Nuove politiche verso gli Investimenti Diretti Esteri in Cina e analisi del Catalogo Guida 2015 con repertorio terminografico

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1 Corso di Laurea Magistrale in Lingue e istituzioni economiche e giuridiche dell Asia e dell Africa mediterranea (ordinamento ex D.M. 270/2004) Tesi di Laurea Nuove politiche verso gli Investimenti Diretti Esteri in Cina e analisi del Catalogo Guida 2015 con repertorio terminografico Relatrice Ch.ma Prof.ssa Magda Abbiati Correlatore Ch.mo Prof. Federico Alberto Greselin Candidata Dora Corigliano Matricola Anno Accademico 2015 / 2016

2 INDICE 前言 前言... 3 INTRODUZIONE... 6 GLOSSARIO DELLE ABBREVIAZIONI... 9 PARTE PRIMA 1 Gli investimenti esteri in Cina negli scorsi 35 anni Quadro storico Il 1978: la svolta Evoluzione successiva Principali caratteristiche degli investimenti del periodo Quadro giuridico Le principali leggi Gli emendamenti del I contratti Wfoe, Ejv, Cjv Il Disegno di legge sugli investimenti esteri Obiettivi economici del governo cinese (2013) Normative Disegno di legge Altri strumenti normativi Comunicazioni del Comitato Permanente dell'assemblea Nazionale Popolare Negative List National Security Law Catalogo Il Catalogo Guida degli Investimenti Esteri Il Catalogo come strumento macroeconomico e sue caratteristiche Analisi comparativa tra le più recenti versioni del Catalogo Catalogo 2015 e Catalogo Catalogo e Negative List L'importanza degli investimenti esteri nell'economia cinese Conclusioni PARTE SECONDA I nuovi settori aperti all'investimento estero PARTE TERZA Schede Terminografiche APPENDIX 1 Glossario Italiano - Cinese

3 Glossario Cinese - Italiano APPENDIX 2 Traduzione del Catalogo Guida per gli Investimenti Esteri (proposta di emendamento pubblicata il 4 novembre) BIBLIOGRAFIA

4 前言 论文主要的目的是给给者提供一些知识以了解近期中国对外国直接投资的发展, 并且分析外国直接投资在中国宏观观观范围之内所起的作用 关于 FDI, 最近几年中国政府颁布了新型的法令, 其中一些已观经入实施阶段, 一些正在研究当中 这些法律文书均成效后, 主要的效果将是加快外资资目审批手续的速度 ; 对外资资目来说可能有以前未见的变化 论文首先提供法律总框架与历史背景的简介 ; 其次, 经一步深入研究每一个法律目的, 最后更具体地分析外国投资者目前遇到的机会和它们资目的情况 这篇论文主要介绍最近几十年改革开放的一些政策 ; 事实上目前发展的历程始于 1978 年, 即从邓小平上台之后的改革时期 文化大革命两年以后实行的改革开放使中国的社会主义观观逐步过渡到今天的市场观观 国家的中央计划式的观观经经经市场自由流出了空间, 私营部门越来越重要的角色占据了中央权力的基本地位 从改革时, 观过了前三十年的观观和政治孤立时期, 中国重返了国际舞台 跟几年代以前的大跃经一样, 中国最大的希望一直是鼓励国内的增长 经了实实这一目标, 它采取的一种战略是引起外国投资来给国内观观新提供推动力 此外, 对于国际投资者来说, 那时的中国提供了减少成本的一个革命性的机会, 尤其是由于它原材料和劳动力很低的成本 以后十几年中国努力建立了贸易投资的观观和法律基础, 以便外商投资者可能轻松地投入他们的资源 : 这一刻有特别的重要的法律, 如中外企业法规体系, 以及投资者权利保护规定 ( 例如知识识权法 ) 八十年代的开放引起了今天仍在使用的三种外商投资企业种类 这三类企业就是 EJV CJV WFOE: 前两种是中外投资企业, 后者是外商独资企业 改革最初二十年间引经资本主义义义来适应中国的社会主义, 设立所谓 社会主义市场观观 制度 在接下来的多年里, 私人资识成经了中国观观增长的主要推动力 ; 私人部门有关法律体系也发展了 但是邓小平对于观观市场化的愿望还没有完全实实 私人部门享有越来越大的增长机会, 虽然私营跟政府组组部门之间某些差距仍然保存着 从 1978 年中国融入世界生识产 ; 国家经经式的知识和技术分享也对观观增长提供了大贡献 跟国内私人部门一样, 国外企业 ( 和其他外商直接投资者 ) 获得越来越多的成就 自从 1995 年以来, 中华人民共和国商务部利用 外商投资识业指导目录 这个立法文件来吸引外资 目录把外商投资资目分经鼓励 允许 限制和禁止四种资目 国家通常鼓励的是高科技的投资资目 ; 选选这类识业的投资者可享受有利的政策, 特别是财政扣税 限制 的资目, 投资者必需尊重目录指定的某种股份比例 ( 中方控股 的那 3

5 些资目 : 例如银行的识业, 外商投资者的股份不会超过总过的百分之二十, 所以中方应应占剩下的百分之八十 ) 或投资者被迫选选法定的企业种类 ( 例如, 外商独资企业不能投入限于 CJV EJV 的那些资目 ): 这些限制的识业一般包 括使用过时 不环保型技术等的资目 ; 投资者的申请必要通过很严格的批准手续 外国人不能在 禁止的资目 投入资识 ; 关于 允许的资目, 投资者不享受特别有利的条件, 也不需要严格的批准手续 外商投资识业指导目录 是执行中国五年计划最重要的工具 ; 它被主管当局定期修订 : 修改一般在于扩大投资活动的内容 最近一次修订是 2014 年终 /2015 年初的 ( 修订稿发布 / 最后版本成效的日期 ) 论文第二章介绍商务部与 2015 年一月发布的另一个非常重要的法律草案 中华人民共和国外国投资法 在不久生效 ; 从生效的日期它主要的成果是废除 EJV CJV 和 WFOE 企业有关法 任何外资投资企业将与国内企业一样样一适用中国公司法 因此, 外资企业的管治将符合国家法律的标准, 跟国籍企业一样成经公司法规定的企业种类 ( 生效以前已建立的企业也将修改自己的管治 ) 根据本法, 外资资目审批手续也将发生变化 : 到目前, 外资资目不管属于哪种类 ( 鼓励 允许 限制 禁止的 ), 都应应通过商务部的批准 若外国投资法的草案生效, 鼓励和允许的资目不再需要商务部的批准, 而足够申请请案 有理由认经这法律草案在最近的将来可能有效 : 它显然表示对外投资经一步的开放, 和外资与国内资目更强的平衡 同时,2016 年 10 月 01 日中国政府决定执行草案预预的外资资目 请案系样 论文研究法律环境的最新发展以后, 附上了 外商投资识业指导目录 (2015 年修订稿 ) 的意大利文翻译 (APPENDIX 2) 经了更详详地分析外商直接投资在中国目前的总体形势和方向, 论文也强强了 2015 目录跟 2011 年版本的差距, 并且介绍了 2016 年 12 月 7 日 ( 发布日期 ) 指导目录新计划修订稿的一些内容 此外, 在 2015 年目录未观经义的资目中, 我选选了一些不常见 有确切技术含义的用词, 并且提供了定义, 目的是深刻地了解最近中国对外商投资的政策改经 总的来说, 最近三十年, 投资一直是中国观观发展的推动力 八十年代改革造成的人力资源分配提高了工作效率, 也就是观观增长最大的因素 从改革开放后, 私人资识一直是最重要的投资来源, 占国家投资总过的百分之六十左右 由于银行借贷资本和中央公款, 尤其是在过去数年, 投资于国有企业 但是, 随着私营部门的兴起, 私营企业的成功也越来越大 自那时起, 中国经口外来技术和专业知识 它与世界最新技术的发展同步 4

6 这就是 门门开放政策 的大贡献 其实, 外来技术重新了新投资的需要 : 特别是国内企业应应与国际企业保持它们的创新能力 效率和竞争力, 所以被迫再次开放 总体上说中国的国际化和技术化带来了新的成本 技术化的成本就是新的投资 最近几年中国的外商直接投资正在减少, 原因一边是 2008 观观危机对国际际买力仍有的影响, 一边是国内企业越来越强的竞争力和中国市场不断地发发活力 上述 2013 年开始的法律过程, 表示中国对外资资目正在增强自己的吸引力 这样的形势可能有基于中国签订的国际承诺, 但是另外一个理由是国家希望通过不断的技术化来刺激国内的观观增长 论文第二和第三部分所示的是 指导目录 对外资资目的开放 2015 年修订的目录条例含有以前没有的识业, 全部的是最先经技术资目 中国的政策主要愿意吸引外来的知识和技术以便可以发展自己的面向未来观观经域, 如信息化 开发中心 生态与节能识业 近三十五年, 虽然外资一直占国内投资总过很低的比例, 但是外来的技术挑战是国家发展很丰富的资源 5

7 INTRODUZIONE Il proposito dell'elaborato è quello di fornire al lettore gli strumenti per comprendere i più recenti sviluppi della politica cinese in tema di investimenti esteri, e il ruolo di questi ultimi nel quadro macroeconomico della Cina. Negli ultimi anni sono stati emanati diversi atti legislativi di alto interesse, che sembrano preludere a cambiamenti nel sistema di approvazione dei progetti di investimento in Cina a capitale estero: alcuni tra questi provvedimenti sono ancora oggi sotto il vaglio degli organi legislativi, altri sono già effettivi. Al fine di offrire una chiave di lettura dei suddetti regolamenti, si è reso indispensabile descrivere il contesto storico-giuridico in cui trovano fondamento; si è poi proceduto ad uno studio più approfondito dei singoli progetti di legge, e infine ad un'analisi di taglio più concreto circa le opportunità per un operatore straniero di investire in Cina. I regolamenti cui il testo si richiama sono solamente i più recenti, indicativi di un'apertura progressiva del Paese agli investimenti esteri; questo opening up si costruisce infatti sulle basi di un lungo processo di liberalizzazione economica avviato in Cina dall epoca di Deng Xiaoping, nel A due anni dal tramonto della Rivoluzione Culturale maoista, con l'ascesa di Deng ebbe inizio una cruciale serie di riforme che videro una progressiva trasformazione dell'economia cinese chiusa, pianificata e ispirata al modello sovietico in una forma più simile agli odierni sistemi di mercato. All'interno del sistema economico cinese, la pianificazione centrale lasciò gradualmente spazio all'interazione libera di domanda e offerta, e il settore privato assunse un'importanza sempre maggiore, andando a occupare la posizione centrale che in precedenza era riservata alle imprese statali. Quindi, superato il clima isolazionista degli ultimi trent'anni, fu nell'epoca delle grandi riforme che il mercato cinese ricominciò a relazionarsi al mercato internazionale: una delle molte modalità di confronto che scelse fu quella di richiamare dall'estero capitali che, investiti in imprese cinesi, potessero dare al Paese l'impulso economico e sociale cui da anni aspirava (e in cui anche la politica del Grande Balzo in Avanti di Mao aveva fallito). Per gli investitori esteri la Cina poteva rappresentare un mercato di grande interesse soprattutto nell'ottica della riduzione dei costi, per via dei vantaggiosi prezzi di materie prime e forza lavoro; così in effetti accadde. Negli anni che seguirono il Paese dovette dotarsi delle basi necessarie perché fosse possibile per i soggetti esteri investirvi le proprie risorse: in particolare, fu di fondamentale importanza la costruzione di un corpus legislativo che delineasse le modalità con cui i finanziamenti esteri potessero operare, nonché la normativa in merito alle garanzie per la tutela dei diritti degli investitori (come le leggi sui brevetti, marchi e proprietà intellettuale). Negli anni '80 la legge diede forma a tre grandi figure di imprese che ancor oggi costituiscono le principali forme societarie a investimento estero (FIEs, foreign-invested enterprises) operanti in Cina. Si tratta di equity joint ventures (EJV), cooperative joint ventures (CJV) e wholly foreign-owned enterprises (WFOE); le prime due sono frutto di una compartecipazione imprenditoriale cinese ed estera, l'ultima invece è una tipologia di impresa interamente finanziata da capitale straniero. I processi di trasformazione dell'economia cinese sono ancora oggi in atto e non possono dirsi conclusi. Il settore privato gode di sempre maggiori opportunità di crescita, pur restando ancora qualche traccia di disparità tra settore privato e settore statale a causa di inefficienze centrali. Come nel caso del settore privato nazionale, così anche gli investitori esteri hanno sempre più ampie possibilità di investire in Cina. A questo proposito, è necessario ricordare che il Ministero per il Commercio cinese (Mofcom) si serve, fin dal 1995, di uno 6

8 strumento di legge che funge da interfaccia con il mercato finanziario internazionale. Il Catalogo Guida per gli Investimenti Esteri è uno dei numerosi strumenti legislativi interessati recentemente da revisioni ed emendamenti. Si tratta di una lista che suddivide i progetti di finanziamento a partecipazione estera in settori incoraggiati, settori limitati e settori proibiti. I progetti che lo Stato maggiormente incoraggia (concedendo varie agevolazioni, in particolare in ambito fiscale) sono quelli che hanno come oggetto il finanziamento di settori d'alta tecnologia. Gli investimenti limitati sono sostanzialmente progetti per cui il Ministero del Commercio prevede una determinata forma societaria (ad esempio i progetti in cui si escludono le imprese a capitale interamente estero) o una soglia di shareholding societario cui le imprese equity e cooperative si devono attenere (ad esempio, un settore in cui la partecipazione del soggetto estero può soppesare fino al 20% degli shares totali nell'impresa, e quindi il rimanente 80% deve essere detenuto dal soggetto cinese): in generale, si tratta di settori economici che prevedono l'utilizzo di tecnologie obsolete, dannose per l'ambiente, e così via; tali progetti vengono vagliati dalle autorità tramite rigorose procedure per l'approvazione. Per quanto riguarda i settori proibiti non c'è per gli operatori esteri alcuna possibilità di investire. I settori che non sono compresi in queste categorie sono da ritenersi permessi, in altre parole non godono di particolari agevolazioni né restrizioni. Il Catalogo Guida degli Investimenti Esteri è lo strumento legislativo più importante nell'attuazione dei Piani economici quinquennali della Cina, e subisce una periodica revisione da parte delle autorità competenti: le modifiche consistono in genere in ampliamenti delle possibilità di attività per le imprese a investimento estero. L'ultima revisione del Catalogo risale alla fine del inizio del 2015 (pubblicazione bozza 11/ /2015, data di entrata in vigore). Un altrettanto importante documento cui si fa riferimento nel testo è il Disegno di Legge pubblicato dal Mofcom in data 19/01/2015. Si tratta di un provvedimento non ancora entrato in vigore, ma in corso di valutazione; la sua definitiva adozione avrebbe come principale esito quello di abrogare le leggi relative alla costituzione delle imprese EJV, CJV e WFOE, sottoponendo le tre tipologie di FIE unicamente alla legislazione nazionale in materia di società (la Gongsi Fa prima fra tutte). Tra le conseguenze maggiori si sottolineano: la trasformazione dello statuto delle imprese a investimento estero in forme imprenditoriali accettate dalla legislazione nazionale (le imprese già attive dovranno anch'esse convertire il proprio statuto per adeguarlo alle prescrizioni della Gongsi Fa) e la semplificazione delle procedure di approvazione dei progetti (attualmente, a prescindere dalla categoria alla quale un progetto appartenga, vige l'obbligo di approvazione da parte del Mofcom; dall'entrata in vigore del Disegno, per gli investimenti incoraggiati e permessi dal Catalogo 2015 sarà sufficiente richiedere una archiviazione in luogo dell'approvazione da parte del Mofcom). Il Disegno di Legge rappresenterebbe un passo in avanti verso la liberalizzazione degli investimenti e l'equiparazione tra progetti esteri e nazionali. Nella stessa direzione si pone la decisione, presa lo scorso ottobre (01/10/2016) dall'assemblea Nazionale Popolare cinese, di confermare il sistema semplificato di approvazione dei progetti, analogamente a quanto prestabilito dal Disegno di Legge. Dopo aver proceduto all'esposizione delle principali novità in ambito normativo, ho fornito una traduzione italiana della prima versione (emendamento provvisorio, del novembre 2014) del Catalogo Per la traduzione riportata in appendice mi sono affidata alla versione italiana realizzata per il Catalogo 2011 dallo studio legale NCTM con il patrocinio della Fondazione Italia Cina 1, e a quella effettuata da D'Agnolo-Dal Colle per il Catalogo 1 Catalogo degli investimenti stranieri in Cina Testo completo, traduzione italiana., 2012, in Singulab, disponibile online all'url: < 7

9 ; in alcuni punti ho ritenuto di apportare modifiche a favore di una migliore corrispondenza con il testo cinese. Ho inoltre integrato la traduzione in funzione dei recenti emendamenti agli articoli del testo originale. Allo scopo di definire una visione complessiva della direzione attuale delle politiche per l'investimento estero in Cina, sono altresì indicate le principali modifiche rispetto alla versione ufficiale precedente del 2011 (evidenziate nella traduzione in appendice) e introdotte alcune novità che si prospettano sulla base della proposta (07/12/2016) di un nuovo progetto di Catalogo che potrebbe andare a sostituire quello attualmente in uso. Tra le novità che il Catalogo 2015 introduce rispetto alla normativa precedente, ho selezionato alcune voci corrispondenti ai vocaboli di uso meno comune, riportando nella seconda sezione dell'elaborato gli articoli di legge cui si riferiscono. La terza sezione contiene una tabella di definizioni e contesti d'uso per gli stessi termini in lingua cinese; le tre colonne più a destra sono riservate alla traduzione, alla definizione e a un contesto d'uso in lingua italiana. La tabella, indicizzata per ordine alfabetico in italiano, ha lo scopo di confrontare i termini in lingua originale con la loro traduzione italiana, dimostrandone l'equivalenza tramite la verifica delle definizioni e dei contesti forniti. La scelta dei vocaboli è stata effettuata al fine di determinare in modo più approfondito il significato delle nuove introduzioni nel testo di legge. stranieri-in-cina-2012-testo-completo-traduzione-italiana/>. [01/2017] 2 D'AGNOLO Gianluca, DAL COLLE Alessandra, 2001,Cina. Guida al commercio estero e agli investimenti, Milano, Giuffrè editore, pp

10 GLOSSARIO DELLE ABBREVIAZIONI ANP Assemblea Nazionale Popolare Camera legislativa della Repubblica Popolare Cinese. BIT Bilateral Investment Treaty (Trattato bilaterale di investimento) Accordo bilaterale per gli investimenti fra Stati. BOT Build - Operate -Transfer Tipico progetto di appalto per il finanziamento di pubbliche infrastrutture. I soggetti che provvedono alla costruzione (build ) delle opere pubbliche godono di una concessione a tempo determinato per la gestione (operate) delle stesse. Devono infine trasferirne il possesso (transfer) alla pubblica amministrazione. CJV Cooperative Joint Venture/Contractual Joint Venture Generalmente società mista di partnership locale ed estera. Può costituire un nuovo soggetto giuridico (nel qual caso la responsabilità delle parti è limitata alle quote di partecipazione) oppure un accordo di collaborazione (responsabilità illimitata). EJV Equity Joint Venture Generalmente società mista di partenariato locale ed estero. E' una società a responsabilità limitata. FDI Foreign Direct Investment (IDE) FICLS Foreign Investment Company Limited by Shares Forma societaria introdotta in Cina dalla Legge sulle Società. Assimilabile alla società per azioni del diritto italiano. FIE Foreign Invested Enterprise (Impresa a investimento estero) Imprese in cui viene investita una partecipazione più o meno ampia di capitale estero. FIL Foreign Investment Law (Legge sugli Investimenti Esteri) Proposta di legge annunciata dal Ministero del Commercio della Repubblica Popolare Cinese (Mofcom) in data 19/01/2015. FTC Foreign Trade Company (Società commerciale) Qualunque società avente ad oggetto un'attività commerciale di esportazione o importazione. FTZ Free Trade Zone (Zone franche) Territori di un Paese all'interno dei quali le attività produttive godono di benefici tributari. GATT General Agreement on Tariffs and Trade (Accordo generale sulle tariffe e il commercio) Accordo internazionale concluso nel 1947 per la liberalizzazione doganale tra gli Stati. Sostituito nel 1995 dall'omc. HC Holding Company Società che possiede quote o azioni di un'altra società. IDE Investimento Diretto Estero IP Internet Protocol Protocollo di comunicazione su cui è basato il funzionamento della rete Internet. IPRs Intellectual Property Rights (Diritti di proprietà intellettuale) JV Joint Venture Accordo fra aziende, anche di diversa nazionalità, per la realizzazione di determinati progetti con divisione dei rischi e degli utili. M&A Merger and Acquisition (Fusione e Acquisizione) Operazione finanziaria che porta alla fusione di due o più società in un unico soggetto giuridico (merger) o all'annessione (acquisition) di altri soggetti all'interno di una società incorporante. Nel secondo caso non nasce una nuova identità giuridica; le società annesse cessano di esistere. MIIT Ministry of Industry and Information Technology (Ministero dell'industria e della 9

11 Tecnologia dell'informazione) Ministero della Repubblica Popolare Cinese responsabile della direzione e dello sviluppo dei servizi postali, Internet, comunicazioni, produzioni di software ed elettronica, e della promozione dell'economia della conoscenza. Mofcom Ministry of Commerce (Ministero del Commercio) Autorità della Repubblica Popolare Cinese competente per l'approvazione dei progetti di investimento estero. Moftec Ministry of Foreign Trade and Economic Cooperation (Ministero del Commercio Estero e della Cooperazione Economica) Organo rappresentante della Cina nella negoziazione di accordi internazionali sul commercio, nonché ministero competente per l'approvazione dei progetti di investimento esteri. Confluito nel Mofcom nell anno NDRC National Development and Reform Commission (Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme) Organizzazione della Repubblica Popolare Cinese deputata alla promozione degli investimenti cinesi all'estero e degli investimenti esteri in Cina. OMC Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) R&S Ricerca e Sviluppo Sigla generalmente riferita a dipartimenti di un'impresa deputati allo studio per lo sviluppo dei processi produttivi, oppure a laboratori e altri centri di ricerca per l'innovazione tecnologica. RMB Renminbi Valuta (o unità di valuta) nazionale cinese. Anche detto yuan (CNY). RO Representative Office (Ufficio di rappresentanza) Forma di investimento estero priva di identità giuridica distinta dalla propria casa madre. Può esercitare attività promozionali o informative, ma non attività commerciali e produttive; è un mero centro di costo. RPC Repubblica Popolare Cinese SAIC State Administration for Industry and Commerce (Amministrazione Statale per il Commercio e l'industria) Organismo della Repubblica Popolare Cinese competente per la registrazione delle imprese, la regolamentazione dell'industria pubblicitaria, marchi, concorrenza sleale e protezione dei consumatori. SEZ Special Economic Zone (ZES) SOE State Owned Enterprise (Impresa pubblica) Impresa il cui capitale è conferito in misura totale o parziale da enti pubblici. TRIMs Trade-Related Investment Measures (Misure relative agli investimenti che incidono sugli scambi commerciali) Disposizioni internazionali sulla regolamentazione degli investimenti esteri nate in seno al GATT nel TVEs Township and Village Enterprises Cooperative di comuni e villaggi fiorite nel periodo della Riforma in Cina. VIE Variable Interest Entity Società controllata da una o più imprese che non detengono la maggioranza dei voti. WFOE Wholly Foreign-Owned Enterprise Impresa operante in Cina in cui il capitale è contribuito interamente da soggetti esteri. WTO World Trade Organization (OMC) ZES Zona Economica Speciale (SEZ) Zona all'interno di una nazione in cui si adottano specifiche leggi finanziarie ed economiche con l'obiettivo di favorire gli investimenti esteri. 10

12 PARTE PRIMA 1 Gli investimenti esteri in Cina negli scorsi 35 anni 1.1 Quadro storico Il 1978: la svolta L'ascesa politica di Deng Xiaoping nel 1978 inaugurò per la Cina un periodo di profonde riforme strutturali. Si possono distinguere principalmente tre chiavi di lettura nella trasformazione del sistema economico cinese (The East Asian Miracle, 1993, p.59): la prima è senza dubbio una tendenza dalla pianificazione centralizzata verso un sistema di mercato; la seconda riguarda un'apertura verso l'estero e internazionalizzazione; l'ultima invece è la crescente centralità del settore privato. La Cina del 1978 era un sistema di imprese di proprietà dello Stato (SOE) e di corporazioni pubbliche (le comuni popolari) i cui output, salari e prezzi erano pianificati, e le risorse erano allocate dallo Stato e dalle autorità che lo rappresentavano. In questo contesto non trovavano alcuno spazio le imprese private, simboli per eccellenza di capitalismo, che contravvenivano la politica propugnata da Mao fin dalla nascita della Repubblica Popolare Cinese. (Riedel, Jing, Jian, 2007, cap.1) Il regime autarchico diffusosi in epoca maoista osteggiava il commercio da e verso l'estero; il clima isolazionista si aggravò in seguito al boicottaggio cinese da parte dell'onu all'inizio della Guerra di Corea, e si protrasse per circa due decenni (anni ) fino alla rottura dei rapporti Cina-URSS. Il Grande Balzo in Avanti e la pianificazione centralizzata non avevano dato i frutti sperati: non solo non diedero impulso all'economia cinese, ma contribuirono ad una devastante scarsità di raccolti (intorno al 1960) cui era poi seguita una rivoluzione proletaria (di gusto culturale, ribelle al nuovo allentamento della politica economica resosi necessario per il recupero della recessione) e un clima di rigide repressioni di cui si fecero portavoce le Guardie Rosse. La nazionalizzazione delle imprese attuata nei primi anni '50 era stata un deterrente nella scelta della Cina come destinazione finanziaria degli investimenti d'oltre confine; era diffuso infatti il timore di una confisca delle proprietà dell'impresa. Nel ventennio '50-'60 erano operative poche imprese sinoestere, in particolare quelle nate dagli accordi Cina- URSS. Queste imprese subirono i contraccolpi del distacco ideologico della Cina ortodossa dall'unione Sovietica verificatosi alla fine degli anni '50. (China. Progress and reform challenges, 2003, pp.30-32) Negli anni '60-'70 erano attive due sole joint venture : una con l'albania, una con la Tanzania. Nel 1978 Deng Xiaoping presentò al pubblico cinese il modello di un sistema che aveva potuto apprezzare con i propri occhi a Singapore, dove il governo riceveva il 35% dei profitti delle imprese a investimento estero, i lavoratori guadagnavano il salario e venivano allo stesso tempo incoraggiate le imprese domestiche. ( New mode of international cooperation opens a new chapter in reform and opening-up, 2004) Si cominciò quindi a ripensare una politica atta ad attrarre investimenti esteri per dare nuova propulsione alla Cina. Certamente, per attenuare il contrasto ideologico con quella che era stata per quasi trent'anni la politica economica cinese, in un primo momento si parlò solo di richiamare imprese a veloce turnover di capitale, e imprese WFOE costituite da cittadini cinesi residenti all'estero. (Chiarlone, Amighini, 2007, pp.18-20) In Cina non mancavano certo i fondi da investire: l'organizzazione lavorativa di epoca maoista aveva portato a ingenti quantità di risparmi detenute principalmente dalle famiglie. Mancavano però i mezzi per investirli, perché le banche, che fino ad allora attuavano le politiche centrali con il solo compito di allocare le risorse, erano prive di esperienza e infrastrutture per l'investimento. (The East Asian Miracle, 1993, pp.16-18) Gli investimenti 11

13 esteri volevano essere un meccanismo sostitutivo di allocazione delle risorse che non fosse il sistema bancario, un meccanismo che, sollecitato dalla ricerca del profitto, realizzasse capacità produttiva in Cina: questo era un compito a cui le SOE non erano in grado di assolvere in quanto da sempre protette e pilotate dallo Stato. Deng Xiaoping aveva riconosciuto delle necessità del Paese fino ad allora censurate e taciute: il miglioramento tecnologico nei processi e nei prodotti, e la produttività della forza lavoro. (Riedel, Jing, Jian, 2007, cap.2) L'obiettivo non doveva più essere quello della massima occupazione della forza lavoro, ma quello della massima produttività al fine di migliorare le condizioni di vita generali. Al 1979 risale la creazione delle prime quattro zone economiche speciali e delle 12 imprese deputate al commercio con l'estero. (Chiarlone, Amighini, 2003, pp ) Evoluzione successiva Fino agli anni '80, gli investimenti esteri in Cina erano pressoché trascurabili, ma successivamente passarono da 1 milione di dollari (1983) a 3,5 miliardi nel giro di pochi anni (1990), quando la cifra cumulativa di investimenti si aggirava intorno ai 20 miliardi di dollari. (China. Progress and reform challenges, 2003, cap.5) Gran parte degli investimenti proveniva, come tutt'oggi, da Hong Kong. Un fenomeno piuttosto comune era quello del far passare attraverso il territorio di Hong Kong del denaro proveniente dalla Cina stessa e diretto nuovamente in Cina: questo escamotage mirava al godimento degli incentivi fiscali per l'investimento proveniente dall'estero, dei quali un investimento interno non poteva beneficiare. Allo stesso modo, le imprese provenienti da Macao, Giappone, USA e Europa intendevano aggirare le barriere dei costi della terra e della forza lavoro proprie dei rispettivi Paesi, cercando risorse in Cina. Negli anni '90 si consolidò in Cina l'apparato legislativo che disciplina ancor oggi le imprese ad investimento estero, si raffinarono le pratiche di assorbimento e approvazione degli investimenti esteri e si estesero in tutta l'area costiera cinese le zone aperte. Nel mirino degli investitori non solo il settore alberghiero, ma anche l'industria manifatturiera; fecero la loro comparsa prodotti a tecnologia relativamente alta provenienti dall'estero e la Cina divenne la 'fabbrica del mondo'. La open door policy portò oltre 40 miliardi di dollari nella seconda metà del decennio contro i 7 miliardi che ci si aspettava, con crescite record degli afflussi di capitale (+150% nel 1992 e 1993). Vennero promulgate politiche per tenere sotto controllo l'economia surriscaldata nel 1997, ma durante la crisi asiatica la Cina registrò comunque buoni livelli di investimenti. (Davies, 2013, p.10) Nel biennio gli investimenti effettivi risentirono di un'ondata di ottimismo in vista dell'entrata della Cina in WTO. Nel dicembre 2001 il Paese prese parte all'organizzazione Mondiale per il Commercio, dopo aver sottoscritto e ratificato alcuni patti bilaterali (BIT) con i Paesi membri ed essersi dichiarato disposto a modificare alcune sue politiche per uniformarsi alle esigenze della comunità commerciale internazionale. (China. Progress and reform challenges, cap.2) Si registrarono maggiori aperture nelle importazioni, nei diritti a commerciare e alla distribuzione; le imprese a investimento estero (FIE, ovvero foreigninvested enterprises) godettero per la prima volta di diritti nazionali per prezzi e input di produzione; le banche poterono agire in valuta locale ma anche estera; vennero incentivate le imprese statali per una maggior scelta del consumatore. Se all'inizio del nuovo millennio il settore terziario contava il 30% degli investimenti diretti realizzati, intorno al 2008 ne contava più della metà (52%); aumentarono gli investimenti nel settore immobiliare e quelli, in precedenza trascurabili, del settore bancario. L'industria manifatturiera registrò in compenso un calo di interesse per gli investitori globali. (Chow, 2007, cap.18) La contrazione globale degli investimenti dovuta alla crisi del 2008 ebbe conseguenze anche sulla Cina, seppur meno marcate rispetto ad altri mercati internazionali; l'afflusso di investimenti diretti esteri vide buone riprese negli anni 2010 e 12

14 2013, mentre nel 2015 gli afflussi netti FDI registrano la percentuale su PIL più bassa dal (Li, 2013) Principali caratteristiche degli investimenti del periodo Dieci sono le economie asiatiche che da sempre forniscono oltre il 60% di inflows in Cina; Hong Kong è spesso il crocevia di investimenti che provengono dalla Cina stessa o da altri Paesi anche se dal 2008 gli incentivi sulla tassazione sono stati aboliti; in questo senso tuttavia si spiegherebbe l'importanza degli investimenti provenienti oggi dai cinque paradisi fiscali (Isole Cayman, Isole Vergini Britanniche, Samoa, Barbados, Mauritius) che forniscono il 15% degli investimenti in Cina (2010); USA e stati europei non contribuiscono a più del 10% sul totale degli FDI (2010). (Xiao, 2004, p.2) Dall'inizio della riforma fino agli anni 2000 la grande maggioranza di imprese provenienti dall'estero trasferiva in Cina le competenze labour-intensive al fine di mantenere una produttività a prezzi competitivi; spesso la produzione aveva come fine ultimo l'esportazione, il consumatore designato non era perciò il mercato cinese. (Buckley et al., 2010, pp ) Dal momento dell'adesione della Cina in WTO tuttavia, gli investimenti diretti verso il Paese erano non solo resource-seeking, ovvero alla ricerca di risorse per la produzione (principalmente la manodopera a basso costo) finalizzata all'esportazione, ma anche market-seeking, ovvero cominciavano a rivolgersi al mercato interno della Cina come consumatore finale. (Siddivò, 1999) Le imprese occidentali, tuttavia, a differenza di quelle imprese che stabiliscono in Cina basi per l'esportazione, si concentrano in modo più marcato sul mercato interno nei settori economici di tecnologie e prodotti di cui la Cina è sprovvista. In anni più recenti gli investitori hanno cominciato a cercare in Cina gli strategic asset, ovvero infrastrutture e risorse umane specializzate, segno che la Cina si è resa competitiva a livello qualitativo più che quantitativo, sul versante tecnologico. Infatti, quando nella seconda metà degli anni 2000 i finanziamenti esteri non contribuivano ormai ad un apporto quantitativo in termini di surplus commerciale, industriale ed immobiliare, il governo aveva cominciato a rivolgere la propria attenzione al miglioramento qualitativo nella ricerca e nella tecnologia, incoraggiando lo spostamento di centri di ricerca e sviluppo (R&S) in Cina e acquisendo infrastrutture sempre più all'avanguardia. Oggi il regime FDI è sempre più selettivo nei confronti dei capitali provenienti dall'estero in termini qualitativi più che quantitativi, ed una preoccupazione giustificata potrebbe essere l'interesse degli investitori verso altre destinazioni che presentino i vantaggi che una volta rappresentava la Cina. (China. Progress and Reform Challenges) Anche i cambiamenti nelle forme di investimento dal 1979 ad oggi meritano una breve descrizione. La prima grande fioritura degli FDI si ebbe negli anni '90: nel decennio precedente la maggioranza degli investimenti esteri consisteva in joint ventures con imprese statali, ma con il consolidarsi del sistema di mercato le imprese private acquistarono uno status legale meno ambiguo, gli investitori esteri si sentirono liberi di stringere contratti interamente privati in joint venture con imprese locali se non addirittura in forma di imprese interamente estere. Intorno all'anno 2000 si registra più del 40% di WFOE, percentuale che andrà ad assestarsi addirittura al 70-80% intorno all'anno Questo si spiega anche con una progressiva liberalizzazione nel campo degli investimenti greenfield e implica certamente una conoscenza maggiore del mercato cinese da parte degli agenti stranieri, nonché però una mancanza di fiducia verso la partnership cinese. (Weber, 2005, cap. 1) Le equity joint venture che nel 2000 occupavano una percentuale del 35% sul totale delle imprese sinoestere, riportano complessivamente nell'anno 2010 una cifra inferiore al 20%. Oggi però è possibile riscontrare un rinnovato interesse verso questa forma di investimento, dovuto sostanzialmente alle difficoltà nell'acquisizione di aziende locali: si 13

15 verificano conflitti d'interesse con i partner cinesi e con altre aziende locali ormai molto competitive. Per gli investitori stranieri risulta sempre più difficile acquisire aziende locali grazie alla sempre maggiore specializzazione del business cinese, e le merger and acquisition sono diffuse in Cina in quantità relativamente minore rispetto alla grande percentuale che esse occupano nel flusso globale di investimenti. (Davies, 2013, pp ) 1.2 Quadro giuridico Le principali leggi Al fine di comprendere la direzione dei più recenti sviluppi normativi nell'ambito della disciplina degli investimenti stranieri in Cina, è essenziale individuare il contesto legislativo in cui tali innovazioni si pongono. Prima del 1978, l'anno di apertura cinese verso il mondo, gli investimenti esteri non avevano un vero e proprio status legale, ed erano regolati da poche prassi adottate dagli anni '50 in poi nei rapporti con l'estero. (China. Progress and reform challenges, 2003, cap.3) La scarsità degli investimenti stranieri in Cina durante l'epoca maoista non comportò la necessità di produrre un corpus legislativo solido e omogeneo. Le uniche vie di contatto con gli investitori esteri erano, come abbiamo visto, dei contratti fra Stati, ossia joint venture tra imprese che non godevano del tutto di autonomia privata e che comunque rappresentavano paesi alleati sul piano politico (Cina e URSS, Albania, Tanzania). Con l'avvento del periodo della porta aperta però, il contatto con Paesi diversi non consentiva più di mantenere una politica incerta nei confronti del commercio né dell'investimento estero, ed è in questo contesto che trova spazio la legge del 1979 sulle equity joint venture. I maggiori punti di svolta nel percorso legislativo si incontrano nei primi anni novanta con i regolamenti supplementari alle leggi sulle imprese sinoestere; questi vedono la menzione di molti soggetti economici non regolati in origine. Non sorprende che le riforme politico-economiche di questi anni traggano beneficio ed esempio dal confronto con gli altri sistemi internazionali. Allo stesso modo anche nel 2001, con l'accesso alla OMC si registrano molte modifiche e aggiustamenti. (Gallagher, Shan, 2009, cap.1) Si può riassumere in punti le principali tappe legislative che segnarono il percorso di 'liberalizzazione', 'internazionalizzazione' e 'decentralizzazione' del mercato cinese, con particolare riferimento agli investimenti: In luglio viene approvata la Zhonghua Renmin Gongheguo Zhongwai Hezi Jingying Qiye Fa 中华人民共和国中外合资经营企业法 (Legge sulle Equity Joint Venture Sinoestere, di seguito Sino-foreign Equity Joint Venture Law), che autorizza gli investimenti diretti esteri in società a capitale misto. Vengono create le prime quattro Zone Economiche Speciali, con condizioni preferenziali per il commercio estero. I regolamenti di attuazione relativi alla Sino-foreign EJV Law entrarono in vigore nel 1983 e vennero modificati nel si allarga il numero dei soggetti autorizzati ad operare nel commercio estero, che erano inizialmente dodici Foreign Trade Companies statali. Il numero di ZES cresce fino a quattordici. Eliminazione delle barriere non tariffarie La Zhonghua Renmin Gongheguo Waizi Qiye Fa 中华人民共和国外资企业法 (Legge sulle società a intero capitale estero, o Wholly Foreign-Owned Enterprise Law) disciplina le imprese a investimento esclusivamente estero. I regolamenti attuativi risalgono all'anno 1990 e vennero modificati nel In ottobre del 1986 vengono promulgate le Guowuyuan guanyu guli waishang touzi de guiding 国务院关于鼓励外商投资的规定 (Disposizioni del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese per l'incoraggiamento degli Investimenti 14

16 Stranieri), secondo cui le imprese a capitale estero che esportano la produzione o quelle ad alta tecnologia possono godere di benefici come l'esenzione dai contributi statali relativi al personale, la riduzione del costo dei diritti d'uso del terreno, la riduzione dell'imposizione fiscale sul reddito d'impresa. (Gallagher, Shan, 2009, p.28) Introdotta la Zhonghua Renmin Gongheguo Zhongwai Hezuo Jingying Qiye Fa 中华人民共和国中外合作经营企业法 (Legge sulle Contractual Joint Venture Sinoestere, o Sino-foreign Contractual Joint Venture Law). Subì una modifica nel 2000; I regolamenti attuativi risalgono al o Nello stesso anno, una legge sulle imprese statali affidava alle SOE ampi diritti di gestione dei beni affidati dallo stato. o Il 25 giugno venne introdotto un decreto provvisorio che consentiva per la prima volta la costituzione di società private a responsabilità limitata; si tratta del Zhonghua Renmin Gongheguo Siying Qiye Zanxing Tiaoli 中华人民共和国私营企业暂行条例 (Regolamento provvisorio della Repubblica Popolare Cinese sulle imprese private) Zhonghua Renmin Gongheguo Waishang Touzi Qiye he Waiguo Qiye Suode Shuifa 中华人民共和国外商投资企业和外国企业所得税法 (Legge della Repubblica Popolare Cinese sull'imposizione sul reddito delle imprese a capitale estero e sulle imprese estere) e relativo regolamento attuativo. L'imposizione fiscale, come si evince dal titolo, si applica sia sul reddito delle società cinesi a partecipazione straniera, sia sul reddito che le società straniere traggono dalle operazioni commerciali situate in territorio cinese La Zhonghua Renmin Gongheguo Gongsi Fa 中华人民共和国公司法 (Legge sulle Società, o Company Law) distingue le società a proprietà chiusa (closely held : SOE, WFOE) e le società a capitale pubblico (publicly held : corporazioni e imprese private), e ne determina le autorità di competenza; introduce inoltre le figure di società a responsabilità limitata e società per azioni. Questa legge venne modificata tre volte (fino al 2005) e vide una progressiva riduzione dell'originale impronta pubblicistica. (Cavalieri, 2013, capp.3-4) Provvedimenti provvisori per la costituzione di Foreign Investment Companies Limited by Shares (FICLS), paragonabili alle società per azioni del diritto italiano. (D'Agnolo, Dal Colle, 2001, p.154) Normativa sul controllo della valuta estera, piena convertibilità tra lo yuan e le valute straniere per le partite correnti, ma non per le operazioni in conto capitale Si autorizza la prima FTC partecipata da investitori stranieri. L'anno successivo sarà autorizzata a commerciare con l'estero la prima FTC privata. In vigore il primo Catalogo Guida per gli Investimenti Esteri Legge unificata sui contratti, Contract Law. (G. Pisacane, 2007, p.51) o Legge sulle imprese private. o Promulgati i Giudizi sull'incoraggiamento degli investimenti esteri In linea con la nuova Go West Policy, viene adottato un Catalogo delle industrie prioritarie per gli investimenti esteri nelle regioni centrali e occidentali. Il suo ultimo aggiornamento risale al La Cina sottoscrive le misure sul commercio e investimenti esteri previste dalla WTO. In vista dell'entrata in WTO vengono emendati, tra la fine del 2000 e il 2001, gli shishi tiaoli 实施条例 (regolamenti attuativi) della Equity Joint Venture Law e della Wholly Foreign-Owned Enterprises Law. Eliminato nello stesso anno anche l'obbligo di approvazione di piani di fattibilità (aveva senso solo in funzione dei piani quinquennali che verso la metà degli anni '90 erano ormai divenuti piuttosto generici e indicativi). 15

17 o In seguito all'entrata nell'organizzazione Mondiale del Commercio, inoltre, molti settori del commercio videro una progressiva riduzione dei dazi doganali e l'abolizione del sistema delle quote La Legge sul commercio estero abolisce definitivamente il sistema di pianificazione del commercio con l'estero. Il settore del commercio venne aperto anche agli investimenti stranieri Introdotto il sistema di fluttuazione controllata del tasso di cambio del renminbi in riferimento al dollaro Agli investitori stranieri viene concesso l'acquisto di quote di tipo A (azioni di società cinesi destinate a operatori locali) sui mercati cinesi. Emanati i Provvedimenti provvisori sull'acquisizione di imprese domestiche da parte di investitori stranieri (M&A), modificati nel Viene adottata la Legge sulle proprietà Unificata la legislazione relativa all'imposizione fiscale delle imprese nazionali ed estere in un'unica Enterprise Income Tax Law. Essa uniforma il trattamento fiscale tra imprese nazionali ed estere eliminando i privilegi previgenti; la nuova aliquota di riferimento è 25% sul reddito di impresa (20% per imprese non residenti) rispetto al precedente 33%. ( Business Guide. Cina, 2012, p.21) L'aliquota piena tuttavia non trova frequente applicazione, per via dei numerosissimi casi in cui le FIE possono godere di agevolazioni fiscali (D'Agnolo, Dal Colle, 2001, pp ) Misure amministrative sulla costituzione di partnership in Cina da parte di imprese o individui stranieri. (Chiomenti, 2013, p.9) A governare le F.I.E. in Cina sono dunque principalmente le tre leggi Sino-foreign Equity Joint Venture Law, Sino-foreign Contractual Joint Venture Law, Wholly Foreign-Owned Enterprise Law, e i rispettivi regolamenti attuativi. Al di là di queste leggi rivolte in modo diretto agli I.D.E., nel corso degli anni sono state approvate diverse normative che li riguardano come la Legge sulle Società del 1993 (con relativi emendamenti) e le leggi sulla protezione dei diritti intellettuali (1983 per i marchi, 1984 per i brevetti, 1990 per il diritto d'autore), o quelle sulla competizione (1993), sull'antimonopolio e le acquisizioni (2007). Ulteriori atti legislativi che promuovono gli FDI sono i trattati siglati dalla Cina a livello internazionale, come i numerosi bilateral investment treaties (BIT). (Gallagher, Shan, 2009, cap.1) Gli emendamenti del 2001 Gli emendamenti sulle norme di attuazione delle leggi sulle imprese sinoestere vennero stilati alla luce dell'imminente entrata della Cina nell'omc, e rivolgono particolare attenzione agli obblighi di export performance e di local content, i cosiddetti TRIM. (China. Progress and reform challenges, 2003, p.85) Questa sigla designa le misure Trade- Related Investment Measures, facenti parte del General Agreement on Tariffs and Trade (GATT, 1994), che la Cina dovette sottoscrivere pena il mancato ingresso nella comunità internazionale per il commercio. Local content dicesi l'obbligo di dare preferenza alle risorse locali nella scelta degli input di produzione; secondo l'obbligo di export performance invece, era necessario per l'impresa sinoestera sostenere l'utilizzo di tecnologia avanzata o in alternativa dimostrare l'esportazione di almeno il 50% della produzione; per le imprese ad investimento estero sussistevano prima del 2001 anche gli obblighi di bilancio degli import-export e bilancio spese-ricavi. Questi obblighi erano contenuti in tutte e tre le leggi che regolavano le principali imprese di investimento estero in Cina, e vennero eliminati con le revisioni attuate intorno all' anno Alle joint venture si richiedeva principalmente un alto livello tecnologico e l'offerta di 16

18 training tecnico e manageriale, per facilitare l'apporto di know-how in Cina e un'efficienza produttiva in termini di qualità e quantità; non sussistevano quindi per esse particolari limiti alle esportazioni, poiché l'obiettivo era quello di rendere possibili larghe produzioni da esportazione e così riserve di valuta estera; nella sottoscrizione degli emendamenti del 2001 le joint ventures vennero però sollevate dagli obblighi di local content. Le WFOE beneficiarono dalla revisione degli export performance criteria potendo con più autonomia rivolgersi verso il mercato locale I contratti Wfoe, Ejv, Cjv Le sino-foreign equity joint venture sono società a responsabilità limitata in cui in generale almeno il 25% dell'investimento è contribuito dalla parte contraente non cinese. Un documento Moftec risalente al 2002 prevede la possibilità di costituzione di una EJV in cui il partner straniero contribuisca per meno del 25%; in tal caso però l'impresa non gode dei benefici fiscali sulle tasse d'importazione di beni strumentali, normalmente garantiti alle FIE. Il capitale registrato non poteva subire variazioni durante i anni di durata del contratto, ma le più recenti regole di attuazione (1995 regolamento dal Moftec, 2001 regole attuative della EJV Law) stabiliscono che esso può essere modificato dietro approvazione. L'approvazione è necessaria poiché un cambiamento di questo genere va a modificare lo statuto originale cui le autorità fanno riferimento nei confronti dell'impresa. (D'Agnolo, Dal Colle, 2001, cap.4) Le regole di attuazione del 2001 eliminano l'obbligo per cui il membro a capo del Consiglio d'amministrazione della equity joint venture fosse necessariamente cinese e il vicepresidente un rappresentante della parte straniera. In seguito alla revisione della Equity Joint Venture Law inoltre l'impresa può decidere di acquisire risorse e vendere prodotti in qualunque mercato ritenga più profittevole. In precedenza si richiedeva alla EJV di prediligere risorse input cinesi. Le sino-foreign contractual joint venture non richiedono lo status di persona legale. Non è specificato dalla legge che queste imprese debbano essere società a responsabilità limitata né quale proporzione di capitale debba essere fornito dall'investitore straniero (se però essa ottiene lo status legale, l'investitore dovrà provvedere almeno al 25% del capitale registrato; un contributo minore del 25% comporterà l'esenzione dai benefici sulle importazioni di beni strumentali concessi generalmente alle joint venture). La suddivisione del profitto non dev'essere necessariamente proporzionale al contributo di capitale, e non ci sono specifici vincoli alla modalità di riscossione dei dividendi, ma questa è decisa di comune accordo tra le parti secondo il contratto. Come per le equity joint venture, un'eventuale modifica al capitale registrato durante la vita del contratto va sottoposta ad approvazione. A capo della contractual joint venture troviamo un consiglio amministrativo oppure una giunta manageriale di cui entrambe le parti condividono in parità le posizioni più alte. Esiste la possibilità di recedere dai contratti di equity o contractual joint venture trasferendo il proprio capitale al partner cinese o ad un terzo. Una chiusura di comune accordo dev'essere approvata dal consiglio di amministrazione e dalle autorità. La wholly foreign-owned enterprise è invece una società a responsabilità limitata o altro tipo di organizzazione (se approvata) stabilita in Cina con capitale esclusivamente straniero. E' la forma che riscuote di gran lunga più successo tra le foreign-invested enterprise in Cina. La legge originale (1986) richiedeva alle WFOE l'utilizzo di tecnologia avanzata o 17

19 alternativamente l'esportazione di almeno la metà dell'output totale; questo requisito è stato rimpiazzato nel 2001 da una generale esortazione all'importazione di tecnologia di avanguardia. Le imprese a capitale estero possono scegliere se vendere i propri prodotti in Cina o incaricare altri agenti per le proprie vendite. Le regole attuative della Legge impedivano alle imprese a capitale estero di operare nell'ambito degli investimenti proibiti e richiedevano approvazione supplementare da parte del Moftec per gli investimenti limitati. Questi due articoli sono stati sostituiti da un invito alla consultazione del Catalogo. La legge protegge le imprese WFOE dalla confisca da parte dello Stato, e molti trattati bilaterali firmati con membri del WTO prevedono questa clausola. Altre comuni tipologie di investimento estero sono: -gli uffici di rappresentanza (RO), che non svolgono attività commerciali; -le società di distribuzione, ovvero società a capitale straniero incaricate di operare nella distribuzione nell'ambito del mercato cinese interno; -contratti di coproduzione (joint exploitation), sottoscritti soprattutto per lo sfruttamento di risorse naturali come minerali e idrocarburi; -i contratti Build-Operate-Transfer (BOT) prevedono l'affidamento per appalti internazionali, come per i precedenti joint exploitation contract, della costruzione di infrastrutture; -foreign-invested companies limited by shares (FICLS) di cui il partner straniero detiene almeno il 25% del capitale registrato (min. 30 milioni RMB) e che possono affacciarsi sulla borsa cinese con azioni di tipologia B (quotate in dollari); -holdings (HC); -mergers and acquisitions, tipologia molto importante di investimento diretto. Le tipologie sopra descritte di FDI costituiscono soggetti giuridici nuovi (c.d. investimenti greenfield ) sugli asset di una società, mentre le M&A sono acquisizioni di società già esistenti. Esistono due principali tipi di merger and acquisition, ovvero acquisizioni di asset di una società o di quote societarie. 2 Il Disegno di legge sugli investimenti esteri 2.1 Obiettivi economici del governo cinese (2013) Le autorità statali cinesi hanno annunciato a fine 2013 nuovi programmi di riforma per il Paese, attinenti ai propositi del dodicesimo piano quinquennale ma anche proiettati verso il nuovo Piano L'obiettivo maggiore per quanto riguardava il capitale estero, si disse, sarebbe stato quello di attrarre gli investimenti in alcuni specifici settori dell'economia: in particolare, come potremo notare, si tratta di settori ad alto valore aggiunto e dei servizi più moderni (vedasi l'high-tech, manifattura sofisticata, ecc.). (U.S. Department of State, 2014) Nel Piano sottoscritto dalla Commissione per la Ricerca e Sviluppo Nazionale (NDRC) si specifica l'intenzione di attrarre progetti per lo sviluppo di tecnologie ecologiche, energetiche, informatiche, biotecnologie, prodotti e materiali innovativi. Si apre la strada anche al trasferimento in Cina di centri di ricerca e sviluppo, design, training professionale, consultazione delle informazioni e servizi IP. Si prevede inoltre una buona apertura del settore bancario, assicurazioni, telecomunicazioni. Liberamente accessibili cultura, turismo, servizi domestici, salute; in via di apertura anche settori dell'educazione e sport. Si limita, per contro, l'accesso di capitale straniero nei settori ad alto grado di sfruttamento di risorse. La Cina favorisce gli investimenti nelle regioni centro-occidentali, le quali hanno a lungo ricevuto meno attenzione rispetto alle aree costiere sud-orientali cinesi; privilegia infine quei progetti che possano apportare localmente innovazione tecnologica e know- 18

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