Firenze cum laude, Palazzo Vecchio 16 ottobre 2014



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Firenze cum laude, Palazzo Vecchio 16 ottobre 2014 Studiare a Firenze. Il cammino dell Università negli ultimi venti anni Giuseppe Surico, presidente della Scuola di Agraria Nel prendere oggi la parola in risposta all invito che mi è stato rivolto dal nostro Rettore mi sento un po emozionato e anche un po intimorito. Emozionato, per un fatto assolutamente personale: proprio in questi giorni, ma di cinquant anni fa, ricordo di essermi recato, dalla città dove allora vivevo, Taranto, presso la Facoltà a cui mi ero iscritto, Agraria a Bari, giusto per vedere dove fosse la Facoltà, per informarmi dei mezzi pubblici, degli orari (per qualche mese avrei fatto il pendolare fra Taranto e Bari), per informarmi della mensa dove consumare i pasti, per incontrare, se fossi stato fortunato, qualche compagno di corso prima dell inizio delle lezioni che avveniva allora il primo giorno utile di Novembre. Quel primo giorno in Facoltà e soprattutto quelli immediatamente dopo, furono per me, lo ricordo bene ancora oggi, carichi di emozioni e di promesse, per me e anche per i miei genitori: la prospettiva di una laurea da conquistare; nuovi amici; le lezioni da seguire in un aula universitaria, dinanzi a professori che si presentavano con una solennità e un cerimoniale di altri tempi; perfino i libri su cui studiare sembravano diversi da quelli usati a scuola, più importanti, più da adulti. Poiché certi momenti non possono passare inosservati ed essere vissuti nell indifferenza, sono sicuro che anche voi avete avvertito, nei vostri primi giorni di Università, le mie stesse emozioni di allora o emozioni simili, e forse anche più grandi delle mie. E rispetto ad allora molto diversa è anche l attenzione che l Università riserva ai propri studenti: prendiamo oggi, le autorità accademiche e cittadine, insieme, vi hanno convocato in questo storico salone, dell edificio più importante di Firenze, per darvi un caloroso benvenuto; per guidare il vostro ingresso nel mondo universitario; ma soprattutto, io credo, per dirvi quanto grande può e deve essere il vostro ruolo nella società, qual è la vostra responsabilità di studenti. E tutta questa scenografia (perché è vero siamo su una sorta di 1

palcoscenico dove si rappresenta non una commedia ma il nostro futuro) è il massimo per chi, come voi, 19enni, si appresta a cominciare una nuova fase della propria vita, che è ancora una fase di impegno e di studio, ma del tutto nuova rispetto alle precedenti: non ci saranno più compiti da svolgere a casa, il suono della campanella, interrogazioni a sorpresa, compiti in classe, controlli da parte dei professori, le giustificazioni da far firmare ai genitori. La vostra libertà sarà assoluta: sarete liberi di frequentare oppure no le lezioni; di frequentare un corso e non un altro; di studiare quanto e quando più ne sentirete la voglia; di sostenere i vostri esami quando voi deciderete di sostenerli. Ma tutta questa libertà e autonomia non deve andare sprecata; la dovete invece gestire se vorrete evitare di rimanerne sopraffatti, la dovete piegare ai vostri interessi, la dovete utilizzare per la vostra crescita culturale e sociale. Una libertà che diventerà responsabilità, soprattutto verso voi stessi. Nel corso degli anni universitari avrete infatti la possibilità di coltivare le vostre passioni, soddisfare i vostri interessi, verificare le vostre capacità attraverso i corsi che seguirete e i risultati che otterrete. Vi consiglio di prendervi tutto il tempo necessario per osservarvi costantemente in azione, verificare e valutare come i vostri studi si sposano con le vostre aspirazioni e gli eventi quotidiani così da dare forma e sostanza ad un progetto di vita entro cui collocare fini e valori che guideranno poi le vostre scelte. Vi capiterà di seguire corsi che vi piaceranno; altri vi appariranno lontani dai vostri interessi; altri ancora li troverete un po difficili da seguire e studiare. Nessuna preoccupazione, accade da sempre a tutti gli studenti universitari, di qualunque Facoltà o Scuola, ma quando avrete chiaro il disegno dell intero percorso formativo che state seguendo vi accorgerete che ogni elemento di quel percorso ha una sua finalità formativa, vi accorgerete che ogni sapere è legato agli altri così da formare un insieme unico, un universo ordinato: sarà UNIVERSITAS, la totalità, l insieme. E del sapere scoprirete i lati più profondi e anche gustosi (non a caso il latino SAPIO significa sapere ma anche gustare e lo studio può essere gustoso come una torta, un polpettone, una parmigiana, un babà). Ma vi dicevo che sono anche un po intimorito, in questo caso dal fatto che un quasi settantenne quale io sono deve interloquire con voi che mi siete di 50 anni più giovani, e lo devo fare in un momento in cui l Italia viene descritta, a torto o a ragione, ma forse più a torto che a ragione, come un Paese di vecchi e per vecchi, sostenuta dalla gerontocrazia della nostra classe politica e dirigenziale, un Paese dove i temi del merito e del ricambio generazionale si devono confrontare ogni giorno con una realtà scoraggiante, fatta di disoccupazione che aumenta invece di diminuire, dove i giovani fanno fatica ad affermarsi e a costruirsi una vita da adulti. Un quadro decisamente deprimente ma che va respinto con forza. Parafrasando le parole di un grande italiano, parole pronunciate più o meno quando io sono nato, quando gli italiani, in uno sforzo comune, si sono tirate su le maniche e hanno 2

cominciato a ricostruire, più grande e più bello, un Paese distrutto dalla guerra, potrei dire che tutto, tranne il vostro personale prevedibile entusiasmo di oggi, è contro un sistema che sembra abbia fallito alcuni suoi obiettivi. Ma non è ripiegandosi su se stessi o disponendosi allo scontro che si affronta la complicata realtà di oggi, potrei farlo io, alla mia età, ma a voi non è consentito e la vostra presenza, in questo salone, il vostro ingresso all Università ci dice che questo voi l avete capito e insieme a voi l hanno capito le altre migliaia di matricole italiane, e questo è il migliore segnale di fiducia nel futuro che ci potreste dare. Grazie, dunque, per la vostra presenza oggi a Firenze Cum Laude. Io oggi proverò a parlarvi come vi sto parlando, così semplicemente, parlerò di didattica, proverò a darvi qualche consiglio; proverò a raccontarvi della nostra Università e di un corpo accademico che ha una sola ambizione: ritornare a sentire pienamente la fiducia della politica, dei cittadini, ma soprattutto di voi studenti; di una Università dove le idee possono continuare a circolare liberamente e dove è possibile coltivare ambizioni e speranze per il proprio futuro e per il futuro della società in cui noi tutti viviamo, dove è possibile partorire nuove idee e trasformarle in azioni concrete. E tutto questo a Firenze già lo facciamo e voi lo vedrete, vedrete alcuni di noi comportarsi come minatori che provano a scavare dentro di voi per tirare fuori il vostro genio. In effetti tutti voi avete avuto la fortuna (perché siete di Firenze o della provincia) o l opportunità, che vi è stata data dalle vostre famiglie, e non è poco in questi momenti di crisi sconvolgente, di iscrivervi ad una buona Università, fra le migliori in Italia e, per alcuni settori, fra le migliori anche in un contesto molto più ampio di quello nazionale. E quando dico che quella di Firenze è una buona Università non mi riferisco al fatto, o non mi riferisco soltanto al fatto che Firenze figura in una buonissima posizione nelle classifiche nazionali e, a ben vedere, anche in quelle internazionali, mi riferisco invece al fatto che Firenze ha dedicato, in particolare negli ultimi anni, buona parte delle sue energie e delle sue risorse a migliorare il suo corpo accademico adottando, ad es., regole per scoraggiare i mediocri e valorizzare i migliori; a perfezionare i percorsi formativi dei corsi di studio; a migliorare i servizi offerti agli studenti e a crearne di nuovi; a migliorare gli spazi in cui operano docenti e studenti: aule, uffici, laboratori, biblioteche; a creare per voi un ambiente multiculturale, stimolante in cui svolgere e proseguire gli studi confidando che poi i vostri sforzi siano gratificati da giusti riconoscimenti. Naturalmente avere scelto una buona Università è certamente un primo importante passo per la valorizzazione della laurea che conseguirete, per la valorizzazione degli sforzi, anche economici che le vostre famiglie sopporteranno, ma non è ancora sufficiente come garanzia di successo. Del resto, che gusto avrebbe una pietanza, 3

per quanto ben preparata, senza l'arricchimento dei condimenti appropriati? E quali sono i condimenti che accompagnano la vostra scelta di essere qui oggi? La risposta è forse in alcune domande che voi stessi avreste dovuto porvi prima di fare le vostre scelte e che probabilmente vi siete posti: - ho una buona ragione per essere venuto all Università? - Ho scelto un corso di studio che mi attrae e mi appassiona e ho tenuto presente che è giusto fare quello che piace a condizione che ciò che piace è anche ciò per cui si è portati? - Avverto dentro di me una forza che mi spinge ad affrontare il percorso universitario con entusiasmo? Ecco, se vi siete posti almeno queste tre domande e se a queste domande avete dato una risposta affermativa allora, direi, che il più è fatto, che partite con il piede giusto. E a giovani che hanno maturato questi solidi propositi mi posso azzardare a dare un consiglio un pò meno accademico: sappiate essere studenti universitari senza aver paura di.. divertirvi, perché studio e divertimento sereno sono ottimi compagni, e l uno si avvantaggia dell altro e viceversa. Naturalmente l Università non è un parco giochi, questo mi sembra chiaro, ma non è neanche una esperienza da vivere come una Via Crucis. La laurea non è in cima al Golgota; è semplicemente al termine di un percorso costruito per ragazzi motivati e dotati di buona volontà. Dopo che vi sarete laureati, deciderete se iscrivervi o meno ad una laurea magistrale e magari, dopo, anche al dottorato sapendo che alla fine di ciascuna tappa andrete a completare, a seconda del livello raggiunto, i quadri tecnici, o professionali o dirigenziali di questo o di un qualunque altro Paese, in Europa e nel mondo e nessuna strada, in ipotesi, vi sarà preclusa perché questa Università vi darà qualità e competenze, dovete solo coglierne la possibilità e sperare poi anche in un po di fortuna ma la fortuna, diceva Pasteur riferendosi alla ricerca, favorisce solo le menti preparate. Dunque, maggiori gli sforzi migliori i risultati, migliori le possibilità dopo la laurea e la scelta è solo vostra: nessuno vi rimprovererà per un 18 ma vi potrà accadere di ricevere un complimento per un bel 30, magari con lode. D altro canto voi matricole arrivate all Università in un momento di quasi calma dopo le tribolazioni vissute da noi docenti e da tutti gli studenti di questi ultimi 15 20 anni, per via delle continue riforme che il sistema universitario ha dovuto applicare e per via delle tante critiche, molto spesso immeritate, qualche volta meritate, che come docenti abbiamo dovuto sopportare con paziente obbedienza alle leggi dello Stato e con la dignità che si conviene all accademia. Di riforme, o aggiustamenti, l Università ne ha vissute diverse a partire dall Unità d Italia ma forse mai così tante, concentrate nel breve lasso di tempo di due decenni. Fra tutte le leggi e decreti di più o meno recente emanazione mi piace ricordarvi quelle (la legge n. 168 del 1989 che istituisce il MURST; la legge n. 341 del 4

1990 di Riforma degli ordinamenti didattici; l'articolo 5 della legge n. 537 del 1993 che riconosce l'autonomia finanziaria alle Università) che a partire dalla fine degli anni 80 hanno finalmente introdotto un progressivo riconoscimento dell'autonomia delle Università, così come disposto dal sesto comma dell'articolo 33 della Costituzione italiana: Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato. Questo articolo appare in ideale collegamento con un altro articolo della Costituzione, l articolo 2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Se noi vediamo questo collegamento fra i due articoli della nostra Costituzione allora siamo anche in grado di cogliere il senso della doppia natura dell Università: da un lato, come qualcuno ne ha anche scritto (Michele Rosboch), ente erogatore di servizi, dall altro formazione sociale che contribuisce allo sviluppo della personalità dei cittadini. Ed ecco quindi le formidabili funzioni dell Università, ecco i compiti che un corpo accademico, preparato e consapevole dei suoi doveri, deve assumersi ed esercitare nei vostri confronti: contribuire allo sviluppo della vostra personalità; trasferire alle nuove generazioni, a voi, il sapere creato dalla ricerca, perché non c è nuovo sapere senza ricerca e se non c è nuovo sapere non c è innovazione e se non c è innovazione non c è progresso, se e non c è progresso non c è lavoro sufficiente per tutti. Insegnare e fare ricerca dunque. Ecco perché uno Stato, ecco perché l Italia investe; mi correggo, ecco perché l Italia dovrebbe investire con coraggio e generosità nella scuola e nell Università. E voi, da parte vostra, quale impegno vi dovete assumere? Onorare il contratto che idealmente sottoscrivete al momento dell immatricolazione impegnandovi a svolgere con profitto e rapidamente il vostro percorso formativo. Le leggi sull autonomia che ho prima ricordato hanno anticipato e creato le necessarie premesse ad un movimento di ampiezza europea che mirava: 1. all armonizzazione dei sistemi d istruzione superiore in Europa (la ormai famosa Dichiarazione della Sorbona del 1998); 2. alla costruzione di uno spazio europeo dell'istruzione superiore (l altrettanto famosa dichiarazione di Bologna del 1999). In pratica, l intero processo aveva ed ha lo scopo di far diventare l Europa una Unione delle conoscenze e una Società delle conoscenze tra le più competitive e dinamiche nel mondo, un ambiente adatto ad aumentare la competitività internazionale del sistema europeo dell alta formazione, a promuovere la mobilità e la possibilità di trovare occupazione in un paese europeo diverso dal proprio. Questi obiettivi non sono stati ancora pienamente raggiunti ma sono sempre attuali tanto è 5

vero che grande è oggi l attenzione che viene riservata all internazionalizzazione degli studi universitari. Ecco l impegno di Firenze nella promozione del programma europeo ERASMUSplus, un programma che permette agli studenti universitari di trascorrere un periodo di studi in un Paese dell UE, e forse anche extraeuropeo ora, dove ha la possibilità di seguire corsi e acquisire crediti che poi gli saranno riconosciuti al rientro in Italia. Credo sia prezioso il suggerimento di approfittare del programma Erasmus e di svolgere, in sinergia con il mondo produttivo e sociale, un periodo di studio all estero magari evitando quegli eccessi notturni che oggi vengono chiamati movida. Vi assicuro, un periodo all estero pesa parecchio in un curriculum, quanto se non più di un bel voto finale di laurea. Il contributo italiano alla realizzazione degli obiettivi comunitari sull istruzione superiore è stato l emanazione del decreto 509/1999 contenente le norme generali sull applicazione dell autonomia didattica e l articolazione dei corsi di studi su due livelli: il famoso schema, di ispirazione anglosassone, noto sotto la denominazione di 3+2, divenuto poi, con il Decreto 270/2004, 3 e 2, perché la laurea specialistica, divenuta laurea magistrale con il DM 270, non è più in serie con la laurea di I livello. Lo schema che sarà seguito dalle nuove matricole sarà dunque il 3 2 3 (includendo anche il Dottorato) che, ovviamente, non è lo schema adottato da Antonio Conte, 5 3 2, per la nuova Nazionale italiana di calcio. La riforma degli studi universitari Berlinguer Zecchino (i due Ministri che si sono occupati del DM 509) è stata poi parzialmente riformata prima dal DM 270 del 2004, e poi dal DM 17 del 2010. Abbiamo dunque avuto una riforma della riforma della riforma e ciascuna riforma, dopo la precedente, si è resa necessaria per correggere, almeno questa era l intenzione del legislatore, taluni effetti negativi delle disposizioni precedenti e forse qualcosa è stata migliorata ma siamo stati troppe volte condannati a disegnare e ridisegnare corsi di studio e curricula e francamente non saprei dire, se il malato, oggi, è guarito o se si è aggravato ulteriormente. Comunque, a noi interessa soprattutto ciò che succede a Firenze, e qui con l applicazione degli ultimi DM voi vi trovate ad affrontare percorsi formativi ben disegnati, razionali e facilmente percorribili entro i termini legali dei corsi stessi, 3 e 2 anni. E nei prossimi anni sono sicuro avremo un progressivo miglioramento dei risultati di processo, risultati che ancora non si possono considerare del tutto soddisfacenti, che non hanno sanato i ben noti nervi scoperti dell istruzione in Italia: - la dispersione scolastica resta alta a significare un ancora alto disinteresse dei giovani italiani per la formazione. In Toscana, sono circa 30.000 i quattordicenni che ogni anno si iscrivono ad una scuola superiore. Se si tiene conto di quanti si diplomano (fra il 75 e l 80%), quanti si iscrivono all Università e, infine, quanti si laureano, si ottengono, alla fine del processo, percentuali di laureati di poco superiori alla media nazionale: nel 2013, 22,3% 6

è risultata la percentuale nazionale di laureati nella popolazione in età compresa fra 25 e 34 anni; 13,8% tra 15 e 64 anni. Dovremmo poter fare di meglio; - le immatricolazioni all università diminuiscono: circa 450.000 sono i diplomati in Italia ogni anno a fronte di circa 600.000 diciannovenni (anche questi sono molto diminuiti nel tempo: erano oltre 900.000 a metà degli anni 80). A fronte di questo numero abbastanza costante negli ultimi anni, le immatricolazioni da un picco di 338.036 nel 2003 04 sono scese a 267.177 nel 2012 13 ( 20,96%); - diminuisce anche la motivazione dei giovani italiani nei confronti dell'istruzione a causa delle difficoltà nel trovare lavoro. Perché devo studiare se poi non trovo lavoro, si chiede un 19enne? In questo contesto mi chiedo se voi non siate degli eroi ad aver scelto di frequentare l Università. Se non abbiate commesso un clamoroso errore quando avete deciso di provare a laurearvi. Non siete degli eroi e non avete sbagliato: tutt altro, perché, a parte ogni altra considerazione, da laureati potrete trovare lavoro e trovarlo più facilmente di altri. Lo dicono i numeri. Un indagine occupazionale condotta nel 2013 sui laureati fiorentini del 2012, ad un anno dunque dalla laurea, ha fornito risultati abbastanza buoni, considerata la situazione occupazionale di oggi. Sommando gli studenti che lavorano e quelli che lavorano e sono iscritti ad una LM, si ottiene che lavora una percentuale di laureati che va da quasi il 50% al 70% e anche oltre, a seconda del settore che si considera. Se dal conteggio escludiamo gli studenti che proseguono gli studi e dunque non cercano lavoro, si ottiene che la percentuale di laureati che non lavora, non studia e cerca lavoro è in media del 12,49% mentre il tasso di disoccupazione dei 15 24enni è risultata nel II semestre del 2014 del 44,2%. Invece, il tasso di disoccupazione generale, ha raggiunto, a luglio 2014, il 12,6%, con 22.446.000 occupati: il 69,2% nei servizi; il 27,16% nell industria e appena il 3,6% in agricoltura, che è il mio settore di lavoro. Quest ultimo settore è però risultato, in questi anni di crisi, il più vivace e stabile; il potere attraente degli studi in Agricoltura, sia nella scuola secondaria superiore sia nell Università, è aumentato significativamente e sono aumentate anche le possibilità occupazionali in agricoltura. Perché questo amore improvviso per l agricoltura? Forse la crisi in atto ha fatto emergere, in particolare nei più giovani, motivazioni esistenziali nuove: il desiderio di un nuovo e diverso stile di vita, una più precisa identità culturale, un rinnovato patto dell uomo con la natura, una più netta e soddisfacente percezione della qualità della vita, la voglia di coniugare il sapere con il saper fare, forse addirittura l aspirazione ad un nuovo tipo di sviluppo di questo nostro Paese. E sono probabilmente queste motivazioni, o queste e altre, a spingere molti giovani oggi verso l agricoltura o a frequentare una scuola agraria. 7

Ma ritorniamo ai nostri numeri dopo questa parentesi un po di parte. A 3 e 5 anni dalla laurea le percentuali di occupazione sono naturalmente più alte rispetto a quelle ad un anno. Ad es. con riferimento ai laureati 2007 intervistati a 5 anni dalla laurea, la percentuale degli occupati (il dato è nazionale) è vicina al 95%, nelle professioni sanitarie, in ingegneria, e nel comparto scientifico; poco più basso per il comparto economico statistico; intorno all 83 86% per il politico sociale, l insegnamento, agraria, architettura e così via per gli altri settori. Ci sono dunque maggiori opportunità di lavoro quando si è laureati e anche, ovviamente, stipendi più alti. Con qualche eccezione. La sapete la storia di quel collega professore che esegue dei lavori nella sua abitazione e al momento del pagamento si sente chiedere una cifra incredibilmente alta. Ma come, neanche io guadagno così tanto in così poco tempo dice rivolto all operaio. A guardi, gli risponde l operaio, neanche a me succedeva di guadagnare tanto quando facevo il professore. Vorrei fare, in conclusione, un ultimo cenno alla legislazione essenziale degli ultimi anni ricordando l ultima legge di riforma dell Università, la legge 240 del 2010 o Legge Gelmini. E questa una legge che ha introdotto i concetti di merito, di valutazione, una legge che ha ridisegnato, in parte anche positivamente, l assetto degli atenei e dell intero sistema universitario, quello in cui voi ora siete immersi. Ha però forse invertito quel percorso più che ventennale di incremento progressivo dell autonomia degli atenei, di cui prima vi dicevo; e ha forse rotto l equilibrio paritario che avevamo fra le funzioni didattiche e quelle di ricerca, spostando questo equilibrio a favore della ricerca. Ad esempio,una porzione del finanziamento dello Stato alle università avviene su base premiale, e i criteri utilizzati per stabilire l entità di questo premio si basano pressoché esclusivamente sui risultati della ricerca, e non, come magari ci si aspetterebbe, anche sui risultati della didattica. La preminenza della ricerca rispetto alla didattica è poi esemplificata dalla dipartimentalizzazione dell organizzazione interna delle università (come sapete le Facoltà sono state eliminate e ci sono oggi i Dipartimenti presso cui sono incardinati tutti i corsi di studio). Allo scopo poi di correggere in qualche modo la posizione di favore della ricerca rispetto alla didattica, che rimane, a mio avviso, il primo e più alto compito istituzionale dell Università, e alla erogazione di servizi per gli studenti la legge ha previsto la creazione di strutture di raccordo: le Scuole. E stata questa la via seguita, molto opportunamente, da Firenze, passata da 12 Facoltà a 10 Scuole con funzioni di coordinamento delle attività didattiche e dei servizi agli studenti. E pare che le cose stiano funzionando. 8

Bene cari ragazzi, cari studenti, mi piacerebbe stare qui a chiacchierare con voi, a raccontavi di fatti e persone ma bisogna che mi congedi da voi e che vi lasci al vostro programma di oggi. Cosa ho cercato di dirvi? Che state per cominciare un percorso non semplice, anzi, piuttosto impegnativo, in un momento abbastanza difficile per il nostro Paese, con una situazione economica e occupazionale complicata, e all interno di una Università, di cui vi ho fatto una succinta sintesi non risparmiandole qualche critica, che dovrebbe cercare una propria via, una via italiana all istruzione, sebbene all interno di uno spazio europeo della formazione superiore. Comunque, sono sicuro sarà un periodo che poi ricorderete come il più bello della vostra vita, come io ancora ricordo il mio, 50 anni dopo. Voi giovani siete stati chiamati in tanti modi diversi ultimamente: bamboccioni, choosy, mammoni, nullafacenti che studiano per non lavorare. Per qualcuno sarà forse anche vero. Per tutti gli altri, assolutamente no. Ma, poiché niente è gratuito in questo mondo, vostra è la responsabilità di dimostrare di cosa siete capaci, vostra è la capacità, se la possedete, e io sono sicuro di sì, di sbalordirci, a noi docenti e ai vostri genitori, per i risultati che riuscirete a conseguire, risultati che ci devono rendere reciprocamente fieri. In bocca al lupo a tutti. 9