DALL AORISTO ALL IMPERFETTO O DAL PRIMO PIANO ALLO SFONDO Un paragone tra sintassi greca e sintassi ebraica. A. Niccacci



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DALL AORISTO ALL IMPERFETTO O DAL PRIMO PIANO ALLO SFONDO Un paragone tra sintassi greca e sintassi ebraica A. Niccacci 1. Un testo di partenza Luca 12-13 presenta una sequenza di cose dette a tutti e di cose dette ai discepoli alternativamente: Lc 12,1 h[rxato levgein pro;" tou;" maqhta;" aujtou' prw'ton 1 Cominciò a dire prima di tutto ai suoi discepoli: Guardatevi dal lievito dei farisei, che è ipocrisia Dico poi a voi, amici miei: Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo Dico poi a voi: Chiunque mi confessa davanti agli uomini davanti agli angeli di Dio. Lc 12,13 Ei\pen dev ti" ejk tou' Gli disse poi uno della folla o[clou aujtw'/ oj de; ei\pen aujtw'/ Gli rispose Ei\pen de; parabolh;n Disse poi la seguente parabola per essi pro;" aujtou;" levgwn Così è colui che ammassa tesori per se stesso e non diventa ricco per Dio. Lc 12,22 Ei\pen de; pro;" tou;" maqhtav" aujtou' Disse poi ai suoi discepoli: Per questo dico a voi Cercate piuttosto il suo regno Non temere, piccolo gregge Dov è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Siano cinti i vostri fianchi Anche voi siate pronti 1. N. Geldenhuys, Commentary on the Gospel of Luke, Grand Rapids, Michigan 1979, annota che prw'ton potrebbe essere l inizio del discorso; contrario, con riserva, W. Hendriksen, Exposition of the Gospel According to Luke, Grand Rapids, Michigan 1988, 658-659. M.-J. Lagrange, Evangile selon Saint Luc, Paris, 3 ed., 1927, 351, è uno dei pochi che nota il passaggio alternato del discorso dai discepoli alla folla. LA 42 (1992) 85-108

86 A. NICCACCI Lc 12,41 Lc 13,1 Ei\pen de; oj Pevtro", Kuvrie, pro;" hjma'" th;n parabolh;n tauvthn levgei" h] kai; pro;" pavnta" 12,54 Elegen de; kai; toi'" o[cloi" Parh'san dev tine" kai; ajpokriqei;" ei\pen aujtoi'" 4 13,6 Elegen de; 4 tauvthn th;n parabolhvn Disse poi Pietro: Signore, è per noi che dici questa parabola o anche per tutti? 2 A chiunque è stato dato molto, molto sarà chiesto a lui Pensate che è la pace che sono venuto a porre nella terra? No, vi dico, ma piuttosto la divisione Diceva poi anche alle folle 3 Ipocriti, l aspetto della terra e del cielo lo sapete discernere, questo tempo invece come mai non lo discernete? Perché poi non giudicate anche da voi stessi il giusto? Ora, erano presenti alcuni Rispondendo disse loro: Pensate che questi Galilei fossero diventati peccatori più di tutti i Galilei? Diceva poi questa parabola Questa sequenza alternata di detti indirizzati ai discepoli e detti indirizzati alla folla, appare legata a un tema fondamentale 5 : l ipocrisia, cioè il problema della corrispondenza, o piuttosto non corrispondenza, tra esterno 2. Noi indica i discepoli che seguono Gesù da vicino; tutti si riferisce agli ascoltatori in generale. E l opposizione tra il gruppo degli intimi e la folla degli ascoltatori che si verifica nella predicazione in parabole. Le opinioni dei commentatori non sono concordi al riguardo. 3. Una traduzione del tipo He also said to the crowds (J.S. Kloppenborg, Q Parallels. Synopsis, Critical Notes & Concordance, Sonoma, California 1988, 145), oppure Diceva ancora alle folle (versione ufficiale della CEI), oscura l alternanza degli indirizzati. Bene invece Lagrange: Il disait aussi pour la foule, il quale annota: La petite introduction n indique pas un nouveau sujet, mais plutôt une conclusion (p. 375; differentemente a p. 430 a proposito di 16,1). Tale annotazione riveste una certa importanza in vista di ciò che si dirà nel paragrafo seguente. 4. Normalmente le frasi introduttive dei discorsi vengono studiate dagli specialisti in quanto sono o non sono caratteristiche di uno o dell altro degli evangelisti, senza chiamare in causa la funzione delle forme verbali che vi compaiono. Ad esempio, l introduzione e[legen dev è caratteristica lucana secondo J. Jeremias, Die Sprache des Lukasevangeliums. Redaktion und Tradition in Nicht-Markusstoff des dritten Evangeliums, Göttingen 1980, 33. 224. 5. I commentatori, di solito, non vedono alcun collegamento ampio all interno di Lc 12-13, o lo vedono in modo diverso; si può consultare Hendriksen, 535-538. Per Lagrange, 351, il tema generale è la salvezza che ormai bisogna porre al di sopra di tutto.

DALL AORISTO ALL IMPERFETTO 87 e interno. Questo tema può unificare i vari argomenti trattati in Lc 12-13: uccidere il corpo e uccidere l anima, confessare davanti agli uomini e davanti agli angeli di Dio, ammassare tesori per gli uomini e per Dio, cercare la vita e cercare il regno, il tesoro e il cuore, pace e divisione, aspetto della terra e del cielo e questo tempo. In collegamento con il tema fondamentale, viene stimolata l attitudine a giudicare da se stessi il giusto (non aspettarlo dal magistrato), la capacità di discerne questo tempo (in cui Dio visita il popolo in Gesù) come si discerne lo stato atmosferico del cielo e della terra (chi non lo sa fare è ipocrita!); comprendere la guida di Dio attraverso gli avvenimenti della vita, anche della cronaca (i Galilei uccisi da Pilato, i 18 su cui rovinò la torre di Siloe). 2. Aoristo e imperfetto Le sequenze maggiori, dove compare uno o l altro degli indirizzati (discepoli, folla), sono introdotte da aoristo (Lc 12,1; 12,13; 12,22; 13,1), che è forma narrativa normale, o forma di primo piano indicante il livello principale della narrazione. In due casi, però, all interno delle sequenze maggiori, compaiono unità minori introdotte non da aoristo ma da imperfetto (12,54; 13,6), che è forma verbale di sfondo. Ne risulta una sequenza aoristo imperfetto, che segnala un passaggio dal primo piano allo sfondo, o dal livello principale al livello secondario 6. Non dovrebbe essere difficile convincersi che l imperfetto è forma di sfondo in greco. Infatti, secondo la teoria comune, esso indica continuità, abitudine, ripetizione ecc., che sono aspetti tipici della descrizione o del commento. La descrizione è statica per sua natura; in quanto tale si contrappone alla narrazione vera e propria, che è dinamica, comunica una pro- 6. E imbarazzante per me leggere l opposto di quanto viene qui affermato in un opera recente sul verbo greco che usa la medesima terminologia: It is noteworthy that in Greek the basic narrative is laid down by the 3d Person Aorist, a common trait of the background tense, while the Imperfect/Present introduces significant characters or makes appropriate climatic reference to concrete situations, typical of the foreground tense. Also, when an extended noteworthy description is given, the foreground tense is used (S.E. Porter, Verbal Aspect in the Greek of the New Testament, with Reference to Tense and Mood, New York - Bern - Frankfurt a.m. - Paris 1989, 92); e più avanti: The Aorist provides the backbone for the narrative by describing a series of complete events ( ) (p. 206). Non capisco come l aoristo possa introdurre la basic narrative e insieme essere the background tense, esprimere il backbone e insieme framework di una narrazione. Indicazioni migliori, benché ugualmente legate all aspetto del verbo (ritenuto elemento secondario nella presente trattazione), si trovano in Smyth e più recentemente in Fanning (infra, 3).

88 A. NICCACCI gressione di azioni o di informazioni. Ora, la stasi utilizza il livello secondario della comunicazione (imperfetto, appunto), mentre la progressione utilizza il livello principale (aoristo) 7. La sequenza aoristo imperfetto è analoga alla sequenza ebraico-biblica wayyiqtol waw-x-qatal. In ebraico il wayyiqtol è forma verbale di primo piano, forma indipendente nella narrazione; il qatal è forma verbale di livello secondario, dipendente dalla forma narrativa di primo piano. Un buon esempio per mostrare l effetto della sequenza wayyiqtol waw-xqatal si trova in Gn 3: Gn 3,14 vj;n:h'ala, µyhiløa h/;hy rm,ayow" Allora Yahveh Dio disse al serpente Gn 3,16 rm'a; hv;aih;ala, Alla donna, invece, disse Gn 3,17 rm'a; µd:a;l]w All uomo, invece, disse I costrutti di Gn 3,16 e di 3,17, con il verbo finito in seconda posizione (xqatal, o waw-x-qatal senza differenza alcuna), costituiscono proposizioni che non possono stare da sole, non sono indipendenti, ma hanno bisogno di appoggiarsi alla forma di primo piano che precede (wayyiqtol) 8. Le tre forme verbali costituiscono un unità sintattica non divisibile, comprendente primo piano (wayyiqtol) + sfondo (x-qatal). La costruzione sintattica indica che la condanna dei tre personaggi del racconto della caduta viene riferita come un unità: la condanna della donna e quella dell uomo vengono presentate in relazione, e in contrapposizione, a quella (principale) del serpente. 7. La linguistica testuale si oppone al tipo di analisi tradizionale, legato alla proposizione singola, e propugna la necessità di utilizzare il testo come base dell analisi. Seguo l impostazione fondamentale di H. Weinrich, Tempus. Le funzioni dei tempi nel testo, Bologna 1978 (traduzione della 2 ed. tedesca, Stuttgart 1971). Weinrich ha applicato la sua teoria alle lingue moderne occidentali (italiano, francese, tedesco, inglese, spagnolo) e in parte anche alle lingue classiche e alla narrativa medievale. Recentemente la teoria di Weinrich è stata applicata al latino (H. Rosén, Exposition und Mitteilung The Imperfect as a Thematic Tense-Form in the Letters of Pliny, in: H.B. Rosén - H. Rosén, ed., On Moods and Tenses of the Latin Verb, München 1980, 27-48), all italiano (B. Bagioli - V. Deon, Il tempo verbale nel testo: tempo e tempus, in: S. Cargnel - G.F. Colmelet - V. Deon, ed., Prospettive didattiche della linguistica del testo, Firenze 1986, 61-76) e anche all ebraico biblico (W. Schneider, Grammatik des biblischen Hebräisch, München, 5 ed., 1982; A. Niccacci, Sintassi del verbo ebraico nella prosa biblica classica, Jerusalem 1986, anche in versione inglese, rivista e aumentata: Sheffield 1990). Si può vedere, più recentemente, A. Niccacci, Lettura sintattica della prosa ebraico-biblica. Principi e applicazioni, Jerusalem 1990. 8. Anche in italiano una frase come Alla donna, invece, disse, All uomo, invece, disse non è indipendente dal punto di vista testuale, nel senso che non può esistere da sola, ma richiede una precedente forma di primo piano.

DALL AORISTO ALL IMPERFETTO 89 Possiamo mostrare che l aoristo svolge la funzione del wayyiqtol (forma di primo piano) e l imperfetto svolge la funzione del waw-x-qatal (costrutto di livello secondario) che abbiamo rilevato nei passi citati di Gn 3. L imperfetto è collegato all aoristo che precede; la proposizione con l imperfetto dipende da quella con aoristo, ne indica lo sfondo. Si verifica così un passaggio dal primo piano (aoristo) allo sfondo (imperfetto) di cui dobbiamo chiederci, volta per volta, la funzione comunicativa. Esaminiamo i due casi segnalati sopra. Nel primo il collegamento appare chiaro se si osserva la successione delle frasi: Lc 12,41 Disse poi Pietro: Signore, è per noi che dici questa parabola o anche per tutti? Lc 12,42-53 (Gesù parla ai discepoli con la parabola dell amministratore) 9 Lc 12,54 Diceva poi anche alle folle Dopo essersi rivolto ai discepoli (con la parabola dell amministratore fedele e saggio e con l annuncio di divisione in seno alla famiglia), Gesù ammonisce le folle. Così, indirettamente, risponde alla domanda di Pietro (per noi o per tutti?): la parabola vale anzitutto per i discepoli, poi anche per le folle. L uso di due forme verbali che costituiscono un unità sintattica (aoristo = primo piano + imperfetto = sfondo) ha l effetto di produrre un collegamento stretto fra le due ammonizioni. Così, in modo discreto, si stabiliscono collegamenti a distanza; unità letterarie apparentemente autonome risultano interdipendenti per il fatto stesso di essere introdotte da forme verbali che si richiamano dal punto di vista sintattico. Attraverso l uso delle forme verbali lo scrittore manifesta la sua volontà di stabilire un collegamento logico tra unità letterarie diverse. Anche nel secondo caso, benché non sia evidente, esiste collegamento con la pericope precedente: Lc 13,2 Rispondendo disse loro Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo Lc 13,6 Diceva poi questa parabola (sulla pazienza di Dio che si esercita per la preghiera dei responsabili, argomento collegato) Abbiamo dunque il fenomeno di una pericope introdotta da disse (aoristo in greco) seguita da un altra introdotta da diceva (imperfetto), col- 9. Così intendono gli interpreti; ad esempio, Geldenhuys, 363.

90 A. NICCACCI legate tra di loro dal punto di vista sintattico (la seconda esige la prima) e riferite allo stesso argomento (le due si completano a vicenda). Cito un altro caso di questo genere in Luca: Lc 5,34 Lc 5,36 oj de; Ihsou'" ei\pen pro;" aujtouv" Elegen de; kai; parabolh;n pro;" aujtouv" Gesù allora disse loro (gli invitati a nozze non digiunano) Diceva poi anche una parabola ad essi (non si mette una pezza nuova in un vestito vecchio né vino nuovo in otri vecchi, argomento collegato) Si possono citare altri casi analoghi in Luca: 6,3 ( disse Gesù ) 6,5 ( e diceva loro ); 9,18-22 ( li interrogò dissero disse disse ordinò ) 9,23 ( diceva poi a tutti ); 10,1 ( designò altri settantadue e li mandò ) 10,2 ( diceva poi ad essi ). Cito anche un paio di casi fuori di Luca : Mc 7,6 ( egli disse loro ) 7,9 ( e diceva loro ); Gv 12,30 ( Gesù rispose e disse ) 12,33 ( questo poi lo diceva significando ). Un fenomeno analogo fu notato, più di mezzo secolo fa, da Joüon in un passo della Lettera di Aristea ( 187-300) in cui il re Tolomeo pone una serie di domande ai settanta traduttori della Legge: Pour cette première question ( 187), Aristée emploie naturellement l aoriste historique hjrwvthse. Mais partout ailleurs il emploie l imparfait hjrwvta, par exemple, dès la seconde question 10. Joüon osserva che questi imperfetti non si possono spiegare con il senso normale di azione durativa; per cui postula un imperfetto di continuazione e propone di tradurre: il interrogea encore (p. 94). Per Joüon questa funzione continuativa si spiega nel quadro del valore durativo dell imperfetto, mentre secondo la posizione sostenuta nel presente articolo, il valore durativo non rappresenta la funzione primaria dell imperfetto; in altre parole, l imperfetto che segue un aoristo non ha funzione di continuazione ma di sfondo, perché non si colloca sul medesimo livello sintattico dell aoristo ma ne dipende ( 3). 10. P. Joüon, Imparfaits de continuation dans la Lettre d Aristée et dans les Evangiles, RSR 28 (1938) 93-96 (p. 93). Tra i passi dei vangeli in cui si verifica il medesimo fenomeno Joüon cita, oltre quelli che ho segnalato sopra, i seguenti: Mc 8,34 (aoristo) 9,1 (imperfetto); 14,60 61; 15,2 4; 15,9 12. 14; Lc 5,34 36; 12,42 54; 13,2 6; 13,15 18; 14,5 7; 17,37 18,1; 23,40 42; Gv 8,13 19. 22. 23. 25. 31; 6,61 65.

DALL AORISTO ALL IMPERFETTO 91 Esamino infine un caso più complesso ma, spero, altrettanto chiaro di Luca: Lc 6,17 Lc 6,18 Lc 6,19 Lc 6,20 Kai; kataba;" met aujtw'n e[sth ejpi; tovpou pedinou' kai; o[clo" poluv" kai; oij ejnoclouvmenoi ajpo; pneumavtwn ajkaqavrtwn ejqerapeuvonto. kai; pa'" oj o[clo" ejzhvtoun a{ptesqai aujtou', o{ti duvnami" par aujtou' ejxhvrceto kai; ija'to pavnta". Kai; aujto;" ejpavra" tou;" ojfqalmou;" aujtou' eij" tou;" maqhta;" aujtou' e[legen Sceso con essi, si pose su un luogo pianeggiante e una folla numerosa e quelli che erano tormentati da spiriti immondi venivano guariti. E tutta la folla cercava di toccarlo perché una forza usciva da lui e curava tutti. Egli poi, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva In questo brano si trova un solo verbo principale, quello all aoristo ( si pose, v. 17); ad esso sono collegati gli imperfetti che seguono come sfondo. Questa struttura sintattica ha la funzione di collegare le diverse informazioni intorno a quella di livello principale: Gesù sta in piedi su un luogo pianeggiante (informazione principale); accanto a lui stanno le folle che egli guarisce con la sua potenza, e con l occhio rivolto ai discepoli egli pronuncia le beatitudini (informazioni di sfondo). L importanza non solo grammaticale ma anche esegetica del collegamento tra aoristo e imperfetto è stata rilevata acutamente da Joüon: L intérêt en est surtout grammatical; cependant, dans tel ou tel cas la présence d un imparfait de continuation peut permettre à l exégète de conclure que l écrivain a voulu rattacher plus étroitement la phrase ou le morceau à ce qui précède; et ceci peut avoir son importance 11. 3. Considerazione teorica Prima di discutere altre funzioni dell imperfetto, riflettiamo su una conseguenza dell analisi che precede. Bisognerà ammettere che l imperfetto non indica sempre azione continuata, abituale o ripetuta, o altro aspetto che normalmente gli viene attribuito. Come si può sostenere infatti che l imperfetto diceva in Lc 12,54 o in 13,6 denoti un azione differente da disse 11. Joüon, Imparfaits de continuation, 96.

92 A. NICCACCI di 12,41 e 13,2? Una differenza c è, ma non riguarda l aspetto dell azione bensì il livello linguistico. L autore ha scelto di porre alcune informazioni nel primo piano (aoristo), altre nel livello secondario dello sfondo (imperfetto); così dà rilievo differente alla sua narrazione. Una conclusione mi sembra inevitabile: l imperfetto non indica sempre l aspetto, mentre indica sempre lo sfondo. Il fatto che spesso l imperfetto indichi l aspetto si comprende facilmente; infatti continuità, ripetizione o abitudine si esprimono con forme verbali di livello secondario, non con quelle di livello principale. Questo si verifica, probabilmente, in tutte le lingue. Consideriamo un passo di Weinrich a proposito della lingua francese: A questo punto osserviamo anzitutto, per motivi di metodo, che nel corso di queste considerazioni, non ci occuperemo più dell aspetto o della natura dell azione. Questi concetti, checché essi possano voler significare secondo i singoli studiosi, si riferiscono alla frase. Qui, viceversa, si pone il quesito quale sia la funzione di questi tempi verbali in un testo. Giacché nella lingua francese l imparfait e il passé simple sono tempi narrativi, si indaga quale è la loro funzione nelle narrazioni. Essi danno, per l appunto, rilievo a una narrazione articolandola in senso ricorrente in primo piano e sfondo. Nella narrazione l imparfait è il tempo dello sfondo e il passé simple il tempo del primo piano. Che cosa sia nella narrazione lo sfondo e che cosa sia il primo piano non è cosa che si può dire una volta per tutte se non si è ancora ammessa la proposizione inversa, secondo la quale è sfondo tutto ciò che sta all imparfait e primo piano tutto ciò che sta al passé simple. Per ciò che riguarda la distribuzione dell imparfait e del passé simple nella narrazione non si hanno leggi immutabili, tranne che essi fondamentalmente appaiono mescolati. La loro distribuzione dipende, in ogni singolo caso, dal criterio del narratore, la cui libertà viene però limitata da alcune strutture fondamentali dell atto stesso del narrare. (Weinrich, Tempus, 128; corsivi dell autore) È l autore che sceglie di porre alcune informazioni nel primo piano, altre nel livello secondario dello sfondo; così egli dà rilievo differente alla narrazione, esercita la sovranità sulle informazioni e manifesta la sua strategia comunicativa. La differenza tra informazioni di primo piano e informazioni di sfondo non riguarda l importanza oggettiva di esse; riguarda, appunto, la strategia comunicativa. Il modo di disporre le informazioni risponde alla necessità di creare una comunicazione che sia in grado di attirare e conservare l attenzione del lettore/ ascoltatore. Dice bene Weinrich che, perché questo si realizzi in modo efficace, la libertà dell autore deve tener conto delle leggi fondamentali del narrare (vedi infra, 5).

DALL AORISTO ALL IMPERFETTO 93 Conclusioni di questo genere sono possibili solo se l analisi sintattica si basa sul testo, dove si sviluppa il processo della comunicazione, e non si ferma alla frase singola e all aspetto dell azione. Ciononostante, alcuni elementi della teoria testuale appena enunciata sono notati anche dai grammatici fautori dell aspetto. Ad esempio, una differenza tra aoristo e imperfetto viene vista correttamente da Smyth, il quale tra le caratteristiche del secondo elenca quella di indicare actions subordinate to the main action, mentre all aoristo attribuisce main actions, without reference to other actions 12. Secondo Fanning, l opposizione imperfect vs. aorist equivale all opposizione descriptive vs. factual narration : The imperfect highlights the manner of occurrence while the aorist merely relates the fact of it. This distinction can show up in contrasting paragraphs or larger sections each containing predominantly aorists or imperfects, or as a mixture of aorists and imperfects within the same paragraphs. In these larger units, strings of imperfects give a tone of vivid, lively description (which as a consequence seems to move more slowly), while aorists give a straightforward recounting which moves along more rapidly ( ) On the other hand, the contrast of progressive imperfects with aorists may involve the temporal feature of simultaneous vs. sequential occurrence. The imperfect can be used of particular situations which were going on at the same time as another event, while an aorist usually involves an occurrence which took place in its entirety before the next situation narrated and thus sets up a sequence of events. 13 Specificamente, riguardo a verbi di ordinare o di dire usati nell aoristo e nell imperfetto, Fanning annota: The difference (is) of sequenced vs. simultaneous occurrence. The aorist records events, including utterances, in sequence occurring in toto one after another, but the imperfect time can be inserted to denote conversation going on at the same time as some event. (p. 288) 14 12. H.W. Smyth, Greek Grammar, ed. G.M. Messing, Cambridge, Massachusetts 1956, 1909. Secondo l autore, la subordinazione sembra essere di tipo logico (un azione è subordinata a un altra) non sintattico (una forma verbale è subordinata all altra). La sua osservazione è comunque un passo nella direzione giusta. 13. B.M. Fanning, Verbal Aspect in New Testament Greek, Oxford 1990, 244. Tale volume porta quasi lo stesso titolo, ed è uscito quasi nello stesso tempo di quello di Porter, che infatti non viene citato da Fanning. 14. Tra gli esempi più chiari citati figura la frase giovannea ejkei'no" de; e[legen (Gv 2,21 ecc.). Fanning rimanda a Mateos, Aspecto verbal, 107, ma francamente questo volume non aiuta granché sull argomento. Fanning conclude che i verbi di dire o di ordinare non presentano alcuna caratteristica speciale rispetto ad altri verbi.

94 A. NICCACCI La relazione di dipendenza dell imperfetto dall aoristo è attestata in altre lingue. In italiano, ad esempio, l imperfetto viene analizzato correttamente come tempo relativo, tale cioè che ha bisogno di un appoggio temporale preciso (detto ancoraggio temporale ) in opposizione al passato remoto (o perfetto ) che può stare da solo: L imperfetto è il Tempo relativo per eccellenza, mentre i perfetti sono Tempi autosufficienti dal punto di vista testuale. Tuttavia l ancoraggio temporale ( ) non deve essere necessariamente esplicito ( ) Tra i Tempi passati, solo l imperfetto può svolgere la funzione di Tempo della simultaneità ( ). 15 Nell opera appena citata non si dice espressamente che l imperfetto, come tempo relativo, si appoggia al passato remoto, né si descrive questa relazione come forma di subordinazione di tipo linguistico-testuale; ma ciò è conseguenza di un insufficiente attenzione al testo 16. 4. Imperfetto di sfondo Dobbiamo dedicare ancora un po di attenzione alla funzione che ha l imperfetto di indicare lo sfondo di una narrazione. Da quanto abbiamo detto sopra, questa funzione è legata alla natura stessa dell imperfetto, che è forma verbale del livello secondario. Tale funzione non ha dunque bisogno di congiunzioni o particelle apposite per esercitarsi; spesso però queste sono presenti. L imperfetto è frequente, infatti, in frasi con gavr esplicativo (Mt 14,4; Mc 6,31; Lc 5,9 ecc.) o con dev di transizione (Lc 1,80; 2,19; 5,15; 14,7 ecc.), e in proposizioni subordinate di vario tipo, ad esempio relative (Mt 18,28; Mc 5,3; Lc 5,10. 17. 18. 29 ecc.). Un problema abbastanza grave si avverte quando, all interno di una narrazione, si verifica il passaggio repentino dall aoristo all imperfetto. Spesso, in verità, questo fenomeno si comprende senza problemi come passaggio dal 15. L. Renzi - G. Salvi, ed., Grande grammatica italiana di consultazione. II. I sintagmi verbale, aggettivale, avverbiale. La subordinazione, Bologna 1991, 73-74. 75. Tempo con iniziale maiuscola sta a indicare il tempo verbale, distinto dal tempo fisico (p. 13); il termine perfetto viene preferito alla designazione tradizionale passato : perfetto semplice per passato remoto, perfetto composto per passato prossimo (p. 15). E giusto che lontananza e vicinanza sono spuri criteri semantici ; ma neppure la terminologia perfetto/ imperfetto è inattaccabile. Privilegia infatti il criterio dell aspetto, che è pure semantico e va ritenuto secondario, anche se non è possibile farne a meno del tutto (infra; nota 25). 16. Sulla subordinazione si veda la parte quarta dell opera di Renzi - Salvi appena citata.

DALL AORISTO ALL IMPERFETTO 95 primo piano (aoristo) allo sfondo (imperfetto), come abbiamo già segnalato. Talvolta però aoristo e imperfetto si seguono immediatamente e sono persino collegati dalla congiunzione kaiv. I fautori della teoria dell aspetto spiegano il fenomeno in base alla qualità dell azione: le due forme verbali indicano, rispettivamente, azione unica e puntuale e azione continuata o ripetuta. Abbiamo però osservato sopra che l aspetto non è la funzione principale dell imperfetto; dobbiamo chiederci perciò se non sia possibile spiegare anche quel fenomeno con i principi dell analisi proposta, cioè come un passaggio dal primo piano allo sfondo. Consideriamo alcuni esempi: Mc 6,41 eujlovghsen kai; katevklasen tou;" a[rtou" kai; ejdivdou toi'" maqhtai'" ªaujtou'º i{na paratiqw'sin aujtoi'", kai; tou;" duvo ijcquva" ejmevrisen pa'sin. Lc 7,11 Kai; ejgevneto ejn tw'/ ejxh'" ejporeuvqh eij" povlin kaloumevnhn Nai?n kai; suneporeuvonto aujtw'/ oij maqhtai; aujtou' kai; o[clo" poluv". Lc 7,12 wj" de; h[ggisen th'/ puvlh/ th'" povlew" kai; ijdou; ejxekomivzeto teqnhkw;" monogenh;" uijo;" th'/ mhtri; aujtou' kai; aujth; h\n chvra, kai; o[clo" th'" povlew" ijkano;" h\n su;n aujth'/. (Gesù) benedisse e spezzò i pani, e intanto li dava 17 ai [suoi] discepoli perché li distribuissero ad essi, e i due pesci li divise per tutti. Avvenne in seguito che egli se ne andò verso una città chiamata Nain. E/ ora andavano insieme con lui i suoi discepoli e una grande folla. Quando poi si avvicinò alla porta della città, ecco che veniva portato via morto un figlio unico di sua madre, la quale era vedova, e una folla numerosa della città era insieme con lei. 17. Bene, sembra, la traduzione di Vaccari: man mano li dava, che esprime contemporaneità all azione dello spezzare; meno bene il commento di Zerwick a questo passo (M. Zerwick, Graecitas biblica Novi Testamenti exemplis illustratur, Roma, 5 ed., 1966, 271). Se fosse vero ciò che Zerwick scrive: Sunt autem quaedam verba, quae ex natura sua tendant ad hoc, ut in imperfecto ponantur. Huc pertinent 1) verba dicendi, ubi orationem directam (imprimis longiorem) introducunt Ita Sermo Montanus ejdivdasken aujtou;" levgwn (Mt 5, 2) ( 272), sarebbe da chiedersi per quale motivo il discorso escatologico, anch esso lungo, sia introdotto da un aoristo (Mt 24,2). Altre caratteristiche imposte all imperfetto sono semantiche, costruite ad hoc, non hanno base sintattica (ad esempio, Zerwick, 272-273). E invece giusto, quanto alla sostanza, quello che Zerwick osserva più avanti: Imperfectum imprimis adhibetur de actione quae consideratur coepta et durans alia actione intercedente ( 275). Questo vuol dire che l imperfetto indica relazione di contemporaneità, o più generalmente di dipendenza, dall aoristo; questo e nient altro.

96 A. NICCACCI Negli esempi citati sembra effettivamente possibile spiegare la transizione temporale aoristo kaiv(ijdouv) imperfetto come passaggio rapido dal primo piano allo sfondo. In italiano possiamo rendere questo passaggio con e intanto, e subito, e contemporaneamente, oppure con ecco che, secondo i casi. Spesso, infatti, quella transizione temporale serve a comunicare un informazione di cui si intende sottolineare la contemporaneità, la repentinità o la sorpresa 18. Un altra funzione del passaggio brusco aoristo imperfetto è sottolineare la differenza tra due personaggi, o meglio: descriverli uno in relazione all altro, o sullo sfondo dell altro, come avviene per la folla e i farisei in Mt 9,33-34, e per le due sorelle Marta e Maria in Gv 11,20: Mt 9,33-34 Gv 11,20 kai; ejqauvmasan oij o[cloi levgonte" oij de; Farisai'oi e[legon hj ou\n Mavrqa wj" h[kousen o{ti Ihsou'" e[rcetai ujphvnthsen aujtw'/: Maria;m de; ejn tw'/ oi[kw/ ejkaqevzeto. Le folle si meravigliarono dicendo: Mai è apparsa cosa simile in Israele! I farisei, invece, dicevano: E nel principe dei demoni che egli caccia i demoni! Marta dunque, appena sentì che Gesù veniva, gli andò incontro; Maria, invece, stava seduta in casa. Talvolta si può indicare il passaggio aoristo imperfetto con mentre, rendendo subordinata la frase con l imperfetto. Questa traduzione non altera fondamentalmente la sintassi della frase; possiamo dire che la rende esplicita. Infatti la proposizione con imperfetto è sintatticamente dipendente dalla proposizione con aoristo a cui è collegata, benché non sia subordinata grammaticalmente: è proposizione principale ma non proposizione indipendente. Questa affermazione si comprenderà non appena abbiamo precisato la terminologia. E subordinata grammaticalmente quella proposizione che è introdotta da una congiunzione subordinante come o{ti, o{pw", o w{ste. E subordinata sintatticamente quella proposizione che pur non essendo introdotta da congiunzione subordinante, tuttavia dipende da un altra per il fatto che la sua forma verbale è di livello secondario: essa dipende dalla proposizione con la relativa forma verbale di primo piano. 18. Una sequenza simile, in italiano, è quella analizzata in Renzi - Salvi, ed., Grande grammatica italiana, II, 77-78: Miro girò l interruttore. La luce lo abbagliava. A differenza di quella greca, essa è però asindetica.

DALL AORISTO ALL IMPERFETTO 97 5. Imperfetto iniziale e finale Un altra funzione dell imperfetto è indicare l antefatto. Chiamiamo antefatto quella unità del testo, espressa con forme verbali del livello secondario, che descrive la situazione previa in cui la storia è collocata, oppure fornisce le informazioni che il lettore/ ascoltatore deve conoscere per comprendere la storia che sta per essere narrata. Nella funzione di antefatto, in greco, troviamo molto di frequente l imperfetto, ma non solo l imperfetto. Un esempio chiarirà l esposizione: Lc 13,10-11 «Hn de; didavskwn ejn mia'/ tw'n sunagwgw'n ejn toi'" savbbasin. kai; ijdou; gunh; pneu'ma e[cousa ajsqeneiva" e[th dekaoktw; kai; h\n sugkuvptousa kai; mh; dunamevnh ajnakuvyai eij" to; pantelev". Lc 13,12 ijdw;n de; aujth;n oj Ihsou'" prosefwvnhsen kai; ei\pen aujth'/ Stava poi insegnando in una delle sinagoghe di sabato. Ed ecco una donna che aveva uno spirito di infermità da diciotto anni, era curva e non poteva raddrizzarsi in nessun modo. Vistala Gesù la chiamò e le disse Il racconto citato di Lc 13 non inizia con aoristo, forma di primo piano, ma con imperfetto e proposizione nominale (introdotta da kai; ijdouv), che sono ambedue costrutti di livello secondario nella narrazione. Lc 13,10-11 è un antefatto che comunica informazioni previe alla narrazione che segue: attività di Gesù; descrizione di una donna inferma. La narrazione vera e propria comincia nel v. 12 con l aoristo. Anche in questa funzione di antefatto, come in quella di sfondo, l imperfetto corrisponde al costrutto ebraico waw-x-qatal. Mi dispenso dal portare esempi dato che ho già trattato questo argomento 19. Resta da segnalare che l imperfetto compare alla fine di una narrazione con funzione conclusiva. Questo fenomeno è documentabile con sicurezza. Cito alcuni esempi Lc 2,40 To; de; paidivon hu[xanen kai; ejkrataiou'to plhrouvmenon sofiva/ kai; cavri" qeou' h\n ejp aujtov. Il bambino intanto cresceva e si fortificava pieno di sapienza e la grazia di Dio si riversava su di lui. (conclusione di 2,22ss) 19. Niccacci, Sintassi, 18-20 (idem nell ed. inglese).

98 A. NICCACCI Lc 2,51-52 Lc 5,15-16 kai; h\n ujpotassovmeno" aujtoi'" kai; hj mhvthr aujtou' diethvrei pavnta ta; rjhvmata ejn th'/ kardiva/ aujth'". Kai; Ihsou'" proevkopten ªejn th'/º sofiva/ kai; hjlikiva/ kai; cavriti para; qew'/ kai; ajnqrwvpoi". dihvrceto de; ma'llon oj lovgo" peri; aujtou', kai; sunhvrconto o[cloi polloi; ajkouvein kai; qerapeuvesqai ajpo; tw'n ajsqeneiw'n aujtw'n. aujto;" de; h\n ujpocwrw'n ejn tai'" ejrhvmoi" kai; proseucovmeno" Egli intanto era sottomesso ad essi; sua madre custodiva tutte le cose nel suo cuore; Gesù poi progrediva nella sapienza, età e grazia presso Dio e gli uomini. (conclusione di 2,41ss) Ma la fama di lui si diffondeva ancor più; molta folla accorreva per ascoltare ed essere guariti dalle loro malattie. Lui però si ritirava nelle regioni deserte e pregava. (conclusione di 5,12ss) Il fatto di concludere una narrazione con forme verbali dello sfondo è attestato in varie letterature, talvolta anche nella narrazione ebraico-biblica 20. Citiamo ancora Weinrich: Al principio della storia è necessaria un esposizione di certe proporzioni, per questo normalmente la narrazione comincia con una introduzione; nell introduzione in genere si ha un tempo dello sfondo. Molte narrazioni, inoltre, sottolineano espressamente la fine per mezzo di una conclusione: anche la conclusione dà la precedenza al tempo dello sfondo. Ciò non è necessario né è sempre così, eppure al principio e alla fine di un racconto si incontra con relativa frequenza una concentrazione di tempi dello sfondo Nel nucleo vero e proprio del racconto i tempi dello sfondo (accanto all imparfait anche il plus-que-parfait) si incontrano invece nelle circostanze secondarie, nelle descrizioni, nelle riflessioni e in tutti gli altri argomenti che il narratore vuole spostare verso le sfondo. (Weinrich, Tempus, 128-129) Weinrich enuncia delle regole o costanti della narrativa in quanto tale, in certo modo di qualsiasi lingua, prendendo come base di analisi la letteratura francese. La funzione dei tempi dello sfondo si svolge nell inizio e nella fine di una narrazione, cioè nell antefatto e nella conclusione, e anche nel corpo della narrazione stessa. La distribuzione dei tempi del primo piano e 20. Niccacci, Lettura sintattica, 128.

DALL AORISTO ALL IMPERFETTO 99 dei tempi dello sfondo costituisce il rilievo della narrazione. Quello che occupa il primo piano è il fatto inaudito, ciò che ritiene l attenzione del lettore/ ascoltatore; quello che viene posto nello sfondo rappresenta la cornice e il supporto di esso. Per quanto riguarda la narrazione italiana, la situazione è delineata bene nella citazione che segue: L imperfetto è dunque il tempo dello sfondo narrativo (marca, ad esempio, le introduzioni, le conclusioni, le circostanze secondarie), mentre il passato remoto è il tempo del primo piano, della messa in rilievo. La libertà di chi scrive narrando è, ovviamente, condizionata nell uso di questi tempi, dal momento che la comunicazione, per essere coerente, deve rispondere a precise intenzionalità comunicative: primo piano sarà perciò quello per cui la storia si racconta, sfondo ciò che facilita all ascoltatore l orientamento nel mondo narrato. Lo sfondo è così, nel mondo narrato, ciò che è la situazione pragmatica nel mondo commentato, dove elementi gestuali o deittici svolgono quella funzione di orientamento che, nel narrato, si esprime con mezzi linguistici. Situazione nel mondo commentato e tempus nel mondo narrato sono dunque mezzi equivalenti che concorrono, in situazioni comunicative diverse, a fissare il senso del discorso in ordine alle intenzioni del parlante 21. 6. Analisi di una narrazione Nella narrazione greco-biblica l aoristo è dunque forma di livello principale e di primo piano, mentre l imperfetto è forma di livello secondario, normalmente con funzione di sfondo o di antefatto. Su questo dato possiamo costruire un metodo di leggere la narrazione neotestamentaria. Utilizzeremo i criteri già seguiti per analizzare la narrazione ebraico-biblica 22 con gli adattamenti del caso. Nella narrazione ebraico-biblica abbiamo individuato tre livelli: livello 1, o linea narrativa principale, espressa dal wayyiqtol; livello 2, o linea secondaria, con waw-x-qatal o altre forme e costrutti di livello secondario; livello 3, o discorso diretto. Per la narrazione greco-biblica stabiliremo ugualmente tre livelli fondamentali: livello 1, o linea narrativa principale, espressa dall aoristo, in certi casi dal presente storico; livello 2, o linea secondaria, con imperfetto, piucchepperfetto o altri costrutti di livello secon- 21. Bagioli - Deon, Il tempo verbale nel testo, 73 (il testo citato è della Bagioli). 22. Niccacci, Lettura sintattica. I criteri sono esposti nel 7.

100 A. NICCACCI dario; livello 3, o discorso diretto. Porremo il testo di livello 1 al margine sinistro della pagina, quello di livello 2 rientrato e accompagnato da una riga verticale, e il livello 3 ancor più rientrato e accompagnato da una riga verticale tratteggiata. L identificazione del livello 1 e del livello 3 non crea problemi; dobbiamo spiegare invece i criteri per identificare il livello 2. Porremo nel livello 2 il testo che ha funzione di antefatto. Il criterio primo per riconoscere questa funzione è l uso delle forme verbali: di regola, tutte le forme verbali diverse dall aoristo segnalano un livello secondario; è frequente soprattutto l imperfetto. Porremo nel livello 2 il testo con imperfetto quando si stacca dal testo di livello 1. Il caso più frequente è, appunto, l antefatto. Intendiamo per antefatto non soltanto quello che si trova all inizio di una narrazione, ma anche quello che interviene all interno per segnare suddivisioni minori del medesimo racconto. Caratteristica della forma di antefatto è che segna una rottura rispetto alla forma di primo piano che precede mentre costituisce un unità sintattica con la forma di primo piano che segue (unità formata da imperfetto di antefatto + aoristo narrativo). Normalmente non porremo nel livello 2 una frase che contiene un imperfetto con funzione di sfondo, in quanto essa segnala un interruzione minore della linea narrativa principale e costituisce, in realtà, un unità sintattica con la frase principale che precede (unità formata da aoristo di primo piano + imperfetto di sfondo). Talvolta però, a motivo della sua lunghezza e complessità, è consigliabile assegnare una frase di sfondo al livello 2, come faremo in Gv 11,30 (infra). Applicheremo questi principi di analisi a un testo abbastanza lungo e complesso come Gv 11. Nel livello 1 (grado zero) la forma verbale normale è l aoristo, ma si passa al presente (presente storico, indicato con bordo con linea semplice) quando l azione si fa drammatica; lo sfondo viene espresso dall imperfetto (indicato con bordo con linea tratteggiata) 23. Nel livello 2, oltre alle forme attese (imperfetto e piucchepperfetto), in casi speciali si trova anche l aoristo (indicato con sottolineatura doppia). Nel livello 3 compare maggiore varietà di forme verbali: presente, perfetto, aoristo, futuro, sia indicativi che congiuntivi, e imperativo. 23. Non sottolineo gli imperfetti che compaiono in frasi dipendenti, come in Gv 11,6 (ejn w / h\n tovpw/).

DALL AORISTO ALL IMPERFETTO 101 6.1. Giovanni 11 1 «Hn dev ti" ajsqenw'n, Lavzaro" ajpo; Bhqaniva", ejk th'" kwvmh" Mariva" kai; Mavrqa" th'" ajdelfh'" aujth'". 2 h\n de; Maria;m hj ajleivyasa to;n kuvrion muvrw/ kai; ejkmavxasa tou;" povda" aujtou' tai'" qrixi;n aujth'", h " oj ajdelfo;" Lavzaro" hjsqevnei. 3 ajpevsteilan ou\n aij ajdelfai; pro;" aujto;n levgousai, Kuvrie, i[de o}n filei'" ajsqenei'. 4 ajkouvsa" de; oj Ihsou'" ei\pen, Au{th hj ajsqevneia oujk e[stin pro;" qavnaton ajll ujpe;r th'" dovxh" tou' qeou', i{na doxasqh'/ oj uijo;" tou' qeou' di aujth'". 5 hjgavpa de; oj Ihsou'" th;n Mavrqan kai; th;n ajdelfh;n aujth'" kai; to;n Lavzaron. 6 wj" ou\n h[kousen o{ti ajsqenei', tovte me;n e[meinen ejn w / h\n tovpw/ duvo hjmevra", 7 e[peita meta; tou'to levgei toi'" maqhtai'", Agwmen eij" th;n Ioudaivan pavlin. 8 levgousin aujtw'/ oij maqhtaiv, ÔRabbiv, nu'n ejzhvtoun se liqavsai oij Ioudai'oi, kai; pavlin ujpavgei" ejkei' 9 ajpekrivqh Ihsou'", Oujci; dwvdeka w raiv eijsin th'" hjmevra" ejavn ti" peripath'/ ejn th'/ hjmevra/, ouj proskovptei, o{ti to; fw'" tou' kovsmou touvtou blevpei: 10 eja;n dev ti" peripath'/ ejn th'/ nuktiv, proskovptei, o{ti to; fw'" oujk e[stin ejn aujtw'/. 11 tau'ta ei\pen, kai; meta; tou'to levgei aujtoi'", Lavzaro" oj fivlo" hjmw'n kekoivmhtai: ajlla; poreuvomai i{na ejxupnivsw aujtovn. 12 ei\pan ou\n oij maqhtai; aujtw'/, Kuvrie, eij kekoivmhtai swqhvsetai. 13 eijrhvkei de; oj Ihsou'" peri; tou' qanavtou aujtou', ejkei'noi de; e[doxan o{ti peri; th'" koimhvsew" tou' u{pnou levgei. 14 tovte ou\n ei\pen aujtoi'" oj Ihsou'" parrhsiva/, Lavzaro" ajpevqanen, 15 kai; caivrw di ujma'" i{na pisteuvshte, o{ti oujk h[mhn ejkei': ajlla; a[gwmen pro;" aujtovn. 16 ei\pen ou\n Qwma'" oj legovmeno" Divdumo" toi'" summaqhtai'", Agwmen kai; hjmei'" i{na ajpoqavnwmen met aujtou'. lll llllllllll lll llllll llllllllllllllllll lll lll llllll lll

102 A. NICCACCI 17 Elqw;n ou\n oj Ihsou'" eu ren aujto;n tevssara" h[dh hjmevra" e[conta ejn tw'/ mnhmeivw/. 18 h\n de; hj Bhqaniva ejggu;" tw'n ÔIerosoluvmwn wj" ajpo; stadivwn dekapevnte. 19 polloi; de; ejk tw'n Ioudaivwn ejlhluvqeisan pro;" th;n Mavrqan kai; Maria;m i{na paramuqhvswntai aujta;" peri; tou' ajdelfou'. 20 hj ou\n Mavrqa wj" h[kousen o{ti Ihsou'" e[rcetai ujphvnthsen aujtw'/: Maria;m de; ejn tw'/ oi[kw/ ejkaqevzeto. 21 ei\pen ou\n hj Mavrqa pro;" to;n Ihsou'n, Kuvrie, eij h\" w de oujk a]n ajpevqanen oj ajdelfov" mou: 22 ªajlla;º kai; nu'n oi\da o{ti o{sa a]n aijthvsh/ to;n qeo;n dwvsei soi oj qeov". 23 levgei aujth'/ oj Ihsou'", Anasthvsetai oj ajdelfov" sou. 24 levgei aujtw'/ hj Mavrqa, Oi\da o{ti ajnasthvsetai ejn th'/ ajnastavsei ejn th'/ ejscavth/ hjmevra/. 25 ei\pen aujth'/ oj Ihsou'", Egwv eijmi hj ajnavstasi" kai; hj zwhv: oj pisteuvwn eij" ejme; ka]n ajpoqavnh/ zhvsetai, 26 kai; pa'" oj zw'n kai; pisteuvwn eij" ejme; ouj mh; ajpoqavnh/ eij" to;n aijw'na: pisteuvei" tou'to 27 levgei aujtw'/, Naiv kuvrie, ejgw; pepivsteuka o{ti su; ei\ oj Cristo;" oj uijo;" tou' qeou' oj eij" to;n kovsmon ejrcovmeno". 28 Kai; tou'to eijpou'sa ajph'lqen kai; ejfwvnhsen Maria;m th;n ajdelfh;n aujth'" lavqra/ eijpou'sa, ÔO didavskalo" pavrestin kai; fwnei' se. 29 ejkeivnh de; wj" h[kousen hjgevrqh tacu; kai; h[rceto pro;" aujtovn: 30 ou[pw de; ejlhluvqei oj Ihsou'" eij" th;n kwvmhn, ajll h\n e[ti ejn tw'/ tovpw/ o{pou ujphvnthsen aujtw'/ hj Mavrqa. 31 oij ou\n Ioudai'oi oij o[nte" met aujth'" ejn th'/ oijkiva/ kai; paramuqouvmenoi aujthvn, ijdovnte" th;n Maria;m o{ti tacevw" ajnevsth kai; ejxh'lqen, hjkolouvqhsan aujth'/ dovxante" o{ti ujpavgei eij" to; mnhmei'on i{na klauvsh/ ejkei'. 32 hj ou\n Maria;m wj" h\lqen o{pou h\n Ihsou'", ijdou'sa aujto;n e[pesen aujtou' pro;" tou;" povda" levgousa aujtw'/, Kuvrie, eij h\" w de oujk a[n mou ajpevqanen oj ajdelfov". 33 Ihsou'" ou\n wj" ei\den aujth;n klaivousan kai; tou;" sunelqovnta" aujth'/ Ioudaivou" klaivonta", ejnebrimhvsato tw'/ pneuvmati kai; ejtavraxen ejautovn 34 kai; ei\pen, Pou' teqeivkate aujtovn lll lll lll llllll llllllllllllll lll lll llllll

DALL AORISTO ALL IMPERFETTO 103 levgousin aujtw'/, Kuvrie, e[rcou kai; i[de. 35 ejdavkrusen oj Ihsou'". llllllllllllll lll lll llllllllllllll lll lll lll lllllll lll lll 36 e[legon ou\n oij Ioudai'oi, Ide pw'" ejfivlei aujtovn. 37 tine;" de; ejx aujtw'n ei\pan, Oujk ejduvnato ou to" oj ajnoivxa" tou;" ojfqalmou;" tou' tuflou' poih'sai i{na kai; ou to" mh; ajpoqavnh/ 38 Ihsou'" ou\n pavlin ejmbrimwvmeno" ejn ejautw'/ e[rcetai eij" to; mnhmei'on: h\n de; sphvlaion kai; livqo" ejpevkeito ejp aujtw'/. 39 levgei oj Ihsou'", Arate to;n livqon. levgei aujtw'/ hj ajdelfh; tou' teteleuthkovto" Mavrqa, Kuvrie, h[dh o[zei, tetartai'o" gavr ejstin. 40 levgei aujth'/ oj Ihsou'", Oujk ei\povn soi o{ti eja;n pisteuvsh/" o[yh/ th;n dovxan tou' qeou' 41 h\ran ou\n to;n livqon. oj de; Ihsou'" h\ren tou;" ojfqalmou;" a[nw kai; ei\pen, Pavter, eujcaristw' soi o{ti h[kousav" mou. 42 ejgw; de; h[/dein o{ti pavntotev mou ajkouvei", ajlla; dia; to;n o[clon to;n periestw'ta ei\pon, i{na pisteuvswsin o{ti suv me ajpevsteila". 43 kai; tau'ta eijpw;n fwnh'/ megavlh/ ejkrauvgasen, Lavzare, deu'ro e[xw. 44 ejxh'lqen oj teqnhkw;" dedemevno" tou;" povda" kai; ta;" cei'ra" keirivai", kai; hj o[yi" aujtou' soudarivw/ periedevdeto. levgei aujtoi'" oj Ihsou'", Luvsate aujto;n kai; a[fete aujto;n ujpavgein. 45 Polloi; ou\n ejk tw'n Ioudaivwn oij ejlqovnte" pro;" th;n Maria;m kai; qeasavmenoi a} ejpoivhsen, ejpivsteusan eij" aujtovn: 46 tine;" de; ejx aujtw'n ajph'lqon pro;" tou;" Farisaivou" kai; ei\pan aujtoi'" a} ejpoivhsen Ihsou'". 47 sunhvgagon ou\n oij ajrcierei'" kai; oij Farisai'oi sunevdrion kai; e[legon, Tiv poiou'men o{ti ou to" oj a[nqrwpo" polla; poiei' shmei'a 48 eja;n ajfw'men aujto;n ou{tw", pavnte" pisteuvsousin eij" aujtovn, kai; ejleuvsontai oij ÔRwmai'oi kai; ajrou'sin hjmw'n kai; to;n tovpon kai; to; e[qno".

104 A. NICCACCI 49 ei " dev ti" ejx aujtw'n Kai>avfa", ajrciereu;" w]n tou' ejniautou' ejkeivnou, ei\pen aujtoi'", ÔUmei'" oujk oi[date oujdevn, 50 oujde; logivzesqe o{ti sumfevrei ujmi'n i{na ei " a[nqrwpo" ajpoqavnh/ ujpe;r tou' laou' kai; mh; o{lon to; e[qno" ajpovlhtai. 51 tou'to de; ajf ejautou' oujk ei\pen, ajlla; ajrciereu;" w]n tou' ejniautou' ejkeivnou ejprofhvteusen o{ti e[mellen Ihsou'" ajpoqnhv/skein ujpe;r tou' e[qnou", 52 kai; oujc ujpe;r tou' e[qnou" movnon ajll i{na kai; ta; tevkna tou' qeou' ta; dieskorpismevna sunagavgh/ eij" e{n. 53 ajp ejkeivnh" ou\n th'" hjmevra" ejbouleuvsanto i{na ajpokteivnwsin aujtovn. 54 ÔO ou\n Ihsou'" oujkevti parrhsiva/ periepavtei ejn toi'" Ioudaivoi", ajlla; ajph'lqen ejkei'qen eij" th;n cwvran ejggu;" th'" ejrhvmou, eij" Efrai;m legomevnhn povlin, kajkei' e[meinen meta; tw'n maqhtw'n. 55 «Hn de; ejggu;" to; pavsca tw'n Ioudaivwn, kai; ajnevbhsan polloi; eij" ÔIerosovluma ejk th'" cwvra" pro; tou' pavsca i{na ajgnivswsin ejautouv". 56 ejzhvtoun ou\n to;n Ihsou'n kai; e[legon met ajllhvlwn ejn tw'/ ijerw'/ ejsthkovte", Tiv dokei' ujmi'n o{ti ouj mh; e[lqh/ eij" th;n ejorthvn 57 dedwvkeisan de; oij ajrcierei'" kai; oij Farisai'oi ejntola;" i{na ejavn ti" gnw'/ pou' ejstin mhnuvsh/, o{pw" piavswsin aujtovn. lll lllllllllll 6.2. Osservazioni Giovanni 11 inizia e termina con costrutti di sfondo (vv. 1-2; 54-57). Il corpo della narrazione utilizza per lo più le forme verbali del primo piano (aoristo e presente storico) che imprimono un ritmo continuo, interrotto solo da dialoghi. I due versetti iniziali costituiscono l antefatto del racconto; enunciano la situazione, i personaggi e il luogo. Inizia poi il corpo della narrazione. Troviamo una prima interruzione nel v. 5, che forma un piccolo antefatto interno; utilizzando la linea dello sfondo, esso comunica informazioni legate al seguito del racconto: Gesù amava eppure aspetta, per creare tensione. Riprende poi il primo piano, che prosegue fino al v. 17. Viene interrotto da un breve commento esplicativo (v. 13) che pongo nel livello dello sfondo perché è legato all aoristo che segue (eijrhvkei de; oj Ihsou'" ejkei'noi de; e[doxan). La narrazione quindi si arresta, passa alla linea secondaria, per dare informazioni che interessano il prosieguo dei fatti: