Workshop: I SOTTOPRODOTTI AGROFORESTALI E INDUSTRIALI A BASE RINNOVABILE
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- Evelina Scognamiglio
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1 Intervento Assessore Malaspina Università Politecnica delle Marche ANCONA 26 E 27 SETTEMBRE Workshop: I SOTTOPRODOTTI AGROFORESTALI E INDUSTRIALI A BASE RINNOVABILE Sono veramente grata ha affermato l Assessore all Agricoltura ed all Ambiente - al Dipartimento 3 A dell Università Politecnica delle Marche di poter essere qui ad aprire questo importante convegno, di grande rilievo per l agricoltura, l ambiente e la produzione energetica della nostra bella regione. Tutti noi sappiamo che questi ultimi anni ed i prossimi saranno caratterizzati da sfide ben delineate dalla comunità internazionale e che l Italia non può eludere: ridurre significativamente il gap di costo dell energia per i consumatori e le imprese, raggiungere e superare gli obiettivi ambientali definiti dal Pacchetto Clima-Energia 2020, migliorare la nostra sicurezza di approvvigionamento, nonché favorire la crescita economica sostenibile attraverso lo sviluppo del settore energetico. La riflessione che viene proposta oggi e domani contribuirà sicuramente ed in maniera significativa al raggiungimento dei suddetti obiettivi.
2 A livello nazionale è stata fissata al 17 per cento la quota-obiettivo di consumi da fonti rinnovabili da raggiungere entro il Tale quota è stata differenziata a livello regionale con il decreto ministeriale 15 marzo 2012 (cosiddetto decreto Burden Sharing). In particolare, per la regione Marche è stata fissata al 15,4 per cento la quota minima di consumo di energia da fonti rinnovabili al Tradotto in parole povere, per la nostra regione significa, indicativamente: un incremento del 124 per cento del consumo di energia elettrica da fonti rinnovabili, passando da 60 chilo tep a 134 chilo tep ed un incremento di oltre il mille per cento del consumo di energia termica da fonti rinnovabili, passando da 34 a 406 chilo tep. Inoltre ci viene imposta una riduzione dei consumi finali lordi del 3 per cento. Pertanto produrre di più in maniera sostenibile riducendo i consumi. Teniamo presente inoltre che le misure di incremento sopra indicate costituiscono una mera linea d indirizzo, in quanto il decreto Burden Sharing vincola la Regione esclusivamente al perseguimento dell obiettivo del 15,4 per cento e attribuisce alla pianificazione regionale in materia di energia, in quanto materia concorrente Stato-Regioni, la competenza all individuazione e all articolazione delle singole componenti. Conseguentemente alla Regione Marche è richiesto un rafforzamento della politica energetica regionale, che già dal
3 PEAR approvato con Delibera Amministrativa n. 175/ e quindi con largo anticipo rispetto ai recenti indirizzi europei, aveva individuato nello sviluppo delle fonti rinnovabili, nel risparmio energetico e nell efficienza energetica gli assi strategici fondamentali. Si era, già allora, consapevoli che la sostenibilità dello sviluppo della comunità marchigiana non fosse più derogabile considerati i nuovi fenomeni dei cambiamenti climatici, il gravoso impatto ambientale dell utilizzo delle fonti fossili e che la strada dell efficienza, fosse quindi la strada più agevole e meno costosa per le imprese e per i cittadini per perseguire tali obiettivi. In questi otto anni di attuazione del PEAR, in parte grazie anche all aiuto degli incentivi statali specifici, ma per lo più dovute alle lungimiranti ed innovative politiche regionali come ad es. il Protocollo ITACA, i finanziamenti concessi con il POR competitività ( )per la riconversione energetica, alcune azioni del Programma di Sviluppo rurale, i risultati sono stati concreti ed evidenti. Ci risulta attualmente chiaro come tale politica abbia avuto effetti anche sulla competitività del sistema economico regionale attraverso il volano dell innovazione tecnologica, seppur tali effetti sono stati purtroppo limitati dalla crisi economica in atto.
4 Il nuovo contesto normativo, che fissa obiettivi regionali al 2020, questa volta vincolanti, pena il commissariamento a partire già dal 2017, il nuovo contesto economico e le nuove priorità della Programmazione Comunitaria , ci chiedono uno sforzo aggiuntivo che stiamo definendo nell ambito dell adeguamento del PIANO ENERGETICO AMBIENTALE REGIONALE, per il quale al momento è stata avviata la procedura di VAS, attraverso la pubblicazione del relativo rapporto preliminare. Dalle prime analisi tecniche emerge con chiarezza che le priorità degli interventi energetici in ottica Burden Sharing debba essere costruita su due elementi fondamentali: la riduzione dei consumi energetici e in particolare dell energia termica e l incremento della quota di energia termica consumata da fonti rinnovabili. Nello specifico, per quanto riguarda la riduzione dei consumi di energia termica sarà necessario intervenire promuovendo politiche di efficienza energetica secondo la seguente scala di priorità settoriale (settore trasporti, settore domestico, settore industriale, settore terziario, settore agricolo e settore della P.A.), mentre per quanto riguarda l incremento della quota di energia termica da fonte rinnovabile, sarà necessario promuovere lo sviluppo dell uso delle biomasse soprattutto da scarti agroforestali e di allevamento. Sottolineo in particolare uso termico in poche parole non stiamo parlando degli impianti oggetto di forte contestazione in questi ultimi
5 anni, orientati prioritariamente alla produzione di energia elettrica, ma di piccoli impianti, con particolare orientamento a caldaie a biomassa per riscaldamento e teleriscaldamento. Entrando nello specifico settore delle energie rinnovabili in agricoltura vi posso sicuramente affermare che è stato uno dei temi più trattati nel dibattito sulle prospettive dell agricoltura, con valutazioni di senso diametralmente opposto. Da una parte, le agroenergie hanno suscitato un grande interesse nel mondo agricolo, con fortissime aspettative, tutte positive, per i benefici sia economici che ambientali. Dall altro, sono emerse preoccupazioni per gli impatti che la deriva energetica dell agricoltura può generare sulla disponibilità alimentare, sugli usi del suolo e sull economia dei territori rurali. In questo scenario s inserisce il ruolo della politica, giacché lo sviluppo delle energie rinnovabili è, almeno per ora, correlato alle incentivazioni. Tramite il PAN (Piano di Azione della Biomassa) l Italia si è prefissata traguardi importanti riguardo la produzione di energia da fonti rinnovabili ed in particolare da biomasse: - Energia elettrica da fonti rinnovabili (FER) al 2020: biomasse 19%, altre rinnovabili 81%;
6 - Riscaldamento e raffreddamento da FER al 2020: biomasse 54%, altre rinnovabili 46%; - Energia per trasporti da FER al 2020: biomasse 87%, altre rinnovabili 13%. Da tutto ciò si rileva che l agricoltura assume un ruolo fondamentale nel raggiungere gli obiettivi di cui si è già discusso in apertura e le agroenergie suscitano un grande interesse anche perché, insieme alle altre fonti rinnovabili, possono contribuire in maniera significativa a contrastare i cambiamenti climatici. Inoltre - le agroenergie in particolare, - sono viste come una necessità per la sostenibilità del modello produttivo europeo, per la valorizzazione del territorio e come un opportunità per favorire la multifunzionalità dell agricoltura. Poi le agroenergie nutrono grandi aspettative da parte degli agricoltori come una possibilità di integrazione del loro reddito e come un opportunità di diversificazione delle attività produttive, soprattutto nei periodi di stagnazione dei prezzi delle commodity agricole. Accanto agli incentivi, che dovranno man mano essere sempre minori, il sistema politico deve adottare strumenti strategici che garantiscano al contempo: l implementazione di un sistema energetico locale e stabile,
7 il sostegno del settore agricolo nel lungo periodo, per garantire la sostenibilità economica senza entrare in competizione con il comparto alimentare il sostegno della sostenibilità ambientale, che possa tutelare la biodiversità ed il territorio, generando impatti positivi sull ambiente naturale. L implementazione di tali politiche non può prescindere da una valutazione specifica e attenta per differenziare benefici e impatti. Una generica valutazione del settore agroenergetico, come spesso succede nel dibattito corrente, è quanto di più superficiale ed errato. Altro aspetto è legato ai contesti aziendale e territoriali. Le agroenergie hanno esiti molto diversi in aziende zootecniche, cerealicole o vitivinicole; esse possono rappresentare un attività agricola integrativa o speculativa. A livello territoriale, le agroenergie possono valorizzare le economie locali, come nel caso dell utilizzo dei residui di essenze forestali o di reflui zootecnici, voi siete esperti in questo campo, o dei pannelli fotovoltaici integrati nei fabbricati rurali, oppure distorcere gli equilibri tra domanda e offerta dell uso del suolo o dei prodotti alimentari.
8 Un altra ragione è legata alle scelte politiche. In considerazione di quanto detto noi riteniamo di dover sostenere lo sviluppo delle agroenergie tenendo in considerazione: la sostenibilità energetica: intesa come la differenza tra energia prodotta dalle filiere sotto forma di elettricità o calore o sotto forma di biocombustibili idonei a sostituire combustibili fossili e l energia spesa agricoltura compresa per la realizzazione delle intere filiere agro-energetiche, è sempre largamente positiva; la sostenibilità ambientale: misurata con il confronto tra la CO2 equivalente generata dalla filiera tradizionale basata sui combustibili fossili e quella prodotta dalla filiera agroenergetica che la sostituisce, è sempre interessante. Se poi vengono utilizzati residui colturali come biomassa il vantaggio ambientale risulta maggiore; gli aspetti socio-economici: Le agro-energie possono contribuire a integrare le produzioni lorde vendibili agricole (soprattutto attraverso la riduzione dei costi di produzione e la vendita di prodotti energetici) dando quindi l opportunità di sviluppare nuove attività economiche rurali o forestali. Il mantenimento della competitività delle aziende agricole e forestali è anche la premessa al mantenimento del presidio del
9 territorio attraverso lo sviluppo di un tessuto economico diffuso sul medesimo; gli aspetti culturali ed educativi: La diffusione delle filiere agroenergetiche permette anche di svolgere una funzione educativa quanto mai necessaria per una migliore comprensione da parte di tutti dell importanza del tema energetico. Le filiere-agro energetiche si prestano ad essere diffuse sul territorio, a porre in evidenza il rapporto tra materie prime di input e quantità di energia di output, a richiedere una attenta ottimizzazione di processi. Si presentano peraltro idonee ad essere applicate in centri aperti al pubblico (come le aziende agro-turistiche che potrebbero diventare agro-energetiche) e costituire il tema principale per un certo tipo di informazione. Per questo le strategie politiche da adottare affinché il sistema agricolo abbia un posto importante nella produzione di energia da fonti rinnovabili dovranno essere: l Incentivazione all utilizzo biomasse residuali (es. deiezioni animali, scarti agroalimentari, potature, etc.);
10 l Incentivazione della produzione di energia diffusa sul territorio (uno degli obiettivi del PEAR) attraverso la realizzazione di impianti a potenza limitata che utilizzino biomassa prevalentemente proveniente dalla stessa azienda agricola o comunque a livello locale; Il sostegno per la realizzazione di filiere locali che prevedono il coinvolgimento di una serie di attori quali: agricoltori, imprenditori agroindustriali e industriali, enti locali, scuole, etc. Ciò consente di valorizzare in maniera ottimale le risorse del territorio portando benefici ambientali ed economici a livello locale, soprattutto nelle aree rurali svantaggiate; Il sostegno del ruolo dell agricoltore come produttore di energia rinnovabile piuttosto che come produttore di materia prima (biomassa). La valorizzazione della risorsa biomassa sarà ottimale nel momento in cui si riescirà a ottimizzare i costi relativi a tutti i processi della filiera. La strategia migliore è quella di utilizzare le risorse della zona sia in termini di colture dedicate, in quanto necessarie alla valorizzazione dei sottoprodotti, sia in termini di residui provenienti
11 dalla coltivazione o dalle attività agroindustriali, con l intento anche di ridurre il più possibile i trasporti. Non dimentichiamo oltre alla biomassa, interessante è la possibilità per l azienda agricola di produrre energia da fonti rinnovabili attraverso l impiego della tecnologia del fotovoltaico e del minieolico, meglio se integrate con l energia prodotta da biomassa. Chiudo il mio intervento ricordando che in questi giorni siamo impegnati nella programmazione della nuova PAC 2014/2020, che come sapete assegna un fondamentale e strategico ruolo alla ricerca ed all innovazione più in generale per garantire uno sviluppo intelligente, sostenibile ed inclusivo come definito da Europa La regione Marche ha ritenuto promuovere e partecipare alla rete delle regioni europee per l innovazione in agricoltura, nell alimentare e nelle foreste ERIAFF e si attiverà in ambito regionale ed extra regionale alla costituzione dei gruppi operativi per i partenariati europei dell innovazione. Per questo vorremmo avere a nostro fianco le università delle Marche in particolare e del mondo scientifico più in generale per una competente collaborazione finalizzata ad analizzare le esigenze in innovazione del settore agricolo e forestale e per progettare e realizzare insieme interventi a garanzia della produttività e la sostenibilità.
12 L Università Politecnica delle Marche ha già partecipato al partenariato dello sviluppo rurale dando un suo interessante e puntuale contributo che verrà tenuto in giusta considerazione all atto della stesura dei documenti di programmazione. Vi ringrazio tutti per la possibilità che avete offerto alla nostra Regione di ospitare questo importante incontro ed auguro buon proseguimento e buon lavoro. Assessore agricoltura, ambiente ed energia della Regione Marche Maura Antonella Malaspina
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