REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO. Il Tribunale Amministrativo Regionale per l' Abruzzo. sezione staccata di Pescara (Sezione Prima)

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1 N /2016 REG.PROV.COLL. N /2015 REG.RIC. REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Tribunale Amministrativo Regionale per l' Abruzzo sezione staccata di Pescara (Sezione Prima) ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 93 del 2015, proposto da: **, rappresentato e difeso dagli avv. Massimo Camerino, Giacomo Gentile, con domicilio eletto presso Massimo Camerino in Pescara, Via Venezia, 36; contro Prefetto di Chieti, rappresentato e difeso per legge dall'avvocatura Distrettuale dello Stato, domiciliata in L'Aquila, Via Buccio di Ranallo C/ S.Domenico; per l'annullamento del decreto prot /Area IV del 09 gennaio 2015 con il quale il Prefetto di Chieti ha rigettato il ricorso gerarchico

2 presentato dal ricorrente avverso il provvedimento del Questore di Chieti di revoca del permesso di soggiorno emesso in data 17/09/2014; di tutti gli atti prodromici, pregressi, coordinati, conseguenti e collegati. Visti il ricorso e i relativi allegati; Visto l'atto di costituzione in giudizio di Prefetto di Chieti; Viste le memorie difensive; Visti tutti gli atti della causa; Relatore nell'udienza pubblica del giorno 17 dicembre 2015 il dott. Alberto Tramaglini e uditi l'avv. Manuela D'Orazio, su delega verbale dell'avv. Massimo Camerino, per la parte ricorrente e l'avv. distrettuale dello Stato Anna Buscemi per l'amministrazione resistente; Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue. FATTO e DIRITTO 1 - Il ricorrente, cittadino albanese, chiede l annullamento del provvedimento del Questore di Chieti 17 settembre 2014 di revoca del permesso di soggiorno CE, impugnato unitamente al decreto 9 gennaio 2015 con cui il Prefetto ha respinto il ricorso gerarchico. Il decreto di revoca muove dalla circostanza che il ricorrente in data 22/07/2013 veniva tratto in arresto nella flagranza di reato del reato di cui all art. 73 del DPR 309/90 nonché dalla considerazione che il medesimo già annoverava pregiudizi penali e di polizia, di seguito elencati, desumendosi la sua

3 pericolosità sociale dall indole dei reati, facendo essi ritenere la provenienza dei mezzi di sostentamento da traffici e attività illecite. Il ricorrente ne chiede l annullamento sostenendone sotto vari profili l illegittimità. Costituitasi in giudizio, l Avvocatura distrettuale dello Stato ha evidenziato che il ricorrente è stato rimpatriato e che non potrebbe far rientro in Italia se non a seguito di nuova procedura di ingresso, il che determinerebbe il venir meno della materia del contendere. Ha per il resto fatto rinvio all allegata relazione della Questura, segnalando che la pericolosità sociale sarebbe palesemente denotata da una serie di reati svariati e tutti di una certa gravità, dando particolare importanza in tal senso a quello di cui all art. 73 DPR 309/ Va rigettata la suddetta eccezione, posto che l annullamento del provvedimento impugnato avrebbe l effetto di ripristinare la validità del permesso di soggiorno CE, il che rende evidente la persistenza dell interesse alla definizione del giudizio. Quanto al merito, va osservato che il ricorrente sostiene che con sentenza n. 337 del 24 giugno 2014 il GUP del Tribunale di Pescara lo ha assolto dal reato di cui al citato art. 73 per non aver commesso il fatto. La sentenza, pubblicata in data anteriore all emanazione del decreto di revoca, è stata prodotta in atti ed in effetti dispone nel senso riferito dal ricorrente. Va d altronde osservato che sulla questione l Amministrazione non ha preso posizione né in questa né in sede procedimentale. Nulla è stato infatti dedotto sul punto negli scritti difensivi, dove

4 si è anzi insistito sul particolare rilievo da dare al fatto in questione. Lo stesso provvedimento gerarchico non ha operato nessun riferimento all esito del giudizio penale, nonostante l assoluzione con formula piena fosse stata dedotta nel relativo ricorso, a cui era la sentenza era peraltro allegata (cfr. doc. 2 fasc. ric.). Per quanto il ricorrente non avesse presentato osservazioni nell ambito del procedimento, risulta poi dal fascicolo depositato dalla Questura che l Amministrazione ha acquisito d ufficio il certificato dei carichi pendenti, rilasciato in data 24 giugno 2014, da cui emergeva che in quella medesima data si era tenuta l udienza (giudizio abbreviato) che avrebbe definito il procedimento in questione. Il che avrebbe reso possibile nei tre mesi intercorsi fino all adozione dell atto di revoca- verificare l esito del giudizio prima di provvedere. Provata la estraneità del ricorrente ai predetti fatti, ciò risulta decisivo ai fini della valutazione della legittimità del provvedimento di revoca. È infatti evidente che il giudizio di pericolosità è stato essenzialmente determinato dal fatto per il quale è intervenuta l assoluzione con formula piena, dalla quale deriva invece l inesistenza originaria del presupposto da cui è scaturita l intera valutazione effettuata dall Amministrazione. Gli altri episodi che l atto evidenzia non sono autonomamente in grado di giustificare il provvedimento in quanto quest ultimo, una volta espunto ogni riferimento alla vicenda per cui vi è stata assoluzione, viene a risultare carente di una valutazione

5 limitata ad essi soltanto. D altra parte, poiché si tratta di fatti risalenti ad un periodo non recente ( , oltre ad una segnalazione all A.G. del 2010), risulterebbe parimenti evidente la carenza di una specifica motivazione in ordine all attualità della pericolosità desunta esclusivamente dai medesimi. Considerato che l oggetto del giudizio è costituito dal provvedimento base, avendo la decisione sul ricorso gerarchico natura di atto confermativo (TAR Pescara 11 gennaio 2013 n. 7), il ricorso va dunque accolto con annullamento dell impugnato provvedimento di revoca e con assorbimento di ogni altra censura. Quanto alle spese di giudizio va considerato che il ricorrente è stato ammesso al patrocinio a spese dello Stato, sicché le stesse, liquidate nella misura di Euro 1.500, oltre accessori di legge, vanno poste a carico dell Amministrazione resistente e versate allo Stato ai sensi dell art. 133 DPR 115/2002. P.Q.M. Il Tribunale Amministrativo Regionale per l'abruzzo sezione staccata di Pescara, definitivamente pronunciando sul ricorso in epigrafe, lo accoglie e per l effetto annulla l atto impugnato. Spese di giudizio come da motivazione. Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.

6 Così deciso in Pescara nella camera di consiglio del giorno 17 dicembre 2015 con l'intervento dei magistrati: Michele Eliantonio, Presidente Dino Nazzaro, Consigliere Alberto Tramaglini, Consigliere, Estensore L'ESTENSORE IL PRESIDENTE DEPOSITATA IN SEGRETERIA Il 13/01/2016 IL SEGRETARIO (Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)