RASSEGNA STAMPA MAGGIO 2013

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1 RASSEGNA STAMPA MAGGIO 2013

2 tuttofood fipe - Cerca con Google Pagina 1 di 1 07/02/2014 tuttofood fipe Accedi Web Shopping Immagini Notizie Video Altro Strumenti di ricerca Circa risultati (0,31 secondi) I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi. Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie da parte di Google. OK Ulteriori informazioni La Fipe presente a TuttoFood Facebook it-it.facebook.com/events/ /?ref=22 La Fipe parteciperà all'edizione 2013 di TuttoFood che si svolgerà dal 19 al 22 maggio pp.vv. presso Fiera Milano. Nell'area dedicata (Pad.9, stand R21-S30),... Fipe a Tuttofood Facebook La Fipe parteciperà all'edizione 2013 di TuttoFood che si svolgerà dal 19 al 22 maggio pp.vv. presso Fiera Milano. Nell'area dedicata (Pad.9, stand R21-S30),... EVENTI TUTTOFOOD il Convegno 'Il surgelato nei consumi fuori casa', organizzato da TUTTOFOOD e HOST, in collaborazione con Fiera Milano, FIPE-Confcommercio e UNAS, ha... Gli appuntamenti Fipe a Tutto Food - Mixer Planet Eventi 14/mag/ Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi, partecipa all'edizione 2013 di Tutto Food (Fiera Milano Rho, maggio) con un programma... Sicurezza alimentare nei consumi fuori casa. Con FIPE a Tuttofood /mag/ Caricato da ConfcommercioMilano Fipe (Federazione Italiana pubblici esercizi) a Tuttofood: tavola rotonda su "Sicurezza alimentare... 2:39 Rassegna stampa - Tuttofood - Fipe MA CRESCE IL FUORI CASA (+0,6%). A DIRLO UNA RICERCA FIPE A TUTTOFOOD. E, PER ISMEA-GFK EURISKO, PARTE MALE IL 2013 TRA LE MURA maggio 2013 TUTTOFOOD - Fiera Milano - Fipe 22/mag/ La Fipe parteciperà all'edizione 2013 di TuttoFood che si svolgerà dal 19 al 22 maggio pp.vv. presso Fiera Milano. Nell'area dedicata (Pad.9,... [DOC] il programma della fipe a tuttofood fiera milano... - Ascom Cre IL PROGRAMMA DELLA FIPE A TUTTOFOOD FIERA MILANO (RHO). A) Area chef. Incontri con l'autore. L'iniziativa prevede la messa in scena... TUTTOFOOD -VALUE LAB ospite di FIPE presenta servizi per... Home News 13/giu/ Dal 10 al 13 giugno 2009, presso il polo fieristico di Rho Pero, VALUE LAB ha partecipato in collaborazione con FIPE (Federazione Italiana... La Fipe presente a TuttoFood - Milan - Lombardy feest.co.it/la-fipe-presente-a-tuttofood-milan La Fipe presente a TuttoFood - Milan - Lombardy. Tuttofood - Milan World Food Exhibition en Milán. La Fipe parteciperà all'edizione 2013 di TuttoFood che si Avanti Guida Invia feedback Privacy e Termini

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16 Contrordine dell'europa: al ristorante le oliere devono essere anonime Etichettopoli Pagina 1 di 2 Contrordine dell'europa: al ristorante le oliere devono essere anonime Il commissario Ue all'agricoltura Dacian Ciolos Clamorosa marcia indietro della Commissione europea sul divieto per ristoranti e bar di servire l'olio in recipienti anonimi. Il politburo di Bruxelles si rimangia la proposta di rendere obbligatorie sulle tavole degli esercizi pubblici le bottiglie etichettate con il tappo anti-rabbocco. Ad annunciarlo è stato il commissario all'agricoltura Dacian Ciolos, secondo il quale la misura "non ha trovato un ampio sostegno tra i consumatori": Come abbia fatto Ciolos a capire che i frequentatori di ristoranti e tavole calde non apprezzino la messa al bando dell'oliera anonima, non è dato sapere. Anche se è difficile immaginare che abbia fatto un sondaggio su un campione rappresentativo dei 500 milioni di consumatori della Ue. Val la pena di notare che i primi a dirsi contrari (e non penso proprio che rappresentino gli interessi dei consumatori) erano stati il primo ministro britannico David Cameron e l'omologo olandese Mark Rutte. E' "esattamente il tipo di questioni da cui l'unione europea deve stare fuori - avevano fatto sapere ieri a margine del Consiglio dei capi di Stato e di governo - e che non dovrebbe proprio discutere". Arrivando a dirsi certi che la norma possa solo essere stata approvata durante la riunione di "un oscuro comitato di gestione". La verità è un'altra: come sempre, messa di fronte alla scelta se dare trasparenza agli alimenti oppure se mantenere il più assoluto anonimato, la Commissione Ue sceglie la seconda opzione. Dimostrandosi sensibili alle sirene delle grandi lobby industriali nord europee. E quando per sbaglio qualcosa sfugge al controllo del politburo di Bruxelles c'è sempre un Ciolos di turno pronto a rimediare. Sacrosanta l'indignazione delle associazioni dei produttori. Ma speriamo che nessuno al numero 130 di Rue de la Loi, Bruxelles, si accorga che in Portogallo e in Italia da anni vige l'obbligo di mettere in tavola nei locali pubblici solo olio etichettato e in bottiglie anti-rabbocco. Altrimenti ce lo fanno togliere. POSTA UN COMMENTO Pubblicato da Attilio Barbieri 03/02/2014

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18 Quanto lascio? Il dubbio sulle mance Dal cameriere al tassista, ciascun Paese ha le proprie regole (e sbagliare può costare caro) È ancora controverso come e dove abbia avuto inizio. Forse in alcuni ristoranti della Londra cinquecentesca. O addirittura nelle tabernae meglio frequentate dell'antica Roma. Poco importa: probabile che anche a quei tempi stabilire quanto dare di mancia debba aver provocato qualche imbarazzo. Perché come recitano i manuali di buon comportamento, la mancia che lasciamo al cameriere resta un piccolo specchio di chi siamo, da dove veniamo e forse dove arriveremo. E non è detto che i più ricchi siano i più prodighi. Vero è che la crisi ha rimescolato molte certezze scolpite in questi compendi del bon vivant fai da te, ma l'interrogativo-mancia resiste, soprattutto quando siamo all'estero. Al punto che la Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, ha costruito con la collaborazione di Adapt e Hotrec Hospitality Europe una ricerca internazionale sul tema. Il risultato è un breviario genere «Mancia istruzioni per l'uso» in rapporto a dove ci si trova e allo stesso tempo un quadro comparato di consuetudini. Tutto il mondo è paese? Neanche per sogno. Lasciare la mancia in un locale giapponese per esempio, ricorda la ricerca, verrebbe interpretato con sgomento. Perché il proverbiale orgoglio made in Japan non prevede premi ulteriori al servizio essendo gentilezza, rigore e rapidità non optional da ricompensare ma il minimo dovuto al cliente. Ma funziona davvero così a Tokyo e dintorni? Questa è la regola. Ma quando lo straniero inconsapevole molla la banconota suppletiva, difficilmente il cameriere risulta davvero affranto. Un po' per educazione, un po' perché la globalizzazione tocca anche questi aspetti e poi perché magari è filippino o diversamente orientale. E in Europa? Nei ristoranti europei non esiste l'obbligo alla mancia come parte integrante del conto, dunque i rischi d'incomprensione sono teoricamente limitati. In Germania e nei Paesi nordici si naviga a vista, a olfatto, gusto e sensazioni: più positivi sono, più alta è la mancia. In Spagna, se tutto va bene, si va sulla percentuale del conto, in Inghilterra è consuetudine lasciarla a meno che il conto non segnali il servizio incluso, in Francia liberi tutti, anche se la media indicata dalla ricerca, cioè un pourboire oscillante fra i 15 centesimi e i 2,30 euro, parrebbe un po' troppo al risparmio rispetto alla realtà, per esempio parigina. Ed è notorio quanto i camerieri (al pari dei tassisti) della Ville Lumière

19 sappiano essere particolarmente affilati con le loro erre arrotate. Postilla nel caso capitasse di cenare in un locale polacco: lasciare il piattino vuoto viene ritenuto segno d'insopportabile maleducazione, dunque gli sguardi d'accompagnamento verso l'uscita potrebbero risultare particolarmente riprovevoli. La mancia in Italia? Nessuno la chiede ma soprattutto nessuno la rifiuta. Raramente viene data nei locali gestiti dai proprietari, quasi sempre se c'è invece personale di servizio. Regola aurea: mai somma troppo alta perché fa esibizionista, mai troppo bassa perché fa tirchio. Quale poi di queste categorie risulti più odiosa ai camerieri è tutto da vedere. In ogni caso non sono più tempi di ristoranti dove un tavolo libero comporta ore di coda né, conseguentemente, di grandi mance. La fiaba è finita da un pezzo. Il vero mancia-quiz si gioca ancora invece negli Stati Uniti, dove per motivi strani i parametri retributivi dei camerieri non vengono aggiornati e dunque spetta al cliente in modo quasi coatto integrare la loro magra paga con una mancia che parte dal 15 per cento. Per questa ragione nei menù spicca a caratteri cubitali «Service NOT Included» e al momento di portare il conto non mancano mai di ricordare ai clienti europei che tocca loro l'extra. Qualche volta viene addirittura calcolata alla cassa, giusto per evitare discussioni. Questo in teoria non toglie che ci si possa rifiutare di aderire all'imperativo invito. Ma se così fosse non si esce, anche da locali eleganti, senza argomentare bene il motivo. E non è senz'altro il miglior modo per concludere la serata. Gian Luigi Paracchini

20 Agenzia di Stampa Italpress - COLAZIONE, AL SUD RISVEGLIO PIU' CARO Pagina 1 di 1 31/01/2014 Scrivi alla redazione COLAZIONE,AL SUD RISVEGLIO PIU'CARO >> Scarica scheda notiziario 7 giugno 2013 ROMA (ITALPRESS) Il buongiorno si vede dal mattino. Soprattutto se lo si inizia con una colazione adeguata. Secondo l indagine della Fipe I Consumi alimentari delle famiglie in tempo di crisi (presentata nei giorni scorsi a Tuttofood) la quota di chi ogni mattina fa una colazione adeguata scende lentamente nel tempo. E per colazione adeguata si intende una colazione in cui non si assumono soltanto te o caffe, ma si beve latte e/o si mangia qualcosa. In particolare, nel 2007 chi effettuava una colazione adeguata era il 78,6% contro l 80,1% del Meglio variare: latte, caffe, te, un succo di frutta con dei biscotti, oppure un po di pane con della marmellata spalmata; uno yogurt o un frutto. Ma quanto costa fare la spesa per la colazione in tempo di crisi? Per un litro di latte intero, due vasetti di yogurt, marmellata, un pacco di caffe e uno di fette biscottate e un bottiglia di succo di frutta in media si spende in media 17 euro (mese maggio). Il Movimento Difesa del Cittadino e il Codacons hanno infatti rilevato i prezzi di alcuni prodotti tipici della colazione italiana. Le rilevazioni, svolte dalle sedi locali in molte citta di Italia, sono state realizzate nell ambito del progetto Famiglie&Consumi, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Le rilevazioni sono state effettuate ogni mese a partire da gennaio e non si rilevano grandi differenze di prezzo. Divari si rilevano invece a livello territoriale e distributivo. Geograficamente costa piu comprare i prodotti per la colazione al Sud (19,2 euro) rispetto al Nord (18,5 euro) e al Centro (17,6 euro). Per quanto riguarda il canale distributivo nella grande distribuzione si puo risparmiare un poco, circa il 2%. Tra gli alimenti piu rappresentativi della colazione Italia c e il latte:secondo Assolatte nel 2012, ogni italiano consuma in media 54 litri di latte. Un litro di latte intero fresco ha un prezzo medio di 1,40 euro, con una forbice che va da 1,80 (rilevato in un negozio al dettaglio ad Ascoli Piceno) a 1,19 (presso un supermercato di Matera). (ITALPRESS).

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23 Fipe, articolo 62 ha smesso di fare danni Pagina 1 di 2 31/01/2014 Fipe, articolo 62ha smesso di fare danni ByRedazione 35Views Caricato il: 21st maggio 2013 Caricato in Attualita' Economia e Finanza Tagged as Simili Tweet 2 Like 1 Maltempo: imbiancate Milano e Torino, allerta in Liguria Reliquia W ojtyla rubata:in 3 confessano, rimessi in libertà Gli imprenditori non dovranno piùosservare l articolo 62del decreto legge sulle Liberalizzazioni di gennaio 2012,poichésuperato dalla normativa comunitaria. A dare questa indicazione inequivocabile èfipe,la Federazione italiana pubblici esercizi aderente a Confcommercio-Imprese per l Italia,che a Tuttofood,nel talk-show organizzato per martedì21maggio alle ore 14,30 (padiglione 9,stand R21-S30)spiegheràperchée come dovranno fare le imprese,illustrando loro un contratto tipo con cui sostituire i precedenti accordi scritti. In buona sostanza,il tanto vituperato articolo 62contrasta con la Direttiva europea n.7/2011recepita dall Italia (D.Lgs 192/2012)dove sono espressamente disciplinati i termini dei pagamenti e relative sanzioni.e contrasta addirittura con il trattato istitutivo dell Unione Europea.Poiché, come èben noto,la normativa comunitaria èdominante suquella nazionale se ne deduce che non èpiùapplicabile l imposizione dei termini di pagamento a 30 giorni (a decorrere dall ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura)per le forniture di alimenti deteriorabili e di 60per quelli non deteriorabili. Ad alimentare i dubbi suuna situazione che dovrebbe essere giàpalesemente chiara èuna diatriba tutta interna a due Ministeri italiani.infatti,il dicastero delle Politiche agricole,alimentari e forestali dice un altra cosa.sostiene che trattandosi di norma speciale rispetto alla disciplina di derivazione europea,l art. 62non èstato abrogato.l esatto contrario di quanto riconosciuto dal ministero dello Sviluppo economico secondo il quale la disciplina dell art.62puòritenersi tacitamente abrogata da quella successiva piùgenerale di derivazione europea introdotta appunto con il decreto legislativo di recepimento della Direttiva. Meredith: Amanda condannata a 28 anni, Sollecito a 25 Il contrasto fra la legge nazionale e normativa europea èstato evidenziato da Fipe in sede comunitaria,con l apertura di un procedimento di denuncia. Pertanto,anche rimanendo in attesa della conclusione da parte della Commissione Europea,si puògiàa fermare che dal 1gennaio 2013(data di entrata in vigore dello stesso decreto legislativo),l art.62per la parte che riguarda i termini di pagamento risulta non piùapplicabile ai rapporti concreti che esso disciplina. La posizione di Fipe e del Mise èsostenuta da un parere del professor Antonio Baldassarre,presidente emerito della Corte Costituzionale che ha dissolto tutti i dubbi sulla materia.per questo motivo,fipe ha predisposto il testo di un nuovo modello di contratto per i prodotti agricoli e alimentari che prevede la possibilità per le parti di pattuire il termine di pagamento superiore a 30giorni che deve

24 Fipe, articolo 62 ha smesso di fare danni Pagina 2 di 2 31/01/2014 essere utilizzato per il rispetto della legge.rimane infatti la necessitàdi predisporre un contratto scritto anche perchéil decreto legislativo richiede che la clausola che deroga al termine generale di 30giorni sia pattuita espressamente e provata con la forma scritta.fipe ha predisposto e diramato alle sue assoc iazioni una guida pratica che illustra in maniera dettagliata la normativa e fornisce le indicazioni operative necessarie.

25 L'articolo 62non deve far danni e lafipe denuncial'italiaal'ue -TeatroNaturale.It Pagina1 di /01/2014 L'articolo 62 non deve far danni e la Fipe denuncia l'italia all'ue Secondo la Federazione italiana pubblici esercizi,gli imprenditori non dovranno piùosservare l articolo 62del decreto legge di gennaio 2012,poichésuperato dalla normativa comunitaria 0 0 Google+ 0 0 Il tanto vituperato articolo 62contrasta con la Direttiva europea n.7/2011recepita dall Italia (D.Lgs 192/2012)dove sono espressamente disciplinati i termini dei pagamenti e relative sanzioni.e contrasta addirittura con il trattato istitutivo dell Unione Europea.Poiché,come èben noto,la normativa comunitaria èdominante suquella nazionale se ne deduce che non èpiùapplicabile l imposizione dei termini di pagamento a 30giorni (a decorrere dall ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura)per le forniture di alimenti deteriorabili e di 60per quelli non deteriorabili. Ad alimentare i dubbi suuna situazione che dovrebbe essere giàpalesemente chiara è una diatriba tutta interna a due Ministeri italiani.infatti,il dicastero delle Politiche agricole,alimentari e forestali dice un altra cosa.sostiene che trattandosi di norma speciale rispetto alla disciplina di derivazione europea,l art.62non èstato abrogato. L esatto contrario di quanto riconosciuto dal ministero dello Sviluppo economico secondo il quale la disciplina dell art.62puòritenersi tacitamente abrogata da quella successiva piùgenerale di derivazione europea introdotta appunto con il decreto legislativo di recepimento della Direttiva. Il contrasto fra la legge nazionale e normativa europea èstato evidenziato da Fipe in sede comunitaria,con l apertura di un procedimento di denuncia.pertanto,anche rimanendo in attesa della conclusione da parte della Commissione Europea,si puògià a fermare che dal 1gennaio 2013(data di entrata in vigore dello stesso decreto legislativo),l art.62per la parte che riguarda i termini di pagamento risulta non più applicabile ai rapporti concreti che esso disciplina. La posizione di Fipe e del Mise èsostenuta da un parere del professor Antonio Baldassarre,presidente emerito della Corte Costituzionale che ha dissolto tutti i dubbi sulla materia.per questo motivo,fipe ha predisposto il testo di un nuovo modello di contratto per i prodotti agricoli e alimentari che prevede la possibilitàper le parti di pattuire il termine di pagamento superiore a 30giorni che deve essere utilizzato per il rispetto della legge.rimane infatti la necessitàdi predisporre un contratto scritto anche perchéil decreto legislativo richiede che la clausola che deroga al termine generale di 30giorni sia pattuita espressamente e provata con la forma scritta.fipe ha predisposto e diramato alle sue associazioni una guida pratica che illustra in maniera dettagliata la normativa e fornisce le indicazioni operative necessarie. di C. S. pubblicato il 25 maggio 2013 in Tracce > Italia

26 Articolo 62,la Federazione italiana dei pubblici esercizi invita gli associati a violare.pagina 1di /01/2014 Articolo 62, la Federazione italiana dei pubblici esercizi invita gli associati a violare la legge! Pubblicato da Dario Dongo il 30maggio 2013 FIPEavrebbe invitato i suoi associati a ignorare i termini di pagamento stabiliti dall articolo 62 Dopo i tentativi al Gabinetto dell ex-ministro Passera (1),d accordo con Confindustria per non applicare la norma,éil turno di FIPE,la Federazione Italiana dei Pubblici esercizi,che predica la disapplicazione della legge dello Stato,adducendo la sua presunta incompatibilità con l aquiscommunitaire.quali i rischi dell illegalità,per baristi e ristoratori,ma anche per la federazione che li dovrebbe rappresentare? Il Fa toalimentareindaga. FIPE, la Federazione italianapubblici esercizi,cavalca la goffa tesi avanzata da Confindustria in evidente conflitto di interesse con la Federazione di categoria che rappresenta il comparto industriale alimentare secondo cui l articolo 62della legge n.27sarebbe superato dal d.lgs.192/12,che recepisce la direttiva UE/2011/7,recante norme generali contro la lotta ai ritardi di pagamento. FIPEsi sarebbe affidata addirittura al professor Antonio Baldassarre,presidente emerito della Corte Costituzionale,per avanzare un ricorso alla Corte di Giustizia contro il fatidico articolo 62,adducendo teoremi d interpretazione giàlinearmente smentiti dal Ministero delle Politiche Agricole,Alimentari e Forestali (2).A ognuno la sua tesi,nel Paese degli azzeccagarbugli. Il rischio per i pubblici esercenti che seguiranno i consigli FIPEè incorrere in sanzioni gravose Il guaio risiede nei cattivi consigli che FIPEavrebbe diramato ai suoi associati,invitandoli a ignorare i termini di pagamento 30giorni per le forniture di alimenti deteriorabili,60per i non deteriorabili,a decorrere dall ultimo giorno del mese di data certa ricevimento fattura o ricezione delle merci stabiliti da una legge dello Stato formalmente in vigore.una manovra di dubbio gusto,sotto il profilo giuridico ma anche dal punto di vista concreto,della realtàdelle operazioni commerciali in esame. Posto che la quasi totalità dei pubblici esercizi non accumula scorte,e tende invece a ricavare in tempi brevi profitti maggiorati di una considerevole quota di servizi sulle merci acquistate,non si comprende a quale titolo dovrebbero trattenere i pagamenti per mesi,a discapito di chi produce e fornisce loro prodotti agricoli e alimentari.

27 Articolo 62,la Federazione italiana dei pubblici esercizi invita gli associati a violare.pagina 2di /01/2014 Il rischio per i pubblici esercenti che seguiranno i cattivi consigli di FIPEéquello di incorrere in sanzioni amministrative anche assai gravose (dai 500ai euro,tenuto conto del fatturato del trasgressore e della gravitàdei ritardi,per cifre e tempi).il rischio per la Federazione,invece,èquello di incorrere in un azione di risarcimento,eventualmente una class action da parte dei propri associati che sulla base dei cattivi consigli incorrano nelle predette sanzioni. Le sanzioni variano da 500a euro,tenuto conto del fatturato del trasgressore e della gravitàdei ritardi Perché tanto odio?,avrebbe chiesto Edika sulla storica rivista Totem. Perchètanto rischio?,diremmo noi oggi,e soprattutto per quale ragione?.una federazione dovrebbe piuttosto organizzare corsi di management,per aiutare i baristi e i titolari di locali e ristoranti a gestire la cassa con un po di buon senso.si sarebbe al contempo attivata con il sistema creditizio per garantire un minimo di respiro finanziario ai piùostinati nel gestire gli incassi come fossero proventi familiari,quasi a dimenticare le proprie responsabilitànei confronti del fisco,dei fornitori e dei dipendenti.ma si sa,e purtroppo questo caso ci ricorda,siamo in Italia. Ad maiora! Dario Dongo (1)Articolo 62,il tradimento di Confindustria e la complicitàdel Ministero dello sviluppo economico.ma la legge non si tocca (2)Articolo 62:il Ministero per le politiche agricole reagisce alle manovre di Confindustria e ribadisce che la legge èin vigore e va applicata! Riproduzione riservata

28 AGENZIA REPUBBLICA.IT Economia 21/05/ :26 - Fipe, l'art.62 ha smesso di fare danni Il tanto vituperato articolo 62 contrasta con la Direttiva europea n. 7/2011 recepita dall Italia (D.Lgs 192/2012) dove sono espressamente disciplinati i termini dei pagamenti e relative sanzioni. Gli imprenditori non dovranno più osservare l articolo 62 del decreto legge sulle Liberalizzazioni di gennaio 2012, poiché superato dalla normativa comunitaria. A dare questa indicazione inequivocabile è Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi aderente a Confcommercio-Imprese per l Italia, che a Tuttofood, nel talk-show organizzato per martedì 21 maggio alle ore 14,30 (padiglione 9, stand R21-S30) spiegherà perché e come dovranno fare le imprese, illustrando loro un contratto tipo con cui sostituire i precedenti accordi scritti. In buona sostanza, il tanto vituperato articolo 62 contrasta con la Direttiva europea n. 7/2011 recepita dall Italia (D.Lgs 192/2012) dove sono espressamente disciplinati i termini dei pagamenti e relative sanzioni. E contrasta addirittura con il trattato istitutivo dell Unione Europea. Poiché, come è ben noto, la normativa comunitaria è dominante su quella nazionale se ne deduce che non è più applicabile l imposizione dei termini di pagamento a 30 giorni (a decorrere dall ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura) per le forniture di alimenti deteriorabili e di 60 per quelli non deteriorabili. Ad alimentare i dubbi su una situazione che dovrebbe essere già palesemente chiara è una diatriba tutta interna a due Ministeri italiani. Infatti, il dicastero delle Politiche agricole, alimentari e forestali dice un altra cosa. Sostiene che trattandosi di norma speciale rispetto alla disciplina di derivazione europea, l art. 62 non è stato abrogato. L esatto contrario di quanto riconosciuto dal ministero dello Sviluppo economico secondo il quale la disciplina dell art. 62 può ritenersi tacitamente abrogata da quella successiva più generale di derivazione europea introdotta appunto con il decreto legislativo di recepimento della Direttiva. Il contrasto fra la legge nazionale e normativa europea è stato evidenziato da Fipe in sede comunitaria, con l apertura di un procedimento di denuncia. Pertanto, anche rimanendo in attesa della conclusione da parte della Commissione Europea, si può già affermare che dal 1 gennaio 2013 (data di entrata in vigore dello stesso decreto legislativo), l art. 62 per la parte che riguarda i termini di pagamento risulta non più applicabile ai rapporti concreti che esso disciplina. La posizione di Fipe e del Mise è sostenuta da un parere del professor Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte Costituzionale che ha dissolto tutti i dubbi sulla materia. Per questo motivo, Fipe ha predisposto il testo di un nuovo modello di contratto per i prodotti agricoli e alimentari che prevede la possibilità per le parti di pattuire il termine di pagamento superiore a 30 giorni che deve essere utilizzato per il rispetto della legge. Rimane infatti la necessità di predisporre un contratto scritto anche perché il decreto legislativo richiede che la clausola che deroga al termine generale di 30 giorni sia pattuita espressamente e provata con la forma scritta. Fipe ha predisposto e diramato alle sue associazioni una guida pratica che illustra in maniera dettagliata la normativa e fornisce le indicazioni operative necessarie.

29 Economia 20/05/ :33 - Fipe, surgelato una risorsa per la ristorazione È questo il tema su cui sarà incentrato il talk show dal titolo Oltre l asterisco. Il vissuto del surgelato nella ristorazione, allo stand Fipe-Confcommercio a TuttoFood Il prodotto surgelato non è sinonimo di prodotto qualitativamente inferiore. Si tratta di un pregiudizio sbagliato, legato ad una cultura cattiva e lontana dalla verità che va modificata e su cui tutta la ristorazione deve impegnarsi. È questo il tema su cui sarà incentrato il talk show dal titolo Oltre l asterisco. Il vissuto del surgelato nella ristorazione, in calendario oggi alle ore 14,30 presso lo stand Fipe-Confcommercio (R21-S30) al padiglione 9 di TuttoFood Il consumatore deve riuscire a superare senza tentennamenti questa resistenza ed evitare formalismi legati ad un asterisco sul menu. Vero è, tuttavia, che quell asterisco deve comparire sulla carta che si presenta al cliente e deve garantire che i prodotti legati a quell asterisco siano di qualità. E va, altresì detto che l'italia è il solo paese dell Unione europea, eccezion fatta per Cipro, (Fonte Hotrec) in cui la segnalazione dell'utilizzo di materie prime congelate o surgelate deve essere indicato. È giusto dunque informare il consumatore, perché possa essere in grado di scegliere consapevolmente, ma bisogna lavorare sulla cultura del prodotto surgelato affinché la doverosa segnalazione non venga vissuta dal cliente con il valore (errato) di diminutio. E su questo, purtroppo, pesa anche l enfasi di iniziative da parte degli organi ispettivi che hanno criminalizzato il prodotto conservato. L'uso del prodotto surgelato non va visto solo come scorciatoia o come un modo di risparmiare sugli acquisti, ma è diventato anche una esigenza di corretta prassi igienica. È infatti obbligatorio per chi lavora il pesce crudo. Solo il metodo corretto della surgelazione consente di combattere i pericolosi parassiti del pesce. E anche nei confronti di altre materie prime stagionali spesso è bene ricorrere al surgelato che consente anche di organizzare al meglio il lavoro, soprattutto in quelle attività con alti e bassi, e di evitare sprechi per difficoltà di approvvigionamento.

30 Economia 19/05/ :40 - Consumi e stili alimentari in tempo di crisi Ricerca Fipe-Confcommercio, un taglio del 9,6% al carrello della spesa da parte delle famiglie italiane. E non si tratta di sola crisi economica. Oltre 12,4 miliardi di euro bruciati in cinque anni: a tanto ammonta in termini monetari il taglio del 9,6% al carrello della spesa da parte delle famiglie italiane. E non si tratta di sola crisi economica. Se a questa è dovuta la maggiore attenzione degli acquisti alimentari in chiave anti spreco, una buona parte della contrazione degli acquisti è dovuta alla perdita di valore del cibo che viene via, via considerato sempre più alla stregua di una materia prima da acquistare al prezzo più basso. È quanto risulta dalla ricerca Fipe-Confcommercio Consumi e stili alimentari in tempo di crisi che farà da base ad un confronto aperto alla stampa in calendario per domenica 19 maggio alle ore 12,30 presso il padiglione 9, stand R21-S30 in occasione di TuttoFood Infatti, guardando più indietro nel tempo, la ricerca mostra come gli stili alimentari abbiano fatto variare i consumi anche nel periodo antecedente la crisi. Pane e cereali, prodotti dolciari e bevande andavano assumendo più peso nel paniere a scapito delle proteine, ovverosia: carne, pesce (fresco e surgelato), latte, formaggi e uova. Un cambiamento determinato, secondo la ricerca, dall aumentare del numero degli spuntini a cui ha corrisposto una graduale riduzione della portata dei pasti principali, tanto che alla loro preparazione (in casa) non viene dedicata più di un ora. Se questo comportamento ha contribuito a produrre un aumento del consumo alimentare fuori casa fino agli anni 2000, con la crisi c è stato un rallentamento brusco del trend di crescita fino ad invertirne il segno nel Tenere il livello registrato nel 2013 sarebbe già da considerare un ottimo risultato. In un confronto europeo nel periodo , si può invece rilevare che l Italia si caratterizza per una contrazione (6,3%) dei consumi domestici e per un lieve aumento (0,5%) di quelli extra-domestici. Fatto è che due italiani su dieci, per un totale di 12 milioni, pranzano abitualmente fuori casa, distribuendosi fra bar, mense, ristoranti o anche sul posto di lavoro con pranzo portato da casa (percentuale più alta, dopo le mense) o acquistato nei negozi di vicinato. Non sorprenderà dunque che nel corso degli anni il pranzo sia considerato un po meno il pasto principale a beneficio della cena salita dal 21,4 al 23,4%. Uomini e soprattutto donne (non così per gli adolescenti) danno sempre più importanza alla colazione del mattino. Gli italiani si definiscono buongustai (77,8%), prediligono le specialità gastronomiche della loro regione (69,1%) e ritengono di spendere molto per il cibo (53,3%). Continuano a nutrirsi fondamentalmente di pane, pasta, riso, carni bianche e frutta (anche se in lieve calo rispetto al 2006), mentre il formaggio resta l alimento meno scelto. Eppure il tasso di obesità risulta in crescita di oltre il 26% negli ultimi dieci anni; in sovrappeso sono ben sei milioni di italiani fra adulti e bambini. Gli stili alimentari meno salutari sono statisticamente quelli degli uomini; degli occupati; degli abitanti dei grandi centri e di quelli che vivono nel Centro Nord. Le lavoratrici donne, invece, sono più attente agli stili alimentari salutistici per un maggiore carico familiare; per le caratteristiche diverse dei lavori e per una maggiore attenzione e sensibilità ad aspetti relativi alla salute. Il rapporto con la bilancia diventa sempre più difficile. Il 31,5% delle persone dai 18 anni in su dichiara di non pesarsi mai e solo il 27,1% lo fa almeno una volta all anno. A controllare poco il peso sono più gli uomini che le donne, i lavoratori autonomi e più i meridionali rispetto ai settentrionali.

31 18/05/ :56 Fipe, paese che vai mancia che trovi È quanto emerge dalla sintesi di un focus a livello internazionale realizzato da Fipe, la federazione italiana pubblici esercizi aderente a Confcommercio-Imprese per l Italia. Alzi la mano chi, lasciando il tavolo di un ristorante straniero, non si sia mai chiesto se e quanto lasciare di mancia. Potrebbe allora tornare utile sapere che la gratifica al personale di un pubblico esercizio non è un usanza solo italiana anche se le origini potrebbero essere tutte nostrane o almeno europee. Secondo una scuola di pensiero, il primordio sarebbe collocato addirittura nel periodo dell epoca romana; un altra scuola di pensiero invece fa risalire l origine di questo fenomeno al tardo Medioevo e un altra ancora la colloca più precisamente nell Inghilterra del E se sulle loro origini esistono versioni differenti, le mance sono accumunate dalla stessa motivazione: un elargizione per il servizio ricevuto. È quanto emerge dalla sintesi di un focus a livello internazionale realizzato da Fipe, la federazione italiana pubblici esercizi aderente a Confcommercio-Imprese per l Italia, con la collaborazione di Adapt e Hotrec Hospitality Europe in occasione di Tuttofood, la fiera internazionale dell alimentazione che apre i battenti domani. E proprio nella giornata inaugurale, nel talk show in calendario dalle 15,00 sarà distribuita la versione integrale della ricerca. Che a spingere verso questo atto sia il piacere di ricompensare il personale o, viceversa, il timore di offenderlo nel non lasciare nulla sulla tovaglia, sta di fatto che le mance esistono in moltissimi paesi anche se si registrano usanze e modalità differenti. Tanto è vero che paragrafando un noto proverbio si potrebbe dire Paese che vai, mancia che lasci. Il concetto di mancia, almeno nei paesi dell Unione europea, si esplica in ben quattro accezioni diverse: c è chi le considera servizio obbligatorio, chi mance gratuite, chi costo del servizio e chi le considera tronco. Quest ultimo sta ad indicare un sistema particolare di distribuzione delle mance per cui vengono accumulate da tutti i dipendenti, creando una sorta di fondo comune centrale e poi redistribuite in base a precise regole stabilite a monte. Nell eseguire la comparazione sono stati presi in considerazione tre indicatori principali, cioè: normativa e prassi in vigore; modalità di distribuzione della mancia; trattamento della mancia. Si scopre così che per quanto riguarda il primo parametro (cioè la prassi da parte dei clienti), le nazioni più deregolamentate sono la Germania e la Svezia, mentre la Francia ha addirittura un importo preciso che è compreso in una forchetta fra 15 centesimi e 2,30 euro. In Spagna vige il principio della percentuale sul conto finale proprio come negli Stati Uniti, paese in cui tale percentuale deve essere almeno pari al 15%. Più variegata è invece la situazione nel Regno Unito dove esiste un confine molto labile fra mancia e costo del servizio e spesso l una si configura dove non è presente l altro. Infine, attenzione quando si viaggia in Polonia, dove, pur non essendo obbligatoria la mancia, si rischia di passare per grandi maleducati nel caso in cui non la si lasci: l esatto contrario di quanto può accadere in Giappone dove l alto grado di maleducazione è determinato proprio dal lasciare la mancia. Nel paese del Sol levante, offrire un buon servizio al cliente è considerato dai camerieri un dovere, tanto che per una questione di onore non si aspettano di ricevere riconoscimenti economici aggiuntivi. E quando mai l incauto e ignorante cliente incappi nell incidente della mancia sul tavolo, questa è raccolta direttamente dal cameriere.

32 AGENZIA REPUBBLICA.IT Economia 21/05/ :26 - Fipe, l'art.62 ha smesso di fare danni Il tanto vituperato articolo 62 contrasta con la Direttiva europea n. 7/2011 recepita dall Italia (D.Lgs 192/2012) dove sono espressamente disciplinati i termini dei pagamenti e relative sanzioni. Gli imprenditori non dovranno più osservare l articolo 62 del decreto legge sulle Liberalizzazioni di gennaio 2012, poiché superato dalla normativa comunitaria. A dare questa indicazione inequivocabile è Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi aderente a Confcommercio-Imprese per l Italia, che a Tuttofood, nel talk-show organizzato per martedì 21 maggio alle ore 14,30 (padiglione 9, stand R21-S30) spiegherà perché e come dovranno fare le imprese, illustrando loro un contratto tipo con cui sostituire i precedenti accordi scritti. In buona sostanza, il tanto vituperato articolo 62 contrasta con la Direttiva europea n. 7/2011 recepita dall Italia (D.Lgs 192/2012) dove sono espressamente disciplinati i termini dei pagamenti e relative sanzioni. E contrasta addirittura con il trattato istitutivo dell Unione Europea. Poiché, come è ben noto, la normativa comunitaria è dominante su quella nazionale se ne deduce che non è più applicabile l imposizione dei termini di pagamento a 30 giorni (a decorrere dall ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura) per le forniture di alimenti deteriorabili e di 60 per quelli non deteriorabili. Ad alimentare i dubbi su una situazione che dovrebbe essere già palesemente chiara è una diatriba tutta interna a due Ministeri italiani. Infatti, il dicastero delle Politiche agricole, alimentari e forestali dice un altra cosa. Sostiene che trattandosi di norma speciale rispetto alla disciplina di derivazione europea, l art. 62 non è stato abrogato. L esatto contrario di quanto riconosciuto dal ministero dello Sviluppo economico secondo il quale la disciplina dell art. 62 può ritenersi tacitamente abrogata da quella successiva più generale di derivazione europea introdotta appunto con il decreto legislativo di recepimento della Direttiva. Il contrasto fra la legge nazionale e normativa europea è stato evidenziato da Fipe in sede comunitaria, con l apertura di un procedimento di denuncia. Pertanto, anche rimanendo in attesa della conclusione da parte della Commissione Europea, si può già affermare che dal 1 gennaio 2013 (data di entrata in vigore dello stesso decreto legislativo), l art. 62 per la parte che riguarda i termini di pagamento risulta non più applicabile ai rapporti concreti che esso disciplina. La posizione di Fipe e del Mise è sostenuta da un parere del professor Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte Costituzionale che ha dissolto tutti i dubbi sulla materia. Per questo motivo, Fipe ha predisposto il testo di un nuovo modello di contratto per i prodotti agricoli e alimentari che prevede la possibilità per le parti di pattuire il termine di pagamento superiore a 30 giorni che deve essere utilizzato per il rispetto della legge. Rimane infatti la necessità di predisporre un contratto scritto anche perché il decreto legislativo richiede che la clausola che deroga al termine generale di 30 giorni sia pattuita espressamente e provata con la forma scritta. Fipe ha predisposto e diramato alle sue associazioni una guida pratica che illustra in maniera dettagliata la normativa e fornisce le indicazioni operative necessarie.

33 Economia 20/05/ :33 - Fipe, surgelato una risorsa per la ristorazione È questo il tema su cui sarà incentrato il talk show dal titolo Oltre l asterisco. Il vissuto del surgelato nella ristorazione, allo stand Fipe-Confcommercio a TuttoFood Il prodotto surgelato non è sinonimo di prodotto qualitativamente inferiore. Si tratta di un pregiudizio sbagliato, legato ad una cultura cattiva e lontana dalla verità che va modificata e su cui tutta la ristorazione deve impegnarsi. È questo il tema su cui sarà incentrato il talk show dal titolo Oltre l asterisco. Il vissuto del surgelato nella ristorazione, in calendario oggi alle ore 14,30 presso lo stand Fipe-Confcommercio (R21-S30) al padiglione 9 di TuttoFood Il consumatore deve riuscire a superare senza tentennamenti questa resistenza ed evitare formalismi legati ad un asterisco sul menu. Vero è, tuttavia, che quell asterisco deve comparire sulla carta che si presenta al cliente e deve garantire che i prodotti legati a quell asterisco siano di qualità. E va, altresì detto che l'italia è il solo paese dell Unione europea, eccezion fatta per Cipro, (Fonte Hotrec) in cui la segnalazione dell'utilizzo di materie prime congelate o surgelate deve essere indicato. È giusto dunque informare il consumatore, perché possa essere in grado di scegliere consapevolmente, ma bisogna lavorare sulla cultura del prodotto surgelato affinché la doverosa segnalazione non venga vissuta dal cliente con il valore (errato) di diminutio. E su questo, purtroppo, pesa anche l enfasi di iniziative da parte degli organi ispettivi che hanno criminalizzato il prodotto conservato. L'uso del prodotto surgelato non va visto solo come scorciatoia o come un modo di risparmiare sugli acquisti, ma è diventato anche una esigenza di corretta prassi igienica. È infatti obbligatorio per chi lavora il pesce crudo. Solo il metodo corretto della surgelazione consente di combattere i pericolosi parassiti del pesce. E anche nei confronti di altre materie prime stagionali spesso è bene ricorrere al surgelato che consente anche di organizzare al meglio il lavoro, soprattutto in quelle attività con alti e bassi, e di evitare sprechi per difficoltà di approvvigionamento.

34 Economia 19/05/ :40 - Consumi e stili alimentari in tempo di crisi Ricerca Fipe-Confcommercio, un taglio del 9,6% al carrello della spesa da parte delle famiglie italiane. E non si tratta di sola crisi economica. Oltre 12,4 miliardi di euro bruciati in cinque anni: a tanto ammonta in termini monetari il taglio del 9,6% al carrello della spesa da parte delle famiglie italiane. E non si tratta di sola crisi economica. Se a questa è dovuta la maggiore attenzione degli acquisti alimentari in chiave anti spreco, una buona parte della contrazione degli acquisti è dovuta alla perdita di valore del cibo che viene via, via considerato sempre più alla stregua di una materia prima da acquistare al prezzo più basso. È quanto risulta dalla ricerca Fipe-Confcommercio Consumi e stili alimentari in tempo di crisi che farà da base ad un confronto aperto alla stampa in calendario per domenica 19 maggio alle ore 12,30 presso il padiglione 9, stand R21-S30 in occasione di TuttoFood Infatti, guardando più indietro nel tempo, la ricerca mostra come gli stili alimentari abbiano fatto variare i consumi anche nel periodo antecedente la crisi. Pane e cereali, prodotti dolciari e bevande andavano assumendo più peso nel paniere a scapito delle proteine, ovverosia: carne, pesce (fresco e surgelato), latte, formaggi e uova. Un cambiamento determinato, secondo la ricerca, dall aumentare del numero degli spuntini a cui ha corrisposto una graduale riduzione della portata dei pasti principali, tanto che alla loro preparazione (in casa) non viene dedicata più di un ora. Se questo comportamento ha contribuito a produrre un aumento del consumo alimentare fuori casa fino agli anni 2000, con la crisi c è stato un rallentamento brusco del trend di crescita fino ad invertirne il segno nel Tenere il livello registrato nel 2013 sarebbe già da considerare un ottimo risultato. In un confronto europeo nel periodo , si può invece rilevare che l Italia si caratterizza per una contrazione (6,3%) dei consumi domestici e per un lieve aumento (0,5%) di quelli extra-domestici. Fatto è che due italiani su dieci, per un totale di 12 milioni, pranzano abitualmente fuori casa, distribuendosi fra bar, mense, ristoranti o anche sul posto di lavoro con pranzo portato da casa (percentuale più alta, dopo le mense) o acquistato nei negozi di vicinato. Non sorprenderà dunque che nel corso degli anni il pranzo sia considerato un po meno il pasto principale a beneficio della cena salita dal 21,4 al 23,4%. Uomini e soprattutto donne (non così per gli adolescenti) danno sempre più importanza alla colazione del mattino. Gli italiani si definiscono buongustai (77,8%), prediligono le specialità gastronomiche della loro regione (69,1%) e ritengono di spendere molto per il cibo (53,3%). Continuano a nutrirsi fondamentalmente di pane, pasta, riso, carni bianche e frutta (anche se in lieve calo rispetto al 2006), mentre il formaggio resta l alimento meno scelto. Eppure il tasso di obesità risulta in crescita di oltre il 26% negli ultimi dieci anni; in sovrappeso sono ben sei milioni di italiani fra adulti e bambini. Gli stili alimentari meno salutari sono statisticamente quelli degli uomini; degli occupati; degli abitanti dei grandi centri e di quelli che vivono nel Centro Nord. Le lavoratrici donne, invece, sono più attente agli stili alimentari salutistici per un maggiore carico familiare; per le caratteristiche diverse dei lavori e per una maggiore attenzione e sensibilità ad aspetti relativi alla salute. Il rapporto con la bilancia diventa sempre più difficile. Il 31,5% delle persone dai 18 anni in su dichiara di non pesarsi mai e solo il 27,1% lo fa almeno una volta all anno. A controllare poco il peso sono più gli uomini che le donne, i lavoratori autonomi e più i meridionali rispetto ai settentrionali.

35 18/05/ :56 Fipe, paese che vai mancia che trovi È quanto emerge dalla sintesi di un focus a livello internazionale realizzato da Fipe, la federazione italiana pubblici esercizi aderente a Confcommercio-Imprese per l Italia. Alzi la mano chi, lasciando il tavolo di un ristorante straniero, non si sia mai chiesto se e quanto lasciare di mancia. Potrebbe allora tornare utile sapere che la gratifica al personale di un pubblico esercizio non è un usanza solo italiana anche se le origini potrebbero essere tutte nostrane o almeno europee. Secondo una scuola di pensiero, il primordio sarebbe collocato addirittura nel periodo dell epoca romana; un altra scuola di pensiero invece fa risalire l origine di questo fenomeno al tardo Medioevo e un altra ancora la colloca più precisamente nell Inghilterra del E se sulle loro origini esistono versioni differenti, le mance sono accumunate dalla stessa motivazione: un elargizione per il servizio ricevuto. È quanto emerge dalla sintesi di un focus a livello internazionale realizzato da Fipe, la federazione italiana pubblici esercizi aderente a Confcommercio-Imprese per l Italia, con la collaborazione di Adapt e Hotrec Hospitality Europe in occasione di Tuttofood, la fiera internazionale dell alimentazione che apre i battenti domani. E proprio nella giornata inaugurale, nel talk show in calendario dalle 15,00 sarà distribuita la versione integrale della ricerca. Che a spingere verso questo atto sia il piacere di ricompensare il personale o, viceversa, il timore di offenderlo nel non lasciare nulla sulla tovaglia, sta di fatto che le mance esistono in moltissimi paesi anche se si registrano usanze e modalità differenti. Tanto è vero che paragrafando un noto proverbio si potrebbe dire Paese che vai, mancia che lasci. Il concetto di mancia, almeno nei paesi dell Unione europea, si esplica in ben quattro accezioni diverse: c è chi le considera servizio obbligatorio, chi mance gratuite, chi costo del servizio e chi le considera tronco. Quest ultimo sta ad indicare un sistema particolare di distribuzione delle mance per cui vengono accumulate da tutti i dipendenti, creando una sorta di fondo comune centrale e poi redistribuite in base a precise regole stabilite a monte. Nell eseguire la comparazione sono stati presi in considerazione tre indicatori principali, cioè: normativa e prassi in vigore; modalità di distribuzione della mancia; trattamento della mancia. Si scopre così che per quanto riguarda il primo parametro (cioè la prassi da parte dei clienti), le nazioni più deregolamentate sono la Germania e la Svezia, mentre la Francia ha addirittura un importo preciso che è compreso in una forchetta fra 15 centesimi e 2,30 euro. In Spagna vige il principio della percentuale sul conto finale proprio come negli Stati Uniti, paese in cui tale percentuale deve essere almeno pari al 15%. Più variegata è invece la situazione nel Regno Unito dove esiste un confine molto labile fra mancia e costo del servizio e spesso l una si configura dove non è presente l altro. Infine, attenzione quando si viaggia in Polonia, dove, pur non essendo obbligatoria la mancia, si rischia di passare per grandi maleducati nel caso in cui non la si lasci: l esatto contrario di quanto può accadere in Giappone dove l alto grado di maleducazione è determinato proprio dal lasciare la mancia. Nel paese del Sol levante, offrire un buon servizio al cliente è considerato dai camerieri un dovere, tanto che per una questione di onore non si aspettano di ricevere riconoscimenti economici aggiuntivi. E quando mai l incauto e ignorante cliente incappi nell incidente della mancia sul tavolo, questa è raccolta direttamente dal cameriere.

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