Adesso è tempo di rinsavire. E per venire alla politica, leggete questo brano:

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1 Gian Mario Albani Varallo, 1 maggio 2012 Per Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica; per Mario Monti, Presidente dei Consiglio dei Ministri; per Renato Schifani, Presidente del Senato e Gianfranco Fini, Presidente della Camera dei Deputati Roma (inoltrata via fax) Stim. mi Signori, il solo tra di voi che mi conosce è il Presidente Napolitano, al quale ho inviato la lettera del 15 aprile u.s., fatta pervenire anche al Presidente Monti. Dove mi permettevo di richiamare la crisi in corso. Ma vedo che brancolate ancora nel buio, che parlate di crescita. La sola crescita davvero necessaria sarebbe quella in umanità, questa però è più difficile da ottenere, almeno per molti di noi. Perché ormai noi, in occidente, siamo giunti al termine di un epoca di abituali furberie: tanto per legare insieme furbizie e ruberie. Poco meno di 20 secoli fa abbiamo preso un uomo, un povero ebreo, e lo abbiamo fatto dio, per credersi anche noi dei prepotenti padreterni. Adesso è tempo di rinsavire. E per venire alla politica, leggete questo brano: Sono necessari dei programmi per incoraggiare, stimolare, coordinare, supplire e integrare l azione degli individui e dei corpi intermedi. Spetta ai poteri pubblici di scegliere, o anche di imporre gli obbiettivi da perseguire, i traguardi da raggiungere, i mezzi onde pervenirvi, tocca a loro stimolare tutte le forze organizzate in questa azione comune. Certo, devono aver cura di associare a questa opera le iniziative private e i corpi intermedi, evitando in tal modo il pericolo di una collettivizzazione integrale o una pianificazione arbitraria (punto 33). Per corpi intermeri si devono intendere oltre le famiglie e le comunità locali anche quelli storico-funzionali, come le imprese, i sindacati, oggi si direbbero le parti sociali. No, non si tratta di un pericoloso sovversivo, di un comunista: è Giovanni Battista Montini, Paolo VI, con la sua Populorum progressio del marzo Il solo, o uno dei pochi che si è osato di richiamare il detto di Paolo da Tarso, sempre un po fanatico lui: se uno non vuole lavorare, neanche mangi (2^Tes.3,10). Già, perché noi usiamo definirci animali ragionevole e socievoli, il che comporta di poterci fidare gli uni degli altri, di essere onesti, di non fare i furbi. E però, per vivere, abbiamo tutti bisogno di nutrirci, di respirare aria pulita, di ripararci, e quindi di lavorare. Ora, il compito della politica, di quelli che vengono eletti o sono preposti al governo di un popolo, è quello di pendersi cura che a tutti sia consentito - per vivere - di poter trafficare e mettere a frutto i pochi, tanti e diversi talenti avuti in sorte: di lavorare (salvo i minori, gli invalidi e i pensionati). Si è fatto un gran parlare di equità, perché giustizia vuole che si tenga sempre conto che siano tutti uguali, quanto a specie umana, ma tutti unici, tutti diversi, quanto a individui. Allora, che equità sarebbe quella che consente a pochi di occupare anche più posti di lavoro, più incarichi, di percepire più emolumenti e retribuzioni, mentre altri sono licenziati, restano disoccupati, senza retribuzione, senza pensione, con i figli da mantenere? Per questi è la morte civile, ecco perché alcuni si tolgono la vita. 1

2 Per vivere bene, dignitosamente, una persona sola, una coppia, una famiglia, con 1,2 o anche 3 figli da mantenere agli studi, di quanto reddito al mese hanno bisogno? Diciamo da un minino di euro una persona sola, almeno euro una coppia, da euro una famiglia coi figli da mantenere agli studi. Allora, nelle istituzioni e nelle amministrarlo pubbliche, statati, regionali e comunali, si stabilisce che a nessuno è consentito di avere più lavori, incarichi, retribuzioni o emolumenti, e che a secondo delle persone a carico a tutti deve essere assicurato il minimo come sopra indicato fino a un massimo di euro al mese per le più alte carche delle Stato, tutti gli altri al di sotto (anche il capo della polizia). Tutte queste cifre sono al netto di contributi assicurativi, ma anche al netto di imposte. E inutile pagare un lordo per poi gravarlo di tasse, riscosse dagli stessi enti, spendendo altri soldi. E - con le opportune modifiche costituzionali - basta con le Province e le Prefetture, con le Regioni a statuto speciale, con le Comunità montane: bastano i Comuni, anche tra di loro consorziati, coordinati in Regioni. Basta con le due Camere: basta il Parlamento con 350 parlamentati, con emolumenti da euro al mese. E poi, trattando in sede europea, basta con la NATO, col Ministero della Difesa, con le forze armate, la missioni di pace : ritiriamo i contingenti, unifichiamo carabinieri e polizia, riutilizziamo al meglio tutta la roba armata, le caserme, e smettiamola di produrre e vendere armi. Ai militari, dai più altri gradi fino al soldato semplice lasciati a casa, assicuriamo il reddito medio sopra indicato, fino a quando non abbiano trovato un altra occupazione. Così pure per tutti gli occupati a produrre e a vendere armi che restano senza lavoro. Anche i detenuti nelle carceri in attesa di giudizio mandiamoli agli arresti domiciliari, con obbligo di firma. Questo per fare soltanto degli esempi. Ridistribuire, lavorare meno, ma lavorare tutti. Poi, Governo e Parlamento devono predisporre e approvale le linee giuda di piani per la gestione del territorio e le salvaguardie ambientali, il piano per la sanità, per la scuola, l università e la ricerca, il piano energetico, quello per la mobilità e i trasporti. Tutto d intesa con le Regioni e i Comuni. Infine il piano economico e sociale, per il lavoro. A partire dal settore agro-alimentare, poi quello artigiano e industriare, per finire con quello dei servizi. Un creativo ministro tempo fa ha definito la madre di tutte le riforme quella dell art. 41 della nostra Costituzione. No, è tempo di applicarlo, alla lettera, avendo cura di vietare e scoraggiare al massimo la produzione e la distribuzione di cose inutili, superflue, dannose. Che animali ragionevoli pretendiamo di essere se non ci imponiamo e non osserviamo delle regole per vivere bene e sempre meglio insieme, per non farci del male? Se mai è stata la deregulation la madre più prossima dei disastri attuali. L attuate Sommo pontefice e mio coetaneo, Joseph Ratzinger, della sua Caritas in Veritate del 2009 a proposito della crisi in corso pensa che si possa risolvere con la economia del dono. Ho visto che anche Serge Latouche (1940), professore emerito di scienza economiche all Università di Parigi, in un suo testo Come si esce dalla società dei consumi (2011), ha dedicato un intero capitolo allo Spirito del dono, economia della felicità e decrescita (cap.3). No, è tutta una contraddizione in termini, perché dire economia è dire lavoro, fatica, rischio, invece il dono è gratuito, e per donare bisogna avere. Sta di fatto nel 1967 Papa Montini anche a proposito del dono si rifaceva ad Ambrogio ( ), vescovo di Milano: Non è del tuo avere che tu fai 2

3 dono al povero; tu non fai che rendergli ciò che gli appartiene. Poiché è quello dato in comune per l uso di tutti che tu ti ammetti. La Terra è data a tutti, e non solamente ai ricchi. E di suo Montini aggiungeva: E come dire che la proprietà privata non costituisce per alcuno un diritto incondizionato e assoluto. Nessuno è autorizzato a riservare a suo uso esclusivo ciò che supera il suo bisogno, quando gli altri mancano del necessario (p.23). E un principio sensato, ragionevole, fatto proprio anche dalla nostra Costituzione del 1948: art. 42 La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibili a tutti. Lo Stato italiano e quindi noi ha fatto dei debiti, tradotti il titoli o certificati di credito, di varie scadente, sui quali si applicano degli interessi annuali o semestrali. Gran parte di questi titoli sono in possesso di persone e famiglie italiane, altri acquistati da fondi pensioni e assicurativi, anche stranieri, oltre che in deposito presso le banche. Il debito dello Stato si traduce quindi in prestiti che fruttano interessi. Bene, per prima cosa, sugli interessi goduti si applichi una imposta di almeno il 20% (contro il 12,50% attuale). Vengo rifiutati dai mercati? Va bene, saranno ceduti a persone che adesso percepiscono redditi stipendi, emolumenti, pensioni, vitalizi oltre i o euro al mese, fino al loro esaurimento. Così tutto il debito italiano passa in mano italiana, a tassi di interessi fissati leggermente al di sopra del tasso di inflazione, del costo della vita. Patrimoni immobiliari: terreni, case, fabbricati vari. Vale la Costituzione. Se acquisiti da persone, coppie o famiglie con il loro lavoro, o quello che loro genitori (eredità), e se limitati alla loro abitazione, o alle loro attività lavorative, è tutto lecito, tutto esente da imposte e tasse. Su tutto quello che eccedere però terreni, case e fabbricati si devono pagare imposte proporzionate all avere, in crescendo sui beni inutilizzati. Ogni persona, coppia o famiglia, presso il Comune di residenza, è tenuta a dichiarare i beni immobili posseduti mediante schede da tenere aggiornate, anche per via telematica. Tutte le persone, le coppie o le famiglie hanno diritto di far accertate dal Sindaco o da un suo delegato la loro reale situazione economica e patrimoniale, le loro reali condizioni sociali, e le loro effettive necessità. Perché la legge è uguale per tutti, ma non tutti sono uguali di fronte alla legge. Adesso vedete voi, perché io sono vecchio, tra un po me ne vado, molto preoccupato per il futuro dei nostri figli e nipoti. Grazie, e statemi bene. Gian Mario Albani la precedente: Varallo, 15 aprile 2012 Per il Presidente, Giorgio Napolitano - inviata per fax al Quirinale. Caro Napolitano, forse anche tu, come la stragrande maggioranza della gente, non vuoi prendere atto che in questo nostro occidente siamo arrivati al capolinea. Leggi qui: 3

4 Siamo tutti consapevoli di essere entrati in una crisi planetaria senza precedenti, dalla quale non ci è dato intravedere se, quando e come ne potremo uscire. Anche perché, prepotenti e litigiosi come siamo, giova sempre ricordare che da qualche tempo nelle nostre mani sono poste armi di distruzione di massa: chimiche, batteriologiche, atomiche e termonucleari. No, non si tratta soltanto della crisi economia e finanziaria prodotta per inseguire un progresso senza fine e senza regole; dalla frenesia di far soldi coi soldi speculando sul futuro; di sprechi di risolse a non finire, sprofondate per produrre e consumare cose superflue e dannose, accumulando montagne di rifiuti tossici e radioattivi, provocando paurose disuguaglianze sociali, con masse di disoccupati, di poveri sempre più poveri e ricchi sempre più ricchi, con ancora più tanti bambini lasciati morire di fame, di sete, di incurabili malattie nella nostra quasi totale indifferenza. Questa crisi devastante sta compresa nel più generale degrado ambientale, con mutamenti climatici forse irreversibili, a fronte della crescente pressione demografica. E tutto l eco-sistema, l intera sfera della vita, della biosfera che noi umani abbiamo fatto entrare in una fase critica. E ancora, sul finire: Di passaggio vi voglio far notare che dopo un secolo, un secolo e mezzo scandito da un vero, falso e in ogni caso sempre presunto odio di classe, degli odiati padroni, piccoli e medi imprenditori, ormai a decine si tolgono la vita per non essere costretti i licenziare i loro operai. Perché essere licenziati e restare disoccupati con figli a carico è la morte civile (lo so bene io che l ho provato sulla mia pelle). Il lavoro fa la dignità della persona umana. Ognuna di queste tragiche vicende ha una sua storia, ma in tutte è presente come una rinnovata obbiezione di coscienza: non fare del male al tuo prossimo, con il quale hai pure spartito il pane. Ma c è anche un grido disperato. Se nemmeno questo riusciamo a intenderlo, allora siamo davvero alla fine. Attenti però a non confondere l odio di classe con la coscienza di classe, la consapevolezza della comune condizione sociale, quella che deve animare l unità sindacale, se non anche l unione politica dei lavoratori. Ancora: Se i vari professori che adesso vanno in giro per il mondo a proporre, ma anche ad attuale le loro riforme, tornassero a programmare non già una crescita, ma una de-crescita equa, sostenibile e solidale del nostro fare economico, a partire dai Paesi che hanno conosciuto la follia del consumismo ecco - sarebbe una benedizione per tutti. Quando nel marzo del 1967 Montini formulava questa sua lettera era da poco iniziata la terza rivoluzione economica e sociale, quella elettronica e informatica, della quale però, a distanza di 40 anni, sembra che pochi l abbiano presa in seria considerazione. Tutto il miracolo della vita, in questa nostra biosfera, si nutre di informazioni, come mostra la sequenza del DNA. Nel 1953 questa era stata la clamorosa scoperta, e adesso noi questo lo sappiamo, ormai le informazioni che corrono in rete su internet coprono l intero pianeta. Sono queste che hanno fatto della Terra un villaggio globale. L elettronica e l informatica, superando via-via gli egoismi e le rivalità nazionali, oltre a queste religiose e ideologiche, avrebbero dovuto consentire una programmata re-distribuzione del lavoro a livello planetario, a partire dalle diverse aree continentali: lavorare tutti, lavorare meno, ripartire il più equamente possibile i rendimenti, producendo beni e servizi sempre più adatti a 4

5 migliorare, per tutti, la qualità della vita, la convivenza sociale e la condivisione solidale. Il mondo è malato, scriveva Montini al n. 66 della Populorum progressio del E lo scriveva con tutta la sua dolente umanità, carico di dubbi, sempre inquieto: Noi vi invitiamo a rispondere al nostro grido di angoscia, così lui terminava. Ma nessuno, o bel pochi hanno inteso quel grido, di quasi mezzo secolo fa, e anch io l ho compreso troppo tardi. Eppure quante volte mi è toccato di commentarla in pubblico, oltre che nei Circoli delle ACLI anche in alcune sezioni del PSI-UP, poi in teatro a Vercelli, alla presenza dell Arcivescovo Albino Mensa, e il 1 maggio pure alla scuola quadri del PCI, che stava sulle pendici di san Luca in quel di Bologna. Questa enciclica è stata una delle leve del sommovimento del , l ultimo sussulto di un mondo in agonia. Quando avremo finito di pagare il conto e di riparare i danni delle follie di questi ultimi secoli, e non soltanto quelli economici e finanziari, ma soprattutto i danni morali, cultuali, sociali e politici, in aggiunta a quelli ambientali, su questa Terra potranno vivere soltanto dei previdenti parsimoniosi. Un numero di persone, di famiglie e comunità umane limitato, equilibrato alle risorse disponibili e rinnovabili, tutte impegnate a produrre beni e ad apprestare servivi necessari per condurre una buona vita, molto dignitosa, altruista e generosa, possibilmente gioiosa e in buona salute, in ogni caso senza più farsi guerre, guerriglie e terrorismi vari, senza più fanatismi e superstizioni religiose. Certo, un utopia, ma è la sola ragionevole, se non fosse che la stupidità umana al dire di Albert Einstein è senza fine. E però io non vorrei essere così pessimista. Immanuel Kant ( ), forse ispirato da Qohelet ciò che è storto non si può raddrizzare (1,15) aveva formulato quel suo aforisma: Da un legno storto come quello dell uomo, non si può costruire nulla di perfettamente dritto. Certo, nulla di perfetto, ma in ciascuno di noi poco o tanto c e del buono. Basta soltanto aiutarlo a uscire, fin da piccoli: condurlo fuori, da e-ducere, educare. Ecco perché dobbiamo fare affidamento sulle mamme, sui genitori e sulla scuola. Questo ho scritto, ma nessuno lo vuole pubblicare. Grazie, e stammi bene. Gian Mario Albani Questa lettera, il giorno stesso, l ho inoltrata per fax al Presidente Mario Monti, che deve essere stato compito dal quel mio richiamo ai piccoli imprenditori che si tolgono la vita. Sta di fatto pochi giorno dopo, il 18 aprile 2012, nel corso di una conferenzastampa per la prima volta il Presidente del Consiglio affronta direttamente il tema degli italiani che si uccidono per colpa della recessione: In Grecia ci sono stati 1725 suicidi. Questo è quanto in Italia, in condizioni molto difficili, stiamo cercando di evitare. 5

6 Poi aggiunge: per colpa della crisi talvolta le persone si tolgo la vita. Ma senza il lavoro di questi mesi saremmo stati nel baratro del defaut del debito sovrano. Pare che abbia concluso, rivolta a noi, italiani: grazie per la vostra sofferenza (da Affaritaliani del ). Ma non tutti gli italiani soffrono per i provvedimenti proposti dal Governo e approvati dal Parlamento. Ad esempio: i dati ufficiali dicono che i lavoratori dipendenti pagato più tasse del loro datoti di lavoro. Quindi, non tutti, ma la maggioranza dei datori di lavoro di tutti i settori economici mentono sapendo di mentire, rubano sapendo di rubare. Allora, che Stato, che patto sociale sarebbe quello che non si basa sulla reciproca fiducia dei cittadini? Si direbbe che almeno per una parte, per questi disonesti, si tratta di una associazione a delinquere, o no? Poi la beffa: default, fiscal drag, spending rewu, spread, rating, zitti voi, lasciate fare a noi che sappiamo l inglese! Da che mondo è mondo il mercato è sempre stato fatto tra persone, o loro società, per scambiarsi delle merci, usando la moneta per facilitare gli scambi. Adesso, da un po di tempo le società finanziarie, poi le banche d affari sono scese sul mercato in Borsa - non per scambiare merci, ma dei soldi o dei titoli di credito: per fare soldi coi soldi, senza lavorare: una vera pacchia! Da mezzo per facilitare gli scambi la moneta è diventata il fine. E chi ha più soldi più li accresce, mentre chi è povero va in malora. Lo dice pure il Vangelo attribuito a Matteo: a chi ha, sarà dato, e sarà nell abbondanza. Ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha (Mt.25,29). Sembrava una svista, invece questo sta diventando sempre più vero. Il libero mercato globalizzato via internet permette in tempo reale di giocare, di scommettere e speculare su tutto e tutti, anche sul fallimento di un popolo, di una nazione come la Grecia. Poi potrebbe essere la volta del Portogallo, quindi della Spagna, e forse anche dell Italia. Ma chi se le frega se milioni bambini, di donne e uomini soffriranno la fame: tanto, in televisione siamo già abituali e vederli morire di fame, di sete e devastanti malattie nei sempre più poveri paesi della Terra. No, non è colpa del destino cinico e baro, e io non mi do pace: che umanità è mai questa? * * * Gian Mario Albani è nato a Merate in Brianza (LC), in febbraio del 1927, è sposato e ha tre figli. Sindacalista con la CGIL unitaria ( ), poi con la CISL ( ), capo ufficio studi e formazione delle ACLI di Milano ( ), loro presidente ( ), senatore con la sinistra indipendente dal 1968 al Attualmente è ritirato in pensione a Varallo Sesia. * * * 6

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