BUONE PRATICHE DALLE COMUNITA PER MINORI

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1 LIVIANA MARELLI membro esecutivo nazionale CNCA con delega alle politiche minorili e per le famiglie ESPERIENZE SUL CAMPO BUONE PRATICHE DALLE COMUNITA PER MINORI Marelli L. Convegno internazionale Prendiamoci cura di me. Pratiche e innovazioni in tutela dei minori 13 e 14 L accoglienza dei minorenni in comunità è questione che non può prescindere da un quadro complessivo, organico e coordinato di politiche sociali dove l allontanamento del minorenne è sempre a scopo di tutela e di protezione nel suo superiore interesse deve rispondere al principio di appropriatezza: ciascun minorenne ha diritto a un progetto per sé, mai preconfezionato, mai ispirato a ideologiche affermazioni, mai strumentalizzato per ragioni di parte. Nessuna contrapposizione tra affido e comunità Marelli L. Convegno internazionale Prendiamoci cura di me. Pratiche e innovazioni in tutela dei minori 13 e 14

2 Chisono equantisonoiminorenniincomunità. la reiterata mancanza di un sistema informativo nazionale urgente necessità di garantire la strutturazione compiuta della Banca Dati Nazionale quale strumento di monitoraggio costante della situazione di tutti i minorenni fuori famiglia d origine e accolti in affido familiare o in comunità attraverso l estensione a tutto il territorio nazionale del sistema di rilevazione S.in.Ba (Sistema informativo nazionale sulla cura e la protezione dei Bambini e delle loro famiglie). Le disomogeneità regionali rispetto alle tipologie: il tavolo tecnico presso il MPLS linee di indirizzo per accoglienza comunitaria ALCUNI DATI DATI MLPS Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali al indicano in i minorenni fuori dalla propria famiglia e di questi n in comunità residenziale. I minorenni fuori famiglia sono pari al 2,8 per mille (a fronte di percentuali più altre negli altri Stati Europei sociologicamente simili: 9 per mille in Francia, 8 per mille in Germania,6permillenelRegnoUnito,4permilleinSpagna). Secondo la rilevazione ISTAT al risultano adottabili n. 779 minorenni (pari al 5%) accolti nelle strutture residenziali, mentre secondo il Ministero della Giustizia Dipartimento per la Giustizia Minorile e di comunità servizio statistica, i minorenni accolti in comunità per procedimenti penali ex DPR 449/88 sono pari a n , mentre sono al

3 Machisonoiminorenniincomunità? Sono prevalentemente adolescenti. Relativamente all età, la rilevazione condotta dall Autorità Garante Infanzia e Adolescenza (AGIA) al indica che i minorenni in comunità con meno di 6 anni sono ancora pari al 15% (necessità di individuare strategie di contrasto all inserimento di bambini piccoli in comunità da soli) il14%haun etàcompresatrai6e10anni,il14%tra11e13eil57% tra 14 e 17 anni (71% tra preadolescenti e adolescenti) confermando il trend di crescita costante degli adolescenti in comunità residenziale. E ancora, il 57% dei minorenni in comunità sono italiani mentre il 43% sono stranieri di cui circa il 50% (uno su due) sono minorenni stranieri non accompagnati con una presenza maschile pari al 94,5%. Si segnala quindi un trend in crescita relativamente ai minorenni stranieri. No all organizzazione di strutture di accoglienza per soli minorenni stranieri e con criteri/standardautorizzativi differentida quelli previsti dalle normative regionali per le comunità educative: PRINCIPIO DI NON DISCRIMINAZIONE.

4 Relativamente alle cause di allontanamento dalla famiglia qualche dato rilevazione ISTAT al prevalentemente a causa di problemi del nucleo familiare: il 61,5% del totale evidenzia motivazioni connesse a difficoltà familiare di cui in particolare il 42,3% viene accolto nelle strutture residenziali a causa di problemi di incapacità educativa, problemi psico-fisici dei genitori, problemi socio-economici (la difficoltà economica è sempre una concausa di multiproblematicità non può mai essere causa determinante l allontanamento dei minorenni), circa (7,5%) sono vittime di abuso e maltrattamento, circa ragazzi (il 22%) evidenziano dipendenze patologiche e poco meno di 3.000(15%) evidenziano patologie psichiatriche o disabilità. tempi dell accoglienza(rilevazione AGIA al ) il 26,5% sono superiori ai 24 mesi il 73,5% risulta un tempo inferiore, Gli esiti (rilevazione ISTAT al ) 31,1% rientra nella propria famiglia d origine, il 10% ha un progetto diaffido o di adozione, il 24% sono stati trasferiti in altre strutture residenziali, l 8,1% dei dimessi sono neomaggiorenni. In proposito occorre ribadire con forza la necessità irrinunciabile di individuare politiche attive a sostegno dei percorsi di avvio all autonomia.

5 Le comunità non sono più Istituti. La legge 149/01 indicava la chiusura degli istituti al Non si è trattato di un percorso semplice e ancora oggi occorre mantenere alta l attenzione affinché non ci siano riproposizioni di istituti camuffati e/o di forme e modalità istituzionalizzanti. La rilevazione AGIA indica che al le strutture residenziali per minorenni attive sul territorio italiano sono n con un numero medio di ospiti per struttura pari a 6,7 minorenni. Tale dato, se da un lato conferma che trattasi mediamente di comunità di piccole dimensioni e che non superano il numero di 10 ospiti così come normativamente previsto, dall altro lascia ampi vuoti sulla possibilità di comprendere le diverse tipologie delle comunità in ragione soprattutto delle differenti e non sempre assimilabili denominazioni stabilite dai nomenclatori regionali che ne definiscono le tipologie.

6 In tale contesto quindi, di fondamentale importanza è il tavolo tecnico nazionale per la definizione delle linee di indirizzo per l accoglienza in comunità e la definizione dei criteri di qualità delle comunità di accoglienza avviato il 6 marzo 2015 dal MLPS e di cui fanno parte il CNCA e le altre Organizzazioni e coordinamenti nazionali maggiormente rappresentativi e impegnati nell accoglienza dei minorenni al fine di favorire positiva sinergia e ampia collaborazione nel superiore interesse del minorenne. Ci auguriamo che l esito del lavoro del tavolo tecnico comporti omogeneità dei processi e delle tipologie dell accoglienza al fine di rispondere positivamente al principio di non discriminazione.

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