Anno 2011/2012 Elementi di psicologia dello sviluppo: aspetti cognitivi Verrà proposto in questa presentazione il punto di vista genetico che parte dalla interpretazione genetica dell evoluzione intellettiva che stata elaborata da Jean Piaget. Egli si è interessato al modo in cui gli esseri umani concepiscono se stessi e il mondo intorno a loro e a come i bambini imparano a pensare astrattamente. L ipotesi psicogenetica è fondata su una concezione della conoscenza che e dello sviluppo, che riguarda in particolare: la natura adattiva dell intelligenza la costruzione delle strutture mentali nell interazione tra soggetto e ambiente La natura adattiva dell intelligenza L intelligenza può essere considerata come una forma di interazione adattiva fra organismo e ambiente. L adattamento si realizza mediante due processi complementari: l assimilazione l accomodamento. L assimilazione consiste in un processo per mezzo del quale un soggetto struttura il dato esterno secondo l organizzazione esistente e tale strutturazione gli permette di conoscerlo, cioè di attribuirgli un significato Concomitante con il processo di assimilazione opera un processo opposto: l accomodamento, che modifica lo schema per renderlo più idoneo alle condizioni esterne e agli altri schemi che si vanno gradualmente costituendo. L adattamento richiede, quindi, il continuo instaurarsi di un equilibrio tra l assimilazione e l accomodamento. L assimilazione trasforma il dato esterno secondo le proprietà della struttura e l accomodamento trasforma la struttura per adattarla alle condizioni ambientali. L ipotesi psicogenetica presuppone una progressiva costruzione delle strutture cognitive; la stessa prevede che tale costruzione derivi da funzionamenti innati che operano in risposta alle condizioni ambientali. Il 1
concetto può essere considerato una struttura cognitiva. Secondo Lalande il concetto è una nozione generale che definisce classi date o costruite di oggetti che si addice in modo completo a ognuno degli individui costituenti tali classi. Intelligenza percettivo-motoria Fra il primo e il secondo anno di vita i rapporti tra percezione e intelligenza sono particolarmente evidenti. Questa facoltà è stata studiata in un primo momento negli animali superiori e poi sull umano. Kohler (J.Darley 1993)) organizzò situazioni problematiche in cui per l animale affamato ( scimmie antropoidi) una banana viene appesa al soffitto. Esiste quindi per la scimmia un obiettivo altamente interessante, ma qualsiasi tentativo svolto direttamente nella sua direzione non funziona. Per poter arrivare alla banana occorre una ristrutturazione della situazione, nel senso che oggetti vissuti prima come neutri e senza alcun rapporto con l obiettivo vengono a un certo momento considerati per qualche loro proprietà funzionale grazie alla quale l obiettivo viene raggiunto.per esempio: la banana pende dal soffitto, e all interno della gabbia, in disparte, si trova una cassa. L animale dapprima tenta inutilmente di afferrare il frutto con grandi salti; poi si aggira inquieto qua e là, va a sedersi sulla cassa, riprende tentativi infruttuosi o resta immobile mentre però i suoi occhi esplorano attivamente l ambiente- a un tratto senza esitazione si allontana dalla banana corre alla cassa, l afferra e la trascina fino al punto in cui sta appesa la banana, vi sale sopra e si impadronisce del frutto. Tutto sembra dimostrare che la struttura del campo percettivo/cognitivo sia stata modificata in modo intelligente tale da utilizzare il pensiero simbolico. Questo sembra dimostrare che la struttura del campo percettivo- cognitivo dell animale ha subito un mutamento: la cassa, vissuta come recipiente, perciò non in rapporto con il frutto appeso, è stata improvvisamente veduta come oggetto che può rendere più elevato il livello del pavimento, come una pedana. Nel periodo dell intelligenza percettivo-motoria gli oggetti esistono solo in quanto sono manipolati e percepiti, gradualmente i ricordi degli oggetti visti, uditi, toccati, avvertiti emotivamente, generano modi più complessi 2
di concepire la realtà e di pensare. In questo periodo si formano le prime rappresentazioni mentali che possono essere immagini visive o simboli che stanno per oggetti o idee. Alla nascita il bambino è già dotato di sistemi di elaborazione delle informazioni. Ad esempio, utilizzando il biberon, con il quale si può modificare il ritmo di somministrazione del latte, si nota una corrispondente modificazione del ritmo di suizione. Vi sono schemi che permettono al bambino a livello cognitivo, di conoscere o riconoscere gli oggetti ( lo schema di suizione permette di riconoscere il seno materno o il biberon). Il passaggio da schemi molto connessi con l abitudine a modalità più flessibili, inizia tra i 2 e 3 mesi ed è caratterizzato dalle coordinazione fra schemi appartenenti a sistemi cognitivi diversi ad esempio la vista e il tatto. Attorno al quarto mese di vita l interazione tra vista e prensione pone il bambino in grado di raggiungere oggetti che sta vedendo. La nascita della rappresentazione mentale permette, tra gli 8 e 24 mesi, di strutturare la realtà in base a dati percettivamente presenti e assenti. Ad esempio il bambino a questa età è in grado di rintracciare un oggetto nascosto. Secondo G. Petter, un limite di questa modalità è che la ristrutturazione che corrisponde alla soluzione di un problema risulta possibile solo con oggetti che siano visivamente presenti. Un altro limite sta nel fatto che se le azioni intermedie necessarie per rendere possibile l azione finale sono più di una o due, la ristrutturazione del campo non risulta possibile. Un bambino tra 15/18 mesi che sa prendere una palla sotto un letto usando come bastone una pantofola posta al bordo del letto,non riesce a usare questa soluzione se la pantofola si trova in un altra stanza, dove lui l ha vista o usata poco prima. L acquisizione del linguaggio. In che modo i bambini apprendono il linguaggio? Gli adulti parlano al bambino parlando lentamente, e parole e frasi vengono rimarcate più spesso e con maggior forza di quando si rivolgono a un altro adulto. Questo modo di parlare si chiama motherese. Aiuta i bambini a segmentare il flusso linguistico delle parole e a comprenderne il significato. I bambini pronunciano le loro prime parole una alla volta. Spesso una singola parola esprime un intero messaggio (linguaggio olofrastico). 3
Il passaggio all intelligenza rappresentativa,preconcettuale e intuitiva A 24 mesi i bambini hanno un vocabolario di circa 300 parole. Di che cosa parlano i bambini durante questa fase dell acquisizione del linguaggio? Katerine Nelson ha rilevato che i bambini non apprendono le parole passivamente, né per mera imitazione di ciò che dicono i genitori. Tra le prime parole imparate dai bambini secondo la sua ricerca ci sono nomi di animali, cibi, giocattoli. Nelle prime 50 parole non apparivano le parole pannolino o maglione anche se i genitori dovevano aver usato questa parola molto spesso.questo porterebbe a credere che i bambini parlino di ciò che li interessa. Verso i 3 anni il bambino ha un linguaggio che gli permette di esprimersi verbalmente in modo completo ma nella comunicazione spesso non tiene conto del punto di vista dell interlocutore come se chi ascolta già conoscesse il suo pensiero. Questa visione unilaterale lo porta a supporre che gli altri capiscano i suoi desideri-pensieri senza che sia necessario fare tanti sforzi per farsi capire. Questa modalità di pensiero è stata chiamata egocentrismo ed è una caratteristica normale di questo momento dello sviluppo umano. Il pensiero preoperatorio è caratterizzato da un ragionamento primitivo che porta i bambini a considerare avvenimenti che casualmente si verificano nello stesso momento come strettamente collegati. Gli oggetti utilizzati nel gioco in questo periodo possono acquistare valore simbolico, cioè venire usati come rappresentanti di altri oggetti non presenti ( uno scatolone può diventare una barca o una macchina) e possono costituire la base per l evocazione di eventi (facciamo finta che.) e costituire la base del gioco simbolico. A partire dai 18 mesi circa alla parola frase si viene sostituendo la frase compiuta. Tra i 2/4 anni le forme di conoscenza principali sono dette pre-concetti.ad esempio il bambino a questa età, non avendo costruito una struttura gerarchica di concetti confonde fra babbo e uomo e può essere portato ad 4
affermare che gli uomini sono babbi cioè possono fare inferenze dal particolare al generale. In questo momento i bambini vedono ogni cosa dal proprio punto di vista e tendono a concentrare l attenzione su un solo aspetto della situazione. Ciò li porta a commettere errori nel campo della conservazione delle sostanze (se mostriamo ad un bambino di 3 anni due bicchieri identici pieni di un liquidi, riempiti entrambi allo stesso livello e gli chiediamo se contengono la stessa quantità di liquido, il bambino risponderà di sì. Se si travasa il liquido di uno dei due bicchieri in un cilindro di vetro più stretto e si pone ancora la domanda, se la quantità di liquido è la stessa, il bambino tende a concentrarsi sull altezza del liquido e trascura le altre dimensioni e risponde che è maggiore il liquido nel recipiente stretto. Questi errori sono suggeriti dalla percezione, e dalla forza unificativa che certe realtà percettive hanno, ma non sono di natura percettiva. Infatti il bambino comprende che uno dei due recipienti è più alto e più stretto, ma non coordina le due trasformazioni subite col travaso. Questo fenomeno riguarda il sincretismo percettivo che consiste nel restare fissati alle qualità vistose degli oggetti con difficoltà a prendere in considerazione per la classificazione anche qualità più sommesse. Questa caratteristica rende difficile al bambino di questa età rendersi conto che esistono molteplici punti di vista e questo ha ricadute nel comportamento sociale in quanto egli presuppone che tutti la pensino come lui, questo tratto chiamato egocentrismo è evidente ascoltando resoconti da bambini di 3-4 anni che tralasciano aspetti cruciali di racconti dandoli come scontati nel proprio interlocutore. Il pensiero operatorio concreto Tra i 6/7 anni il bambino riesce a costruire strutture mentali che coordinano i concetti dotate di reversibilità. Un esperimento compiuto da Piaget e Inhelder mostra come la comprensione dei rapporti di inclusione fra classi richieda il pensiero reversibile. Essi presentavano a bambini tra i 5 e 8 anni, una fila di 10 perle di legno di cui 8 nere e 2 bianche. I soggetti su richiesta sapevano comporre l insieme di perle di legno sia l insieme di perle bianche, tuttavia alla domanda: Sono più le perle nere o 5
le perle di legno? i bambini sotto i 6/7 anni rispondevano paradossalmente che erano di più le perle nere. Per dare una risposta corretta è necessario porsi, contemporaneamente, su due livelli: considerare le perle nere come riunite tra loro a formare un insieme disgiunto dalle perle bianche ; occorre però anche considerare le perle nere unite alle perle bianche in modo da formare l insieme delle perle di legno. I bambini dopo i 7 anni circa comprendono il principio di conservazione, si rendono conto che la quantità di liquido resta la stessa indipendentemente dalla forma del contenitore. Vi è una precisazione da fare, sottolinea Petter: è la difficoltà che esiste tra il capire e lo spiegare. Un bambino può risolvere bene un certo problema perché è in grado di compiere le operazioni che sono necessarie; e può tuttavia non essere in grado di dare verbalmente in modo coerente una giustificazione del suo operato. Dare una giustificazione verbale significa prendere coscienza in modo riflesso sia delle operazioni che si sono compiute e darsene una rappresentazione d insieme, e richiede anche una facile disponibilità delle parole adatte; è un compito complesso. Di solito a questa età i bambini passano da un orientamento morale oggettivo ( in cui giudicano un comportamento buono o cattivo in base agli effetti concreti delle azioni che vengono compiute ) a un orientamento morale soggettivo ( in cui il giudizio morale dei bambini si determina sulla base delle intenzioni di chi compie le azioni). I processi di apprendimento che vengono studiati in particolare con l ingresso a scuola evidenziano la capacità dell essere umano e di molti animali di organizzare le conoscenze : classificando, ordinando, individuando regole, facendo ipotesi. Studi sull argomento evidenziano come il bambino sia predisposto ad apprendere sin dalla nascita per una necessità biologica di sopravvivenza. L essere umano coglie la regolarità e la costanza, le regole che governano la realtà e organizza questi elementi percepiti in mappe cognitive che gli permettono di dare significato a ciò che gli succede e di muoversi nel mondo che lo circonda. 6
Due forme fondamentali di strutturazione La razionalità è una delle componenti dell attività cognitiva. Essa si caratterizza sia per il marchio di realtà o necessità dei dati su cui opera ( es: relazioni tra quantità numeriche ) sia per un uso piuttosto rigoroso dei rapporti usati nell attività di strutturazione. La razionalità appare molto presto già nell intelligenza percettivo-motoria. Quando compare il linguaggio la razionalità si manifesta come tendenza a strutturare la realtà ( ad es. certi oggetti o eventi del presente vengono ricollegati ad altri nel passato e questi ad altri ancora, nello studio della storia o in quello della geografia come territorio abitato o trasformato dall uomo). La razionalità utilizza poi anche, sempre con un certo rigore, rapporti di ordine logico o quantitativo. L altra componente dell attività cognitiva è la fantasia. Talvolta ( ad esempio da Freud ) queste due attività cognitive sono state indicate con i termini di pensiero primario ( fantasia ) e secondario ( la razionalità) e sembra indicare che la prima preceda geneticamente la seconda e venga sostituita da quest ultima quando l individuo ha raggiunto un certo grado di sviluppo mentale. Gli studi sullo sviluppo dell attività cognitiva hanno mostrato che razionalità e fantasia nascono insieme, crescono poi insieme mantenendo rapporti d interdipendenza, e restano presenti entrambe, ciascuna con importanti funzioni nella vita mentale dell adulto. A patto che un erronea educazione non privilegi oltre misura la prima a scapito della seconda. Le caratteristiche della fantasia sono che in essa manca di quel dato di realtà o necessità che hanno invece altri contenuti, inoltre, pur utilizzando gli stessi rapporti della razionalità, li impiega in modo molto meno rigoroso. Nella fantasticheria accade che ci si abbandoni senza controllo a una catena di idee. Nella vita dell adulto razionalità e fantasia sono generalmente compresenti anche se in proporzione diversa secondo i casi. Se in un romanzo la fantasia predomina vi è tuttavia anche un apporto della razionalità nell architettura d insieme e nell articolazione della vicenda narrata. Per contro, se nel processo che porta ad una scoperta scientifica, la razionalità predomina, occorre una certa dose di fantasia per formulare 7
ipotesi, per inventare procedimenti di verifica o forme indirette di misurazione. Il ruolo della fantasia, sia nella produzione artistico/letteraria che nell attività scientifica è quello di favorire l irrompere del nuovo. Questo attraverso il gioco delle similitudini e delle consonanze emotive. Il pensiero ipotetico deduttivo Di solito si sviluppa dopo gli 11 anni.si costituisce quando il ragazzo/a è in grado di elaborare ipotesi alternative e di verificarle. E anche in grado di cercare di capire da cosa dipende la frequenza delle oscillazioni di un pendolo e quale fra i 4 fattori (lunghezza delle cordicella, peso del solido attaccato, ampiezza dell angolo d oscillazione, forza dello slancio impresso) è responsabile della velocità con cui un pendolo percorre il suo arco. Si può giungere alla soluzione del problema attraverso due strade: provare sistematicamente tutte le possibili combinazioni, variando ogni singolo fattore per volta o limitarsi a pensare tali combinazioni. La previsione di un evento possibile viene fatta dai ragazzi sulla base di ipotesi. In ambito matematico, l idea di infinito potenziale (l infinitamente piccolo o grande, l infinito numerico o temporale) può essere attinta quando si è in grado di pensare che, qualunque sia il risultato raggiunto attraverso una certa operazione è sempre possibile andare oltre compiendo un ulteriore suddivisione che porta a un nuovo risultato, sempre superabile, almeno a livello di pensiero. La capacità di ragionare per ipotesi (eventi assunti come possibili) e di coordinare ipotesi pone i ragazzi in grado di progettare e condurre in modo tecnicamente corretto un esperimento che sia rivolto a scoprire rapporti di dipendenza fra più eventi o fra più aspetti dello stesso evento. Un altro riflesso del pensiero ipotetico deduttivo è quello di accrescere la capacità dei ragazzi di elaborare un programma di lunga durata e di progettare il proprio futuro. Possono lanciarsi nel campo del possibile in cui alcune cose possono essere un certo grado di certezza ( ci saranno gli esami di licenza media, si porrà il problema della scelta professionale ). Altre sono solo appunto delle ipotesi che vanno collegate tra loro. Se riuscirò a una scuola di recitazione, se i miei familiari mi daranno il permesso, se avrò il permesso, se avrò la possibilità di vivere per un certo periodo a Roma o a Firenze, allora potrò 8
tentare la carriera di attore. Possiamo dire che l acquisizione del pensiero ipotetico - deduttivo ha molteplici riflessi nella vita familiare o personale di un adolescente. Concerne la capacità di esaminare un insieme di possibilità e verificarne la correttezza con l utilizzo di metodi logici e sperimentali. Con questa capacità l adolescente può entrare nel dominio dell impossibile e dell improbabile oltre che del reale. Neimark (1987) condusse uno studio da cui emerse che solo il 30% degli adolescenti e adulti dimostra di avere il pensiero operatorio formale. La corrente neopiagetiana ha perciò modificato la teoria originale affermando che il pensiero formale può non svilupparsi in assenza di uno specifico addestramento o di una necessità sociale e culturale. Ricerche ancora più recenti hanno mostrato che è possibile eseguire sofisticati ragionamenti solo in campi in cui si ha familiarità e competenze e non riuscirci in campi di cui si sa poco o nulla. 9