PTCP 2007 P R O V I N C I A D I R E G G I O E M I L I A DOCUMENTO PRELIMINARE PROGETTO DI RETE ECOLOGICA POLIVALENTE. Allegato

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1 P R O V I N C I A D I R E G G I O E M I L I A PTCP 2007 PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE DOCUMENTO PRELIMINARE LA PRESIDENTE DELLA PROVINCIA SONIA MASINI L ASSESSORE ALLA CULTURA E AL PAESAGGIO GIULIANA MOTTI IL DIRIGENTE DELL UFFICIO DI PRESIDENZA Dott. ANDREA TAGLIAVINI IL DIRIGENTE SERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E AMBIENTALE RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Arch. ANNA CAMPEOL PROGETTO DI RETE ECOLOGICA POLIVALENTE Allegato

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3 STRUTTURA TECNICA PER LA REDAZIONE DEL NUOVO PTCP Area Cultura e Valorizzazione Del Territorio Paolo Gandolfi (Dirigente) Servizio Pianificazione Territoriale e Ambientale (PTCP) Anna Campeol (Dirigente) U.O. PTCP, Programmi e Piani di Settore Renzo Pavignani (Coordinatore) Giuseppe Ponz de Leon Pisani, Francesca Ansaloni, Simona Giampellegrini, Andrea Modesti, Serena Pezzoli U.O. Difesa del Suolo e Protezione Civile Federica Manenti, Alessio Campisi, Matteo Guerra U.O. Attività estrattive Barbara Casoli, Cristina Baroni, Andrea Chierici, Corrado Re U.O. Pianificazione Urbanistica Elena Pastorini, Maria Silvia Boeri, Francesca Cigarini U.O. Parchi e Valorizzazione Paesaggio Rossana Cornia, Elena Confortini, Alessandra Curotti, Dario Mussini, Federica Oppi U.O. Tecnico Giuridica Pietro Oleari U.O. Amministrativa Stefano Tagliavini, Paolo Arcudi, Mirella Ferrari, Francesco Punzi, Rosa Ruffini U.O. Sistema Informativo Territoriale Stefano Bonaretti, Davide Cavecchi, Emanuele Porcu Consulenti e progettisti esterni Sistema paesistico-percettivo Prof. Roberto Gambino, Politecnico di Torino Arch. Federica Thomasset, Arch. Raffaella Gambino Sistema storico - archeologico Arch. Elisabetta Cavazza, Dott. James Tirabassi Sistema ecologico e VALSAT/VINCA Prof. Sergio Malcevschi (NQA), Dott. Luca Bisogni (NQA), Dott. Riccardo Vezzani (NQA) Sistema rurale Arch. Saverio Cioce Sistema insediativo Prof. Federico Oliva, Arch. Paolo Galuzzi, Arch. Piergiorgio Vitillo, Laboratorio laburb, DIAP, Politecnico di Milano Tecnicoop (insediamenti commerciali) Sistema ambientale Dott. geol. Gian Pietro Mazzetti (pericolosità sismica) Prof. Alessandro Corsini, Dott. Federico Cervi, Univ. Modena e Reggio (frane di superficie) Ing. Tiziano Binini, Ing. Gianluca Lombardi Studio Binini Architetti & Ingegneri Associati (fasce fluviali) Percorso di partecipazione e ascolto Prof. Alessandro Balducci, Arch. Claudio Calvaresi, Arch. Elena Donaggio, DIAP, Politecnico di Milano

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5 Indice 1 RIFERIMENTI INIZIALI ASPETTI INTRODUTTIVI MODELLO DI RETE ECOLOGICA ADOTTATO RETE ECOLOGICA POLIVALENTE E RETE NATURA ORIZZONTE REGIONALE E SOVRAREGIONALE OBIETTIVI E LINEE DI AZIONE DIRETTRICI PRINCIPALI DI CONNESSIONE ECOLOGICA PROGETTO DI RETE ECOLOGICA RETE ECOLOGICA E SETTORI DI GOVERNO CRITERI PER LE POLITICHE DI GOVERNO SCHEMA SPAZIALE DELLA RETE ECOMOSAICI RETE ECOLOGICA E RETE NATURA RAPPORTO CON IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO, I PIANI URBANISTICI E DI SETTORE, CENNI... 20

6 1 RIFERIMENTI INIZIALI 1.1 ASPETTI INTRODUTTIVI Il lavoro si propone la messa a punto di strumenti per il governo dell ecosistema in Provincia di Reggio Emilia. La messa a sistema dei molteplici elementi che richiedono un governo in una prospettiva di sviluppo sostenibile richiede la precisazione delle prospettive di analisi e di valutazione utilizzate. E ormai consolidato un modello di interpretazione che considera lo sviluppo sostenibile come il punto di incontro tra ambiente, economia e società. Traducendo tali prospettive in termini spaziali, vediamo che il sistema da governare è anche il risultato delle relazioni tra ecosistema, territorio, paesaggio. Per consentire una effettiva possibilità di governo, l ecosistema viene affrontato in termini di Rete ecologica. Figura 1.1 I sistemi di riferimento La qualità del territorio è d altronde strettamente dipendente dalla qualità dell ecosistema su cui si appoggia. L ambiente naturale e quello antropico si compenetrano, in forme anche profondamente differenti lungo l asse ideale che dal Po sale alla dorsale appenninica, in una successione di ecomosaici che costituiscono il supporto per un insieme di risorse naturali (suolo, acqua, foreste), nonché l habitat per una biodiversità animale e vegetale fortemente differenziata nella parte collinaremontana rispetto a quella planiziale. La biodiversità costituisce d altronde per il territorio un indicatore primordiale di qualità, non solo per il patrimonio naturalistico (botanico e faunistico) esistente, 2

7 ma anche per la vita in generale e quella degli esseri umani in particolare. Una compromissione dell ecosistema nei suoi i flussi di energia e di materia (si pensi ai processi di inquinamento ed alle conseguenze sulla salute) si traduce anche in costi significativi diretti ed indiretti per la salute ed il benessere della collettività. Figura 1.2 Gli strumenti tecnico-amministrativi di valutazione SPECIE HABITAT ECOSISTEMI Servizi Potenziali sorgenti d impatto OPERE ATTIVITÀ Indicatori di qualità AMBIENTE DI VITA Per quanto riguarda le prospettive di governo, se nei decenni trascorsi l accento era posto soprattutto sulla necessità di un freno al consumo delle risorse naturali e di una diminuzione delle contaminazioni indotte, più recentemente l interesse si concentra anche sull ecosistema come opportunità per uno sviluppo equilibrato. L ecosistema diventa anche una sorgente di servizi al territorio (si veda il quarto obiettivo generale della nuova strategia europea in materia di sviluppo sostenibile; Consiglio d Europa, Doc /06), sia di tipo tradizionale da gestire in un ottica di sostenibilità (ad esempio il consumo delle risorse naturali), sia di tipo innovativo (possibilità di incremento delle funzioni di autodepurazione, uso sostenibile ed eco-compatibile delle biomasse a scopo energetico, ruolo di tamponamento microclimatico, riduzione degli impatti negativi prodotti dai progetti sottoposti a VIA mediante soluzioni progettuali che prevedono ingegneria naturalistica e rinaturazione ecc.). Tutto ciò giustifica la prospettiva progettuale di una rete ecologica polivalente, che funzioni come scenario ecosistemico di medio periodo in grado di orientare ed in molti casi supportare le scelte di sviluppo sostenibile. Affrontare una rete ecologica significa trattare alcune categorie di oggetti, elementari o complessi. Significa considerare in modo integrato le esigenze delle specie animali e vegetali presenti; tenendo conto sia di quelle storicamente presenti sia delle dinamiche in corso (ad esempio l istrice si sta rapidamente espandendo verso nord). Significa considerare le differenti unità ecosistemiche (boschi, zone umide ecc.) non solo come tipologie differenti, ma anche nelle loro relazioni spaziali che si traducono in eco-mosaici con caratteristiche strutturali e funzionali specifiche, e che richiederebbero in linea 3

8 teorica regole di governo specifiche. Diventa essenziale, per un buon governo dell ecosistema, riconoscerne le principali modalità di connessione. 4

9 1.2 MODELLO DI RETE ECOLOGICA ADOTTATO L idea delle reti ecologiche è quella di disegnare, con un riferimento temporale compatibile con la nostra vita e con quella dei nostri figli, uno scenario di riequilibrio dell ecosistema compromesso. Un primo livello di prospettiva è quella di ricostruire condizioni accettabili per la biodiversità di animali e piante attraverso la tutela di unità naturali relitte e la realizzazione tra esse di corridoi ecologici che consentano il mantenimento delle relazioni. Ma tale risultato non è conseguibile se non ci si pone anche la prospettiva di migliorare la parte restante dell ecosistema ove altrimenti continuerebbero a riprodursi i fattori di crisi. Esistono quindi reti ecologiche naturalisticamente specializzate, ad esempio per la tutela di singole specie, ed altre multifunzionali, in grado di rispondere a diverse esigenze. Per la rete della Provincia di Reggio Emilia, ove la presenza dell uomo e delle sue attività è altamente significativa, è inevitabile adottare un modello di rete ecologica polivalente. Figura 1.3 Rete ecologica con valenza naturalistica specializzata (rete di habitat) Figura 1.4 Rete ecologica polivalente (rete di ecosistemi e di attività) info.htm 5

10 1.3 RETE ECOLOGICA POLIVALENTE E RETE NATURA 2000 Dal punto di vista amministrativo, un riferimento sovraordinato è quello della Rete Natura 2000, prevista a livello sopranazionale dalla Direttiva Europea Habitat. Tale rete è data dall insieme di SIC e di ZPS, partita con obiettivi esclusivamente naturalistici e che sta progressivamente evolvendo, dovendosi confrontare con l insieme delle pressioni antropiche, verso una concezione più polivalente. Il risultato confronto assume la forma di una più generale rete ecologica che vada oltre i confini dell insieme SIC-ZPS, che viene assunta come sistema portante delle aree di valore ambientale e naturale del nuovo Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Reggio Emilia. Figura 1.5 Struttura del sistema considerato RETE NATURA 2000 Direttiva CEE 92/43 Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. Direttiva CEE 79/409 Protezione OPERE / ATTIVITÀ ESISTENTI OPERE / ATTIVITÀ FUTURE RETE ECOLOGICA del PTCP PTCP 6

11 1.4 ORIZZONTE REGIONALE E SOVRAREGIONALE Mentre gli istituti territoriali hanno confini ben definiti, gli ecosistemi no. La rete ecologica provinciale deve considerare anche i suoi rapporti con l ambiente confinante. Altrettanto, per definizione, deve fare Rete Natura 2000 che riguarda ambiti addirittura sovraregionale ed internazionali. A tale riguardo acquista sempre maggiore importanza il progetto Ecoregioni promosso dal WWF internazionale e sottoscritto dal Ministero dell Ambiente. Figura 1.6 Rete Natura 2000 (SIC e ZPS) ed Ecoregioni 7

12 1.5 OBIETTIVI E LINEE DI AZIONE Risulta evidente come il successo di una rete ecologica, ovvero di un processo di riequilibrio dell ecosistema, possa essere immaginato solo facendo intervenire in modo coordinato differenti politiche di riequilibrio, non solo quelle urbanistiche. Possiamo così individuare una serie di obiettivi primari e secondari che esplicitano la finalità di carattere generale. Il nuovo scenario ecosistemico si porrà come obiettivo un miglioramento diretto della biodiversità, ma anche di contribuire alla riduzione dei rischi di cambiamenti climatici (Protocollo di Kyoto), di contribuire alla salvaguardia idrogeologica, di offrire opportunità per un uso sostenibile delle risorse e di fruizione qualificate dell ambiente di vita per le popolazioni locali. In definitiva, il progetto di rete ecologica vuole costituire uno strumento di riequilibrio, identificando uno scenario ecosistemico di medio periodo che possa servire come riferimento per i vari strumenti di governo del territorio: politiche, piani, programmi, progetti, modi gestionali. Fondamento del riequilibrio ecologico sarà il consolidamento o la realizzazione ex-novo di unità ambientali in grado di svolgere funzioni multiple: tutela e consolidamento della biodiversità; migliore salvaguardia idraulica; tamponamento degli impatti antropici; opportunità per la fruizione; produzione di energia rinnovabile; qualità dell agrosistema complessivo. BIOD GCH SIG MIA URN FRAV OBIETTIVI PRIMARI Biodiversita' (consolidamento) Global change (contributo alla riduzione dei rischi) Salvaguardia idrogeologica (contributo) Impatti antropici (contributo alla mitigazione) Uso sostenibile delle risorse naturali Fruizione dell'ambiente di vita Tabella 1.1 Obiettivi primari e secondari CN RH CS FER LP AHY MFC CON QAA AVA PQ VF OBIETTIVI SECONDARI Conservazione dei valori naturali esistenti Ricostruzione di habitat significativi Offerta di occasioni per carbon sink (Kyoto) Offerta di occasioni per fonti di energia rinnovabile (biocarburanti) anche con qualita naturalistica Offerta di occasioni per la laminazione delle piene Aumento dell autodepurazione nelle acque superficiali Mitigazione dei flussi di inquinamento atmosferico al suolo De-frammentazione su barriere infrastrutturali critiche Aumento della qualita' naturalistica degli agrosistemi Miglioramento del governo delle attivita' venatorie ed alieutiche (pesca) Percorsi ciclopedonali con qualita naturalistiche Miglioramento qualitativo della fruizione delle aree verdi 8

13 1.6 DIRETTRICI PRINCIPALI DI CONNESSIONE ECOLOGICA La natura e la distribuzione degli ecomosaici studiati nel territorio provinciale suggerisce quali debbano essere considerate le principali direttrici di connessione ecologica da considerare nelle analisi e nelle valutazioni. Figura 1.7 Principali direttrici di connessione Direttrici primarie solo quelle lungo i fiumi principali: il Po, l Enza, il Secchia. Minori ma non trascurabili quelli legate ai corsi d acqua intermedi della pianura. Una rete di connessioni non necessariamente legata a continuità ecosistemiche al suolo (si pensi all ornitofauna palustre) è quella tra le rilevanti zone umide del territorio nord-orientale. Relazioni di natura più locale sono quelle ipotizzabili per gli agroecosistemi nord-occidentali e nord-orientali; per questi ultimi si pone il tema della continuità con gli analoghi della provincia di Modena. Il corridoio infrastrutturale centrale pone un serio problema di continuità ecologica tra la bassa e l alta pianura rendendo limitata la capacità del grande serbatoio naturalistico della collina-montagna di costituire sorgente per ricolonizzazioni. Nella media montagna è da presumere un denso sistema di connessioni di medio-corto raggio, che continua di fatto anche oltre il territorio provinciale. L alta montagna può invece funzionare anche come punto di transizione per connessioni di lungo raggio a livello dell intera dorsale appenninica. 9

14 2 PROGETTO DI RETE ECOLOGICA 2.1 RETE ECOLOGICA E SETTORI DI GOVERNO L individuazione delle linee e dei punti di forza e di debolezza della Rete ecologica provinciale deve anche basarsi sulle destinazioni d uso dei suoli attuali e previste, sia in termini di condizionamenti che di opportunità di azione. La natura degli ecosistemi (e loro aggregati, ovvero gli ecomosaici), la loro sensibilità relativa alle pressioni, la loro capacità di offrire servizi sostenibili al territorio, daranno indicazioni su quali siano i settori più direttamente coinvolti in un corretto governo dell ecosistema. Le linee fondamentali di azione del progetto di rete ecologica possono essere così riassunte: verifica dei fattori di pressione in grado di condizionare la funzionalità dell ecosistema; sfruttamento delle principali opportunità di ricostruzione ambientale. Tali linee implicano necessariamente la precisazione del rapporto della rete ecologica con una serie di politiche tra loro differenti, ma tali da poter concorrere in modo sinergico al riequilibrio ecologico complessivo (anche nell ottica del nuovo Programma Quadro Europeo, che vedrà le tematiche ambientali sempre più internalizzate nei vari settori di governo). Figura 2.1 Differenti tipologie di pressione analizzate FORESTE ACQUE AGRICOLTURA FAUNA BIODIVERSITÀ VALENZE PAESAGGIO RETE NATURA 2000 PARCHI E RISERVE DIFESA DEL SUOLO PRESSIONI RISPOSTE ENERGIA INFRASTRUTTURE EDUCAZIONE INSEDIAMENTO ATTIVITÀ ESTRATTIVE TURISMO ATTIVITÀ PRODUTTIVE 10

15 Accanto alle tradizionali politiche di conservazione della natura, una serie di criteri e di scelte dovrà pertanto riguardare anche altri settori quali l agricoltura, il paesaggio, il governo delle foreste e della fauna, le acque e la difesa del suolo, la residenza e gli insediamenti produttivi, le infrastrutture e le attività estrattive, l educazione ambientale, il turismo. La sfida è quella di rendere ecologicamente sostenibili le singole politiche, entro uno scenario strutturale e funzionale di qualità polivalente offerto dal progetto di rete ecologica. Rispetto alle problematiche evidenziate, la finalità di un riequilibrio dell ecosistema in grado di garantire effettivamente il raggiungimento dell obiettivo specifico dovrà essere raggiunta attraverso l uso combinato delle seguenti politiche: a. il consolidamento del sistema dei SIC e delle ZPS; b. il consolidamento delle aree di pregio per la biodiversità; c. il riorientamento del sistema delle aree tutelate; d. il mantenimento ed il potenziamento delle linee di connettività ecologica; e. il riequilibrio delle aree ecologicamente desertificate; f. il governo ecosostenibile delle coltivazioni; g. il governo ecosostenibile del bosco in montagna; h. il governo ecosostenibile della fauna; i. il governo ecosostenibile del sistema delle acque; j. la difesa del suolo con criteri di polivalenza; k. il governo delle attività estrattive con criteri di polivalenza; l. il contenimento dello sprawl insediativo nelle aree ecologicamente sensibili; m. il governo dei margini dell insediato con criteri di polivalenza; n. il contenimento della frammentazione da infrastrutture lineari ed il recupero della connettività in siti critici; o. il governo polivalente dei margini delle strade; p. la valorizzazione dei percorsi per la fruizione ecologica; q. il potenziamento dell educazione ambientale; r. Il potenziamento dell informazione per l ambiente. 11

16 2.2 CRITERI PER LE POLITICHE DI GOVERNO Le politiche indicate al punto precedente sono dettate da motivazioni differenti, la cui esplicitazione suggerisce anche le possibili linee di soluzione. A. IL CONSOLIDAMENTO DEL SISTEMA DEI SIC E DELLE ZPS Il settore di governo più direttamente coinvolto è quello della conservazione della natura. Lo schema dei SIC e delle ZPS, integrato nella rete ecologica provinciale ne costituirà inevitabilmente l ossatura, nella prospettiva più ampia della Rete Natura 2000 europea. Un passo fondamentale risulta essere la predisposizione dei piani di gestione dei Siti; disporre dei piani di gestione non risolve in ogni caso la natura ad isole dell attuale sistema. Risulta necessario individuare per ogni sito aree buffer ed aree di collegamento tra siti sulle quali definire regole gestionali. B. IL RIORIENTAMENTO DEL SISTEMA DELLE AREE TUTELATE Anche le politiche per le aree protette (Parchi, Riserve, Aree di Riequilibrio Ecologico, Oasi faunistiche) svolgono ruoli essenziali per gli obiettivi perseguiti (tutela della biodiversità, rapporto equilibrato con l ecosistema entro cui si volgono anche le attività umane) pur essendo più comprensive toccando anche sistemi di valori culturali, sociali, estetici. C. IL CONSOLIDAMENTO DELLE AREE DI PREGIO PER LA BIODIVERSITÀ La conoscenza sulle aree di interesse elevato per la biodiversità è in continuo divenire. Per quelle che verranno riconosciute in futuro dovrà essere individuato un sistema di tutele in grado di garantirne la sopravvivenza evitando il ricorso a strumentazioni meramente vincolistiche. Gli accordi locali con i privati o con i gestori per progetti di valorizzazione e tutela sembrano uno strumento più efficiente. D. IL MANTENIMENTO ED IL POTENZIAMENTO DELLE LINEE DI CONNETTIVITÀ ECOLOGICA Il conseguimento degli obiettivi generali dichiarati, non può essere risolto dall esistenza di determinati vincoli su poche isole protette. In un arcipelago di realtà ecologicamente isolate possono essere esaltati i rischi di estinzione locale per specie le cui popolazioni richiedono spazi vitali di una certa dimensione E. IL RIEQUILIBRIO DELLE AREE ECOLOGICAMENTE DESERTIFICATE Le aree planiziali dell agricoltura industrializzata e soprattutto la fascia centrale della via Emilia, fortemente urbanizzata, possono essere considerate ecologicamente desertificate. Il corretto governo della complessa e diversificata 12

17 realtà a forte antropizzazione è strategico per migliorare la qualità della vita delle popolazioni e per garantire un migliore equilibrio dell ecosistema. F. IL GOVERNO ECOSOSTENIBILE DELLE COLTIVAZIONI Profonde trasformazioni stanno riguardano il mondo dell agricoltura, a partire dal sistema dei sovvenzionamenti e degli incentivi. Una prospettiva interessante fornita dalla riforma della politica agricola comune è quella che vuole sempre più legato il futuro dell agricoltura al suo ruolo multifunzionale nella capacità di creare qualità del territorio e dell ambiente. G. IL GOVERNO ECOSOSTENIBILE DEL BOSCO IN MONTAGNA In ambito collinare-montano non si pone il problema di una rinaturazione diffusa, dal momento che è in corso ormai da decenni un processo di crescita del bosco, collegata all abbandono delle tradizionali attività agricole. Il tema è molto delicato, e va affrontato combinando in modo corretto e partecipato i diversi criteri che entrano in gioco nelle decisioni (naturalistici, estetico-paesaggistici, economici, sicurezza dei versanti ecc.). Anche per il progetto di rete ecologica pare necessario uno specifico approfondimento sul tema. H. IL GOVERNO ECOSOSTENIBILE DELLA FAUNA La rete ecologica deve confrontarsi con le modalità di governo della fauna. Molteplici sono i temi: da quelli classici delle attività venatorie e alieutiche, ai problemi posti dalle nuove specie invasive, all espansione di specie tradizionali che possono comportare interferenze con le attività umane. I. IL GOVERNO ECOSOSTENIBILE DEL SISTEMA DELLE ACQUE Il sistema dei corpi idrici in Provincia di Reggio Emilia è relativamente schematico: alcuni corsi d acqua principali dall Appennino al Po (Enza, Crostolo, Secchia), alcuni corsi minori di un certo interesse, una complessa rete di canali al servizio dell agricoltura, una serie di specchi d acqua planiziali di origine antropica. Il valore ecologico di tale sistema è significativo, e le richieste di acqua da parte di altri usi (in primo luogo irrigui), si scontra con le regole regionali in materia di DMV (deflusso minimo vitale). La prevista realizzazione di nuovi bacini idrici di stoccaggio delle acque al servizio dell agricoltura, se correttamente programmata e progettata, può rivelarsi un opportunità per il rafforzamento della rete ecologica, per la creazione di paesaggi, per la fruizione nel tempo libero. J. LA DIFESA DEL SUOLO CON CRITERI DI POLIVALENZA Temi prioritari per la difesa del suolo sono il governo delle piene dei corsi d acqua in pianura (in primo luogo del Po) e l intrinseca fragilità idro-geologica dell Appennino. Il Po e le sue golene costituiscono un caso a sé, dalle grandi opportunità per una rete ecologica sovraregionale. 13

18 Per la sistemazione delle frane e il contenimento dell espansione dei calanchi (pur interessanti dal punto di vista della biodiversità) l utilizzo delle tecniche e dei criteri dell ingegneria naturalistica coniugati a corrette tecniche colturali saranno decisivi. K. IL GOVERNO DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE CON CRITERI DI POLIVALENZA Quello delle attività estrattive in Provincia di Reggio Emilia può essere considerato un settore relativamente maturo, dove ciò che importa dal punto di vista ecosistemico è la qualità dei progetti di recupero ed il loro rispetto. L. IL CONTENIMENTO DELLO SPRAWL INSEDIATIVO NELLE AREE ECOLOGICAMENTE SENSIBILI L avanzata degli insediamenti residenziali e produttivi, negli ultimi decenni, si è tradotto in un significativo consumo di suolo e di ecosistema produttivo. Dal punto di vista del sistema delle connessioni ecologiche, particolarmente deleteri sono i processi di sprawl lineare. M. IL GOVERNO DEI MARGINI DELL INSEDIATO CON CRITERI DI POLIVALENZA Il tema del periurbano e delle fasce di contatto tra insediato residenziale e insediato produttivo è un aspetto particolarmente delicato nell ecomosaico complessivo. Si tratta nello stesso tempo di un opportunità, per costruire fasce tampone in grado di svolgere molteplici funzioni (miglioramento naturalistico, contenimento dei flussi contaminanti, qualificazione delle periferie). N. IL CONTENIMENTO DELLA FRAMMENTAZIONE DA INFRASTRUTTURE LINEARI ED IL RECUPERO DELLA CONNETTIVITÀ IN SITI CRITICI Barriere praticamente insuperabili nei flussi ecologici sono quelle associate alle grandi infrastrutture, a maggior ragione se riunite in corridoi. Può essere importante porsi il tema della fattibilità di almeno un intervento strategico di de-frammentazione, al tempo stesso emblematico (capace di dare un segno forte della presa in carico del problema) e funzionale (collocato lungo una dorsale di continuità ecologica individuata dalla rete ecologica). O. IL GOVERNO POLIVALENTE DEI MARGINI DELLE STRADE È da sottolineare come i problemi di questo tipo riguardano tutti gli esseri viventi (compreso l uomo) sia in modo diretto (attraverso la respirazione), sia in modo indiretto attraverso le produzioni alimentari. È opportuno considerare la questione sia sul piano del contenimento passivo delle emissioni (barriere verdi) che su quello dell implementazione delle reti ecologiche locali. P. LA VALORIZZAZIONE DEI PERCORSI PER LA FRUIZIONE ECOLOGICA 14

19 Favorire i contatti tra le persone ed un ambiente di qualità significa in pratica anche disporre di percorsi che consentano fruizioni dolci (ciclopedonali, o a cavallo) e di circuiti attrezzati che supportino e valorizzino tali fruizioni. Q. IL POTENZIAMENTO DELL EDUCAZIONE AMBIENTALE La prospettiva di un riequilibrio ecologico, o più modestamente quella di un corretto governo dell ecosistema, potrà essere efficacemente perseguita solo se vi sarà una sufficiente consapevolezza delle necessità di tali obiettivi a livello dei decisori e delle popolazioni nel loro complesso R. IL POTENZIAMENTO DELL INFORMAZIONE PER L AMBIENTE Se l educazione ambientale si pone obiettivi di sensibilizzazione di media-lunga scadenza, l informazione ha il compito di mettere i cittadini in condizione di conoscere in tempo reale quanto avviene di interessante o potenzialmente determinante, anche per quanto riguarda l ambiente. È importante distinguere l informazione che l amministrazione deve fornire in modo diretto ai cittadini da quella indipendente che svolgerà un ruolo sempre maggiore in una prospettiva di governance. 2.3 SCHEMA SPAZIALE DELLA RETE La spazializzazione degli elementi significativi è stata effettuata su cartografia in scala 1: e tradotta in files utilizzabili su GIS. Nella presente fase di elaborazione del Piano si restituisce uno schema direttore in scala 1: Si fornisce di seguito una sintesi delle categorie di elementi considerati: A B C Sistema SIC/ZPS A1) SIC A2) ZPS A3) SIC-ZPS A4) Buffer 500 A5) Nuovi SIC potenziali Aree tutelate a rilevanza ecologica B1) Parco Nazionale dell Appennino Tosco-Emiliano B2) Riserve Naturali B3) Parchi Provinciali B4) Aree di riequilibrio ecologico (ARE) B5) Oasi faunistiche Aree di rilevanza naturalistica senza istituti di tutela C1) Aree di pregio riconosciute C2) Aree rilevanti per la biodiversità in corso di definizione 15

20 Oltre alle categorie già considerate, il progetto ne ricomprende altre riconosciute come di interesse naturalistico. A tali aree di pregio il progetto aggiunge, come elenco aperto suscettibile di essere progressivamente ampliato e cartografato, la categoria delle aree rilevanti per la biodiversità in corso di definizione. D Categorie di habitat rilevanti D1) Boschi Boschi planiziali Boschi collinari-montani (consolidati) Boschi collinari-montani (recenti) D2) Specchi idrici e zone umide Laghi appenninici (naturali) Laghi appenninici (artificiali) Lanche Ex-cave recuperate Specchi di cava attiva D3) Altre unità naturali significative Praterie Calanchi Unità litoidi (rocce, greti, salse ecc.) Fontanili Salse Grotte Ecc. D4) Ambiti agricoli permeabili residui E Ecomosaici di appoggio Il governo dell ecosistema complessivo non può fermarsi al riconoscimento ed alla trattazione tematica di categorie di habitat, ma deve poter individuare e rendere conto di ambiti sistemici unitari. Il riconoscimento degli ecomosaici e delle principali fasce di transizione ecosistemica è funzionale a questo obiettivo. Gli ecomosaici individuati sono: Ambiti golenali del fiume Po; Agroecosistemi umidi planiziali; Ambiti significativi di pertinenza fluviale; Agroecosistemi dell'alta pianura a rii incisi; Mosaici montani a faggio e praterie di quota; Mosaici collinari-montani a naturalità elevata, con situazioni specifiche come l ambito dei calanchi e quello a pino silvestre; Mosaici del fronte pedecollinare. F Nodi e connessioni ecologiche primarie F1) Gangli planiziali da potenziare 16

21 F2) Corridoi planiziali primari F3) Corsi d'acqua principali F4) Connessioni pianura/collina F5) Connessioni primarie in ambito collinare-montano F6) Capisaldi collinari-montani F7) Principali direttrici esterne di connettività G Connessioni ecologiche complementari G1) Corridoi secondari in ambito planiziale G2) Corsi d acqua ad uso polivalente G3) Aree tampone per i grandi insediamenti G4) Fasce buffer periurbane G5) Corridoi specifici per specie guida H I Principali percorsi di fruizione naturalistica H1) Greenways prioritarie H2) Sentieri appenninici prioritari Elementi critici per la rete I1) Principali linee di frammentazione ecologica I2) Principali punti di conflitto esistenti I3) Principali punti di conflitto programmati I4) Principali varchi a rischio I5) Principali sorgenti di impatto potenzialmente critiche esistenti 2.4 ECOMOSAICI Rispetto agli elementi trattati nel punto precedente, gli ecomosaici costituiscono una categoria con aspetti differenti. L applicazione delle politiche indicate al Capitolo 2 acquista una preferenzialità diversa a seconda delle caratteristiche strutturali e funzionali dell ecomosaico. Ciò non si traduce quindi direttamente in elementi cartografabili, quanto piuttosto in indicazioni gerarchizzate di rilevanza delle politiche nelle diverse situazioni. La rilevanza a sua volta dipende dalla tipologia dell ecomosaico e dalla sua posizione nello schema spaziale. Le tipologie considerate sono le seguenti (con asterisco sono indicate quelle di rilevanza intrinseca elevata) (si veda l allegato specifico del Q.C.): A1 Agroecosistemi umidi (*) A2 Agroecosistemi parcellizzati planiziali C1 Mosaici collinari-montani a naturalità elevata (*) C2 Mosaici collinari-montani a calanchi diffusi (*) C3 Mosaici collinari-montani a pino silvestre diffuso (*) C4 Mosaici collinari a media antropizzazione E1 Agroecosistemi dell'alta pianura a rii incisi (*) 17

22 E2 Mosaici del fronte pedecollinare (*) F2 Ambiti golenali del fiume Po (*) F1 Ambiti significativi di pertinenza fluviale (*) M Mosaici montani a faggio e praterie di quota (*) T1 Fascia di transizione senza de-strutturazione dell'ecosistema T2 Fascia di transizione con de-strutturazione dell'ecosistema Ai fini del ruolo posizionale nello schema spaziale, si sono considerati gli ecomosaici della dorsale appenninica, quelli golenali del Po, quelli lungo tre linee fondamentali di continuità nord-sud (lungo l Enza, lungo il Secchia, lungo una linea centrale di naturalità relativa significativa), attribuendo una rilevanza elevata alla fascia centrale del margine collina/pianura, ove gli ecomosaici pedecollinari e quelli a rii incisi dell alta pianura possono essere considerati alla stregua di un grande importante ecotono. 18

23 3 RETE ECOLOGICA E RETE NATURA 2000 Come già detto, il progetto per la rete ecologica provinciale di Reggio Emilia parte dalla verifica del sistema dei SIC-ZPS e dalla sua accettazione come insieme di capisaldi rispetto a cui portare a sistema tutta un altra serie di elementi di rilevanza territoriale (il sistema delle aree già tutelate, le altre aree rilevanti per la biodiversità, il sistema delle connessioni ecologiche). Si pone il tema del rapporto del progetto con Rete Natura 2000, che puo essere declinato nelle seguenti questioni: rapporti con i territori esterni; nuovi siti proponibili; possibili riperimetrazioni dei siti attuali; criteri generali di gestione degli habitat; gestione specifica dei siti attuali; valutazioni di incidenza; prospettive generali per Rete Natura 2000; Il progetto affronta il tema del rapporto con i territori esterni con il riconoscimento delle principali direttrici di continuità. Lo schema spaziale complessivo della rete suggerisce il riconoscimento di sito di importanza anche ad altre due aree: l Oasi del Bianello e l ARE del Tassone. Non emergono motivi per indicare come necessarie riperimetrazioni di SIC/ZPS esistenti. Il tema delle valutazioni di incidenza si pone per il rapporto con le decisioni emergenti da altre politiche. I risultati analitici e valutativi conseguiti in precedenza consentiranno l individuazione di possibili misure per la realizzazione della Rete Natura 2000 applicabili a: SIC e ZPS esistenti; eventuali nuovi SIC o ZPS proposti; specie di interesse; corridoi di connessione; ecomosaici in cui i precedenti elementi si inseriscono in grado di generare pressioni o offrire opportunità positive. 19

24 4 RAPPORTO CON IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO, I PIANI URBANISTICI E DI SETTORE, CENNI La traduzione degli elementi della rete ecologica spazializzata in azioni di governo deve poter disporre di strumenti adatti ed efficaci. A tale riguardo sono decisive le indicazioni che può dare la pianificazione territoriale di coordinamento a livello di area vasta, ovvero il nuovo PTCP. Pertanto nella fase di elaborazione definitiva del Piano saranno fornite indicazioni metodologiche (linee guida) ai Comuni e a tutti i soggetti a vario titolo interessati (a cominciare dai Consorzi di bonifica) per la progettazione e realizzazione delle reti ecologiche di livello locale (comunale e sub-comunale). In questa sede si offrono una serie preliminare di opzioni che il Piano valuterà nel suo processo di completamento ed attuazione. Tra i vari aspetti, particolarmente importante appare l individuazione degli strumenti per connettere i fatti urbanistici locali (governati dai PSC) con l attuazione di pezzi di rete ecologica attraverso ad esempio meccanismi di perequazione, anche di tipo intercomunale (perequazione territoriale). Su tale fronte, ad esempio, si orienta sin da subito il nuovo PTCP. Un altro aspetto significativo è l istituzione di un raccordo con le opere soggette a procedura di VIA e Valutazione di Incidenza per verificare la compatibilità e le opere di mitigazione e compensazione; non si deve inoltre dimenticare il ruolo che possono svolgere le altre opere non soggette a procedure di valutazione ambientale per le quali potrebbero essere definite le relazioni rispetto alla rete ecologica. Una tematica di rilevanza strategica è la ricerca del possibile ruolo che la struttura ecosistemica del territorio può giocare nella determinazione del bilancio economico delle attività produttive. Sicuramente interessante sarà sviluppare la tematica all interno di percorsi di certificazione ISO14000 o EMAS, ma anche (forse in modo preponderante) in campo rurale riguardo alle produzioni locali legate alla filiera corta o rispetto a produzioni di biomasse di interesse energetico o ancora attraverso l offerta all imprenditoria agricola di opportunità nella prestazione di servizi di manutenzione del territorio. La questione di fondo rimane quella di ottenere un assetto ecosistemico dotato di una relativa stabilità ( sebbene non assoluta). Questo obiettivo in parte potrebbe essere perseguito attraverso gli interventi legati ad opere; a fatti che possono quindi essere trattati attraverso norme o comportamenti già previsti o ragionevolmente definibili nei normali strumenti di pianificazione anche locale. Un settore di grande interesse, legato soprattutto al consolidamento dei poli produttivi sovracomunali, è quello legato alla conversione dei siti industriali in aree ecologicamente attrezzate. Per quanto riguarda il territorio rurale risulta certamente importante favorire la ricaduta delle misure agroambientali e forestali all interno delle zone funzionali della REP/RN2000; trattandosi di adesione volontaria per aumentarne il grado 20

25 di efficacia ai fini della rete è indispensabile condurre un percorso di informazione e di assistenza al mondo agricolo per fare emergere l opportunità rappresentata dalla rete ecologica cercando di favorire l adesione alle misure senza limite temporale. Una tale azione di informazione e condivisione degli obiettivi generali della rete ecologica possono rappresentare un presupposto importante per la verifica di fattibilità di attività imprenditoriali legate alla qualità dell ambiente ed alle filiere corte. Infatti solo una nuova imprenditorialità agricola che considera la qualità dell ambiente un presupposto imprescindibile per la propria attività sarà in grado di supportare un assetto ragionevolmente durevole. Il processo di deterritorializzazione delle produzioni (dell economia agricola in particolare) è infatti una concausa delle criticità cha attualmente si manifestano; il disporre di un disegno condiviso del paesaggio connotato da elementi di qualità può contribuire a sollecitare nuove missioni per l imprenditoria agricola. Un ulteriore aspetto decisivo riguarda la gestione della rete ecologica ove ciò non sia intrinseco alla realizzazione o connaturato con l attività. La manutenzione del verde (in parte anche la realizzazione) può essere un opportunità di coinvolgimento, una possibilità nella direzione della multifunzionalità per gli imprenditori agricoli attraverso la fornitura da parte loro di servizi. 21

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