ANALISI CAUSALE ED ESPERIMENTO
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- Federigo Riccardo Belloni
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1 ANALISI CAUSALE ED ESPERIMENTO Causalità quale principio esplicativo fondamentale, ma status scientifico controverso, al punto che da numerose parti si è negata l utilità del metodo causale, si è ritenuta superata l idea della causalità e con essa quella che la causalità sia alla base del metodo scientifico. In particolare il dibattito filosofico che ha posto in dubbio la validità della spiegazione causale è stato ampio e ricco tuttavia il pensiero e il linguaggio causale sono parte integrante del mondo della scienza ma anche del vivere quotidiano, nel cui ambito non c è praticamente evento, situazione sociale o naturale rispetto al quale non si ricorra alla nozione di causa: decesso, sciopero, deragliamento di un treno, inflazione, scarsità di pioggia.. e così via e dunque il concetto di causalità mantiene sia nella pratica della ricerca scientifica sia nel linguaggio comune un importante funzione e una notevole rilevanza, per quanto il concetto di causa venga utilizzato secondo diverse concezioni e accezioni della causalità, che però sono accomunate dal riferimento al principio della causalità = che nella sua versione più popolare e generale afferma che ogni evento ha una sua causa Questo principio può essere sostenuto a tre diversi livelli: ontologico: la natura del mondo ha una struttura causale epistemologico: indipendentemente da convinzioni sulla struttura del mondo e sull ordine delle cose, qualsiasi fenomeno può essere spiegato in termini causali
2 metodologico: la nozione di causa costituisce un principio regolativo, nel senso che guida e orienta la ricerca nella direzione della spiegazione dei fenomeni di cui si occupa attraverso l identificazione di relazioni causali: in questa accezione il concetto di causa non richiede di essere giustificato se non in termini operativi, ovvero pragmatici (utilità, fruttuosità ). Questa concezione della causalità come direttiva di ricerca risponde largamente alla pratica della scienza e ha contribuito in maniera determinante al suo sviluppo!! N.B. La tesi metodologica sul principio di casualità richiede che esso sia formulato in termini operativi IL PRINCIPIO DELLA CAUSALITÀ IMPLICA UNA RELAZIONE CAUSALE TRA UN FENOMENO/EVENTO/VARIABILE IDENTIFICATO COME CAUSA E UN FENOMENO/EVENTO/VARIABILE IDENTIFICATO COME EFFETTO DUE PROSPETTIVE TEORICHE PER IDENTIFICARE LE RELAZIONI CAUSALI: A) Teoria della successione regolare, basata sui seguenti postulati a) eventi causa ed effetto sono contigui, tra essi corre un breve intervallo di tempo e di spazio b) la causa ha priorità nel tempo rispetto all effetto, è antecedente c) tra causa ed effetto la congiunzione è costante
3 B) Teoria produttivistica della causalità così espressa da Mario Bunge: la nozione di causa costituisce una categoria di connessione genetica e quindi di cambiamento e designa una modalità di produzione di cose a partire da altre cose nel senso che implica una congiunzione costante tra fenomeni, ma implica anche che ciò che viene designato come effetto è generato/prodotto da ciò che viene designato come causa, che non si limita a precederlo regolarmente. pertanto in base alla teoria produttivistica le relazioni causali non sono mere relazioni di associazione (che non provano causalità!!!) bensì connessioni di ordine genetico. N.B. dall aspetto produttivo della causalità discende il principio secondo il quale manipolando la presunta causa e producendo in essa dei cambiamenti si possa provocare, favorire o impedire l insorgere del presunto effetto da questo principio discende l idea che l azione umana possa interferire intenzionalmente nel corso naturale degli eventi da cui discende, sul piano della pratica scientifica, l idea dell esperimento da cui discende la possibilità di concepire le relazioni causali in termini di ipotesi razionali circa la produzione di un evento susseguente chiamato effetto da parte di un evento antecedente chiamato causa: tali ipotesi richiedono di essere controllate empiricamente e dunque il problema
4 dell accertamento delle relazioni causali si sposta sul piano metodologico RIEPILOGANDO Della teoria della successione è necessario recuperare i caratteri fondamentali della causalità come relazione tra oggetti ed eventi caratterizzata da contiguità, successione temporale, congiunzione costante e necessità intesa come regolarità empirica, a ciò aggiungiamo che le relazioni causali sono asimmetriche e che inoltre richiedono la formulazione di ipotesi circa il carattere produttivo delle cause, ovvero circa i meccanismi e i processi attraverso i quali il fenomeno causa produce i suoi effetti. N.B. Tali ipotesi richiedono di essere testate in condizioni sperimentali controllate, nell ambito di un preciso contesto esplicativo PROBLEMA 1 COME SI PUÒ OSSERVARE (OVVERO CONTROLLARE) SUL PIANO EMPIRICO UNA CONNESSIONE CAUSALE? E necessario disporre di tre condizioni: a) Poter osservare una variazione concomitante di due fenomeni/eventi/ variabili b) Poter assegnare ad uno/a lo status di indipendente (X) all altro/a lo status di dipendente (Y)= stabilire la direzione
5 causale: a) mediante criterio della successione temporale; mediante criterio logico/teorico; c) Poter tenere sotto controllo o escludere l intervento di fattori/variabili estranei, ovvero tutte le altre possibili cause di X= realizzare la condizione ceteris paribus PROBLEMA 2 COME SI PUÒ IMPOSTARE UN ANALISI EMPIRICA DELLA CAUSALITÀ? Due possibilità: a) analisi della covariazione: consiste in una procedura di analisi di dati disponibili volta a sottoporre a controllo ipotesi circa la variazione di un variabile Y al variare di una variabile X, e nell accertare l effettiva natura di tale relazione tramite operazioni di analisi multivariata (= analisi statistica della covariazione >>1) procedura del controllo per stratificazione ; 2) procedura della depurazione. N.B. tali operazioni possono essere effettuate a partire da una matrice di dati casi x variabili e rientrano nelle procedure di analisi delle relazioni tra variabili b) esperimento: costituisce una modalità di produzione di dati, che consiste in un intervento modificativo deliberato su fatti naturali da parte dell uomo/scienziato/ricercatore: comporta di poter osservare l effetto che il cambiamento di X (considerato causa) produce su Y (considerato effetto); costituisce il carattere distintivo e fondamentale della scienza moderna, ha origine e si sviluppa nell ambito delle scienze naturali e per poterlo applicare alle scienze sociali si rendono necessari specifici adattamenti Problema: l osservazione dell effetto causale di X su Y richiederebbe a rigore di logica di poter osservare lo stato di Y prima dell intervento di X e lo stato di Y dopo l intervento di X sulla stessa unità, nello stesso tempo, ma poiché questo è impossibile si pone il problema fondamentale dell inferenza causale, cioè
6 quello relativo al fatto che è impossibile controllarla empiricamente. Come risoverlo? Solo soluzioni parziali!! nelle scienze sociali: si fa riferimento alla cosiddetta soluzione statistica, vale a dire all individuazione di due gruppi statisticamente equivalenti, cioè ottenuti mediante processo di randomizzazione, rispetto ai quali si possa ritenere che le differenze tra loro presenti siano di modesta entità e comunque accidentali, cioè dovute al caso. La soluzione statistica è alla base della costruzione del disegno sperimentale nelle scienze sociali e si basa sulla possibilità di controllare l effetto causale medio ESPERIMENTO INSIEME DI PROCEDURE LOGICHE E OPERATIVE SCHEMA OPERATIVO DI RACCOLTA E ANALISI DEI DATI DISEGNO SPERIMENTALE - ISPIRATO AL SISTEMA LOGICO-PROCEDURALE CHE PRESIEDE AL PROBLEMA DELL IMPUTAZIONE CAUSALE METODO SPERIMENTALE DISEGNO SPERIMENTALE CLASSICO Requisiti A) costituzione di due gruppi: uno sperimentale, l altro di controllo caratterizzati da eguaglianza pre-sperimentale = gruppi statisticamente equivalenti (formazione mediante assegnazione casuale/randomizzazione a partire da una selezione ) B) controllo delle variabili estranee, che potrebbero agire sui due gruppi nel tempo dell esperimento
7 C) misurazione prima della variabile dipendente sui due gruppi D) manipolazione della variabile indipendente sul solo gruppo sperimentale E) misurazione dopo della variabile dipendente sui due gruppi N.B. randomizzazione e manipolazione del fattore/variabile indipendente costituiscono le condizioni caratterizzanti e ineludibili dell esperimento VERI ESPERIMENTI VS. QUASI-ESPERIMENTI La varietà dei disegni sperimentali dà luogo ad una vasta tipologia. La distinzione più rilevante concerne: veri esperimenti/disegni sperimentali veri e propri = disegni che prevedono la manipolazione della variabile indipendente, l esistenza di almeno un gruppo di controllo, la formazione dei gruppi mediante procedimento di assegnazione causale (randomizzazione) quasi esperimenti/disegni quasi sperimentali = sono schemi di ricerca sperimentale nei quali non è possibile garantire la presenza di tutti i requisiti del disegno sperimentale vero e proprio, in particolare l assegnazione casuale per la costituzione dei gruppi, tanto che il confronto si basa su gruppi non equivalenti, che possono differire tra loro per altre caratteristiche rilevanti, oltre che per il trattamento i cui effetti sono sotto studio. In questi casi il ricercatore deve escogitare tutti i possibili accorgimenti utili a tenere sotto controllo i fattori di invalidità dell esperimento
8 PROBLEMI DI VALIDITA DI UN ESPERIMENTO validità interna di un esperimento = concerne la consistenza logica/teorica dell esperimento e si riferisce all effettiva possibilità di attribuire le variazioni della variabile dipendente solo e soltanto a quelle della variabile indipendente validità esterna di un esperimento: concerne la possibilità di generalizzare i risultati di un esperimento ad altri casi/situazioni oltre quelli effettivamente studiati VANTAGGI: VANTAGGI E LIMITI DELL ESPERIMENTO PERMETTE DI AFFRONTARE IN MODO LOGICAMENTE RIGOROSO ED EMPIRICAMENTE CONTROLLABILE IL PROBLEMA DELLA IMPUTAZIONE CAUSALE, CON RIFERIMENTO A NUMEROSI PROBLEMI DI RILEVANZA SOCIALE (ES. LA VALUTAZIONE DI POLITICHE SOCIALI, INTERVENTI, PROGRAMMI EDUCATIVI ) LIMITI: 1. L ESPERIMENTO RICHIEDE COMUNQUE LA CREAZIONE DI UNA SITUAZIONE ARTIFICIALE, DI CUI È IL RICERCATORE A STABILIRE LE PRECISE CARATTERISTICHE; 2. OGNI SPECIFICA CIRCOSTANZA SPERIMENTALE PUÒ ESSERE NON- RAPPRESENTATIVA DI ALTRE SITUAZIONI IN BASE AI CRITERI DI SELEZIONE DEI CASI STUDIATI E DUNQUE I SUOI RISULTATI POSSONO NON ESSERE GENERALIZZABILI; 3. OGNI ESPERIMENTO SOCIALE PUÒ ESSERE VIZIATO DALLA REATTIVITÀ DEGLI INDIVIDUI SOTTOPOSTI ALL ESPERIMENTO NONCHÉ DALLA REATTIVITÀ DEGLI STESSI RICERCATORI/SPERIMENTATORI
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