Salute e Malattia. Corso di Igiene L IGIENE. Differenze sostanziali tra Igiene e Clinica. Salute. Differenze tra Igiene e Clinica

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1 L IGIENE Corso di Igiene Prof. Vincenzo Baldo Disciplina che ha per fine la promozione e la conservazione della salute a livello individuale e collettivo, attraverso il potenziamento dei utili e l allontanamento o correzione dei responsabili delle malattie, in modo da conseguire uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale nei singoli e nella collettività Differenze tra Igiene e Clinica IGIENE Cause (dei fenomeni salute/malattia) Popolazione Epidemiologia Descrittiva (descrizione dei fenomeni salute/malattia) Epidemiologia Analitica (inferenza sulle cause del fenomeno) Statistico/epidemiologici Multidisciplinare Interdisciplinare Sanità Pubblica Prevenzione AMBITI Interesse Oggetto di studio Campo di attività Metodo di osservazione Metodo di analisi Strumenti di indagine Stile formativo Stile operativo Modello di intervento Finalità di intervento CLINICA Effetti (degli eventi morbosi) Individuo Semeiotica (descrizione dei segni e sintomi degli eventi morbosi) Diagnosi (inferenza sulla natura dell'evento) Tecnologici Iperspecialistico Settoriale Farmacologia e Chirurgia Terapia Differenze sostanziali tra Igiene e Clinica 1. L oggetto dell interesse è il soggetto SANO (conquista, potenziamento e conservazione della salute) 2. Gli interventi sono estesi alla collettività all ambiente di vita (fisico, biologico e sociale) percettivo sociale e Uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale Capacità di adattamento dell'individuo al suo ambiente Capacità dell'organismo di esplicare le funzioni che gli sono richieste nel suo contesto biologico e sociale ambientale 1

2 Oggettivo "Uno spostamento dalla condizione fisiologica normale dell' organismo sufficiente a produrre segni o sintomi" Soggettivo "Diminuzione o assenza di benessere; condizione di malessere o sofferenza" "Un processo che insorge come risultato di un' azione sull' organismo di uno stimolo (straordinario) nocivo, dell' ambiente interno o esterno, caratterizzato dalla diminuzione delle capacità di adattamento dell' organismo vivente all' ambiente esterno, con una mobilitazione contemporanea delle sue forze difensive" Ambientale Fattori Geografici Biologici Fisici Chimici Fattori sociale Culturali Sociali Istituzionali Lavorativi Economici Civili FATTORI + positivi o - negativi di salute Fattori individuali Genetici Costituzionali Comportamentali Qualità della vita Personali Aspetti fisici nutrizione, situazione immunitaria, benessere fisico Aspetti psichici identità affermata, stabilità emotiva, situazione affettiva Aspetti culturali educazione sanitaria Fattori positivi Comportamentali Abitudini di vita abitudini personali corrette, sonno e svago sufficienti Lavoro appagante, stimolante e non stressante Ambiente fisico buona qualità aria, acqua e suolo Ambiente biologico qualità alimentare, protezione microbiologica Ambiente sociale Buone condizioni igieniche, lavoro non nocivo, integrazione sociale, servizi sanitari, scolastici e sociali adeguati Ambientali Fattori di rischio Costante o frequente associazione tra fattore e malattia Sequenza temporale positiva Fattori negativi Fattori causali Plausibilità biologica Gradiente biologico degli effetti (dose/risposta) Forza dell associazione Specificità dell associazione Causalità e rischio Sino a tempi abbastanza recenti importanza primaria in epidemiologia aveva il concetto di causalità, valido soprattutto per le malattie infettive, che hanno generalmente un rapporto causale biunivoco con l agente eziologico. Le conoscenza scientifiche acquisite negli ultimi anni hanno però evidenziato che i vari agenti patogeni (microrganismi) sono causa necessaria ma non sufficiente di malattia, e quindi anche per le malattie infettive al modello di causalità si è venuti sostituendo quello di probabilità (l agente infettivo rappresenta un fattore di rischio). RAPPORTO BIUNIVOCO (MALATTIE INFETTIVE) AGENTE EZIOLOGICO CAUSA NECESSARIA agente ospite CONDIZIONI DI SUFFICIENZA MALATTIA INFETTIVA EVENTO 2

3 Il rischio viene definito come la probabilità di comparsa di un evento negativo. Il fattore di rischio è ogni variabile collegata all evento Il soggetto o gruppo a rischio è ogni individuo o collettività in cui l insorgenza di un evento negativo è più probabile rispetto alla comunità generale (ossia il suo rischio è più alto). RAPPORTO DI RISCHIO ASPECIFICO E MULTIPLO (MALATTIE MULTIFATTORIALI) F FATTORI DI RISCHIO ASPECIFICI F1 F2 inibizione o potenziamento reciproco tra i vari in rapporto a durata/entità/ frequenza d azione dei singoli A B M Il fattore di rischio non è quindi una causa necessaria né sufficiente per l insorgenza di alcuna patologia; esso è però potenzialmente collegabile all evento, anche se non in maniera diretta. F3 F4 dell ospite C FATTORI MODULATIVI Ogni fattore di rischio generalmente esplica un azione negativa aspecifica, non rapportabile cioè ad una singola e peculiare patologia, ma è collegabile all insorgenza di varie patologie. Ogni malattia non riconosce quindi un singolo fattore necessario, ma è generalmente rapportabile a più (multialità). Nelle malattie multiali a genesi complessa (con reciproche interazioni tra di rischio, ospite e ambiente), può quindi essere artificioso indicare precisamente il peso eziologico specifico di ogni singolo fattore nei riguardi di un evento, in quanto non esiste un rapporto diretto univoco causa/effetto tra fattore ed evento. Ne deriva quindi anche che, nel caso di malattie multiali, l eradicazione è difficilmente ipotizzabile a causa dell assenza di cause necessarie e sufficienti e della presenza di diverse reti di di rischio. Quindi, un intervento preventivo rivolto ad un singolo fattore di rischio potrà dare effetti di riduzione della morbosità e della mortalità di una ampia serie di patologie (e cioè su tutte quelle correlate agli effetti interattivi di quel particolare fattore) esempio: campagna contro gli abusi alcolici può indurre contemporaneamente riduzione dei casi di cirrosi etilica ulcera gastro-duodenale tumori dell apparato digerente incidenti stradali Prevenzione La prevenzione rappresenta il metodo per impedire l insorgenza e la progressione della malattie e, in relazione agli obiettivi, può essere distinta in prevenzione primaria secondaria terziaria 3

4 Prevenzione primaria L obiettivo principale è quello di impedire l insorgenza delle malattie nelle persone sane. L efficacia di in intervento a tale livello si traduce in una riduzione del numero di nuovi casi di malattia all interno di una popolazione. Per ottenere risultati ottimali tale livello preventivo dovrà essere attuato prima che l agente infettivo o il fattore di rischio agisca sull individuo. Può essere effettuata sull individuo (aumentando le difese individuali, rimuovendo comportamenti nocivi, inducendo comportamenti positivi sull ambiente di lavoro) a livello ambientale (sanificazione, bonifiche, sterilizzazione) Prevenzione secondaria Ha come obiettivo la scoperta delle patologie prima che esse diventino sintomatologiche Gli interventi vengono effettuati con lo scopo di individuare precocemente la malattia. Non rimuove i di rischio e quindi non riduce i nuovi casi di malattia. Per poter attuare tali programmi le patologie devono presentare un decorso con latenza lunga, essere conosciute, possedere un test valido per l individuazione essere curabili Un esempio di prevenzione secondaria è dato dagli screening. Prevenzione terziaria Si prefigge di ridurre le complicanze invalidanti di una determinata patologia. Viene ad essere effettuata nell immediato post-acuzie (un sinonimo è riabilitazione) Può essere di tipo fisico psicologico LA Prevenzione primaria: promozione e mantenimento della salute attraverso interventi individuali o collettivi. (Vaccini, bonifiche, educazione sanitaria). Prevenzione secondaria: può essere definita come l attuazione di interventi volti ad identificare precocemente la malattia (screening). Prevenzione terziaria: prevenzione delle complicanze (riabilitazione) PATOLOGIE INFETTIVE Storia naturale delle malattie infettive generalmente monoali infezione prevenzione secondaria guarigione con breve periodo di incubazione esiti: guarigione (con o senza sequele) morte non infetto prevenzione primaria incubazione fase preclinica malattia clinica non ammala prevenzione terziaria guarigione con sequele decesso 4

5 PATOLOGIE CRONICO-DEGENERATIVE Storia naturale delle malattie cronico-degenerative 1. eziologia poliale 2. lunga latenza esposizione a di rischio 3. difficoltà diagnostiche e imprecisioni classificative non esposti fase di latenza fase subclinica malattia decesso PRIMARIA SECONDARIA TERZIARIA 5

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