All Aquila, nuovo leone come i due ormai al Getty A Porta Barete, una statua calcarea simile ad altre rinvenute nella zona. Le sculture a Malibu e l'"atleta" di Fano. Il leone funeriario in pietra calcarea rinvenuto all Aquila, nel cantiere di Porta Barete.
Un leone in pietra calcarea trovato negli scavi di Porta Barete, all Aquila. Da mesi si discute sul progetto di riqualificazione del luogo, e mentre si consuma il dibattito tra Soprintendenza, che non ha mai posto un vincolo di tutela sull area di via Roma oggetto dello scavo, il Comune, la Direzione regionale dei Beni culturali, e i privati che vorrebbero riedificare il palazzo eretto prima del terremoto, l area continua a restituire reperti. Dopo il ritrovamento del basolato e dell antico ingresso antistante Porta Barete, e dell antica iscrizione afferente la vicina Porta romana, il 14 febbraio 2014 viene alla luce la scultura di un leone, purtroppo senza zampe, tanto simile ad analoghi reperti rinvenuti nel territorio aquilano. «La scultura doveva trovarsi vicino al piedritto dell ingresso», dice Rossana Tuteri, archeologa della Soprintendenza che dirige gli scavi. «È di fattura molto pregiata e probabilmente faceva il paio con un altro leone, posizionato sul lato opposto della porta». Il Getty Museum. Come facevano il paio tra loro i due esemplari in marmo che, almeno fino al 1912, erano davanti al portale di palazzo Spaventa di Preturo, frazione a sei chilometri dall Aquila, di cui faceva parte l antica città sabina di Amiternum. Oggi, quei leoni, probabilmente del II secolo a.c., sono, nemmeno esposti, al californiano Getty Museum di Malibu, che li ha acquisiti nel 1958 da un famoso mercante di antichità anche illegittimamente scavate. Magari per celarne la provenienza, il bollettino del museo, nel 1958, li dice provenienti dall Asia Minore. L'anfiteatro diell'antica città sabina di Amiternum.
Amiternum. L antica città e, più in genere, la zona abruzzese e reatina hanno restituito singolari leoni funerari romani. Ce ne sono nei musei di Terni, Benevento, Parma e L Aquila, a Villa d Este a Tivoli e altrove; da Amiternum provengono anche quelli sulla porta della chiesa di San Pietro a Coppito, a L Aquila; e perfino quello rinvenuto in via Roma potrebbe derivare dall antico serbatoio della città romana: la zona nord-sannita, più di ogni altra, ha restituito questi esemplari di età repubblicana. Il leone funerario. Di leoni simili è piena anche Monteleone Sabino, vicino a Rieti, città animata dal culto di Feronia e terra della potente famiglia dei Bruttii Presentes, legata all imperatore Commodo: una villa di questa famiglia ha restituito tra le 50 e le 60 statue, che ora sono, tuttavia, quasi tutte a Copenaghen. Le fotografie. Amiternum vanta un anfiteatro del I secolo a.c.: 60 metri di diametro per seimila posti; Preturo non possiede grandi aree archeologiche, e nemmeno grandi palazzi. Quello da cui sono spariti i due leoni ora al Getty è in via Cavalieri di Vittorio Veneto, del Seicento, ed apparteneva alla famiglia Spaventa. Due fotografie scattate prima del 5 febbraio 1912, data in cui sono registrate in archivio, testimoniano che quei due leoni erano lì, davanti al portale d ingresso.
Il leone trovato all Aquila è simile ad altri rinvenuti nello stesso territorio. Il leone funerario. Di leoni simili è piena anche Monteleone Sabino, vicino a Rieti, città animata dal culto di Feronia e terra della potente famiglia dei Bruttii Presentes, legata all imperatore Commodo: una villa di questa famiglia ha restituito tra le 50 e le 60 statue, che ora sono, tuttavia, quasi tutte a Copenaghen. Le fotografie. Amiternum vanta un anfiteatro del I secolo a.c.: 60 metri di diametro per seimila posti; Preturo non possiede grandi aree archeologiche, e nemmeno grandi palazzi. Quello da cui sono spariti i due leoni ora al Getty è in via Cavalieri di Vittorio Veneto, del Seicento, ed apparteneva alla famiglia Spaventa. Due fotografie scattate prima del 5 febbraio 1912, data in cui sono registrate in archivio, testimoniano che quei due leoni erano lì, davanti al portale d ingresso.
Un altra immagine di uno dei leoni fuggiti da Preturo; il Getty li ha acquisiti nel 1958. La prova. Le immagini, dell Istituto archeologico germanico di Roma, non lasciano dubbi. Poco più di un anno fa, nel 2013, i Carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale, che lavoravano al soccorso della popolazione e delle opere d arte colpite dal terremoto, hanno fotografato il portale di palazzo Spaventa, ancora esistente, e numerosi particolari, tra cui le ombre di un cancello di fronte: sono esattamente gli stessi delle foto dell Istituto germanico; ovviamente, mancano però i due leoni. Uno dei leoni funerari provenienti da Monteleone Sabino, Rieti.
La sparizione. Non si sa di preciso quando le statue siano sparite da Preturo. Il bollettino del Getty indica che erano in una collezione privata di Parigi. Nel 2013, il Getty ha ammesso di averle acquistate da Nikolas Koutoulakis, colui che, per i carabinieri, negli anni Settanta ha inventato il mercato clandestino. Non sono state ritrovate pratiche di esportazione dall Italia, da cui i leoni sono quindi stati evidentemente contrabbandati. Altre prove. In un altra immagine del 1988, uno dei due leoni compare in un catalogo del museo dedicato alle sculture funerarie romane: essa si sovrappone perfettamente ad una delle due sculture nelle fotografie dell Istituto germanico. Curiosità. Al Getty di Malibu i leoni devono piacere parecchio: ne possiede, stando ai cataloghi, almeno una quindicina. Il bronzo dell'"atleta vittorioso", attribuito anche a Lisippo (ma non è suo), trovato al largo di Fano nel 1964 ed acquistato dal Getty nel 1977. La Cassazione ne potrà ratificare la confisca.
Il bronzo dell Atleta vittorioso, attribuito anche a Lisippo (ma non è suo), trovato al largo di Fano nel 1964 ed acquistato dal Getty nel 1977. La Cassazione ne potrà ratificare la confisca. La convenzione Unesco. Nonostante tutte le prove, il Getty non le ha restituite. Del resto, si tratterebbe di un gesto etico: giuridicamente, i due leoni non sono più rivendicabili dal nostro Paese. Esiste soltanto una convenzione Unesco del 1970: da quell anno, i 123 Paesi firmatari che l hanno adottata devono restituire oggetti antichi senza tracciabilità e provenienza. Ma prima del 1970, e della data in cui i singoli Paesi hanno ratificato la Convenszione, la norma, ovviamente, non ha alcuna applicazione. Opere uscite di frodo. Il Getty è l unico museo archeologico degli Stati Uniti. Nel 2007, ha restituito all Italia 39 pezzi, e altri prima e dopo; in totale, una sessantina. Tuttavia, vi sono contenziosi ancora aperti: secondo un memorandum interno degli anni Ottanta, il museo conserva non meno di 300 oggetti probabilmente usciti clandestinamente dall Italia, e comprati dai mercanti internazionali di reperti di frodo finiti sotto processo in Italia. In occasione delle restituzioni, è stato stipulato un accordo scientifico che prevede grandi collaborazioni tra il Getty e l Italia: anche restauri e mostre di lunga durata, come nel caso del Tiberio di Napoli. Ma il 4 marzo 2014, la Cassazione si dovrà pronunciare definitivamente sul Getty bronze, la grande statua di Alteta vittorioso, spesso erroneamente attribuita a Lisippo, ripescata al largo di Fano nel 1974 e acquisita dall istituto californiano nel 1977: già due volte, infatti, la giustizia italiana ne ha decretato la confisca. Comunque la vicenda vada a finire, sarà un altra mina nei rapporti tra il museo e il nostro Paese. Fulvia Palacino