Corso di laurea in Comunicazione Interculturale A. A / 2016 Linguistica Generale Dr. Giorgio Francesco Arcodia
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- Marilena Di Giovanni
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1 Corso di laurea in Comunicazione Interculturale A. A / 2016 Linguistica Generale Dr. Giorgio Francesco Arcodia (giorgio.arcodia@unimib.it) 1. Le lingue dei segni Le lingue dei segni sono espresse con le mani, le braccia e la faccia e sono intese attraverso gli occhi. Le lingue dei segni si evolvono nelle comunità di persone non udenti, e i figli di questi acquisiscono la lingua dei segni come lingua prima. Come tutte le lingue, le lingue dei segni hanno regole linguistiche riguardo a come le parole, le frasi e i testi sono strutturati. Quindi, tutte le lingue dei segni hanno lessico, morfologia grammaticale e derivazionale, fonologia, sintassi e semantica. (Mayberry, R. I., Squires, B., 2006, Sign language: acquisition, in Brown, K. et al. (eds.), Encyclopedia of Language and Linguistics, Amstedam, Elsevier; trad. mia)
2 Per molti aspetti, le lingue dei segni sono come le lingue verbali: sono lingue naturali che nascono spontaneamente quando c è una comunità di comunicatori; possono essere usate efficacemente per tutte le funzioni sociali e mentali delle lingue verbali; sono acquisite senza istruzione esplicita dai bambini, a condizione che abbiano sufficiente esposizione ed interazione linguistica (Sandler, W., 2006, Sign language: overview, in Brown, K. et al. (eds.), Encyclopedia of Language and Linguistics, Amstedam, Elsevier; trad. mia) le lingue dei segni non sono universali, sono specifiche di una comunità, esattamente come le lingue verbali storico-naturali differenza di mezzo: le lingue dei segni sfruttano primariamente il canale visivo (e, eventualmente, tattile), mentre quelle verbali utilizzano primariamente il canale fonicoacustico 2
3 Lingua dei segni italiana (LIS): (Dizionario dei segni Zanichelli, 1991) 3
4 (Dizionario dei segni Zanichelli, 1991) 4
5 LIS e lingua italiana: (Dizionario dei segni Zanichelli, 1991) mancata corrispondenza 1:1 tra parole italiane e segni LIS 5
6 LIS: flessione = DONNE (plurale) (Pizzuto, E., 1987, Aspetti morfo-sintattici, in Volterra, V. [a cura di], La lingua italiana dei segni, Bologna, Il Mulino) 6
7 American Sign Language (ASL): composizione e derivazione (Tennat, R. A., Gluszak Brown, M., 1998, The American Sign Handshape Dictionary, Gallaudet University Press, Washington D.C.) 7
8 (Liddell, Scott K., 2003, Grammar, Gesture and Meaning in American Sign Language, Cambridge, Cambridge University Press) 8
9 American Sign Language (ASL): dove abiti? 9
10 (Fant, L., Bernstein Fant, B., 2009, Perfect Phrases in American Sign Language for Beginners, New York, McGraw-Hill) 10
11 (Fant, L., Bernstein Fant, B., 2009, Perfect Phrases in American Sign Language for Beginners, New York, McGraw-Hill) 11
12 (Fant, L., Bernstein Fant, B., 2009, Perfect Phrases in American Sign Language for Beginners, New York, McGraw-Hill) 12
13 LISt: Lingua dei Segni Italiana Tattile Varietà di LIS parlata dai sordociechi comunicazione basata sul contatto delle mani; segni trasmessi con la percezione del movimento delle mani (Checchetto, A. et al., 2011, Una varietà molto speciale: la LISt (Lingua dei Segni Italiana Tattile), in Cardinaletti, A., Cecchetto, C., Donati C. [a c. di], Grammatica, lessico e dimensioni di variazione nella LIS. Milano: Franco Angeli) 13
14 1.1 Il segno nelle lingue dei segni Arbitrarietà del segno (rapporto tra significato e significante) It. topo, ted. Maus, fr. souris, giapp. nezumi, etc. LIS Deutsche Gebärdensprache ASL 14
15 Arbitrarietà semantica: ogni lingua sceglie di ripartire i significati in maniera arbitraria It. carne, ing. meat (da mangiare), flesh (viva, umana); lat. ater, niger, it. nero LIS ASL (Dizionario dei segni Zanichelli, 1991) (Tennat, R. A., Gluszak Brown, M., 1998, The American Sign Handshape Dictionary, Gallaudet University Press, Washington D.C.) 15
16 Segni uguali dal significato diverso in diverse lingue segnate: nome nella ASL, Roma nella LIS, malato nella varietà diatopica triestina della LIS (Russo Cardona, T., Volterra, V., 2007, Le lingue dei segni. Storia e semiotica. Roma, Carocci) 16
17 Iconicità vs. arbitrarietà: (Dizionario dei segni Zanichelli, 1991) 17
18 Plurale reduplicato : (Pizzuto, E., 1987, Aspetti morfo-sintattici, in Volterra, V. [a cura di], La lingua italiana dei segni, Bologna, Il Mulino) segno ripetuto (e dislocato) per indicare il plurale; cfr. indonesiano orang persona vs. orang orang persone 18
19 Pittogramma cinese yú (giapp. sakana) pesce : 魚 < 魚 Segno LIS per pesce : il significato appare iconicamente rappresentato nel segno solo dopo che se ne conosce il significato; segni traslucidi 19
20 Opacizzazione del segno (perdita di motivazione): la connessione con il calendario non è più necessariamente evidente 20
21 Segno HOME in ASL: mangiare + dormire = HOME (Taub, S. F., 2004, Language from the Body. Iconicity and Metaphor in American Sign Language, Cambridge, CUP) 21
22 Motivazione parziale : relazioni metaforiche afferrare (un oggetto) > afferrare (un concetto) cfr. italiano afferrare (un oggetto, un concetto) 22
23 Segni metonimici : una parte per il tutto baffi = gatto (Taub, S. F., 2004, Language from the Body. Iconicity and Metaphor in American Sign Language, Cambridge, CUP) 23
24 1.2 Le lingue dei segni nel mondo Le persone non udenti rappresentano una minoranza della popolazione (in Italia, circa lo 0,12-0,15% della popolazione; negli Stati Uniti, circa lo 0,23%; importanza della soglia come criterio statistico) in un gruppo sociale locale, possono esserci pochissimi non udenti o anche nessuno contesto tipico della comunicazione segnata: istituti scolastici per non udenti si ritiene che nessuna delle lingue dei segni usate nel mondo contemporaneo sia apparsa più di tre secoli fa (Sandler, W., 2006, Sign language: overview, in Brown, K. et al. (eds.), Encyclopedia of Language and Linguistics, Amstedam, Elsevier) stime sul numero totale delle lingue dei segni: circa (Zeshan, U., 2006, Sign languages of the World, in Brown, K. et al. (eds.), Encyclopedia of Language and Linguistics, Amstedam, Elsevier) 24
25 Relazioni di parentela tra lingue dei segni Gruppo della Lingua dei Segni Francese Gruppo della Lingua dei Segni Britannica (BSL) Gruppo indopakistano Gruppo giapponese Lingua dei segni francese, americana, svedese, finlandese Lingua dei segni britannica, alcune varietà di Lingua dei segni australiana Varietà indiane, pakistane, nepalesi Varietà giapponese, coreana, taiwanese (Woodward, J., 1985, Universal constraints on two-finger extension across sign languages, Sign Language Studies, 46, pp ) le relazioni tra le lingue segnate delle varie comunità non riflettono (necesariamente) quelle tra le lingue verbali delle stesse comunità 25
26 Basso livello di standardizzazione Le lingue dei segni conoscono una variazione diatopica molto notevole mancanza di diffusione scolastica attraverso il medium scritto, quasi totale assenza nei mass media Strumenti e canali per la stabilizzazione dello standard: descrizioni grammaticali, dizionari, database lingua dei segni italiana (LIS), lingua dei segni svizzero-tedesca (DSGS), americana (ASL), inglese (BSL), australiana (AUSL), francese (LSF), etc. sulla LIS: Volterra, V., 2004, La lingua dei segni italiana. La comunicazione visivogestuale dei sordi, Bologna, Il Mulino Romeo, O., 1991, Dizionario dei segni, Bologna, Zanichelli
27 2. Storia e presente delle lingue dei segni 2.1 Le comunità di non udenti Presenza di diversi livelli di competenza nella lingua dei segni di riferimento dal 3% al 7% circa dei non udenti sono figli di non udenti, che imparano la lingua dei segni fin dalla prima infanzia la (stra)grande maggioranza dei sordi entra in contatto con la lingua dei segni in età successive e con modalità diverse importanza del contesto scolastico e dei circoli N.B.: segnanti di lingue diverse se in contatto prolungato riescono a comunicare più rapidamente dei parlanti di lingue verbali a parità di condizioni utilizzo degli elementi iconici del codice segnato 27
28 Gradi di appartenenza alla comunità dei non udenti: (A) segnanti nativi, sordi figli di sordi nucleo centrale (B) segnanti sordi che hanno appreso la lingua dei segni a scuola o in un percorso educativo specifico, o all interno di comunità (C) segnanti udenti, familiari di segnanti, interpreti, educatori, etc., con una competenza variabile nella lingua dei segni D C B A A (udenti) 28
29 2.2 Come nascono le lingue dei segni? Ogni volta che persone sorde hanno l opportunità di riunirsi e di interagire con regolarità, nasce una nuova lingua dei segni (...) l emergere di un sistema di comunicazione altamente strutturato tra umani è inevitabile. Se il canale orale-auricolare non è disponibile, la lingua emerge dalla modalità visivo-gestuale (Sandler, W., 2006, Sign language: overview, in Brown, K. et al. (eds.), Encyclopedia of Language and Linguistics, Amstedam, Elsevier; trad. mia) anche i bambini non udenti nati in famiglie dove viene usato solo una lingua verbale costruiscono una forma rudimentale di comunicazione segnata (home signs) i bambini esposti in età precoce a una lingua dei segni la apprendono in modo naturale, parallelamente a quanto avviene con le lingue verbali importanza dell età come fattore dell apprendimento una lingua dei segni può trasferirsi in un nuovo territorio (istituzione di scuole; e.g. la antica lingua dei segni francese negli Stati Uniti e in Brasile) 29
30 Lingua dei segni del Nicaragua (ISN, Idioma de señas de Nicaragua) Anni 70, Nicaragua: creazione di istituti scolastici per bambini non udenti, didattica basata sullo spagnolo (lettura labiale) nascita di una forma di comunicazione gestuale spontanea tra gruppi di bambini; affermazione di una varietà comune ai due principali istituti del paese standardizzazione ed omogeneizzazione di una lingua dei segni, diffusasi anche nel resto del paese; stabilizzazione di lessico e grammatica nell arco di due generazioni di segnanti importanza dell interazione con gli altri segnanti e con gli udenti I sordi sembrano, quindi, riuscire a sviluppare un lessico in segni e anche forme rudimentali e via via più complesse di sintassi sulla base di un processo di convenzionalizzazione e di adattamento di tutti i materiali comunicativi a loro disposizione. In particolare, una volta che si sviluppa un lessico abbastanza ampio, le prime forme grammaticali e sintattiche emergono spontaneamente. Questo processo nasce dai bisogni comunicativi e si esplica quando i sordi sono in contatto tra loro o con persone udenti (Russo Cardona, T., Volterra, V., 2007, Le lingue dei segni. Storia e semiotica. Roma, Carocci) 30
31 3. Aspetti semiotici delle lingue dei segni Asse sintagmatico nelle lingue verbali: TEMPO l uomo legge un libro nelle lingue verbali, tuttavia, le componenti intonative e prossemiche sono simultaenee rispetto alla produzione verbale 31
32 (Dizionario dei segni Zanichelli, 1991) nell articolazione del segno LEGGERE, una mano riproduce parte del segno LIBRO 32
33 Asse sintagmatico nelle lingue segnate: Tempo LIBRO Spazio UOMO LIBRO LEGGE le lingue segnate sfruttano anche la dimensione spaziale articolando simultaneamente con le due mani segni diversi (Russo Cardona, T., Volterra, V., 2007, Le lingue dei segni. Storia e semiotica. Roma, Carocci) 33
34 Es.: una donna taglia un filo con le forbici (Lingua Italiana dei Segni) (Pizzuto, E., 2004, Aspetti morfo-sintattici, in Volterra, V. (a cura di), La lingua dei segni italiana, Bologna, Il Mulino) 34
35 Es./2: segno MANGIARE vs. segno MANGIARE-PANINO in LIS mangiare configurazione B = MANGIARE-PANINO (Corazza, S., Volterra, V., 2004, Configurazioni, in Volterra, V. (a cura di), La lingua dei segni italiana, Bologna, Il Mulino) 35
36 3.1 Doppia articolazione: fonemi e cheremi Lingue verbali unità minime di prima articolazione: entità dotate di significato (morfemi) unità minime di seconda articolazione: suoni (fonemi) Ess.: suoni [r], [a], [s], [i] rasi, arsi, risa (costruite a partire dalle stesse unità, ma con significati diversi) cane unità di prima articolazione can, e unità di seconda articolazione c, a, n, e ([k], [a], [n], [e]) a partire da un numero limitato di unità prive di significato possiamo costruire un numero potenzialmente illimitato di unità dotate di significato Es.: [a], [r], [s], [i] > arsi, risa, rasi 36
37 Segno MAMMA nella LIS ( 37
38 LIS: 15 luoghi, 38 configurazioni, 6 orientamenti, 32 movimenti cheremi (W. Stokoe, Sign Language Structure; Unità di seconda articolazione delle lingue dei segni ( fonemi); l'unione (quasi in simultaneità) dei cheremi in un atto articolatorio realizza un segno (unione di significato e significante) luogo: mento (del segnante) configurazione: mano aperta (B) orientamento: palmo verso il basso movimento: contatto 38
39 Segno DOG 'cane' nella ASL: 39
40 Esempi di coppie minime in LIS: 40
41 (Caselli, M.C., Maragna, S., Volterra, V., 2006, Linguaggio e Sordità, Bologna, Il Mulino) 41
42 Linearità vs. simultaneità del segno Fonemi: unità sequenziali Cheremi: unità che si realizzano (quasi) simultaneamente Es.: segno ASL per 'gelato' 42
43 Componenti non manuali: (a) posizione del busto e delle spalle (b) espressione facciale (c) articolazione con la bocca di componenti orali Componenti orali del parlato (COP) e Componenti orali speciali ( COS) (d) sguardo Es.: movimento delle sopracciglia in ASL verso il basso: interrogativa 'wh ' verso l'alto, interrogativa 'sì/no' cfr. intonazione nella frase italiana (interrogativa, esclamativa, etc.) 43
44 Es./2: segno PRESTITO in LIS (Caselli, M.C., Maragna, S., Volterra, V., 2006, Linguaggio e Sordità, Bologna, Il Mulino) 44
45 3.2 Configurazioni della mano e iconicità Configurazione A (LIS) Configurazione B (LIS) metafora visiva : configurazione A tondo e compatto configurazione B superficie piana (Corazza, S., Volterra, V., 2004, Configurazioni, in Volterra, V. (a cura di), La lingua dei segni italiana, Bologna, Il Mulino) cfr. il fonosimbolismo nelle lingue verbali 45
46 46
47 47
48 TAVOLO ( 48
49 (Dizionario dei segni Zanichelli, 1991) 49
50 Mentre nelle lingue vocali il legame fonema-significato è del tutto arbitrario, sembrerebbe che nelle lingue dei segni il rapporto configurazione-significato non lo sia. In realtà resta completamente arbitraria la scelta della particolare metafora visiva: lingue dei segni diverse possono scegliere per uno stesso concetto metafore visive diverse. (Corazza, S., Volterra, V., 2004, Configurazioni, in Volterra, V. (a cura di), La lingua dei segni italiana, Bologna, Il Mulino) Es.: segno FOGLIO/CARTA in ASL e in LIS (Caselli, M.C., Maragna, S., Volterra, V., 2006, Linguaggio e Sordità, Bologna, Il Mulino) 50
51 Es./2: VEDERE, CONTROLLARE e CERCARE in LIS vs. SEE, CHECK e SEARCH in ASL (Dizionario dei segni Zanichelli, 1991) 51
52 52
53 53
54 (Tennat, R. A., Gluszak Brown, M., 1998, The American Sign Handshape Dictionary, Gallaudet University Press, Washington D.C.) 54
55 cfr. le onomatopee nelle lingue verbali: it. bau fr. wouf giapp. wan ing. woof o bark russ. gav... 55
56 4. La Lingua dei Segni Italiana (LIS) In Italia, come in molti altri paesi, le persone sorde, anche se educate al linguaggio parlato, hanno spesso utilizzato per dialogare tra loro una forma di comunicazione visivogestuale diversa da quella acustico-vocale. Questa forma di comunicazione è stata spesso ignorata dal mondo degli udenti che anzi, in alcuni periodi (...) l ha anche aspramente combattuta, sottovalutandone i pregi e giudicandola incompatibile con una buona acquisizione della lingua parlata. L interesse scientifico per le lingue dei segni in Italia (ri)comincia verso la fine degli anni 70 È bene ricordare che all epoca questa forma di comunicazione non aveva neppure un nome. I sordi, che la usavano da tempo immemorabile come una sorta di «lingua privata» da usare in circoli chiusi, senza rendersi conto del suo status di lingua, la chiamavano (e in parte ancora la chiamano) «mimica»; gli udenti, abituati a considerarla con superficiale curiosità come un complesso più o meno disordinato di «gesti», usavano talvolta il termine di linguaggio gestuale o in seguito linguaggio mimico-gestuale (...) (Caselli, M.C., Maragna, S., Volterra, V., 2006, Linguaggio e Sordità, Bologna, Il Mulino) 56
57 LIS ancora priva di riconoscimento ufficiale; basso livello di standardizzazione, soprattutto nel lessico, notevole variabilità la LIS parlata a Trieste possiede addirittura differenze nelle configurazioni manuali rispetto alla LIS romana (Caselli, M.C., Maragna, S., Volterra, V., 2006, Linguaggio e Sordità, Bologna, Il Mulino) 57
58 4.1 Alcuni aspetti morfosintattici della LIS Marca di iterazione (continuità/ripetizione nel tempo) 58
59 Azione repentina 59
60 Marca di azione terminata (perfettivo): segno FATTO 60
61 Indicatori temporali posizione lungo l asse del tempo connessa iconicamente con la posizione del segno nello spazio (rispetto al parlante) passato - verso la spalla presente - spazio neutro futuro - in avanti 61
62 Ordine delle parole/1: costruzione possessiva 62
63 Ordine delle parole/2: frase negativa 63
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