Regione Autonoma della Sardegna Assessorato dell Igiene e Sanità e dell Assistenza Sociale

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1 Regione Autonoma della Sardegna Assessorato dell Igiene e Sanità e dell Assistenza Sociale PROPOSTA DI PIANO ERADICAZIONE DELLA PESTE SUINA AFRICANA E DELLA PESTE SUINA CLASSICA NELLA REGIONE SARDEGNA ANNO 2005 Febbraio 2005 Pagina 1 di 42

2 INDICE 1. Identificazione del programma 2. La peste suina africana: evoluzione epidemiologica sulla malattia in sardegna 2.1 PSA: risultati del monitoraggio sierologico sui cinghiali 2.2 La peste suina classica: evoluzione epidemiologica sulla malattia in sardegna 2.3 PSC: risultati del monitoraggio sierologico sui cinghiali 2.4 Individuazione dei fattori di rischio che hanno determinato la diffusione delle infezioni pestose sul territorio della regione sardegna 2.5 Popolazione soggetta al programma 3. Descrizione del programma 4. Misure in cui e articolato il programma 4.1 Riepilogo delle misure previste 4.2 Coordinamento del programma 4.3 Descrizione e delimitazione delle zone geografiche e amministrative in cui sara applicato il programma 4.4 Misure attuate nell ambito del programma normativa di riferimento misure e disposizioni legislative concernenti la registrazione delle aziende misure e disposizioni legislative concernenti l identificazione degli animali misure e disposizioni legislative concernenti la notifica della malattia misure in caso di conferma della presenza delle pesti suine Misure e disposizioni legislative concernenti le diverse qualifiche delle aziende Procedure di controllo stabilite dal programma con particolare riferimento alle norme relative alla movimentazione degli animali e al monitoraggio delle aziende o delle zone interessate. Vigilanza Misure e disposizioni legislative concernenti il controllo della malattia Misure e disposizioni legislative concernenti l indennizzo Sorveglianza epidemiologica sui cinghiali - programmi di eradicazione nei suini selvatici Controllo del pascolo brado Regolamentazione del pascolo nei pascoli comunali e privati Altre misure previste dal programma Pagina 2 di 42

3 1. Identificazione del Programma Stato Membro: Italia Malattie: peste suina africana e peste suina classica Anno di attuazione : 2005 Riferimento del presente documento: Dr. Salvatore Montinaro Persona da contattare (nome, numero di telefono, Dr. Salvatore Montinaro fax: montisalv@yahoo.it Data di invio alla Commissione: 25 febbraio 2005 Pagina 3 di 42

4 2. LA PESTE SUINA AFRICANA: EVOLUZIONE EPIDEMIOLOGICA DELLA MALATTIA IN SARDEGNA Negli allegati al presente documento vengono riportati, suddivisi per Azienda USL, i dati relativi agli esami sierologici eseguiti sui suini domestici, sui cinghiali e al numero dei focolai registrati nel corso degli anni 2002, 2003 e 2004 ANNO 2002 Nel corso dell anno 2002, sono stati diagnosticati 11 focolai di peste suina africana in Sardegna che hanno interessato tre delle quattro province dell Isola. A parte i focolai di Tonara e di Baunei, inclusi in territori tradizionalmente considerati ad alto rischio, gli altri si sono verificati in zone indenni; in particolare: nel mese di gennaio in un allevamento del Comune di Siliqua, Azienda USL n 7 di Carbonia, (Provincia di Cagliari); nel mese di aprile in un allevamento del Comune di Tempio Pausania, (frazione di Bassacutena), Provincia di Sassari; i restanti focolai si sono verificati tutti, in un periodo compreso tra novembre e dicembre, nel Comune di Assemini, distretto sanitario di Cagliari (Azienda USL n. 8 di Cagliari) e nel Comune di Decimomannu, in un azienda situata nelle vicinanze della zona di protezione precedentemente istituita. Il monitoraggio sierologico è stato condotto su aziende suinicole in tutta l isola di cui in Provincia di Nuoro. Le sieropositività hanno interessato 7 allevamenti, 5 dei quali ubicati in Provincia di Nuoro e 2 in Provincia di Sassari, questi ultimi erano compresi nelle zone di restrizione delimitate a seguito del focolaio diagnosticato nel mese di aprile. Malgrado le indagini epidemiologiche eseguite non siano riuscite a chiarire le cause di introduzione della malattia in aree libere da infezione, appare molto probabile che l origine sia da attribuire a movimentazione clandestina di carni e/o animali. ANNO 2003 Nel 2003 sono stati diagnosticati 12 focolai, tutti in Provincia di Nuoro. In particolare 4, in allevamenti situati nel Comune di Villagrande Strisaili, azienda USL n 4 di Lanusei, e 8 in aziende suinicole dei comuni di Orune, (3) Orani (3) e Oliena (2), tutti inclusi nella Azienda USL n 3 di Nuoro e appartenenti allo stesso distretto sanitario (Nuoro). Le informazioni epidemiologiche sono state insufficienti a chiarirne le dinamiche, il reiterarsi di casi di malattia nelle stesse zone di restrizione, pone in evidenza le difficoltà operative correlate all applicazione dei provvedimenti di controllo. Si riportano di seguito, a titolo esemplificativo, i tempi di insorgenza dei focolai: Orani: focolai a marzo, aprile e luglio Oliena : focolai a maggio (8 e 19) e giugno Villagrande Strisaili focolai ad aprile maggio, giugno e settembre. Lo screening sierologico attuato negli allevamenti presenti nei territori comunali interessati dai provvedimenti restrittivi può essere così riassunto: Orani: n allevamenti esaminati 74 e n 1 allevamento positivo nel terzo trimestre dell anno Oliena: n allevamenti esaminati 120 e n 2 allevamenti positivi, di cui uno nel secondo e uno nel terzo trimestre Villagrande Strisaili n allevamenti esaminati 31 e n 9 allevamenti positivi, variamente distribuiti nel corso dell anno. Il monitoraggio sierologico è stato condotto su un totale di aziende, le sieropositività segnalate, a parte quelle sopra descritte, si riferiscono a: un allevamento del comune di Sadali, Azienda USL n 3 distretto sanitario di Isili; un allevamento di Lotzorai, due di Urzulei, uno di Baunei e due di Girasole inclusi nella azienda Usl n 4 di Lanusei. (ALLEGATI N 4,7). L unico riscontro di sieropositività al di fuori della Provincia di Nuoro si riferisce ad un suino di un azienda suinicola del comune di Baratili (Provincia di Oristano); dall indagine epidemiologica non sono stati raccolti elementi che potessero evidenziare situazione di particolare di rischio; come Pagina 4 di 42

5 misura cautelare è stato applicato lo stamping out nell allevamento. 2004: Per la valutazione della situazione epidemiologica riferibile alla peste suina africana in Sardegna, sono stati elaborati i dati del sistema informativo realizzato nel corso dell anno a cura dell OEVR, sulla base delle schede e degli adempimenti previsti dal Piano di eradicazione delle pesti suine in Sardegna nel 2004, cui si rimanda per gli opportuni approfondimenti. Andamento Il 2004 è stato caratterizzato da un andamento prevedibile nel corso dei primi cinque mesi dell anno, mentre a partire dal mese di giugno si è osservato un picco epidemico, che si è protratto per i tre mesi estivi, per ritornare a livelli normali, alla fine dell anno (Grafico 1). Da settembre si è osservato un secondo picco epidemico riferibile all insorgenza di nuovi focolai in territori non ancora interessati della Azienda USL n 1 di Sassari e 2 di Olbia, fortemente correlati nel tempo con un analogo picco epidemico verificatosi in comuni della provincia di Nuoro confinanti e/o limitrofi, a questi territori. (Grafico 2) Distribuzione nel tempo e nello spazio I casi di PSA si sono riscontrati in diverse aree del territorio regionale (Mappa 1), raggiungendo la massima concentrazione nel territorio della Azienda USL n 3 dove nel secondo periodo dell anno si è registrata un incidenza decisamente superiore a quella del territorio delle altre AUSL (Tab. 1) e anche a quella degli anni precedenti (Tab. 2, Tab. 3). Il territorio interessato è descritto nelle mappe allegate, ed è riconducibile solo in parte, a territori già interessati da casi di PSA, negli anni precedenti ( ) (Mappe da 4 a 8). Il picco epidemico, come si è detto prima, non era atteso e comunque non prevedibile attraverso la attività di sierosorveglianza effettuata nel corso degli ultimi anni. Dall esame della correlazione dei dati sierologici con quelli dei focolai si può osservare una totale indipendenza dei valori riscontrati, non essendo più i primi in grado di prevedere l insorgenza dell evento epidemico come invece è avvenuto fino al (Grafico 3, 4 e 5) Questi riscontri sono da considerarsi fisiologici nelle fasi finali dei piani di eradicazione, laddove cioè la sierosorveglianza deve essere integrata in termini di efficacia, da un intensa sorveglianza tesa al controllo dei fattori di rischio individuati. Cluster All interno del territorio della asl 3 di nuoro, è possibile individuare un cluster di massima concentrazione di focolai che è rappresentato nella mappa allegata (Mappa 2), ed è riconducibile ai comuni di Dorgali, Oliena, Nuoro ed Orune, nei quali da soli sono stati riscontrati 121 focolai, pari al 49% del totale: Casi primari Dal punto di vista epidemiologico, sono da distinguere due grandi categorie di focolai (Tab. 2): I focolai primari, nei quali la malattia si è manifestata per la prima volta in allevamento e non riconducibili a precedenti focolai; Pagina 5 di 42

6 I focolai secondari, ovvero quelli per i quali sono state evidenziate correlazioni epidemiologiche (contatto, contiguità etc.), con focolai primari; Dei 16 focolai primari osservati nella ASL n. 3, ben 6 sono concentrati nella zona cluster prima descritta. Tipologia allevamenti sede di focolaio I focolai primari si sono verificati prevalentemente negli allevamenti ascrivibili alla tipologia produttiva familiare e semibrado, a ciclo chiuso, dato che conferma questo tipo di allevamento, come quello più a rischio a causa delle frequenti movimentazioni incontrollate. (Tab. 3) (Grafico 6) Considerazioni sul caso di peste suina africana nel selvatico L Areale della Zona Infetta Montarbu è rappresentato nella Dia 1 ed è così delimitato: da una linea ideale che inizia a Nord Ovest in prossimità del Lago Alto del Flumendosa (1) e vs verso sud costeggiando Caula su Moddizzim, fino ad Arcu Enna (2), prosegue verso Bacanieddu (3) verso Punta Essilieri (4); da qui prosegue a sud fino a Perda Irsì (5), sino al congiungimento con la SS 198 (6) che da Gairo conduce a Ussassai e Seui. Da Seui, prosegue verso san Sebastiano (7) e a Nord verso Monte Marigosu (8), fono a Correlai (9) verso Punta Middasiu(10), sino a Sedda S Orroli (11). Da questo punto continua a Nord verso Bruncu e Lassina (12) in direzione di Nuraghe Ruinas (13) e, costeggiando la base di Monte Genna Rugi (14), si dirige lungo Badde s Orratorio (15) ricongiungendosi al Lago Flumendosa (1). Popolazione selvatica stimata In questo areale di 152,2 Kma, la popolazione suina selvatica stimata = min 6, max 18 (*) x 152,2 = ± min 914, max 2740 capi (*) secondo stima annata venatoria e (Progetto di ricerca finalizzata Responsabile scientifico: Dr. Cristiana Patta) Popolazione suini domestici Nell ambito della zona infetta si possono identificare due zone: la prima rappresenta l oasi faunistica del Montarbu (linea verde), e una più esterna (linea blu). All interno dell oasi faunistica non vi sono allevamenti di suini domestici, mentre nella zona più esterna o immediatamente a ridosso, sono presenti 49 allevamenti suinicoli (pallini rossi), con un ammontare complessivo di 160 capi. (Dia 2) Sieropositività Il primo grafico allegato (Dia 3) mostra l andamento della positività sierologica riscontrata nei campioni esaminati in occasione nelle ultime 5 campagne venatorie. Pur in considerazione della esiguità dei campioni in qualche annata, si può apprezzare un trend in diminuzione della sieropositività totale. Se osserviamo i dati considerando esclusivamente i campioni provenienti dalle zone appartenenti alla provincia di Nuoro (Dia 4) il risutato è analogo. Ciò si può apprezzare anche dalla analisi di previsione rappresentata dalla Dia 5. Dalla analisi dei dati della sierologia, pare potersi escludere una variazione del livello di rischio imputabile alle popolazioni selvatiche, anzi pare evidenziarsi un trend negativo nel corso degli ultimi anni. Relativamente alla presunta correlazione tra i casi di sieropositività riscontrati nei cinghiali e i focolai riscontrati nel domestico nel corso del 2004, i dati in nostro possesso mostrano assenza di correlazione significativa. L annata venatoria inoltre, inizia a novembre e finisce a gennaio di ogni anno, pertanto i dati Pagina 6 di 42

7 sono da riferire a tale periodo. Se vi fosse stato un aumento della prevalenza dell infezione tale da provocare il contagio alle popolazioni domestiche, in particolare a quelle allevate allo stato semibrado, tale aumento si sarebbe dovuto osservare nella campagna venatoria , ovvero prima dell ondata epidemica Considerando invece che un minimo aumento lo si può osservare solo nella annata , pare invece che l aumento dei casi nelle popolazioni domestiche promiscue col cinghiale, abbia causato il trasferimento dell infezione da queste allo stesso cinghiale. Evidentemente quest analisi è da mettere comunque in relazione alla presenza contemporanea in determinati areali di popolazioni suine allo stato brado, detenute illegalmente. Pertanto, nel corso del presente Piano, verranno implementate azioni specifiche di controllo sul selvatico, in particolare nell areale della zona infetta. Periodo intercorso tra sospetto ed abbattimento Uno dei fattori che possiamo supporre aver influito nel determinismo dei picchi epidemici osservati è il tempo intercorso tra sospetto e abbattimento. L analisi effettuata è riferita ai soli focolai che sono stati individuati a seguito di sintomatologia, ovvero sono state esclusi dalla valutazione quei casi di focolaio riscontrati in allevamenti dove si è proceduto all abbattimento senza riscontro di sintomatologia, su collegamento epidemiologico e per sospetta contaminazione ai sensi dell art. 7 del D.lvo 54. I dati mostrano che nel periodo corrispondente ai picchi epidemici, si osserva in media, un numero di focolai attivi, significativamente maggiore rispetto ai periodi plateau. (Grafico 7) Infatti durante tale periodo, nonostante l applicazione delle misure previste dal RPV in caso di sospetto di malattia infettiva si sono registrati ulteriori focolai riconducibili a quelli ancora aperti dove la presenza stessa dei suini malati assicurava il mantenimento della circolazione virale. Conclusioni Dalla analisi degli eventi avvenuti durante l anno, e sulla base di quanto descritto, si possono trarre le seguenti parziali conclusioni, che in parte saranno riprese e meglio esplicitate nella relazione conclusiva. La prima di queste è di tipo quantitativo, tesa a un corretto dimensionamento dell evento che possiamo definire di tipo epidemico, in un contesto endemico, almeno per i casi osservati in provincia di Nuoro. Abbiamo osservato: aumento dei casi in questa zona endemica, focolai in comuni della provincia di Nuoro mai interessati prima da PSA, diffusione successiva al territorio della provincia di Sassari. I casi osservati nelle provincie di Oristano e Cagliari, e della Azienda ASL n. 2 di Olbia, sono da considerare sporadici. E stato possibile individuare un numero di focolai primari tutto sommato non eccessivo, se pur maggiore rispetto agli attesi; a tali focolai primari sono stati correlati sia per contiguità che per contatti diretti e indiretti un numero elevato di focolai secondari, non prevedibili. Tale incremento potrebbe essere riferibile all aumentato numero di contatti a rischio tra allevamenti, i quali in un normale livello di endemia, non avrebbero fatto scattare un evento epidemico di tale portata. La concentrazione nel tempo e nello spazio (vedi clusters), di un numero elevato di focolai attivi, primari e secondari, ha però fatto aumentare il rischio complessivo, al punto tale da consentire il trasferimento del virus, probabilmente attraverso la pratica della movimentazione incontrollata di animali e cose tra allevamenti. In questo contesto si aggiunge il ruolo svolto dalle popolazioni di suini allevati clandestinamente nel territorio dove si sono registrati i focolai, per i quali in parte è stato possibile avere evidenza oggettiva della loro presenza (vedi segnalazioni all autorità competente). Pagina 7 di 42

8 Il ruolo del selvatico non pare essere variato e non è rilevante nel determinismo di questo evento epidemico. Infine, l applicazione integrale delle procedure previste dal manuale di diagnostica per la ricerca della peste suina africana, ha portato all individuazione di 62 focolai, pari al 25% del totale, che altrimenti non sarebbero stati riscontrati. Infatti in 62 allevamenti dove si è proceduto all abbattimento dei capi presenti per sospetta contaminazione e nei quali non era presente sintomatologia riferibile a psa, è stato possibile rilevare la presenza del virus e pertanto sono stati classificati focolai, ai sensi della normativa comunitaria e nazionale vigente. 2.1 PSA: RISULTATI DEL MONITORAGGIO SIEROLOGICO SUI CINGHIALI Negli ALLEGATI N sono riportati i risultati del monitoraggio sierologico relativi alle annate venatorie , e suddivisi per Azienda USL e distretto. Si riportano di seguito alcune brevi considerazioni sull andamento nelle ultime annate venatorie che hanno fatto registrare sieropositività solo in Provincia di Nuoro. ANNATA VENATORIA : RISULTATI (ALLEGATI N 8-9) Cinghiali sieropositivi sono state riscontrati in particolare nei distretti di Sorgono e Nuoro per quanto riguarda la Azienda USL n 3 e, nella Azienda USL n 4, nei territori dei Comuni tradizionalmente ad alto rischio. Nell ALLEGATO N 9 vengono evidenziati i Comuni dove sono state diagnosticate sieropositività nei confronti della peste suina africana. In due cinghiali cacciati nei territori di Orgosolo e Urzulei gli esami virologici eseguiti hanno dato esito positivo, ciò sembra confermare la presenza di circolazione virale in territori comunali dove il fattore di rischio prevalente è rappresentato dal pascolo brado incontrollato. ANNATA VENATORIA : RISULTATI (ALLEGATI N 10-11) Cinghiali sieropositivi sono state riscontrati nei distretti di Nuoro e Lanusei. Nell ALLEGATO N 11 vengono evidenziati i Comuni dove sono state diagnosticate sieropositività nei confronti della peste suina africana. Gli esami virologici hanno dato esito negativo. ANNATA VENATORIA : RISULTATI (ALLEGATI N 12-13) Nel corso dell ultima campagna venatoria i cinghiali sieropositivi sono state riscontrati nei distretti di Nuoro e Lanusei. Nell ALLEGATO N 13 sono indicati i Comuni dove sono state diagnosticate sieropositività nei confronti della peste suina africana. Gli esami virologici hanno consentito il riscontro di due cinghiali positivi cacciati nei territori del Comune di Urzulei. Questa valutazione è utile per fare della considerazioni sull andamento epidemiologico che si desume dai risultati dell attività diagnostica. Le indagine sierologiche condotte sui campioni di cinghiale in Provincia di Nuoro nella stagione venatoria hanno evidenziato positività in ca. il 10% degli animali cacciati nei territori del Comune di Urzulei. Le stesse percentuali di sieropositività si sono evidenziate nei cinghiali pervenuti da alcuni dei comuni limitrofi al precedente (Orgosolo e Fonni). I risultati della sorveglianza sierologica osservata nelle due annate precedenti ( e ) e negli stessi territori sono sostanzialmente dello stesso ordine di grandezza, e gli esami virologici condotti in parallelo hanno consentito di individuare due animali positivi provenienti dai territori di Orgosolo (località Supramonte) e di Urzulei (località Marghine). Pagina 8 di 42

9 Nei territori dei comuni tradizionalmente ad alto richio per peste suina africana (Orgosolo, Desulo, Urzulei, Villagrande Strisaili, Arzana, Baunei) i risultati della prevalenza nei cinghiali rappresentano l indicatore di una situazione epidemiologica più complessa che vede all origine della persistenza dell infezione l allevamento clandestino del suino che, a causa delle proporzioni elevate ormai raggiunte, si ritiene possa essere la causa più probabile della recrudescenza dei focolai del ANNATA VENATORIA : Il primo grafico allegato (Dia 3) mostra l andamento della positività sierologica riscontrata nei campioni esaminati in occasione nelle ultime 5 campagne venatorie. Pur in considerazione della esiguità dei campioni in qualche annata, si può apprezzare un trend in diminuzione della sieropositività totale. Se osserviamo i dati considerando esclusivamente i campioni provenienti dalle zone appartenenti alla provincia di Nuoro (Dia 4) il risutato è analogo. Ciò si può apprezzare anche dalla analisi di previsione rappresentata dalla Dia 5. Dalla analisi dei dati della sierologia, pare potersi escludere una variazione del livello di rischio imputabile alle popolazioni selvatiche, anzi pare evidenziarsi un trend negativo nel corso degli ultimi anni. Relativamente alla presunta correlazione tra i casi di sieropositività riscontrati nei cinghiali e i focolai riscontrati nel domestico nel corso del 2004, i dati in nostro possesso mostrano assenza di correlazione significativa. L annata venatoria inoltre, inizia a novembre e finisce a gennaio di ogni anno, pertanto i dati sono da riferire a tale periodo. Se vi fosse stato un aumento della prevalenza dell infezione tale da provocare il contagio alle popolazioni domestiche, in particolare a quelle allevate allo stato semibrado, tale aumento si sarebbe dovuto osservare nella campagna venatoria , ovvero prima dell ondata epidemica Considerando invece che un minimo aumento lo si può osservare solo nella annata , pare invece che l aumento dei casi nelle popolazioni domestiche promiscue col cinghiale, abbia causato il trasferimento dell infezione da queste allo stesso cinghiale. Evidentemente questa analisi è da mettere comunque in relazione alla presenza contemporanea in determinati areali, di popolazioni suine allo stato brado detenute illegalmente. Pertanto, nel corso del presente Piano, verranno implementate azioni specifiche di controllo sul selvatico, in particolare nell areale della zona infetta. 2.2 LA PESTE SUINA CLASSICA: EVOLUZIONE EPIDEMIOLOGICA DELLA MALATTIA IN SARDEGNA Negli allegati al presente piano sono riportati, suddivisi per Azienda USL, i dati relativi agli esami sierologici eseguiti sui suini domestici, sui cinghiali e al numero dei focolai registrati nel corso degli anni 2002, 2003 e ANNO 2002 Nel 2002 non si sono verificati focolai di PSC, positività sierologiche sono state evidenziate in particolare nel Distretto di Ozieri (provincia di Sassari) dove, a partire dal 1999 si è verificata una recrudescenza della malattia. (ALLEGATO N 15) Nel resto del territorio regionale non si sono registrate che sporadiche positività sierologiche Il monitoraggio sierologico, nel corso del 2002 ha interessato complessivamente aziende in tutta l Isola. ANNO 2003 Nel corso del 2003 si è verificato un unico focolaio in un allevamento familiare di 13 animali nel Comune di Ardara, Azienda USL n 1, distretto di Ozieri. (ALLEGATI 16-18) Da un punto di vista diagnostico non è stato possibile applicare quanto previsto dalla normativa vigente a causa della cattiva qualità degli organi recapitati; infatti l inattivazione del virus e la Pagina 9 di 42

10 degradazione degli acidi nucleici non hanno reso possibile l invio di materiale idoneo al CEREP e di conseguenza al Centro di Referenza Europeo per la PSC per la necessaria caratterizzazione del ceppo virale. Il monitoraggio sierologico del piano effettuato nel corso dell anno in tutta l Isola ha riguardato un totale di aziende suinicole, per un totale di campioni, le aziende con casi di sieropositività sono risultate 52 e 106 i campioni positivi. I tests discriminanti effettuati dal il Centro di referenza per le pesti suine di Perugia hanno consentito l esecuzione della diagnosi differenziale con altri pestivirus. ANNO 2004 Il monitoraggio sierologico eseguito negli allevamenti e nei mattatoi, ha interessato complessivamente aziende suinicole; in 23 allevamenti sono state evidenziate sieropositività per un totale di 51 campioni positivi (ALLEGATI 17-18). Si fornisce un quadro riassuntivo sulle positività in allevamento suddivise per Comune e Azienda USL di riferimento. 2.3.PSC: RISULTATI DEL MONITORAGGIO SIEROLOGICO SUI CINGHIALI Negli ALLEGATI N , sono riportati i risultati del monitoraggio sierologico relativi alle annate venatorie , e suddivisi per Azienda USL e distretto sanitario. ANNATA VENATORIA : Negli ALLEGATI N sono riportati i risultati relativi alla campagna venatoria suddivisi per Azienda USL e distretto A partire dal 1999, anno di inizio dell epidemia di PSC nel distretto di Ozieri era stato selezionato, a seguito del riscontro di un cinghiale positivo al virus della PSC, un areale infetto nel quale sono state attuate una serie di misure di controllo e di attività di studio che miravano a definire i fattori di rischio alla base della diffusione della malattia. L estensione dell area infetta era stata determinata in accordo ai criteri generali stabiliti dal documento n XXIV/B3/R09/1999 elaborato in sede comunitaria. Dei 291 campioni di cinghiali pervenuti dal distretto sanitario di Ozieri, 42 sono risultati positivi. Si riporta nella pagina seguente la cartina dell areale selezionato. Le restanti positività sierologiche sono state rilevate nei distretti sanitari di Nuoro e Sorgono, appartenenti alla azienda USL n 3 di Nuoro e, nella Azienda USL n 4 di Lanusei. Nell ALLEGATO N 20 sono indicati i Comuni interessati dalle positività. ANNATA VENATORIA : Negli ALLEGATI N sono riportati i risultati relativi alla campagna venatoria suddivisi per Azienda USL e distretto. Il proseguo delle attività di monitoraggio sierologico nel distretto di Ozieri, ha consentito di valutare l andamento della sieroprevalenza alla luce dei risultati dell attività di studio condotta sulla dinamica di popolazione; tale attività è stata eseguita nell ambito di un progetto di ricerca finanziato dal Ministero della Salute il cui obiettivo finale era rappresentato dall individuazione di fattori di rischio all origine della persistenza delle infezioni pestose in Sardegna. Si riportano nel paragrafo successivo le considerazioni finali. ANNATA VENATORIA : Negli ALLEGATI N e 25 sono riportati i risultati relativi alla campagna venatoria suddivisi per Azienda USL e distretto. Dei 218 campioni di cinghiale pervenuti dal Distretto sanitario di Ozieri, solo sette sono risultati positivi, il che sembra indicare un miglioramento della situazione epidemiologica rispetto al picco epidemico del 1999 pur con le limitazioni derivanti dall esame dei principali fattori di rischio di seguito riassunte. Per quanto riguarda il resto dei risultati, anche nel corso dell anno di riferimento si evidenzia nei Pagina 10 di 42

11 Distretti sanitari di Nuoro e Lanusei una situazione di stabilità relativamente alle sieropositività diagnosticate nei confronti delle quali appare inspiegabile la totale assenza di focolai da più di due anni Popolazione soggetta al programma Sardegna: aziende, capi. Zona ad Alto Rischio 6478 aziende, circa capi. Pagina 11 di 42

12 2.6. STABILIMENTI INDUSTRIALI Stabilimenti autorizzati ai sensi dell'art. 13 del D.Lvo 286/94 (norma CE) N 40 Stabilimenti di Sezionamento N 30 Stabilimenti di Macellazione N 13 Depositi Frigoriferi Stabilimenti autorizzati ai sensi dell'art. 5 del D.Lvo 286/94 (capacità limitata) N 52 Stabilimenti di Macellazione Stabilimenti autorizzati ai sensi del D.Lvo 537/92 a capacità industriale (salumifici) N 23 Stabilimenti di Lavorazione di Prodotti a Base di carne N 8 Stabilimenti di Lavorazione di altri Prodotti di origine animale (LOA) Stabilimenti autorizzati ai sensi del D.Lvo 537/92 a capacità non industriale (salumifici) N 61 Stabilimenti di Lavorazione di Prodotti a Base di carne N 5 Stabilimenti di Lavorazione di altri Prodotti di origine animale (LOA) Stabilimenti autorizzati ai sensi del DPR 309/98 (carni macinate e preparazioni di carne) N 18 Stabilimenti Stabilimenti autorizzati ai sensi del D.Lvo 537/92 e del DPR 309/98 (SALUMIFICI E PREPARAZIONI DI CARNE) N 7 Stabilimenti a capacità industriale N 5 Stabilimenti a capacità non industriale Pagina 12 di 42

13 3. DESCRIZIONE DEL PROGRAMMA Gli obiettivi del piano sono: 1. Miglioramento della conoscenza della situazione e della registrazione delle aziende nella zona ad alto rischio; 2. Revisione dell anagrafe suina su tutto il territorio regionale; 3. Netta riduzione dell incidenza annua totale (almeno del 60%) rispetto al 2004, anche se rapportata ad un maggior controllo delle aziende nella zona ad alto rischio, che comporta un conseguente prevedibile aumento di nuovi casi (dovuti al maggior controllo); 4. Aumento del livello di sicurezza intrinseca posseduto dalle aziende accreditate; 5. Avvio di un efficace programma di eradicazione della malattia dal territorio a rischio, mediante misure capaci di incidere positivamente contro la pratica dell allevamento suino brado illegale e di conseguenza sull infezione nel selvatico. Il Piano 2005 mantiene un buon livello di sorveglianza e controllo su tutto il territorio regionale, e realizza un intensificazione dell attività di registrazione delle aziende nell area a rischio, nonché delle attività di vigilanza. Sono razionalizzate e potenziate le collaborazioni con le forze dell ordine e con le autorità aeroportuali per rendere maggiormente efficace la vigilanza sulle movimentazioni e sul trasporto di carni suine fuori dal territorio regionale. 4. MISURE IN CUI E ARTICOLATO IL PROGRAMMA Definizioni a) "suino": qualsiasi animale della famiglia suidae; b) suino domestico : un suino sottoposto ad una forma di allevamento; c) "suino selvatico": un cinghiale vivente allo stato libero; d) suino ferale : un suino di cui al punto b), vivente allo stato libero; e) meta-popolazione di suini selvatici : qualsiasi gruppo o sub-popolazione di suini selvatici, avente contatti limitati con altri gruppi o sub-popolazioni conspecifiche; f) popolazione di suini selvatici esposta all infezione : la frazione di una popolazione di suini selvatici che non ha sviluppato immunità contro la peste suina africana o la peste suina classica; g) suino sospetto di infezione da virus pestoso : ogni suino o carcassa di suino che presenti sintomi clinici o lesioni post-mortem o reazioni agli esami di laboratorio effettuati in conformità dei manuali di diagnostica tali da far sospettare la possibile presenza di malattie pestose; h) caso o suino infetto da virus della peste suina africana o peste suina classica : ogni suino o carcassa di suino in ordine al quale siano stati ufficialmente confermati sintomi clinici o lesioni post-mortem, riconducibili alla peste suina africana o peste suina classica, e in ordine al quale siano state ufficialmente confermate le malattie pestose attraverso esami di laboratorio in conformità dei manuali di diagnostica; i) focolaio : si intende l azienda o il luogo in cui sono stati ufficialmente confermati uno o più casi di pesti suine; j) focolaio primario : primo focolaio di pesti suine verificatosi in una provincia o un focolaio epidemiologicamente non collegato con un altro focolaio, manifestatosi in precedenza nella stessa provincia; k) zona infetta : la zona in cui siano state messe in atto misure di eradicazione della malattia a seguito della conferma di uno o più casi di pesti suine nelle popolazioni di suini selvatici; l) caso primario di pesti suine in suini selvatici": qualsiasi caso di pesti suine riscontrato in suini selvatici in una zona in cui non sono state messe in atto misure di controllo conformemente a quanto previsto dalla normativa vigente per peste suina africana e classica; Pagina 13 di 42

14 m) azienda : lo stabilimento agricolo o di altra natura, in cui vengono allevati o tenuti suini a titolo permanente o provvisorio; n) azienda che ha avuto contatti : un'azienda in cui le pesti suine possono essere state introdotte a seguito di movimenti di persone, suini, veicoli o in qualsiasi altro modo, per ragioni connesse all'ubicazione dell'azienda stessa; o) azienda familiare per autoconsumo: azienda composta da suini allevati e macellati per l esclusivo uso nell ambito del nucleo familiare e che comunque non possono essere ulteriormente movimentati se non per il macello. p) proprietario o detentore : qualsiasi persona fisica o giuridica, proprietaria dei suini, o incaricata di allevarli; q) rifiuti di cucina : i rifiuti di cibi destinati al consumo umano, provenienti da ristorazione, compresi i rifiuti delle cucine industriali e i rifiuti domestici dell allevatore o delle persone addette alla cura dei suini; r) abbattimento : l abbattimento di suini ai sensi dell art. 2, comma 1, lettera f del D.L.vo 1 settembre 1998, n. 333; s) trasformazione : uno dei trattamenti dei materiali di cui all art 5 del Regolamento (CE) n. 1774/2002 del 3 ottobre 2002 e successive modificazioni; t) macellazione : la macellazione di suini ai sensi dell art. 2, comma 1, lettera g del D.L.vo 1 settembre 1998, n. 333; u) area ad alto rischio da peste suina africana e/o da peste suina classica : la parte di territorio regionale delimitata dagli allegati A e B del presente piano. Il Servizio della Prevenzione dell Assessorato dell Igiene e Sanità e dell Assistenza Sociale, sentito L Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna, l Osservatorio Epidemiologico Veterinario Regionale ed il Servizio Veterinario dell Azienda U.S.L. territorialmente competente, può aggiornare la delimitazione territoriale dell Area ad Alto rischio; in tal caso, viene chiesta preventivamente opportuna approvazione alla Commissione Europea, tramite il Ministero della Salute. v) autorità competente : il Ministero della Salute, il Presidente della Giunta Regionale, i Sindaci; w) veterinario ufficiale : il veterinario dipendente dall autorità competente; x) veterinario coadiutore : il veterinario assunto a tempo determinato nell ambito delle attività del presente piano; y) veterinario riconosciuto : il veterinario aziendale libero professionista, autorizzato ai sensi dell Art. 1. comma 2. lettera s) del Decreto Legislativo 196/99; 4.1 RIEPILOGO DELLE MISURE PREVISTE 1. Revisione, controllo e aggiornamento dell anagrafe delle aziende suine, con particolare attenzione per la zona ad alto rischio, nella quale verranno concentrati gli sforzi dei veterinari coadiutori assunti appositamente per l implementazione delle misure del piano. 2. Mantenimento di un buon livello di sorveglianza nel resto del territorio regionale, attraverso le ispezioni e i campionamenti in azienda e la sierosorveglianza ai mattatoi. 3. Elevazione del livello di biosicurezza delle aziende accreditate, attraverso una precisa definizione delle misure di sicurezza attiva e passiva che devono mettere in atto tali aziende. 4. Intensificazione delle attività di vigilanza nelle aziende 5. Messa in atto di specifici programmi di vigilanza anche presso gli impianti industriali, porti e aeroporti, trasporti, ristoranti e agriturismo 6. Attivazione sul territorio dell area ad alto rischio di campagne di informazione e sensibilizzazione degli allevatori 7. Messa in atto, con la collaborazione delle autorità competenti, di misure di tipo repressivo atte a scoraggiare il perdurare del pascolo brado illegale Pagina 14 di 42

15 8. Attività di sorveglianza e monitoraggio sul cinghiale 9. Messa in atto, nelle zone dove l infezione è presente nel cinghiale, delle misure atte ad ottenere l eradicazione della malattia. 10. Miglioramento della gestione dei focolai di malattia 11. Implementazione di un sistema informativo tra le diverse componenti istituzionali. 12. Coinvolgimento di altre Istituzioni sia a livello nazionale (Ministero degli Interni), sia a livello regionale (Assessorato all Ambiente), che a livello locale territoriale (Prefetture, Forze dell Ordine) COORDINAMENTO DEL PROGRAMMA All Assessorato Regionale dell Igiene e Sanità e dell Assistenza Sociale, attraverso il Servizio della Prevenzione, compete il coordinamento delle azioni previste dal piano a livello regionale. All Assessorato Regionale dell Igiene e Sanità e dell Assistenza Sociale spetta, inoltre, il reclutamento diretto dei veterinari da impiegare nelle attività del piano di cui al D.P.R. 11 febbraio 1961 n 264. Il Servizio della Prevenzione si avvale delle seguenti collaborazioni: a) Il Centro di Referenza Nazionale delle Pesti Suine (CEREP) dell Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell Umbria e delle Marche per gli aspetti tecnico-normativi di riferimento. b) L Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna per gli aspetti tecnico- istituzionali. L istituto relazionarà periodicamente all Assessorato Regionale sulla propria attività tecnica. c) Le Aziende Unità Sanitarie Locali (A.USL) che provvederanno ad assicurare lo svolgimento delle azioni di tipo tecnico nei territori di loro competenza. Le Aziende USL relazioneranno periodicamente all Assessorato Regionale dell Igiene e Sanità e dell Assistenza Sociale sull attività svolta. d) L Osservatorio Epidemiologico Veterinario Regionale (Dgr n. 33/7 del 12/09/2003) secondo quanto stabilito nel programma operativo delle attività 2003/2004, approvato in data 10/02/2004, dal Comitato Tecnico Scientifico di cui al Decreto n. 69/8 del 18/12/2003). L applicazione delle misure stabilite dal piano, è verificata e coordinata anche attraverso l adozione di eventuali misure protettive supplementari, dal Comitato nazionale di coordinamento e di sorveglianza istituito dalla Direzione Generale della Sanità Pubblica Veterinaria degli Alimenti e della Nutrizione del Ministero della Salute (Decisione della Commissione 2003/514/CE). e) L Unità di Crisi Regionale, della quale entrano a far parte, oltre a tutti gli enti menzionati, un rappresentante del Ministero della Salute, del Ministero dell Interno, dell Assessorato Regionale all Ambiente. Nelle azioni inerenti le misure da prendere per l eradicazione della malattia nel selvatico, l UDC regionale è integrata dal Gruppo di Esperti, in accordo con l art. 15 della Dir. 2002/60 CE, comprendente tra l altro un responsabile dell Istituto Nazionale della Fauna Selvatica e dell Istituto Regionale della Fauna Selvatica. L Unità di Crisi Regionale, istituita annualmente con atto formale dell Assessorato alla Sanità, in accordo con quanto previsto dal manuale delle emergenze e dal Manuale Operativo delle pesti suine, ha il compito di coordinare le azioni istituzionalmente preposte ai vari Enti, armonizzando le azioni e facilitandone lo svolgimento. L UDC regionale è direttamente in rapporto con l UDC nazionale, nella composizione della quale entrano alcuni componenti regionali. f) L Unità di Crisi Locale, composta da Veterinari e funzionari amministrativi dell Azienda U.S.L. territorialmente competente, nonché da un veterinario del Dipartimento Territoriale competente per territorio dell Istituto Zooprofilattico della Sardegna. All UDC locale, anch essa istituita con atto formale da parte delle aziende USL, compete l esecuzione delle azioni inerenti l estinzione dei focolai e il coordinamento delle azioni di controllo nelle zone di protezione e di sorveglianza. Pagina 15 di 42

16 4.3. DESCRIZIONE E DELIMITAZIONE DELLE ZONE GEOGRAFICHE E AMMINISTRATIVE IN CUI SARA APPLICATO IL PROGRAMMA Il programma verrà attuato nella Regione Sardegna con diverse modalità a seconda del differente livello di rischio sanitario. La regione ha un estensione di Km 2 è suddivisa in quattro province: Sassari Nuoro Oristano e Cagliari, anche se è prossima la ridefinizione dei confini amministrativi sulla base dell istituzione di 4 nuove province. Da un punto di vista sanitario l Isola è suddivisa in 8 Aziende Unitarie Sanitarie Locali (AUSL) a loro volta suddivise in distretti sanitari. (ALLEGATO N 2) Area ad alto rischio L area ad alto rischio da peste suina africana e/o da peste suina classica è delimitata dagli allegati A e B del presente piano. Ha un estensione di 6997 km quadrati, una configurazione del suolo di tipo prevalentemente collinare o montagnoso, ed è caratterizzata dal verificarsi di una combinazione, con vari livelli di intensità, dei seguenti fattori di rischio: Presenza di allevamento suino al pascolo brado illegale (suini ferali) Presenza di focolai di peste suina verificatisi negli ultimi dodici mesi Difficoltà di ordine ambientale, sociale ed economico nell ottenere il rispetto delle norme sanitarie Difficoltà nell esercizio della vigilanza relativa all anagrafe suina. Pagina 16 di 42

17 Zona infetta E la zona in cui sono in atto misure di eradicazione in seguito al verificarsi di casi di peste suina africana nei cinghiali. Tale zona, appartenente alla provincia di Nuoro, è stata delimitata dal gruppo di esperti, come previsto all Art. 15, comma 2., lettera a) della Direttiva 2002/60 del Consiglio (Allegato C). Nella delimitazione della zona infetta sono stati considerati i seguenti parametri: la presenza di barriere geografiche atte a limitare i movimenti dei cinghiali la popolazione di suini selvatici della zona la situazione epidemiologica esistente, comprendente anche l esito delle indagini sierologiche condotte sui cinghiali durante le ultime annate venatorie Restante territorio della Sardegna Nella restante parte di territorio della Sardegna si applicano comunque le misure di controllo di cui al cap Pagina 17 di 42

18 Figura 1: Mappa illustrante la delimitazione della zona infetta e della zona ad alto rischi rispetto ai confini amministrativi: in rosa l Area ad alto rischio, all interno della quale (in viola) vi è l area infetta per il cinghiale. Montarbu Pagina 18 di 42

19 4. 4 MISURE ATTUATE NELL AMBITO DEL PROGRAMMA Normativa comunitaria di riferimento Il programma di eradicazione delle pesti suine è stato predisposto conformemente ai criteri indicati dalla Decisione della Commissione 2004/450/CE e in conformità alle disposizioni della seguente normativa comunitaria: 1) Decisione del Consiglio n 90/424/CE del ; 2) Direttiva del Consiglio n 90/425/CE del ; 3) Direttiva del Consiglio n 92/102/CE del ; 4) Direttiva del Consiglio n 90/217/CE del ; 5) Direttiva del Consiglio n 93/439/CE del ; 6) Direttiva del Consiglio n 94/370/CE del ; 7) Direttiva del Consiglio n 91/685/CE del ; 8) Decisione della Commissione n 99/384/CE del ; 9) Decisione della Commissione n 2000/5/CE del ; 10) Decisione della Commissione n 2000/556/CE del ; 11) Decisione della Commissione n 2000/678/CE del ; 12) Direttiva del Consiglio n 2001/89/CE del ; 13) Decisione del Consiglio n 2002/106/EC del ; 14) Direttiva del Consiglio n 2002/60/CE del ; 15) Decisione del Consiglio n 2002/677/CE del ; 16) Regolamento (CE) n 1774/2002 del ) Regolamento (CE) n 811/2003 del ) Decisione del consiglio n 2003/514/CE del 19) Decisione della Commissione n 2004/450/CE del ; Normativa nazionale di riferimento R.D. 27 luglio 1934, n 1265 artt.265, 265 bis :Testo Unico delle Leggi Sanitarie D.P.R. 8 febbraio 1954,n 320:Regolamento di polizia veterinaria O.M. 25 marzo 1967:Norme di polizia veterinaria per la prevenzione della peste suina africana modificata dall O.M. 11 maggio Legge 23 gennaio 1968 n 34:Provvedimenti per la profilassi della peste bovina, della pleuropolmonite contagiosa dei bovini dell afta epizootica, della morva, della peste equina, della peste suina classica e africana etc. O.M. 14 febbraio 1968:Norme per la profilassi della peste suina africana O.M. 11 aprile 1968:obbligo dell abbattimento e della distruzione di animali per malattie esotiche e peste suina classica O.M. 19 marzo 1979:Profilassi della peste suina africana, divieto di introduzione dalla Sardegna, nel restante territorio nazionale di suini, loro carni, prodotti ed avanzi e di altro materiale possibile veicolo di contagio O.M. 26 giugno 1979:Norme integrative per la profilassi della peste suina africana nella regione Sardegna e nel restante territorio nazionale D.P.R. n 728 del :Attuazione della direttiva 72/461 relativa a problemi di polizia sanitaria in materia di scambi intra-comunitari di carni fresche D.P.R. n 728 del :Attuazione della direttiva CEE n 72/461 relativa a problemi di polizia sanitaria in materia di scambi intracomunitari di carni fresche D.P.R. n 194 del :Attuazione delle direttive CE n. 77/99, 80/214, 80/215, 80/1100, 83/201, 85/321, 85/327 e 85/328 Relative ai problemi sanitari in materia di scambi intracomunitari di prodotti a base di carne ai sensi dell art.15 della Legge n 183 del 16 aprile 1987 O.M. 27 aprile 1983:Norme sanitarie per lo spostamento dei suini Pagina 19 di 42

20 O.M. 23 aprile 1992:Integrazioni all O.M.11 maggio 1989 contenente modificazioni all O.M. 25 marzo 1967 recante norme di polizia veterinaria per la prevenzione della peste suina africana D.M. 17 giugno 1992, n. 351:Regolamento concernente l attuazione della direttiva del Consiglio n 85/322/CEE del 12 giugno 1985 relativa a talune disposizioni in materia di peste suina classica e africana. D.M. 18 ottobre 1991 n 427:Regolamento per la profilassi della peste suina classica O.M. 22 giugno 1998 :Piano di eradicazione e di sorveglianza della peste suina africana e della peste suina classica in Sardegna Decreto Legislativo 1 settembre 1998, n 333 :Attuazione della Direttiva 93/119/CE relativa alla protezione degli animali durante la macellazione o l abbattimento D.M. 5 agosto 1999:Misure di protezione contro la peste suina africana in Sardegna Decreto 17 maggio 1996 n 363:Regolamento recante l attuazione della direttiva 91/685 del consiglio dell 11 dicembre 1991, recante modifica della Direttiva 80/217 che stabilisce misure comunitarie di lotta contro la peste suina classica. Decreto Legislativo 22 maggio 1999, n 196:Concernente l attuazione della Direttiva 97/12/CE che modifica e aggiorna la Direttiva 64/432/CEE relativa ai problemi di polizia sanitaria in materia di scambi intra-comunitari di animali della specie bovina e suina; Decreto Legislativo 20 febbraio 2004, n 54:Attuazione della Direttiva 2002/60/CE recante disposizioni specifiche per la lotta contro la peste suina africana Decreto Legislativo 20 febbraio 2004, n 55:Attuazione della Direttiva 2001/89/CE relativa alle misure comunitarie di lotta contro la peste suina classica Normativa nazionale di riferimento per la corresponsione degli indennizzi agli allevatori Legge 2 giugno 1988 N 218: Misure per la lotta contro l afta epizootica ed altre malattie epizootiche degli animali D.M.20 luglio 1989 n 298:Regolamento per la determinazione dei criteri per il calcolo del valore di mercato degli animali abbattuti ai sensi della legge 2 giugno 1988, n 218. D.M.19 agosto 1996 n 587:Regolamento concernente modificazioni al regolamento dei criteri per il calcolo del valore di mercato degli animali abbattuti ai sensi della legge 2 giugno 1988 n 218. Normativa regionale di riferimento Decreto dell Assessorato Regionale della Sanità e dell Assistenza Sociale n 4652/98: norme sanitarie sulla movimentazione e il benessere animale durante il trasporto Misure e disposizioni legislative concernenti la registrazione delle aziende e l identificazione degli animali Ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica 30 aprile 1996, n. 317 i proprietari o detentori di animali della specie suina debbono richiedere al servizio veterinario della Azienda USL, competente per territorio, l'assegnazione del codice d identificazione aziendale entro 20 giorni dall inizio dell attività zootecnica, tale codice andrà riportato sull'animale tramite tatuaggio auricolare. o Ai fini del presente piano sono soggetti all'adempimento anche i detentori di un solo capo della specie suina ancorché destinato ad autoconsumo. o E concessa l attribuzione di nuovi codici aziendali per quelle aziende i cui locali di stabulazione sono strutturati in modo da soddisfare: - le esigenze minime di benessere animale - caratteristiche costruttive (recinzioni) adeguate ad impedire l introduzione dei virus pestosi nell azienda. Pagina 20 di 42

21 o I Servizi Veterinari curano l aggiornamento dell Anagrafe Suina delle aziende e degli allevamenti, integrandola con le coordinate geografiche e verificando annualmente: a. Nome e indirizzo del proprietario o detentore b. Indirizzo dell Azienda c. Codice fiscale del detentore d. capacità dell allevamento, intesa come numero massimo di animali che è possibile detenere in quella determinata struttura; e. consistenza effettiva dell allevamento al momento della registrazione f. Indicazione del genere allevato (suini, cinghiali, misto) g. Allevamento con tipologia riproduttiva : ciclo aperto/chiuso/ ingrasso h. Tipo di allevamento: 1. intensivo 2. semibrado 3. familiare per autoconsumo o I dati relativi alla registrazione delle aziende sono costantemente aggiornati dai servizi veterinari delle aziende ASL in conformità a quanto previsto dal D. L.vo n. 196 del 22 maggio 1999 e dalla circolare del Ministero della Salute n. del, nella banca dati nazionale dell anagrafe suina. o Entro il 30 gennaio di ogni anno le aziende USL trasmettono per via informatica uno schema riepilogativo aggiornato, contenente l elenco delle aziende e la loro consistenza al Servizio della Prevenzione Regionale che lo trasmette all Osservatorio Epidemiologico Veterinario Regionale e all Istituto Zooprofilattico Misure e disposizioni legislative concernenti la notifica della malattia (si riportano in sintesi anche alcuni riferimenti del manuale operativo sulle pesti suine). Segnalazione/Attivazione accesso Al momento della segnalazione di sospetto di pesti suine, che deve essere fatta nei termini regolamentari, il veterinario ufficiale procede all identificazione di colui che ha effettuato la segnalazione. Se la segnalazione è stata effettuata dall'allevatore, o dal detentore dell'allevamento, il veterinario ufficiale si informa in merito a: a) ubicazione, tipologia, consistenza dell'allevamento; b) presenza di persone ed automezzi nell'allevamento; c) possibile imminente movimentazione di mezzi, animali e persone da e per l'allevamento; d) eventuale presenza in allevamento di disinfettanti e mezzi di disinfezione ed altri presidi sanitari. All'obbligo della segnalazione, da farsi immediatamente, è tenuto anche il veterinario libero professionista operante nell'azienda, nonché tutti i soggetti individuati nel Regolamento di Polizia Veterinaria, che dovranno segnalare tempestivamente il sospetto al veterinario ufficiale. Il veterinario libero professionista, inoltre, è tenuto a predisporre ed a consegnare al veterinario ufficiale una relazione scritta, contenente i seguenti dati: - generalità del veterinario, residenza ed Albo di appartenenza; - se il libero professionista è il veterinario di fiducia dell azienda o chiamato saltuariamente, se è dipendente di ditte mangimistiche o farmaceutiche od altro; - data di primo ingresso in azienda; - censimento dei suini e loro ubicazione; - diagnosi formulata; - eventuali accertamenti di laboratorio richiesti; - terapie praticate e, in caso affermativo, modalità di somministrazione; - esiti della terapia; Pagina 21 di 42

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