RICERCHE DI ARCHEOLOGIA CLASSICA E POST CLASSICA IN SICILIA. General editor. Daniele Malfitana

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2 RICERCHE DI ARCHEOLOGIA CLASSICA E POST CLASSICA IN SICILIA General editor Daniele Malfitana

3 RICERCHE DI ARCHEOLOGIA CLASSICA E POST CLASSICA IN SICILIA Questa innovativa serie monografica nasce dalla volontà di promuovere sul territorio siciliano nuovi studi e ricerche che, superando la frammentazione che spesso ha contraddistinto lo spirito della ricerca archeologica in Sicilia, guidino verso un approccio globale e multidisciplinare al fenomeno storico ed archeologico di età classica e post-classica. Essa riflette anche il recente revival che sul tema del documento, del paesaggio e della cultura materiale si è avviato in questi ultimi anni. L aggettivo post-classico non è inteso esclusivamente nel suo significato storiografico restrittivo ma serve, invece, per creare una congiunzione tra culture recenti spesso immeritatamente trascurate. L obiettivo è chiaro: dar vita ad una piattaforma operativa che possa vedere finalmente dialogare, con un linguaggio comune improntato su metodologie di approccio nuove e stimolanti, specialisti di discipline diverse il cui contributo, specie in ricerche di ampio respiro come queste qui presentate, è sicuramente innegabile. L elemento aggregante è quello delle metodologie di approccio all argomento in virtù delle quali oggi si può cercare di analizzare e studiare uno specifico tema da angolazioni e punti di vista differenti, da competenze professionali diverse all interno di un ampio contenitore cronologico che sia in grado di far valutare un territorio o un manufatto non nella specificità di uno o due secoli solamente ma, al contrario, all interno di una sequenza cronologica di sei, sette o più secoli, l unica in grado di far emergere dati coerenti con lo sviluppo storico complessivo cui i medesimi dati appartengono.

4 Daniele Malfitana - Giuseppe Cacciaguerra Archeologia classica in Sicilia e nel Mediterraneo Didattica e ricerca nell esperienza mista CNR e Università Il contributo delle giovani generazioni. Un triennio di ricerche e di tesi universitarie con la collaborazione di Annarita Di Mauro e Maria Luisa Scrofani testi di G. Amara, P. Amato, S. Barone, B. Basile, A. Branca, G. Cacciaguerra, A. Cannata, P. Cannia, C. Capelli, L. Carilli, L. Claessens, L. De Giorgi, A. Di Mauro, G. Fragalà, C. Franco, I. Giordano, V. Guarnera, V. Gullotta, L. Idà, M. Indelicato, R. Lanteri, G. Leucci, D. Malfitana, A.M. Manenti, N. Masini, G. Monterosso, M. Musco, M.E. Musumeci, C. Pantellaro, V. Reina, C. Rizza, C. Santagati, G. Scardozzi, A. Scienza, M.L. Scrofani, E. Shehi, V. Smiriglio Catania 2014

5 Tutti i diritti riservati. è vietata la riproduzione di testi ed illustrazioni senza il permesso scritto dell Editore, dei Curatori, del Responsabile scientifico dei progetti e degli Autori. Ricerche di archeologia classica e post-classica, vol. II Archeologia classica in Sicilia e nel Mediterraneo. Didattica e ricerca nell esperienza mista CNR e Università. Il contributo delle giovani generazioni. Un triennio di ricerche e di tesi universitarie 446 pp., ill. 17 x 24 cm. ISBN(13): I. Malfitana, Daniele <1967> II. Cacciaguerra, Giuseppe <1977> Progettazione grafica ed impaginazione: Maria Luisa Scrofani Coordinamento grafico e rielaborazione immagini dei contributi: Giovanni Fragalà, Maria Luisa Scrofani Copertina: Giovanni Fragalà, Samuele Barone Coordinamento editoriale: Daniele Malfitana, Giuseppe Cacciaguerra Curatela redazionale: Annarita Di Mauro, Maria Luisa Scrofani

6 Indice Introduzione Daniele Malfitana, Archeologia classica oggi: il modello catanese nell interazione CNR e Università. Opportunità di crescita ed innovazione per le giovani generazioni Daniele Malfitana, Giuseppe Cacciaguerra, Il quadro delle ricerche e delle attività in laboratorio e sul campo. Strategie per la crescita delle nuove generazioni Beatrice Basile, Angela Maria Manenti, Giuseppina Monterosso, Le collaborazioni tra l IBAM e il Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi di Siracusa Rosa Lanteri, Le collaborazioni tra l IBAM e l Unità Operativa Beni Archeologici della Soprintendenza BB.CC.AA. di Siracusa Cultura materiale e società: processi di conoscenza, analisi ed intepretazione Ricerche di archeologia della produzione e del consumo: il quartiere artigianale di Siracusa Daniele Malfitana, Giuseppe Cacciaguerra, Il progetto di ricerca sul quartiere artigianale di Santa Lucia Paolo Amato, Alberto Branca, Gli scarti di fornace e gli strumenti per la produzione ceramica Valeria Reina, Cristina Rizza, La ceramica tipo San Giuliano Claudia Pantellaro, Le ceramiche fini da mensa a vernice nera e rossa. Introduzione Valerio Gullotta, Le ceramiche a vernice nera con impasto grigio tipo Campana C Lorenza Carilli, La ceramica fine a vernice nera: le pinecone moldmade bowls Claudia Pantellaro, Le produzioni a vernice nera e rossa: anfore e brocchette Antonino Cannata, La ceramica a pareti sottili e altre produzioni fini Valeria Guarnera, La coroplastica Viviana Smiriglio, Gli unguentari pag

7 Ricerche di archeologia urbana a Siracusa Rosa Lanteri, Daniele Malfitana, Giuseppe Cacciaguerra, Il progetto di ricerca di via Mauceri Cristina Rizza, La ceramica comune tipo San Giuliano Claudia Pantellaro, Le produzioni italiche e le importazioni orientali Antonino Cannata, La ceramica a pareti sottili Viviana Smiriglio, Le lucerne Paola Cannia, La sigillata italica: nuovi bolli da Siracusa e dalla Sicilia Insediamenti, territorio, paesaggi: strumenti, metodologie e tecniche Daniele Malfitana, Giuseppe Cacciaguerra, Ricerche multidisciplinari nel territorio di Priolo Gargallo. Un progetto di ricerca per lo sviluppo sostenibile Daniele Malfitana, Giovanni Leucci, Giuseppe Cacciaguerra, Lara De Giorgi, Giovanni Fragalà, La Guglia d Agosta: indagini archeo-geofisiche per una nuova conoscenza e percezione culturale del monumento Rosa Lanteri, Italo Giordano, Indagini archeologiche preventive: nuovi dati sulla viabilità antica nel territorio megarese Daniele Malfitana, Rosa Lanteri, Giuseppe Cacciaguerra, Archeologia a Ponte Diddino (Priolo Gargallo, SR). Un progetto multidisciplinare su un sito rurale ellenistico, romano e bizantino. Note per un campo scuola di archeologia classica e post-classica per gli studenti Daniele Malfitana, Giuseppe Cacciaguerra, Archeologia della pesca nella Sicilia sud-orientale: tra metodologie di ricerca e nuove linee interpretative Livio Idà, Marco Musco, Archeologia della pesca nella Sicilia sud-orientale: ricerche e nuovi dati Archeologia sperimentale Attilio Scienza, Quando il DNA incontra la storia: nuovi riscontri sui rapporti genetici di alcuni vitigni dell Italia meridionale e della Sicilia Mario Indelicato, Una vigna romana archeo-sperimentale alle pendici dell Etna pag

8 Le ricerche in Turchia Daniele Malfitana, Maria Luisa Scrofani, La ceramica di Sagalassos decorata a matrice. Tipologia, cronologia, iconografia. Gli oinophoroi Liesbeth Claessens, From iconography to cultural identity, based on the mould-made wares from late Roman Sagalassos Le ricerche in Albania Daniele Malfitana, Eduard Shehi, Giovanni Leucci, Giuseppe Cacciaguerra, Nicola Masini, Giuseppe Scardozzi, Giovanni Fragalà, Cettina Santagati, Maria Elena Musumeci, A Late Roman villa in Dürres (Albania). Digital restitution from an integrated archaeological, remote sensing and geophysical research Saggi Daniele Malfitana, Carmela Franco, Giuseppe Cacciaguerra, Giovanni Fragalà, Archeologia della Sicilia romana, tardoantica e medievale: focus e prospettive di ricerca su documenti, cultura materiale e paesaggi Daniele Malfitana, Giuseppe Cacciaguerra, Carmela Franco, Annarita Di Mauro, Giovanni Fragalà, Merci e scambi tra il Nord e il Sud dell Italia: dati ed osservazioni da alcuni contesti della Sicilia romana, tardoantica e bizantina. Il contributo del «Roman Sicily Project: Ceramics and Trade» Daniele Malfitana, La Campana C in Sicilia: un problema archeologico-archeometrico aperto Carmela Franco, Claudio Capelli, Sicilian flat-bottomed amphorae (1 st -5 th century AD). New data on typo-chronology and distribution and from an integrated petrographic and archaeological study Giulio Amara, Archeologia e statalismo in Rostovtzeff. L Egitto tolemaico del III sec. a.c. Maria Luisa Scrofani, Abbreviazioni bibliografiche Organigramma, autori coinvolti nell edizione del volume e collaboratori pag

9 Merci e scambi tra il Nord e il Sud dell Italia: dati ed osservazioni da alcuni contesti della Sicilia romana, tardoantica e bizantina. Il contributo del «Roman Sicily Project: Ceramics and Trade» Daniele Malfitana, Giuseppe Cacciaguerra, Carmela Franco, Annarita Di Mauro, Giovanni Fragalà Il Roman Sicily Project: Ceramics and Trade Già da qualche anno, all interno di una proficua cooperazione internazionale attivata con altre unità operative 1 che lavorano su tematiche affini che riguardano la ricostruzione degli aspetti politici, economici e sociali di vaste aree del Mediterraneo in età romana, è stato attivato presso la sede di Catania dell Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali del Consiglio Nazionale delle Ricerche un progetto di ricerca multidisciplinare dedicato alla Sicilia romana 2. Roman Sicily Project: ceramics and trade è il titolo del progetto 3. Esso impegna un numero cospicuo di giovani ricercatori 4, dottorandi di ricerca, tesisti di laurea magistrale in Archeologia impegnati in attività di ricerca sia presso l Istituto catanese del CNR che presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell Università di Catania dove, dall a.a è stato attivato, presso il corso di laurea magistrale in Archeologia, l insegnamento di Metodologie, cultura materiale e produzioni artigianali nel mondo classico. Così, grazie al doppio binario di attività, sia di ricerca che didattica, stiamo provvedendo a formare e sviluppare giovani competenze sulle quali è nostra intenzione investire con forza nell immediato futuro così da mettere insieme già per i prossimi anni gruppi operativi di specialisti con i quali poter affrontare studi e ricerche mirate su specifiche problematiche, complessi o contesti archeologici dell isola. Focus principale del progetto - come ho avuto modo di presentare già in altre occasioni ed in altre sedi editoriali 5 - è quello di procedere alla raccolta di tutto il * Contributo presentato per gli Atti del Convegno L Anfora di Empoli. Produzione e diffusione in età romana, Empoli, ottobre 2010 (Atti non pubblicati). 1 Sono da segnalare, soprattutto le interazioni con diversi progetti internazionali: in particolare, The ICRATES Project, coordinato da J. Poblome (Leuven); The Roman Ports Network, coordinato da S. Keay (Southampton, UK e Roma, Britisch School of Rome); The Oxford Roman Economy Project, coordinato da A. Bowman e A. Wilson (Oxford). 2 Presentazioni analitiche del progetto sono state già fatte in: Malfitana et alii 2008; Malfitana et alii 2010a; Malfitana - Franco Vedi vd. supra, nota 2. 4 Sono impegnati nel progetto Giuseppe Cacciaguerra, Carmela Franco, Alberto Branca, Annarita Di Mauro, Anna Lisa Palazzo, Rosario Pignatello, Placido Sangiorgio (Università di Catania), Nicoletta Alberti, Arianna Di Miceli, Maria Spagnolo (Università di Palermo). Nel progetto sono altresì coinvolti storici, archeometri, informatici, etc., l ing. Gaetano Di Stefano e Samuele Barone, collaboratori dell'i- BAM-CNR, curano il sito web del progetto occupandosi anche dell elaborazione di carte e mappe GIS oltreché della gestione del database che sarà consultabile nella sezione intranet del sito, previa autorizzazione rilasciata dal responsabile scientifico della ricerca. 5 Vd. supra, nota 2.

10 304 Daniele Malfitana et alii materiale edito, sia ceramiche fini da mensa che anfore commerciali, tralasciando, ma solo in via momentanea, i dati inediti ricavabili da informazioni messe a disposizione dalle Soprintendenze archeologiche siciliane o da istituti universitari e di ricerca impegnati in indagini archeologiche nell isola e con i quali il team di ricercatori da me guidato collabora ormai da tempo. Prima di muovere passi verso analisi più approfondite e, soprattutto, entrare all interno di problematiche storiche, politiche ed economiche soprattutto, è apparso necessario muovere verso una prima sistematizzazione dei dati esistenti mettendo in tal modo ordine tra una miriade di informazioni accumulatesi in maniera non troppo coerente in oltre ottanta anni di attività, cercando di immettere le diverse tipologie di dati quantitativi all interno di un elaborato sistema informatizzato di gestione dei dati 6 che si sta man mano cercando di costruire valutando, in parallelo, tutte le difformità possibili riscontrate nell edizione dei materiali editi ed ora censiti. Questa appare, senza dubbio, una delle prime difficoltà da affrontare e superare. Le informazioni ricavate dalle edizioni offrono infatti, nella gran parte dei casi, una marcata difformità nell edizione del singolo reperto; ciò dipende perlopiù da edizioni avvenute assai prima dell elaborazione di tipologie di riferimento (ad es., molte pubblicazioni sono precedenti il volume di J.W. Hayes, Late Roman Pottery del 1972 o ancora gli Atlanti delle forme ceramiche dell Enciclopedia dell arte antica, classica ed orientale del 1981 e del 1985 o, ancora, a lavori classificatori più recenti specie per quanto riguarda le diverse tipologie di anfore). Per ovviare a questo e per far sì che possa essere individuato immediatamente un linguaggio comune si sta lavorando, non senza qualche difficoltà, per tradurre i disomogenei sistemi di classificazione ed edizione sinora utilizzati in una terminologia univoca ed accettata da tutta la comunità scientifica, alla luce anche degli aggiornamenti offerti dalla ricerca in questi ultimi anni. Il punto di vista principale su cui è costruita la struttura complessiva del progetto è quello di osservare, in primo luogo, i contesti areali, dunque le diverse aree di commercializzazione e, ove note, di produzione dell isola e, solo in un secondo momento, guardare le singole classi ceramiche attestate. In altre parole, evidenziare prima di ogni cosa il contesto commerciale, sia su un micro che su un macro livello, e secondariamente valutare il peso giocato da ciascuna classe ceramica e dunque da ciascuna regione di produzione esterna all isola considerando presenze ed assenze all interno di un contesto molto più generale ed omogeneo che è quello che comprende tutto il bacino del Mediterraneo. La Sicilia appare, già dal tardo ellenismo 7 assai vivace, soprattutto dal punto di vista economico; le fonti letterarie - una fra tutte le Verrine ciceroniane 8 - ricostruiscono un quadro ed un assetto politico ed economico decisamente positivo. Un passo ciceroniano del secondo libro delle Verrine - «... Siciliam, fructuosissima atque opportunissima provincia...» 9 - ricorda, all indomani dell assegnazione dell isola 6 Vd. G. Di Stefano, in Malfitana et alii 2010a, pp Malfitana Per le Verrine come fonte documentaria di straordinaria importanza per la Sicilia repubblicana, vd.: Prag 2007; Lazzaretti Viene qui riproposta, in traduzione italiana, il testo ciceroniano da cui abbiamo estratto la citazione riportata nel testo: Cicerone, In Verrem, II. 3, 226 («E dunque, giudice, ora che avete preso conoscenza nel suo

11 Merci e scambi tra il Nord e il Sud dell Italia 305 al console Marcello avvenuta nel 210 a.c., appena 27 anni dopo la costituzione della provincia, l avvio di una felice stagione di tranquillità che favorì il ritorno nelle proprie case e nelle loro proprietà degli abitanti della Sicilia che erano andati esuli rimettendo in moto la macchina produttiva del grano da destinare a Roma, centro del potere. I due superlativi utilizzati dal retore dipingono, in maniera assai chiara ed eloquente, lo status di una Sicilia che rispetto alle altre province romane sembra essere in grado di offrire frutti maggiori ed opportunità diverse, di carattere economico sicuramente, che almeno per questi anni non sembrano conoscere particolari rivali altrove 10. Nonostante le eclatanti assenze di ricerche, studi ed edizioni di materiali, e soprattutto, direi di deliberata mancata attenzione verso la fisionomia ellenistico - romana della Sicilia - non sono mancati negli anni passati tentativi di organizzare un primo quadro della cultura e dell economia della Sicilia romana. Quadro, in alcuni casi, analizzato forse guardando più rigidamente alle informazioni storiche che a quelle offerte dalla documentazione archeologica. Il saggio di M. Mazza 11 rimane ancora oggi la sintesi più completa sull economia della Sicilia romana e la possibilità di poter oggi essere in grado di abbinare, sicuramente meglio che in passato, l evidenza archeologica alle ricostruzioni operate dallo storico può servire a rendere ancora più comprensibile i numerosi dati che il team impegnato nella ricerca sta raccogliendo e su cui fermeremo, sia pur limitatamente ad alcuni casi specifici, l attenzione in questa sede. L occasione offerta dal convegno Old Pottery in a new century. Innovating perspectives on Roman pottery studies, organizzato in Sicilia nell aprile , con l obiettivo di richiamare l attenzione degli specialisti ma soprattutto di chi opera quotidianamente sulla realtà archeologica siciliana - il riferimento è ovviamente alle Soprintendenze archeologiche dell isola - sulle enormi potenzialità che lo studio delle produzioni artigianali è in grado di offrire per la ricostruzione di un quadro storico ed economico aggiornato, ha fatto, per così dire, da apripista a nuove ricerche permettendo di individuare prospettive di indagine e percorsi di ricerca rimasti celati da troppo tempo. E, d altra parte, non sono mancati in questi ultimi anni gli accorati appelli perché si implementasse e direi proprio si investisse in questo settore di ricerca 13 : da ultimo, C. Portale nel suo saggio d insieme sulla provincia Sicilia 14 giustamente osservava: «gravosi limiti valgono per lo studio della cultura materiale, malgrado il recente interesse volto al tema delle manifatture ceramiche, sulla scia dei progressi complesso della questione relativa al frumento, potete molto facilmente capire che la Sicilia, la più produttiva, la più utile delle nostre province, è perduta per il popolo romano se voi non la riconquistate con la condanna di costui. Che cosa è ancora la Sicilia infatti, una volta distrutta l agricoltura e annientata la categoria dei coltivatori fino a farne scomparire anche il nome?»: trad. it. N. Marinone). 10 Sulla situazione politica della Sicilia ricavabile dal testo ciceroniano esiste una bibliografia ampissima. Da ultimo, meritano di essere segnalati Lazzaretti 2006 e Perkins Più recentemente, aspetti storici, politici, sociali e giuridici della Sicilia ciceroniana sono stati trattati in Prag Mazza Malfitana - Poblome - Lund Vd. le considerazioni e le aperture per nuovi filoni di ricerca espressi da chi scrive in Malfitana 2006a. 14 Portale 2005, p. 110.

12 306 Daniele Malfitana et alii altrove registrati in questo campo. Anche qui i ritardi nell edizione scientifica dei principali complessi, come il Ceramico di Siracusa condizionano la validità dei risultati, assolutamente preliminari, raggiungibili in questa fase» 15. Così, da un lato, l incontro di Catania e le esigenze perché si investisse in questo settore di ricerca e, dall altro, le indagini condotte all interno dell Unità di Ricerca che coordino nell ambito del progetto ROCT - Roman Craft and Trade attivo presso la Katholieke Universiteit Leuven 16, ci convinsero a mettere su una squadra di specialisti da impegnare nel progetto qui discusso. Anche la recente esperienza della rivista Facta. A Journal of Roman material culture studies 17 appositamente avviata per proporre un luogo di incontro e di confronto per la discussione di nuovi approcci metodologici ed innovative ricerche nello studio della cultura materiale del mondo romano, ha giocato e sta giocando sicuramente un ruolo determinante. Stiamo oggi lavorando per mettere a disposizione della comunità scientifica, in tempi rapidi, una ricca serie di dati derivati dall evidenza ceramica (anfore e ceramiche fini da mensa, innanzitutto) attestati nell isola cercando di cogliere, nel medesimo tempo, specificità e ruolo complessivo della Sicilia che può, senza alcun dubbio, essere considerata un unico grande porto che si apre a ventaglio, da Nord a Sud da Est ad Ovest verso tutti i territori dell Impero di Roma. Appare senza dubbio questa la specificità più originale che rende l isola, per questo stesso motivo, un punto di osservazione privilegiato all interno di un sistema generale di emporia internazionali che costellavano le coste del bacino del Mediterraneo. D altra parte è lo stesso Cicerone che, come abbiamo sopra ricordato, ci mette più volte nelle condizioni di valutare in questi termini il ruolo dell isola. Nel capitolo delle Verrine dove il retore si sofferma sulle ruberie fatte da Verre a Siracusa illustrandone il suo portorium, Cicerone così descrive l isola ai suoi uditori: «Cogitate nunc, cum illa Sicilia sit, hoc est insula quae undique exitus maritimos habeat, quid ex ceteris locis exportatum putetis, quid Agrigento, quid Lilybaeo, quid Panhormo, quid Thermos, quid Halaesa, quid Catina, quid ex ceteris oppidis, quid vero Messana» 18. Questo, dunque, il contesto generale nel quale stiamo operando. Quando ricevetti l invito dalla collega Lorella Alderighi a presentare dati su possibili presenze di anfore empolitane nei contesti siciliani, pensai subito alle difficoltà cui ci si imbatte quando ci si trova a lavorare su materiali editi ormai da lungo tempo e per i quali spesso si hanno difficoltà oggettive di identificazione in quanto non esposti nei musei o, peggio ancora, depositati in magazzini spesso di non facile accesso. Ritenni, tuttavia, importante essere presente a questo incontro per offrire - anche se non direttamente esempi concreti e testimonianze su presenze di importazioni empolitane in Sicilia - gli orientamenti ed i percorsi su cui siamo attualmente impegnati. È infatti assai probabile che attraverso il lungo lavoro di 15 Sul tema, da ultimo, un quadro aggiornato è in Malfitana Unità di ricerca Regionalism and Internationality in Roman Sicily: a general overview of fine and common wares, amphorae and of the material culture assemblage ( ). 17 La rivista è stata diretta da chi scrive, Jeroen Poblome e John Lund. Il primo numero è stato edito nel 2007; l'ultimo numero è, alla data attuale, il 5, «Pensate, ora, è la Sicilia, cioè un isola, che ha sbocchi sul mare dappertutto, che cosa dovete supporre sia stato esportato dagli altri luoghi, da Agrigento, da Marsala, da Palermo, da Terme, da Alesa, da Catania e da tutte le altre città». Trad. it. a cura di N. Marinone.

13 Merci e scambi tra il Nord e il Sud dell Italia 307 spoglio e revisione che stiamo puntigliosamente conducendo possano emergere, in futuro, elementi che possano essere ricondotti direttamente all ambito empolese finora non documentato in Sicilia. Al di là delle informazioni analitiche su alcune specifiche realtà e contesti siciliani e sui quali si soffermeranno più avanti gli altri co-autori di questo contributo, ciò che mi preme, in questa sede, portare all attenzione della comunità scientifica sono alcune linee di indagine del progetto sul quale stiamo attualmente puntando con forza perchè considerati assi portanti di una ricerca multidisciplinare dall elevato impatto. Alcuni focus C. Franco che in questa sede ricostruisce una prima fisionomia di alcune realtà urbane della Sicilia romana viste attraverso le presenze di merci provenienti dall area italica, sta attualmente concentrando sforzi ed energie per delineare un quadro dettagliato sulle produzioni siciliane di anfore in età romana e tardoromana, proponendo, in particolare, una più verisimile articolazione tipo-cronologica dell ampia famiglia dei contenitori da vino a fondo piano di origine siciliana nell ambito di una ricerca dottorale in corso presso l Università di Oxford 19 ed in sinergia con il progetto di ricerca CNR-CNRS attivato nel 2008 per iniziativa di chi scrive e del collega M. Bonifay 20. Le indagini archeologiche ed archeometriche hanno già abbondantemente accertato la loro produzione siciliana. La ricerca - ancora in progress - è destinata ad avere risultati importanti se solo si pensa a quanti esemplari si stanno attualmente individuando in aree diverse del Mediterraneo. Contributo significativo grazie al quale si sta analiticamente rivedendo la documentazione esistente; è lungo questo percorso di indagine che potrà essere possibile, ad es., acquisire dati relativi a presenze dall area empolese, sinora - ripeto - non documentati. G. Cacciaguerra, sempre nell ambito di una ricerca dottorale attiva presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell Università di Catania 21 ha invece affrontato il tema della rilettura del paesaggio di una vasta area della Sicilia orientale, con una combinazione di lettura dei dati in cui documenti, paesaggi e cultura materiale giocano ciascuno un proprio specifico ruolo. Il modello di lettura assai noto sperimentato da S. Alcock 22 per la ricostruzione delle vicende sociali ed economiche della Grecia romana sembra agevolmente applicabile nello studio della Sicilia romana, tardo romana e bizantina. La recente edizione di un volume dedicato ad un caso-studio particolare, cioè alla realtà di Priolo 23, nel territorio siracusano, in età romana, tardo romana e medievale, ha ben dimostrato come anche su realtà apparentemente minori sia possibile applicare modelli di lettura ed estrarre risultati di rilevante importanza dal punto di vista della storia economica e sociale. 19 Ph.D. in Classical Archaeology, Institute of Archaeology, Oxford. Titolo della tesi Sicilian Amphorae (AD I-VI): an economic analysis of production and distribution, supervisor Andrew Wilson, Professor of the Archaeology of the Roman Empire. 20 Malfitana - Bonifay - Capelli Progetto di ricerca Archeologia del territorio tra Siracusa e Catania in età romana e medievale. 22 Alcock Malfitana - Cacciaguerra 2011a.

14 308 Daniele Malfitana et alii Fig.1. Carta della Sicilia con attestazioni di anfore italiche (a cura di G. Fragalà). Rimanendo ancora nell ambito della storia economica e sociale, appariva necessario investigare il ruolo delle compagini artigianali nella gestione delle attività commerciali viste nella loro interezza e complessità. Lungo questo percorso, A. Di Mauro sta cercando di ridisegnare la mappa dei collegia e ordini professionali attestati nella Sicilia romana. Un operazione questa sinora mai affrontata in una ricerca d insieme e che potrà sicuramente contribuire a ricostruire, dal punto di vista storico, il rapporto tra proprietari, produttori, élites locali, investitori 24, in una delle più attive province dell Impero. Lungo il medesimo percorso - ma ancora tutto da sviluppare - è invece il tema della politica doganale attuata nell isola. Un indagine capillare sul tema del portorium potrà sicuramente molto contribuire alla ricostruzione della fisionomia commerciale di un isola dotata - almeno nelle realtà urbane più importanti 25 - di strutture portuali di primissimo livello. Questa rapida introduzione può dunque servire per comprendere la complessa articolazione del Roman Sicily Project dove archeologia, storia, epigrafia, economia, diritto, etc. costituiscono filoni di indagine intrinsecamente connessi tra loro la cui presenza è divenuta indispensabile in una ricerca che vuol dirsi veramente multidisciplinare. D. Malfitana 24 Al tema dell'investimento finanziario per lo sviluppo dell'economia della società romana è dedicato un primo gruppo di contributi presentati al convegno del 5-6 giugno 2009 ROCT (Roman Crafts and Trade) network finanziato dal Fund for Scientific Research-Flanders (WO N), alla Katholieke Universiteit Leuven, confluiti in Facta 5, Un quadro introduttivo è tracciato da Poblome - Malfitana - Lund Malfitana - Franco 2012.

15 Merci e scambi tra il Nord e il Sud dell Italia 309 Le anfore italiche in Sicilia in età tardorepubblicana, proto e medioimperiale Nella prima parte di questo contributo verrà proposto un tentativo di lettura diacronica relativo alle presenze di contenitori da trasporto di provenienza italica basato su operazioni di raffronto ed associazione del complesso dei dati come ricavato dalla documentazione sinora edita. Si è deciso di diversificare la presentazione dei dati in base a periodi cronologici e a tipologie insediative/deposizionali, con l obiettivo di differenziare il percorso di specifici tipi anforici in determinati contesti di rinvenimento e di delineare, più realisticamente, i molteplici quadri archeologici sub-areali della provincia Sicilia. Nella seconda parte verrà, invece, presentato un sintetico quadro relativo all attestazione di produzioni anforiche siciliane a probabile contenuto vinario. Lo scopo ultimo è quello di definire alcuni particolari aspetti del problema delle anfore siciliane nell isola - aspetti produttivi, di consumo e di distribuzione - e di proporre in tal modo nuove prospettive di ricerca alla luce di una ricerca dottorale in corso da parte di chi scrive (vd. supra). Le testimonianze edite, per quanto inevitabilmente disomogenee per la diversa entità delle valutazioni tipo-cronologiche e quantitative dei materiali, forniscono un quadro abbastanza chiaro relativamente alla definizione dei flussi commerciali che interessarono la provincia Sicilia tra la fine del II-inizi I sec. a.c. e l inizio del III secolo d.c. (Fig. 1). Attestazioni da aree urbane e subacquee Il conteggio delle presenze italiche dai centri urbani indica buone attestazioni a Tindari e Termini Imerese poste lungo la costa settentrionale della Sicilia. Presso la Colonia Augusta Tyndaritanorum 26 /Tindari un intensa stagione di ricerche condotte dalla Soprintendenza di Messina ha consentito di dare indicazioni sulla presenza di anfore, e dunque di derrate alimentari, nella varie fasi di vita della città 27. Per la fase tardo-repubblicana e protoimperiale sono attestati i prodotti italici con i tipi Dressel 1A e 1C, attribuiti per le caratteristiche dell impasto alla costa tirrenica dell Italia 28 (Campania, Lazio?), e con il tipo adriatico Dressel 6. Nelle stratigrafie del I sec. d.c. emergono numericamente i contenitori Dressel 2-4 che monopolizzano il quadro delle presenze anforiche cittadine durante la prima fase imperiale. L analisi macroscopica degli impasti ha portato gli scavatori a distinguere esemplari fabbricati in area vesuviana e presso la costa meridionale tirrenica 29. Nella colonia augustea di Thermae Himerenses 30 /Termini Imerese mirati interventi di scavo effettuati da archeologi dell Università di Palermo hanno consentito di delineare un preciso flusso commerciale che legava la colonia siciliana ai centri produttori dell Italia meridionale. Nel I secolo d.c. la città sembrerebbe rinfornirsi di vino in particolar modo dalla Campania, come suggeriscono le analisi archeo- 26 Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, XXIII, 18; Plinio, Nat. Hist., III Tyndaris I. 28 Tyndaris I, p. 284, AR/1, tav Tyndaris I, p Plinio, Nat. Hist., III, 8.

16 310 Daniele Malfitana et alii metriche condotte sugli impasti dei contenitori Dressel 2-4 rinvenuti nelle stratigrafie cittadine 31. Minori attestazioni si hanno dal centro urbano di Monte Iato, nell hinterland di Palermo, dove gli scavi della missione diretta da H.P. Isler hanno messo in luce importanti testimonianze architettoniche sia pubbliche che private di età romana. Da Iaitai, civitas stipendiaria 32, sono note poche testimonianze anforiche italiche della prima età imperiale, limitate ai tipi Dressel 1A e Dressel Di contro le stratigrafie di età repubblicana e della prima età imperiale hanno restituito abbondantissime attestazioni di sigillata italica. Rilevante il vero e proprio vuoto documentario relativo ai contesti urbani di Palermo e Marsala, principali scali ubicati in punti nevralgici sulla rotta verso l Italia centro-settentrionale e, dalla tarda età repubblicana, sede di un numero di cittadini romani attirati dalle potenzialità economiche dei loro porti. Da Panhormus/Palermo le maggiori informazioni si deducono dalle collezioni anforiche conservate presso il Museo Archeologico regionale Antonio Salinas parzialmente edita in anni recenti 34. La forma anforica più rappresentata è relativa alla Dressel 1 presenti in un buon numero di esemplari e ascrivibili morfologicamente a più gruppi. Si distingue un solo esemplare considerato come una forma evoluta di anfora greco-italica simile alle Dressel 1A. La maggior parte dei reperti rientra nel gruppo delle Dressel 1A, mentre pochi esemplari sono ascrivibili ad un sottogruppo di transizione tra Dressel 1A e Dressel 1B. La complessiva esiguità dei rinvenimenti contrasta col generale quadro di sviluppo del centro urbano delineato da ampi programmi di indagini condotte dalla Soprintendenza di Palermo 35 in più zone del centro storico, e potrebbe essere imputato all uso protratto nei secoli delle aree abitabili della città, in cui le tracce di fase romana sono state quasi del tutto cancellate per la persistenza della città medievale sul sito antico. Nella cuspide occidentale della Sicilia, la splendidissima civitas 36 di Lilybaeum/ Marsala, sede di uno dei questori 37, ha sinora restituto pochi frammenti di anfore italiche di prima età imperiale. Un esemplare edito relativo al tipo Dressel 2-4 risale ad un rinvenimento effettuato negli anni 60 del secolo scorso presso le fortificazioni cittadine d età punica 38. Nodali informazioni verranno certamente dai resoconti dei recenti scavi condotti dalla Soprintendenza di Trapani nell impianto urbano romano di Capo Boeo di cui si attende a breve la pubblicazione 39. Ancora più insolita, e certamente da imputare alla parzialità dei dati editi 31 Termini Imerese. 32 Plinio, Nat. Hist., III, Isler Sarà 2003, pp Scavi programmatici e d urgenza condotti dal 1999 e i cui risultati sono stati parzialmente editi in diversi resoconti preliminari, in particolare per l età romana e medievale, Spatafora 2003; Spatafora Cicerone, In Verrem, II, 5, Cicerone, In Verrem, II, 8, 22. L altro questore aveva sede nella città di Siracusa, all estremità orientale dell isola. 38 Bisi 1967, p Lembi di abitazioni private, sul tipo di abitazione pompeiana con atrio tetrastilo e peristilio, sono state ampiamente indagate sul Capo Boeo, nel settore N-O dell antica città, Di Stefano 1980.

17 Merci e scambi tra il Nord e il Sud dell Italia 311 piuttosto che a precise condizioni di mercato, è la situazione della colonia 40 di Syracusae/Siracusa per la quale mancano ancora dati sui rinvenimenti di anfore vinarie italiche da contesti stratigrafici urbani proto e medioimpeiali, che consentirebbero di ottenere una documentazione tipologica più completa e cronologie più affidabili per i complessi archeologici. Le attestazioni più significative, relative alle anfore Lamboglia 2 e Dressel 2-4 di origine campana, sono state individuate nelle principali aree d approdo al largo di Siracusa e presso l area costiera che ad essa faceva riferimento (area del Plemmirio, Capo Ognina, area del Porto piccolo e del Porto Grande). Un recente studio ha offerto un nuovo inquadramento dei relitti dell area di Capo Ognina 41 che testimoniano l arrivo dei contenitori italici destinati al consumo cittadino e alle aree dell hinterland 42. Anche le conoscenze sulle presenze anforiche dell importante colonia 43 romana di Catina/Catania sono legate soprattutto ai dati desumibili dai rinvenimenti dai fondali del polo portuale 44, che appare costituito da una serie di approdi ripartiti lungo la costa ionica (golfo di Ognina, rade di Acicastello e di Acitrezza, baia di Capomulini) 45. La ricognizione analitica dei materiali rinvenuti tra il porto di Catania e la baia di Capomulini ha registrato la presenza di molte anfore appartenenti ad epoche differenti e riferibili a scarichi occasionali, a relitti e a strutture in origine localizzabili sulla terraferma. Relativamente ai materiali di origine italica si segnala il rinvenimento dei tipi Dressel 1 e Lamboglia 2 collegati, secondo l editore, ad un probabile relitto databile tra la fine del II e la metà del I sec. d.c. 46 Dati più consistenti si ricavano dall indagine dei materiali del relitto Ognina A, già menzionato nel catalogo Parker , che restituisce un carico di almeno 16 anfore riferibili alla forma Lamboglia 2, caratterizzate da notevoli variazioni dei profili degli orli e dei colli e dell articolazione dei corpi, forse da attribuire ad una diversificata origine di produzione (Fig. 2). La ricognizione dell area portuale di Capo Mulini ha evidenziato l utilizzo particolare di una parte della baia tra la fine del I sec. a.c. e il I sec. d.c. supposta sulla base della concentrazione di anfore Dressel 1; Lamboglia 2 e Dressel Materiali italici sono stati identificati, infine, nei magazzini della Soprintendenza 49. Le ricerche di E. Tortorici hanno dimostrato che l attestazione delle presenze 40 Plinio, Nat. Hist., III, 89; Itinerarium Antonini, 90,2; XLIV Tab. 41 Per la fase che ci riguarda in particolare il relitto Ognina sud 7 datato dal I agli inizi del II secolo d.c., La Fauci 2002, p La Fauci Plinio, Nat. Hist., III, 89. La città fu sede di élites urbane che si adeguarono in maniera precoce al sistema culturale romano attravero un processo di monumentalizzazione urbana (costruzione del complesso teatro/odeum; dell anfiteatro; del circo suburbano; dell acquedotto e dei numerosi edifici termali a destinazione pubblica e privata) inquadrabile nell ottica di autorappresentazione sociale nei confronti del potere centrale dell Urbe. 44 Lo studio è consistito nella raccolta completa e nella schedatura del complesso di materiali ceramici e non di provenienza sottomarina rinvenuti nel corso di ricognizioni, sopralluoghi non sistematici ed indagini archeologiche, poi conservati nei magazzini della locale Soprintendenza. 45 Tortorici Tortorici 2002, p. 280, fig. 3,1 e 3,2 (dal golfo di Ognina). 47 Parker 1992, p. 292, nn Tortorici 2002, p Forme Dressel 1, Dressel 2-4, Dressel 6 A e Dressel

18 312 Daniele Malfitana et alii Fig. 2. Carico di anfore Lamboglia 2 dal relitto Ognina A (Catania) (da Tortorici 2002, p. 284, fig. 8). anforiche diventa funzionale alla ricostruzione degli aspetti topografici del territorio costiero catanese e, più in generale, integra il volume delle conoscenze in rapporto ai traffici commerciali lungo la rotta orientale della Sicilia rimane ancora piuttosto isolato nel panorama della letteratura archeologica siciliana. Nella maggior parte dei casi l edizione dei contenitori da contesti subacquei non consente, al di là dell evidenza degli aspetti tipo-cronologici, valutazioni utili alla conoscenza della storia economica e delle direttrici di afflusso di manufatti e di derrate alimentari nell isola. Spesso le anfore da rinvenimenti sottomarini conservate in musei archeologici o antiquaria sono frutto di azioni di recupero clandestino e di sequestri effettuati dalla Guardia di Finanza. Tali modalità di rinvenimento non consentono di definire il quadro areale delle attestazioni, che assumono contorni geografici molto ampi rispetto alle zone di rinvenimento e non delineano possibili rotte commerciali. In particolare mancano per città portuali strategiche come Palermo, Marsala e, in parte, Siracusa dati certi sulle modalità e sui luoghi di rinvenimento, che spesso non consentono di avanzare verisimili considerazioni sulla destinazione ultima dei manufatti e delle merci contenute. Attestazioni da aree rurali Le indagini avviate negli ultimi anni in vari contesti subareali della Sicilia stanno restituendo delle importanti novità relativamente alle forme di occupazione di età tardo-repubblicana/medio imperiale (insediamenti a destinazione abitativa, aree funerarie e vie di comunicazione) e alle modalità di sfruttamento agricolo del territorio 50. L analisi del complesso dei dati editi attesta la presenza di anfore italiche (soprattutto nelle forme Dressel 1 e Dressel 2-4) e di sigillata italica, della Valle del Po e dell area di Pozzuoli in modo piuttosto uniforme nelle campagne siciliane, avvalorando un diverso panorama rispetto a quello proposto in precedenza 51 che 50 Ad esempio le prospezioni condotte presso il retroterra della romana Thermae Himeraeae (Himera III. 1; Himera III. 2); nella media e alta valle del fiume Imera settentrionale (Burgio 2002); nella valle del fiume Torto (studi di R.M. Cucco); nella media valle del fiume Imera (Lauro 2009); nella bassa valle del torrente di Tusa/Halaesa (Burgio 2008). 51 Ad es. per quanto riguarda le presenze di sigillata italica Mandruzzato 1988.

19 Merci e scambi tra il Nord e il Sud dell Italia 313 decretava una facies di isolamento della Sicilia in età tardo-repubblicana 52. Attestazioni di anfore italiche provengono da alcuni insediamenti a vocazione agricola scientificamente indagati e dai quali è possibile cogliere indicazioni sui rifornimenti vinari siciliani dal I sec. a.c. al II sec. d.c. Lungo il retroterra della costa nord-orientale della Sicilia nel territorio di Caronia Marina (contrada Pantano) indagini sistematiche compiute dalla Soprintendenza hanno portato alla luce un centro abitato dalla destinazione portuale e commerciale da cui provengono anfore Lamboglia 2; Dressel 2-4 di produzione campana; Dressel 6 e Dressel Il centro è stato da vari studiosi identificato con Kalè Akté, fondata nel 447 a.c. dal condottiero siculo Ducezio, e approdo costiero sede di una statio lungo la Via Valeria riportato dall Itinerarium Antonini probabilmente da inserire nell elenco delle civitates stipendiariae citate da Plinio 54. Dall area agrigentina scavi condotti da R. Wilson presso l hinterland di Heraclea Minoa, in Contrada Castagna, hanno attestato la presenza di un ampia e ricca abitazione privata, in uso tra il I e la fine del II secolo d.c., dalla quale provengono contenitori vinari Dressel 1B e Dressel Nella Sicilia centrale presso la statio Philosophiana, distante pochi km dalla villa del Casale di Piazza Armerina, scavi sistematici della Soprintendenza di Enna hanno consentito di rivalutare l abitato nella sua fase di prima età imperiale, a partire dalla quale vengono importati numerosi esemplari di anfore italiche, in particolare Dressel , che testimoniano l esistenza di correnti commerciali provenienti dai centri tirrenici della Penisola 57. Dallo stesso territorio ennese, nel centro di Montagna di Marzo, nei pressi del moderno comune di Piazza Armerina, scavi hanno confermato l esistenza di un insediamento con fasi di età ellenistica e romano-repubblicana 58 a cui si lega l esistenza di un area a destinazione funeraria indagata nel 1962 dalla quale provengono anfore vinarie italiche di tipo non specificati in associazione a corredi datati nel corso del I sec. d.c. (terra sigillata aretina e lucerne) 59. Il dato, seppur labile, dimostra la capillarità delle presenze anforiche italiche nell area centrale della Sicilia. Nella Sicilia sudorientale presenze italiche sono attestate nel retroterra agricolo controllato dalla civitas stipendiaria 60 Mutyca/Modica, caratterizzato dalla presenza di numerosi insediamenti rurali di piccole dimensioni di recente censiti dalla locale Soprintendenza. Dal sito più importante, rintracciato in contrada Treppiedi, è nota 52 Una sintesi dei nuovi indirizzi storiografici e delle ultime ricerche archeologiche relativamente alla Sicilia di fase repubblicana è in Campagna Esemplare l approccio critico di Portale 2006 riferito all età ellenistico-romana e di Pinzone - Caccamo Caltabiano - Campagna Bonanno - Sudano Uggeri 2004, p. 134; Wilson 1990, p. 36, fig Wilson Attestazioni da area a destinazione abitativa: rinvenimento di «abbondantissimo materiale archeologico, in prevalenza frammenti di anfore Dressel 2-4 e ceramiche fini da mensa di prima età imperiale», La Torre , p La Torre Guzzardi Anfore rinvenute all interno di tombe ad ustrino (tombe nn. 7-8), in associazione a corredo datato al I sec. d.c. (terra sigillata aretina e lucerna), Adamesteanu 1969, pp , fig Plinio, Nat. Hist., III, 91.

20 314 Daniele Malfitana et alii la presenza di anfore di tipo Dressel Prime considerazioni I rinvenimenti anforici provenienti dalla penisola italica a noi noti sembrano ricalcare a grandi linee le dinamiche economiche attive nel bacino occidentale del Mediterraneo in età tardo repubblicana e primo-imperiale 62. Le coste siciliane, infatti, vengono coinvolte pienamente negli ampi flussi commerciali che dall Etruria, dal Lazio, dalla Campania e dall area adriatica veicolavano anfore vinarie accompagnate da ceramica a vernice nera (e poi terra sigillata) e ceramica da fuoco verso territori ormai pienamente romani 63. Le classi dirigenti siciliane erano state coinvolte nei processi di ampliamento dei mercati romani già a seguito della definitiva sconfitta di Cartagine (146 a.c.), dopo la quale l isola entra a tutti gli effetti in un processo di koinè di attestazioni ceramiche e di afflusso di derrate alimentari documentato dall arrivo delle produzioni a vernice nera (Campana A e B) e dei prodotti agricoli da aree romanizzate (anfore greco-italiche e Dressel 1). Le élites siciliane sfruttarono la presenza dei negotiatores italices giunti in areee preferenziali dell isola, ad esempio a Marsala e Palermo a ragione della loro ubicazione topografica funzionale ai contatti commerciali con le coste nordafricane. Le potenzialità agricole della Sicilia vennero riconosciute in particolare dopo la fine della guerra tra Ottaviano e Pompeo (31 a.c.), quando ha inizio la prima vera fase della trasformazione del paesaggio siciliano con la nascita del fenomeno della concentrazione fondiaria che favorirà, in seguito, lo sviluppo delle villae 64. Tale fenomeno appare fortemente differenziato nelle modalità e nei tempi di attuazione a seconda delle caratteristiche geomorfologiche e della naturale vocazione agricola dei comprensori territoriali siciliani. Con la fase augustea nuclei fidati di italices e veterani di guerra furono trasferiti presso i centri vitali del trasporto marittimo dell isola (Termini Imerese, Taormina, Catania, Siracusa, etc.), divenuti importanti per il rifornimento alimentare dell Urbe 65 e trasformati in coloniae secondo la consueta manovra augustea. In tali contingenze storico-economiche si devono collocare i rinvenimenti di 61 Rizzone - Sammito Per un quadro articolato relativo alla cultura materiale della tarda-repubblica ricostruibile sulla base della diffusione di indicatori materiali ceramici e anforici (grecoitaliche, Dressel 1, Lamboglia 2), e sul significato economico della loro circolazione in alcune zone del Mediterraneo occidentale si veda da ultimo, Panella Non viene dato conto in questo contributo della presenza in Sicilia dei contenitori di fase ellenistica adibiti al trasporto del vino fabbricati in varie aree geografiche della penisola italiana (e nella stessa Sicilia) e facenti parte dell eterogenea famiglia anforica delle MGS I-VI/anfore MagnoGreche-Siciliane. Il vasto gruppo, studiato da Ch. Van der Mersch, è caratterizzato da una molteplicità di centri produttivi e venne fabbricato dal V sec. a.c. sino alla caduta di Siracusa del 211 a.c., van der Mersch Da ultimo si veda Olcese In generale Wilson 1990, chapter 6. Un quadro riassuntivo relativo agli insediamenti rurali in Sicilia nel passaggio dalla Repubblica alla fase imperiale è in Bejor 2007, con riferimenti bibliografici aggiornati. 65 Portale 2006, p. 27.

21 Merci e scambi tra il Nord e il Sud dell Italia 315 contenitori italici nei contesti siciliani di cui è stato discusso in precedenza. Tra l età tardorepubblicana e la fase augustea l importazione di vino italico è testimoniata dal rinvenimento dei tipi tirrenici Dressel 1 (nei sottotipi A, B e C), fabbricati dalla metà/terzo quarto del II secolo a.c. e spesso prodotti nelle stesse officine che avevano in precedenza fabbricato anfore greco-italiche. Presenti le anfore vinarie adriatiche Lamboglia 2, anch esse ispirate da un punto di vista tipologico al gruppo delle greco-italiche, e prodotte tra la seconda metà del II secolo agli ultimi decenni del I secolo a.c. quando la produzione sembra interrompersi. Alle Dressel 2-4 di provenienza tirrenica 66 è attribuibile la maggior parte degli esemplari noti, provenienti da contesti di fase augustea e da stratigrafie databili sino alla fine del II secolo d.c. 67 Più trascurabile la presenza della forma Dressel 6A (da considerare come uno sviluppo tipologico della Lamboglia 2) proveniente dall area medio e nord adriatica e prodotta dalla metà del I sec. a.c. al 60 d.c. Gli esempi sinora editi non attestano la presenza in Sicilia delle anfore vinarie di Spello 68 e del tipo Forlimpopoli 69, diffuse nel corso della media età imperiale in vari centri della penisola italica e anche in Corsica 70. Sulla base dei dati editi i prodotti anforici italici si concentrano soprattutto in ambito urbano costiero 71, dove sono state rinvenute le maggiori quantità di esemplari rispetto ai centri subcostieri, ai siti del territorio controllato dalle maggiori città e agli insediamenti rurali dell interno 72. Un minor numero di anfore proviene da accumuli di materiali da aree subacque e, meno frequentemente, da probabili relitti 73 (Fig. 1). La differenziata distribuzione dei prodotti italici nell isola restituisce un panorama archeologico che presenta specificità e differenze subregionali. L attestazione dei tipi italici nelle strategiche città costiere conferma la centralità dei complessi urbani nella redistribuzione dei prodotti alimentari - ma anche del vasellame da mensa e della ceramica da fuoco di produzione italica 74 - verso altri centri siciliani. 66 Dai dati editi non risultano Dressel 2-4 di origine adriatica. In alcuni casi analisi archeometriche e la presenza di riferimenti più precisi hanno reso possibile definire un origine campana dei contenitori a Termini Imerese, Tindari, Caronia Marina e Siracusa. 67 Anfore prodotte dal 70/60 a.c. al II sec. d.c., Panella 2001, pp Ostia II, 521; Ostia III, prodotta a Spello e in altri centri della Valle del Tevere dall età tiberiano claudia alla fine del II sec. d.c., Panella 2001, p Ostia IV, 442 prodotte in vari centri dell Emilia tra la seconda metà del I alla metà del III sec. d.c., Panella 2001, p Menchelli et alii Da Oriente in senso antiorario anfore italiche sono attestate a Messina; Milazzo; Tindari; Caronia Marina; Cefalù; Termini Imerese; Palermo; Isola delle Femmine; Terrasini; S. Vito Lo Capo; Marsala, Mazara del Vallo e Agrigento. 72 Da Occidente ad Oriente sono attestati nell hinterland di Tusa; dal retroterra di Termini Imerese; dalla villa romana di Terme Vigliatore-S. Biagio; a Monte Iato; Segesta; Contessa Entellina/Entella; hinterland di Sciacca; Cattolica Eraclea; Montagna di Marzo; Resuttano; Philosophiana; Caltagirone; e nel territorio dell ager Leontinus. 73 Relitti di Capo Taormina nell area di Messina; relitti nell area portuale di Acicastello, Acitrezza, Capomulini e Catania; relitto nel tratto tra Agnone e Brucoli; relitti nell area portuale di Siracusa e a Porto Palo; relitto presso Castellazzo della Marza, cioè presso l ultimo scalo lungo la rotta S del canale di Sicilia; relitti e accumuli di materiali dal Canale di Sicilia. 74 In particolare la ceramica da fuoco ad engobbio rosso o a vernice rossa interna rintracciata in alcuni centri siciliani, ad es. Termini Imerese, Tindari, Messina in contesti di età protoimperiale. Da ultimo Tyndaris I, pp

22 316 Daniele Malfitana et alii È plausibile che il commercio dei contenitori italici avvenisse in modo articolato, raggiungendo solo alcuni scali o porti principali dell isola ad esempio presso la cuspide nord-occidentale Palermo e Marsala; lungo la costa nord-orientale Termini Imerese, Tindari e Messina; presso la fascia ionica Catania e Siracusa; lungo la costa sudoccidentale Agrigento. Da questi porti poi, sfruttando rotte di cabotaggio in approdi minori - come bene evidenziato nell area portuale di Catania - o una pluralità di vie complemetari di terra - Via Pompeia e Via Valeria 75 - e d acqua, venivano poi redistribuiti nelle maggiori località dell interno (Monte Iato; Segesta; Entella), in ampi insediamenti rurali/fattorie (contrada Castagna), in ricche case/villae private suburbane (Terme Vigliatore) o nelle villae marittime e centri costieri minori (Caronia Marina). Tra I e l inizio del III secolo d.c. l inconsistenza di contenitori italici (ma anche ispanici, orientali e nordafricani) in alcune zone agricole della Sicilia come nell hinterland di Segesta 76 e nella parte centrale dell isola 77, ricadente nelle moderne province di Enna e Caltanissetta, è probabilmente indizio di una certa autosufficienza agricola testimoniata indirettamente dal rinvenimento di torcularia e di impianti per la lavorazione della vite e del grano 78. In età tardo-repubblicana e protoimperiale i contenitori italici risultano i più attestati da un punto di vista numerico rispetto alle importazioni galliche 79, iberiche 80, africane 81 ed egeo-microasiatiche 82. Un netto cambiamento delle direttrici dei flussi commerciali nell isola si registra a partire dalla metà del II secolo d.c. con l arrivo nei mercati siciliani delle merci nordafricane (derrate alimentari; vasellame da mensa, da dispensa e da fuoco) ed egeo-orientali siropalestinesi. 75 Messana/Messina in particolare dovette rivestire una particolare importanza per le rotte commerciali che attraversavano il Traiectus, e per la distribuzione delle merci sfruttando la sua confluenza suburbana verso le due grandi litoranee romane - Via Valeria e Via Pompeia - che collegavano l area dello Stretto con le villae marittime e con le altre coloniae poste lungo la costa settentrionale e quella orientale della Sicilia. 76 Cambi 2003, p. 152; Cambi 2005, p Scavi (Cilia 1987) e surveys sistematici ancora indediti attestano un momento di espansione nelle dinamiche insediative della Sicilia centrale dall età romana repubblicana, anche attraverso la costruzione di villae, (area di Pietraperzia, Barrafranca etc.). Segnali di ristrutturazione degli insediamenti sono evidenti nella fase augustea, seguiti da una generale continuità di vita sino alla media età imperiale. 78 Segesta ed hinterland: Porta di Valle, resti di un impianto per la spremitura delle olive, in funzione probabilmente tra il I e il III sec. d.c., del quale rimane la base per il torchio e la vasca di decantazione dell olio. Oltre che grano come dimostra il rinvenimento di svariati frammenti di macina in pietra lavica ritrovati in molti siti dell entroterra segestano, Camerata Scovazzo , p. 1452; Bernardini - Cambi - Molinari 2000, pp Quasi esclusivamente anfore vinarie tipo Gauloise 4 prodotte dal I all avanzato III sec. d.c., Panella 2001, p Più variegate le derrate alimentari veicolate dai contenitori iberici, in particolare sono attestate in Sicilia i tipi Dressel 7-11 (derivati della lavorazione del pesce); Dressel 2-4 betica o tarraconese? prodotte tra la fine del I sec. a.c. e nel corso del I sec. d.c. (vino); Dressel 20 betiche prodotte dalla tarda età augustea alla seconda metà del III sec. d.c. (olio); Haltern 70 (defrutum/olive?/vino?) prodotte tra la metà del I sec. a.c. alla metà del I sec. d.c.; Dressel 14 prodotte tra l età tiberiano claudia e il II sec. d.c. (salsa di pesce); Beltran I/Dressel 11 (salsa di pesce); Beltran IIB (salsa di pesce e vino) fabbricate tra l età tiberiano claudia e il II sec. d.c. 81 Dressel 30 (olio) prodotte tra la fine del II e il III sec. d.c., Panella 2001, p Soprattutto Dressel 2-4 di produzione egea.

23 Merci e scambi tra il Nord e il Sud dell Italia 317 L età severiana vede in Sicilia 83 un costante aumento delle eccedenze agricole africane e la contemporanea diminuizione dei prodotti alimentari italici, iberici e gallici. A partire dallo stesso periodo e sino al V secolo si assiste ad un fenomeno di regionalizzazione di alcuni generi alimentari di largo consumo, vino in primo luogo, il cui smercio fuori dalla Sicilia è attestato archeologicamente per la presenza di contenitori anforici di produzione siciliana con le forme Benghazi Mid Roman 1a e Keay 52 (vd. ultra), in una fase in cui gli altri vini italici sembrano servire mercati geograficamente limitati ai territori di produzione. Tra il V e il VI secolo d.c. le anfore nord-africane appaiono con una forza di penetrazione capillare nei siti costieri e nei centri più interni dalla Sicilia, superando nettamente i contenitori levantini e le importazioni spagnole ed italiche (Fig. 1). Attestazioni di anfore italiche in Sicilia in età tardoantica È ben noto che nella fase tardoantica si assiste ad una recuperata importanza economica e strategica della Sicilia 84. Cartina di tornasole di questa rinnovata appetibilità commerciale, dopo una fase medio-imperiale ritenuta in passato, con eccesso pessimistico, un momento di stagnazione sociale e di depressione culturale 85, è l incremento delle proprietà senatorie ed imperiali nella provincia Sicilia, che richiama aristocratici delle più prestigiose famiglie romane, amministratori imperiali ed ecclesiastici 86. Ciò che sembra emergere dall analisi dei dati sinora editi è la diminuzione progressiva dall età medio imperiale delle importazioni di contenitori italici coerentemente con l esaurirsi dell attività produttiva delle fabbriche italiche dei commerci su vasta scala, sostituiti ormai dagli scambi a medio e corto raggio e da fenomeni di autoconsumo. Assenti sinora le anfore di Empoli, oggetto specifico di questo incontro. Le produzioni italiche in Sicilia in questa fase sono, infatti, limitate alle presenze di contenitori vinari Keay 52 prodotti nel Bruttium dal IV e sino alla fine del VI/inizio VII sec. d.c. 87. Solo in alcuni casi gli esemplari anforici sono stati sottoposti ad analisi minero-petrografiche che hanno consentito di discriminare le produzioni calabre da quelle note nell area messinese 88. Nella maggior parte dei casi le Keay 52 edite si riferiscono a produzioni non discriminate da un punto di vista archeometrico e 83 Vd. Malfitana et alii 2013a. 84 Ampia la bibliografia per la ricostruzione di questa fase storica in Sicilia, fondamentali Cracco Ruggini 1980; Cracco Ruggini ; Vera 1983; Vera 1986; Mazza 1986; Wilson Cracco Ruggini 1980, p. 3. Già M. Mazza dubitava dell idea di un decadimento dell Isola nella fase romana imperiale, e proponeva la ricostruzione di un processo di ristrutturazione dei centri urbani. Lo studioso riteneva significativa, a tale proposito, la fioritura tra II e III secolo di importanti centri urbani lungo la costa nordoccidentale (ad es. Thermae) caratterizzati da stretti rapporti con l Africa settentrionale, Mazza 1986, p Cracco Ruggini 1980, p. 65, nota Pacetti 1998; Saguì 1998a; Capelli Manifatture di Pellaro e Lazzaro, Andronico 1991; Gasperetti - Di Giovanni In particolare presso l insediamento tardoantico di sito di Carabollace lungo la costa sud-occidentale della Sicilia in contrada Bagnoli presso Capo D Orlando, (vd. ultra).

24 318 Daniele Malfitana et alii riferibili, dunque, indistintamente alla Sicilia nord-orientale o alla Calabria 89 (vd. esempi nella tabella a cura di A. Di Mauro). Attestazioni da area subacquea sono state individuate in più parti della Sicilia. Un gruppo di circa 10 anfore Keay 52 di origine calabra o siciliana sono note Fig. 3. Anfora calabrese Keay presso il relitto subacqueo di Punta 16 a nord-est 52 attestata nell insediamento di Capo Schisò 90. Altri esemplari sono attestati in un tardo di Carabollace (Sciacca), probabile relitto individuato presso Punta Castelluccio nel tratto tra Agnone e Brucoli 91, e nella località (da Caminneci - Franco - Galioto 2010). Secca Grande nell area del comune di Ribera 92. Più numerose le attestazioni da area abitativa subcostiera e rurale, ad esempio presso la villa maritima privata di Bagnoli-S. Gregorio a 4 km a nord-ovest dell attuale centro urbano di Capo d Orlando 93 ; nel territorio di Melilli (Santa Caterina) presso cui ricognizioni sistematiche hanno consentito di discriminare due esemplari attribuibili a produzione calabra 94, e nel territorio di Modica 95. Alcuni esemplari di Keay 52 sono noti dalle stratigrafie tarde di alcune ville di età romana sparse nella fascia di territorio immediatamente a Sud della colonia romana di Siracusa 96. Tale area geografica si caratterizza in età romana e tardoimperiale per la presenza di ville costiere collegate ad una serie di piccoli approdi naturali, in comunicazione con il prolungamento per marittima loca dell antica Via Helorina che raccordava questa zona con Siracusa 97. Infine, importazioni bruzie di Keay 52 sono presenti in alcuni insediamenti abitativi subcostieri messi in luce di recente presso la costa sud-occidentale della Sicilia nell insediamento di contrada Carabollace 98 (Fig. 3) e contrada Verdura 99 nel comune di Sciacca. Dal punto di vista morfologico i frammenti editi in Sicilia presentano similitudini con esemplari noti databili nella seconda metà del V secolo 100 e nel corso del VI sec. d.c Fallico ; Basile 1994, pp , Ollà Carico di anfore associato ad esemplari africani tardi, a Late Roman 2 orientali e ad anfore siciliane Ostia I, fig. 455; Basile 1987, pp Rinvenimento sporadico di due semplari di Keay 52, La Fauci 2004, p Giacimento unitario costituito da spatheia, anfore Keay 52 e vasellame e lucerne in sigillata africana, Macaluso - Purpura Ollà 2004, pp Cacciaguerra 2008, pp , fig. 12, n. 19; p. 436, fig. 12, n Rizzone 1997, p. 118, n Villa romana di Avola in località Borgellusa, Basile 1997, p Itininerarium Antoninini, È attestata la presenza di un solo esemplare vicino ad esemplari rinvenuti nel contesto di abbandono di VI secolo della Basilica Hilariana (Pacetti 1998, p. 200, fig. 9, n. 2) le cui analisi archeometriche ne hanno attestato l origine calabra, Caminneci - Franco - Galioto 2010, p. 276; Franco c.s. 99 È documentata la presenza di almeno due esemplari le cui caratteristiche macroscopiche rimandano ad esemplari di fabbrica calabrese (impasto di colore beige, grossolano, caratterizzato da una forte presenza di mica, cfr. Arthur 1989, p. 135); Parello - D Amico - D Angelo 2010, p. 285, fig. 6, Contesto del Palatino, tempio di Cibele (Pacetti 1998, p. 194). 101 Contesto del Celio, Basilica Hilariana (Pacetti 1998, p. 200).

25 Merci e scambi tra il Nord e il Sud dell Italia 319 Prime considerazioni Il panorama delle importazioni anforiche in età tardoantica/protobizantina in Sicilia appare oggi piuttosto articolato, ma abbastanza chiaro nelle linee generali (vd. oltre, contributo di G. Cacciaguerra). Il quadro che emerge rivela il collegamento commerciale privilegiato dell isola soprattutto con il Nordafrica, testimoniato dai carichi di derrate alimentari (vino, olio, salsamenta) e dal vasellame che ne accompagnava il viaggio nelle navi (sigillata africana). Presenti in cospicuo numero anche i contenitori orientali 102 e, in misura minore, quelli di origine iberica 103. Le importazioni italiche in Sicilia sono rappresentate esclusivamente dai contenitori anforici tipo Keay 52 prodotte in Calabria meridionale. La diffusione delle importazioni brutie - uniche presenze anforiche dell Italia peninsulare - attesta la rinnovata vitalità economica del Bruttium ed è certamente da collegare alle comuni vicende storiche della Calabria e della Sicilia in età tardoantica 104 e protobizantina 105. Le presenze anforiche calabre sono attestate quasi esclusivamente nel versante orientale costiero dell isola sia in contesti urbani (Messina, Catania), che suburbani/rurali (hinterland di Siracusa e Modica). Esemplari sono noti lungo la fascia costiera meridionale (cuspide sud-orientale tra Agnone e Brucoli e nel territorio di Sciacca) e settentrionale (Capo d Orlando; Caronia Marina) dell Isola. Assenti sino ad ora contenitori calabri/italici nella parte occidentale dalla Sicilia sia in contesti suburbani che urbani (mancano ad esempio in centri strategici come Palermo, Trapani e Marsala) e nella Sicilia centrale (attuali provincie di Enna e Caltanissetta). Debitamente valutati i dati sinora editi sembrano indicare, nel loro complesso, una reale differenza nelle dinamiche distributive in Sicilia nelle varie aree sub-areali dell Isola con la porzione orientale manifestamente più aperta alle importazione calabre vs la realtà dei territori dell interno (Enna in particolare) e della cuspide nord-occidentale che appaiono contraddistinti da un economia di autoconsumo più chiusa e marginale rispetto ad altre aree della Sicilia. Il confronto con quanto si conosce dai contesti editi consente di stabilire l assenza di derrate italiche nel territorio centrale siciliano, in cui si privilegia il consumo di vino regionale importato verosimilmente dalla costa orientale della Sicilia (baia di Naxos o hinterland di Catania); ad Occidente, invece, emergono numericamente le importazioni dall area nord-africana. Non priva di interesse è la cospicua presenza di importazioni calabre in insediamenti rurali e villae in piena concomitanza con le modificazioni sociali operanti 102 Late Roman Amphora 1; 2; 3; Almagro Mi riferisco in particolare al ruolo che tali regioni entrate a far parte del Vicariato dell Italia Suburbicaria ebbero negli approvvigionamenti di Roma a seguito dell imposizione annonaria del titulus canonicus vinarius; Panella 1993, pp Dall ultimo decennio del VI secolo alla fine del VII secolo la Sicilia diventa luogo privilegiato di rifugio della nobiltà romana e degli esponenti ecclesiastici pressati dalle incursioni longobarde, rappresentando l avamposto per eccellenza della civiltà bizantino-costantinopolitana (Zanini 1998, p. 54), inglobando a sé i territori bizantini di Apulia et Calabria (Cracco Ruggini 1980).

26 320 Daniele Malfitana et alii dall inizio del IV secolo in Sicilia, allorché aumenta esponenzialmente il ruolo delle realtà rurali dal punto di vista dei contatti commerciali e del peso economico. Per concludere, i dati editi relativi alle importazioni italiche in età tardoantica in Sicilia mostrano una distribuzione territoriale piuttosto diversificata, in cui si riconoscono aree di mercato privilegiate e strutture economiche più ricettive rispetto al vino calabro: di fatto ci si trova di fronte ad una sorta di koinè di carattere produttivo - e geografico (vd. ultra) - di contenitori e derrate alimentari (vino) gravitante nella fascia costiera della Calabria e della cuspide sud-orientale della Sicilia 106. La diffusione mediterranea delle anfore Keay 52 attesta la vitalità commerciale e produttiva delle due coste dello Stretto di Messina, come è noto, vero e proprio percorso privilegiato, funzionale al convoglio di merci e manufatti verso Roma e verso le altre province del Mediterraneo 107. La sua estensione geografica, come riferisce Strabone 108, aveva limiti fisici molto più ampi di quelli attuali 109. La tradizione geografica antica fornisce delle precise indicazioni circa l estensione dello Stretto che comprendeva le isole Eolie, la fascia costiera siciliana loro antistante; la fascia costiera orientale della Calabria sino al Porto di Eracle 110 e quella occidentale fino a Capo Vaticano, e in Sicilia tutta la costa orientale fino a Siracusa 111. Non appare dunque per nulla casuale la maggiore presenza dei tipi calabri Keay 52 proprio in questi territori della Sicilia accomunati in antico da medesimi processi storici ed economici che danno il senso pieno di una certa koinè geografica e produttiva già percepita dai geografi dell antichità. In assensa di mirate campagne archeometriche e studi tipologici rimane tuttavia ancora debitamente da vagliare il peso della presenza delle Keay 52 prodotte nelle fabbriche siciliane - e dunque del vino siciliano - che potrebbe forse ulteriormente alleggerire l entità delle presenze calabresi. Produzioni locali di anfore vinarie (?) nella Sicilia romana: aspetti del problema e prospettive di ricerca future L interesse riservato alle anfore siciliane d età romana è un fenomeno piuttosto recente nella letteratura archeologica, per il quale non è stato ancora avviato un lavoro di sintesi che faccia il punto sullo stato attuale delle conoscenze, che meriterebbero certamente una più densa valutazione d insieme 112. Uno studio sugli aspetti tipo-cronologici e sulle implicazioni economiche della produzione delle anfore siciliane è in corso di preparazione da parte di chi scrive nell ambito del dottorato di ricerca in Archeologia Classica presso l Università di Oxford. La ricerca, dal titolo Sicilian Amphorae (AD I-VI): an economic analysis of 106 Per il vino dello Stretto, De Salvo 2003, pp De Salvo 2002, pp Strabone, Geografia, VI, 1, Per la descrizione del geografo cappadoce delle due coste dello Stretto, si vedano gli studi di F. Prontera (Prontera 1987; Prontera 2005). 110 L attuale Capo Spartivento nel territorio provinciale di Reggio Calabria: τὁ Ηράκλειον ἃκρα, Strabone, Geografia, VI, 1, Strabone, Geografia, VI, 2, 2 (p. 62 Jones). 112 A tale proposito si vedano le considerazioni espresse da chi scrive in Malfitana - Franco 2011, in particolare p. 83.

27 Merci e scambi tra il Nord e il Sud dell Italia 321 production and distribution è volta, in particolare, all identificazione dei numerevoli complessi produttivi regionali attraverso un approccio di caratterizzazione archeometrico-mineralogica, oggi aspetto determinante per la localizzazione dei siti di produzione e la definizione della circolazione dei manufatti ceramici 113. Il quadro delle produzioni anforiche siciliane, che pure in questi ultimi decenni anni si è andato articolando e precisando 114, rimane ancora piuttosto sommario considerando gli aspetti sopra menzionati che chiarirebbero alcuni problemi parzialmente irrisolti, come il riconoscimento dei siti di produzione e l individuazione dei bacini di approvvigionamento delle materie prime e delle officine di produzione. Occorre infatti specificare che non è possibile operare una distinzione degli atelier di provenienza, accertati o presunti, solo sulla base delle caratteristiche morfologiche (e dunque solo sulla base dei disegni pubblicati) che appaiono particolarmente simili per caratteri formali e dimensioni. D altra parte vi sono ancora rilevanti questioni attinenti alle produzioni anforiche locali che non sono state compiutamente dibattute nella documentazione edita disponibile e dalle quali non è possibile prescindere nell evenienza di valutazioni di carattere produttivo e commerciale. Ad esempio: Quali furono e dove erano dislocati i maggiori centri produttivi della Sicilia? Qual è la relazione esistente tra la localizzazione delle officine anforarie e le proprietà agricole o i centri manifatturieri in cui si producevano i prodotti alimentari conservati nei contenitori? Qual è la natura delle derrate veicolate nelle anfore? Quanto e in che modo la distribuzione dei materiali anforici è stata condizionata dalle modalità di trasporto? Vanno altresi menzionate le domande legate specificamente agli aspetti tipologici e quantitativi dei contenitori ad esempio: Quali e quanti tipi anforici sono stati prodotti nell isola? Quali sono i maggiori contesti stratigrafici di rinvenimento? Quante anfore sono state rinvenute sull isola? Come le anfore siciliane si rapportano ad altri esemplari ceramici? Quali sono le misure/capacità dei contenitori? Qual è il modello di distribuzione tra la Sicilia occidentale e la Sicilia orientale? L argomento della fabbricazione locale delle anfore non può prescindere dalla questione della produzione delle derrate alimentari/merci che nelle anfore erano conservate e che per mezzo di esse venivano veicolate nei mercati regionali ed extraregionali. L evidenza archeologica ci aiuta solo in parte nella localizzazione delle diverse produzioni siciliane, di qui la necessità di tenere in debito acconto le informazioni tramandateci dalle fonti relativamente a varie categorie di merci deperibili, delle quali rimangono in alcuni casi tracce materiali indirette, ma che sappiamo esportate in contesto mediterraneo, ad es. zolfo, allume; miele etc. 113 Tra i progetti di carattere archeometrico connessi alle produzioni siciliane vanno segnalati il progetto CNR-CNRS menzionato da D. Malfitana nella prima parte dell intervento (vd. supra) relativo alle ceramiche tardoantiche (Malfitana - Bonifay - Capelli 2007); e il progetto FIRB coordinato da G. Olcese destinato alla creazione di un ampia banca dati a carattere archeologico-archeometrico contenente i dati chimici e mineralogici delle principali produzioni ceramiche dell Italia centro-meridionale, tra cui alcune di origine siciliana, Olcese 2006, p Oltre alle ricerche citate nel testo, si segnalano per l età classica ed ellenistica gli studi condotti sui manufatti ceramici di Messina, per i quali mirate indagini archeometriche hanno caratterizzato le produzioni locali, rendendo plausibile la possibilità di un discernimento tra le ceramiche prodotte nell area dello stretto e quelle fabbricate in altre zone dell arco Calabro-Peloritano (Locride, Sibaritide), vedi Barone et alii 2001.

28 322 Daniele Malfitana et alii Il bene di consumo più intensamente esportato era certamente il vino prodotto in fertili territori subcollinari proiettati verso il mar Tirreno e verso il mar Jonio, le cui diverse varietà sono menzionate da Plinio. La colonia di Taormina faceva capo ad un fondo agricolo votato alla produzione del pregiato vino Tauromenitanum 115. Apprezzamento internazionale doveva godere anche il vino prodotto nell area di Haluntium, presso la fascia costiera settentrionale della Sicilia 116. Meno si conosce di un altro vino prodotto nel bacino agricolo compreso tra i fiumi Ippari e Dirillo, nell entroterra tra Camarina e Gela 117 la cui produzione è indiziata da attestazioni epigrafiche 118. La localizzazione di almeno quattro diversi centri di produzione anforica tardoantica archeologicamente attestati lungo la costa settentrionale della Sicilia - nell area territoriale di Termini Imerese 119 (Figg. 4a e 4b)), a Bagnoli 120 (Fig. 5), Caronia Marina 121 (Fig. 6) e Furnari 122 (Fig. 7) - e due presso la costa orientale - Naxos 123 (Fig. 8), S. Venera al Pozzo 124 (Fig. 9) - pone, inoltre, domande sui rapporti tra i complessi artigianali che dall età proto e medio imperiale (Naxos) fabbricarono modelli a fondo piatto adottati sistematicamente nel Mediterraneo dal I secolo ad epoca tarda. D altra parte la produzione anforica presso la costa settentrionale e orientale della Sicilia in età tarda pone domande sui rapporti tra le varie officine artigianali che produssero contemporaneamente anfore a fondo piano morfologicamente simili, inducendo a riflettere sulle dinamiche di produzione locale/esportazione e sulle modalità di trasporto delle merci che lo studio in corso si prefigge di risolvere almeno in parte. C. Franco 115 Plinio, Nat. Hist., XVI, 25 «Eugeniam Tauromenitani colles cum generositatis cognomine misere Albano tantum agro, quoniam translata statim mutatur». Nat. Hist., XIV, 66 «Est in eadem Sicilia et Tauromenitanis honos lagonis pro Mamertino plerumque subditis» e CIL IV, 2618 e Si veda Wilson 1990, p Plinio, Nat. Hist., XIV, 80 «Vinum omne dulce minus odoratum; quo tenuius, eo odoratius. colores vinis quattuor: albus, fulvus, sanguineus, niger. psithium et melampsithium passi genera sunt suo sapore, non vini, Scybelites vero mulsi, in Galatia nascens, et Haluntium in Sicilia». 117 Uggeri 2004, p Vino Mesopotamium, CIL IV, 2602; CIL VIII, 22640, 8; Wilson 1990, p Termini Imerese, pp e pp Produzione locale di anfore di piccole dimensioni intercettate nei livelli urbani di IV e V secolo di Termini Imerese, note alla letteratura archeologica con la denominazione di Termini Imerese 151/354 ed interpretate come contenitori per il vino. 120 La fornace, in funzione tra la fine del V e la prima metà del VI secolo, produceva una varietà di anfore a fondo piano e piccole dimensioni Ollà 2004; Spigo - Ollà - Capelli 2006, p. 455, nota 35. In particolare, fig. 4, nn. 1, 4 (Tipo 1 ad orlo ingrossato a sezione triangolare); nn. 6, 7 (Tipo 2 con orlo leggermente svasato ad estremità arrotondata). 121 Bonanno - Sudano 2006; Bonanno Rinvenimento di frammenti ipercotti di anfore simili ai contenitori di Caronia e rinvenuti in uno scarico di fornace, databile sulla base dei materiali tra il III e il IV secolo d.c. Bonanno - Sudano 2006, p. 442; Bonanno 2007, p In particolare per il tipo tardo Benghazi MR1, Ollà 2001; Wilson 1990, p. 264, fig. 224; Freed - Wilson 1999, p. 268; Wilson 2000, pp , fig Il complesso produttivo, del quale sono state date solo notizie preliminari, fu in funzione tra l inizio del IV e la metà del V secolo d.c. e produsse materiale per l edilizia (cd. tegole pettinate), anfore tipo Benghazi MR1 (considerate tuttavia dai primi editori come Keay 52) e contenitori a fondo piatto legati morfologicamente ai prototipi orientali tardoantichi di piccole dimensioni, Branciforti 2006, in particolare pp Per il tipo, Amari 2006, p. 143, n. 5.

29 Merci e scambi tra il Nord e il Sud dell Italia 323 a Fig. 4. Anfore siciliane tipo Termini Imerese 151/354, (da Belvedere et alii 1993). b Fig. 6. Anfora siciliana tipo Caronia (Messina), (da Bonanno 2007, p. 356). Fig. 5. Varietà di anfore siciliane a fondo piano e piccole dimensioni prodotte a Bagnoli (Messina) (da Spigo - Ollà - Capelli 2006, p. 455). Fig. 7. Anfora siciliana tipo Furnari (Messina) (da Bonanno 2007, p. 356). Fig. 8. Anfora siciliana Keay 52 prodotta nelle fornaci di Naxos (da Ollà 2001, p. 52, fig. 18). Fig. 9. Fornace del complesso produttivo di S. Venera al Pozzo (Acireale) e anfore siciliane tipo Benghazi Mid Roman Amphora 1, (da Amari 2006, p. 143, n. 5).

30 324 Daniele Malfitana et alii Tabelle 1 e 2 anfore di produzione italica attestate in Sicilia Per riassumere i dati relativi alle anfore da trasporto di produzione italica attestate in Sicilia si è ritenuto opportuno realizzare due tabelle di riferimento. La prima tabella considera i tipi di anfore di provenienza italica, classificati dal più antico al più recente, l area di produzione delle anfore, la cronologia delle fabbriche di produzione e i contesti di attestazione. In particolare l area di produzione viene indicata solo quando è esplicitata dagli editori dei contesti ed è confermata dalla descrizione delle caratteristiche dell impasto o dalla presentazione dei risultati di analisi archeometriche. In mancanza di queste informazioni si è preferito menzionare i limiti geografici più ampi noti per ogni tipo anforico. Inoltre per questioni di spazio non vengono citate tutte le località di rinvenimento delle anfore che sono state individuate nel corso di surveys, ma si specificano solo i contesti in cui le ricerche hanno palesato un maggiore numero di presenze di un determinato tipo. Essi sono citati solo con il nome moderno e sono anche segnalati graficamente nella Fig. 1. La seconda tabella, invece, considera solamente i siti citati in questo contributo nella sezione curata da C. Franco (vd. supra). Oltre ai contesti, indicati con il nome antico e moderno, al tipo e all area di produzione (specificata secondo gli stessi criteri usati per la tabella 1) sono stati inseriti tre nuovi campi: la quantità degli esemplari finora emersi, il range cronologico ed una sintetica appendice bibliografica. La quantità è segnalata accanto alle forme degli esemplari attestati, però nei casi in cui si conosce solo il valore numerico minimo delle attestazioni è stato inserito il segno (>1). Invece per quanto riguarda la periodizzazione entro cui appare l esemplare, in base ai più recenti studi, si è deciso di utilizzare i quattro principali periodi cronologici: Hellenistic Period ( a.c.); Early Imperial (30 a.c.-100 d.c.); Middle Imperial ( d.c.) e Late Imperial ( d.c.). Tutti questi dati sono stati ricavati dal database informatizzato 125 del Roman Sicily Project: Ceramics and Trade, a breve disponibile su web. 125 Malfitana et alii 2010b, pp

31 Merci e scambi tra il Nord e il Sud dell Italia 325 Tab. 1 - Tabella delle anfore di produzione italica attestati in Sicilia

32 326 Daniele Malfitana et alii Tab. 2 - Tabella sui tipi anforici individuati nei contesti di attestazione analizzati da C. Franco

33 Merci e scambi tra il Nord e il Sud dell Italia 327 A. Di Mauro

34 328 Daniele Malfitana et alii Scambi commerciali tra Sicilia bizantina e Italia settentrionale (VI-IX sec. d.c.). alcune considerazioni alla luce dei dati archeologici Le ricerche sugli scambi tra la Sicilia bizantina e le regioni mediterranee sono state sempre concentrate sulle relazioni con tre particolari aree: la Tunisia, l Egeo e Costantinopoli, e Roma. Esse, infatti, rappresentarono tra il VI e il IX secolo i suoi principali sbocchi commerciali e l isola fu la destinazione o il naturale crocevia dei flussi provenienti da quelle regioni, seppur con modificazioni diacroniche anche sostanziali. Tuttavia, bisogna ricordare che, sebbene la Sicilia stabilì relazioni privilegiate con le suddette aree, le fonti scritte e il progressivo sviluppo delle ricerche archeologiche mostrano sempre più come l isola sia stata origine o intermediaria di scambi sulla lunga distanza per contesti mediterranei finora poco considerati dalla ricerca. Il rapporto tra la Sicilia bizantina e le regioni dell Italia settentrionale, in particolare quelle che si affacciano sul versante nord tirrenico-ligure e nord adriatico, è rimasto sempre poco chiaro e privo di indagini specifiche. Questo vuoto della ricerca archeologica può essere imputato principalmente a due fattori. Il primo riguarda la difficoltà oggettiva nell individuare elementi della cultura materiale riconducibili ad aree circoscritte dell Italia meridionale, troppo spesso indicata come una unica entità. In secondo luogo è da sottolineare la poca attenzione mostrata in Sicilia verso lo studio delle ceramiche bizantine, problematica su cui solo nell ultimo decennio si è data una svolta con una progressiva pubblicazione di nuovi dati. A fronte di problematiche tanto ampie, che pongono un chiaro limite alla ricostruzione degli scambi siciliani nell ambito delle dinamiche commerciali mediterranee tra il VI e il IX secolo, si intende in questa sede accennare solo brevemente ai primi elementi materiali che attestano i rapporti tra le due aree, lasciando a successivi lavori la proposta di modelli economici. Le anfore da trasporto prodotte in Sicilia tra il Tardoantico e l Altomedioevo, solo recentemente individuate, consentono di acquisire alcuni dati interessanti che tuttavia potranno essere correttamente interpretati solo nei prossimi decenni con il moltiplicarsi della documentazione. Se si escludono le anfore Keay 52 che sono state prodotte sia nella Sicilia nord-orientale che nella Calabria meridionale, e non sono quindi un indice assoluto del commercio siciliano, le anfore Crypta Balbi 2, prodotte certamente sulla costa tirrenica orientale dell isola tra fine IV-inizi V e VII secolo e commerciate soprattutto dalla fine del V secolo, sono un buon indicatore degli scambi provenienti dalla regione 126. Al momento esse sono ben attestate solo in area tirrenica e ligure a Luni 127, a Vada Volaterrana (Livorno) 128 e a Mariana in Corsica 129, oltre che in molti altri siti del Tirreno meridionale (Roma, Napoli, ecc.). Viceversa, sembrano al momento poco presenti in area adriatica 130, forse per motivi legati alla dislocazione geografica dell area di produzione piuttosto che per una reale assenza di mercato. Si tratta di una documentazione ancora lacunosa ma im- 126 Saguì 1998b, p. 321; Saguì 2001, p ; Ollà 2004, pp Lusuardi Siena - Murialdo 1991, p. 130, tav. 6, n Sangriso - Marini 2010, p. 347, fig. 3, n Menchelli et alii 2007, p. 317, fig. 2, nn Torcello (?): Toniolo 2007, p. 96, tav. 2c, foto in alto a destra.

35 Merci e scambi tra il Nord e il Sud dell Italia 329 Fig. 10. A. Anfora tipo Crypta Balbi 2 (da Saguì 1998b); B. Anfore siciliane altomedievali: 1-3. Rocchicella di Mineo (da Arcifa 2004a); 4. Santa Caterina di Melilli (da Cacciaguerra 2008); 5. Otranto (da De Mitri 2005); 6-7. Torcello (da Leciejewicz - Tabaczyńska - Tabaczyński 1977). portante, che permette di inserire la regione nell ambito dei flussi commerciali mediterranei apparentemente monopolizzati dall area tunisina e orientale. La cultura materiale siciliana dell VIII e IX secolo è rimasta a lungo sconosciuta per l assenza di ricerche piuttosto che per le difficoltà legate alla caratterizzazione morfologica, come spesso affermato. La recente individuazione di anfore da trasporto e da dispensa di probabile produzione siciliana, tuttavia, potrebbero fornire i primi importanti dati sul ruolo della Sicilia tardobizantina negli scambi mediterranei sulla lunga distanza 131. L unica tipologia di sicura produzione regionale identificata da L. Arcifa, il cui impianto morfologico generale rimane ancora da definire, è contraddistinta da orli verticali, ingrossati, a profilo triangolare o ovale, talvolta sottolineati da una risega sull esterno. La caratteristica principale è l ansa caratterizzata da un profondo e netto solco longitudinale, spesso con apici più o meno introflessi o talvolta ribattuti 132. La datazione di questi contenitori può essere collocata preliminarmente tra la seconda metà dell VIII e la fine del IX secolo e la distribuzione regionale sembra avere interessato principalmente la parte centro-orientale e settentrionale dell isola (Fig ). La diffusione di questi contenitori all esterno del territorio regionale è sconosciuta a causa dei pochi elementi per l identificazione. Sebbene l attribuzione a questa specifica produzione non sia certa, e sarebbe necessario effettuare le debite verifiche, tuttavia credo che possano essere stabiliti dei primi validi confronti. Un ansa individuata ad Otranto (Fig. 10.5) 133 è identica ad esemplari rinvenuti nell area megarese caratterizzati da un impasto piuttosto grezzo con inclusi vulcanici e micacei (Santa Caterina di Melilli: Fig. 10.6) 134. Similmente, gli scavi polacchi di Torcello (Venezia) hanno restituito un ansa con profondo solco mediano in un 131 Cacciaguerra 2009b. 132 Da non confondere con le più o meno coeve brocche con simile solco sull ansa. Arcifa 2004a, pp ; Arcifa 2004b, pp ; Arcifa 2010b, p De Mitri 2005, p. 414, fig. 8, n Cacciaguerra 2008, pp , fig. 17, n. 61.

36 330 Daniele Malfitana et alii contesto di X-XII sec., forse residuale dagli stati più bassi (Fig. 10.7) che rientra perfettamente nella tipologia, ed un secondo esemplare, tuttavia dubbio, con solco ad apici probabilmente ribattuti, rinvenuto in un contesto di seconda metà/fine VII-VIII secolo (Fig. 10.6) 135. Esso sembra simile alle suddette produzioni siciliane ma di un tipo contraddistinto da una superficie schiarita giallo-beige e da pareti più sottili. Si tratta di identificazioni preliminari che attendono conferma ma che dal punto di vista morfologico sembrano assolutamente probabili. Queste evidenze vanno lette comunque nel contesto del sempre più ricco quadro di diffusione di contenitori da trasporto altomedievali. Le attestazioni in area adriatica mostrano una presenza ormai quasi capillare e anche la Sicilia evidenzia ormai un discreto quadro di distribuzione, laddove sono state condotte indagini specifiche 136. La questione determinante rimane comunque come le relazioni tra queste regioni si pongano nel reciproco contesto della produzione e del consumo, viste le nette differenze riscontrate tra Nord e Sud 137. Le produzioni qui esaminate, inoltre, non dovettero essere le uniche tipologie di contenitori da trasporto siciliani del periodo bizantino. I contesti regionali iniziano a restituire progressivamente tipi anforici che non rientrano tra le tipologie finora conosciute e gli scavi di Roma hanno a più riprese individuato contenitori da trasporto assegnabili genericamente a produzioni dell Italia meridionale ma che non possono allo stato attuale essere collocati entro confini geografici più contenuti. Allo stesso tempo, bisogna ricordare che a partire dal VI-VII secolo potrebbero essere stati utilizzati per il trasporto di beni alimentari anche altre tipologie di contenitori come ad esempio i grandi catini. Essi, prodotti soprattutto in Italia centro-meridionale e certamente anche in Sicilia, sono ampiamente attestati nelle principali città del Mediterraneo centrale 138. A fronte di questi nuovi dati, i precedenti indicatori di scambio con la Sicilia viceversa perdono progressivamente valore e vengono in parte ridimensionati. Le lucerne tipo Provoost 10 A-B, dette anche siciliane o a rosario, in precedenza ritenute una produzione esclusiva regionale (area orientale) 139, sembra piuttosto che debbano essere considerate parte di una più vasta koinè produttiva che comprende anche Roma, dove è attestata la produzione di imitazioni, e forse Napoli e Otranto 140. Il recente rinvenimento di una matrice di lucerna a rosario a Classe 141 indica chiaramente che all interno di questo quadro debba essere inserita anche la Romagna, sebbene si attenda l analisi delle argille degli esemplari rinvenuti nella zona e verificarne la distribuzione in area padana 142. Per quanto la produzione siciliana di queste lucerne sia stata probabilmente la più precoce e la più diffusa nel Mediterraneo, è necessario ridimensionarne il fenomeno in attesa di una migliore 135 Leciejewicz - Tabaczyńska - Tabaczyński 1977, p. 23, fig. 18, n Per l area ligure e nord-tirrenica: Citter et alii 1996; Murialdo Per l area adriatica: Gelichi et alii 2006, pp ; Cirelli Per la Sicilia: Ardizzone 2000; Cacciaguerra 2009b, p. 293, fig Gelichi Cacciaguerra 2008, pp , fig Bailey 1988, pp Pavolini 1998, pp Cfr. anche Garcea 1987; Ceci Augenti et alii 2007 p. 274, fig Rimini: Negrelli, 2007, pp Cesena: Negrelli 2009, p. 560, fig. 3 nn. 6-7.

37 Merci e scambi tra il Nord e il Sud dell Italia 331 Fig. 11. Carta di distribuzione delle monete bizantine coniate nelle zecche di Catania e Siracusa a Nord di Roma (fine VI - metà IX secolo). determinazione delle aree di produzione e della caratterizzazione delle argille. Una problematica simile sembra avere interessato le lucerne ovoidali o a ciabatta, che rappresentano l evoluzione dell VIII-IX secolo del tipo precedente. Parallelamente, un dato interessante su cui forse si è riflettuto ancora poco è la diffusone delle monete bizantine coniate a Siracusa (590/ ) e Catania (582/ /629) in Italia settentrionale (Fig. 11). Si tratta di una distribuzione particolarmente consistente che investe principalmente l Alto Adriatico (Ravenna, Fusina, Tombelle, Istria) e la costa toscana settentrionale (Luni, Livorno) lungo tutto l arco cronologico delle emissioni (fine VI-metà IX secolo). Si tratta di una documentazione che va letta non solo come una attestazione del valore e del potere d acquisto delle coniazioni siciliane ma soprattutto una testimonianza di contatti e scambi tra l isola e le coste dell Italia settentrionale 143. Dal punto di vista dell Italia settentrionale il quadro si mostra ancora più scarno. La poca attenzione ai materiali mostrata da chi in passato ha operato in Sicilia si palesa in una totale assenza di elementi. Lo studio di un gruppo di materiali provenienti dalle ricognizioni di superficie condotte nell area megarese ha permesso di individuare alcune probabili importazioni di ceramiche da fuoco dall area ligure, ma si attendono le analisi archeometriche per confermare il dato 144. Il recente rinvenimento di un frammento di pietra ollare, di cui spero di poter dare notizia quanto prima, evidenzia che la questione potrebbe essere imputata al tipo di approccio seguito nella ricerca, piuttosto che ad una effettiva assenza di indicatori archeologici. La cronologia del frammento rimane purtroppo problematica per l estrema frammentarietà ed è genericamente databile tra il periodo tardoantico e il pieno Medioevo (VII-XI/XII secolo). Esso si inquadra nel contesto della diffusione della pietra ollare verso le regioni dell Italia meridionale (soprattutto Puglia e Campania), con attestazioni fino a Reggio e a Cartagine, permettendo di aggiungere un importante tassello nel già problematico quadro generale 145. Un dato interessante su questa particolare problematica viene dalla recente individuazione di una produzione di ceramica da fuoco nel sito di Rocchicella di Mineo (Catania) e diffusa in tutta la Sicilia centro-orientale tra la fine dell VIII e il IX secolo. Essa è costituita essenzialmente da casseruole carenate con orlo ingrossato caratterizzate da una decorazione a stuoia su tutta la parete esterna al di sotto della carena e, talvolta, con cerchi impressi presso l orlo 146. Questa produzione si 143 Morrison 1998; McCormick Cacciaguerra 2010, p. 303, fig. 6, nn Alberti 1997; Murialdo 2007, p. 12. Reggio: Arthur 1991, p Arcifa 2004a, pp ; Arcifa 2004b, pp ; Arcifa 2010a.

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