Il pinguino nella PMI bozza di analisi microeconomica della migrazione a GNU/Linux in ambito aziendale Copyright (c) 2009 Chiara Marzocchi. Permission is granted to copy, distribute and/or modify this document under the terms of the GNU Free Documentation License, Version 1.1 or any later version published by the Free Software Foundation; with no Invariant Sections being, with no Front Cover Texts, and with no Back Cover Texts. A copy of the license @ http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html.
La migrazione dal sistema operativo proprietario a quello libero per eccellenza, cioè GNU/Linux, offre ad oggi numerosissimi vantaggi, purtroppo ancora ignorati dalla maggior parte degli utenti e dei dirigenti aziendali. In questa analisi, tralasceremo le tematiche riguardanti l'approccio etico al software libero¹, che tuttavia andrebbero seriamente considerate, così come gli aspetti strettamente tecnici, per dedicarci alla valutazione delle prospettive economiche in direzione del risparmio derivante da una simile scelta, risparmio che può raggiungere anche una ragguardevole consistenza quando chi compie la migrazione è un'azienda. Per chiunque operi nei mercati del settore pubblico o privato, l'obiettivo da perseguire dovrebbe essere sempre la minimizzazione dei costi, secondo il dogma per cui chi non minimizza i costi rischia gravemente di diventare inefficiente. Questo per un'azienda può significare l'uscita dal mercato, pertanto si Impostano le strategie decisionali applicando un modello fondato sull'analisi di costi e benefici. Fondamentalmente ci si attiene alla regola secondo la quale è conveniente intraprendere una determinata azione se e solo se i benefici che ne scaturiscono sono maggiori dei costi da sostenere per intraprenderla. Consideriamo questa semplice equazione: l'abbattimento di un costo è uguale al conseguimento di un beneficio. Per estensione quindi, dall'analisi dei costi che scaturiscono direttamente o indirettamente dall'utilizzo di software proprietario, si possono ricavare i benefici economici derivanti dall'utilizzo di software libero. Analisi dei costi Il software proprietario produce costi che possono essere raggruppati in almeno sei classi, completamente o in buona parte evitabili utilizzando software libero: 1. costi di licenze abbattuti 2. costi hardware ridotti 3. costi di assistenza e manutenzione ridotti 4. costi di protezione abbattuti 5. costi di formato e interazione abbattuti 6. costi di tempo ridotti 1. Costi di licenze: il software proprietario, comporta il pagamento di licenze di utilizzo che raggiungono importi rilevanti appena il numero di sistemi diventa considerevole; questo tipo di costi è totalmente inesistente con il software libero, che può essere adoperato oltre che liberamente, anche gratuitamente; questo vale anche per I pacchetti di aggiornamento. Inoltre con l'uso di software Open Source non si rischiano multe per l'installazione di programmi clonati, magari installati 1/4
autonomamente da un utente privo della regolare licenza di utilizzo.² 2. Costi hardware: i costi hardware si presentano a fronte di aggiornamenti software che, come spesso accade col software proprietario, rendono necessario il potenziamento delle risorse fisiche. GNU/Linux è ideale per sfruttare appieno macchine economiche, facilmente reperibili e con scarse risorse e anche un computer di qualità medio/bassa, opportunamente utilizzato, darà ottimi risultati in termini di prestazioni. 3. Costi di assistenza e manutenzione: un sistema GNU/Linux ben configurato normalmente non richiede interventi causati da malfunzionamenti software, considerazione che invece notoriamente non vale per il sistema proprietario di più largo utilizzo che risente di una progressiva degradazione dell'integrità generale dovuta al tempo e all'uso. Qualora l'intervento di manutenzione non possa essere evitato (es. modifiche software specifiche), il software libero offre ancora moltissime possibilità di risparmio proprio per la sua caratteristica fondamentale: la libertà. Questo perché il mercato dell'assistenza del software libero è concorrenziale e, come è noto, i prezzi dei servizi in un mercato monopolistico sono sensibilmente più alti rispetto a quelli che genera un mercato concorrenziale. 4. Costi di protezione: i costi di protezione si rivelano in molti casi tra i più significativi per le aziende. Rendere il più sicuro possibile il proprio sistema informatico da qualsiasi tipo di intrusione (virus, cracker ecc.) è diventato ormai, più che una condivisibile pratica igienica, un vero e proprio obbligo. In Italia, chiunque tratti digitalmente dati personali, oggetto di tutela da parte del garante della privacy, è tenuto a porre in essere una serie di misure di sicurezza, come dispone il recente decreto legislativo 196/2003 che ha integrato la normativa sulla riservatezza. Tra queste misure, vengono annoverati un regolamentato accesso multiutente ai sistemi informatici aziendali, la protezione degli computer da attacchi esterni, tramite antivirus, firewall, sistemi di password, ecc. E' chiaro che, se per adeguarsi alla normativa si ricorre al software proprietario, si ha una vera e propria impennata dei costi, dato che da sempre, la sicurezza è una merce che costa abbastanza cara, e comunque, non si avrà la certezza di raggiungere l'obiettivo. La differenza tra l'incidenza che il malware ha sui più diffusi sistemi operativi proprietari e quella che ha su sistemi GNU/Linux è enorme: virus, worm, spyware non costituiscono un pericolo attuale. Un'ulteriore riprova si ha osservando il mercato dei sistemi per server internet, dove GNU/Linux ha ormai conquistato e mantiene il predominio, proprio grazie alla sicurezza garantita e alla stabilità, altro requisito caratteristico. 5. Costi di formato e interazione aziendale: utilizzando standard aperti, non proprietari, non si è vincolati ad un singolo fornitore e alle sue politiche di lock in per trattenere clienti. Questo vale sia per il prodotto che per i servizi accessori e l'assistenza. E' necessario ricordare come l'utilizzo diffuso del software proprietario abbia negli anni aiutato il selvaggio proliferare di formati proprietari associati a programmi specifici, a discapito degli standard che vengono adottati e rispettati nella comunità del software libero. 2/4
6. Costi in termini di tempistiche: se, come dicono molti economisti, il tempo è la risorsa scarsa per eccellenza, possiamo ipotizzare che i costi in termini di tempo siano osservati sempre con gran riguardo dai dirigenti aziendali. E' chiaro che anche l'instabilità di un sistema informatico, caratteristica per la quale alcuni sistemi operativi proprietari sono divenuti tristemente e un po' ridicolmente famosi, sottrae tempo produttivo all'operatore. La sperimentata stabilità di GNU/Linux consente un significativo risparmio di tempo e I tempi di uptime di un server GNU/Linux non hanno nulla da invidiare a quelli di più blasonati sistemi *nix proprietari. Inoltre: è possibile preservare l'investimento fatto sul software Windows esistente con strumenti dedicati, ad es. Wine, una implementazione OpenSource delle API di Windows che di fatto permette di eseguire molti programmi di Windows sotto Linux, a velocità simili (non si tratta di una emulazione software), mantentendo compatibilità molto buona, seppur non assoluta; è possibile percorrere migrazioni graduali, tipicamente dando la precedenza alle piattaforme di produzione, utilizzando tecnologie che permettono di eseguire in modo trasparente all'utente una applicazione remota che gira su un server GNU/Linux da un ambiente Windows. Ora, dopo aver tentato di analizzare le più rilevanti implicazioni in termini di risparmio, derivanti dall'utilizzo di software libero in ambito aziendale, non resta altro che verificare se da questo possano nascere costi che di per sé il software proprietario non produce. Passare da Windows a GNU/Linux non è sicuramente una scelta "indolore", soprattutto in ambienti aziendali. Analizziamo come GNU/Linux si presta ad essere utilizzato in piccole e medie aziende le cui attività non sono necessariamente connesse all'informatica. In questi contesti tipicamente esistono vari computer desktop, utilizzati dal personale, uno o più server interni (file server, CRM, ecc.) e talvolta, uno o più server pubblici (mail server, DMZ, ecc.). una migrazione sul desktop può risultare problematica sostanzialmente per la resistenza degli utenti e per eventuali difficoltà a cui può andare incontro personale impreparato. E' un costo iniziale che va preventivato e risulta attenuato da una adeguata formazione e dalla buona predisposizione degli utenti. Questo fattore è destinato a scendere con il tempo e l'aumentare degli skill interni. il parco software può risultare più limitato a fronte di specifiche esigenze, per quanto la varietà di applicazioni Open Source e anche commerciali sia notevolmente maturata e destinata a crescere sempre di più. Precisazioni: Alcuni dei vantaggi riportati sono di fatto possibili e forniscono le loro migliori prospettive se il percorso di migrazione avviene seguendo step determinati, frutto di un'analisi preliminare approfondita e il più 3/4
possibile dettagliata delle attività, anche le più marginali, dell'azienda che ha deciso di compiere 'il grande passo'. In questo passaggio, forse il più importante, è fondamentale la collaborazione del personale con I tecnici per buona riuscita dell'impresa. In particolare la migrazione sul lato client va considerata con molta attenzione e per essere il più possibile indolore: il sistema informatico (gestionale) dovrebbe essere basato su web, mainframe o comunque su sistemi centralizzati in modo tale che non ci siano applicativi custom da migrare o emulare ma soltanto un'interfaccia utente basata su software dalle funzionalità note (browser, client di posta, terminale ecc.) il parco macchine è meglio sia simile in termini di hardware e uguale in termini di distribuzione e versione utilizzata è possibile, in certi casi necessario, mantenere ambienti ibridi. In particolare il lato server è la prima parte da considerare per una migrazione in quanto può risultare trasparente agli utenti, mentre il lato client va gestito con attenzione e adeguata preparazione ¹ coloro che desiderano approfondire questo tema, troveranno in rete una ricca fonte di spunti, a cominciare da http://www.fsf.org/ e http://www.gnu.org/home.it.html ² alcune distribuzioni Linux non sono gratuite, ma hanno termini di licenza che ne permettono il libero utilizzo e duplicazione Versione del documento: 1.0 Data: 08/03/2009 Licenza: GFDL 1.3 Autore: Chiara Marzocchi <chiara.marzocchi@gmail.com> 4/4