AGIP: INNOVAZIONE E RISPETTO DELL AMBIENTE
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1 A cura di Libera LATINO A.A. 2009/2010 AGIP: INNOVAZIONE E RISPETTO DELL AMBIENTE Indice Introduzione 1. Ricerca e rischio sismico 2. Ricerca e limitazione dell impatto ambientale 3. Sviluppo di nuove tecnologie per l estrazione 4. Aumento della conversione del greggio in benzina, gasolio, diesel e jet fuel 5. Riduzione di emissioni nocive 6. Sfruttamento dell energia solare 7. Recupero dei danni inflitti al territorio Conclusioni L Agip (Azienda Generale Italiana Petroli) è una compagnia petrolifera italiana che a partire dall inizio degli anni 90 del XX secolo è stata completamente assorbita dal gruppo Eni. Sembra, quindi, opportuno trattare delle politiche ambientali adottate dall Eni poiché quest ultime devono obbligatoriamente essere applicate da tutte le aziende satellite incorporate da tale gruppo. In generale, è noto che alla base dello sviluppo di un industria e, nel caso particolare, di un industria petrolifera, ci sia la ricerca di nuove tecnologie capaci di avere un alto rendimento energetico ed un minimo impatto ambientale. Eni ha individuato alcune piattaforme Raffineria Eni, Livorno (ITALIA) tecnologiche chiave su cui investire prioritariamente. Le piattaforme riguardano sia i settori core (esplorazione, produzione, trasporto olio e gas; produzione di carburanti a elevate prestazioni e basso impatto ambientale) sia le energie rinnovabili (energia solare e biomasse) e la sostenibilità ambientale delle attività operative. Di seguito sono elencati alcuni degli obiettivi principali perseguiti da tale gruppo, tra i quali ad esempio l essere in grado di esplorare in modo efficace le aree di frontiera e le zone in cui i lavori di perforazione possono essere complicati dalla geologia del suolo. 1
2 1. Ricerca e rischio sismico. Difatti, permanendo ancora grandi quantità di petrolio nelle mani dei paesi produttori, per le società internazionali, resta tuttora aperta la difficile ricerca di idrocarburi imprigionati in impervie aree geologiche da sfruttare (fondali marini in acque profonde e ultra profonde, aree artiche e subartiche). In tali bacini, si stimano esservi ingenti accumuli di idrocarburi: oltre 200 miliardi di barili potenzialmente da scoprire nei bacini in acque profonde e ultra-profonde (il 10% del totale mondiale) e oltre 400 miliardi di barili per le zone artiche (oltre il 20% del totale mondiale). Queste aree presentano strutture geologiche complesse o ad alto rischio sismico, pertanto è essenziale migliorare la capacità di descrizione del sottosuolo e la capacità di stimare la quantità e la qualità dei fluidi presenti nei bacini sedimentari. Tra il 2007 e il 2008, l Eni si è impegnato a migliorare le tecniche di previsione della presenza di idrocarburi nel sottosuolo e le tecnologie di prospezione geofisica nonché i processi di modellamento del bacino e del sistema petrolifero. L Eni è stato il primo in assoluto ad ultimare con successo una campagna sismica per la ricerca di idrocarburi effettuata su ghiaccio galleggiante in Alaska. Dopo tale riuscita, si è dimostrata la possibilità di estendere l'attività esplorativa oltre la stagione estiva e di mettere a punto sistemi innovativi per minimizzare l'impatto ambientale dell'esplorazione petrolifera nelle zone artiche e subartiche. 2. Ricerca e limitazione dell impatto ambientale. Per Eni è di fondamentale importanza minimizzare l impatto ambientale. Infatti, per perseguire tale scopo la società multinazionale ha migliorato sensibilmente le tecniche di rilevamento sismico, ridotto i pozzi esplorativi, aumentato l efficienza di perforazione e minimizzato i tempi e gli spazi necessari. E stato necessario dunque sviluppare tecnologie più efficienti da impiegare in tutte le fasi del processo: dall esplorazione alla perforazione e dalla produzione al trattamento degli idrocarburi. In attuazione di tali programmi, l Eni ha sviluppato un progetto che va sotto il nome di ENBD (Eni Near Balance Drilling). E una tecnologia che permette di mantenere sempre ottimale il valore della pressione in pozzo in tutte le fasi della perforazione utilizzando un innovativo sistema di ricircolo dei fluidi di perforazione e relativo controllo della pressione che permette così di smorzare le oscillazioni dovute al blocco della circolazione nel cambio delle aste o in qualunque altra operazione di pozzo. E' così possibile, oggi, con tali accorgimenti, perforare giacimenti con elevate sovrapressioni o perforare pozzi inclinati e/o orizzontali dove il ricircolo continuo del fluido di 2
3 perforazione garantisce una più efficace pulizia del foro dai detriti della perforazione. 3. Ricerca di nuove tecnologie Si è in continua ricerca di nuove tecnologie in grado di estrarre una maggiore quantità di greggio intrappolato nei pori delle rocce per soddisfare la sempre crescente domanda di petrolio. Oggi si stima che il tasso di recupero mondiale del petrolio dai giacimenti si aggiri attorno al 30-35% contro il 20% del Questi risultati sono stati possibili grazie allo sviluppo di tecniche di recupero assistito (Enhanced Oil Recovery EOR) che forniscono 2,5 milioni di barili al giorno al mercato petrolifero. Grazie a questa tecnica e al continuo miglioramento delle tecnologie in essa utilizzate, nel 2030 si potrà produrre otto volte tanto. L'incremento del "fattore di recupero" aumenta le riserve disponibili anche in assenza di scoperte di nuovi giacimenti. L'aumento di un solo punto percentuale del tasso di recupero può portare ad aggiungere riserve per miliardi di barili, equivalente a uno o due anni di produzione petrolifera mondiale. Tutto ciò ha certamente anche un positivo impatto ambientale, poiché consente di aumentare la produzione di idrocarburi senza comportare danni aggiuntivi in termini di ulteriore occupazione di superficie, utilizzo di risorse come acqua ed energia, produzione di sotto-prodotti inquinanti come ad esempio i gas acidi. L'applicazione di tecnologie di EOR può offrire inoltre numerose opportunità di guadagno anche ai paesi produttori. Attualmente nei principali paesi produttori come ad esempio nel Medio Oriente, i grandi giacimenti sono prossimi ad una fase di declino produttivo poiché l estrazione di greggio avviene attraverso tecniche di recupero tradizionali. L'applicazione di tecniche di recupero avanzato (EOR) su questi campi, potrebbe dunque allungare la loro vita produttiva e incrementare le riserve mondiali di petrolio di alcune decine di miliardi di barili, riducendo così d altro canto l accelerazione dell impoverimento di tali paesi. Per aumentare il fattore di recupero degli idrocarburi è altresì indispensabile migliorare la conoscenza dei giacimenti e impiegare tecnologie avanzate di perforazione dei pozzi e di produzione degli idrocarburi. Vengono, a tal fine, solitamente effettuate campagne di rilevamento con tecniche geofisiche all avanguardia; inoltre, un'accurata ricostruzione del modello geologico e dei flussi degli idrocarburi consentono di descrivere accuratamente la composizione della roccia del sottosuolo, le caratteristiche chimico-fisiche degli idrocarburi intrappolati nelle formazioni geologiche e il potenziale produttivo fin dall'inizio della vita di un singolo giacimento. 3
4 4. Aumento della conversione del greggio in prodotti pregiati E importante massimizzare la conversione del greggio, sia esso convenzionale o non convenzionale, in prodotti pregiati quali benzina, gasolio, diesel e jet fuel. Ogni anno vengono prodotte ingenti quantità di petrolio non convenzionale e olio combustibile. Le riserve di petrolio non convenzionale recuperabile tecnicamente come sabbie bituminose, petrolio pesante e ultra-pesante, sono valutate in miliardi di barili, un valore superiore alle riserve certe di petrolio convenzionale. I processi di raffinazione danno luogo a sotto-prodotti "non convertibili", quali olio combustibile e pet-coke. Il pet-coke è un combustibile di basso pregio utilizzabile solo per la produzione di elettricità con bassa efficienza e, di conseguenza, con elevate emissioni di anidride carbonica a parità di energia prodotta. L olio combustibile è da tempo utilizzato per il trasporto navale, ma al giorno d oggi anche in questo ambito il suo utilizzo si sta riducendo. L Eni, ha sviluppato una nuova tecnologia, l Eni Slurry Technology (EST), che permette di estrarre greggi pesanti, extra pesanti e bitumi e convertirli, anche a bocca di pozzo o di miniera, in prodotti per autotrazione a minimo impatto ambientale. Anche le risorse di gas naturale attualmente non valorizzate sono numerose. Ingenti volumi di gas naturale sono classificati come gas marginali a causa della loro distanza dai mercati finali o delle loro ridotte dimensioni, fattori, quest ultimi, che non consentono di valorizzarli con le tecnologie di trasporto oggi disponibili. Una parte di queste risorse, se associata al petrolio, non è valorizzata, ma bruciata in torcia o liberata in atmosfera con notevole impatto sull ambiente. 5. Riduzione di emissioni nocive La ricerca nel settore tende allo sviluppo di prodotti d'avanguardia per il settore trasporti, che consentano di ottimizzare l'efficienza dei motori e di ridurre significativamente le emissioni nocive. L obiettivo principale è quello di offrire al mercato dei carburanti e lubrificanti di elevata qualità ambientale che anticipino le normative sempre più stringenti in tale contesto. La crescente domanda di carburanti con elevate prestazioni e basso impatto ambientale (a zero zolfo e minimo contenuto di aromatici) e l'espansione del mercato (soprattutto in Cina e India) richiede all'industria petrolifera di realizzare ingenti investimenti per l'adeguamento degli impianti per nuovi sistemi e raffinerie. Anche le aree esportatrici di carburanti, come il Medio Oriente e l'america Latina, dovranno migliorare la qualità dei carburanti prodotti adeguandosi agli standard attesi nelle diverse aree geografiche, standard che 4
5 tendono rapidamente a convergere verso i più restrittivi limiti in vigore nei paesi industrializzati. Alla benzina BluSuper, si è affiancato il nuovo gasolio BluDiesel Tech, evoluzione tecnologica del BluDiesel, il primo gasolio in Italia a poter essere definito sulphur free. Il contenuto di zolfo al di sotto delle 10 ppm, come tutti i combustibili della famiglia, consente un funzionamento ottimale dei sistemi di trattamento dei gas di scarico, riducendo tra l altro la formazione di particolato. La spinta verso la conversione totale del barile e la crescente domanda di carburanti pregiati determinano un crescente ricorso a tecnologie di raffinazione che richiedono quantità maggiori di idrogeno. L'idrogeno è essenziale nei processi di idrotrattamento utilizzati in raffineria per la produzione di carburanti pregiati a basso impatto ambientale e per la conversione a distillati medi di residui e di greggi pesanti. Nel medio termine sarà necessario ridurre i costi di produzione dell idrogeno partendo dagli idrocarburi, uniche fonti in grado di soddisfare la domanda di idrogeno sia in termini di dimensioni sia in termini di costo. Nel lungo termine l obiettivo è lo sviluppo di tecnologie in grado di produrre idrogeno utilizzando l energia fornita da fonti rinnovabili, in particolare dall energia solare, in modo economicamente e ambientalmente sostenibile. L Eni, ha avviato, recentemente, processi potenzialmente in grado di produrre biocarburanti, dimostrandosi leader anche in tale settore per le sue apprezzate ricerche avanzate. Infatti, i biocarburanti possono offrire un contributo nel medio termine per fornire un'energia rinnovabile alternativa ai combustibili fossili nel settore dei trasporti, purché prodotti attraverso processi sostenibili e non in competizione con il settore alimentare. L'impiego dei biocarburanti offre vantaggi ambientali legati all'assenza di emissioni inquinanti zolfo e idrocarburi policromatici anche se consente rese energetiche inferiori rispetto ai combustibili fossili. Eni ha sviluppato la tecnologia EcofiningTM, in collaborazione con il partner UOP, che consente la conversione di oli vegetali in Green Diesel, un prodotto di elevata qualità, privo di ossigeno e compatibile con i gasoli di origine petrolifera. E' stata completata la progettazione di un'unità industriale da 250 mila tonnellate/anno per la produzione di Green Diesel da olio di soia e/o palma. Nel 2008 è stato completato anche uno studio di fattibilità per l'utilizzo di una pianta infestante presente nel Delta del Niger per la produzione di bio-elettricità. Eni è impegnata nello sviluppo di tecnologie per la produzione di biocarburanti per mezzo della gassificazione delle biomasse e successivo stadio di produzione di cere mediante l'impiego di microrganismi (alghe, lieviti e batteri) capaci di metabolizzare e trasformare in biomassa alcuni elementi contenuti nelle acque reflue di raffineria (es. fosforo e azoto) e la 5
6 CO 2 prodotta dagli impianti della raffineria stessa. In particolare la biomassa prodotta dalle microalghe può essere vantaggiosamente sfruttata a fini energetici. Una volta separata dal mezzo di coltivazione essa può essere utilizzata per ottenere oli vegetali convertibili in combustibili per autotrazione, come il biodiesel. Un sito particolarmente idoneo per investigare approfonditamente le potenzialità della tecnica è la Raffineria di Gela, grazie al clima, alle infrastrutture presenti, alla disponibilità di CO 2 e di acque reflue (urbane ed industriali). L'impianto attualmente in costruzione includerà, oltre ai sistemi di coltivazione con fotoreattori, i sistemi di separazione e raccolta della biomassa. Inoltre, Eni partecipa allo sviluppo di modelli di analisi per sistemi di produzione di bio-etanolo di seconda generazione nell'ambitodel progetto europeo NILE (New Improved Lignocellulosic Ethanol ). 6. Sfruttamento dell energia solare. L'energia solare può essere considerata la fonte di energia primaria per eccellenza. Il suo sfruttamento può avvenire attraverso la conversione diretta della luce in energia elettrica (effetto fotovoltaico). Il componente base dei sistemi fotovoltaici è la cella solare costituita da una fetta di qualche decimo di millimetro o uno strato sottile di pochi micron di materiale semiconduttore, quale il silicio, opportunamente trattato. Attualmente i costi di generazione elettrica da impianti fotovoltaici sono ancora elevati (0,2-0,5 /kwh). Il superamento dei limiti attuali richiede l introduzione di tecnologie in grado di ridurre la quantità di silicio impiegata a parità di energia prodotta e nel lungo termine la sostituzione del silicio con materiali polimerici o organici il cui costo di produzione sia significativamente più basso, con prestazioni confrontabili con quelle del silicio che raggiunge anche il 20% di efficienza. Eni ha avviato diverse attività di ricerca nel campo di tecnologie solari nuove o emergenti, potenzialmente in grado di generare discontinuità significative. In particolare, le attività riguardano le celle solari a base di materiali organici e nanocompositi, che sono tra le più promettenti per la possibilità di produzione a basso costo. Anche nel campo del solare termico a concentrazione Eni ha avviato una ricerca per sviluppare tecnologie che possano produrre efficaci innovazioni tecniche. 7. Recupero dei danni inflitti al territorio Lo sviluppo di tecnologie innovative è volto ad abbattere il potenziale inquinante delle proprie attività e a recuperare i danni inflitti al territorio. Protezione ambientale e mitigazione del cambiamento climatico hanno e continueranno ad avere pesanti impatti economici, sociali e operativi sulle compagnie petrolifere, cui sarà richiesto un impegno sempre maggiore in futuro. In tale ambito, le attività di ricerca e sviluppo sono volte a sviluppare 6
7 nuove tecnologie per il trattamento delle acque e dei suoli inquinati, la gestione dei fanghi, il controllo delle sostanze odorifere e del particolato, con specifiche applicazioni nei siti di raffinazione. Anche la sfida posta dal cambiamento climatico impone alle compagnie energetiche di sviluppare risposte tecnologiche tempestive e innovative. Eni è impegnata nella ricerca di tecnologie innovative e efficaci per la riduzione delle emissioni di CO 2, anche attraverso collaborazioni di ricerca. In tale ambito, sta sviluppando un progetto denominato GHG (Green House Gas) e un accordo di collaborazione con Enel. Relativamente alla CO 2, nel 2008 Eni ha firmato un accordo strategico di cooperazione con Enel, che prevede: la realizzazione del primo progetto italiano che integra il progetto Enel di cattura della CO 2 per post-combustione presso la centrale di Brindisi con il progetto Eni di iniezione di CO 2 presso il giacimento esaurito di Cortemaggiore; le due società realizzeranno presso il sito di Brindisi anche una linea pilota di trasporto della CO 2 allo stato denso; uno studio di fattibilità dettagliato per la realizzazione di un impianto dimostrativo integrato con una centrale a carbone dell Enel; uno studio congiunto del potenziale nazionale di stoccaggio della CO 2. Contestualmente alla firma dell'accordo strategico, Eni, Enel e il Ministero dell'ambiente hanno firmato un Protocollo d'intesa finalizzato alla verifica e diffusione delle tecniche di cattura della CO 2 e alla promozione delle fonti rinnovabili. Conclusioni Eni ha messo in atto un modo nuovo di sviluppare rapporti paritetici con i paesi produttori di petrolio, che le permette di essere all'avanguardia rispetto alle compagnie petrolifere nazionali che detengono le riserve, attraverso accordi di partnership strategiche e lo sviluppo di progetti comuni integrati in diversi paesi. Eni ha da sempre la capacità distintiva di adottare comportamenti e modelli contrattuali rispettosi delle esigenze dei paesi in cui è presente ed è per questo riconosciuta, in molti di essi, per le sue qualità di partner affidabile e solidale. Oltre che nell'attenzione vigile e costante per minimizzare i possibili danni ambientali derivanti dalle specificità dell attività che svolge, Eni investe molte energie nello stabilire efficaci e positive relazioni con le comunità ospitanti, attraverso contributi costruttivi al territorio e la capacità di immettere in esso energie e opportunità nuove di sviluppo. BIBLIOGRAFIA:
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