OMICIDIO AL FEMMINILE:

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1 UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET ASSOCIATION INTERNATIONALE SANS BUT LUCRATIF BRUXELLES - BELGIQUE THESE FINALE EN SCIENCES CRIMINOLOGIQUES OMICIDIO AL FEMMINILE: IL GENTIL SESSO DA VITTIMA A CARNEFICE Relatore: Vincenzo Monittola Specializzando: Alessandra Abatelillo Co-Relatore: Raffaele Dell Anna Matr Bruxelles, ottobre 2013

2 Indice dei Contenuti Introduzione... pag. 5 CAPITOLO 1 Il delitto passionale: analisi del fenomeno Morire per amore... pag. Perché si uccide il partner... pag. Omicidio tra uomini e donne: differenze e statistiche... pag. Il percorso della violenza: quando l amore diventa criminale... pag. Amore per sé stessi... pag CAPITOLO 2 Delitto al femminile: la donna protagonista del crimine Amore e psicanalisi... pag. Indagini sul delitto femminile... pag. Perché e come uccidono le donne... pag. Chi uccidono... pag

3 2.5. La donna serial killer pag. 29 CAPITOLO 3 Caso pratico: l assassinio del giovane amante Intervista ad Adele M... pag. La vicenda giuridica... pag. La sentenza... pag. La posizione giuridica... pag. Relazione di osservazione ed ipotesi di trattamento... pag. Il caso M. a Donne vittime e carnefici... pag CAPITOLO 4 Il delitto d impeto: crimine dell impulso irresistibile Quando la mente è colta da raptus... pag. La nascita della monomania e i suoi sviluppi... pag. Il meccanismo emozionale nella commissione del delitto... pag. Imputabilità e colpevolezza nel sistema penale italiano... pag. Imputabilità e colpevolezza nel sistema penale tedesco e

4 inglese... pag. Il valore di malattia e il vizio di mente... pag. La graduabilità del vizio di mente: quadri psicopatologici e incertezze definitorie... pag. Delitto in preda al raptus e omicidio passionale... pag Conclusioni... pag. 87 Bibliografia... pag. 88 Sitografia... pag. 90 4

5 INTRODUZIONE Perché tu possa correre dal tuo nuovo amante... La catena che ci lega ci legherà fino alla morte... Tu non mi ami più, che importa, dal momento che ti amo ancora, io. Questa mano è abbastanza forte per rispondere di te. Io ti tengo, e ti costringerò a subire il destino che inchioda la tua alla mia sorte". (Opera Carmen di Georges Bizet) La stabilità degli affetti non è un esclusiva di nessuno, ci ricorda che la fragilità umana va oltre ogni contorno e classificazione perché investe una natura profonda dell anima e dei suoi mali che va al di là delle differenze di genere. La gelosia ossessiva, il bisogno di possesso combinato al timore dell abbandono, la tendenza violenta e psicologicamente adolescenziale tendono a distruggere e annientare l oggetto del desiderio quando si ha la sensazione di averlo perduto o comunque di non poterlo integralmente controllare. Queste pulsioni non sono monopolio della psicologia maschile, ma possono esprimersi anche in quella femminile. È proprio il cocktail di tutte queste condizioni nella mente di una donna che ha destato il mio interesse, dando vita al mio lavoro di tesi. Avendo svolto tirocinio presso la Casa Circondariale di Lecce, il project work tratta il delitto al femminile in tutti i suoi aspetti psicologici e criminologici, volgendo in particolare l attenzione su un caso di omicidio d impeto compiuto da una donna in danno del suo giovane amante. L elaborato si propone di indagare gli aspetti più oscuri e celati della psiche femminile che conducono la donna, da sempre nella storia stereotipo di amore, comprensione e perdono, a commettere un gesto così efferato nei confronti della persona amata. 5

6 CAPITOLO 1 IL DELITTO PASSIONALE: ANALISI DEL FENOMENO 1.1 Morire per amore A volte si può morire per amore. Certo è una forma d amore distruttiva e maligna, in grado di trasfigurare il nostro oggetto d amore al punto tale da trasformarlo nel nostro peggior nemico giorno dopo giorno. I delitti passionali sono delitti diversi, psicologicamente più drammatici perché chi uccide ama la sua vittima, la ama anche nel momento in cui la sta uccidendo. E se di amore si tratta è un amore estremo, egoistico e ossessivo, che conduce fino alla follia; è la rabbia dopo un tradimento, la depressione dopo un abbandono, un sentimento incontrollabile che spingono ad uccidere. Quello che domina non è l amore per l altro, ma il bisogno dell altro, l appropriazione della sua vita e dei suoi sentimenti. Quattro violenze su cinque avvengono all interno di una relazione sentimentale, mentre solo una su 100 ad opera di sconosciuti. A subirle sono soprattutto le donne di età compresa tra i 35 e i 44 anni, sposate con figli; la violenza si consuma spesso in casa: il 61% delle volte, infatti, essa è invisibile proprio perché avviene all interno delle mura domestiche. Quella violenza diventa sinonimo di morte 1. L omicidio del partner è uno dei crimini più diffusi a livello nazionale ed internazionale (dal 35 al 70%): le percentuali più elevate le riscontriamo nei paesi di matrice islamica, anche se i paesi occidentali non sembrano di meno. Secondo la NOW (National Organization of Women) americana ogni giorno negli Stati Uniti 4 donne vengono assassinate del proprio partner, per un totale di circa 1400 l anno. Un dato allarmante! Ciò sembra essere in linea con quanto si verifica nel nostro Paese: in Italia in media ogni 3 giorni una donna viene uccisa per mano di un uomo, il proprio uomo

7 La drammaticità di questi crimini sta nel fatto che chi li compie, oltre all orrore di aver ucciso, ha il terribile rimpianto della persona uccisa; ecco perché la maggior parte degli omicidi si conclude con il suicidio dell assassino. Egli parte con l idea di minacciare e spaventare il partner, poi la reazione dell altro fa precipitare l evento. Allora il ruolo della vittima sembra cambiare, in molti casi non è la vittima innocente ma la vittima carnefice. L assassinio amoroso appare l estremo rimedio per sventare la minaccia del distacco, quel distacco voluto solo da una parte e che crea nell altro dei dubbi sulla sua infedeltà. Dubbi laceranti che tormentano, che contengono tanto le sofferenze della privazione quanto quelle dell amor proprio ferito e che esplodono in una gelosia ossessiva. Dietro la paura dell'abbandono c'è la paura della solitudine, ma anche qualcosa di più profondo: la paura di non esistere. Quando siamo amati da qualcuno abbiamo anche la conferma della nostra esistenza: la persona che ci ama ci fa sentire importanti ed amati, ma prima di tutto ci fa sentire che ci siamo. Nel momento in cui questo amore viene a mancare ci sentiamo smarriti e proviamo un senso di vuoto. Non è così per tutti ma per alcuni la perdita dell'amato ha a che fare con la perdita di sé stessi. Con l abbandono non si perdono soltanto la stabilità, la sicurezza e la fiducia, si perde anche una parte importante di sé. Separarsi diventa un intollerabile mutilazione: viene scardinata quella parte della personalità costruita nel corso degli anni insieme al partner. Quando ci innamoriamo sopravvalutiamo l'altro, che ci sembra perfetto. Nel momento in cui un rapporto finisce ci ritroviamo piccoli e di poco valore, ci sembra di non esistere o di non valere. La paura dell'abbandono, della perdita dell'altro ha anche un altra faccia: la paura che l'amore emerso dal nostro inconscio possa andare via così come è arrivato. Quindi perdita non intesa come perdita dell'altro, ma perdita dell'amore che si prova. Oltre alla perdita dell amore si soffre per il rovinoso dissesto a cui vanno incontro i progetti, i desideri; la delusione riattiva un sentimento d inferiorità inconscio, che spinge al disperato tentativo di riappropriarsi della persona amata. E se non si può riaverla si ricorre a gesti estremi. 7

8 1.2 Perché si uccide il partner Non è certo semplice entrare nel merito delle motivazioni poste alla base di questa categoria di omicidi. Il proposito omicidi ario può innescarsi a causa di un esperienza traumatica per l uomo come la perdita di lavoro o una crisi di carattere finanziario che vengono riversate in maniera disfunzionale all interno della coppia, spesso attraverso una serie di comportamenti violenti di crescente potenziale lesivo. La coppia o la famiglia diventa così una sorta di ultima spiaggia per mantenere il controllo sulla propria esistenza 2. Nella maggioranza dei casi comunque si ha a che fare con moventi di matrice affettiva come la gelosia e la possessività, che diventa progressivamente sempre più morbosa e pervasiva al punto da far riconoscere ovunque segni tangibili del tradimento da parte del partner o della sua volontà di troncare la relazione, fino a maturare nell assassino il voler riscuotere il suo letale tributo di morte. Quando il movente è la gelosia, la morte del partner arriva dopo l ennesima lite violenta, in altri casi invece il movente del partner attinge copiosamente dalla sua psicopatologia o da carenze a carico della sua struttura di personalità. Qui l omicida presenta già da tempo dei gravi disturbi psichiatrici dell umore, ansia o depressione; l abbandono da parte del partner, reale o presagito che sia, diventa una condizione sufficiente per decidere di uccidere. Solitamente si parla di cortocircuito abbandonico, generato dall incapacità di pensarsi da soli ad affrontare un futuro che improvvisamente non si è più sicuri di desiderare senza l altro/a, in grado di fagocitare sia la vittima che il carnefice, vittima a sua volta della propria letale fragilità 3. Ciò che siamo stati, che siamo e che saremo dipende molto da come abbiamo vissuto le nostre esperienze di perdita a partire dal momento in cui abbiamo lasciato il grembo materno, e naturalmente anche il nostro modo di entrare in relazione con l altro è collegato in primis a tale aspetto. La dipendenza affettiva così come l anaffettività sembrano attingere a piene mani proprio da un precoce fallimento della nostra capacità di metabolizzare il sentimento di perdita. 2 Ibidem. 3 Ibidem. 8

9 1.3 Omicidio tra uomini e donne: differenze e statistiche A seconda del sesso a cui appartenga l esecutore di un delitto, esso e le sue motivazioni intrinseche cambiano radicalmente. Quando una donna arriva ad uccidere il proprio partner o ex partner solitamente ha alle spalle una serie di abusi fisici, psicologici e/o sessuali subiti dalla vittima per molti anni: si tratta spesso di donne che hanno già avuto modo di sperimentare in diverse occasioni la paura di morire per mano del loro compagno. Per alcuni versi possiamo considerare la donna come una sorta di esecutore materiale di un omicidio che in realtà ha commissionato giorno dopo giorno proprio la vittima con le sue violenze, con i suoi soprusi siano essi fisici, psicologici, sessuali o un mix letale di tutti e tre. Non a caso in America di discute ormai da anni sulla possibilità di concedere alle donne che si macchiano di tale delitto dopo un percorso di abusi e maltrattamenti l attenuante della legittima difesa dal momento che lo stato di grave pericolo per la propria incolumità sarebbe da considerarsi continuato oltre che sistematico. Nella maggior parte dei casi esse arrivano ad uccidere durante la notte o nelle primissime ore del mattino in seguito all ennesimo litigio, quasi a voler approfittare del torpore della vittima quale strategico elemento di vantaggio. La donna che riveste i panni dell assassina solitamente sferra il suo attacco nella camera da letto o nel salotto di casa. Naturalmente solo una parte ridotta delle donne che vivono una condizione di regolare abuso da parte del proprio uomo arrivano a maturare la decisione di liberarsi di quest ultimo attraverso l omicidio. Gli uomini che uccidono sono generalmente avvezzi a commettere atti violenti all interno della coppia: molte volte si comportano in modo violento nei confronti della compagna come valvola di sfogo di tutta una serie di eventi stressanti che egli sperimenta nella sua vita quotidiana all esterno della coppia. E allora un problema sul lavoro o una crisi finanziaria possono diventare un ottimo pretesto per far perdere il controllo. Per tali uomini, che hanno perso potere sugli aspetti esterni alla vita di coppia, il controllo totale della loro donna rappresenta l ultimo baluardo nella loro misera 9

10 esistenza per conservare ancora un briciolo di autostima; l abbandono da parte della compagna è considerato inaccettabile e quindi uccidono perché non riescono ad abdicare dal ruolo di dominatori incontrastati della vita dell altra, spesso disprezzata per la passività che essi stessi hanno generato dopo anni di continue percosse ed umiliazioni. Tuttavia rispetto agli anni passati (seconda metà del 1900), gli eventi omicidiari nel XXI secolo sembrano più contenuti. Soffermandosi sull analisi delle statistiche elaborate in materia, il primo dato che emerge, infatti, è la diminuzione netta nei tre bienni degli omicidi o tentati omicidi (260 nel , 106 nel ): tale diminuzione si riscontra sia per i crimini compiuti dagli uomini sia per quelli compiuti dalle donne (Grafico 1: per gli uomini si passa da 228 casi nel a 110 casi nel e 93 casi nel ; per le donne invece si passa da 32 casi nel a 17 casi nel e 13 casi nel ). Grafico 1: casi in cui l aggressore è un uomo o una donna nei tre bienni Uomini feriti/uccisi da donne Donne ferite/uccise da uomini Come si può spiegare questa riduzione? L ipotesi è che essa sia avvenuta in concomitanza dei cambiamenti sociali e legislativi relativi alla condizione della donna, in particolare l abrogazione della diminuzione di pena per il delitto d onore avvenuta nel 1961 nonché l introduzione della disciplina sul divorzio datata A questi avvenimenti si accompagna la teoria del processo di civilizzazione della società, proposta in quegli anni dal sociologo Elias: secondo tale studioso in questo periodo vi è stato un mutamento della struttura degli affetti provocato dalla trasformazione parallela della struttura della società. Nella società medievale, gli impulsi e le 10

11 emozioni erano espresse in modo libero e senza freni, al contrario nei secoli a venire la situazione cambiò e gli individui impararono a gestire e dominare se stessi e la propria aggressività. Fu proprio grazie a questa autocostrizione di origine sociale che secondo Elias il numero di omicidi e la loro natura mutò 4. Va rilevato, inoltre, che si osserva una diminuzione del tasso di omicidio negli ultimi decenni anche negli Stati Uniti: ciò vale soprattutto per gli omicidi che coinvolgono maschi come autori o come vittime, diminuzione minore invece per gli omicidi che vedono le donne come vittime 5. Altro risultato emergente dalle statistiche è che le caratteristiche di questi delitti si sono modificate, in particolare cambiano le motivazioni che spingono ad uccidere. Dagli anni 60 ad oggi (Grafico 2) è aumentata la percentuale di crimini commessi perché l aggressore non sopporta di essere stato abbandonato (si passa dal 13,1% al 22,6% dei casi), mentre quasi del tutto sparisce il motivo della gelosia (dal 12,7% al 1,9%). Il crimine per onore è presente nel 10% dei casi negli anni 60 e successivamente sparisce di fatto nel Grafico 2: motivo del crimine secondo il sesso dell aggressore Uomini Donne Non sopporta l'abbandono Depressione Sesso passione Difesa dalla violenza Vendetta Lite,futili motivi Gelosia Motivi economici Onore Liberarsi della vittima 4 BARBAGLI M.,COLOMBO A.,SAVONA E., Sociologia della devianza, Il Mulino, Bologna,

12 Si modificano anche le relazioni tra aggressore e vittima. Dagli anni 60 ad oggi gli uomini uccido più spesso, in proporzione, la ex-partner e meno spesso la partner attuale (Tabella 1A); per quanto riguarda le donne è difficile identificare tendenze chiare essendo esiguo il numero di delitti da loro commessi (Tabella 1B). Tabella 1A: vittima principale quando l aggressore è un uomo (N) % (N) % (N) % Moglie/partner 98 43, , ,3 Ex moglie/ex partner 49 21, , ,3 Madre o altro fam , , ,1 Altra donna conosciuta 30 13, ,6 9 9,7 Prostituta 10 4,4 1 0,9 0 0,0 Sconosciuta 2 0,9 5 4,5 9 9,7 TOTALE

13 Tabella 1B: vittima principale quando l aggressore è una donna (N) % (N) % (N) % Marito/partner 13 40, ,4 8 61,5 Ex marito/ex partner 9 28,1 1 5,9 3 23,1 Padre o altro fam. 2 6,3 0 0,0 2 15,4 Altro uomo conosciuto 7 21,9 2 1,8 0 0,0 Cliente/sfrutt. 1 3,1 1 5,9 0 0,0 TOTALE Negli Stati Uniti si osserva una tendenza simile: dagli anni 70 ad oggi infatti diminuiscono nettamente gli omicidi che avvengono tra marito e moglie mentre quelli tra ex mariti ed ex mogli restano costanti. In sintesi, nel contesto dei cambiamenti sociali e legislativi avvenuti in Italia negli ultimi 40 anni, si riscontrano quindi delle modificazioni nella frequenza e nelle caratteristiche dei crimini: il delitto d onore è abrogato, le coppie trovano modalità meno cruente per risolvere i conflitti e si separano e divorziano più frequentemente, aumentano le risorse disposizione delle donne vittime di violenza che decidono di lasciare il partner invece di continuare a subire. Ma se la frequenza dei delitti diminuisce, aumenta tuttavia la proporzione di donne uccise o aggredite dopo l abbandono del compagno violento. Ciò che emerge con forza dai nostri dati è come la vittima principale di tali delitti sia proprio la donna: nei tre bienni analizzati, le donne ferite o uccise da un uomo sono 498 a fronte dei 143 uomini feriti o uccisi da donne. Altre differenze possono rilevarsi osservando la tipologia degli omicidi o tentati omicidi secondo il sesso dell autore: le donne commettono molto meno spesso degli uomini 13

14 omicidi plurimi (rispettivamente 4,8% contro 22%) e in nessun caso si suicidano o tentano di farlo, mentre il 30,4% degli uomini lo fa o tenta subito dopo il delitto (Tabelle 2 e 3). Tabella 2: omicidi/tentati omicidi singoli o plurimi secondo il sesso dell autore del crimine. Uomini Donne (N) % (N) % Omicidi/tentati omicidi singoli , ,2 Omicidi/tentati omicidi plurimi 95 22,2 3 4,8 TOTALE Tabella 3: omicidi/tentati omicidi con o senza suicidio/tentato suicidio secondo il sesso dell autore del crimine. Uomini Donne (N) % (N) % Senza suicidio/tentato suicidio , ,0 Con suicidio/tentato suicidio ,4 0 0,0 TOTALE Come ultimo aspetto da considerare vi è il luogo dove avviene il crimine: qui non si riscontrano sostanziali differenze tra uomini e donne in quanto in entrambi i casi la casa è il luogo scelto nel maggior numero dei delitti (quasi il 70%) 6. 6 SERRAN G., FIRESTONE P., Intimate Partner Homicide: a Review of the Male Proprietariness and the Self-defense Theories, Aggression and Violent Behavior,

15 1.4 Il percorso della violenza: quando l amore diventa criminale Secondo gli studiosi di criminologia all interno di queste coppie disfunzionale, prima di agire compiendo l atto estremo, la violenza segue alcune fasi: fase della minaccia: qui l uomo comincia a minacciare verso la donna una serie di atti violenti (senza compierli), tentando così di rafforzare il suo dominio e controllo sulla propria compagna; fase della violenza: egli agisce violenza direttamente sulla partner sia sotto il profilo fisico che psicologico e sessuale; fase delle scuse/giustificazioni: in questa fase l uomo manifesta il suo pentimento alla partner per quanto commesso, promettendo che non accadrà mai più una cosa simile. La compagna continua a perdonarlo volta dopo volta, anche se teme di venire ferita o uccisa durante la prossima aggressione in quanto consapevole che la violenza dell uomo non si fermerà 7. I segni premonitori di una relazione di coppia che può degenerare in tragedia sono: - numero e gravità delle ferite inferte alla partner; - abuso continuato e prolungato nel tempo di sostanze stupefacenti e/o alcol da parte dell uomo; - abuso fisico e sessuale nei confronti della partner; - minaccia e/o tentativi di suicidio da parte della donna; - minaccia di omicidio da parte dell uomo; - stalking (presente in circa il 50% dei casi che sfociano nell omicidio della partner). Procedendo a delineare il profilo potenziale dell autore di un delitto passionale, egli sembrerebbe avere nella maggior parte dei casi le seguenti caratteristiche. Solitamente è un uomo che rientra in una fascia d età compresa tra i 35 e i 40 anni e che conviveva ancora con la vittima all epoca dell omicidio; egli diventa violento quando sente a rischio il suo potere sulla partner e tende a sviluppare verso di lei una forte dipendenza emotiva, confondendola con una forma d amore incondizionato. In molti casi si tratta di un soggetto con un disturbo borderline di personalità contrassegnato da

16 ambivalenza affettiva, rabbia esplosiva, tendenza alla manipolazione, inaffidabilità e una ridotta autostima. Per questo tipo di soggetti l aumento dell autostima dipende molto dal progressivo annullamento dell autostima della loro vittima/partner che quindi tende ad indebolirsi dal punto di vista psicologico giorno dopo giorno, alimentando così il legame perverso con il proprio carnefice fino al momento in cui non sarà più possibile scindere l amore dal più profondo disprezzo. Egli tende ad agire da solo 8. Il livello socio-economico è tendenzialmente medio-basso così come la sfera occupazionale: in molti casi l autore di un omicidio passionale ha alle spalle una famiglia d origine problematica caratterizzata dalla separazione dei genitori, da alcolismo o da una situazione economica precaria. 1.5 Amore per sé stessi Ma davvero si può arrivare ad uccidere per amore? La risposta a questa domanda è si, ma per amore di se stessi. Un amore perverso, dannoso che riduce l altro a mero oggetto da esibire per dimostrare a noi stessi e agli altri che valiamo qualcosa nella nostra esistenza. Questo tipo di amore, fragile, può essere in grado di uccidere: si tratta, infatti, di persone che dovrebbero amarsi ma purtroppo qualcosa non ha funzionato, e questo qualcosa ad un certo punto ha generato una grande confusione all interno di questo legame, trasformando l amore in odio verso se stessi. Sotto l etichetta di delitto passionale o affettivo si nascondono i peggiori demoni di chi arriva a commettere questi atti, una sorta di affettività maligna e possessiva che distorce l importanza e la visione dell altro agli occhi dell assassino riducendo l unione ad una simbiosi asfittica ed irrealizzabile 9. Non amore dunque, ma un cocktail letale di fragilità, immaturità e dipendenza alla base di tali omicidi perché non esiste amore, degno di tale nome, che affermi il proprio diritto ad esistere attraverso la violenza, l umiliazione e la costrizione. 8 Ibidem

17 CAPITOLO 2 DELITTO AL FEMMINILE: LA DONNA PROTAGONISTA DEL CRIMINE 2.1 Amore e psicanalisi Nella dottrina psicanalitica, l amore è per Freud saldamente ancorato al narcisismo: amo me stesso nell altro, tanto che la sopravvalutazione dell oggetto amato costituisce una sorta di risarcimento del danno per la perdita della libido legata all Io. Svuoto me stesso ma, contemporaneamente, investo l oggetto amato di quello che in me stesso amo. L amore si configura così come una cecità logica 10, una passione narcisistica che prevede l idealizzazione del predetto oggetto, pertanto quando esso viene meno si scatena la ferita narcisistica ed emerge la componente dell odio: l osservazione clinica ci mostra come l odio è invariabilmente l inatteso accompagnatore dell amore; spesso precorre l amore nelle relazioni fra gli uomini, ma in qualche occasione l odio si trasforma in amore e l amore in odio (ambivalenza) 11. La matrice narcisistica che determina la scelta amorosa ne delinea dunque anche l esito contrario nell odio che Freud chiama pulsione di morte, forza disgregante e dissolutrice contrapposta a quella di Eros che ha, invece, funzione di sintesi e riunificazione. Protagonista di queste, per così dire, anomalie e distorsioni è la donna nella duplice posizione di donna e madre. Il versante femminile dell erotomania si occupa dell amore, della passione dell amore e della passione dell odio; il delirio erotomane si articola in tre stadi: stadio della speranza, del dispetto e del rancore. La certezza delirante ordina e comanda il sistema non sono io, è lui che ama me, così l oggetto di amore si trasforma in oggetto di odio portatore della colpa di non amare. Il mondo si limita a quella passione, ma non si tratta 10 FREUD S., Introduzione al narcisismo, in Opere, vol. VII, Boringhieri, Torino, FREUD S., Io e Es, in Opere, vol. VIII, Boringhieri, Torino,

18 di amore: nell erotomania c è il deserto dell amore e regnano, al contrario, la pietrificazione e la morte dell altro. Ogni donna, per la sua specificità strutturale, mantiene una sua singolarità rispetto all universo simbolico che designa l uomo. La diversità femminile riguarda due versanti: l amore e il godimento. Freud considerava il godimento solo in quanto fallico: per la donna era riconducibile al figlio come oggetto d amore poiché lui possiede l organo che a lei manca, e nel fantasma edipico, è lei la bambina che dona figli al padre, sostituendo la madre. Lo psicoanalista francese Lacan individua nella donna un plus-de- jouissance, un godimento particolare, specifico e supplementare che la distingue. Tale godimento in più è per la donna quoad matrem (in quanto madre) ed è sconosciuto all uomo; esso non è legato al sesso di appartenenza del bambino, ma è esteso sia al figlio che alla figlia 12. La donna è più vicina all essere e, l essere supremo per eccellenza è il Supremo Amore. A questo punto la domanda è: è ipotizzabile nella donna una specificità che la contrassegna anche nel campo del crimine? Esiste una pousse, una spinta al crimine in versione femminile? 2.2 Indagini sul delitto femminile La spinta al crimine nell universo femminile esiste: le donne che uccidono rappresentano il 10-15% della totalità degli assassini; il numero maggiore si registra negli Stati Uniti (15%). Come spiegare questi dati? Innanzi tutto per la mancanza di studi. La maggior parte dei dati sul delitto si sono concentrati sempre sugli uomini, in quanto ci si basava sull idea che i maschi sono più aggressivi, violenti e portati alla criminalità rispetto alle donne; l atto violento è in completa antitesi con il delicato, riservato e protettivo ruolo del sesso femminile. Inoltre gran parte degli studiosi e dei ricercatori e criminologi erano uomini, e quindi è sempre stato difficile per loro ammettere l esistenza del crimine femminile. L omicidio femminile era considerato un aberrazione: tradizionalmente le donne non sono educate all aggressività bensì alla passività, infatti erano vittime della violenza 12 LACAN J., Introduzione teorica alle funzioni della psicoanalisi in criminologia, in Scritti, vol. I, Einaudi, Torino,

19 maschile. Per molto tempo si è ritenuto che la donna fosse incapace di uccidere; il corpo femminile, predisposto ad accogliere e dare la vita, non poteva essere in grado di toglierla 13. È chiaro che molte interpretazioni sulla violenza femminile siano state condizionate dalla proiezione di come si pensava fossero le donne più che su quello che erano, e si è poco studiato quanto i cambiamenti nelle condizioni sociali abbiano modificato la loro personalità. I dati risultano esigui anche per la diversa posizione della donna nella società: lei è sempre stata meno attiva dell uomo nelle attività relazionali, ha avuto un ruolo più appartato e questo ha comportato una minore partecipazione al comportamento delittuoso perché meno esposta agli stimoli ambientali. Con questo però non si può dire che aumentando la partecipazione della donna alla vita sociale ci sia stato un conseguente aumento della criminalità femminile; è quindi cambiata negli anni la posizione sociale della donna, mentre il ruolo e la sua funzione specifica di donna di famiglia e nei riguardi dell uomo è rimasta pressoché immutata. Si viene poi a parlare di numero oscuro. In passato accadeva che le donne uccidevano utilizzando il veleno, quindi per molto tempo non è stato possibile distinguere i sintomi da avvelenamento da quelli di una grave intossicazione. La criminalità femminile viene anche detta mascherata o dietro le quinte poiché un comportamento femminile frequente ancora oggi è l istigazione o il favoreggiamento, un modo quindi di non esporsi in prima persona. Secondo molti studiosi le donne commettono lo stesso numero di delitti degli uomini ma vengono raramente scoperti o perseguiti. Tuttavia se tale cavalleria è esistita in passato, oggi non esiste più: le donne ricevono le stesse condanne inflitte agli uomini. Anche l inferiorità fisica media delle donne avrebbe come effetto psicologico quello di farle astenere da azioni violente 14. La donna tende a tradurre in senso nevrotico con ansia, depressione e instabilità emotiva la conflittualità provocata da fattori disturbanti ambientali laddove l uomo risolve la tensione con l azione. La fragilità predisponeva la donna all astuzia: la sua forza stava

20 nella finzione e nel calcolo, e metteva in opera i suoi misfatti dietro la maschera dell innocenza, dell amore e della pietà. Per Cesare Lombroso, padre della moderna criminologia, la donna criminale ha caratteristiche fisiche che la avvicinano agli uomini. Essa riproduce alcuni tratti maschili e a questi caratteri virili si aggiungono le qualità peggiori della psicologia femminile: inclinazione alla vendetta, astuzia, crudeltà, menzogna, rancore, inganno. Egli riteneva che le donne fossero più crudeli dell uomo e portate ad essere feroci e vendicative; se lei decide di uccidere è capace di giustificare l atto a se stessa e ad inventare una propria moralità. Utilizzando il metodo antropometrico basato sulla misurazione della struttura corporea, Lombroso confrontava la struttura corporea dell uomo e della donna al fine di dimostrare l inferiorità di lei come un dogma da cui è necessario partire per postulare qualsiasi teoria e riflessione riguardante l universo femminile, nel bene e nel male. Egli afferma: in complesso la donna è più infantile dell uomo: nella statura, nel peso, nella scarsezza del pelo al volto, nella maggior lunghezza del tronco in rapporto agli arti inferiori, nel volume e nel peso dei visceri, nella maggior ricchezza di connettivo e di grasso, nel minor numero e peso specifico dei globuli, nel maggior peso del siero, nella minor quantità di emoglobina, nel minor peso e volume del cranio, della mandibola e del cervello; l infantilismo si estende poi alle funzioni, alla circolazione, al respiro e alla capacità respiratoria, alla minor quantità di urea, alla forza minore, al maggior mancinismo, ecc. (...). La sensibilità della donna presenta notevoli differenze da quella dell uomo. Già nella conformazione anatomica degli organi esse si accennano. L occhio è più piccolo e più a fior di testa; il naso e l orecchio più corti (...). La donna quindi non è altro che un uomo arrestato nello sviluppo, è un essere inferiore fisicamente ma anche intellettualmente e moralmente; le poche donne di genio hanno caratteristiche maschili, lei non è geniale e se lo è c è qualcosa che non va. Per lui infatti la donna normale ha molti caratteri che l avvicinano al selvaggio, al fanciullo e quindi al criminale (irosità, vendetta, gelosia e vanità), e altri diametralmente opposti che neutralizzano i primi, ma che le impediscono di avvicinarsi nella sua condotta quanto l uomo a quell equilibrio tra diritti e doveri, egoismo e altruismo che è il termine dell evoluzione morale. 20

21 Quest impossibilità ad evolversi fino all età adulta era dimostrata mediante l osservazione di una sessualità passiva e indifferente, tesa unicamente alla gravidanza che rendeva la donna sposa-madre degna di attenzione 15. Ma la maternità rivela anche la sua negatività: la sopportazione delle doglie e i dolori connessi al parto dimostrano per lo studioso quanto la donna sia ottusa al dolore così come sono insensibili i delinquenti nati. I delitti di cui in prevalenza si macchiavano le donne erano legati alla loro condizione biologica quali la prostituzione, l infanticidio, l aborto o l adulterio, considerato reato in Italia solo se commesso dalla moglie in quanto comportamento abnorme da parte di un essere naturalmente frigido e monogamico: essendo la donna naturalmente e organicamente monogama e frigida, si comprende come le leggi dell adulterio abbiano colpito la donna in quasi tutti i popoli, e non l uomo, che troppe volte vi si doveva sottrarre; e si spiega, se non giustifica, l eterna ingiustizia con cui la legge ed il costume trattano la donna ad eguale condizione, in confronto dell uomo, nei rapporti patrimoniale. È inutile ricordare che quello che non è nemmeno una contravvenzione nel maschio, nella donna è un crimine gravissimo. Non meraviglia allora che l inferiorità statistica della criminalità femminile venisse interpretata come la conseguenza logica di alcune caratteristiche bio-psichiche date per certe: debolezza, scarsa coscienza e incapacità di scelta. Nei casi rari che vedevano una donna autrice di reato, la spiegazione era affidata alla presenza di una qualche patologia, ad un alterazione della personalità o ad una tendenza mascolina a cui consegue la perdita o la diminuzione della fertilità. Per Lombroso, in conclusione, la donna normale è una semicriminaloide innocua ma più criminale dell uomo normale perché più atavica, meno differenziata e meno evoluta; la prostituta è una regressione della donna normale; infine la donna criminale è incomprensibile, è un mostro: mostruosità e malvagia sono categorie non razionalizzabili, non riconducibili a spiegazione, sono soltanto disordine e caos. Uno studio compiuto nella metà del 900 rilevò che l 84% dei crimini violenti commessi dalle donne avvenivano durante il periodo premestruale e mestruale: la sindrome premestruale infatti comporta depressione, irritazione e ostilità nella donna e la rende quindi più aggressiva

22 Ma i tempi sono cambiati e vi è stata un evoluzione del delitto femminile. I delitti commessi dalle donne cambiano con la loro emancipazione: l omicidio non è più la via di fuga per la donna che vuole sfuggire ad un padre autoritario o perché costretta dalla famiglia a sposare uno sconosciuto 16. Oggi le motivazioni alla base del crimine femminile somigliano sempre di più a quelle maschili; le donne infatti uccidono per rabbia, rivalità, gelosia ed impulso e con gli stessi mezzi, pistola e coltello. 2.3 Perché e come uccidono le donne I motivi dei delitti commessi dalle donne di solito sono state le grandi passioni. Per amore di un uomo uccidevano il padre tiranno o il marito, per vendetta e odio riversavano la loro collera sull amante che le tradiva o le abbandonava. La donna era pienamente consapevole delle conseguenze penali a cui andava incontro se scoperta ma non rinunciava, la passione era più forte di qualsiasi altra cosa; preferiva l idea della morte all idea della rinuncia. Il racconto della vita delle donne omicide dimostra che gran parte di loro non sono affatto donne comuni, alcune hanno avuto un infanzia drammatica, altre hanno ucciso perché provocate per lungo tempo, altre ancora soffrivano di sdoppiamento della personalità o ancora erano succubi di passioni indomabili. Non essendo forti come gli uomini, le donne hanno dovuto ricorrere a maniere di uccidere più originali e tortuose; l arma preferita era il veleno. L arsenico è un elemento chimico diffuso in natura, di solito associato a minerali metalliferi: esso veniva mescolato alla minestra o versato nel caffè, impossibile distinguerne il gusto se la bevanda è calda. Utilizzato in grandi dosi uccide in qualche ora ma i dolori sono terribili; la vittima soffre di mal di stomaco e dissenteria, è piegato in due da intense convulsioni e a volte gli si paralizzano gli arti. Oggi l arsenico non si trova più così facilmente, ed al suo posto si usa il cianuro. Nel consumare un omicidio, le donne criminali tendevano ad usare una minore forza fisica; difficilmente la donna affrontava direttamente la sua vittima in uno scontro alla 16 Ibidem. 22

23 pari, ad esempio erano meno inclini degli uomini assassini a colpire ripetutamente la vittima per provocarne la morte. Ecco perché utilizzavano metodi per così dire più distanti. Se prima uccidevano con il veleno, oggi usano anche la pistola o il coltello e spesso si accaniscono con efferatezza sul corpo della vittima, soprattutto quando è la passione che si amalgama nell anima ad armare la mano della donna, al culmine della disperazione. 2.4 Chi uccidono Le donne uccidono soprattutto membri della loro famiglia. Il godimento supplementare identifica la madre nel suo rapporto con il figlio, la pone in questa posizione particolare che connota strutturalmente la sua specificità di donna; ma insieme alla passione d amore che ordina la relazione con il figlio, si annida quella dell odio che può manifestarsi in modo feroce e violento. Ed ecco che diventano madri che uccidono. I crimini verso i figli hanno diverse motivazioni e si possono così distinguere: 1. delitti contro i figli per colpire l uomo; 2. delitti contro i figli che trovano la loro origine in una posizione narcisistica; 3. delitti contro i figli messi in atto per il disgusto della vita. Uccidere il proprio figlio per colpire il padre è la motivazione più diffusa e comune. Si tratta di donne tradite, deluse nelle loro attese d amore che colpiscono il figlio per colpire l uomo nella sua funzione di trasmettere la vita. Nel delirio dell odio, questa appare la vendetta più raffinata 17. Appartengono alla seconda categoria quei delitti, purtroppo così numerosi ai nostri giorni, motivati dalla mancanza di un identificazione immaginaria narcisistica tra figlio e madre: le vittime sono figli che nelle loro inadeguatezze fisiche o psichiche tradiscono e svelano le carenze della madre. È il caso di madri che non possono, non vogliono riconoscersi in un figlio diverso da come lo avrebbero voluto, di un figlio che marchia con l impurità della sua presenza, con la colpa della malattia la vita della madre. In

24 questi casi la donna è ferita, oltraggiata nel proprio narcisismo e non sopporta la vista del figlio come riproduzione inaccettabile e distorta della sua immagine 18. Attualmente tali delitti sono abbastanza frequenti e trovano, nella comune opinione, se non una giustificazione almeno una certa comprensione. La terza categoria infine vede madri avvolte e prese dalla malinconia che, prede del loro delirio, compiono il crimine contro se stesse e contro il figlio. Spesso il delitto avviene in modo repentino, la madre ad esempio si butta dalla finestra insieme al bambino in modo così rapido che nessuno può fermarla. Esse stabiliscono che la sorte migliore per il figlio sia quella della morte. In merito ai crimini compiuti sui bambini giuridicamente si distingue l infanticidio, quando l atto è compiuto su un bambino appena nato, ed il figlicidio, quando il bambino è uscito dalla fase delle prime ore dopo il parto in cui è ancora neonato. Tratto comune a tutte queste madri che compiono tale gesto inspiegabile è la negazione dello stesso: quel momento decisivo e tragico non può essere assimilato dalla memoria poiché essa impedirebbe la continuazione della vita e perfino della sopravvivenza, la sola cosa da fare è respingerlo e relegarlo nel fondo cieco della follia per eliminarne l orrore 19. Accade poi che siano le figlie ad uccidere, in particolare i padri. Quei padri che ripetutamente e per tanti anni hanno abusato di loro e quindi l omicidio e la loro distruzione rappresentano l estremo tentativo di sottrarsi alla violenza sessuale. Talvolta poi le figlie uccidono il padre come emblema di un potere vuoto, di norme e consuetudini che esse non accettano più; oppure uccidono un padre colpevole di non reggere con sufficiente credibilità la scena o un padre inconsistente e prepotente 20. Da recenti studi emerge che il nucleo scatenante dell uccisione del padre attualmente è l eliminazione dell uomo che blocca e ostacola la relazione madre-figlia: la figlia ama sua madre e vuole difenderla dal padre per averla tutta per sé. Se la famiglia è l ambito del crimine che la donna predilige, è noto che la sua passione omicida si scateni molto frequentemente sul suo uomo, marito o amante che sia. La maggior parte dei crimini commessi da donne sono infatti crimini da letto. 18 KANTZA G., Come uccidono le donne. Una lettura psicoanalitica, Edizioni Magi, Roma, COSNIER J., Destini della femminilità, Borla, Roma, KANTZA G., op cit. 24

25 In passato come oggi le donne uccidevano i mariti violenti, mariti che non avevano scelto, che le trascuravano, che trascorrevano la giornata fuori di casa e che pretendevano da loro fedeltà e abnegazione; esse erano considerate pazze, isteriche o in preda a qualche tensione mestruale. Spesso le donne uccidevano i mariti imposti dalla famiglia quando amavano un altro uomo: poteva essere un precedente fidanzato oppure qualcuno conosciuto dopo il matrimonio. Certi matrimoni inscindibili portavano necessariamente al delitto come unica via d uscita 21. La vendetta può anche riversarsi nei confronti dell amante; l abbandono non rappresenta soltanto la perdita dell oggetto amato, ma il disprezzo dell amante e l umiliazione agli occhi di tutti. La morte della persona amata è per la donna meno crudele dell abbandono, che riassume tutte le sofferenze morali: perdita dell amore, disprezzo della sua bellezza, preferenza accordata ad una rivale, timore di vedere la rivale ridere del proprio dolore. Per la donna delusa nella sua passione l omicidio appare un prezzo modesto da pagare per la sua libertà poiché la passione coinvolge la sua intera vita. Dal versante maschile, il delirio di gelosia è attestato sull asse dell avere, teso alla difesa dell oggetto da preservare, la donna appunto, da ogni inopportuno contatto; esso vede l organizzazione e lo sviluppo degli inganni, delle trame che, nonostante i controlli, la donna può mettere in atto con subdola sagacia. Sul versante femminile invece la gelosia delirante è indirizzata all altra donna vista come rivale, come l altra: è lei che interessa, lei ritenuta come manipolatrice dell uomo che, incapace di scegliere, si fa scegliere. La sfida mortale è con l altra, essendo l uomo solo la posta in gioco apparente 22. La gelosia è un sentimento che parte dall'idea che ciò che io ho di più "caro" potrei, da un momento all'altro, perdere; essa si lega al concetto di possessività, alla possibile perdita di ciò che si ritiene proprio. Entrambi i sentimenti pretendono l' "altro", vogliono la sua presenza in termini esclusivi e personali: pretendere l'altro perché lo si considera un "oggetto" piuttosto che un "soggetto". Spesso chi ne è affetto manifesta la sua 21 KAISER G.., Criminologia, Giuffrè, Milano, NIKLES C.C., DUBEC M., Crimini e sentimenti, Il Saggiatore, Milano,

26 gelosia in assenza di qualunque fatto, di qualunque circostanza che possa giustificare un vissuto del genere. Nella gelosia è presente una o entrambe delle seguenti componenti: paura dell'abbandono, della perdita, della separazione, di ciò che si ritiene proprio e necessario al proprio benessere; gelosia ed invidia dell'altro che potrebbe condividere ciò che è nostro; gelosia delle caratteristiche che il rivale ha e noi non abbiamo. In questo caso la gelosia non è rivolta tanto al proprio partner ma è gelosia del terzo e quindi si muove ai confini dell'invidia. E' importante distinguere fra gelosia "normale" e gelosia "patologica". La gelosia normale è inseparabile dal'amore per il partner, ed è sempre presente a livelli accettabili, anzi se non ci fosse si potrebbe addirittura dubitare se è vero amore; inoltre serve a far sentire l'amato veramente amato perché attraverso la gelosia manifestiamo la paura di perderlo. Invece si parla di gelosia "patologica" quando essa assume le seguenti caratteristiche: paura irrazionale dell abbandono e tristezza per la possibile perdita; sospettosità per ogni comportamento relazionale del partner verso persone dell'altro sesso; controllo di ogni comportamento dell' "altro"; invidia ed aggressività verso i possibili rivali; aggressività persecutoria verso il partner; sensazione d' inadeguatezza e scarsa autostima di noi stessi. La gelosia, quella patologica, è dunque il timore di perdere qualche cosa che si ritiene essenziale per il proprio benessere e che di questo qualcosa, che si ritiene essenziale, altri possano impossessarsene. Essa si manifesta anche in assenza di qualsiasi motivo valido. Spesso proprio la gelosia è in alcuni casi la causa della rottura di una relazione. Anzi si teme tanto che una relazione possa finire che, senza volerlo, la si fa finire per davvero. 26

27 La gelosia patologica prende origine da sospetti o circostanze infondate, affondando la sua vera natura in un'angoscia che prende forma nella mente senza nessun riscontro nella realtà. Quest'angoscia produce delle vere e proprie rappresentazioni mentali in cui si "costruisce" il "rivale" e le "prove d'infedeltà" e la realtà effettiva viene interpretata erroneamente 23. La gelosia patologica, il più delle volte, affonda le sue origini nell'infanzia in una cattiva relazione che il geloso ha instaurato con i propri genitori: quest'ultimi non hanno adeguatamente rinforzato il bambino nella fiducia per sé stesso e nell'autostima contribuendo così a determinare un adulto geloso perché non conscio delle sue possibilità e del suo valore, profondamente insicuro. Ciò porta a pensare che il proprio partner potrebbe amare un altro perché più degno, a non essere sicuro del suo amore. Ma la gelosia patologica può tradire anche un desiderio di possesso assoluto del partner. Ciò avviene, anche in questo caso, per una cattiva relazione affettiva costruita con i propri genitori, sopratutto quello di sesso opposto: c'è la presenza di un'affettività che non ha trovato corresponsione durante l'infanzia e si pensa di riscattarla da adulti, attraverso il possesso assoluto dell'altro. Freud afferma che la gelosia è inevitabile e assidua compagna dell amore: anch egli distingue quella normale, che ben conoscono gli innamorati mai tranquilli per la sorte dell amato, dal delirio proprio della psicosi. Se nella prima l insidia è data dalla presenza dell altro e dall interesse che ne può derivare, e gli innamorati sanno che è un nonnulla a muovere il gioco, nella seconda non è l altro ma il Grande Altro, il nemico che trama, organizza e spia ad avere il comando. La gelosia normale si manifesta principalmente con dolore, ansia, angoscia, causati dal vissuto cognitivo-emotivo di aver perduto la persona amata, da sentimenti ostili verso il rivale, da un atteggiamento autocritico volto ad attribuire a sé stessi la responsabilità della perdita affettiva e dalla ferita narcisistica. La gelosia delirante è determinata da tendenze al tradimento che sono state rimosse ma gli oggetti di queste fantasie sono dello stesso sesso del soggetto che le pone in essere. Per Freud la gelosia delirante corrisponde ad una forma di omosessualità latente che preme per manifestarsi. Come tentativo di difesa contro un impulso omosessuale troppo

28 forte essa può essere descritta mediante la formula: Non sono io che lo amo è Lei che lo ama. E' come se oggetto della gelosia diventasse l'altro, il rivale o la rivale. Fra questi due tipi di gelosia esiste uno stacco profondo: nella prima l altro amato mantiene la sua soggettività per l amante geloso, è insomma costituito e accettato in quanto altro da sé, mentre nella seconda la minaccia e il pericolo provengono dalla soggettività negata all altro, come a dire che è l altro in quanto tale ad essere oggetto di odio e di gelosia per il suo essere comunque sfuggente e refrattario al soggetto geloso 24. Vi è poi un altro tipo di gelosia, quella proiettata. La gelosia proiettata proviene, per entrambi i sessi, dai tradimenti già esperiti nel corso della vita affettiva o da spinte inconsce verso il tradimento. Nei rapporti di coppia bisogna resistere a continue tentazioni per evitare di tradire. Colui che avverte in sé 1'esistenza di queste tentazioni attuerà un meccanismo inconscio per alleviare il proprio disagio: proietterà sull'altro le proprie tendenze al tradimento. Il vero obiettivo di quando una donna ammazza un uomo quindi è la donna che è dietro di lui, cherchez la femme ; ucciderlo mirando all altra che lui occupa, per impadronirsi del segreto che la fa donna. Perché le donne amano, e per loro tutto ruota intorno a quell amore 25. Fin dall adolescenza, le ragazze mostrano il desiderio di essere ammirate, di avere lo sguardo puntato su di loro che come un faro le illumina, le isola da tutte le altre: è lo sguardo che riconosce ognuna di loro unica, diversa. Il desiderio di ammirazione non termina con l adolescenza, ma accompagna la donna per tutta la sua vita: quello sguardo è un gioco di completezza, lei esiste ed è l oggetto del desiderio dell altro. A volte pur vedendo chiaramente l inconsistenza dell altro vanno avanti e perseverano perché lo hanno costruito con dedizione e sacrificio; hanno lavorato, vivendo per l altro, chiedendo l amore che non c è stato. Ma gli uomini in quanto a dare amore sono sempre restii Meritano una punizione perché colpevoli di indifferenza. Ecco allora che il delitto contro gli uomini mantiene integra e rappresenta la ribellione alla miseria in cui la donna si trova e chiede, con la disperazione definitiva dell atto, che infine almeno uno la ami. 24 Ibidem. 25 KANTZA G., op. cit. 28

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