Info Rai TV N 228 del 14 Giugno 2013

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1 Gruppo Aziendale UILCOM-UIL Rai Rai Way Milano Info Rai TV N 228 del 14 Giugno Rai-Ert: una faccia, una razza? Viale Mazzini si giura: Qui non succederà mai 2. "Vogliono mettere la mani sulla Rai sfruttando la situazione greca" 3. Gli ascolti della tv non generalista [SAT e DTT] - Maggio 2013 (analisi Starcom) 4. Grecia annuncia rilancio tv in prossime settimane dopo proteste 5. Svizzera, italiani in fuga 6. RAI: DICHIARAZIONE CONSIGLIERE ANTONIO VERRO 7. Risparmio energia elettrica e gas, arriva Abbassalabolletta 8. Internet e banda larga, Italia sotto la media europea 9. Numerazione Lcn: Sky, Discovery, De Agostini e Prs in gara per i numeri del telecomando 10. Bankitalia: catasto iniquo, favorisce i ricchi 11. Crisi, la Bce lancia l'allarme sull'italia. «Il risanamento presenta dei rischi» 12. Cinque milioni di giornate di lavoro perse ogni anno a causa dell'inquinamento Rai-Ert: una faccia, una razza? Viale Mazzini si giura: Qui non succederà mai di Lucio Fero Atene. Il governo spegne Ert, tv di stato: favore ai Berlusconi locali Grecia, la tv di Stato "sospesa a tempo indeterminato": a casa pagati? Roma. Residuato bellico trovato a Saxa Rubra, vicino la Rai: esercito lo rimuove Anna Maria Tarantola "dimentica" austerity: assume in Rai il proprio autista... Italia-Haiti, gaffe della Rai: "Pepepepepe-Quaquauqua 1-0" (foto) ROMA Tra Viale Mazzini e Saxa Rubra è stata tutta una mattinata di sceneggiata greca. Non un dipendente, impiegato, tecnico, giornalista, dirigente, magazziniere e guarda porta che si sia sottratto al rito collettivo di mercoledì 12 giugno 2013 al mattino e anche al pomeriggio. Una battuta, un sorriso, un richiamo finto pensoso, una preoccupazione scaramantica più che allusiva: insomma il rito dello scongiuro. Tra Viale Mazzini e Saxa Rubra, nei due santuari romani della Rai ma anche nei caposaldi e presidi e avamposti sparsi in ogni landa e regione, non c è uno che non abbia pensato se per caso la Rai italiana e la Ert greca fossero, anzi siano una faccia, una razza. L hanno pensato tutti e tutti l hanno escluso giurando, scommettendo, valutando: alla Rai non succederà mai. Se lo sono giurato e garantito davanti ad ogni caffè, quello del mattino e quello del dopo pranzo, quello nei corridoi e negli uffici, sorseggiato in piedi o posato sulle scrivanie ogni caffè oggi in Rai era patto e promessa: questa è la Rai, da noi mai. 1

2 Ma perché quel pensiero scacciato nella testa di ciascuno in Rai si era affacciato? Se è la cosa più impossibile del mondo perché la suggestione che possa accadere è apparsa nella mente di tutti come naturale, quasi obbligata? Dunque, da tre a quattro volte gli addetti, i dipendenti, da tre a quattro volte quelli che servono, bastano e talvolta avanzano per mandare avanti l azienda e i suoi prodotti. E fin qui ci siamo: sono i numeri della greca tv pubblica Ert e sono anche i numeri più o meno della Rai. Costi e produttività in media sette volte superiori a quelli sostenuti e realizzati dalle aziende concorrenti sul mercato. E anche qui ci siamo: sono i numeri della Ert e anche della Rai. Stretta relazione, quasi parentale tra partiti politici e tv pubblica. E anche qui la coincidenza è piena. Insomma l identikit della Ert è maledettamente sovrapponibile a quello della Rai, con la sostanziale differenza che nella tv pubblica greca la corruzione è molto più endemica e virulenta di quanto non accada in Rai e che la Ert greca la vede il 10% dei greci mentre la Rai è la tv di più di mezza Italia. Ecco perché viene in mente che hai visto mai anche da noi? Ma da noi no, alla Rai non accadrà mai. Primo perché non si uccide una televisione così, neanche la peggio televisione. Sbaglia il governo greco che chiude Ert dalla sera alla mattina o più probabilmente, più che sbagliare fa scena. Annuncio di chiusura, drammatizzazione, tragedia, sceneggiata greca. E poi riapertura. Ci vuole questo teatro per ottenere che almeno alla Ert la smettano di buttar soldi pubblici dalla finestra. Così è fatta la Grecia: un governo esasperato dal pozzo senza fondo e senza pudore della Ert finge, sceneggia l atto di Abramo che sacrifica la prole. Poi si ferma e passa alla parabola del figliol prodigo. Alla Ert sono poco meno di tremila, ne servono meno di mille e per farli diventare si allestisce il grande dramma della tv scomparsa. Così fanno in Grecia, e da noi? Da noi, in Rai, se sposti un conduttore o soprattutto una conduttrice dalla sedia di comando di un telegiornale o di una trasmissione, se provi a spostare per evidenti fenomeni di saturazione e di anagrafe, delle due l una: o la magistratura del lavoro ti sanziona per attentato ai diritti umani oppure piove su di te l accusa da sindacati e partiti politici di attentare alla libertà di parola e di espressione e di informazione e anche al nocciolo duro della democrazia. Se provi a spostare un sedere da una sedia Figurato se volessi togliere una sedia. Da noi, in Rai, le corporazioni si sono fuse in una lega che nulla fonde o separa. Il ceto politico e quello giornalistico e quello manageriale e quello impiegatizio e quello del precariato più o meno a vita e quello dei collaboratori e quello delle aziende che forniscono servizi e quello dei fornitori Da noi, in Rai, le larghissime intese sono da tempo il governo verticale e orizzontale degli uomini e delle cose. Da noi, in Rai, non succederà mai. Neanche se hai il triplo dei dipendenti, un settimo della produttività, il sestuplo dei costi. Non succederà mai che qualcuno chiuda la Rai, neanche per metter paura, per fare bau bau e neanche chiuder davvero. Quella è tragedia greca. Da noi, in Rai, è italiana commedia, quella per cui non succederà mai che qualcuno matto ingiustamente ti chiuda e neanche che qualche pazzo furioso ti costringa ad essere azienda con i dipendenti che servono, la produttività possibile, i costi di mercato e i prodotti competitivi e di qualità. "Vogliono mettere la mani sulla Rai sfruttando la situazione greca" Dopo che il governo greco ha spento la Tv pubblica, "c'è chi punta a privatizzare la Rai". Di Trapani, segretario Usigrai, lancia l'allarme in vista del 2016, quando scade l'esclusiva per il servizio pubblico Carmine Ranieri Guarino Storie di somiglianze, di difficoltà comuni, di destini incrociati. La storia di Grecia e Italia: due Paesi che dal 2008, anno in cui la crisi ha cominciato a fare sentire i suoi effetti recessivi, vivono un periodo nero fatto di austerity e di tagli. Gli ultimi, in ordine di tempo, hanno riguardato l'emittente radiotelevisiva pubblica greca, la Ert, che è stata "spenta" per decisione del governo. Gli effetti sono stati devastanti:

3 dipendenti per strada, senza un lavoro. Il timore, ora, è che i destini di Grecia e Italia tornino ad incrociarsi pericolosamente. E a tremare, incredibilmente, è la Rai, la concessionaria in esclusiva del servizio radiotelevisivo pubblico italiano. La paura che il governo decida di "tagliare le gambe" all'azienda di Saxa Rubra, che conta 12mila dipendenti, è tanta. E l'usigrai, Unione sindacale dei giornalisti Rai, avvisa tutti: "Se qualcuno pensa di utilizzare la vicenda greca per consumare qualche vendetta politica o editoriale ha fatto male i conti. Non c'è nulla che possa fare paragonare le due situazioni - attacca Vittorio Di Trapani, segretario nazionale del sindacato - A meno che si mettano in campo interessi politici ed economici che puntano a privatizzare la Rai". "La notizia della chiusura della tv pubblica greca ha risvegliato antichi appetiti di coloro che da tempo puntano al ridimensionamento o alla privatizzazione della Rai - continua Di Trapani che poi attacca - approfittare del dramma sociale greco come arma per battaglie frutto di interessi economici e di bottega è sciacallaggio sociale". La questione, insomma, è tanto spinosa quanto complicata. E Vittorio Di Trapani ha una sua spiegazione: "Il clima attorno alla Rai è molto particolare. Parlare male della Rai è comodo, così come farlo del politici e della casta. Nessuno considera, però, che come tasso di produttività siamo superiori anche alla Bbc". Poi, le forze dalle quali arrivano le richieste di privatizzazione sono alquanto particolari: "Sono dei liberisti curiosi. Da loro non ho mai visto tanta veemenza nel chiedere provvedimenti legislativi per liberare la Rai dai partiti, dai governi e dalle lobby - ha fatto notare il segretario - Non ho visto tanta veemenza nel chiedere provvedimenti contro l'evasione del canone, che causa un buco di circa 500 milioni di euro l'anno. E neanche contro i conflitti di interesse". Come se non bastassero le polemiche, però, ad addensare ulteriori nubi nere sul futuro della Rai c'è la scadenza, datata 9 maggio 2016, della concessione del servizio pubblico in esclusiva. E nonostante il tempo per trovare un nuovo accordo sia tanto, la questione non è da sottovalutare. Anche perchè, interpretando le paure dell'usigrai, quella data potrebbe essere usata proprio come inizio di un percorso di privatizzazione, ridimensionamento, o addirittura chisura, dell'emittente pubblica italiana. "L'Usigrai è cosciente che bisogna cambiare e rinnovare per rispondere al nuovo mercato - dice Di Trapani - Vogliamo immaginare una Rai cross mediale, presente sul territorio, con le testate riorganizzate secondo una logica diversa da quella partitocratica. Tutto, però - conlude il sindacalista - andrebbe fatto partendo da un'analisi serena". E, a quanto pare, di serenità al momento ce n'è davvero poca. Gli ascolti della tv non generalista [SAT e DTT] - Maggio 2013 (analisi Starcom) Inserito da: Simone Rossi (Satred) Fonte: Starcom Secondo l analisi mensile realizzata da Starcom, a maggio 2013 la tv non generalista ottiene il 35.9% di share nel totale giorno, evidenziando una crescita negli ascolti pari al +11% sull omologo Mattina, pomeriggio e seconda serata sono le fasce orarie più seguite. Del 35.9% di share complessivo registrato dalle tv non generaliste, circa il 30% appartiene ai canali del gruppo Tv digitali (terrestri e satellitari, esclusi i canali Sky+Fox) che crescono complessivamente del +14% rispetto al maggio Rientra in questo gruppo anche il canale Dtt del gruppo Sky Cielo (0.7% di share nel totale giorno). Il restante 5.9% di share appartiene al gruppo sat pay Sky+Fox che nel mese di maggio si conferma negli ascolti più o meno stabile in confronto all anno precedente. Ottimi risultati di audience sono registrati dai contenuti di informazione (Sky Tg 24), 3

4 sport (Sky Sport 1, Sky Calcio 1, Sky Sport 24, e canali dedicati alla Formula 1 di cui Sky ha di recente acquisto i diritti integrali), telefilm. Tra le serie più amate dai telespettatori satellitari segnaliamo l ottava stagione inedita di Criminal Minds, in onda su Fox Crime il venerdì sera; gli episodi in prima visione di Touch, Da Vinci s Demonse I Fantasmi di Bedlam, in onda su Fox il lunedì sera; la nona stagione inedita di Grey s Anatomy, trasmessa da Fox Life il lunedì sera. Affinando l analisi alle singole emittenti del gruppo tv digitali, il canale dedicato all intrattenimento al femminile Real Time si conferma in cima alla top ten dei più visti, con circa 155 mila spettatori nel minuto medio. La fascia/giorno più vista è la di sabato 4 maggio all interno della quale è stato trasmesso il nuovo format moda Dire, Fare, Baciare (509 mila spettatori). Sempre presente nelle prime posizioni della top ten anche l altro canale del gruppo Discovery, D Max (128 mila spettatori nel minuto medio), rivolto a un pubblico maschile appassionato di reportage e docu-reality. Su D Max la fascia/giorno più vista è la di domenica 26 maggio che ha proposto Lavori Sporchi (481 mila spettatori), format in cui il conduttore Mike Rowe viene ripreso mentre sta svolgendo incarichi difficoltosi, strani o molto sporchi caratteristici di alcune professioni. In evidenza la performance del canale del gruppo Mediaset Iris, che concentra 137 mila spettatori nel minuto medio grazie a un palinsesto dedicato quasi totalmente al cinema. Su Iris la fascia oraria più vista è la di martedì 21 maggio quando è andato in onda il film western Lo straniero senza nome (815 mila spettatori). Premiato anche Rai Yo Yo (126 mila spettatori nel minuto medio) che conferma la propria leadership tra i canali Kids ma ottiene anche ottimi consensi sul target Individui dove risulta quarto canale preferito. Gli ascolti di Rai Yo Yo toccano il picco positivo in fascia oraria 20-21, quando va in onda il cartone animato dedicato ai più piccoli Peppa Pig, anticipato da I cartoni dello Zecchino, e seguito dall altra serie di successo Barbapapà: 498 mila spettatori sintonizzati il 14 maggio. Questi sono le suddivisioni dei canali per macrogruppi utilizzati nella ricerca: Canali Satellitari Gruppo Sky+Fox Sky Calcio 1, Sky Calcio 2, Sky Calcio 3, Sky Calcio 4, Sky Calcio 5, Sky Calcio 6, Sky Calcio 7, Sky Calcio 8, Sky Calcio 9, Sky Calcio 10, Sky Calcio 11, Sky Calcio 12, Sky Calcio 13, Sky Calcio 14, Sky Cinema 1/HD, Sky Cinema +1, Sky Cinema Classics, Sky Cinema Family, Sky Cinema + 24, Sky Cinema Hits/HD, Sky Cinema Passion, Sky Cinema Max/HD, Sky Cinema Max+1, Sky Cinema Comedy, Sky Mosaico interattivo 2, Sky Tg24 Primo Piano, Sky Inside, Sky Meteo24, Sky Mosaico Interattivo, Sky Uno+, Sky Tg24 Rassegne, Sky Sport 1, Sky Sport 2, Sky Sport 3, Sky Sport 24, Sky Sport Active, Sky Mondiale, Sky Super Calcio, Sky Tg24, Sky Tg24 Active, Sky Tg24 Eventi, Sky Uno, Sky On Demand HD. Sky On Demand SD, Cult, Fox/HD, Fox +2, Fox +1, Fox Crime/HD, Fox Crime +1, Fox Crime +2, Fox Life, Fox Life +1, Fox Life +2, Fox Retro, History Channel, History Channel +1, Nat Geo Adventure National, Geographic Channel/HD, National Geographic Channel +1, NatGeo Wild Canali Altre Tv Digitali (terr+sat) Cielo, Rai 4, Rai 5, RAI SPORT 1, RAI SPORT 2, RAI NEWS, Rai Scuola, Rai Storia, Rai Gulp, Rai Movie, RAI PREMIUM, RAI YOYO, TG Norba 24, Odeon 24, La 7 D, Premium calcio/hd, Premium calcio 1, Premium calcio 2, Premium calcio 3, Premium calcio 4, Premium calcio 5, Premium calcio 6, Premium calcio 7, IRIS, La5, Italia 2, Mediaset, Mediaset Extra, Boing, Cartoonito, Canale Italia 83, Animal Planet, Discovery Channel, Discovery Channel +1, Real Time, Real Time +1, Discovery Science, Discovery Travel e Living, DMAX, Disney Channel HD, Disney Channel +1, Disney Channel +2, Disney Junior, Disney Junior +1, Disney XD, Disney XD+1, Disney XD +2, My Deejay, Music On Sky, Onda Latina, ESPN AMERICA, ESPN CLASSIC, Eurosport, Eurosport 2, Boomerang, Boomerang+1, Cartoon Network, Cartoon Network +1, Alice Leonardo, Marco Polo, Nuvolari, Arturo, Gxt, Gxt +1, K2, Frisbee, Lei, Lei+1, Dove Tv, MTV Rocks, MTV Classic, MTV Hits, MTV DANCE, MTV LIVE HD, MTV Music, Comedy Central, Comedy +1, Nickelodeon, Nickelodeon +1, Nick Jr, Nick Jr.+1, Axn/HD, Axn 4

5 +1, Axn Sci-Fi, DeAKids, DeAKids +1, DeA Junior, DeA Sapere, Poker Italia 24, Diva Universal, Jimjam, JimJam +1, Match Music, MGM Channel, Rock Tv, Hip Hop Tv, Rtl 102.5, Video Italia, Horror Channel, Extreme Sports Channel HD, ANICA FLASH SRL, Coming Soon, Super Tennis, Gambero Rosso channel, MAN-GA, SPORTITALIA 1, SPORTITALIA 2, SPORTITALIA 24, RADIO ITALIA TV, TV2000, PADRE PIO TV, ILIKE TV, Giallo, Super!, Focus, Vero Capri, Radio Capital TV *ALTRE TV DIGITALI *Il dato relativo alla voce Altre Dtt comprende le share delle Altre Tv Digitali (Premium Gallery) e le share delle tv locali e nazionali ottenute nelle regioni all digital Grecia annuncia rilancio tv in prossime settimane dopo proteste Inserito da: Simone Rossi (Satred) Fonte: Reuters Italia Il governo greco ha assicurato oggi il rilancio della tv di Stato Ert nel giro di qualche settimana, dopo le proteste di giornalisti, sindacati e partner di coalizione in seguito alla sua improvvisa chisura. Il governo ha interrotto le trasmissioni di Ert a mezzanotte, solo poche ore dopo averne annunciato la chiusura, nella più drammatica dismissione del settore pubblico nel tentativo di risparmiare e raggiungere gli obiettivi di bilancio imposti dal piano di salvataggio Ue/Fmi. Il portavoce del governo Simos Kedikoglou ha detto a Reuters che la chiusura era stata decisa sei settimane fa e che non è legata alla mancata vendita dell'azienda statale del gas Depa e all'ispezione in corso di Fmi e Ue ad Atene. Stamani tutte le sigle sindacali hanno proclamato per domani uno sciopero di 24 ore in segno di protesta. Il sindacato dei giornalisti ha parlato di "colpo di stato" e alcuni redattori hanno occupato la sede della rete. "Vogliamo mostrare la nostra solidarietà ai lavoratori della tv di Stato e protestare contro queste inaccettabili riforme del settore pubblico che i creditori hanno chiesto", ha detto a Reuters il segretario generale del sindacato del settore pubblico Adedy, Ilias Iliopoulos. Anche un funzionario del sindacato del settore privato Gsee ha confermato l'adesione allo sciopero. Già oggi i giornalisti di vari media hanno iniziato un'astensione dal lavoro a tempo indefinito per protesta e i canali televisivi stanno mandando in onda repliche e documentari, mentre domani inizierà anche lo sciopero dei quotidiani. Il governo ha spiegato che Ert è un caso di "spreco incredibile" e che la sua chiusura avrebbe fatto risparmiare denaro pubblico. La velocità dell'operazione ha però scioccato i greci, abituati al lento ritmo delle ristrutturazioni pubbliche. Ieri sera migliaia di persone hanno manifestato fuori dalla sede di Ert per protestare contro il licenziamento di circa persone, di cui 600 giornalisti. Svizzera, italiani in fuga Un tempo era il paradiso degli italiani evasori fiscali. Oggi si è trasformata nell eldorado di professionisti e imprenditori che vogliono lavorare bene, pagando sì ma soprattutto liberandosi dai mille vincoli della burocrazia. Per questo, dalla Lombardia al Veneto, in più di 6 mila hanno preso la residenza nella Confederazione negli ultimi due anni. E dal 1997 a oggi 131 aziende si sono trasferite nel Canton Ticino di Damiano Iovino 5

6 Ricordate la Svizzera paradiso degli italiani evasori fiscali? Bene, dimenticatela, perché oggi la Confederazione è soltanto il paradiso per chi, professionisti e imprenditori, ma anche artigiani e studenti, ha voglia di lavorare. Sì, la Svizzera è il nuovo eldorado degli italiani, anche se è vero che la vita costa più cara, gli alti stipendi e la bassa pressione fiscale, sommati all efficienza del sistema paese, sono una calamita sempre più potente. Così, anche a causa della crisi, negli ultimi anni l emigrazione è tornata a crescere. E dall inizio del 2012 a oggi sono quasi 6 mila gli italiani che hanno ottenuto la residenza in Svizzera, per la maggior parte in Ticino, nei Grigioni e nel Vallese, i cantoni confinanti dove si parla la nostra lingua. Oggi la comunità italiana, con 294 mila residenti (che salgono a 500 mila con quelli di seconda generazione, che hanno il doppio passaporto), è la più importante fra gli stranieri che vivono in Svizzera e rappresenta più del 22 per cento degli 8 milioni di abitanti. Tanto che la nostra immigrazione, che si somma a quella degli altri paesi europei, inizia a preoccupare il governo di Berna. Le cronache politiche parlano di un possibile contingentamento all ingresso degli stranieri, mentre il Canton Ticino ipotizza una revisione del patto che prevede la restituzione all Italia di parte delle tasse pagate dai frontalieri in Svizzera. «Gli italiani ci rubano posti di lavoro» lamenta la Lega dei ticinesi, partito che ha connotati xenofobi «perché i frontalieri accettano salari più bassi dei nostri». L affermazione lascia perplessi, se si confrontano i dati sulla disoccupazione: in Svizzera è ferma al 5 per cento, contro il 12,8 dell Italia; e il dato fra i giovani scende addirittura al 3 per cento, nulla rispetto al drammatico 41,9 rilevato dall Istat alla fine di maggio. Uno dei primi a fare le spese della protesta leghista è stato un giardiniere cagliaritano assunto a Chiasso: le polemiche sono state così forti che il comune ha appena rescisso il contratto. Queste recenti derive protezionistiche sono comunque in contrasto con la politica che la Svizzera da tempo ha adottato per attirare investimenti e cervelli stranieri: dal Progetto Copernico, che dal 1997 al 2012 ha portato 113 aziende italiane in Ticino, all ultima campagna dell Università della Svizzera italiana che, prospettando 700 mila posti di lavoro per informatici in Europa e 36 mila in Svizzera, oggi invita gli studenti italiani a iscriversi ai suoi corsi. Ma tanti sono anche i giovani italiani che a Mendrisio frequentano l Accademia dell archistar Mario Botta: come Giulia Pinoli, una milanese di 21 anni che in settembre, finiti i primi due anni di lezioni, andrà per un anno a Berlino e poi ne farà tre di master. «Pago 7 mila euro all anno, seguo lezioni tutti i giorni, ma ho un futuro assicurato» dice Giulia. Una certezza che manca a molti dei suoi coetanei e amici, che pure in Italia pagano la stessa cifra nelle loro università private. In realtà la Svizzera ha una gran voglia di aprirsi al mondo, come dimostra il nuovo accordo per le trattative commerciali con la Cina, che presto dovrà essere ratificato dal parlamento. Se nel 1990 la sua fama di luogo ideale per riciclare denaro sporco fu scolpita dal sociologo Jean Ziegler con il best-seller La Svizzera lava più bianco, pubblicato in Italia dalla Mondadori, oggi il paese vuole cambiare immagine per uscire dalla «black list» dei paradisi fiscali a rischio riciclaggio. Lo dimostra anche il recente accordo con gli Stati Uniti per limitare il segreto bancario. «La Svizzera ha scelto di riformare il suo sistema creditizio» sintetizza Giulio Sapelli, docente di storia dell economia alla Statale di Milano, «perché, essendo un paese fondato sull ordine, la consapevolezza di attirare un economia criminale ha prevalso su tutti gli altri vantaggi». Che la Svizzera sia il perfetto ponte fra l Italia e il mercato mondiale, «e che sia tramontata l epoca in cui era vista solo come un posto dove nascondere valigiate di contanti», è convinzione di Gianluca Marano, un milanese di 43 anni che nel 2008 ha creato a Chiasso la Swiss valor advisory (Sva) per aiutare imprenditori e privati ad avviare un attività nella Confederazione. «Le tasse, a seconda dei cantoni, vanno dal 20 al 25 per cento sugli utili: è un elemento molto attraente per chi, come gli italiani, paga in media il 50 per cento» spiega Marano. «Ma il fisco è solo una delle tessere del mosaico. La burocrazia è snella ed efficiente, le infrastrutture sono di primo livello, la stabilità politica garantisce la pace sociale, la flessibilità del mercato del lavoro è utile agli imprenditori e ai lavoratori, che sono assistiti quando perdono l impiego». Il titolare della Sva sorride quando racconta le reazioni degli imprenditori italiani alle sue consulenze: «Spiego loro qual è il costo del lavoro in Svizzera e, regolarmente, li 6

7 vedo sobbalzare sulla sedia. Del resto, per euro di salario il datore di lavoro in Italia deve spenderne altri 1.300, qui appena 200. Perché la busta paga è molto semplice: ci sono il lordo, due voci per la sanità e la pensione, e il netto». In Svizzera l azienda non paga per il sistema sanitario nazionale: è il dipendente che versa alla sua cassa malati, che chiede un versamento minimo di 300 franchi al mese (circa 250 euro), ampliabile a volontà. Per i minorenni la cassa costa meno e copre le spese del dentista. E la stessa sanità svizzera attinge dal bacino italiano medici e infermieri. «La richiesta di colleghi che vogliono venire qui è quintuplicata in poco tempo» afferma Rodolfo Bucci, 62 anni, di Ivrea, specialista in neuromodulazione del dolore. Bucci da poco ha preso la residenza a Chiasso, dove ora fa il consulente, ma conta di aprire presto un suo centro medico: «Ho lavorato a Denver, in Colorado, e ho diretto strutture private. Voglio fare ricerca sulle staminali, ma in Italia trovi subito un giudice che ti soffia sul collo. Qui hai meno vincoli, non sei ostacolato dalla burocrazia, parli con funzionari che ti danno solo input positivi». Bucci è talmente entusiasta della Svizzera da avere chiesto la residenza anche per sua figlia Francesca, che terminati gli studi di economia vuole aprire un centro di formazione a Chiasso. La reazione a catena è frequente: «Capita sempre più spesso che un imprenditore, al quale abbiamo delocalizzato l azienda, dopo qualche mese decida di vendere quel che ha in Italia per trasferirsi qui con tutta la famiglia» riferisce il commercialista veneto Andrea De Vido, un consulente della Sva che a sua volta sta valutando l ipotesi di trasferirsi a Chiasso. La qualità della vita attrae soprattutto chi ha figli ancora bambini: «Il sistema scolastico serve a dare un lavoro ai ragazzi, non solo a mantenere gli insegnanti» dice, dura, Simona Coratelli. Con il marito Andrea, architetto come lei, Simona ha deciso di andare a vivere in Svizzera proprio per assicurare un futuro migliore ai figli. «Qui le regole sono chiare» spiega Andrea «paghi un imposta ma sai sempre dove vanno a finire quei soldi: le tasse sulla benzina finanziano la ricerca ambientale, quelle sul fumo la ricerca sul cancro; non vanno a ripianare i danni della guerra d Abissinia o del terremoto del 1900 a Messina». L elenco dei vantaggi del vivere svizzero è lungo. «La consapevolezza del bene comune si affianca al massimo rispetto della privacy, però c è anche molto amore per l arte e la cultura» sottolinea Maurizio Molgora, un grafico che dal 1997 vive a Lugano con la moglie e due figlie, e negli anni ha visto crescere la qualità degli immigrati dall Italia. «Nella mia azienda ingegneri e architetti sono quasi tutti frontalieri, così come lo sono le donne delle pulizie, ma ora stanno arrivando tanti ricercatori universitari, che vivono nel mio quartiere e possono permettersi uno standard di vita che in Italia non si sognavano neanche». Dunque la Svizzera è davvero un paese ideale per gli italiani? Probabilmente per un tributarista è così, come conferma Giuseppe Marino, commercialista milanese e docente alla Bocconi, «perché hai la certezza dei rapporti tra fisco e contribuente» e perché «la pressione fiscale è più bassa e più equa». Il sistema tributario, continua Marino, non subisce gli stessi scossoni normativi del nostro, anche grazie allo strumento referendario: «In Svizzera c è un forte controllo sociale sulla spesa pubblica e ogni nuova tassa può essere giudicata dal popolo». Il fisco e la burocrazia pesano. Ma a spingere un numero crescente di italiani a varcare la frontiera di Chiasso è tutto un sistema che offre regole certe e certezze di vita. È così anche nella giustizia. Dice Sapelli: «Vista da un Paese come il nostro, che sta andando a pezzi e dove ci sono magistrati che sequestrano le tesorerie delle aziende, com è accaduto all Ilva di Taranto, la Svizzera è ancora uno stato che funziona e offre garanzie». Non è poco, per chi ha voglia di cambiare vita e di lavorare, e figli ai quali offrire un futuro migliore. 7

8 RAI: DICHIARAZIONE CONSIGLIERE ANTONIO VERRO dichi arazione_consigliere_antonio_verro.html L improvvisa scelta del governo greco di chiudere e privatizzare la propria Tv pubblica e le recenti considerazioni del Vice Ministro Catricalà sul Contratto di Servizio, rendono ancora più urgente la necessità che il Consiglio di Amministrazione della RAI recuperi il suo ruolo centrale nelle decisioni che riguardano l attività di servizio pubblico. Al riguardo vorrei sottolineare l opportunità che il Consiglio di Amministrazione apra all Azienda il dibattito sul Contratto di Servizio, invitando tutte le realtà aziendali che credono nel ruolo pubblico della RAI (parti sociali, associazioni e movimenti) a fornire sul tema un loro contributo scritto. Credo altresì che occorra attivare quanto prima un gruppo di lavoro interno per approfondire il tema della scadenza della concessione che avverrà nel maggio Auspico poi che il CdA avvii un dibattito concreto, con le istituzioni e la società civile, sul futuro del servizio pubblico in Italia. Risparmio energia elettrica e gas, arriva Abbassalabolletta Per il risparmio sull'energia elettrica e il gas i consumatori devono unirsi. Con questo spirito Altroconsumo lancia il gruppo d'acquisto Abbassalabolletta. Più siamo e meglio è. È con questo motto che nelle scorse settimane, su iniziativa dell'associazione Altroconsumo, è nato Abbassalabolletta. Si tratta del primo gruppo d'acquisto italiano nel settore dell energia, al quale si può aderire gratuitamente e senza vincoli entro il 18 settembre del Il giorno dopo si terrà l'asta tra i fornitori di energia, e poi il 3 ottobre del 2013 sarà data comunicazione della miglior offerta energia elettrica e/o gas presentata dai fornitori che parteciperanno all'asta. A questo punto gli aderenti al gruppo d'acquisto Abbassalabolletta, attraverso la registrazione online al sito omonimo, potranno decidere se sottoscrivere o meno la migliore offerta in base alla convinzione di Altroconsumo secondo cui più siamo, e più possiamo risparmiare sulla fornitura di luce e gas in ragione di una maggiore forza contrattuale rispetto al singolo. A tutela dei consumatori, i fornitori potranno partecipare all'asta legata al gruppo d'acquisto Abbassalabolletta solo se presenteranno offerte le cui condizioni economiche saranno tali da rimanere invariate almeno per un periodo pari a due anni. Inoltre, ad Abbassalabolletta non saranno ammessi fornitori che si presenteranno con condizioni contrattali caratterizzate dalla presenza di clausole vessatorie e, in generale, tali da essere lesive di quelli che sono i diritti dei consumatori. Abbassalabolletta può permettere di poter risparmiare su luce e gas non solo sulla prima, ma anche sulla seconda casa a patto però che vengano effettuate dal consumatore privato sul sito internet dell'iniziativa due registrazioni differenti, chiaramente una per ogni immobile. Il risparmio ottenibile sull'energia elettrica è quello per i contratti ad uso domestico aventi una potenza installata non inferiore ai 3 kw, mentre per il gas ci si riferisce al metano a uso domestico, ovverosia quello fornito in rete. È esclusa di conseguenza la partecipazione ad Abbassalabolletta da parte dei soggetti che sono titolari di partita Iva. 8

9 Internet e banda larga, Italia sotto la media europea html La valutazione annuale sull Agenda digitale della Commissione europea solleva due problemi: poca banda larga ultraveloce e scarse competenze digitali di Denis Rizzoli Banda larga, Internet e ricerca, sono i temi in cui l Italia rimane indietro rispetto agli altri paesi europei avanzati. Lo sancisce la Commissione europea, dopo la valutazione annuale dei progressi compiuti riguardo all Agenda digitale, il progetto targato Ue per incentivare la crescita attraverso la tecnologia. Nonostante le statistiche negative del nostro paese, tuttavia, sembra che in tutto il vecchio continente ci siano problemi che impediscono ai cittadini europei di beneficiare a pieno della diffusione delle reti e dei servizi digitali. In particolare sono due gli aspetti problematici in Europa. In primo luogo, la scarsa diffusione della banda larga ultraveloce (sopra i 100Mb/s) a cui sono abbonate solo il 2% delle famiglie. Un numero troppo basso, se si considera che l obiettivo è raggiungere il 50% degli abbonati entro il L altro tasto dolente sono le scarse competenze digitali, che non sono aumentate né in quantità, né in qualità, rispetto allo scorso anno. Un dato fra tutti racconta questa emergenza: saranno 900mila, secondo la Commissione, il numero di posti vacanti per specialisti in tecnologie informatiche e telecomunicazioni, entro il Neelie Kroes, vice-presidente della Commissione, ha dichiarato: Mi rallegro che oggi Internet sia disponibile praticamente in tutta l Ue nella sua configurazione di base, ma non possiamo permetterci di restare indietro. Dai dati odierni emerge con chiarezza che il problema principale di quest anno è stata la mancanza di investimenti nelle reti ultraveloci e che ancora non esiste un vero mercato unico delle telecomunicazioni. Italia: Internet e banda larga sotto la media In Italia c è soprattutto un problema di infrastrutture tecnologiche. La diffusione di banda larga veloce (30 Mbps) è infatti bassa, disponibile soltanto nel 14% delle abitazioni, mentre la media europea è del 53%. L Adsl, invece, è ancora la tecnologia più utilizzata con una diffusione del 96,3% rispetto al 73,8% europeo. Con queste carenze infrastrutturali, non stupisce che l utilizzo di Internet e dei servizi digitali sia scarso. Cominciando dal quotidiano, circa la metà degli italiani (53%) accede al web almeno una volta a settimana, rispetto al 70% della media europea. Mentre le persone che nel nostro paese non hanno mai usato internet sono quasi il doppio (37%) rispetto al resto d Europa (22%). Anche nel settore dell ecommerce siamo arretrati: un cittadino del vecchio contenente ha fatto acquisti su Internet in media il doppio di un italiano, mentre solo il 5% dei nostri compatrioti ha comprato online prodotti provenienti da altri paesi UE. Colpa anche delle nostre imprese, che nel 2012 mostrano una delle percentuali più basse nell utilizzo del commercio digitale. Sul tema della ricerca non ci sono sorprese rispetto ai dati precendenti. Una buona cartina tornasole è il Settimo programma quadro, un fondo europeo che, dal 2007 al 2013, serve a finanziare progetti di ricerca. In questo contesto, la partecipazione italiana ai programmi di ricerca in informatica e telecomunicazioni è sceso, rispetto al Sesto programma quadro, dal 12,3% al 10% dei progetti. Inoltre una fetta troppo grande di questi fondi vanno a grandi imprese: il 24% dei finanziamenti stanziati contro il 12% destinato alle piccole e medie imprese. 9

10 Numerazione Lcn: Sky, Discovery, De Agostini e Prs in gara per i numeri del telecomando di quezal (Matteo Bayre) Da un articolo di Claudio Plazzotta su ItaliaOggi del 12 giugno 2013 : Sky, il gruppo Discovery, De Agostini e Prs puntano ai tasti 8 e 9 del telecomando, ovvero alle tv che al momento occupano quella posizione nella numerazione LCN: Mtv Italia e Deejay Tv. Una posizione che, in definitiva, rappresenta oggi l asset più importante per i due canali, che, per il resto, sentono la crisi come tutto il comparto televisivo. Sky vorrebbe valorizzare i contenuti di Cielo in un punto più favorevole dello zapping e per questo sta studiando i dossier e le possibili manovre per sbarcare nei primi nove numeri. Anche Discovery punta a portare più avanti Real Time (ora relegato al 31 dei numeri del digitale terrestre), certa di sfondare quota 2% di share in quella posizione. De Agostini, che già contribuisce al 15% del fatturato di Mtv (1,2 mln sui complessivi otto milioni del primo trimestre 2013, grazie alla raccolta del canale Super di De Agostini da parte di Mtv pubblicità), ha voglia di grande tv, mentre la Prs di Alfredo Bernardini de Pace, forte sul fronte pubblicitario, punta proprio su questo know how per rilanciare i conti dell ex canale musicale. Telecom Italia Media, che controlla il 51% di Mtv Italia, ha fatto ufficialmente sapere, attraverso il suo presidente Severino Salvemini, che «è abbastanza ovvio che TI Media non abbia un interesse particolare a rimanere nel business della tv, perlopiù con un asset come Mtv, condiviso quasi al 50% con un altro socio. Stiamo cercando di valorizzare al massimo Mtv, attraverso colloqui col mercato». Mtv al tasto 8 ha uno share medio dello 0,52% sul target individui, dell 1,4% sul segmento obiettivo anni, e nelle ultime settimane sta performando abbastanza bene sul fronte delle audience. Purtroppo è sul fronte dei conti che le cose si son messe al brutto: dopo anni di utili, da qualche trimestre Mtv produce perdite (ebit negativo per 5,2 milioni di euro nel periodo gennaio-marzo 2013), senza grosse prospettive di invertire la tendenza. La pubblicità, unica fonte di ricavi, soffre in Mtv (come dappertutto): al tasto 8 ha raccolto appena 3,7 milioni di euro nel primo trimestre E inoltre il nuovo piano editoriale, che ha trasformato Mtv in una tv generalista (per conservare la posizione 8), comporta un aggravio dei costi di palinsesto. Tuttavia il personale si è molto ridotto: 115 dipendenti, rispetto ai 148 di fine dicembre. Il destino naturale di Mtv era quello di finire al 100% nelle braccia di Viacom, che già ne controlla il 49%. Ma nelle ultime settimane gli americani si sono un po raffreddati: non scommettono tanto sul mercato italiano, ed ecco, quindi, arrivare anche nuove proposte. Il gruppo Discovery, a fine luglio, si fonderà ufficialmente con Switchover Media (già rilevata da tempo), dando vita a un unica società. E limate le ultime questioni di governance avrà anche più tempo da dedicare a eventuale shopping. Diversa la situazione sul fronte Deejay Tv. Se da un lato va sottolineato che il gruppo Espresso, a livello televisivo, ha raggiunto 28,4 mln di ricavi nel 2012 (molti derivanti dall attività di affitto banda), con un risultato operativo negativo di 8,8 milioni di euro (un rosso che è stata la costante di tutti i bilanci del piccolo schermo da quando il polo editoriale di Carlo De Benedetti ha fatto il suo ingresso nella tv, a fine 2004), dall altro lato va evidenziato che nei giorni scorsi il gruppo stesso ha smentito categoricamente l ipotesi, alimentata da indiscrezioni di stampa, di una joint-venture televisiva con Sky. Sul tavolo, di certo, c è il problema della numerazione 8 e 9, ovvero l unico buon motivo per cui varrebbe la pena comprare: il Consiglio di Stato aveva annullato una passata delibera dell Agcom favorevole alla conservazione della attuale numerazione, poiché Mtv e Deejay Tv non potevano essere considerate generaliste come le emittenti storiche (locali o macroregionali) che sono generaliste da anni, prima dell avvento del digitale terrestre. Poi, tuttavia, l Agcom, lo scorso 21 marzo (con la delibera Agcom n. 366/10/CONS), aveva nuovamente confermato la numerazione

11 9 a La7, Mtv e Deejay Tv. Facendo nuovamente scatenare ricorsi al Consiglio di stato sia da parte di emittenti locali, sia da gruppi macroregionali come Telenorba. L ultimo a decidere sul tema sarà il ministero dello sviluppo economico, che ora ha in mano il boccino e dovrà dare il suo parere in tempi, però, previsti piuttosto lunghi. Regna, perciò, l incertezza: e questo potrebbe rallentare un eventuale passaggio di mano delle tv che ora occupano una posizione tra le più favorevoli sul telecomando, entro i primi nove numeri. Bankitalia: catasto iniquo, favorisce i ricchi Secondo i vertici l'istituto va riformato: "Una spedita revisione del catasto, che riguardi non solo le tariffe d'estimo ma anche i principi di classamento, avrebbe quindi effetti positivi". Secondo Bankitalia "lo scostamento fra valori di mercato e valori catastali tende a favorire i contribuenti più ricchi" e dunque è necessaria "una spedita revisione del catasto". Lo dicono, nell'audizione al Senato in commissione Finanze, Alessandro Buoncompagni (Servizio Rapporti Fiscali) e Sandro Momigliano (Servizio Studi di Struttura economica e finanziaria), spiegando che "le differenze nel divario fra la base imponibile basata sulle rendite catastali e gli effettivi valori di mercato degli immobili possono generare fenomeni di iniquità sia orizzontale sia verticale", si legge. Per questo "una spedita revisione del catasto, che riguardi non solo le tariffe d'estimo ma anche i principi di classamento, avrebbe quindi effetti positivi anche sul piano distributivo". Crisi, la Bce lancia l'allarme sull'italia. «Il risanamento presenta dei rischi» schi_crisi/notizie/ shtml Francoforte: «Roma promossa ma si attenga al programma di stabilità: deficit non oltre il 3%». FRANCOFORTE - L'Italia deve «attenersi con rigore al percorso di moderazione del disavanzo specificato nell'aggiornamento per il 2013» al suo programma di stabilità, affinchè «non venga di nuovo superato il valore di riferimento del 3%» di deficit/pil, una «sfida cruciale per la politica di bilancio del nuovo governo». Lo scrive la Bce nel bollettino mensile. Il risanamento di bilancio «più graduale» indicato nel nuovo programma di stabilità dell'italia presenta «rischi», rappresentati da «un'evoluzione macroeconomica peggiore delle aspettative» e «un rallentamento delle entrate rispetto alle dinamiche ipotizzate nonché maggiori spese». Nel suo bollettino mensile l'eurotower torna sull'andamento dei conti pubblici nel 2012 rifacendosi al dati notificati dai Paesi dell'eurozona ad Eurostat in primavera, che mettono l'italia nel gruppo dei Paesi che non hanno fatto salire il deficit oltre il 3% del Pil. Lo scorso anno «il risanamento - nota la Bce - è stato sostenuto da interventi di aumento delle entrate che hanno più che compensato l'incremento della spesa osservato nel 2012». I disavanzi «sono rimasti superiori al valore di riferimento del 3 per cento del Pil nella maggior parte dei paesi dell'area, con l'eccezione di Germania, Estonia, Italia, Lussemburgo, Austria e Finlandia». Quanto al debito, resta prossimo o superiore al 100% del Pil in Belgio, Irlanda, Grecia, Italia e Portogallo. La Bce nota comunque, per l'italia, un deficit/pil superore di 1,3 punti percentuali all'obiettivo fissato nel programma di stabilità, «un risultato perlopiù riconducibile all'andamento economico peggiore delle aspettative e alla debole dinamica delle entrate». «Nel quadro di una progressiva ripresa - prosegue la Bce - 11

12 l'aggiornamento del programma italiano «posiziona il disavanzo appena sotto il 3% del Pil per il 2013» dopo che «in previsione di un percorso di risanamento più graduale, gli obiettivi di bilancio sono stati notevolmente ridimensionati rispetto all'aggiornamento del programma per il 2012». In base alle attese, ricorda poi la Bce, «nel 2013 il rapporto fra debito pubblico e Pil raggiungerebbe il picco di circa il 130% del Pil». Le aste. Italia, Spagna, Portogallo hanno registrato nella prima parte dell'anno «un miglioramento delle condizioni del mercato primario dei titoli di Stato, come dimostrano il buon esito delle aste di titoli di Stato» e il rientro degli investitori esteri. Tuttavia - scrive la Bce - alcuni mercati vedono «un nuovo aumento dei rendimenti». Borse e spread. Pochi movimenti sulle Borse europee dopo il report mensile della Bce: i mercati aspettano le aste di metà mattina dei titoli di Stato italiani a medio e lungo termine, con Milano che cede circa un punto percentuale registrando qualche debolezza tra i gruppi del cemento, mentre Rcs è stata posta in asta di liquidità dopo lo strappo al rialzo in avvio. Nel Vecchio Continente male soprattutto Francoforte, che perde quasi due punti con la debolezza del settore industriale. Tokyo sconta una nuova ondata di forte volatilità e chiude con un tonfo del 6,35%, entrando nel 'bear market': in scia al rialzo dello yen e alle perdite di Wall Street, coi timori che la Federal Reserve possa avviare l'uscita dall'aggressivo allentamento monetario, l'indice Nikkei cede 843,94 punti, a quota ,38. Intanto lo spread tra Btp e Bund tedeschi a dieci anni in rialzo a sopra i 280 punti. Cinque milioni di giornate di lavoro perse ogni anno a causa dell'inquinamento La denuncia di Greenpeace: fermate la costruzione delle centrali a carbone Bruxelles, 13 giu. (Adnkronos) - A causa dell'inquinamento, e delle malattie che ne derivano, in Europa si perderebbero ogni anno 5 milioni di giornate di lavoro. A sostenerlo è il rapporto 'Silent Killer' dell'università di Stuttgard, commissionato da Greenpeace International che invita l'europa a fermare la costruzione di 50 nuove centrali a carbone e a fissare obiettivi vincolanti per le rinnovabili entro il Il rapporto prende in esame gli impatti negativi sulla salute di 300 grandi centrali elettriche presenti sul territorio del vecchio continente e le previsioni di impatto dei nuovi piani di costruzione delle centrali a carbone; la combinazione dei due fattori potrebbe provocare la morte prematura di migliaia di cittadini europei. Il rapporto sottolinea anche le emissioni nel 2010 hanno provocato 240 mila morti premature. Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace International, ha detto che il rapporto ha mostrato l'urgente necessità di eliminare gradualmente il carbone, spingendo i politici dell'unione ad approvare nuovi obiettivi per le fonti energetiche rinnovabili, come l'energia eolica e solare. "Quest'anno dovrebbe essere 'L'Anno dell'aria Europeo', ha detto il direttore dell'associazione ambientalista, eppure i politici non stanno facendo nulla per arrestare i piani di costruzione di queste 50 nuove centrali a carbone le cui future emissioni provocheranno migliaia di morti premature". Secondo il rapporto se la Bulgaria, la Germania, la Polonia, la Romania e il Regno Unito hanno le centrali a carbone più inquinanti, la diffusione di polveri sottili, fuliggine ed emissioni diverse, hanno contaminato i cieli di tutti i Paesi dell'unione. I 50 nuovi impianti a carbone provocherebbero danni alla salute a 32 mila cittadini all'anno, per un totale 1,3 milioni di anni di vita persi nell'arco della durata di eservizio degli impianti prevista in 40 anni. "L'industria del carbone, ha concluso Naidoo, se non verrà fermata, continuerà ad avere una licenza di uccidere per decenni". 12

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