oggetti concreti, in nature morte di tazze, bicchieri, come fosse possibile partire da lì per una ricostruzione, per frammenti, del mon- 3

do visibile. A chiedersi se la memoria altro non sia che un catalogo o un bricolage insensato di oggetti. Ed eccola ora mettere insieme la sensazione metafisica del presagio e dell apparizione, e quel libro delle regole fatto di archetipi, moduli primi d idealismo matematico, d enumerazione del mondo, per costruire metafore che non evochino le cose, ma l effetto delle cose (le cose sono anche le emozioni, le esperienze, fatte forme-oggetto in pittura). Ancora con l idea di un tempo sospeso, d una realtà abbacinata e trasognata, ma per così dire raffreddata, analizzata nelle partiture monocrome del colore, giocato più sulla qualità luminosa che sulla quantità cromatica. Da qui anche il passaggio dalla densità fonda e umida dell olio all asciuttezza dell acrilico, alla sua inesorabilità sentenziosa, di giudizio inappellabile sulla realtà. Qui Simona infatti si colloca sul fondo d una tradizione novecentesca nata dall utopia di un mondo ordinato da un linguaggio estetico universale, che però ha inseguito costruzioni instabili di piani volumetricamente articolati nello spazio, e variazioni seriali colorate, a far intendere come non volesse un uomo dimezzato tra razionalità e sentimento. Ma l analisi di Simona Salodini è rimasta perturbante, prossima all interrogazione metafisica. Tanto più che nella sua astrazione è di fatto sempre più a ridosso della realtà, in una rimozione di tutti gli accidenti, perché la pittura stessa si faccia involucro che chiudendosi ripieghi l immagine (il segreto dell immagine) su se stessa, e aprendosi la scomponga. Quella che l artista cerca è una ben equilibrata tensione tra il rispetto d uno stereotipo (un decoro geometrico) e lo scatto verso l originalità, la pronuncia d autenticità in prima persona, facendo aggallare un varco, una fessura in uno spazio che è allo stesso tempo chiuso, delimitato dalla forma a scatola, recipiente o cornice, e aperto, sconfinato come un respiro dell anima (era Goethe a dire che i colori salgono come il respiro). Ecco perché anche questa pittura è figurale. Il colore cela, nasconde, ma insieme rivela: Simona sa che avvengono catastrofi ai bordi e alle curvature delle forme, laddove si precipita in un altro colore, in un altra forma o non-forma del mondo. Sa che il colore ci fa vedere il contrario del mondo, in quel flusso di luce che gli oggetti respingono: è un colore che non è più volume e non ancora superficie. La forma del 4

colore è dunque costruita tutta sulla contiguità d un universo parallelo, in cui si è inghiottiti quando nella trama compatta dello spazio s apre un buco nero. L autrice stessa parla d un colore che assume una forma-contenitore, in cui si evidenzia un apertura ricettiva, una fessura, come fosse una pulsione, un battito cromatico. Così mentre sembra avvicinarsi all area più rigorosa e ascetica dell astrattismo, in realtà più che della certezza si occupa dell instabilità delle forme, della variabilità dei rapporti cromatici e dell ambiguità stessa della percezione. «Cos è il colore per me, per ciascuno di noi?» va chiedendosi, indagandone anche gli aspetti psicologici e spirituali. La tensione conoscitiva cresce su gesti e percorsi del colore, sulle sue risonanze naturalistiche, magiche e simboliche: dunque su leggi interne, autosufficienti, del colore. Nasce una pittura che non somiglia al mondo ma si propone di rivelarlo - per così dire - per luoghi sorgivi, come in un balenare di fantasmi nascosti nel manto del colore. Il dipinto è uno spazio pulsante che racconta, nello stratificarsi della pelle cromatica dall opaco al limpido, nelle densità e nelle nervature, negli affioramenti, le tracce e i coaguli dell esistenza. Sicché da un dipinto all altro si crea un vero e proprio ciclo di tensioni progressive di esplosione-implosione di forme chiuse in ribellioni di un universo schiacciato al suolo. Un sistema di ribaltamenti - precipitano sempre i bordi dell universo - che ha protagonista la misura della luce (e, alluso, il suo antimondo, la buia oscurità dei corpi che l assorbono e non la rimandano alla nostra visione). Si può parlare anche di un esperienza di nevrosi, in questo voler perimetrare il franare dell ordine della vita, apparentemente così lineare lungo la freccia del tempo. Anche il colore, nelle fessure modulate che s affacciano su qualche buco nero, acquista così una saturazione psichica, in una pittura che parrebbe fatta solo di sensazioni visive, e si offre invece come scacco grottesco, scrittura aperta, di una fiaba geometrica che denuncia l incapacità della misura di dire tutta la verità, nel tragitto dell esistenza. Se tra contare e raccontare c è forte affinità, sicché anche i simboli primari e geometrici si fanno sostegno dei sogni e della meditazione, è vero che Simona pervade il tema metafisico delle sue tele di quel paradossale scacco espressivo: bisogna pensare l ordine col disordine di incidenti e scarti improvvisi. Qui Simona Salodini dimostra che astrarre 5

vuol dire togliere, ma non significa affatto rinuncia: viceversa creazione di un altro reale, e indagine anche all interno di noi stessi, a sondare le risonanze interiori. Proprio perché intesa come integrazione nel campo delle forze vive, complesse e contraddittorie dell esistenza, la ricerca sulla forma del colore si svolge come un racconto a più dimensioni. Il pieno (il presente, il visibile, il misurabile) e il vuoto (l assente, l invisibile, l oscuro) vivono l uno nell altro, sicché il vuoto non è rinuncia, ma aspirazione a un flusso di essenze intangibili, emotive, spirituali. È come se la pittrice ci sollecitasse a non dividere tutto in opposti, a identificarci invece in un sortilegio di complementarità, trasformazione, scambio, forse come nella via del tantra, dell occhio vagante che non si vincola a niente. Ci lascia in una perenne condizione di trasloco e d ansia, ma anche di speranza, nell esperienza del mondo come tessuto ritmico che si rimargina in nuovi progetti di sortilegi. C è un gioco che fanno i bambini, almeno quelli che ancora possono giocare su una strada o in un cortile, saltando nelle caselle numerate disegnate col gesso per terra: è il gioco del mondo, e di questo suggerisce la struttura labirintica e inafferrabile. Le tele di Simona Salodini si dispongono come le caselle disegnate da quei bambini, che fanno entrare in tutti i luoghi possibili del mondo: vi sono alluse fantastiche avventure sull orlo del mondo, come se partecipassero d un ininterrotto processo di evocazione alchemica, giammai concluso. E d un flusso vitale raccolto in un vaso, in un recipiente, come nella dilatazione del corpo della donna nel corpo della forma pittorica, con quelle ferite e fenditure che si aprono buie e rossastre, ad attirare in una spazialità vacillante e misteriosa. La pittura è asciutta, raccolta nell eco d una sonorità interna, come trattenuta nel recinto d una confessione reticente. Fausto Lorenzi 6

LE OPERE IN MOSTRA

8 1 Contenitore metafisico Acrilico su tela, cm 100 x 100

2 Contenitore metafisico Acrilico su tela, cm 80 x 100 9

10 3 Rosso avvolgente Acrilico su tela, cm 80 x 80

4 Profumo di rosso Acrilico su tela, cm 50 x 50 11

12 5 Rosso coprente Acrilico su tela, cm 40 x 40

6 Rosso in espansione Acrilico su tela, cm 50 x 50 13

14 7 Rosa sfumato Acrilico su tela, cm 40 x 60

8 Vertigine in nero Acrilico su tela, cm 40 x 40 15

16 9 Rosso irriverente Acrilico su tela, cm 40 x 40

10 Rosso in movimento Acrilico su tela, cm 80 x 80 17

18 11 Arancione sommesso Acrilico su tela, cm 50 x 50

12 Sguardo in rosa Acrilico su tela, cm 50 x 50 19

20 13 Arancione pieno Acrilico su tela, cm 60 x 60

14 Giallo infuocato Acrilico su tela, cm 60 x 60 21

22 15 Giallo misterioso Acrilico su tela, cm 80 x 80

16 Verde eclettico Acrilico su tela, cm 80 x 80 23

24 17 Verde suadente Acrilico su tela, cm 80 x 80

18 Verde fiorito Acrilico su tela, cm 80 x 80 25

26 19 Verde riflessivo Acrilico su tela, cm 80 x 80

20 In viola Acrilico su tela, cm 80 x 80 27

28 21 Fessura in viola Acrilico su tela, cm 80 x 80

22 Sguardo in rosso Acrilico su tela, cm 80 x 80 29

30 23 Verde mezza luna Acrilico su tela, cm 60 x 60

24 Blu con fessura azzurra Acrilico su tela, cm 60 x 60 31

32 25 Grigio lunare Acrilico su tela, cm 50 x 50

26 Notturno assolato Acrilico su tela, cm 60 x 60 33

34 27 Contenitore metafisico Acrilico su tela, cm 40 x 40

28 Contenitore metafisico Acrilico su tela, cm 40 x 40 35

36 29 Contenitore metafisico Acrilico su tela, cm 40 x 40

Simona Salodini È nata a Brescia il 22 giugno 1967. Si è diplomata in pittura all Accademia di Belle Arti di Bologna con Concetto Pozzati. Attualmente vive e lavora tra Bologna e Ferrara. Studio ed abitazione: Via Carlo Mayer, 154/B - 44100 Ferrara e-mail: simona.salodini@libero.it

Giovani presenze 12 Simona Salodini Battiti cromatici Mostra promossa e organizzata dall Associazione Artisti Bresciani 14 gennaio 1 febbraio 2006 Cura della mostra e testi critici Fausto Lorenzi Coordinamento Luciano Salodini Progetto grafico del catalogo Martino Gerevini Allestimento Simona Salodini Referenze fotografiche Studio Foto Jet, Bologna Segreteria dell AAB Simona Di Cio ed Erika Ruggeri Fotocomposizione e stampa Arti Grafiche Apollonio Brescia Finito di stampare nel mese di gennaio 2006. Di questo catalogo sono state stampate 300 copie.