Regione Calabria. DIPARTIMENTO 10 Settore Politiche Sociali Via Lucrezia della Valle - 88100 CATANZARO



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Regione Calabria DIPARTIMENTO 10 Settore Politiche Sociali Via Lucrezia della Valle - 88100 CATANZARO PIANO DEGLI INTERVENTI A SOSTEGNO DELLE SITUAZIONI DI POVERTA (LEGGE REGIONALE N.15/2008 ARTICOLO 5) A cura del Settore Politiche Sociali Regione Calabria Catanzaro, agosto 2008 1

Il silenzio della povertà in Calabria Oggi tutti ci domandiamo che cos è la povertà e ci chiediamo insistentemente chi sono i nuovi poveri. Non ci sono ricette locali, ma solo capacità di spingere verso il buon senso chi ci amministra e chi ci governa verso una politica sociale che porti alla collaborazione fra pubblico e privato per creare nuove opere pubbliche, per una forte spinta verso una formazione continua dei giovani, per un forte incoraggiamento a favore della Famiglia. Ci vuole più lavoro, che viene con l impegno di tutti a creare uno sviluppo autopropulsivo dal basso legato alla nostra terra di Calabria. Il benessere sociale arriverà in Calabria solo annullando i valori negativi: invece della povertà, autonomia; non malattia ma salute attiva; invece di ignoranza, istruzione continua durante la vita; invece di squallore, benessere; e invece di ozio, iniziativa. E vero che la povertà nel tempo è cambiata, ed è cambiata anche in Calabria. In molte ricerche non si è mai posta la domanda di qual è il senso della povertà e come si riconosce la povertà in Calabria. Alle domande sulla povertà non si risponde con le parole, si tenta di rispondere intervenendo e attuando una seria politica regionale dei fatti concreti. L incidenza di povertà viene calcolata sulla base del numero di famiglie (e relativi componenti) che presentano spese per consumi al di sotto di una soglia convenzionale. 2

La famiglia calabrese in condizione di povertà relativa è nella media procapite di 824,13 Euro mensili, mentre la famiglia in condizione di povertà assoluta, sempre statisticamente, sta nella soglia delle 559,00 Euro mensili. Tutte le famiglie calabresi con 5 o più componenti è povera, e molto spesso grava su di loro il problema della presenza degli anziani o dei diversamente abili. A questo dramma si aggiunge il dramma del non lavoro e della disoccupazione che spinge in basso ancor più le famiglie ad adottare sistemi di sopravvivenza, facendo nascere una nuova povertà. Tutto questo accade, nel nascondimento delle famiglie, nel non far sapere la condizione in cui si vive perché potrebbe condizionare l atteggiamento degli altri e dell intera società. Non si tratta di vergogna, ma di timore del giudizio che ammazza e che isola dal resto del mondo quasi come appestati. In tutto questo nascondimento c è una reazione positiva da parte delle famiglie ed è quella di far studiare i propri figli e acculturarli; più il titolo di studio della persona di riferimento è elevato, minore è l incidenza di povertà. In termini assoluti la povertà viene definita come una condizione economica di incapacità all acquisto di determinati beni e servizi, indipendentemente dallo standard di vita medio della popolazione di riferimento. In tutto questo fenomeno non c è, non esiste una struttura regionale di rete e collegamento istituzionale per fronteggiare le cause della povertà. E le cause sono tante a partire dall alto costo del denaro nelle Banche calabresi che non permettono lo sviluppo economico, imprenditoriale e sociale, e non danno possibilità a nessuno di fare reddito attraverso auto imprenditorialità. 3

Pertanto, non si riesce a creare lavoro e non si riesce a mandare i figli a scuola e non si riesce ad avere un reddito capace di poter far fronte alle spese regolari provocando l esclusione sociale incrementando, quindi, una nuova classe di poveri calabresi. Questo effetto domino produce l aumento dei fitti delle case, blocca una politica sociale della casa a tutti, blocca la possibilità di sposarsi e genera la convivenza momentanea; traccia un solco tra la comunione tra due persone giovani che vivono insieme solo perché lavorando part-time in due possono pagarsi fitto e bollette. Questo provoca nuovi poveri calabresi senza famiglia e senza copertura sociale. Questo fenomeno genera nuove povertà perché lo Stato attraverso la Regione, le Province e i Comuni non è più investitore sociale. Le condizioni sociali della Regione Calabria rimangono tra le più critiche in Italia, in relazione sia alle condizioni di vita e all incidenza della povertà, che alle dotazioni di servizi essenziali alle persone. Nel 2007 più di un quarto delle famiglie Calabresi residenti (27,1%) era sotto la soglia di povertà, rispetto al 26,7% della media del Mezzogiorno ed al 13,2% nazionale. Le aree del disagio si stanno estendendo dalla popolazione ad elevato livello di esclusione (famiglie monoparentali, soprattutto con donne capofamiglia, anziani non autosufficienti con basso reddito, immigrati non regolari, disoccupati, portatori di handicap, ex detenuti), anche ad altri segmenti di popolazione come le famiglie numerose monoreddito, i ceti operai, i giovani con livelli medi di istruzione. 4

L'esclusione e la povertà ha in Calabria un volto sempre più giovane e aumentano le donne, senza contare le situazioni drammatiche dei minori non accompagnati; i poveri "estremi" non sono analfabeti, tra essi troviamo sempre di più laureati e diplomati; all'origine del fenomeno ci sono sempre più spesso esperienze traumatiche; carcere, malattia mentali, dipendenza da sostanze legali ed illegali, fuga da situazioni ambientali estreme, di povertà e di fronte al rischio della vita per sé e per la propria famiglia; tra i fattori determinanti spicca la disgregazione del nucleo familiare, la disoccupazione, il fallimento economico; gli immigrati, soprattutto i clandestini, in seguito alla nuova normativa, sono tagliati fuori dalla cosiddetta "società civile", essenzialmente a causa delle loro condizioni d'alloggio e di collocazione sul mercato del lavoro. Ad avere maggiori probabilità di entrare a far parte dell esercito dei nuovi invisibili, sarebbero alcune categorie della popolazione esposte ad un rischio maggiore di povertà nonostante la presenza di un impiego: donne, giovani, persone con livello di istruzione medio-basso. In particolare, i giovani, nella misura del 30%, mostrano una probabilità circa tre volte superiore a quella degli adulti di percepire un basso salario, probabilità che decresce 5

all aumentare del livello di istruzione: i laureati hanno infatti una probabilità tre volte inferiore (7%) rispetto a chi ha solo l obbligo scolastico (21%) a non riuscire a sbarcare il lunario, nonostante un lavoro a tempo pieno, sono principalmente gli operai, i commessi, i lavoratori autonomi e i pensionati.). 6

DATI STATISTICI SULLA POVERTA IN CALABRIA (FONTE EURISPES) Popolazione attiva, occupati e disoccupati (fonte: ISTAT) Residenti Stranieri residenti Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Catanzaro 178.483 189.141 367.624 3.210 3.360 6.570 Cosenza 357.685 372.710 730.395 3.574 4.903 8.477 Crotone 84.282 88.092 172.374 1.381 1.610 2.991 Reggio Calabria 274.828 290.713 565.541 6.249 6.519 12.768 Vibo Valentia 83.179 85.302 168.481 1.201 1.518 2.719 CALABRIA 978.457 1.025.958 2.004.415 15.615 17.910 33.525 In altri termini, ciò equivale a dire che almeno (considerato che si tratta di una stima per difetto) il 30,6% della popolazione calabrese versa in uno stato di quasi o totale indigenza socio-economica. Tasso Tasso di attività Provincia di occupazione Tasso disoccupazione Maschi Femm. Media Maschi Femm. Media Maschi Femm. Media Catanzaro 58,6 33,5 46,1 49,5 24,4 36,9 15,6 27,3 21,5 Cosenza 60,4 30,9 45,6 50,9 20,5 35,7 15,7 33,5 24,6 Crotone 55,5 23,2 39,3 44,8 16,0 30,4 19,2 30,9 25,1 Reggio Calabria 56,4 33,1 44,7 43,9 21,1 32,5 22,0 36,2 29,1 Vibo Valentia 60,5 36,7 48,6 50,3 22,8 36,6 16,9 37,8 27,3 CALABRIA 58,5 31,8 45,2 48,1 21,2 34,7 17,8 33,2 25,6 7

Quello che manca nella nostra regione è una strategia organica di contrasto della povertà. Per questo è più che mai necessario un Piano di lotta alla povertà finora mai realizzato in Calabria, che possa rappresentare una grande occasione per la nostra Regione per affrontare i principali nodi, non risolti, del nostro sistema di welfare. Va quindi visto non solo per il suo valore in sé (etico, culturale e politico), ma anche come occasione per rimetterci in corsa e contrastare la crisi di fiducia che nega, soprattutto alle nuove generazioni, la speranza di futuro. Incidenza della povertà familiare/individuale (fonte: ISTAT) Territorio Famiglie povere residenti (valori assoluti Individui poveri residenti (valori assoluti) Incidenza di povertà relativa tra le famiglie (valori %) Calabria 214.346 619.449 29,80 30,60 Nord- Ovest 306.776 785.326 4,80 5,20 Nord-Est 230.478 597.456 5,40 5,60 Centro 288.926 870.472 6,70 7,90 Sud 1.142.132 3.407.532 23,50 24,20 Isole 487.390 1.478.887 20,30 22,20 ITALIA 2.455.702 7.139.673 11,00 12,40 Incidenza di povertà relati-va tra gli individui (valori %) 8

QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO NEL CAMPO DELLE POLITICHE SOCIALI :A SOSTEGNO DELLE AZIONI E DELLA PREVENZIONE DEI FENOMENI DI POVERTÀ. A) Legge Regionale 23 dicembre 2003 n. 23 (Realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali nella Regione Calabria), richiamando le finalità e i principi della Legge Quadro n. 328/2000, assume in maniera esplicita la lotta alla povertà tra i propri obiettivi in materia di politiche sociali, in particolare nei seguenti articoli: -art. 7 comma 2/a (misure di contrasto della povertà e di sostegno al reddito familiare e servizi di accompagnamento, con particolare riferimento alle persone senza fissa dimora) -art. 8 comma 3/t (servizi per l inclusione sociale e contrasto alla povertà, tra le tipologie di servizi per le persone e le famiglie); -art. 11 comma 1/b (raccolta ed elaborazione dati sui bisogni, le risorse e le condizioni di povertà e del disagio sociale). B) Legge Regionale 2 febbraio 2004, n. 1 (Politiche regionali per la famiglia), art. 1 La Regione riconosce e sostiene come soggetto sociale essenziale la famiglia, attua attraverso l'azione degli Enti locali, politiche sociali, finalizzati a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona nella famiglia. C) Piano Sociale Regionale. Il Piano Sociale della Regione Calabria costituisce un riferimento importante nella programmazione degli interventi nel campo della povertà. In particolare, nel cap. 3 (Il sistema integrato di interventi e servizi sociali e i diritti esigibili), al punto 3.4.3. così recita: Potenziamento degli interventi a contrasto della povertà. Il contrasto alla povertà rappresenta uno degli obiettivi strategici ripetutamente indicati come prioritari a livello europeo e confermati tali anche nel Piano Nazionale. 9

La condizione di povertà relativa (nella quale una famiglia consuma meno della metà del consumo medio pro-capite) coinvolge l 11,9% delle famiglie italiane pari a 7,5 milioni di persone. Circa la metà di queste si trovano in condizioni di povertà assoluta nella quale non possono soddisfare i bisogni essenziali. La povertà è concentrata in tutto il Mezzogiorno ove risiede il 66% delle famiglie povere, ma la nostra Regione si guadagna il poco invidiabile primato della più povera d Italia con un PIL pro-capite medio di 11.091 euro pari al 51% di quello medio Italiano ed Europeo (circa equivalenti). Tra i fattori che contribuiscono a determinare una condizione di povertà in una famiglia, c è certamente la mancanza di lavoro: si trova in stato di povertà ben il 28,7% delle famiglie nelle quali la persona di riferimento è in cerca di lavoro. Appare poi correlato ad essa anche la presenza di figli ed il loro numero che, oltre a determinare una spesa aggiuntiva, non permette alla madre di lavorare, privando la famiglia di un importante fonte di reddito. Anche gli interventi a contrasto della povertà non possono limitarsi a mere forme di sostegno economico come spesso accaduto fino ad adesso, ma devono prevedere una forte sinergia tra politiche attive del lavoro e di sviluppo locale e le politiche formative. Deve essere inoltre promossa un integrazione con le politiche di conciliazione tra partecipazione al mercato del lavoro e responsabilità familiari, con specifiche forme di sostegno legate alla numerosità del nucleo familiare o alle problematicità presenti in esso (anziani o disabili non autosufficienti). D altra parte i motivi per cui si entra in uno stato di povertà sono diversificati così come lo sono le risorse e gli strumenti per uscirne: anche se lo sviluppo dell occupazione rappresenta la via principale, nel medio termine, di contrasto alla povertà, non può certamente coprire tutte le sacche di povertà esistenti nella società. Il sistema di sostegno al reddito come misura generale di contrasto della povertà deve poi essere completato da uno strumento di facilitazione della cittadinanza ovvero un contributo economico ai soggetti in difficoltà di inclusione sociale, strumento 10

operativo inteso come reddito minimo di inserimento, o forma equivalente, secondo lo spirito dell art. 23 della legge 328/2000. Il nuovo sistema, finalizzato alla costruzione della salvaguardia dei diritti di cittadinanza sociale, si presenta caratterizzato da elementi solidaristici e si collega con le politiche di reinserimento sociale. L attuazione di questo strumento operativo,in base alle indicazioni ad oggi disponibili, sarà delegata al livello regionale o locale e sostenuta da un finanziamento congiunto dell amministrazione centrale e periferica. In presenza di più operative indicazioni da parte del livello centrale, sarà cura della Regione fornire indicazioni più specifiche sull introduzione di questo strumento. Al reddito minimo di inserimento si dovranno certamente affiancare politiche di sostegno ed incentivazione alla formazione dei giovani e alla riqualificazione degli adulti per facilitarne entrata e rientro nel mondo del lavoro; facilitazioni per l accesso per le famiglie a basso reddito all abitazione; integrazione dei servizi sociali, assistenziali, formativi e sanitari. La Regione si propone in questo settore i seguenti obiettivi: 1. promuovere e monitorare l inserimento all interno dei Piani di Zona di azioni concrete a contrasto della povertà, attraverso la promozione della partecipazione al lavoro e dell accesso alle risorse, ai beni e ai diritti disponibili; 2. estendere ed uniformare le forme di sostegno al reddito in prospettiva di una migliore definizione delle modalità di attuazione del reddito minimo di inserimento o forma equivalente; 3. sviluppare forme di accompagnamento sociale e di integrazione sociale personalizzate, finalizzate al raggiungimento dell autonomia economica; 4. migliorare il livello di formazione alla cittadinanza e al lavoro dei più giovani. La Regione, per il potenziamento degli interventi a contrasto della povertà, indica che i Piani di Zona vengano approntati coinvolgendo nella progettazione tutti 11

rappresentanti dei soggetti attivi in questo settore, e che nei Piani stessi si prevedano misure ed interventi nei seguenti campi: - rilevazione ed analisi delle condizioni di povertà a livello locale con evidenziazione delle aree critiche. A questo scopo risulta indispensabile la messa a punto del Sistema Informativo Sociale; - sviluppo di servizi di accompagnamento sociale per i soggetti più fragili come prevenzione all esclusione sociale; - attivazione di percorsi formativi più adatti all entrata nel mondo del lavoro; - avvio di una uniformazione e razionalizzazione delle forme di sostegno al reddito esistenti; - sperimentazione di forme di erogazione di pacchetti di risorse integrativi rispetto a quelli economici, quali forme di gratuità per i diversi servizi offerti dal comune (trasporti, formazione, ecc.). La Regione intende poi favorire e sostenere interventi rivolti ad elevare la qualità della vita dei senza fissa dimora in un circuito progettuale promosso dall integrazione tra Enti pubblici e Associazioni no-profit; l obiettivo è quello di un reinserimento del senza tetto nel contesto sociale affrontando innanzitutto le problematiche di sopravvivenza e accompagnando poi il soggetto attraverso un recupero delle capacità relazionali e dedicherà particolare attenzione anche alle vittime del delitto ed agli ex ristetti. Si indica che i singoli Piani di Zona prevedano i seguenti servizi: Promozione, a livello di singola Zona, dello sviluppo nelle zone ritenute più critiche di: - un servizio di prima accoglienza che offra pernottamento per brevi periodi e servizi di base quali servizi igienici, doccia, pasti caldi, cambio vestiti; - un centro di seconda accoglienza che offra oltre ai servizi di base anche la possibilità agli utenti di essere accompagnati attraverso un percorso di reintegro nella società; - sviluppo di una attività di accoglienza e di 12

accompagnamento attraverso i servizi offerti presso gli sportelli di cittadinanza; - sviluppo e sostegno di soluzioni integrate in ambito socio-sanitario e lavorativo finalizzati al reintegro del soggetto nella società civile. D) Un altro importate strumento di riferimento normativo e la PROGRAMMAZIONE CON FONDI EUROPEI (POR CALABRIA) che si muove nell ottica della responsabilità piuttosto che dell assistenzialismo: PROGRAMMA OPERATIVO REGIONE CALABRIA FESR 2007-2013 Obiettivo Specifico 3.1: Il progetto di una nuova politica sociale che la Regione Calabria si propone di realizzare è quello di generare un nuovo sistema sociale incentrato sulla prevenzione e sulla promozione dell inclusione sociale, capace quindi di accompagnare individui e famiglie attraverso i percorsi della vita e capaci di costruire territori sociali e comunità locali accoglienti, centrate su politiche di integrazione delle differenze, orientate ai temi della salute, della casa, del lavoro con una particolare attenzione alle persone vulnerabili e che vedano al centro l attività delle istituzioni pubbliche, dei servizi territoriali, degli enti privati, specie quelli del privato sociale. La Regione promuove lo sviluppo di un Welfare delle responsabilità ovvero di un sistema sociale plurale e pluralistico basato e sorretto da responsabilità condivise, finalizzate alla costruzione dell autonomia dei cittadini-utenti, della coesione sociale e dei diritti della persona. Si intende dare piena attuazione ai principi di Sussidiarietà Verticale, facendo incombere di preferenza l esercizio delle responsabilità pubbliche sulle autorità più vicine ai cittadini, ma soprattutto di Sussidiarietà Orizzontale, valorizzando e potenziando, laddove possibile, l impegno della società civile, mantenendo per l istituzione pubblica l ufficio prevalente delle funzioni di promozione, coordinamento e garanzia su qualità e accessibilità della risposta. sostenere la produzione di servizi innovativi in risposta alle nuove povertà, quelle cioè poco considerate dai modelli tradizionali di protezione sociale. Le 13

politiche efficaci nell ambito delle nuove povertà sono quelle che si orientano verso risposte non burocratiche, non assistenzialistiche, non istituzionalizzanti; che vanno cioè in direzione della personalizzazione degli interventi, della promozione dell autonomia dei soggetti (nei limiti del possibile), della progressiva reintegrazione sociale. In particolare, le esperienze più innovative in questo campo si caratterizzano per la proposta di servizi agili, aperti, a bassa soglia di accesso, collegati ai bisogni del territorio, pronti a riconvertirsi al mutare delle esigenze o in risposta a nuovi stimoli. In alcuni casi, il servizio è offerto in assenza di una sede fisica di incontro, privilegiando l intervento nell habitat naturale dei soggetti di riferimento (un esempio di questo tipo è costituito dalle metodologie del lavoro di strada). Obiettivo 3.1.3 - Sostenere e migliorare le condizioni di vita di alcune categorie svantaggiate, riducendo i fenomeni di emarginazione e discriminazione. Contrastare la povertà e migliorare la qualità della vita dei senza fissa dimora. Analizzando il problema della povertà è possibile oggi individuare i seguenti due gruppi di Soggetti che vivono situazioni di disagio e di esclusione sociale: Le povertà tradizionali costituite dai portatori di bisogni più tradizionali, persone in condizioni di disagio grave e conclamato e quasi sempre multidimensionale: persone in stato di povertà estrema e senza un domicilio, tossicodipendenti o alcooldipendenti, persone con disagio psichico, anziani poveri e soli, detenuti ed exdetenuti, immigrati poveri e/o clandestini, richiedenti asilo, ex-prostitute, nuclei familiari problematici, nomadi, persone che hanno interrotto ogni vincolo sociale; Le nuove povertà che sono in forte crescita e sono caratterizzate da situazioni di sofferenza (spesso di natura economica) che, se non affrontate, possono aggravarsi. Si tratta di Soggetti, che spesso si rifiutano di riconoscersi come utenti dei servizi sociali e che a volte oppongono resistenza ad interventi che vadano oltre l erogazione di contributi. Rientrano in questo gruppo: i nuclei familiari monoreddito e i nuclei 14

monogenitoriali a basso reddito (spesso madri sole con figli), a volte anche privi di reti di sostegno e spesso immigrati (dall estero e da altre zone d Italia), i lavoratori con basse retribuzioni, pensionati, gli adulti 40-50enni senza lavoro, i lavoratori precari e le famiglie che accumulano situazioni di debito. La crescita di queste nuove forme di povertà è legata alle problematiche socioeconomiche degli ultimi anni (precarizzazione del lavoro, alto costo per l abitazione, etc.). Una attenzione specifica per le povertà tradizionali deve essere riservata in Calabria alle seguenti tipologie di Soggetti: Le popolazioni nomadi le cui diversità possono talvolta costituire fattore di disagio ed emarginazione anche in relazione alle difficili situazioni di vita nei campi; Le persone sottoposte a limitazioni della libertà personale, sia all esterno che all interno delle carceri. I dati sulla popolazione detenuta evidenziano che la stragrande maggioranza appartiene a fasce di disagio sociale più o meno estremo: per un terzo sono tossicodipendenti, per quasi la metà immigrati, e per il resto casi sociali o addirittura psichiatrici (con quote che variano secondo varie ricerche europee), adolescenti e minori. Anche gli interventi a contrasto delle nuove povertà non possono limitarsi a mere forme di sostegno economico come spesso accaduto fino ad adesso, ma devono prevedere una forte sinergia tra le politiche attive del lavoro e di sviluppo locale e le politiche formative. Deve essere inoltre promossa un integrazione con le politiche di conciliazione tra la partecipazione al mercato del lavoro e le responsabilità familiari, con specifiche forme di sostegno legate alla numerosità del nucleo familiare o alle problematicità presenti in esso (anziani o diversamente abili non autosufficienti). D altra parte i motivi per cui si entra in uno stato di povertà sono diversificati così come lo sono le risorse e gli strumenti per uscirne: anche se lo sviluppo dell occupazione rappresenta la via principale, nel medio termine, di contrasto alla povertà, essa non può certamente coprire tutte le sacche di povertà esistenti nella società. 15

Il sistema di sostegno al reddito come misura generale di contrasto della povertà potrà essere completato, utilizzando risorse ordinarie, da uno strumento di facilitazione della cittadinanza ovvero un contributo economico ai soggetti in difficoltà di inclusione sociale, inteso come reddito minimo di inserimento, o forma equivalente, secondo lo spirito dell art. 23 della Legge 328/2000. Ad integrazione del reddito minimo di inserimento si dovranno realizzare, all interno dei Piani di Zona, azioni concrete a contrasto della povertà, attraverso la promozione della partecipazione al lavoro e dell accesso alle risorse, ai beni e ai diritti disponibili. A tal fine è necessario: realizzare, ampliare e innovare i servizi di pronta accoglienza e di accompagnamento per il reinserimento sociale delle persone che versano in situazioni di povertà estrema e senza fissa dimora; realizzare iniziative, anche con modalità innovative, per dare risposta alle esigenze primarie di sopravvivenza delle persone in situazione di grave marginalità, in particolare attraverso il reperimento e/o la fornitura di viveri e beni di prima necessità; Sostenere la realizzazione di progetti personalizzati per le famiglie e le persone in temporanea situazione di fragilità (in particolare nuclei monogenitoriali o donne sole con figli) ed accompagnarle verso una situazione di autonomia; Sviluppare interventi integrati per l'inserimento o il reinserimento sociale di persone in situazione di esclusione, con particolare riferimento alla popolazione nomade; Realizzare iniziative rivolte alle persone sottoposte a limitazioni della libertà personale (persone nell area dell esecuzione penale o da essa provenienti) per sostenere il miglioramento della qualità della vita in carcere e la mediazione culturale per detenuti stranieri ed italiani,; Realizzare iniziative di avvicinamento ad attività responsabilizzanti, anche attraverso la partecipazione a laboratori artigianali e ad iniziative socializzanti; 16

Sviluppare interventi formativi e seminariali, rivolti agli operatori del settore sociale, per la condivisione delle esperienze nell'ambito della povertà e dell'esclusione, anche la promozione e la diffusione di "buone pratiche"; Realizzare progetti per l analisi, il monitoraggio e la valutazione della povertà in tutte le sue dimensioni e dell impatto delle politiche di contrasto attivate; Inoltre saranno favoriti e sostenuti interventi rivolti ad elevare la qualità della vita dei senza fissa dimora in un circuito progettuale promosso dall integrazione tra Enti pubblici e Associazioni no-profit; l obiettivo è quello di un reinserimento dei senza tetto nel contesto sociale affrontando innanzitutto le problematiche di sopravvivenza e accompagnando poi il Soggetto attraverso un recupero delle capacità relazionali. Inoltre sarà dedicata particolare attenzione anche alle vittime del delitto ed agli ex ristetti. Linea di Intervento 3.1.2.1 - Azioni per sostenere la centralità della famiglia nella cura e nell assistenza agli anziani e favorire la domiciliarietà degli anziani che vivono autonomamente al di fuori del nucleo familiare. La Linea di Intervento sostiene la realizzazione, all interno dei Piani di Zona, delle seguenti tipologie di azioni/servizi a sostegno della domiciliarietà degli anziani che vivono all interno delle famiglie: Servizi di affiancamento alle famiglie nei compiti di assistenza per le problematiche più gravose; Servizi di sollievo temporaneo delle famiglie dagli impegni di assistenza tramite strutture residenziali o semi-residenziali; Forme di assistenza economica alle famiglie che assistono anziani. Attraverso questi servizi si vuole valorizzare la centralità della famiglia nella cura e nell assistenza dell anziano. In questo contesto è necessario garantire alle famiglie la perfetta conoscenza dei servizi a loro disposizione ed un efficace comunicazione con il sistema assistenziale stesso per poter fornire programmi il più possibile individualizzati. Le forme di assistenza devono tenere conto delle difficoltà di organizzazione della vita domestica, di quelle legate all attività lavorativa dei 17

familiari, dei problemi di relazione e di comunicazione, della fatica e del logoramento dei componenti del nucleo familiare sui quali grava l onere dell accudimento quotidiano delle persone bisognose di cure. Infine, per sostenere la domiciliarietà degli anziani, la Linea di Intervento supporta la realizzazione di specifiche azioni per qualificare il lavoro di cura delle assistenti familiari garantendo servizi di informazione, ascolto, consulenza e aggiornamento, sia per i familiari che per le assistenti, accanto ad una funzione di tutoring per piccoli gruppi di assistenti familiari, con l obiettivo di mettere e integrare questa importante e diffusa realtà nella rete dei servizi. 18

AZIONI SVOLTE NEL PASSATO RECENTE DALLA REGIONE CALABRIA NEL SETTORE DELLE POLITICHE SOCIALI La Regione Calabria nel 2002/03 ha finanziato progetti, presentati da amministrazioni comunali ed organizzazioni no-profit, nell ambito del programma di cui al D.P.C.M. 15.12.2000 recante Riparto tra le regioni dei finanziamenti destinati al potenziamento dei servizi a favore delle persone che versano in stato di povertà estrema e senza fissa dimora. Dopo tale data non sono pervenuti altri fondi ministeriali specificatamente orientati al contrasto della povertà estrema. I progetti approvati ai sensi del D.P.C.M. 15.12.2000 sono stati 34. Altri sei sono stati respinti perché non conformi ai dettami del Decreto Ministeriale. Le risorse impiegate ammontano a circa 700.000,00. Negli anni successivi, la lotta alla povertà, pur non essendo presente in maniera esplicita negli interventi regionali del settore alle politiche sociali, è tuttavia rintracciabile, indirettamente, in numerosi atti quali: Finanziamenti alle associazioni di volontariato con fondi ex L.R. n. 18/95 (ora trasferiti alle province insieme alle funzioni; Risorse assegnate: circa 200.000 euro ; Finanziamenti agli Enti Locali (nelle more del completo trasferimento delle funzioni agli stessi, in attuazione della legge di riordino n. 23/2003) per la realizzazione o il potenziamento di servizi domiciliari in favore delle famiglie che versano in condizioni di disagio sociale e con la presenza di persone bisognose di particolare cura e assistenza (disabili gravi, anziani non autosufficienti, bambini esposti a rischio di incuria o abbandono). Per tale azione sono stati spesi 3.500.000 19

Programma di occupazione di donne, che vivono in condizioni di povertà e grave disagio sociale nell ambito di un programma di interventi per la tutela della maternità delle donne non occupate (Legge Regionale n. 7/2001, art.17 comma 2 ). I progetti finanziati alle amministrazioni comunali ed alle associazioni del terzo settore hanno avuto una ricaduta positiva sia in termini di servizio offerto (totale n. 5.121 utenti assistiti), sia in termini occupazionali per le donne lavoratrici coinvolte (TOT. 5.121 utenti assistiti). Complessivamente per tale programma sono stati spesi 5.857.289,92. Finanziamenti finalizzati all acquisto della prima casa di abitazione, da parte di giovani coppie, favorendo i nuclei con basso reddito o con portatori di handicap. I fondi impegnati sono stati circa 5 milioni di euro e 1.400 le istanze accolte. Interventi in favore dei portatori di handicap. Finalità: favorire la permanenza delle persone anziane non autosufficienti, e delle persone disabili, nel proprio ambiente di vita, contrastando i ricoveri nelle strutture residenziali e sollevando le famiglie dall impegno assistenziale; Interventi per favorire l integrazione scolastica dei disabili. Risorse impegnate :circa 6.000.000,00 di euro. Sussidi alle persone affette dal morbo di hansen,con basso reddito : circa 500.000 euro Interventi diretti a favorire la deistituzionalizzazione dei minori ospiti delle strutture socioassistenziali e a potenziare l affidamento familiare e i servizi domiciliari : Accoglienza dei minori (in situazioni di estrema povertà del nucleo familiare ), anche con rispettive madri, nelle strutture diurne e residenziali; 20

Dall esame degli atti inviati dai Comuni e dai Tribunali dei Minorenni, relativi a procedimenti riguardanti minori emergono situazioni di malessere sociale che affliggono molte famiglie calabresi, il cui ruolo genitoriale è fortemente compromesso da condizioni di vita gravemente disagiate. Risorse: 32.000.000,00 di euro Altri sostegni per la lotta alla povertà: 1.Contributi al Banco Alimentare per aiuto alle famiglie indigenti: -Risorse assegnate nel 2006: 80.000,00 euro -Risorse assegnate nel 2007: 150.000,00 euro 2.Interventi urgenti in favore di nuclei familiari che vivono in particolari condizioni di grave disagio socio-economico. Tali interventi sono diretti ad affrontare gravi situazioni di urgenza ed emergenza sociale, tramite l attivazione di servizi in favore di famiglie che versano in grave stato di bisogno per impellenti necessità di carattere ambientale, socio-sanitario, ecc. le forme di aiuto economico sono erogate sotto la diretta gestione dell Ente Locale. Circa 500.000,euro 3. sostegno alle famiglie di detenuti o ex detenuti (Conferenza Regionale Volontariato Giustizia) - risorse assegnate : 80.000,00 euro LE AZIONI DEL PIANO 2008/2010 Con legge regionale la Regione Calabria si è dotata di uno strumento legislativo che consente la predisposizione di un Piano che dovrà essere avviato nel corrente 2008 ma dovrà divenire uno strumento utile anche per le annualità successive 2009 e 2010. Nel rispetto dell articolo 5 della l. r. n.15 del 2008 il Piano si articola secondo alcune linee di programmazione che si delineano meglio nella aree d intervento di seguito esposte. 21

1. AZIONI A SOSTEGNO DEL SOLLIEVO ALLE FAMIGLIE 1.1 Finanziamenti agli Enti Locali (in aggiunta al completo trasferimento delle funzioni agli stessi, in attuazione della legge regionale di riordino n. 23/2003 e della elaborazione dei Piani di Zona) per la realizzazione o il potenziamento di servizi domiciliari in favore delle famiglie. Il servizio è rivolto a tutti i cittadini che vivono in condizioni di disagio sociale e povertà e che per età (anziani, minori), per condizioni psico-fisiche (disabili, inabili). Comprende prestazioni in favore di persone con scarsa autonomia per lo svolgimento delle azioni quotidiane, con particolare attenzione per i nuclei familiari, con basso reddito, in cui vivono disabili gravi, persone anziane non autosufficienti; famiglie con bambini esposti a rischio di incuria o abbandono ed emarginazione, nell ambito delle misure a sostegno delle responsabilità familiari (artt. 1, 16 e 22 della Legge 328/200; Legge n. 149 del 28 marzo 2001. 1.2 Aiuti alle famiglie attraverso le organizzazioni del terzo settore (ONLUS, volontariato, cooperative sociali) per l attuazione di specifici progetti volti alla rimozione degli ostacoli che impediscono o rallentano la piena realizzazione delle potenzialità umane, culturali, professionali, psicologiche, di persone e nuclei familiari che vivono in condizioni di degrado, indigenza, emarginazione. 1.3 Potenziamento del programma regionale, già avviato negli anni precedenti, finalizzato all occupazione di donne che vivono in condizioni di povertà e grave disagio sociale nell ambito di un programma di interventi per la tutela della maternità delle donne non occupate (Legge Regionale n. 7/2001, art.17 comma 2 ). -Ragazze madri (donne nubili) con figli a carico; -Donne separate e con figli a carico; 22

-Donne con coniuge detenuto e con figli a carico ; -Donne vedove con figli a carico con basso o bassissimo reddito; -Donne con coniuge disoccupato, con figli a carico, e con basso o bassissimo reddito. Le donne saranno impegnate, mediante la stipula di regolari contratti stipulati dai Comuni, o dalle organizzazioni del terzo settore, in attività di assistenza domiciliare in favore di disabili e anziani non autosufficienti. L esperienza già avviata in Calabria ad oggi si è rivelata altamente positiva permettendo il raggiungimento di un duplice obiettivo : a) Favorire la permanenza delle persone anziane non autosufficienti, e delle persone disabili, nel proprio ambiente di vita, contrastando i ricoveri nelle case di riposo o case protette e sollevando le famiglie dall impegno assistenziale; b) Promuovere una forma innovativa di risposta ai bisogni di tipo domiciliare, mediante la valorizzazione delle risorse proprie delle comunità con il coinvolgimento di soggetti deboli (madri in difficoltà) nelle attività socio-assistenziali, con ricadute positive sia sotto il profilo della occupazione che del rafforzamento dell autostima delle donne fortemente emarginate a causa di vicissitudini personali e familiari; 1.4 Finanziamenti finalizzati all acquisto della prima casa di abitazione, da parte di giovani coppie, favorendo i nuclei con basso reddito e/o appartenenti a nuclei famigliari aventi portatori di handicap. -Buoni per l affitto (L.431/98 art.11) 1.5 Reddito sociale di cittadinanza (d.lgs.237/98 + art.231 L.328/200) La misura ha l'obiettivo di fornire alle persone un aiuto per acquisire autonomia economica, inserimento sociale e capacità di perseguire il proprio progetto di vita. 23

1.6. Realizzazione o potenziamento di centri e di servizi di pronta accoglienza in favore di persone senza fissa dimora. Tali strutture devono essere in grado di offrire una molteplicità aiuti (servizio doccia, lavanderia, offerta pasti caldi, ecc.) tenendo presente che l azione concertata dei servizi offerti non devono tradursi in presupposti per l istituzionalizzazione di tali soggetti bensì devono concorrere, mediante opportuni programmi educativi alla realizzazione di un processo di accompagnamento e graduale reinserimento sociale delle persone che versano in situazioni di povertà estrema e delle persone senza fissa dimora, in coerenza con il D.P.C.M. 15.12.2000 (art. 2/c), che prevede, altresì il collegamento con altre iniziative eventualmente presenti nel territorio, concernenti la riqualificazione delle aree urbane, l'assistenza economica, ed altri interventi e servizi idonei (art. 2/e), nonché l'attivita' di rete tra organizzazioni del terzo settore e la collaborazione tra soggetti pubblici e privati nella realizzazione del progetto ed inote l'integrazione tra diverse aree di intervento e servizi, quali quello sanitario, assistenziale, formativo, nell'attuazione del progetto.. 24

2. AZIONI FINALIZZATE AL SOSTEGNO PER L INSERIMENTO LAVORATIVO DI SOGGETTI IN DIFFICOLTA. I finanziamenti previsti trovano sostegno sopratutto nelle risorse comunitarie, nell'ambito della programmazione del Fondo Sociale Europeo, (POR CALABRIA) che si muove nell ottica della responsabilità piuttosto che dell assistenzialismo il programma operativo del FESR Regione Calabria 2007-2013 obiettivo specifico 3.1 è: Il progetto di una nuova politica sociale che si propone di realizzare un nuovo sistema sociale incentrato sulla prevenzione e sulla promozione dell inclusione sociale, capace quindi di accompagnare individui e famiglie attraverso i percorsi della vita e capaci di costruire territori sociali e comunità locali accoglienti, centrate su politiche di integrazione delle differenze, orientate ai temi della salute, della casa, del lavoro con una particolare attenzione alle persone vulnerabili e che vedano al centro l attività delle istituzioni pubbliche, dei servizi territoriali, degli enti privati, specie quelli del privato sociale. La Regione promuove lo sviluppo di un Welfare delle responsabilità ovvero di un sistema sociale plurale e pluralistico basato e sorretto da responsabilità condivise, finalizzate alla costruzione dell autonomia dei cittadini-utenti, della coesione sociale e dei diritti della persona. Si intende dare piena attuazione ai principi di Sussidiarietà Verticale, facendo incombere di preferenza l esercizio delle responsabilità pubbliche sulle autorità più vicine ai cittadini, ma soprattutto di Sussidiarietà Orizzontale, valorizzando e potenziando, laddove possibile, l impegno della società civile, mantenendo per l istituzione pubblica l ufficio prevalente delle funzioni di promozione, coordinamento e garanzia su qualità e accessibilità della risposta. In particolare essi hanno l'obiettivo di consolidare la presenza nel mercato del lavoro e creare nuova occupazione per soggetti svantaggiati attraverso un attività di formazione generale da parte di imprese sociali, associazioni, fondazioni, ONLUS, 25

grazie all erogazione di sostegni o sussidi finalizzati al rafforzamento e adattamento delle competenze professionali possedute e, ove necessario, l'acquisizione di nuove In particolare i finanziamenti previsti hanno l'obiettivo: - di consolidare la presenza nel mercato del lavoro e creare nuova occupazione per soggetti svantaggiati attraverso un attività di formazione generale da parte di imprese sociali, associazioni, fondazioni, ONLUS, grazie all erogazione di sostegni o sussidi finalizzati al rafforzamento e adattamento delle competenze professionali possedute e, ove necessario, l'acquisizione di nuove; - di sostenere l'inserimento e la permanenza nel mondo lavorativo di soggetti svantaggiati tramite la creazione di nuove imprese, l'autoimpiego e anche l'occupazione in nuovi rami d'azienda agendo in forma integrata sulle organizzazioni non profit e sui destinatari finali. Alle organizzazioni del settore non profit, si offrono finanziamenti per progetti finalizzati al consolidamento e al miglioramento di un sistema integrato di servizi per: - favorire la permanenza in impresa di soggetti svantaggiati - la creazione di impresa, lo sviluppo di un nuovo ramo di azienda e l autoimpiego di soggetti svantaggiati; - l'accesso e la fruizione di detti servizi da parte di persone non completamente autonome. I destinatari finali risultano essere : Persone appartenenti a categorie svantaggiate quali: portatori di handicap fisici e mentali, ex detenuti, cittadini extracomunitari, nomadi, tossicodipendenti ed ex tossicodipendenti, sieropositivi, persone appartenenti a minoranze etniche, alcolisti ed ex alcolisti, persone inquadrabili nei fenomeni di nuova povertà, persone che intendono uscire dal percorso della prostituzione. 26

In particolare le linee d intervento contengono: AZIONE 1: Azione di Sviluppo Finanziamenti per interventi di formazione generale in favore di soggetti svantaggiati occupati. In tale azione per finanziamenti di interventi di formazione generale si intendono finanziamenti finalizzati a favorire lo sviluppo di competenze professionali, l acquisizione di nuove da parte di soggetti svantaggiati occupati. Soggetti Beneficiari Possono presentare progetti soggetti senza fini di lucro, che hanno tra le proprie finalità il miglioramento dell accesso e della partecipazione dei destinatari finali di ciascun Settore al mercato del lavoro. Associazioni senza scopi di lucro; - società cooperative; - organizzazioni di volontariato; - fondazioni; - organizzazioni non governative; - altri enti di natura giuridica privata senza fini di lucro; - Onlus. - Imprese con finalità di lucro operanti nel territorio regionale. 27

AZIONE 2: Finanziamenti per interventi di formazione generale in favore di soggetti svantaggiati disoccupati. In tale azione sono previsti finanziamenti di interventi di formazione generale finalizzati a favorire lo sviluppo di competenze professionali, in favore di soggetti svantaggiati disoccupati AZIONE 3: Finanziamenti per la creazione d'impresa, lo sviluppo di un nuovo ramo di azienda ed autoimpiego da parte di soggetti svantaggiati sulla base di progetti presentati da organizzazioni non profit. Azioni di stabilizzazione occupazionale di svantaggiati,occupati,disoccupati collegati agli articoli 13 e 14 del D.L.276/03. credito o microcredito per cittadini della comunità L'azione prevede la realizzazione di un intervento-percorso integrato finalizzato alla creazione di una nuova impresa, lo sviluppo di un nuovo ramo di azienda ed autoimpiego attraverso la concessione di servizi reali e incentivi finanziari a soggetti svantaggiati che intendano introdursi nel mercato del lavoro ed azioni rivolte a soggetti svantaggiati occupati e disoccupati per la stabilizzazione. BENEFICIARI: Associazioni, società cooperative, organizzazioni di volontariato, fondazioni, organizzazioni non governative, enti privati senza scopo di lucro, forme di partenariato locale che abbiano tra le proprie finalità la lotta all'emarginazione attraverso l'inclusione sociale. DESTINATARI FINALI: Portatori di handicap fisici e mentali, ex detenuti, cittadini extracomunitari, nomadi, tossicodipendenti ed ex tossicodipendenti, sieropositivi, persone appartenenti a minoranze etniche, alcolisti ed ex alcolisti, persone inquadrabili nei fenomeni di nuova povertà, persone che intendono uscire dal percorso della prostituzione L'Azione 3 si articola in due fasi distinte e consequenziali: 28

Prima fase Nella prima fase potrà essere prevista l'erogazione di servizi per l'orientamento, la formazione, lo sviluppo dell'idea progetto per creare una nuova impresa, per favorire l'autoimpiego o creare un nuovo ramo di impresa all'interno di una impresa esistente, per la verifica della sostenibilità del progetto al termine del finanziamento e delle attività, per servizi di assistenza logistica e informativa in particolare verso soggetti più deboli. Seconda fase Nella seconda fase l'organizzazione non profit procederà all'individuazione dei destinatari, cui concedere una sovvenzione finalizzata all'avvio dell'impresa, allo sviluppo di un nuovo ramo d'azienda e all'autoimpiego; AZIONE 4: Finanziamenti per la realizzazione di misure di sostegno finalizzate a favorire l'accesso e la fruizione di credito o microcredito per attività o servizi a carattere economico. Nell'ambito dell'azione 4 possono essere finanziate attività di sostegno finalizzate a garantire una maggiore efficacia dei progetti di miglioramento del sistema dell'economia sociale: - servizi volti a consentire l'accesso e la permanenza dei destinatari ai percorsi previsti nell'ambito dell'azione 2: servizi di trasporto speciale e/o accompagnamento, interventi per eliminare le barriere architettoniche, sussidi; - misure di sostegno quali: sostegni individuali, ausili informatici ed elettronici, materiale didattico adeguato, adozione di metodologie didattiche e dispositivi organizzativi mirati ai fabbisogni specifici delle persone coinvolte; - servizi finalizzati alla acquisizione di dotazioni strutturali e strumentali e applicazione di modelli organizzativi adeguati per l'accesso da parte di soggetti non completamente autonomi. 29

3. IL RUOLO DEL MICROCREDITO NEI PROGRAMMI DI LOTTA ALLA POVERTÀ Il microcredito è uno strumento di finanza etica utile nella lotta alla povertà ed alla esclusione sociale e consiste nella erogazione di piccoli prestiti prevalentemente a soggetti che tradizionalmente sono esclusi da circuiti finanziari non avendo garanzie da offrire al sistema bancario tradizionale. Il credito erogati dal sistema bancario raggiunge, infatti, una minima parte della popolazione: molte famiglie, soprattutto nel Sud, non hanno accesso al credito, come pure molte piccole imprese di nuova costituzione che non hanno la possibilità di svilupparsi. In Calabria, gli enti locali hanno finora utilizzato una percentuale non trascurabile dei fondi a loro disposizione per effettuare trasferimenti monetari a beneficio di persone singole o di organizzazioni. Si è trattato di sussidi forniti con una logica emergenziale, particolaristica, discrezionale, che perciò quasi mai si sono inquadrati in una procedura normata da regole trasparenti. Gli interventi di sostegno al reddito di solito non sono stati sostenuti da misure di accompagnamento orientate a favorire l attivazione e il coinvolgimento responsabile dei beneficiari. 30

OBIETTIVI GENERALI Dall analisi della realtà regionale ed in sintonia con i recenti nuovi indirizzi delle politiche sociali regionali che, attraverso un attenta attività programmatoria, tendono a superare i limiti che sino ad ora hanno caratterizzato il sistema sociale, è maturata l idea di utilizzare il microcredito come risposta al disagio sociale, psichico, relazionale, sostenendo il credito dei bisognosi della nostra terra, offrendo risposte concrete, prestando soldi a chi può restituirli, evitando di generare altra poverta con elargizioni una tantum. L obiettivo è quello di superare la logica assistenzialistica che ancora caratterizza la nostra realtà, che vede i beneficiari come meri fruitori passivi di un sistema che di fatto non ha dato risultati, anzi ha creato nuove povertà, costruendo, anche un azione culturale, un sistema di credito cioè non di mera beneficenza - nel quale i cittadini-utenti possano partecipare in modo attivo e responsabile allo loro crescita ed al superamento delle condizioni di disagio, sostenuti da una rete di supporto efficace, non, invece, di fare beneficenza fine a sé stessa. Si tratta, dunque, di dare credito alla speranza, fornire un servizio allo sviluppo umano, ai bisogni della socialita, facendo emergere la natura sociale del microcredito, come risposta all esclusione sociale ed all emarginazione di base di cittadini sempre più deboli e soli. Tale forma di aiuto potrà dare risposta ad esigenze di primo livello, evitando che forme iniziali di disagio sociale possano sfociare in stati o situazioni di pre-usura, abbandono, disperazione. Il microcredito, se opportunamente calibrato, rappresenta, infatti, un valido salvagente contro l usura e lo strapotere degli istituti di credito e delle societa 31

finanziarie ed è sempre più considerato come uno strumento atto a rafforzare i processi di sviluppo locale. Infatti, con tale tipologia di strumento, è possibile sostenere la crescita socioeconomica di persone a rischio di povertà; favorire il reinserimento socio-economico di soggetti esclusi od ai margini del mercato del lavoro; creare i presupposti per la rigenerazione di aree economiche depresse, sostenendo la nascita o lo sviluppo di piccole imprese nell agricoltura, nell artigianato, nei servizi alla persona,nel commercio, nell economia sociale (societa cooperative); favorire i percorsi d autoimpiego di soggetti svantaggiati o socialmente emarginati intenzionati ad emergere. L applicazione dello strumento finanziario del microcredito favorisce la generazione di capitale sociale e la creazione di tutte quelle reti, quei legami di fiducia reciproca che possono contribuire a superare situazioni di disagio e determinare nei territori benessere economico e sociale. L obiettivo principale è quello di sviluppare in Calabria, attraverso il microcredito, una economia sociale basata sulla solidarietà, stimolando, da un lato una forza nuova e di partecipazione di tutti, dall altro, una politica sociale attenta ai servizi alle persone con una preferenza per i più deboli e più poveri. I DESTINATARI DEL PROGETTO DI MICROCREDITO L azione di microcredito tende a venire incontro alle esigenze economiche delle fasce deboli della Calabria e sarà rivolta verso due direzioni: 1) Realizzazione di interventi di natura socio-assistenziale a sostegno di singoli e famiglie per superare situazioni di disagio. 32