Conti economici regionali Anno 2003

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1 25 ottobre 2005 Conti economici regionali Anno 2003 Ufficio della comunicazione Tel Centro di informazione statistica Tel Informazioni e chiarimenti Servizio Offerta di beni e servizi Claudio Pascarella Tel L Istat rende disponibili i conti economici delle regioni italiane relativi al Le prime stime di alcune grandezze economiche regionali, molto aggregate e riferite allo stesso anno, sono state presentate anticipatamente a dicembre I conti regionali sono allineati con i conti nazionali diffusi a marzo 2005 e costruiti su un quadro statistico più consolidato rispetto alle anticipazioni rilasciate a dicembre 2004 poiché inglobano tutti gli elementi conoscitivi di base nel frattempo maturati 1. Le informazioni oggi diffuse riguardano il set dei dati e delle analisi che costituiscono lo standard dei conti regionali solitamente rilasciati dall Istat a circa 20 mesi dall anno di riferimento. Tuttavia, a causa della sovrapposizione delle attività ordinarie con la revisione generale dei conti nazionali e la stima dei nuovi livelli di benchmark, non viene presentato il conto della distribuzione del reddito, nonché le informazioni di dettaglio relative ad alcuni aggregati. In particolare: per i redditi da lavoro dipendente non è fornita l analisi delle componenti di retribuzioni lorde e contributi sociali; per gli investimenti fissi lordi l analisi è limitata a tre macrobranche (agricoltura, industria e servizi); per i consumi finali delle amministrazioni pubbliche non è presentata la disaggregazione per funzioni di spesa. Il ritardo temporale con il quale i dati relativi ai conti regionali vengono prodotti non è comprimibile oltre certi limiti, in Italia come negli altri paesi europei, poiché origina dai tempi tecnici necessari per la raccolta completa delle informazioni di base. Vista la rilevanza di tali informazioni ai fini delle politiche comunitarie di sviluppo, l invio ad Eurostat dei conti regionali da parte degli Stati Membri è attualmente fissato dal Regolamento comunitario 2223/96 (noto come SEC95) a 24 mesi di distanza dall anno di riferimento. Il set completo dei dati relativi ai conti regionali è disponibile sul sito unitamente alle serie storiche ricostruite dal La nuova edizione dei conti regionali comprende, oltre al set più ampio di aggregati ed analisi per il 2003, anche la consueta revisione dei due anni immediatamente precedenti (2002 e 2001), che si rende necessaria sia per il riallineamento con la più recente edizione dei conti nazionali (marzo 2005), sia per l acquisizione delle informazioni di base pervenute successivamente alla costruzione delle stime della precedente edizione dei conti regionali (settembre 2004).

2 Principali risultati Nel 2003 la dinamica moderata del Pil a livello nazionale (+0,3% rispetto all anno precedente a prezzi 1995), si riflette in modo differenziato nelle grandi ripartizioni territoriali: è superiore alla media nell Italia meridionale, nell Italia centrale e nell Italia nord-orientale (rispettivamente +0,7%, +0,6% e +0,4%), mentre evidenzia un decremento nell Italia nord-occidentale (-0,4%) (Tav.1). Variazioni percentuali dei principali aggregati economici 2003/2002 ULA* PIL Consumi Investimenti variazioni % ITALIA Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno * Unità di lavoro a tempo pieno Il Nord-Ovest In termini reali il valore aggiunto risulta in crescita nelle costruzioni (+2,5% contro +2,3% a livello nazionale) e in quello dei servizi (+0,6% contro +0,9% a livello nazionale), mentre si riduce negli altri comparti produttivi: -4,6% nell agricoltura (-5,2% la media nazionale) e -1,5% nell industria in senso stretto (-1,0% la media nazionale). All interno dell industria in senso stretto gli andamenti sono particolarmente negativi nel settore conciario e di fabbricazione di prodotti in cuoio (-7,8%), in quello relativo alla fabbricazione di macchine, apparecchi elettrici e mezzi di trasporto (-7,0%) e, seppure in misura meno vistosa, nel settore tessile e dell abbigliamento (-3,3%). All opposto il valore aggiunto mostra una dinamica positiva nella branca della fabbricazione della carta, stampa ed editoria, in quella relativa al settore alimentare (+1,3%) e nella produzione e distribuzione di energia elettrica e gas (+1,7%). Nell ambito del terziario il valore aggiunto cresce nelle attività alberghiere e di ristorazione (+3,2%), nella sanità e negli altri servizi sociali (+1,7%), mantenendosi sostanzialmente stazionario nei trasporti (-0,3%) e nel commercio (-0,1%). Alla performance deludente dell economia nord-occidentale si accompagna lo scarso sostegno della domanda finale interna, sulla quale grava il decremento degli investimenti fissi (-2,3% rispetto alla media nazionale di -1,8%), solo parzialmente compensato dalla crescita dei consumi delle famiglie (+1,7% contro +1,9% a livello nazionale) e da quella della spesa della Pubblica Amministrazione (+2,4%, contro +2,3% a livello nazionale). 2

3 Per quanto attiene gli aspetti occupazionali, l input di lavoro (espresso in ULA, unità di lavoro annue) cresce dello 0,6% (+0,4% il dato nazionale) (Tav. 1), con una riduzione della produttività del lavoro (rapporto fra valore aggiunto a prezzi costanti e unità di lavoro) pari all 1,2% (-0,2% il dato nazionale) (Tav. 2). La remunerazione del fattore lavoro (rapporto fra redditi da lavoro dipendente e unità di lavoro dipendenti) evidenzia, invece, un aumento pari al 3,6% (+3,8% la media nazionale), attestandosi sul valore di euro (Tav. 3). Fra le regioni nord-occidentali registrano una crescita del Pil la Valle d Aosta (+1,5%) e la Liguria (+1,2%). Per la prima il risultato è da ascriversi al forte incremento del valore aggiunto nelle costruzioni (+6,5%) e nei servizi (+2,5%), che si contrappone alla contrazione dell industria in senso stretto (-3,8%) e dell agricoltura (-1,4%), sebbene il peso di questi ultimi due settori nella struttura produttiva valdostana sia piuttosto limitato. La Liguria, invece, a fronte di una crescita del valore aggiunto nei settori delle costruzioni (+2,2%) e dei servizi (+1,4%), presenta un modesto incremento nell industria in senso stretto (+0,2%) e una contrazione nel settore dell agricoltura (-1,4%). La flessione del Pil piemontese (-0,5%) (stesso risultato del 2002) è la sintesi della significativa riduzione del valore aggiunto nell agricoltura (-5,7%) e nell industria in senso stretto (-4,3%), che viene solo parzialmente compensata dal buon risultato delle costruzioni (+1,4%) e dei servizi (+0,9%). Anche la contrazione del Pil della Lombardia (-0,6%) riflette il decremento del valore aggiunto nell agricoltura (-4,7%) e nell industria in senso stretto (-0,6%) al quale si contrappone la crescita marcata nelle costruzioni (+3,0%) e la tenuta dei servizi (+0,3%). La spesa delle famiglie, contrariamente a quanto rilevato nel 2002 rispetto al 2001, evidenzia un segno positivo in tutte le regioni della ripartizione (+1,1% in Piemonte, +1,0% in Lombardia, +0,8% in Valle d Aosta, +0,7% in Liguria). Gli investimenti, viceversa, mostrano una contrazione generalizzata, particolarmente marcata in Piemonte, Valle d Aosta e Lombardia (rispettivamente -2,8%, -2,6% e -2,2%) e più contenuta in Liguria (-0,4%). L occupazione aumenta in Piemonte (+0,7%), Lombardia (+0,6%) e Liguria (+0,9%), mentre diminuisce leggermente in Valle d Aosta (-0,2%). La produttività del lavoro si riduce in Lombardia (- 1,3%) e Piemonte (-1,4%) con risultati peggiori della media nazionale (-0,2%), mentre assume segno positivo in Liguria (+0,4%) e Valle d Aosta (+2,0%). Il Nord-Est La sostanziale stazionarietà dell economia del Nord-Est è la sintesi del vistoso calo del valore aggiunto nell agricoltura (-10,6%) e della sostanziale tenuta dell industria in senso stretto (-0,3%), cui si contrappongono la crescita delle costruzioni (+3,5%) e, in misura più contenuta, dei servizi (+0,7%). A livello settoriale, ad eccezione della branca produttrice e distributrice di energia elettrica e gas e di quella relativa alla fabbricazione della carta, stampa ed editoria - che mostrano variazioni positive (rispettivamente +3,8% e +2,4%) -, le altre branche dell industria in senso stretto segnalano andamenti negativi: -5,3% l industria tessile e dell abbigliamento, -4,5% l industria conciaria e di fabbricazione di prodotti in cuoio, -2,9% la fabbricazione di macchine, apparecchi elettrici e mezzi di trasporto. Il terziario presenta, a livello disaggregato, andamenti marcatamente positivi nelle attività immobiliari, di noleggio e dei servizi alle imprese (+2,6%), nella sanità e negli altri servizi sociali (+2,1%) e nei trasporti (+1,7%) che bilanciano le flessioni nelle attività alberghiere e di ristorazione (-2,3%) e nel commercio (- 1,0%). La domanda delle famiglie per beni di consumo e servizi cresce dell 1,2%; gli investimenti mostrano invece una contrazione (-1,4%). La spesa delle Amministrazioni pubbliche aumenta del 2,4% in linea sia con la media nazionale (+2,3%) sia con il dato riferito al Nord-Ovest (+2,4%). La modesta crescita economica del Nord-Est si riflette in un lieve incremento delle unità di lavoro, pari allo 0,3%. La produttività del lavoro è stazionaria, mentre la remunerazione del lavoro dipendente cresce del 3,6%, attestandosi sul valore medio annuo di euro. 3

4 Nel dettaglio regionale il Pil mostra una dinamica stazionaria in Emilia Romagna, un aumento contenuto in Veneto (+0,4%) e un trend crescente in misura superiore alla media nazionale in Trentino Alto Adige (+0,8%) e Friuli Venezia Giulia (+1,2%). L analisi del contributo dei singoli rami di attività economica mette in luce una generalizzata performance negativa dell agricoltura in tutte le regioni della ripartizione, in particolare in Friuli Venezia Giulia (-23,5%), Veneto (-10,2%) ed Emilia Romagna (-9,3%). L incremento del Pil in Friuli Venezia Giulia è trainato dalla crescita dell industria in senso stretto (+3,4%), dei servizi (+1,6%) e delle costruzioni (+1,2%) che riescono a compensare il vistoso calo dell agricoltura. Nel Trentino Alto Adige la crescita del valore aggiunto del settore delle costruzioni (+6,4%) unitamente a quella più modesta dei servizi (0,8%), compensa il calo dell industria in senso stretto (-2,6%) e dell agricoltura (-5,9%). La moderata crescita del Pil in Veneto è legata, come già detto, al calo dell agricoltura cui si contrappongono la crescita delle costruzioni (+1,8%) e, in misura più contenuta, dei servizi (+0,5%) e la tenuta dell industria in senso stretto (+0,1%). In Emilia Romagna il valore aggiunto si contrae nell agricoltura e nell industria in senso stretto (rispettivamente -9,3% e -1,1%) ma risulta in crescita nelle costruzioni (+4,7%) e, in misura minore, nei servizi (+0,6%). La spesa delle famiglie evidenzia variazioni di segno positivo in tutte le regioni della ripartizione e in linea con la dinamica nazionale (1,1%): +1,0% in Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, +1,1% nel Veneto, +1,3% in Emilia Romagna. Gli investimenti mostrano una dinamica negativa, che è particolarmente accentuata in Emilia Romagna (-1,9%) e in Veneto (-1,5%) e più lieve in Friuli Venezia Giulia (-0,6%) e in Trentino Alto Adige (-0,4%). L occupazione presenta invece un andamento eterogeneo: positivo in Emilia Romagna (+0,6%) e Friuli Venezia Giulia (+0,9%) e sostanzialmente stazionario in Trentino Alto Adige e in Veneto (-0,1% entrambi) risultando in ogni caso, con la sola eccezione dell Emilia Romagna, costantemente inferiore alla dinamica del Pil. La produttività del fattore lavoro mostra una crescita generalizzata, con variazioni pari a +0,4% in Veneto e Friuli Venezia Giulia e +1,0% in Trentino Alto Adige; unica eccezione è l Emilia Romagna dove si riduce dello 0,7%. Il Centro Italia La crescita del Pil delle regioni centrali (+0,6%), è conseguenza dell apporto positivo dei servizi (+1,5%) e delle costruzioni (+1,1%) che riescono a compensare la forte crisi dell agricoltura (-12,5%) e la flessione dell industria in senso stretto (-1,4%). Il risultato negativo del comparto industriale riflette la contrazione del valore aggiunto dell industria conciaria e di fabbricazione di prodotti in cuoio, nonché dell industria chimica e farmaceutica (-3,9%, per entrambe), dell industria tessile e dell abbigliamento (-3,4%) e dell industria di fabbricazione di macchine, apparecchi elettrici e mezzi di trasporto (-2,6%). In crescita, sebbene senza lo slancio del 2002, la branca produttrice e distributrice di energia elettrica, gas e acqua (+1,3%). Il terziario segna un risultato positivo grazie all apporto del commercio (+2,5%), delle attività di intermediazione monetaria e finanziaria (+1,1%) e della sanità (+1,0%). È da sottolineare anche il sostanziale stallo dei trasporti (+0,3%) e l ulteriore calo, dopo quello registrato nel 2002, del settore degli alberghi e ristoranti (-2,2%). Per quanto attiene i fattori di domanda, si osserva la crescita della spesa delle famiglie (+1,1%), quella ancora più sostenuta della spesa per consumi finali delle Amministrazioni Pubbliche (+2,6%) e la caduta degli investimenti (-2,2%). La domanda di lavoro mostra un incremento dell 1,0% delle unità di lavoro. A fronte di una stazionarietà della produttività (-0,5%) si registra, invece, un sensibile aumento della remunerazione del lavoro dipendente (+3,7%), che si attesta su un valore pari a euro. 4

5 La crescita del Pil nell Italia centrale è essenzialmente riconducibile ai risultati del Lazio e delle Marche che registrano una dinamica positiva e superiore alla media della ripartizione (rispettivamente +0,9% e +0,8%); il Pil è invece stazionario in Toscana e in lieve aumento in Umbria (+0,2%). La buona performance dell economia laziale è da attribuire alla crescita del valore aggiunto del settore terziario (+1,7%), che riesce a controbilanciare i risultati negativi dell agricoltura (-11,5%), dell industria in senso stretto (-1,9%) e dell edilizia (-0,3%), mentre nel caso delle Marche è il settore edile a fare da traino (+9,2%). La Toscana e l Umbria sono accomunate da una forte diminuzione del valore aggiunto in agricoltura (in particolare -14,1% in Toscana e -10,5% in Umbria) e, in misura più modesta, nell industria in senso stretto (-1,3% in Toscana, -1,7% in Umbria). Dinamiche decisamente positive si registrano invece nel settore dei servizi (+1,4%) per quanto riguarda la Toscana e nelle costruzioni (+2,6%) nel caso dell Umbria. I consumi privati mostrano un andamento più vivace rispetto a quello del Pil (+1,1% contro +0,6%); non altrettanto si può dire per gli investimenti che diminuiscono drasticamente nel Lazio (-2,8%), in Toscana (-2,6%) e in Umbria (-2,4%), con l unica eccezione delle Marche dove rimangono sostanzialmente stazionari (+0,5%), L impiego del fattore lavoro risulta crescente in tutte le regioni centrali con un incremento più deciso nel caso del Lazio (+1,3%). La produttività del lavoro diminuisce in Toscana (-0,9%), nel Lazio (-0,4%) e in Umbria (-0,2%), mentre nelle Marche non subisce variazioni rispetto al Il Mezzogiorno Nel 2003 il Mezzogiorno registra un ritmo di crescita del Pil superiore a quello del resto del Paese (+0,7% contro 0,1% del Centro-Nord), confermando una tendenza in atto dal 1997 e interrottasi soltanto nell anno Tale risultato è determinato dall aumento del valore aggiunto dei servizi (+0,8%), dell agricoltura (+1,1%) e, soprattutto, delle costruzioni (+1,7%). L unico risultato negativo è quello dell industria in senso stretto (-0,4%) che, tuttavia, è percentualmente minore rispetto a quello registrato dallo stesso settore nel Centro-Nord (-1,1%). La flessione dell industria meridionale è la sintesi di andamenti eterogenei all interno dei settori di attività economica: in crescita quello della fabbricazione della carta, stampa ed editoria (+4,5%) e la branca produttrice e distributrice di energia elettrica e gas (+1,9%); in caduta il settore conciario, quelli della fabbricazione di prodotti in cuoio (-7,4%) e di macchine, apparecchi elettrici e mezzi di trasporto (-4,9%) e in misura minore, il settore tessile e dell abbigliamento (-3,5%). Per quanto riguarda il terziario, nel 2003 crescono sia le attività di intermediazione monetaria e finanziaria (+1,8%) che quelle relative alla sanità (+1,1%), contrapponendosi in tal modo alla contrazione delle attività alberghiere e di ristorazione (-0,5%) e alla sostanziale stazionarietà del commercio (+0,3%) e dei trasporti. La spesa delle famiglie per consumi finali cresce dell 1,1%, perfettamente in linea con l andamento del Centro-Nord; anche la spesa delle Amministrazioni Pubbliche aumenta (+1,9%) ma in misura inferiore rispetto all insieme delle altre ripartizioni geografiche (+2,5%); la spesa per l acquisto di beni capitali, invece, diminuisce dell 1,1%, meno che nel Centro-Nord (-2,0%). La dinamica delle unità di lavoro è appena negativa (-0,1%), a fronte del lieve aumento rilevato nel resto del Paese (+0,6%), mentre la produttività del fattore lavoro risulta in crescita (+0,9% contro 0,6% del Centro-Nord). I redditi da lavoro dipendente pro-capite aumentano del 4,0% (+3,6% nel Centro- Nord), raggiungendo il valore medio annuo di euro ed evidenziando un differenziale negativo di 14,4 punti percentuali rispetto al dato medio del Centro-Nord ( euro). 5

6 All interno della ripartizione i risultati economici migliori sono quelli realizzati dalla Sicilia, che registra la crescita del Pil più alta tra le regioni italiane (+2,2%), seguita da Calabria (+1,4%), Sardegna (+0,8%) e Campania (+0,7%). Le altre regioni meridionali segnalano, invece, andamenti negativi: Basilicata (-1,5%), Puglia (-0,8%), Molise (-0,7%) e Abruzzo (-0,1%). La performance della Sicilia è ascrivibile ad una fase espansiva che ha caratterizzato in modo differenziato tutti i rami di attività economica: dall agricoltura (+23,1%), alle costruzioni (+4,3%), all industria in senso stretto (+2,1%) fino ai servizi (+1,3%). L annata agraria è stata in generale piuttosto negativa nel Mezzogiorno come nel Centro-Nord; tuttavia, oltre al già citato risultato siciliano, fanno eccezione la Basilicata (+0,9%) e la Puglia (+0,5%). Contrazioni estremamente significative del valore aggiunto si registrano in Campania (-13,6%), Abruzzo (-8,5%), Molise (-6,0%), Sardegna (-1,2%) e Calabria (-0,4%). La performance dell industria in senso stretto risulta positiva anche in Campania (+1,9%), Sardegna (+0,9%) e Abruzzo (+0,1%); risultati decisamente deludenti si registrano invece in Basilicata (- 10,2%), Puglia (-2,7%) e Molise (-2,1%). La dinamica della spesa delle famiglie è crescente in tutte le regioni meridionali, con variazioni appena superiori alla media nazionale in Sardegna (+1,6%), Puglia (+1,2%) e Calabria (+1,2%), in linea in Campania (+1,1%) e appena al di sotto in Abruzzo (+1,0%), Basilicata (+1,0%), Sicilia (+1,0%) e Molise (+0,7%). La domanda di lavoro risulta in lieve flessione per effetto della riduzione delle unità di lavoro registrata in Puglia (-1,3%), Basilicata (-0,8%), Sardegna (-0,8%) e Molise (-0,4%) e del modesto incremento rilevato in Abruzzo (+0,1%), Campania (+0,1%) e Sicilia (+0,5%). La crescita dell occupazione risulta più sostenuta, e superiore alla media nazionale, in Calabria (+0,9%). La produttività del lavoro segna un sensibile incremento in Sicilia (+2,1%), Sardegna (+1,7%) e, in misura più contenuta, in Calabria (+0,4%) e Puglia (+0,3%), mentre risulta in calo in Basilicata (-1,0%), Abruzzo (-0,2%) e Molise (-0,2%). 6

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