Corso Integrato di Medicina del Lavoro 5 anno, 2 semestre [ aa 2006 2007 ] Prof. Plinio Carta



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Corso Integrato di Medicina del Lavoro 5 anno, 2 semestre [ aa 2006 2007 ] Prof. Plinio Carta Servizio di Medicina Preventiva dei Lavoratori e di Fisiopatologia Respiratoria Dipartimento di Sanità Pubblica - Sezione di Medicina del Lavoro Università degli Studi di Cagliari Mattina: Policlinico Monserrato, Blocco G Sera: Asse Didattico, 2 2 piano, stanza 21 tel 070 5109 6313 tel 070 675 4090 e-mail : cartapl@pacs.unica.it 1

9 a Lezione Cancerogeni Occupazionali

TUMORI PROFESSIONALI E DLgs 626/94 L'Organizzazione Mondiale della Sanità e le indagini di numerosi autori indicano che una forte percentuale di tumori umani (70-90%) sarebbe determinata da fattori ambientali. Tali indicazioni si basano prevalentemente su indagini epidemiologiche eseguite su vaste comunità umane. I tumori professionali sono definiti tali, quando nella loro genesi, ha agito, come causa o concausa, l'attività lavorativa, con esposizione ad agenti cancerogeni.

II primo caso di tumore professionale è stato il cancro dello scroto segnalato dal medico inglese Percival Pott nel 1775 negli spazzacamini, i, provocato dall'esposizione alla fuliggine. Seguì l'osservazione di Rehn nel 1895, di tre casi di carcinoma della vescica in lavoratori dell'anilina nell'industria dei coloranti. Se da un canto non è facile identificare, per i tumori relativamente frequenti, attività lavorative a rischio, molto più difficile è identificare con precisione l'agente fisico o chimico responsabile della cancerogenesi. Infatti son dovuti passare 150 anni dalla segnalazione di Pott,, per attribuire a vari idrocarburi aromatici policiclici a 4-54

TUMORE PROFESSIONALE Le neoplasie sono delle patologie che riconoscono un processo eziopatogenetico multivariato e multifasico. I tumori professionali non differiscono da quelli "spontanei" nén clinicamente nén sul piano anatomo-istologico istologico.

Cenni sulla cancerogenesi (1) Numerose ricerche di biologia molecolare sulla cancerogenesi chimica hanno consentito di formulare una teoria della cancerogenesi a due stadi: - iniziazione - promozione iniziazione ad opera di sostanze cancerogene/mutagene promozione ad opera di sostanze o fattori fisici promotori. Il bersaglio principale degli agenti oncogeni è costituito da macromolecole (proteine, RNA) e specialmente dal DNA Agenti cancerogeni : - cancerogeni diretti, capaci cio capaci cioè di interagire direttamente con le molecole con cui vengono a contatto - precancerogeni, interagiscono col DNA dopo aver subito trasformazioni chimiche prevalentemente nel fegato (epossidi( epossidi).

Cenni sulla cancerogenesi (2) Il danno del DNA può essere riparato; una ridotta capacità di riparare tali danni o un sistema di riparazione errato che introduce mutazioni durante la resintesi del DNA possono causare la trasformazione di una cellula normale in una cancerosa. La mancata riparazione del DNA può determinare lesioni cromosomiche nelle cellule durante la divisione cellulare.

Cenni sulla cancerogenesi (3) Il danno così causato costituirebbe la prima fase del processo di cancerogenesi (Iniziazione). La cellula trasformata può restare silente per moltissimo tempo (periodo di latenza) finché stimoli di natura infiammatoria, irritativa o proliferativa, provocano la liberazione della cellula trasformata dal controllo della crescita e dal controllo immunologico, (promozione) dando luogo all'insorgenza del cancro. Nei meccanismi dell'oncogenesi un ruolo determinante sarebbe svolto da geni di regolazione della crescita e differenziazione cellulare definiti oncogeni.

Per quanto riguarda la cancerogenesi da agenti fisici, è riconosciuta la capacità di indurre neoplasie cutanee da parte dei raggi UV,, e leucemie e tumori vari da parte delle radiazioni ionizzanti. Sebbene nella cancerogenesi da agenti fisici non sono in gioco i meccanismi metabolici che intervengono nella cancerogenesi chimica, poiché l'evento mutageno indotto dalle radiazioni non è di per sè sufficiente a produrre neoplasia clinica, anche qui sarebbero necessari stimoli proliferativi aspecifici e specifici, fattori e alterazioni immunologiche.

Cancerogeni Occupazionali Meccanismo: Genotossici Epigenetici Sconosciuto Identificazione dei cancerogeni: 1. Test in vitro (test di mutagenesi su culture cellulari) 2. Test di genotossicità (aberrazioni cromosomiche, SCE, MN) 3. Prove su animali da esperimento (test di cancerogenicità) 4. Studi epidemiologici su esposti (SMR, SIR, SRR, OR)

DIAGNOSI DI TUMORE PROFESSIONALE Le neoplasie sono delle patologie che riconoscono un processo eziopatogenetico multivariato e multifasico. I tumori professionali non differiscono da quelli "spontanei" né clinicamente nén sul piano anatomo-istologico istologico. Partendo dalle conoscenze sperimentali ed epidemiologiche, la diagnosi eziologica nei casi individuali si basa sulla plausibilità biologica che la pregressa esposizione professionale sia stata sufficiente ad esercitare un ruolo nell'induzione e/o nella promozione della neoplasia stessa. Eccetto che per alcuni tipi di neoplasia (mesotelioma pleurico, angiosarcoma epatico, neoplasie dei seni paranasali) la diagnosi eziologica di tumore professionale è complessa nel singolo caso.

Criteri di Causalità (Hill B, 1965) 1) Forza dell'associazione 2) Accordo tra diversi studi 3) Relazione dose-risposta 4) Relazione cronologica 5) Specificità 6) Plausibilità biologica 7) Coerenza SMR, SIR, PMR, SRR, OR Conferma dell'associazione Relazione tra esposizione ed RR Latenza Sito / i neoplastici Secondo schema conoscitivo preesistente Evoluzione temporale esposizioneincidenza neoplasia 8) Dimostrazione sperimentale Conferma in studi controllati 9) Analogia Per associazioni non segnalate in precedenza tra quadri clinici e sostanze simili

Variabili di confondimento : Variabile direttamente associata alla malattia studiata o correlata ad un altro fattore di rischio non considerato nello studio e contemporaneamente associata, ma non causalmente,, al fattore di esposizione in studio, che può determinare o una esagerazione o una riduzione del reale effetto dovuto al fattore di rischio studiato o se la variabile è differentemente distribuita tra esposti e non esposti o tra casi e controlli Confondenti nel rapporto tra esposizione a EMF e cancro (Leucemie. e. CNS): Età,, Sesso, Stato socio-economico, Fumo di sigaretta Esposizione ad altri cancerogeni (classi 1, 2A e 2B della IARC) (benzene, solventi, formaldeide, pesticidi, radiazioni ionizzanti, i, chemioterapici)

Classificazione IARC Gruppo 1 : sostanze o lavorazioni cancerogene per l'uomo: " sufficiente evidenza " negli studi epidemiologici Gruppo 2A agenti o lavorazioni probabilmente cancerogeni per l'uomo: " sufficiente evidenza" nell'animale ma " limitata evidenza " negli studi epidemiologici Gruppo 2B agenti o lavorazioni possibilmente cancerogeni per l'uomo: " limitata evidenza " negli studi epidemiologici e " inadeguata evidenza " nell'animale da esperimento Gruppo 3 agenti o lavorazioni per cui non vi è " adeguata evidenza " né nell'animale da esperimento nén negli studi epidemiologici

Classificazione IARC dei cancerogeni Gruppo 1, cancerogeno per l'uomo (è( stata stabilita una relazione causale tra esposizione e tumori umani) ; Gruppo 2A, probabilmente cancerogeno per l'uomo (è( stata osservata una associazione positiva tra esposizione e tumori nell'uomo per cui una esposizione causale è probabile, sebbene non si possano escludere completamente casualità,, distorsioni o fattori di confondimento ; Gruppo 2B, possibilmente cancerogeno per l'uomo (esiste evidenza di cancerogenicità per l'animale da esperimento, ma non vi sono dati adeguati relativi a tumori nell'uomo) ; Sulla base di tali criteri, circa 50 sostanze sono stati classificati nel gruppo 1 e circa 40 nel gruppo 2A.

Classificazione IARC dei cancerogeni Gruppo 3, 3 non classificabile circa la cancerogenicità per l'uomo (questa categoria si applica quando non è possibile applicare una delle altre) ; Gruppo 4, probabilmente non cancerogeno per l'uomo (esiste evidenza di non cancerogenicità per l'uomo e per gli animali da esperimento.

AGENTI E PROCESSI PRODUTTIVI VALUTATI DALLA IARC COME CANCEROGENI PER L UOMO L [ Gruppo 1 ] Sostanze o processi Localizzazione d'organo (1) Alcool isopropilico,, produzione di, Naso Alluminio, produzione di, Polmone, vescica 4 - Aminobifenile, produzione Vescica Arsenico e composti Cute, Polmone, Fegato Asbesto K Polmone, Mesotelioma pleura, perit Auramina,, produzione di Vescica Benzene Leucemia Benzidina Vescica Bis-clorometil clorometil-etere etere e Polmone Cadmio e composti Polmone Calzature, manifattura e riparazione Leucemia Carbone, produzione di gas dal Polmone Catrami di carbon fossile Pelle, Laringe, Polmone, Vescica, Bocca

Sostanze o processi [ Gruppo 1 ] Localizzazione d'organo Cromo composti esavalenti Polmone Coke, produzione di Cute, Polmone, Rene, Vescica Ematite, estrazione dal sottosuolo di Polmone Ferro e acciaio, produzione di Polmone Gomma, industria della Leucemia, Vescica, Polmone Magenta, produzione di Vescica Mobili, fabbricazione di Seni paranasali 2 - Naftilamina Vescica Nickel e composti del Nickel Polmoni, Seni paranasali Olii minerali non-o parzialmente raffinati Cute Peci di catrame di carbone Cute, Polmone, Vescica Radon o radiazioni ionizzanti Polmone, Leucemia Silice libera cristallina Polmone Talco contenente fibre asbestiformi Polmone, pleura, peritoneo Vinil cloruro monomero (VCM) Angiosarcoma epatico

CLASSIFICAZIONE IARC: CANCEROGENI PER L'UOMO (GRUPPO 1) PROCESSI INDUSTRIALI LOCALIZZAZIONE - INDUSTRIA DELL'ALLUMINIO (IPA) - MANIFATTURA PELLAMI (? ) - INDUSTRIA DEL MOBILE (? ) - SIDERURGIA, COKERIE (IPA) - MINIERE IN SOTTOSUOLO (RADON) VESCICA, POLMONE, CUTE SENI PARANASALI SENI PARANASALI VESCICA, POLMONE, CUTE POLMONE

Gruppo 2A IARC (probabilmente cancerogeni per l'uomo) Acrilonitrile Benzo[a] [a]pirene Berillio e composti del berillio Coloranti contenenti benzidina Dietilsolfato Difenili policlorurati Dimetilcarbomoil cloruro Dimetil solfato Epicloridrina Etilene bromuro Etilene ossido Formaldeide 4,4'-metilen bis(2-cloroanilina) (MOCA) Piombo Inorganico (polmone, stomaco)

Gruppo 2B IARC (possibilmente cancerogeni per l'uomo) Acetaldeide Diclorometan Acetamide 1.4-Diossano Acrilamide Erbicidi clorofenossi para-aminobenzene Esaclorobenzene orto-aminobenzene Stirene Aramite Tetracloruro di carbonio Butirrolattone Toluene diisocianati Cloroformio orto-toluidina Clorofenoli para-cloro Cloro-orto-toluidinatoluidina DDT 2,4-Diaminotoluene para-diclorobenze 3,3'-Diclorobenzidina

Cancerogenicità di alcuni Chemioterapici antineoplastici Agente Uomo Animale IARC Adriamicyn Limitata Sufficiente 2A Bleomicina Inadeguata Limitata 2B Chlorambucil Sufficiente Sufficiente 1 Cisplatino Limitata Sufficiente 2A Cyclophosphamide Sufficiente Sufficiente 1 Dacarbazine Inadeguata Limitata 2B 5-Fluoracil Inadeguata Inadeguata 3 Melphalan Sufficiente Sufficiente 1 Methotrexate Inadeguata Inadeguata 3 Mitomycin Non dati Sufficiente 2B Procarbazine Inadeguata Sufficiente 2A Vinblastine sulphate Inadeguata Inadeguata 3 Vincristine sulphate Inadeguata Inadeguata 3 * * *

Secondo il DL 626/94,, un agente è considerato cancerogeno quando è caratterizzato dalla frase di rischio: R 45 - può provocare il cancro R 49 - può provocare il cancro per via inalatoria L'allegato VIII considera quattro condizioni e/o lavorazioni cancerogene per l'uomo e pertanto soggette alle stesse prescrizioni previste per le singole sostanze : Produzione di auramina col metodo Michler. Lavori che espongono agli idrocarburi policiclici aromatici presenti nella fuliggine, nel catrame, nella pece, nel fumo o nelle polveri di carbone. Lavori che espongono alle polveri, fumi e nebbie prodotti durante e il raffinamento del nichel a temperature elevate. Processo agli acidi forti nella fabbricazione di alcool isopropilico.

Prevenzione primaria Una volta riconosciuto il rischio, la prevenzione dei tumori professionali, dovrebbe essere di tipo primario: drastica riduzione dell'esposizione, che dovrebbe tendere a zero. - abolizione produzione e uso di sostanze cancerogene quando non è possibile, l'esposizione dei lavoratori dovrebbe essere ridotta al minimo attraverso opportune misure di prevenzione tecnica e personale.

Il medico competente sottopone a sorveglianza sanitaria tutti i lavoratori esposti alle sostanze cancerogene Per ogni lavoratore il medico competente istituisce, aggiorna e custodisce presso l'azienda una cartella,, nella quale riporta le informazioni sulle caratteristiche dell'esposizione e i risultati degli accertamenti sanitari cui è sottoposto ;

inoltre custodisce un registro,, istituito e aggiornato dal datore di lavoro, ove sono riportati i nomi dei lavoratori esposti, l'agente cancerogeno utilizzato e il livello di esposizione ad esso. Qualora il medico competente e le strutture pubbliche e private accertano casi di neoplasia riferibili all'esposizione lavorativa ad agenti cancerogeni sono tenuti a trasmettere all'ispesl copia della documentazione sanitaria o anatomopatologica e quella inerente l'anamnesi lavorativa.

Difficoltà nella diagnosi di tumore professionale a livello individuale. i cancerogeni professionali determinano un eccesso di tumori rispetto a quelli spontanei l'esposizione professionale può essere causa determinante ma probabilmente non "concausa efficiente" del tumore il tumore professionale non ha caratteristiche istopatologiche diverse da quelle di una neoplasia spontanea della stessa sede il soggetto colpito da tumore professionale non può essere distinto da chi è colpito da neoplasia spontanea in un soggetto colpito da tumore a valle di una esposizione a rischio è dato valutare solo la "probabilità di origine professionale" della malattia

Prevenzione secondaria (1) Per prevenzione secondaria dei tumori professionali si intende la diagnosi precoce delle neoplasie in una fase che ne permetta un trattamento radicale. Per quanto riguarda i tumori cutanei la semplice ispezione durante la visita periodica permette spesso di formulare una diagnosi precoce. Per quanto riguarda i tumori polmonari, il periodico esame citologico dell'espettorato e/o l'esame radiologico spesso non permettono di formulare una diagnosi precoce. Utile, per quanto riguarda i tumori delle vie urinarie, l'esame citologico periodico associato al controllo dell'ematuria.

Prevenzione secondaria (2) Gli attuali approcci al problema della cancerogenesi professionale a scopo preventivo, sono basati sull'identificazione di indicatori di esposizione e/o di effetti precoci dell'esposizione a genotossici quali dose esterna e interna, dose biologicamente efficace, effetto biologico precoce in cellule somatiche, mediante il monitoraggio biologico, la determinazione di sostanze chimiche o dei loro metaboliti,, la comparsa di aberrazioni cromosomiche, di scambio tra cromatidi fratelli, di micronuclei. Un approccio ancora più recente è la identificazione di indicatori di suscettibilità individuale, su base genetica, al rischio di tumori indotti da cancerogeni, attraverso lo studio di differenze individuali nel metabolismo del cancerogeno.

Basandosi sugli studi dei carcinomi della vescica dovuto alle amine aromatiche si è visto che alcuni soggetti sono capaci di detossicare rapidamente mediante acetilazione i metaboliti attivi (acetilatori rapidi), mentre altri sono capaci di detossicare in modo lento (acetilatori lenti), con ovvia maggiore permanenza del cancerogeno nell'organismo. Pertanto gli acetilatori lenti sono a maggior rischio di comparsa a di tumori rispetto agli acetilatori rapidi ;

Nei tumori polmonari, la capacità di metabolizzare rapidamente gli idrocarburi aromatici policiclici (IPA), espone a rischio rispetto ai metabolizzatori lenti o intermedi. L'utilizzazione su larga scala, in un prossimo futuro, di tali indicatori di suscettibilità individuale, potrebbe permettere di identificare soggetti ipersuscettibili a rischio per determinate esposizioni, con notevoli ripercussioni etiche.

Metodi attualmente disponibili di valutazione a diversi stadi, dall'esposizione d a sostanze chimiche genotossiche allo sviluppo di effetti Dose Metodi di valutazione Dose esterna Dose interna Dose biologica effettiva Monitoraggio ambientale Sostanze chimiche e loro metaboliti in materiali umani Mutagenicità urinaria tioeteri urinari Legame con proteine, Legame con DNA (RNA) Effetti biologici precoci Effetti tardivi Aberrazioni cromosomiche Mutazioni geniche. Micronuclei, Scambi tra cromatidi fratelli. Marcatori tumorali. Citologia esfoliativa Manifestazioni cliniche Tumori, malformazioni, aborti spontanei e altri disturbi della riproduzione

Obblighi del datore di lavoro II datore di lavoro: - evita o riduce l'utilizzazione di un agente cancerogeno sul luogo di lavoro, - effettua una valutazione dell'esposizione e non del rischio, in quanto per questi non è identificabile una soglia di non rischio, - adotta misure tecniche, organizzative, procedurali atte a ridurre re il rischio, - assicura misure igieniche e dispositivi di protezione da custodire in luoghi determinati, controllati e puliti dopo ogni utilizzazione - fornisce ai lavoratori, sulla base delle conoscenze disponibili, informazioni ed istruzioni sulle sostanze cancerogene, sulle precauzioni da prendere e sulle misure igieniche da osservare.

Agenti cancerogeni Per la esposizione a cancerogeni vi è obbligo di istituire un registro dei lavoratori addetti,, con indicazione dei composti utilizzati, e una cartella sanitaria individuale compilata e custodita dal medico competente (artt.. 69 e 79, D.Lgs.n.. 626/1994).

Articolo 71 Registrazioni dei tumori 1. I medici, le strutture sanitarie pubbliche e private, nonché gli istituti previdenziali assicurativi pubblici o privati, che refertano casi di neoplasie da loro ritenute causate da esposizione lavorativa ad agenti cancerogeni, trasmettono all'ispesl copia della relativa documentazione clinica ovvero anatomopatologica e quella inerente l'anamnesi lavorativa. 2. Presso l'ispesl è tenuto, ai fini di analisi aggregate, un archivio nominativo dei casi di neoplasia di cui al comma 1.

Esempi di protocollo di Sorveglianza Sanitaria

Tomografia Computerizzata Spirale a Basse Dosi (0.75 msv) nello screening del cancro polmonare (strati < 10 mm) (tempo 10-12 12 sec)

TC Spirale a Basse Dosi nello screening del cancro polmonare Vantaggi Elevata sensibilità rispetto alla radiologia tradizionale per formazioni di diametro inferiore a 1 cm con conseguente maggiore probabilità di identificare lesioni neoplastiche allo stadio T1N0M0 procedure di 2 2 livello e follow-up Difetti Mancanza di dati longitudinali (mortalità) ) in trial clinici controllati Elevato numero di falsi positivi (overdiagnosis( overdiagnosis)

linee guida per i cancerogeni SIMLII 2002 Riscontro di nodulo polmonare Nodulo calcifico si no stop < 5 mm > 5 mm TC spirale di Esami di 2 2 controllo (1 anno) livello

TITOLO VII - PROTEZIONE DA AGENTI CANCEROGENI si deve verificare la possibilità di una loro sostituzione con sostanze meno pericolose deve essere evitata al massimo l'esposizione a tali sostanze per qualsiasi via di assorbimento (respiratorio cutaneo) applicando metodi di lavoro adeguati e facendo utilizzare gli appositi DPI deve essere effettuata una adeguata informazione e formazione a tutti i lavoratori esposti ai rischi derivanti dall'emissione di tali sostanze; isolare le lavorazioni in aree predeterminate e segnalate; eliminare o ridurre le emissioni di agenti cancerogeni in atmosfera; fare in modo che gli ambienti di lavoro risultino ventilati, puliti e gli agenti cancerogeni in ambiente sistematicamente monitorato. deve essere garantita una adeguata informazione sulla sorveglianza sanitaria da parte del medico competente, attraverso accertamenti, misure preventive e protettive specifiche e relativa informazione ai lavoratori. debbono essere elaborate adeguate procedure per i casi di emergenza che possono comportare esposizioni elevate.

FINE 9 a lezione