Cera pulita: come fare?
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- Maurizio Salvi
- 4 anni fa
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1 Cera pulita: come fare? Il problema della cera è ormai noto: la cera dei fogli cerei convenzionali in commercio è fortemente contaminata dalla presenza di sostanze chimiche che si aggiungono via via che essa viene usata e rifusa. La concentrazione di alcuni principi attivi è spesso decine di volte superiore ai valori ammessi. Per avere cera pulita esistono tre sole strade possibili: 1. Utilizzare fogli cerei di cera pulita e certificata (praticamente quasi introvabile ormai) 2. Utilizzare la propria cera di opercolo per produrre i fogli cerei. 3. Utilizzare il favo naturale e quindi far costruire alle api un favo senza fornire il foglio cereo Cera pulita e certificata Per molti anni i fogli cerei di cera pulita e certificata da utilizzare in apicoltura biologica sono stati di fatto introvabili. Ora comincia a ricomparire sul mercato qualche proposta, ma vi sono due questioni ancora aperte: 1. Il prezzo è di fatto improponibile: in molti casi si parla di euro al chilogrammo (quindi 4-5 euro per un singolo foglio cereo). 2. Le analisi non riguardano praticamente mai tutti i principi attivi che potrebbero esserci, ma solo una parte di essi. In altre parole non ci sono garanzie assolute di acquistare un prodotto veramente puro nemmeno a prezzi da capogiro. E accaduto anni or sono che cera certificata di provenienza africana si rivelasse poi fortemente contaminata da vecchi principi attivi che non venivano più ricercati perché ormai fuori commercio. Concludendo si può acquistare a prezzi molto alti senza garanzie veramente serie. Fogli cerei di cera di opercolo Apparentemente la seconda strada sembrerebbe la più semplice e facilmente percorribile, ma esistono due difficoltà che illustro in ordine di importanza. La quantità di cera che si produce dagli opercoli varia dall 1% al 2-3% del miele prodotto a seconda che si disopercoli a mano o con macchinari e che si utilizzi la forchetta o il coltello. Se disopercoliamo a mano con il coltello tagliando un opercolo sottile la resa non supera l 1%. Questo significa che bisogna produrre 10 quintali di miele per ottenere solo 10 Kg di cera di opercolo. Se ipotizziamo una produzione media di miele di 20 Kg ad arnia significa che i nostri 10 Kg di cera (corrispondenti a circa fogli cerei da nido Dadant a seconda della grossezza del foglio) dovrebbero bastare, il condizionale è d obbligo, per le circa 50 arnie che hanno prodotto quel miele. A conti fatti si capisce che questa cera non basta perché una buona conduzione delle colonie di api richiede l inserimento di almeno 5-6
2 fogli cerei l anno e quindi in ogni caso il quadruplo di quanto si può riuscire a produrre con la cera di opercolo. Bisogna infatti tenere presente che l inserimento di 3 fogli cerei l anno è richiesto solo per il rinnovo dei favi del nido, senza considerare la produzione di nuovi nuclei o la necessità di favi da tenere a magazzino per non parlare dei melari. Il secondo problema, più facilmente superabile, riguarda la lavorazione: spesso chi lavora la cera per professione richiede un quantitativo minimo per una lavorazione separata con la restituzione di fogli cerei del proprio prodotto. Questo problema si supera facilmente utilizzando fondi-cera e stampi per fogli cerei non professionali che hanno costi limitati e possono entrare fra le attrezzature di una associazione di apicoltori o di un consorzio di produttori. E importante ovviamente che il fondi-cera possa arrivare alle temperature di sterilizzazione in modo da poter garantire l utilizzo di cera sterilizzata con eliminazione di patogeni o spore. Se le apparecchiature vengono utilizzate da produttori diversi è ovviamente importantissima anche la pulizia dei macchinari. Ho fatto quest ano per la prima volta l esperienza di utilizzo di questa apparecchiatura e ne sono rimasto pienamente soddisfatto. Ho prodotto i miei fogli cerei di cera di opercolo che utilizzerò nella corrente stagione apistica. La cera una volta fusa, filtrata e sterilizzata viene versata calda nello stampo (foto a sinistra) e successivamente tagliata utilizzando una sagoma della grandezza del foglio cereo da nido (foto a destra) o da melario. I ritagli di cera vengono rifusi. E solo necessario inizialmente fare un po di pratica per capire il quantitativo di cera da mettere nello stampo, l entità del raffreddamento ad acqua dello stampo, i tempi di chiusura del coperchio. Le modalità più opportune di riapertura Dopo le prime 4-5 prove i fogli vengono perfetti.
3 Cera ottenuta da fusione di favi Per completare correttamente il discorso bisogna però dire che la cera che si ottiene dalla fusione dei favi da nido ormai vecchi ha una resa molto più alta: gli stessi 10 chilogrammi di cera si otterrebbero anche fondendo un numero limitato di favi vecchi ormai troppo neri. Di conseguenza per fortuna il problema è solo iniziale, una volta che abbiamo fatto costruire solo favi che hanno cera pulita è certamente possibile produrre in autonomia tutta la cera che serve per la propria attività di apicoltura senza necessità di acquistare fogli cerei. Il vero problema è il ricambio iniziale di tutti i favi A questo punto abbiamo capito che il problema è solo iniziale: una volta cambiati tutti i favi delle nostre arnie possiamo fondere la nostra cera pulita e lavorarla separatamente producendo i fogli cerei che ci servono. Il favo naturale Questo tema è già stato approfondito in due differenti articoli, il primo a carattere generale spiega che cosa è il favo naturale e si intitola appunto Favo naturale : &mid=1887&language=it-it Il secondo articolo riguarda le esperienze dell anno 2017: &mid=1887&language=it-it
4 Riporto qui di seguito i principali risultati del 2017 tratti dal secondo articolo citato: Tempi e modalità di costruzione dei favi naturali Dato che ritenevo la stagione 2017 non ideale per questa operazione di passaggio da favo normale a favo naturale ho fatto solo alcune prove su un numero limitato di arnie. Questi dati che ovviamente non hanno valore scientifico o sperimentale sembrano indicare un tempo più lungo per la costruzione del favo naturale rispetto a quanto avviene partendo dal foglio cereo con la necessità di nutrire di più e più a lungo. Il favo si presenta spesso non del tutto completato sugli angoli del favo e viene terminato spesso nella stagione successiva in primavera. Il rapporto fra celle maschili e femminili non è favorevole come nel favo fatto partendo dal foglio cereo, ma è tutto sommato accettabile. I risultati Preferisco parlare dei risultati principalmente attraverso alcune fotografie. I favi laterali di scorte non naturali sono stati tolti dalle arnie appena possibile e sostituiti con favi naturali inseriti in posizione centrale. Favo naturale Langstroth costruito con la messa a sciame in apiario collocato in montagna a 1100 m. s.l.m. Sono visibili i fili di armatura orizzontali e il listello di legno superiore per la direzione di avvio. Sugli angoli il favo non è del tutto completato, ma potrà essere terminato nella primavera E visibile la covata femminile solo in parte già opercolata e una striscia di scorte nella parte superiore. Il listello di avvio superiore poteva utilmente essere fatto un po meno alto (basterebbero 2-3 millimetri) con una conseguente migliore saldatura del favo al listello superiore.
5 Favo naturale Langstroth in fase di costruzione, ancora privo di covata In una fase iniziale il favo si sviluppa secondo una linea curva che poi verrà adattata al perimetro del favo rettangolare analogamente a quanto avviene nelle arnie Top bar dove l adattamento avviene sulla forma trapezoidale dell arnia stessa.
6 In questo favo naturale Langstroth sono ben visibili due distinte zone: una di covata maschile sulla sinistra e una di covata femminile a destra, in alto un po di scorte Un favo naturale Langstroth completamente costruito anche sugli angoli con netta prevalenza di covata femminile fatta eccezione per una piccola zona sulla destra. Poco spazio disponibile per le scorte.
7 Spesso l avvio di costruzione avviene secondo linee curve multiple che verranno congiunte e completate solo successivamente Favo equatore Dadant in fase iniziale di costruzione anche in questo caso, pur essendo presente il filetto equatore che divide in due parti sono stati inseriti i fili di armatura per rendere il favo resistente anche in caso di pratica del nomadismo.
8 Favo naturale equatore Dadant tolto in fase di invernamento e messo a magazzino. Nella parte superiore scorte, nella parte inferiore era presente covata femminile. Favo equatore a magazzino, l area più scura corrisponde alla superficie che era destinata alla covata. Conclusioni
9 La messa a sciame abbinata al blocco di covata consente un passaggio molto rapido da favo tradizionale a favo naturale convertendo in un solo anno il 50% delle colonie di api. I risultati sono buoni, ma bisogna tener presenti alcuni vincoli importantissimi da rispettare se si vuole avere successo: 1. Le colonie di api di partenza devono essere bellissime con tante api ed è necessario vi siano almeno 2-3 melari pieni di miele ed api. 2. La messa a sciame va fatta presto a fine giugno, massimo primi di luglio 3. E da mettere in bilancio una spesa rilevante per la nutrizione estiva con sciroppo zuccherino 4. I materiali necessari: arnie, telai naturali ecc vanno preparati con anticipo nell inverno precedente. 5. E necessario considerare che il favo naturale, per quanto ne sappiamo ad oggi, non riduce le problematiche relative al controllo della varroa che continua a rappresentare un serio problema. Risultati del 2018 Il 2018 è stato un anno per me decisamente migliore del 2017 sia per sviluppo delle colonie di api sia per la produzione di miele. Tuttavia i risultati con il favo naturale non sono stati certo entusiasmanti perché ho puntato molto sulla messa a sciame con favi Dadant equatore e il sistema non funziona bene. Le colonie erano molto forti, il tempo bello e sono state adeguatamente nutrite, tuttavia le famiglie hanno costruito bene e rapidamente la parte superiore del favo, lasciando la parte sottostante solo parzialmente costruita, appena iniziata o addirittura completamente da fare. Questo favo Dadant equatore non verrà terminato nella parte bassa e questo caso rappresenta in realtà uno dei migliori risultati, in molte situazioni la parte sottostante era completamente vuota o appena iniziata. E evidente che il listello centrale costituisce una barriera non gradita dalle api difficilmente valicabile.
10 I favi naturali delle arnie Langstroth invece, più piccoli e senza barriere di separazione, sono stati costruiti tutti bene. In altre parole il favo Dadant è troppo grande e poco adatto a diventare un favo naturale. Il favo naturale Dadant equatore in particolare sicuramente non funziona bene. Conclusioni Il cambio totale dei favi di un apiario per avere cera pulita rappresenta un bel problema in fase iniziale risolvibile solo con alcuni anni di lavoro abbinando tre tecniche: 1. Inserimento di fogli cerei di cera di opercolo per arrivare a favi con cera pulita 2. Costruzioni di favi naturali senza utilizzare il foglio cereo 3. Sfruttamento del blocco di covata abbinato alla messa a sciame per far costruire favi naturali e fogli cerei di opercolo. Va considerato che l orientamento delle arnie Nord-Sud e la loro perfetta orizzontalità sono condizioni necessarie per una corretta costruzione dei favi naturali, ma rappresentano anche condizioni in ogni caso di per se stesse non sufficienti. Se i favi naturali non vengono intercalati con telai già costruiti vi è una percentuale piuttosto rilevante di favi costruiti male con orientamento non perfetto della cera sul telaio inserito. Buon lavoro a tutti con l augurio di una stagione 2019 ricca di soddisfazioni Romano Nesler
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