DIRITTO DI STAMPA 35

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3 DIRITTO DI STAMPA Il diritto di stampa era quello che, nell università di un tempo, veniva a meritare l elaborato scritto di uno studente, anzitutto la tesi di laurea, di cui fosse stata dichiarata la dignità di stampa. Le spese di edizione erano, budget permettendo, a carico dell istituzione accademica coinvolta. Conseguenze immediate: a parte la soddisfazione personale dello studente, del relatore e del correlatore, un vantaggio per il curricolo professionale dell autore, eventuali opportunità di carriera accademica e possibili ricadute positive d immagine per tutti gli interessati. Università compresa. La dignità di stampa e, se possibile, il diritto di stampa erano quindi determinati dalla cura formale della trattazione, dalla relativa novità del tema di studio, dall originalità del punto di vista e magari dai risultati scientifici della tesi: e cioè quel vuoto che, in via di ipotesi, si veniva a riempire in un determinato stato dell arte, e dunque dal valore metodologico, anche in termini applicativi, della materia di studio e dei suoi risultati tra didattica e ricerca. Caratteristica del diritto di stampa, in tale logica, la discrezionalità e l eccezionalità. La prospettiva di contribuire, così facendo, alla formazione di élites intellettuali. Sulla scia di questa tradizione, e sul presupposto che anche l università di oggi, per quanto variamente riformata e aperta ad un utenza di massa, sia pur sempre un luogo di ricerca, nasce questa collana Diritto di stampa. Sul presupposto, cioè, che la pubblicità dei risultati migliori della didattica universitaria sia essa stessa parte organica e momento procedurale dello studio, dell indagine: e che pertanto, ferme restando la responsabilità della scelta e la garanzia della qualità del prodotto editoriale, il diritto di stampa debba essere esteso piuttosto che ridotto. Esteso, nel segno di un elevamento del potenziale euristico e della capacità critica del maggior numero possibile di studenti. Un diritto di stampa, che però comporta precisi doveri per la stampa: il dovere di una selezione mirata del materiale didattico e scientifico a disposizione; il dovere di una cura redazionale e di un aggiornamento bibliografico ulteriori; il dovere della collegialità ed insieme dell individuazione dei limiti e delle possibilità dell indagine: limiti e possibilità di contenuto, di ipotesi, di strumenti, di obiettivi scientifici e didattici, di interdisciplinarità. Un diritto di stampa, che cioè collabori francamente, in qualche modo, ad una riflessione sulle peculiarità istituzionali odierne del lavoro accademico e dei suoi esiti. Questa Collana, dunque, prova a restituire l immagine in movimento di un laboratorio universitario di studenti e docenti. E l idea che alcuni dei risultati più apprezzabili, come le tesi di laurea prescelte, possano mettersi nuovamente in discussione mediante i giudizi e gli stimoli di studiosi competenti.

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5 Vito Pellegrini Analisi di stabilità della falesia del Centro Storico di Polignano a Mare (BA) Metodi quali quantitativi con supporto GIS Prefazioni di Gioacchino Francesco Andriani Giuseppe Mastronuzzi

6 Copyright MMXIII ARACNE editrice S.r.l. via Raffaele Garofalo, 133/A B Roma (06) isbn I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell Editore. I edizione: febbraio 2013

7 Scopresi sopra un alta, precipitosa e sassosa rupe la città di Polignano, assai civile e ben piena di popolo. Sotto la quale veggonsi molte caverne, nelle quali con grande impeto entrando e poi pian piano uscendo l onde marine ne riesce i dilettevoli rimbombi, che danno gran piacere a chi li sente, per il gran mormorio e sussurro che di continuo generano e creano. Leandro Alberti (XVI sec.) - storiografo e geografo Descrittione di tutta Italia nella quale si contiene il sito di essa, l origine, et le signorie della città, e della castella Bologna,

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9 INDICE 11 Prefazione 13 Capitolo 1 Metodologia 15 Capitolo 2 Inquadramento dell area di studio 2.1 Inquadramento geografico, Inquadramento geologicogeomorfologico, Aspetti geologico-tecnici della falesia, Evoluzione della falesia, Capitolo 3 Clima meteomarino 3.1 Caratteristiche fisiche del paraggio, Caratteri anemometrici del paraggio, Caratteri ondametrici del paraggio, Capitolo 4 Caratteri del moto ondoso 4.1 Approccio delle onde sulla costa, Profondità di chiusura per il paraggio di Polignano, Moto ondoso frangente, Pressione delle onde sulla costa, Considerazioni sul carattere del moto ondoso, 80 8 Capitolo 5 Classificazione dell ammasso roccioso 5.1 Introduzione, Classificazione RMR e Classificazione SMR, 5.3 Applicazione per la falesia di Polignano, 5.4 Considerazioni in merito alla Calcarenite di Gravina, 5.5 Movimenti di massa per la falesia di Polignano, 121 Capitolo 6 Verifica di sicurezza: valutazione dell altezza critica 6.1 Introduzione, Teoremi della plasticità, Altezza critica di un versante, Applicazione per la falesia di Polignano, 6.5 Considerazioni finali, Capitolo 7 Discussione 147 Conclusioni 151 Bibliografia 7

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11 PREFAZIONE Nel corso degli anni, l attenzione dei mezzi di informazione e degli amministratori ai problemi connessi alla dinamica costiera è stata soprattutto riservata alle spiagge ed ai tratti di costa fortemente antropizzati (porti, aree urbane e industriali), a causa del loro intrinseco valore socio-economico, relegando un ruolo marginale allo studio delle coste rocciose, in particolar modo delle falesie, considerate semplicisticamente tutte più o meno stabili e immutabili nel tempo. Fino a non molto tempo fa, le coste rocciose erano viste come di sicura e- spansione per i centri urbani e produttivi, nonché, sede preferenziale per importanti infrastrutture e opere d interesse strategico-militare. Si pensi, per esempio, alle innumerevoli torri costiere di avvistamento che caratterizzano, in particolar modo, le regioni meridionali italiane. Questa valutazione frettolosa e superficiale delle aree costiere rocciose scaturiva dalle modalità più evidenti dell arretramento della linea di riva: crolli improvvisi e, a volte, imprevedibili di blocchi rocciosi, reputati come fenomeni isolati nello spazio e nel tempo. In sostanza, i tratti di costa rocciosi apparivano privi di immediati pericoli e rischi per l uomo e il suo sistema socio-economico. A partire dagli anni 50, grazie al lavoro di molti ricercatori sulla dinamica dei litorali rocciosi e allo sviluppo della disciplina della Meccanica delle rocce, l opinione pubblica e gli amministratori hanno preso coscienza delle problematiche connesse all evoluzione delle coste rocciose ed al loro arretramento, con il fine di tutelare e valorizzare le sue valenze. In tale ottica, si inserisce questo lavoro di Tesi specialistica che ha come o- biettivo lo studio evolutivo della falesia di Polignano a Mare, su cui si erge il Centro Storico. Si tratta di una falesia intagliata in rocce carbonatiche, alta mediamente metri, e interessata da numerose piccole cavità carsiche, nonché da alcune grotte di pregio, come la famosa Grotta Palazzese. L intero tratto studiato è profondamente antropizzato; ivi sorgono, infatti, abitazioni, anche di interesse storico, con evidenti segni di degrado e di dissesto statico che testimoniano una situazione di rischio concreto per l incolumità degli abitanti e per l economia turistica del paese. La prima parte del lavoro è centrata sui caratteri geologici, geomorfologici e idrogeologici della Murgia di SE, con particolare riferimento al territorio di Polignano a Mare, desunta da un accurata ricerca bibliografica e da osservazioni in situ. L assetto tettonico, la stratigrafia e la morfologia dei luoghi sono riportati in dettaglio, cosi come l idrografia e l idrogeologia, tipiche di un sistema carsico. Particolare attenzione viene riservata alla descrizione delle micro- e delle macroforme, dei profili geometrici della falesia costiera e dei suoi caratteri evolutivi. Lo studio prosegue con l analisi del clima meteomarino, al fine di calcolare la pressione impulsiva della massa d acqua battente sulla parete rocciosa e di valutarne gli effetti sfavorevoli. Venti ed intensità delle correnti d aria sono ricostruiti con i dati anemometrici della stazione SIMOC di Monopoli; i parametri 11

12 12 Prefazione Prefazione ondametrici sono determinati con i dati registrati dalla boa della RON, ancorata al largo di Monopoli. Elaborazioni ed interpretazioni sono basate su studi di settore (Sunamura, 1992) e su osservazioni dirette del moto ondoso, durante le mareggiate che hanno interessato il paraggio di Polignano a Mare nel periodo Febbraio-Marzo Segue, pertanto, la descrizione dei caratteri peculiari del moto ondoso ricavati: propagazione delle onde da acque profonde ad acque basse, profondità di chiusura, profondità di rottura, altezza di rottura, attenuazione, tipologia ed altezza di impatto sulla falesia e pressione dinamica sull ammasso roccioso. La seconda parte del lavoro verte sulla classificazione geomeccanica degli ammassi rocciosi carbonatici affioranti sulla falesia, in accordo con Bieniawski (1973, 1976, 1989) e Romana (1985, 2003). L analisi è completata dalla descrizione dei fenomeni di dissesto potenziali o in atto e dalla valutazione dell Indice di stabilità (Mastronuzzi et al., 1992). Il lavoro si chiude con la suddivisione dell intero tratto costiero in 5 settori omogenei per condizioni di stabilità, assegnando a ciascun fattore considerato (geografico, fisico, geologico, geotecnico e geomorfologico) un grado di influenza individuato da un rating numerico. Questo libro ha lo scopo di sottolineare, attraverso un caso di studio, la necessità di un approccio metodologico multidirezionale nella valutazione della stabilità di ripe costiere ed, in generale, dei tratti di costa rocciosa. Uno studio multidirezionale rappresenta, pertanto, uno strumento indispensabile nella pianificazione e progettazione degli interventi di sistemazione e/o di difesa costiera dall azione del moto ondoso e dell uomo. Gioacchino Francesco Andriani Giuseppe Mastronuzzi

13 1. METODOLOGIA Il presente lavoro di tesi ha visto differenti fasi di studio articolate in: - ricerca bibliografica: è stata incentrata sul reperimento di studi e di pubblicazioni scientifiche utili ad inquadrare gli aspetti geologici e geomorfologici regionali del territorio di Polignano e in particolare del litorale del suo Centro Storico; inoltre, è stata mirata all ottenimento di studi e ricerche riguardanti le metodologie d analisi applicate e gli strumenti di misurazione utilizzati; sempre in questa fase di ricerca, sono state recuperate informazioni di carattere storico e consultate relazioni tecnico-scientifiche in merito a lavori, pubblici o privati, realizzati nel Centro Storico di Polignano a Mare; - ricerca cartografica: in maniera complementare alla ricerca bibliografica, sono state reperite carte tematiche di differente tipologia e natura, sia a scala regionale che di dettaglio, utilizzate in varie fasi di studio ed indispensabili per le operazioni in ambiente GIS; - rilevamento e misurazioni in sito con elaborazione dei dati di campagna: il rilevamento è stato incentrato all ottenimento di dati e di informazioni a carattere geologico (formazioni affioranti, assetto stratigrafico e tettonico dei corpi rocciosi), a carattere geomorfologico (forme costiere e processi morfogenetici operanti), infine, a carattere geologico-tecnico; i parametri tecnici sono stati rilevati con specifici strumenti e le misure ottenute sono state prima elaborate e, infine, adoperate con le metodologie d analisi di stabilità della falesia; - confronto quali-qualitativo delle condizioni di stabilità (basato sul metodo proposto da Amatesi nel 1977): tale fase di lavoro è stata fondata sull assegnazione, ad ogni fattore influenzante la stabilità e per ogni settore costiero individuato, di una classe (in una scala di 5 classi) e di un valore (nell intervallo 1-10); - implementazione dei dati in ambiente GIS: sfruttando le potenzialità offerte dal software QuantumGIS Copiapò e utilizzando come base topografica le Carte Tecniche Regionali in scala 1:5.000 (reperite dal sito georeferenziate secondo il sistema di riferimento WGS84- UTM zone 33N, è stato realizzato il progetto denominato costa contenente informazioni descrittive e quantitative, reperite durante le fasi di lavoro, riferite ad uno spazio topologicamente strutturato (georeferenziato) e ordinate in relative tabelle e database. 13

14 14 Capitolo I Metodologia Le operazioni effettuate grazie al software QGIS, per realizzare e aggiornare continuamente al procedere delle fasi di studio il progetto costa, risultano basate soprattutto su dati di natura vettoriale e subordinatamente su dati di natura raster. La prima tipologia di dati sono elaborati a partire da punti di coordinate note, collegati tra loro a formare oggetti complessi quali linee, polilinee e poligoni, con tabelle che definiscono i loro attributi e le loro connessioni; gli attributi del formato vettoriale risultano inseriti in database relazionali che permettono l implementazione dei dati in maniera dinamica e flessibile nel tempo. Nello specifico, sono riportati in formato vettoriale nel progetto costa : le formazioni affioranti lungo il litorale del Centro Storico di Polignano, le giaciture dei corpi rocciosi e gli elementi tettonici rilevati, gli elementi geomorfologici (frangiflutti naturali, grotte e cavità al livello del mare), i caratteri geografici e meteomarini (Fetch geografico e Fetch efficace, profondità di chiusura del paraggio), i dati puntuali riferiti a misurazioni in sito e riportati in database e tabelle (caratteri della fratturazione, resistenza a compressione della roccia intatta, resistenza a compressione dei riempimenti delle fratture), infine, sempre in formato vettoriale sono stati riportati la linea di costa, i diversi settori in cui il litorale è stato suddiviso, e la ripartizione della falesia basata sul confronto quali-quantitativo delle condizioni di stabilità della costa analizzata. La tipologia di dati raster, invece, risulta associata a griglie regolari di dimensioni note, ovvero, ad immagini della cartografia di base, di carte e mappe tematiche, di foto aeree e di ortofoto, infine, di immagini da satellite; per il progetto costa i dati raster risultano subordinati, infatti, è stata riportata in questo formato solo la carta batimetrica del fondale antistante la falesia; in ogni caso, le isobate rappresentate sulla medesima carta sono state rielaborate manualmente in formato vettoriale al fine di ricavare, tramite un opportuna funzione, la pendenza del fondale del Centro Storico di Polignano. Figura 1.1 Layer realizzati durante le fasi di studio e riportati all interno del progetto costa.

15 2. INQUADRAMENTO DELL AREA DI STUDIO 2.1 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO Il territorio di Polignano a Mare si estende per circa 65 km 2 con altitudine massima di 290 metri e una linea di costa lunga ben 16 km; confina con Mola di Bari (NO), Conversano (O), Castellana Grotte (SO) e Monopoli (SE), ricadendo nel Foglio 190 Monopoli dell IGM e nel Foglio 178 Mola di Bari sempre dell IGM. Il tratto di costa studiato, lungo all incirca 1 km, si estende da lama Monachile a Largo Ardito e in pratica rappresenta la costa urbanizzata di Polignano a Mare, ovvero, il suo Borgo Antico. Figura 2.1 Ubicazione geografica del territorio di Polignano a Mare alle coordinate geografiche, riferite all Ellissoide Internazionale orientato a Roma Monte Mario: Long E; Lat N; (Atlante delle onde nei mari italiani APAT, 2006; modif.). 15

16 16 Capitolo II Inquadramento dell area di studio 2.2 INQUADRAMENTO GEOLOGICO-GEOMORFOLOGICO STRATIGRAFIA La Puglia costituisce la più estesa area di avampaese non deformato del Mediterraneo, compresa tra l Adriatico meridionale e lo Ionio settentrionale, presenta una struttura uniforme basata su crosta continentale, con una spessa copertura paleozoico - mesozoica alla quale si sovrappongono depositi ceno - neozoici di limitato spessore (Ciaranfi et al., 1988). Il territorio di Polignano a Mare occupa la porzione sud-orientale del versante adriatico dell Avampaese apulo, e da un punto di vista geologico è costituito dalle due Unità stratigrafiche del Gruppo dei Calcari delle Murge : il Calcare di Bari e il soprastante Calcare di Altamura in leggera discordanza angolare (Ciaranfi et al., 1988). In affioramenti riconosciuti tutto all intorno della Murgia ritroviamo la Calcarenite di Gravina depositata sia nel bacino adriatico che in quello bradanico (Ciaranfi et al., 1988). Calcare di Bari (Barremiano-Cenomaniano): si presenta sottoforma di potenti strati o banchi calcarei a carattere micritico e/o detritico, con granulometria fine e colore biancastro raramente grigio chiaro, giallastro o rosato, con abbondanti microforamminiferi, alghe calcaree, lamellibranchi e gasteropodi (Merla e Ercoli, 1971); si alterna in sequenze deposizionali irregolari o cicliche, sempre ben stratificate, con calcari dolomitici. L ambiente di deposizione è prevalentemente di piattaforma carbonatica soggetta a subsidenza e instabilità tettonica, con sedimentazione di mare sottile e lagunare evidenziata da sequenze cicliche tidali (Iannone et al., 1980), e da facies organogene a Rudiste depositate in concomitanza di oscillazioni marine positive; inoltre, la piattaforma carbonatica ha attraversato periodi di emersione tali da metterla in collegamento con i paleocontinenti del Mesozoico, come è testimoniato dalle orme di dinosauro ritrovate lungo l attuale margine adriatico delle Murge (Bosellini, 2002). Dal punto di vista biostratigrafico risultano importanti i livelli a Rudiste e macroforamminiferi, in quanto, sebbene poco spessi sono estesi arealmente a scala regionale; peculiari taxa o biozone sono individuati da: Orbitolinopsis capuensis, Salpingoporella biokovensis, Salpingoporella dinarica, Palorbitolina lenticularis, e Cisalveolina fallax (Ciaranfi et al., 1988). Il tetto del Calcare di Bari, potente un centinaio di metri, è caratterizzato da una serie di strati sottili di calcari detritici lastriformi, che localmente prendono il nome di calcari a chiancarelle, largamente utilizzati in passato come materiale ornamentale e da costruzione. Al contatto con il soprastante Calcare di Altamura si rinviene una breccia calcarea fortemente alterata con uno spessore massimo inferiore a circa 10 metri.

17 Capitolo 2 Inquadramento dell area di studio 17 Calcare di Altamura (Senoniano-Maastrichtiano): si presenta come calcari detritici organogeni a grana più o meno fine, con intercalazioni lentiformi di calcareniti biancastre e/o di materiale terroso rossastro; è costituita anche da livelli di calcari micritici microfossiliferi e da calcari a Rudiste in sequenze solitamente cicliche e ben stratificate. Il contatto con il Calcare di Bari è per discordanza angolare e a luoghi, al passaggio da una Formazione all altra, si osservano livelli di materiale residuale rossastro (bauxite). Le condizioni paleoambientali di deposizione sono simili a quelle della formazione sottostante: deposizione di mare sottile o lagunare intervallata da periodi di maggiore subsidenza o di emersione con conseguente erosione subaerea (Merla e Ercoli, 1971), e collegamento con i paleocontinenti Mesozoici come testimoniato dalle orme di dinosauro ritrovate sull Alta Murgia (Iannone, 2003). Il contenuto microfossilifero peculiare è dato dai seguenti taxa a macroforamminiferi: Scandonea samnitica, Murgella lata, Keramosphaera targestina, Orbitoides tissoti, Murciella couvilleri e Raadshowenia salentina (Ciaranfi et al., 1988). Calcarenite di Gravina (Pliocene-Pleistocene): rappresenta l unità di apertura del ciclo bradanico ed è costituita da depositi trasgressivi su piattaforma di erosione (Iannone e Pieri, 1982; D Alessandro e Iannone, 1983; Tropeano, 1994); è formata da sedimenti carbonatici a componente autoctona (bioclasti) e componente terrigena (calsti arrotondati di calcari cretacei) con facies riferibili ad ambienti compresi fra la spiaggia e la piattaforma (Tropeano, 1994). La Calcarenite di Gravina presenta regionalmente una grande variabilità nei caratteri di facies, legati al forte condizionamento indotto dalla morfologia predeposizionale (Iannone e Pieri, 1979), e dalla presenza, in prossimità del contatto di trasgressione, di un abbondante frazione carbonatica terrigena, composta da sabbie grossolane e litoclasti carbonatici erosi dal substrato cretaceo. Nel complesso, la Calcarenite di Gravina si presenta massiccia con colorazione bianco-giallastra e una stratificazione accennata e non sempre ben visibile; i grossi banchi biocalcarenitici e biocalciruditici, con intercalazioni biocaciluditiche, spesso mostrano argilla e terra rossa prodotte dall alterazione e dall accumulo residuale (Merla e Ercoli, 1971). La componente scheletrica è costituita da: bivalvi, echinidi, alghe rosse, serpulidi e foramminiferi bentonici con frammenti di brachiopodi, gasteropodi, briozoi e rari foramminiferi planctonici (Tropeano, 1994); infatti, il contenuto fossilifero abbonda di: Turitella tricarinata, Murex brandaris, Nassarius prysmaticus, Aequipecten opercularis e Spondylus crassicosta, e per quanto riguarda i Foramminiferi si ritrovano: Spiroplectammina wrighi, Cassidulina carinata, A- nomalina ornata, Cibicides floridamus, Globigerina pachyderma, Elphidium complanatum e Hyalinea baltica (Merla e Ercoli, 1971).

18 18 Capitolo II Inquadramento dell area di studio TETTONICA L Avampaese apulo presenta nel complesso uno stile tettonico semplice, con le litologie mesozoiche che formano a grande scala un estesa monoclinale ad immersione che ruota da SO nella parte settentrionale a S in quella meridionale; lo stesso Avampaese risulta interessato principalmente da faglie, subordinatamente da blande pieghe legate a faglie, sulle quali poggiano i depositi quaternari con assetto orizzontale (Festa, 2003). Le Murge con una tipica struttura ad horst e graben si mostrano sollevate rispetto al Graben bradanico e a quello adriatico (Fig 2.2), nonché, separate a Sud dalle Murge salentine tramite la Soglia Messapica, e a Nord dal Gargano con la valle dell Ofanto (Iannone & Pieri, 1980). Le strutture disgiuntive maggiori corrispondono a sistemi di faglie che scompongono in blocchi il substrato calcareo, originando un assetto a gradinata orientata da NO a SE con le direttrici di tali strutture corrispondenti al sistema di faglie cosi allineato (Festa, 2003). Tali faglie quindi, delimitano le scarpate che dal blocco più elevato dell alta Murgia abbassano il substrato calcareo, sia dal versante bradanico che da quello adriatico, formando cosi piccoli graben e ripiani subpianeggianti. Oltre al sistema di faglie allineate in senso NO-SE, lo stile tettonico pugliese è caratterizzato da un altro sistema, allineato quest ultimo in direzione E-O. Il substrato carbonatico mesozoico, inoltre, presenta deformazioni plicative ad ampio raggio di curvatura e con assi delle pieghe ad andamento simile alla direttrice appenninica (NO-SE), risultato dell orogenesi della medesima catena montuosa (Merla e Ercoli 1971). I dati bibliografici sulla giacitura degli strati calcarei evidenziano due giaciture principali entrambe monoclinaliche: la prima con direzione NO-SE e la seconda N-S, entrambe con inclinazione che raramente supera i 15 (Merla e Ercoli, 1971). Figura 2.2 Sezione Geologica schematica dalla Fossa bradanica (SO) verso l altopiano delle Murge e il mar Adriatico (NE) (da Doglioni et al., 1996).

19 Capitolo 2 Inquadramento dell area di studio MORFOLOGIA Il territorio delle Murge corrisponde ad un altopiano terrazzato e allungato in direzione ONO-ESE delimitato a SO dalla Fossa bradanica e a NO dalla valle dell Ofanto, in entrambi i casi con alte e ripide scarpate e ripiani poco estesi; a NE il territorio è delimitato dal Mar Adriatico e si presenta terrazzo da piccole scarpate con ampi ripiani (Ciaranfi N. et al., 1988). Gli elementi morfologici di maggior rilievo si sviluppano appunto con direttrice ONO-ESE, oppure, in direzione E-O come le stesse direttrici dei principali elementi tettonici. Le scarpate che delimitano i ripiani sono riconosciute generalmente come scarpate di linea di faglia e risultano incise da linee di impluvio, strette e poco gerarchizzate, o da solchi d incisione torrentizia di dimensioni maggiori (lame e gravine); questi solchi si snodano lungo percorsi circa perpendicolari alla linea di costa e sono interessati dal deflusso di acque meteoriche solo in concomitanza con forti ed eccezionali precipitazioni. A riprova che i caratteri strutturali sono il fattore principale nel delineare la morfologia pugliese, come espresso da Iannone e Pieri (1982) per i piccoli rilievi e le depressioni presenti sul territorio, il reticolo idrografico è fortemente influenzato dalle direttrici degli elementi tettonici (ben evidente dal loro andamento), però, alla loro genesi concorrono differenti fattori: carsismo, grado di fratturazione del substrato roccioso e deflusso delle acque sotterranee (Mastronuzzi et al., 2002). Lungo il bordo adriatico sono numerose le documentazioni di carattere morfologico e sedimentario rappresentate in particolare da antiche linee di costa e da ripiani di abrasione e di accumulo disposti a gradinata verso il mare (Ciaranfi et al., 1994), infatti, in prossimità del mar Adriatico si rilevano terrazzi marini, riconosciuti a partire da una quota di circa 400 metri s.l.m., con i gradini che li delimitano corrispondenti ad antiche linee di costa (Ciaranfi et al., 1994; Mastronuzzi et al., 2002). Ulteriori importanti aspetti morfologici del territorio pugliese sono legati al carsismo presente in maniera diffusa sul territorio, con le peculiari macro e microforme carsiche sia epigee che ipogee. Considerando un tipico sistema carsico e tralasciando in questa sede le microforme e le forme concezionali di ambienti di grotta, si riconoscono come macroforme superficiali le doline, ovvero, depressioni sub-circolari presenti singolarmente (o raggruppate) con il fondo tipicamente piatto, concavo o a imbuto, riempite da materiale residuale d alterazione (terre rosse). A queste forme, legate essenzialmente a dissoluzione e subordinatamente a crolli, sono associati inghiottitoi con sviluppo prettamente verticale che in profondità intercettano condotti carsici a sviluppo orizzontale (Parise, 2011); in pratica, le forme del sistema carsico legate all infiltrazione delle acque meteoriche mostrano un andamento verticale, mentre, quelle legate al deflusso sotterraneo delle stesse acque presentano un andamento prettamente orizzontale.

20 20 Capitolo II Inquadramento dell area di studio In ambiente marino si manifesta d altro canto con grotte e cavità dalle dimensioni variabili, e le maggiori di queste sono generalmente associate a condotti carsici con prevalente sviluppo orizzontale (impostati anche su più livelli) e successivamente intercettati dall incessante azione di modellamento del mare. Questa azione del mare si manifesta anche in una tipica zonazione costiera in microambienti, ai quali corrispondono microforme osservate in numerosi studi: da Kellertat (1974) e Trudgill (1977) e infine da Sauro (1980). Da tali studi, nonché da osservazioni dirette, risulta infatti evidente come la caratteristica suddivisione degli ambienti sia legata al prevalere dell erosione meccanica, operata dal moto ondoso e dagli spruzzi, o dal prevalere della dissoluzione carbonatica o della disgregazione salina, e in definitiva, i microambienti risultano relazionati alla quota e alla distanza dal mare CARATTERI IDROGEOLOGICI Le motivazioni dell assetto idrografico della Puglia sono da ricercare sia nei caratteri climatici mediterranei, in particolare della Regione con piogge annue inferiori a 700 mm e mediamente di 500 mm, che nella natura carbonatica del substrato roccioso, solubile e soggetto al carsismo. Figura 2.3 Carta delle principali forme carsiche delle Murge sudorientali; 1) depositi marini quaternari; 2) substrato mesozoico; 3) doline; 4) cavità a prevalente sviluppo orizzontale; 5) cavità a prevalente sviluppo verticale (da Grassi,1974).

21 Capitolo 2 Inquadramento dell area di studio 21 Nello specifico infatti, l idrografia superficiale è caratterizzata dall assenza di corsi d acqua a carattere perenne e dalla presenza di reticoli idrografici scarsamente gerarchizzati, con bacini solitamente ampi da pochi km 2 a qualche decina di km 2. In pratica, gli impluvi drenano solo il surplus d acqua che il terreno saturo non riesce ad assorbire e il deflusso d acqua superficiale è fortemente limitato a- gli eventi piovosi cospicui o prolungati. Le linee di impluvio maggiori, localmente chiamate lame o gravine, generalmente si ritrovano impostate lungo discontinuità tettoniche, in quanto vie preferenziali di deflusso, e si ampliano con l approssimarsi al mare dal versante a- driatico o alla Fossa bradanica dal versante ionico, seguendo dei percorsi sinuosi e in generale perpendicolari alla linea di riva. Le lame e le gravine, risultano associate a bacini relativamente ampi, mentre, i bacini di dimensioni minori (qualche km 2 ) sono caratterizzati da reticoli endoreici con numerosi inghiottitoi sul loro fondo, e spesso interessati da doline e piccoli laghi carsici temporanei o perenni (Parise, 2011). Considerando invece l idrografia sotterranea, si riscontra una cospicua falda galleggiante sull acqua di intrusione marina, oppure da essa separata in quanto confinata in sistemi carsici isolati, o poiché in pressione al di sotto del livello del mare (Grassi, 1974). Figura 2.4 Riportati i bacini endoreici (celeste) con le linee di deflusso, le doline (giallo) e i laghi (blu) nel territorio di Conversano e di Polignano a Mare (da Lopez et al., 2009; Parise, 2011).

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