Programma. Ridurre il debito pubblico.

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1 Programma Indice: Ridurre il debito pubblico Ridurre la spesa pubblica Ridurre la pressione fiscale Aumentare la competitività Sussidiarietà e formazione Fermare la corruzione Giustizia veloce Giovani e donne Scuola e università Federalismo Ridurre il debito pubblico. Occorre almeno portare il debito pubblico al di sotto del 100% del prodotto interno lordo (Pil), tagliare la spesa pubblica di 6 punti percentuali in proporzione al Pil, e abbassare la pressione fiscale di 5 punti. Questi obiettivi sono raggiungibili realisticamente nell'arco di una legislatura. In particolare, tagliando debito e spesa nelle misura indicate, la riduzione delle imposte è sostenibile senza compromettere l'equilibrio di finanza pubblica. La riduzione del debito dovrebbe anche tradursi in una riduzione dei tassi di interesse sul debito stesso, rafforzando così il raggiungimento dell'obiettivo di tagliare la spesa. Il debito pubblico è pari oggi a quasi 2000 miliardi di euro, cioè il 126% del Pil; L'obiettivo è attuare, nel periodo , una politica di dismissioni di asset pubblici che generi un gettito dell'ordine dei 35 miliardi di euro/anno; Tale obiettivo è realisticamente raggiungibile purché le privatizzazioni interessino tutti gli asset (sia mobiliari sia immobiliari) e siano condotte con criteri trasparenti; Per quel che riguarda il patrimonio immobiliare: il patrimonio pubblico alienabile viene stimato in modo conservativo nel range miliardi di euro: la differenza dipende dall'inclusione o meno di immobili attualmente occupati ma tecnicamente vendibili; una stima realistica del gettito ottenibile sta nel mezzo e può essere fissata nell'ordine di miliardi di euro; vi sono tuttavia delle difficoltà legate al fatto che la proprietà della maggior parte degli immobili è in mano a enti locali, che difficilmente possono essere costretti a vendere; per questo stimiamo che, nell'orizzonte di tempo considerato, siano raccoglibili 105 miliardi di euro; sono cruciali le modalità di privatizzazione: per ridurre i cattivi incentivi e aumentare la trasparenza, si suggerisce la costituzione di fondi chiusi, omogenei al loro interno, la cui gestione viene affidata a terzi selezionati attraverso gara pubblica. Altri 15 miliardi possono essere raccolti valorizzando meglio le concessioni dello Stato. Gli ultimi 90 miliardi possono essere trovati attraverso la vendita delle società partecipate dal Tesoro (direttamente o attraverso la Cassa depositi e prestiti), in particolare quelle più appetibili quali: le società quotate in borsa (Eni, Enel, Terna, Snam, Finmeccanica, e una piccola partecipazione in StMicroelectronics); le maggiori società non quotate (Poste, Ferrovie dello Stato Italiane, Rai, Inail, Sace, Fintecna, eccetera); Le società partecipate dagli enti locali non vengono qui considerate ma anch'esse rappresentano una potenziale fonte di gettito da destinare all'abbattimento del debito; Va precisato che in alcuni casi può essere necessario procedere preventivamente o a forme di riorganizzazione aziendale (per esempio il breakup di alcune conglomerate quali Ferrovie e Poste) o alla piena liberalizzazione dei relativi mercati (postale, ferroviario, assicurazione sul lavoro,

2 radiotelevisivo,...), o a entrambe le cose. In conclusione, raggiungere un rapporto debito / Pil inferiore al 100% è possibile, senza fare ipotesi eroiche, nell'arco di una legislatura; Il principale strumento per raggiungere tale obiettivo è una seria politica di privatizzazioni e dismissioni Ridurre la spesa pubblica Dal punto di vista della finanza pubblica, l'italia ha oggi due priorità: abbattere il rapporto tra debito pubblico e Prodotto interno lordo (Pil) e ridurre la pressione fiscale; Per conseguire il primo obiettivo, è necessario portare il bilancio strutturalmente in surplus, quindi ridurre le spese e/o aumentare le entrate; Per conseguire il secondo obiettivo, la spesa deve essere ridotta in misura almeno pari al taglio delle imposte; È possibile, nell'arco di una legislatura, tagliare la spesa pubblica primaria di 5 punti percentuali rispetto al Pil, allo scopo di tagliare le imposte di altrettanto; Grazie a un serio piano di privatizzazioni si può ridurre la spesa totale di un ulteriore punto percentuale Nel periodo il Pil nominale è cresciuto del 121%, la spesa primaria del 152%; la maggior parte di tale aumento si è verificato nel decennio ; Principale responsabile di tale fenomeno è l'incremento della spesa previdenziale (cresciuta in termini nominali del 183%) mentre il resto della spesa è cresciuto del 132%, in modo significativamente superiore al Pil; La spesa per il personale si è contratta negli ultimi anni; inoltre ogni intervento su tale voce richiede tempo per manifestarsi; di conseguenza, sebbene sia essenziale intervenire sulla qualità e l'efficienza produttiva del pubblico impiego, non ci si possono attendere grandi riduzioni in tale voce; Proposte le spese per redditi da lavoro dipendente rimangono invariate rispetto alle previsioni governative nel 2013 e nel Nel 2015 vengono ridotte dell 1% rispetto al 2014, principalmente mediante un taglio dei contributi sociali (un taglio delle aliquote di 1,5 punti entro il 2015, da inquadrare in una manovra generale di riduzione del cuneo fiscale, dovrebbe essere sufficiente a raggiungere lo scopo); la spesa per consumi intermedi è già prevista in forte calo nel Proponiamo di tagliare ulteriormente tale spesa per un miliardo nel 2013 e di continuare poi la riduzione nel 2014 e 2015, tagliando tale spesa del 3,7% annuo; per la spesa pensionistica proponiamo di moderare la crescita al 1,9% annuo, contro una crescita media prevista dal governo di circa 2,6% annuo. Tale moderazione dovrebbe essere effettuata principalmente limitando i tassi di crescita delle pensioni attualmente erogate. Questo si può fare garantendo al tempo stesso il valore reale netto delle pensioni basse e medie (quelle, grosso modo, che pagano fino a euro mensili) grazie al taglio dell Irpef; per le altre prestazioni sociali manteniamo la spesa prevista dal governo senza effettuare alcun intervento addizionale. Questo è un settore in cui la spesa va cambiata e riqualificata per giungere a uno schema universale di assicurazione contro la disoccupazione, ma se si intende raggiungere questo obiettivo non c è spazio per tagli alla spesa aggregata; infine, la spesa in conto capitale viene ridotta, rispetto alle previsioni governative, di 10 miliardi di euro a regime. Tale riduzione si può ottenere in buona misura mettendo in atto le raccomandazioni del rapporto Giavazzi relative al taglio dei trasferimenti alle imprese, e risulta più che compensata dall abolizione dell IRAP; Rispetto alle previsioni governative le riduzioni di spesa contenute nella proposta sono pari a 12,2 miliardi di euro nel 2013, 24,5 miliardi nel 2014 e 39,6 miliardi nel Ricordiamo che tra il 1995 e il 2000 la spesa per consumi intermedi è stata in media pari al 6,8% del PIL. Tale rapporto ha raggiunto il 7,2% nel 2000 ed è poi esploso fino all 8,6% nel 2011; La nostra proposta tende quindi semplicemente a eliminare gli incrementi di spesa in questo settore che si sono verificati nell ultimo decennio. Le proposte per classi funzionali Secondo i dati Eurostat, nel 2010 (ultimo anno per cui i dati sono disponibili) la spesa primaria risultò in Italia pari al 46% del PIL. La manovra da noi proposta non incide invece per nulla sulla spesa per l educazione, che a nostro avviso andrebbe invece aumentata dopo una opportuna riqualificazione, e abbastanza poco sulle spese per la sanità. In questo senso

3 riteniamo di poter tranquillamente affermare che la proposta non scalfisce per nulla le fondamenta dello stato sociale; La manovra di riduzione della spesa proposta si concentra sulle due voci di spesa che hanno subito gli aumenti più vistosi nell'ultimo decennio, ossia affari generali e spesa previdenziale; Per quanto attiene gli affari generali, si crede sia necessaria una drastica riduzione dei costi della politica, limitare le spese di tutti gli organismi legislativi ed esecutivi, a cominciare dalla presidenza della repubblica, a sfoltire ed accorpare vari uffici di ricerca economica, dello stato o finanziati dallo stato, ridurre le spese per consulenti, semplificare la rete di ambasciate e consolari, ridurre con maggiore decisione auto blu e voli di stato ed eliminare i rimborsi elettorali; Per quanto riguarda la spesa previdenziale, nell ultimo decennio la spesa per protezione sociale è aumentata di 3 punti di PIL. Occorre intervenire per rovesciare questo incremento. Dato che al tempo stesso è opportuno aumentare la spesa che va in aiuto ai disoccupati e alle famiglie a basso reddito, riteniamo che l obiettivo sull arco della legislatura dovrebbe essere una riduzione di 2 punti di Pil. Sanità Ci si propone di arrestare il declino della Sanita italiana: Stimolando un ciclo virtuoso di competizione che abbia come oggetto l ottenimento dei migliori risultati in termini di valore per il paziente (competizione attorno al valore per il paziente, piuttosto che al costo o all interesse corporativo o all interesse di partito). Misurando gli esiti ed i costi degli interventi sanitari Per le principali condizioni cliniche vanno misurati indicatori clinici di risultato (indicatori di outcome clinico) che siano scientificamente validi e facilmente utilizzabili nella pratica quotidiana. Dal rapporto tra Esito e Costo si potra stimare il valore degli interventi ed avere elementi per orientare in forma mirata il processo decisionale. Utilizzando il concetto di valore per confrontare le prestazioni cliniche, la tecnologia sanitaria, i centri clinici e la performance dei professionisti su base scientificamente e statisticamente oggettiva, orientando le risorse su quelli in grado di fornire i migliori risultati in termini di valore. Questi centri fungeranno a loro volta da punti di riferimento ( benchmarking ) per gli altri Centri. Questo non e un approccio teorico, incapace di uscire dalle lavagne nere delle School of Business. Anzi, esso e al momento applicata con grande successo da prestigiose istituzioni sanitarie sia negli USA che in Europa. Rendendo pubblici i risultati di esito e di costo, in modo da assicurare la trasparenza del sistema e la informazione dell utente Utilizzando il concetto di valore come parametro di confronto tra aree e Regioni Uno dei problemi che saltano all occhio immediatamente e la grande differenza tra le Regioni nel livello di efficienza. La proposta è semplicemente quella di adattare le buone pratiche delle Regioni più virtuose (per esempio Lombardia, Umbria ed Emilia Romagna) a tutte le altre. Questo comporterebbe una riduzione importante della spesa delle altre Regioni. Eseguendo uno stretto benchmarking sugli acquisti effettuati dalla varie realta. Riteniamo che tramite operazioni di benchmarking si possa raggiungere una standardizzazione, razionalizzazione degli acquisti che potrebbe portare ad una ulteriore riduzione della spesa corrente, ipotizzando una riduzione percentuale del 20% (lo standard in progetti aziendali di accentramento degli acquisti a livello di Gruppo) applicata sulla base di costo diversa da stipendi e mantenimento degli edifici. Il risparmio è conseguibile attraverso l acquisizione di lotti di maggiori dimensioni per la standardizzazione della domanda e una leva maggiore delle economie di scala. L altro elemento di risparmio sarebbe costituito, è ovvio, dall eliminazione di clientele su base territoriale, che oggi fanno sì che lo stesso catetere costi in una regione tre volte di più che non in un altra. Riducendo l influenza politica nelle scelte. La politica ha il compito di indicare gli indirizzi strategici e definire le risorse, ma non quello di gestire le Aziende Ospedaliere e sanitarie, scegliere i primari ed il management aziendale. I direttori delle Aziende Ospedaliere vanno scelti sulla base del loro curriculum confermati/cambiati in base alla loro capaicita di creare valore per il paziente, l Azienda ed il sistema. Al paziente interessa che l Ospedale funzioni bene, non che partito politico governa l Ospedale. L assenza di ingerenze politiche e di conflitti di interesse va estesa a tutti i livelli, incluse le nomine dei Direttori Generali/Sanitari/Amministrativi e dei Primari. La scelta dei Direttori Generali dovrebbe avvenire sulla base delle capacita, merito ed esperienza, indipendentemente dal gradimento politico regionale e meglio se da commissioni che includano esperti esterni, la cui assenza di conflitto di interesse deve essere acclarata preventivamente.

4 Valorizzando i professionisti della salute quindi utilizzando il valore come parametro di valutazione promozione e retribuzione del merito di medici ed infermieri. Il merito va individuato, proposto come esempio e premiato a livello economico e di carriera. Si deve invertire l attuale tendenza all appiattimento delle carriere favorita da un approccio sindacalizzato, invece che professionalizzante. Anzi, si deve favorire la progressiva assunzione di maggiori responsabilita da parte dei migliori professionisti medici e del comparto Ridando il governo clinico ai clinici. Si deve invertire la attuale tendenza a minimizzare il ruolo del medico nel governo clinico in Ospedale. Questo non puo essere affidato ad una classe di amministratori pavidi ed avulsi dalla quotidiana realta dei bisogni e delle soluzioni cliniche e scelti socondo logiche politiche. Valorizzando la rete dei medici di medicina generale. Vero fulcro della prevenzione e della gestione domiciliare della salute, potrebbe assumere un ruolo importante anche nella misurazione e rilevazione degli outcomes dei pazienti contribuendo in modo essenziale alla governance del sistema. Si deve passare dalla centralita dell Ospedale alla centralità della medicina di famiglia, che rappresenta la rete delle cure primarie; si deve promuovere un rapido ampliamento della medicina di gruppo con associazioni anche con pediatria di famiglia. Razionalizzando l offerta sanitaria tramite modelli a rete regionali e inter regionali che evitino le duplicazioni ed aumentino la sicurezza nella gestione di alcune patologie critiche, razionalizzino le strutture sul territorio tramite anche l accorpamento di quelle marginali. Questo approccio dovrebbe essere esteso anche a distretti, ospedali, e ASL, strutture per le quali e evidente la necessità di una redistribuzione equa sul territorio, dimensionamento su criteri scientifici e di efficienza, e non di campanile, priorità alla qualità del sistema Intervenendo sull architettura del sistema. Vi sono vantaggi nel federalismo sanitario e l autonomia delle Regioni va tutelata, tuttavia la capacita di indirizzo e controllo del Ministero va ampliata, in modo da aumentare la governabilita del sistema. L autonomia regionale in materia sanitaria dovrebbe essere concessa in modo progressivo sulla base dei risultati gestionali: a maggior capacita di generare valore, maggiore autonomia. Investendo sulla informatizzazione della sanita riducendo l enorme divario attualmente presente con i paesi piu avanzati. Una completa informatizzazione sanitaria, non solo consentira la raccolta automatica dei dati di esito clinico e dei costi, ma anche una maggior sicurezza clinica, ed evitera la duplicazione degli esami. La disponibilità della cartella clinica on line, ad esempio, riduce significativamente i tempi di presa in carico di un paziente ad es. al pronto soccorso e minimizza i rischi di errore per incompleta informazione. Inoltre rende possibile la circolazione dell informazione. Inoltre l allestimento di una rete informatica a livello regionale e sovraregionale e elemento fondamentale e propedeutico per applicare correttamente i principi di gestione meritocratica ed orientata al valore aggiunto per il paziente. Spingendo su prevenzione e campagne per migliorare gli stili di vita. E l approccio piu importate. Sempre invocato, mai realmente perseguito. Specifiche campagne e politiche dovrebbero essere emanate dal Ministero della Salute e dall Istituto Superiore di Sanita, e la loro applicazione regionale dovrebbe essere attentamente monitorata. Valorizzando il rapporto con le universita ed i centri di ricerca biomedica. Dietro ogni atto medico vi e una valore formativo e di ricerca. Una enorme massa di dati osservazionali vengono generati ogni giorno negli ospedali ed ambulatori pubblici italiani, ma il nostro sistema, per una serie di veti e gelosie ed arretratezza tecnologica rinuncia ad incassarne il valore aggiunto in termini di generazione e trasmissione di conoscenza. Vi sono grandi ospedali che non hanno alcuna valenza sul lato formativo e di ricerca. Questo e un enorme spreco, con una impatto negativo sia economico che sulla sicurezza e sostenibilita delle cure. Fisco La pressione fiscale italiana è esplosa tra il 1973 e l'inizio degli anni Novanta, e da allora non è mai scesa al di sotto del 40%; Nel 2012 essa ha raggiunto il livello record del 45%, ed è destinata a crescere ulteriormente per esempio a causa dell'aumento programmato e automatico dell'iva dal 21 al 22% in assenza di forti interventi di riduzione della spesa pubblica; Si ritiene che, attraverso tagli, si possano creare le condizioni per una riduzione di 5 punti percentuali di pressione fiscale dal 45 al 40% del Pil nell'arco della prossima legislatura. La situazione attuale Nel confronto internazionale, l'italia concentra il proprio prelievo fiscale in particolare su lavoro e impresa: Il cuneo fiscale, a seconda del reddito e della situazione famigliare del lavoratore, è superiore di punti percentuali alla media Ocse; L'aliquota fiscale totale per un'impresa media è pari al 68,3%, contro una media Ocse del 43,1%;

5 Inoltre il fisco italiano si distingue per la sua complessità: pagare le imposte richiede mediamente 15 adempimenti per un totale di 269 ore uomo, contro una media Ocse di 12 adempimenti per 176 oreuomo; Il gettito da imposte indirette è sotto la media europea, nonostante un'aliquota ordinaria relativamente alta (21%), a causa dell'effetto dell'ampia platea di beni a cui si applicano aliquote ridotte. La proposta per Riteniamo che l'imposizione fiscale debba essere oggetto di quattro riforme radicali: Riduzione della pressione fiscale aggregata di 5 punti in 5 anni; Riequilibrio del prelievo sgravando, in particolare, lavoro e impresa. Questo obiettivo viene raggiunto concentrando le riduzioni d'imposta sulla tendenziale abolizione dell'irap e sulla significativa riduzione dell'irpef; Semplificazione del sistema, sia limitando il numero di adempimenti, sia eliminando le eccezioni fiscali, per esempio con un riordino delle deduzioni e detrazioni e con l'eliminazione di aliquote speciali quale, per esempio, la Robin Hood Tax; Ripensamento degli strumenti per il contrasto all'evasione fiscale a partire dall'abolizione del redditometro. Rispetto alle previsioni governative attuali, la manovra proposta è leggermente più espansiva nel 2013 per circa 0,2 punti di PIL, ed è leggermente più restrittiva nel 2014 e 2015, quando il ciclo dovrebbe essere più favorevole; Nel biennio conclusivo della legislatura prevediamo una ulteriore riduzione delle imposte allo scopo di raggiungere l'obiettivo del taglio di 5 punti percentuali rispetto al Pil, consolidando l'avanzo primario su un valore attorno al 5% del Pil. Riduzione e riequilibrio del prelievo Per quanto riguarda l Irap, l obiettivo nell arco della legislatura è quello di eliminare completamente questa tassa. L eliminazione deve procedere di pari passo alla riduzione della spesa. L Irap ha un gettito che è approssimativamente uguale a 35 miliardi annui, di cui circa 10 sono pagati da enti pubblici e i restanti 25 da privati. Il nostro obiettivo più immediato e di ridurre di 15 miliardi il gettito di tale imposta nel periodo , per poi completare l eliminazione dell imposta nel resto della legislatura; Per quanto riguarda l Irpef, l obiettivo e quello di ridurla di almeno il 30% nell arco della legislatura, raggiungendo l obiettivo di eliminare completamente questa imposta per la metà più povera dei contribuenti. Al tempo stesso tale imposta necessita di una razionalizzazione per renderla meno dannosa per gli incentivi a cercare lavoro, soprattutto per le donne e i giovani. La nostra proposta è quella di aumentare progressivamente le detrazioni per redditi da lavoro autonomo, lavoro dipendente e pensione e al tempo stesso eliminare progressivamente la detrazione per coniuge a carico. I dettagli sono descritti nella sezione successiva; essenzialmente l obiettivo è quello di rendere esenti da imposte i redditi inferiori a euro entro il 2015, e i redditi inferiori a euro entro la fine della legislatura; Per quanto riguarda l'iva, riteniamo vada eliminato l'aumento automatico dell'aliquota dal 21 al 22% previsto per il 2013; Per quanto riguarda l'imu, riteniamo che l'imposta vada rivista in due direzioni: Dal punto di vista istituzionale, l'imu deve diventare il pilastro della fiscalità locale: il suo gettito deve rimanere interamente nelle mani degli enti locali; Per quel che riguarda le imprese, intendiamo operare per una riduzione dell'aliquota per i beni strumentali delle imprese e riformare la tassazione patrimoniale sui fabbricati agricoli, anche allo scopo di far venire meno gli aumenti sconsiderati degli ultimi anni. Semplificazione e contrasto all'evasione Il nostro sistema tributario è complesso, incerto ed imprevedibile Semplificare le norme. Ridurre gli adempimenti. Reimpostare il rapporto tra amministrazione finanziaria e contribuenti; Il reddito di impresa è quello determinato applicando i criteri IAS/IFRS; Riformare il pagamento dell'iva rendendo possibile, a tendere, il pagamento del dovuto interamente sulla base della cassa, anziché della competenza; Istituire organo di confronto preventivo tempestivo ed efficace tra amministrazione e categorie rappresentative dei contribuenti per uniformare l'interpretazione delle norme;

6 Disciplinare il contenuto di evasione, elusione e legittimo risparmio di imposta e abuso dei diritto; Riformare il sistema sanzionatorio, amministrativo e penale, concentrando le sanzioni sui fatti più gravi e le frodi; Favorire l'emendabilità delle dichiarazioni fiscali; Eliminare gli adempimenti inutili; Ridurre la discrezionalità dell'amministrazione negli accertamenti con adesione entro determinati parametri; Ridurre drasticamente i numeri del contenzioso fiscale. Accorciare i tempi della giustizia tributaria. Inserire il giudice tributario professionale; Aumentare i limiti in cui è ammesso il procedimento di reclamo mediazione. Prevedere che i giudici delle Commissioni tributarie siano giudici professionisti, adeguatamente formati. Giudice monocratico nel giudizio di primo grado entro determinati limiti di valore. Riformare le norma sulla soccombenza e sulla condanna alle spese anche dell'amministrazione. Consentire la conciliazione giudiziale anche in secondo grado; No all'inizio della riscossione fino alla sentenza della CT Provinciale. Consentire il tempestivo rimborso dei crediti fiscali anche in presenza di contestazioni non accertate; Uniformare i tempi di incasso delle imposte e di pagamento da parte dell'erario soccombente. Innalzare significativamente i limiti per la compensazione di crediti e debito fiscali per i contribuenti virtuosi; Mai più condoni fiscali, sotto qualsiasi forma e denominazione; Dare piena attuazione allo Statuto del Contribuente. Liberalizzazioni Liberalizzare l'economia è uno degli strumenti per italiano e tornare a tassi di crescita economica sostenuti. Liberalizzare un mercato significa rimuovere gli ostacoli di varia natura, in particolare di natura normativa e fiscale che impediscono la libertà di ingresso, organizzazione dell'attività imprenditoriale, e uscita dal mercato. Uno studio della Banca d'italia ha mostrato che la piena liberalizzazione del settore dei servizi grazie alla quale il margine convergerebbe verso i livelli medi europei consentirebbe una crescita, nel lungo periodo, dell'11% del Pil, dell'8% dell'occupazione e del 18% degli investimenti, mentre i salari reali salirebbero del 12%. In generale noi vogliamo aumentare la concorrenza perché: fa calare i prezzi, in quanto uno degli strumenti attraverso cui le imprese possono accrescere la loro quota di mercato è conquistare nuovi clienti offrendo occasioni più convenienti; spinge le aziende a investire per migliorare e differenziare i loro prodotti o servizi, incrementandone l'efficienza e la produttività; incentiva l'innovazione, consentendo di creare nuovi mercati e ampliare la libertà di scelta dei consumatori; Esistono diversi indicatori indiretti che confermano come l'italia sia un paese poco esposto alla concorrenza. Per esempio, nel periodo pre crisi (quando tale osservazione non era influenzata dalla recessione) il numero di nuove imprese create in Italia era inferiore a quello osservato in altri paesi simili, mentre il tasso di uscita è analogo. Nel settore dei servizi, a differenza di quello manifatturiero esposto alla concorrenza internazionale, il mark up (ricarico sul costo) delle imprese italiane (tra cui vari monopolisti pubblici) tende a essere significativamente superiore ad altre nazioni europee. Spesso liberalizzare significa semplicemente abrogare norme esistenti che servono unicamente a proteggere lo status quo, ma in altri casi occorre tener conto delle specificità dell industria: nei settori caratterizzati da infrastrutture fisiche che devono essere utilizzate da tutti i concorrenti (reti elettriche, gas, ferrovie, ecc.) tali infrastrutture devono essere assoggettate a una regolamentazione stringente e, dove possibile, essere separate dalle società che vendono i servizi per evitare conflitti di interesse; dove è necessaria una regolamentazione di settore (energia, trasporti, banche, ecc.) tale compito dovrebbe essere assegnato a organismi tecnici indipendenti e non politicizzati; le imprese a controllo pubblico che operino su mercati concorrenziali devono essere privatizzate, facendo precedere tale operazione da una riorganizzazione interna che ne limiti il potenziale monopolistico; nel caso dei servizi pubblici per cui si ritiene socialmente desiderabile che la collettività sussidi la produzione (trasporto pubblico, gestione rifiuti, illuminazione stradale, ecc.) è opportuno che il gestore del servizio venga individuato attraverso gare tali che il risultato della gara sia contendibile (cioè non sia scontato il vincitore). Gli esiti della gare devono essere legati a criteri i più oggettivi possibili e l affidamento deve avere durata la più breve possibile. L opera di liberalizzazione deve essere estesa ovunque sia possibile. A titolo di esempio, ecco una lista assolutamente

7 non esclusiva di settori in cui è urgente intervenire, e cosa va fatto. Ferrovie Rendere immediatamente operativa l Autorità per i trasporti, assumendo personale adeguato non di provenienza ministeriale e individuando un collegio di elevato profilo tecnico. Completare la separazione proprietaria della rete ferroviaria (Rfi) da Ferrovie dello Stato Italiane Spa. Separare le varie componenti di Trenitalia (passeggeri, regionale e cargo) e privatizzarle separatamente. Abrogare immediatamente tutte le norme anticompetitive, in particolare quelle relative al trasporto regionale contenute nella legge 99/2009 (per esempio la possibilità di negare ai nuovi entranti il permesso di effettuare fermate intraregionali qualora questo comprometta l'equilibrio economico del titolare del servizio pubblico). Bandire entro la fine della legislatura gare realmente contendibili in tutte le regionigarantire la massima trasparenza e accessibilità dei dati relativi a bilanci, performance e qualità del servizio per tutti i servizi in affidamento. Trasporto pubblico locale Introdurre in via ordinaria il principio per cui nel trasporto pubblico locale è ammessa la concorrenza nel mercato. Ammettere per i comuni e le regioni la possibilità di affidare servizi in esclusiva solo a fronte della dimostrazione che non è possibile affidare il servizio (o parte di esso) a privati in concorrenza e che i benefici sono superiori ai costi, fermo restando che tale motivazione deve essere sottoposta a parere vincolante dell Autorità per i trasporti e, nelle more della sua operatività, dell'antitrust. Laddove i servizi siano affidati attraverso gare, adottare una rigorosa standardizzazione di bandi e disciplinari ed eliminare clausole che non siano strettamente attinenti all'obiettivo di garantire il miglior servizio al minimo costo per i contribuenti. Tali compiti andranno svolti dall Autorità per i trasporti e, nelle more della sua operatività, dall'antitrust. Garantire la massima trasparenza e accessibilità dei dati relativi a bilanci, performance e qualità del servizio per tutti i servizi in affidamento. Privatizzare tutte le società di trasporto pubblico locale. Elettricità Rivedere le norme esistenti finalizzate al perseguimento di obiettivi di politica industriale attraverso interventi nel settore elettrico. Tra questi: I sussidi alle imprese grandi consumatrici di energia elettrica (in particolare Trenitalia). I sussidi alle imprese di generazione tra cui qualsiasi forma di sussidio della capacità produttiva non utilizzata. Le modalità di incentivazione all installazione di pannelli fotovoltaici su piccola scala. Rivedere i meccanismi che disciplinano la realizzazione di impianti di generazione da fonti rinnovabili. In particolare, sarebbe possibile provvedere all introduzione di: Un meccanismo di selezione operante attraverso aste delle iniziative da incentivare senza limite inferiore. Prevedere meccanismi che assicurino la localizzazione efficiente degli impianti di generazione da fonti rinnovabili. Allocare correttamente, anche agli impianti a fonti rinnovabili, i costi che essi causano al sistema dovuti a sbilanciamento, congestioni, etc. Accelerare il decalage degli incentivi rinnovabili con un obiettivo pari a zero a partire dalla capacità installata dal 1 gennaio 2015 (compatibilmente col raggiungimento degli obiettivi europei). Rinegoziare i sussidi concessi nel passato laddove diano luogo a extraprofitti. Ridefinire con più precisione i compiti del regolatore, includendo per esempio la regolazione degli incentivi rinnovabili, impedendo decisioni che si traducano nel sussidio a specifiche categorie di consumatori, e incrementare il grado di trasparenza sul processo decisionale. Rivedere la governance del settore riducendo il numero di enti e limitandone il perimetro di intervento. In particolare: Spingere sul mercato la produzione di energie rinnovabili, in sostituzione dell'attuale ritiro da parte del

8 Gestore dei servizi energetici (Gse). Razionalizzare i soggetti esistenti, raggruppandoli e affidando a esterni con aste le attività attualmente svolte da Gse e Acquirente Unico. Privatizzare il Gestore dei mercato energetici. Riformare la borsa elettrica in modo tale da passare gradualmente dal prezzo unico nazionale a prezzi zonali per incentivare il potenziamento delle reti. Prevedere in tempi ragionevoli il totale switch off anche per i consumatori domestici e abolizione di ogni prezzo di riferimento. Terminare l'attuale socializzazione dei costi della morosità. Privatizzazione totale di tutte le società del settore in mani pubbliche (incluse le reti). Gas Completare la separazione tra rete e distribuzione con la cessione di Snam e/o Eni, da parte di Cassa depositi e prestiti, ad azionisti diversi. Valutare l'opportunità di dividere Eni in almeno due parti, separando la parte utility dalla parte petrolifera tradizionale e cederle ad azionisti diversi. Assicurare il pieno utilizzo della capacità di importazione esistente garantendo: (a) che siano emessi e assegnati al mercato tutti i diritti di trasporto compatibili con la capacità fisica disponibile; (b) l introduzione obbligatoria di clausole use or lose (si perde il diritto se non lo si utilizza) per i diritti di transito. Rimuovere la priorità del gas di stoccaggio per gli usi domestici ed eliminare ogni forma di discriminazione di prezzo di origine normativa o regolatoria tra diverse tipologie di consumatori. Il meccanismo di sussidio dei grandi consumatori attraverso l allocazione a titolo gratuito delle capacità di stoccaggio incrementale create da Eni è complicato e potenzialmente distorsivo: valutare se eliminarlo totalmente o riformarne contenuto e modalità di copertura. Se sarà possibile individuare adeguata copertura finanziaria, ridurre l accisa sul gas almeno al livello medio europeo. Reintroduzione, se necessario, dei tetti antitrust. Riforma distribuzione locale gas per rendere più contendibili le gare. Prevedere in tempi ragionevoli il totale switch off anche per i consumatori domestici e abolizione di ogni prezzo di riferimento. Privatizzazione totale di tutte le società del settore in mani pubbliche (incluse le reti) Assicurazioni Superare l'attuale processo di mediazione obbligatoria introducendo la possibilità di risolvere il contenzioso in modo definitivo attraverso la possibilità dell'assicurato di richiedere un arbitrato vincolante. Semplificare la regolamentazione distributiva in relazione alle categorie (riducendole a 2 dalle attuali 5) e deregolamentare le forme di collaborazione ammessa. Incentivare la diffusione della scatola nera per le automobili; Incentivare la diffusione di forme di assicurazione contro le calamità naturali, anche allo scopo di allocare più correttamente i rischi e consentire un più adeguato finanziamento degli interventi nei casi di emergenza. Garantire la piena portabilità dei fondi pensione, anche per la parte spettante al datore di lavoro. Liberalizzare l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Poste Ridurre il perimetro del servizio universale alla dimensione minima prescritta dalle direttive europee. Rimuovere ogni residua riserva legale (in particolare le notifiche degli atti giudiziari). Assegnare il servizio universale secondo gare distinte per categorie merceologiche e lotti geografici e a condizioni realmente contendibili, affidando al regolatore il compito di individuare perimetro, ampiezza e durata degli affidamenti. Dividere Poste Italiane secondo le linee di business esistenti in particolare separando societariamente Bancoposta dai servizi postali in senso stretto e privatizzarli separatamente.

9 Telecomunicazioni ed editoria Privatizzare la Rai e abolire il canone. Rimuovere i tetti alla raccolta pubblicitaria. Applicazione rigorosa delle norme antitrust e delle norme relative al conflitto di interesse. Valutare l'opportunità di mantenere un canale per il servizio pubblico, nel qual caso il servizio andrebbe affidato tramite procedura a evidenza pubblica. Abolire ogni forma di finanziamento pubblico all'editoria. Agricoltura La superficie media dell impresa agricola italiana è di 7,9 ettari a fronte dei 53 di quella francese, i 56 di quella tedesca, i 65 di quella danese, i 79 di quella del Regno Unito e i 152 di quella Ceca. E la fotografia di un sistema produttivo che sconta inefficienze decennali, frutto prima di tutto di una eccessiva frammentazione fondiaria e di un utilizzo delle risorse della Politica Agricola Comune finalizzato prevalentemente a sostenere lo status quo piuttosto che a superare le cause profonde di queste inefficienze. E necessario rimuovere tutti gli ostacoli, prevalentemente di natura burocratica, che ostacolano l accorpamento fondiario, e riformulare il sistema di erogazione degli aiuti diretti della PAC secondo criteri che incentivino la piccola impresa a cercare forme innovative di aggregazione dell offerta fin dalle fasi di produzione. Va ripristinata la norma, abrogata dal Governo Monti, che consentiva anche alle società di capitali di poter optare per la tassazione su base catastale. Il sostegno al reddito dovrebbe essere ripensato come una forma di welfare a termine, teso ad accompagnare l impresa improduttiva senza traumi fuori dal mercato, piuttosto che un sistema di erogazione ed intermediazione di microrendite, e un modo per sostenere in eterno attività produttive inefficienti e decotte. La tassazione patrimoniale sui terreni e fabbricati rurali deve essere oggetto di una profonda riforma, che includa in un unica voce anche i contributi generali di bonifica, e che consideri la vocazione strumentale dei fabbricati rurali. Gli aumenti sconsiderati dell IMU agricola vanno rivisti, così come vanno superati gli astrusi regimi di deroghe ed esenzioni su base territoriale. I consorzi di bonifica vanno sottoposti a una severa valutazione delle performances, che preveda la possibilità di soppressione di quegli enti che non rispettino elementari rapporti tra costi per i contribuenti e benefici per la collettività. I criteri attraverso i quali vengono erogati gli aiuti allo sviluppo, attraverso i Piani di Sviluppo Rurale redatti dalle regioni, devono essere fondati su una rigorosa analisi scientifica che riconosca il contributo positivo dell innovazione tecnologica e dell intensificazione agricola per la biodiversità e la salvaguardia ambientale. Oggi una grossa fetta di questi aiuti vengono elargiti a realtà associative, consortili, sindacali, politiche, nonché agli stessi enti locali, che non hanno nulla a che fare con l agricoltura. Un modo attraverso il quale la politica, mediante la PAC, contribuisce a finanziare sé stessa e uno spreco di risorse al quale va posto rimedio al più presto. Non si può continuare a negare, alle imprese agricole italiane, il diritto di avvalersi delle tecnologie che migliorano le rese unitarie o garantiscono rese analoghe con minori imputs produttivi. Il bando all uso delle varietà geneticamente modificate iscritte al catalogo comune europeo, per le quali nessuna evidenza scientifica ha mai dimostrato pericoli per la salute umana e per l ambiente, deve essere rimosso. Allo stesso tempo va rimosso l anacronistico bando alla ricerca in campo aperto sulle biotecnologie agrarie, che potrebbe rappresentare un fondamentale strumento per il recupero e la difesa di importanti varietà tradizionali italiane. Anche le norme che impongono agli agricoltori limiti all utilizzo di semente autoprodotta sono in contraddizione con i più elementari principi di libertà di impresa, e vanno superate. I consorzi che tutelano le Denominazioni di Origine hanno lo scopo di garantire al consumatore che un

10 determinato prodotto provenga da un determinato luogo e sia stato fatto secondo un determinato disciplinare di produzione. Qualsiasi altra funzione, pur riconosciuta dalla legge, di controllo dell offerta e di stabilizzazione del mercato rappresenta una violazione dei principi della libera concorrenza, oltre a un disincentivo agli investimenti proprio nei settori a più alto valore aggiunto. La fine del sistema di contingentazione delle superfici viticole e la liberalizzazione dei diritti di reimpianto dei vigneti, prevista per il 2015, va vista come un opportunità di sviluppo e di rilancio per il settore vinicolo italiano. Una riforma strutturale delle norme che regolano l attività venatoria, in un senso più rispettoso dei diritti di proprietà, potrebbe condurre a nuove opportunità di reddito per l impresa agricola, a una maggiore salvaguardia della fauna selvatica e a consistenti risparmi per lo Stato e gli Enti Locali. L art. 62 del decreto liberalizzazioni, che impone una contrattualizzazione forzata di tutte le transazioni commerciali che abbiano come oggetto prodotti agroalimentari, costituisce un intollerabile intromissione dell autorità pubblica nei rapporti tra soggetti privati. Se l intenzione dichiarata del decreto, che impone un termine massimo di 30 giorni per il pagamento di prodotti deperibili e 60 per tutti gli altri, sarebbe quella di riequilibrare il peso del piccolo produttore di fronte alla GDO, si può dire che l obbiettivo viene mancato clamorosamente. In primo luogo perché quello che non si riflette sui tempi di pagamento si rifletterà inevitabilmente sul prezzo o sulla scelta di diversi fornitori, specialmente esteri. In secondo luogo perché i primi a fare le spese di questo sistema sono proprio gli agricoltori, che non possono più liberamente scegliere di pagare a raccolto i loro fornitori, finendo costretti a dover ricorrere al credito (in un periodo di feroce stretta creditizia) per finanziare gli acquisti. Numerose evidenze supportate dalle risultanze di indagini investigative hanno portato alla luce tali e tante incongruenze nella gestione delle anagrafi bovine e dell intero sistema di gestione delle quote latte e delle erogazioni in agricoltura, da suggerire la possibilità, tutt altro che remota, che l Italia non abbia mai sforato la quota nazionale ad essa assegnata, e che di conseguenza i prelievi sugli allevatori siano di fatto illegittimi. Qualsiasi decisione in merito alla riscossione dei tributi agli allevatori deve essere subordinata alla piena chiarezza su queste vicende. Professioni ORDINI, CASSE E PROFESSIONI: SOLO IL MERCATO E LA CONCORRENZA TRA ISTITUZIONI POSSONO VERAMENTE Come in molti settori della nostra vita economica dalle Camere di Commercio ai Consorzi Agrari, passando per strutture come la SIAE la capacità delle professioni di adeguarsi al cambiamento, confrontandosi con le esigenze del mercato, nell interesse tanto dei professionisti che degli utenti, trova un freno nella struttura tipicamente monopolistica degli Ordini e dei Collegi professionali e delle relative Casse previdenziali. Le proposte di riforma sin qui ventilate sembrano tutte presupporre il mantenimento di questa struttura, e in discussione è piuttosto l imposizione di limitazioni più o meno intense all autonomia di Ordini e Casse, che sono invece totalmente inaccettabili, perché presuppongono un ulteriore ingerenza dello Stato in un campo tipicamente da riservare all autonomia privata. È invece proprio il monopolio che va messo in discussione, perché la concorrenza tra Ordini e Casse potrebbe consentire un evoluzione non calata dall alto, ma creata e voluta dagli stessi professionisti e sottoposta al giudizio non della politica, ma del mercato. Il nostro modello per un autentica riforma degli Ordini e dei Collegi non può dunque che passare per la liberalizzazione di essi, cancellando l obbligatorietà dell iscrizione, o meglio consentendo l iscrizione, a scelta del professionista, agli ordini esistenti o ad altri in concorrenza con i primi, monoprofessionali o pluriprofessionali. Il legislatore dovrebbe quindi semplicemente prevedere degli standard minimi per l esercizio delle professioni (e per gli statuti dei nuovi Ordini e delle Casse di previdenza che dovessero sorgere), dei meccanismi di controllo esterno ad opera della Magistratura o di autorità indipendenti e degli obblighi di comunicazione al pubblico, in modo da dare al sistema la massima trasparenza, lasciando per il resto ai professionisti la possibilità di darsi regole diverse da quelle esistenti e anche più severe (per esempio, in termini di formazione o di specializzazione) e al mercato la selezione tra migliori e peggiori, come del resto già oggi avviene, ma in condizioni di molto minore efficienza e trasparenza.

11 Anche il modello dell esercizio della professione in forma associata non può che essere lasciato all autonomia privata: l ostilità preconcetta verso le società di capitali nell esercizio delle professioni deve lasciare il posto ad una liberalizzazione anche in questo campo che si accompagni ad obblighi di comunicazione (peraltro già desumibili dalle regole generali in materia di pratiche commerciali sleali e di divieto della pubblicità ingannevole, che già oggi sanzionano anche l incompleta informazione e quindi l inganno per omissione), in modo che i fruitori dei servizi professionali siano in grado di sapere che cosa acquistano e da chi. Anche in questo caso non si tratta cioè di imporre obbligatoriamente dall alto un modello legale, ma di consentire la convivenza di più modelli creati dal basso in concorrenza tra loro, che i professionisti sceglieranno a seconda delle proprie esigenze, essendo liberi di comunicare all esterno i pro e i contro della loro scelta. Analoga liberalizzazione dovrà essere attuata relativamente alle forme previdenziali ed alle Casse: al di là di uno standard inderogabile di contributi e di prestazioni, ovviamente minimo e quindi inferiore a quello attuale, dovrà essere consentito ai professionisti di scegliere tra diversi modelli previdenziali, senza essere obbligati ad iscriversi obbligatoriamente alle Casse attualmente esistenti. In tal modo la possibilità per gli iscritti alle Casse previdenziali dei professionisti di votare con i piedi, trasferendo altrove i propri contributi, obbligherà anche le Casse esistenti a riqualificare i propri servizi e a domandarsi che cosa veramente interessa agli iscritti, consentendo in pari tempo a chi ha esigenze diverse da quelle standard di trovare soddisfazione ad esse senza imporre queste esigenze a tutti gli altri. Il rinvio alla vigente legislazione Antitrust potrà del resto essere invocato contro eventuali ostacoli ingiustificati che venissero apposti alla migrazione. In estrema sintesi: non si tratta qui di imporre un nuovo modello all esercizio delle professioni che le omologhi a tutti gli altri servizi, ma al contrario di consentire a modelli diversi di contendersi sul mercato la potenziale clientela per ciò che tali diversi modelli concretamente sanno offrire e quindi per la capacità di adeguarsi al meglio, in una pluralità di forme diverse, alle esigenze, a loro volta diverse e mutevoli, di un mercato che cambia e più in generale del mondo della vita. Solo questo potrà garantire un futuro alle professioni in un mondo sempre più globalizzato e competitivo, offrendo ad esse la capacità di rimanere elemento decisivo nel rilancio e nella crescita del nostro sistema sociale ed economico. Assicurazioni Premessa Il contesto di insicurezza ed incertezza generato dalla crisi rende strategico il ruolo del settore assicurativo nei prossimi anni per mantenere ed incrementare il livello di protezione degli individui. In effetti l arco della prossima legislatura sarà fondamentale per il sistema assicurativo e previdenziale e il ruolo che può svolgere; senza un crescente contributo del settore privato il grado di protezione dai rischi rischia di diminuire proprio quando risulta esservene più bisogno. Questo è un dato di fatto, non un assunto ideologico. Il settore assicurativo è stato negli ultimi dieci anni oggetto di una ampia e variegata attività di regolamentazione di varia natura, tesa fondamentalmente a riequilibrare il potere di mercato delle compagnie rispetto ai clienti. A questo si sono di fatto ispirate le c.d. liberalizzazioni sinora definite, da Bersani a Monti. Il complesso degli interventi effettuati sembra conseguentemente essersi ispirato ad alcuni presupposti: il mercato assicurativo è molto complesso e particolare, le asimmetrie informative rendono difficile il dispiegarsi della concorrenza; va quindi minuziosamente regolamentato. il gioco assicurativo è a somma zero: ciò che guadagna la compagnia lo perde il cliente le compagnie sono troppo potenti rispetto al cliente e massimizzano il profitto di breve periodo non puntano ad allargare la torta ma a prenderne la fetta più grossa La strategia del nuovo governo deve rovesciare questa logica: meno regolamentazione e più mirata, meno concertazione ma molta più consultazione con chi conosce l industria, meno oneri a carico del mercato e conseguentemente sui clienti, meno vincoli al dispiegarsi di una domanda che deve essere sempre più informata, meno caccia al profitto in quanto tale e meno remore al coinvolgimento del settore privato in tutte le aree strategiche come le calamità naturali e gli infortuni sul lavoro.

12 Le linee guida degli interventi che andranno effettuati in questo campo sono conseguentemente: mettere un freno alla bulimia regolatoria: meno interventi, più mirati focalizzandosi su quelli più importanti; semplificare la regolazione esistente, avviando un tavolo di lavoro in tal senso coordinato da IVASS, con il mandato chiaro e non derogabile di diminuire consistentemente ed in modo misurabile gli oneri a carico del sistema senza benefici per la stabilità del sistema e la competitività del mercato; operare sui tavoli europei perché la regolamentazione in materia di Solvency 2 entri in vigore effettivamente nel 2016, non prolungando l incertezza generata e affinché non costituisca una barriera insormontabile all offerta di garanzie a lungo termine, disegnando un sistema di requisiti di capitale a tutela degli assicurati ma senza impatti negativi sulla competitività del sistema; semplificare l architettura della distribuzione per poter cogliere tutti i vantaggi della deregolamentazione; perseguire la strategie di abbattimento strutturale dei costi dei sinistri per abbattere i prezzi dei servizi assicurativi, tralasciando le scorciatoie demagogiche (tipicamente in materia di RC auto); focus sulla previdenza complementare con interventi mirati sulla libertà e competitività del settore e concentrando le risorse fiscali sui giovani in coerenza con la strategia dei decontribuzione del lavoro giovanile. Per quanto concerne i singoli temi, le principali aree di intervento secondo queste linee sono identificabili in Previdenza, infortuni sul lavoro, R.c. Auto, Calamità naturali, Distribuzione. Previdenza la piena ed incondizionata portabilità di tutte le posizioni individuali ivi compresi i contributi futuri a carico dei datori di lavoro, con la riduzione a sei mesi della permanenza minima in uno specifico fondo; la possibilità di revocare annualmente il conferimento del T.f.r. alla previdenza complementare da parte di ogni iscritto lavoratore dipendente; assorbire la Covip in IVASS, superando i veti sindacali che hanno bloccato il progetto del governo Monti. Un intervento fondamentale sarebbe la trasformazione secondo le best practices internazionali della fiscalità della previdenza complementare in un compiuto sistema esenzione, esenzione, tassazione, i benefici del quale sarebbero intuitivi ed evidenti sulla domanda di previdenza e sulla coerenza ed equità del sistema. Le risorse fiscali vanno però concentrate in interventi mirati, come l attivazione della previdenza per gli under 30 con incentivi alla mobilitazione dello stock di risparmio in essere. Infortuni sul lavoro L assicurazione va liberalizzata: il monopolio non ha nessuna ragione economica. Va pertanto privatizzata l INAIL, creando un mercato competitivo per tale copertura. Lo schema potrebbe essere: RC auto l operatore pubblico definisce lo standard minimo della copertura, allineando le basi informative dei competitor; la copertura minima è obbligatoria ma senza obbligo a contrarre; il potere pubblico controlla il funzionamento del sistema; Il meccanismo concorrenziale introdotto nell'assicurazione infortuni spinge i contratti assicurativi ad adottare le best practice antiinfortunistiche per ridurre i sinistri e conseguentemente i premi. In funzione di ciò tali contratti e l'effettiva adozione delle misure possono assumere valore probatorio in caso di sinistro, per dimostrare che l'imprenditore ha adottato le opportune misure di prevenzione considerate possibili; la diffusione della scatola nera per le automobili va incentivata, ufficializzando la sua valenza di prova nel contenzioso sinistri;

13 vanno emanate quanto prima le norme e le tabelle di invalidità che definiscono il costo dei sinistri gravi, superando l incertezza creata dalle tabelle dei tribunali e rendendole coerenti con il socialmente desiderato calo del costo della copertura; va superato l'attuale processo di mediazione obbligatoria, introducendo la possibilità di risolvere il contenzioso in modo definitivo attraverso la possibilità dell'assicurato di richiedere un arbitrato vincolante; viene costituita un agenzia antifrode dotata di reali poteri investigativi di polizia giudiziaria e delle relative risorse, finanziata integralmente dal settore assicurativo. Calamità naturali Incentivare la diffusione di forme di assicurazione contro le calamità naturali, anche allo scopo di allocare più correttamente i rischi e consentire un più adeguato finanziamento degli interventi nei casi di emergenza. Ciò può essere realizzato con una pluralità di strumenti e non è ovvio sceglierne uno a priori. Un buon punto di partenza può essere il sistema c.d. semiobbligatorio in cui chiunque assicura l abitazione contro l incendio si assicura automaticamente anche contro le calamità naturali ed il costo della copertura cresce di conseguenza. Distribuzione In coerenza ed anticipazione con le emanande normative europee, deve essere radicalmente semplificata la normativa distributiva prevedendo due classi di figure: chi opera per il cliente ed è da lui pagato e chi opera per le compagnie (da queste remunerate). Tra di esse va deregolamentata ogni forma di collaborazione, nel rispetto della volontà contrattuale delle parti. Sanità La copertura assicurativa individuale o collettiva deve essere considerata non una concessione ma un pilastro integrante del sistema. In particolare equiparare fiscalmente polizze individuali e fondi sanitari, lasciando la scelta alla libera competizione tra formule diminuire i vincoli esistenti per consentire la deducibilità (obbligo di copertura di determinata prestazioni da ridurre o eliminare) Infrastrutture Premessa Uno dei punti dolenti della strategia di sviluppo italiana, e delle politiche attuate dai Governi degli ultimi decenni, è quello delle infrastrutture di trasporto: i porti, gli aeroporti, le autostrade e le ferrovie. Tutti i sistemi di trasporto vanno liberalizzati fino in fondo. Occorre effettuare una scelta che consenta agli operatori dei traffici internazionali, alle piccole medie imprese e ai cittadini/consumatori di usufruire di un trasporto che sia di qualità elevata a prezzi ragionevoli. Tanto per essere chiari, la riforma dell attuale quadro normativo, certamente insufficiente e inadeguato, non è l unico strumento per liberalizzare. Ci si dimentica, spesso, che il Governo è un organo esecutivo e ha poteri di amministrazione: ANAS e Ferrovie dello Stato (tanto per citarne due) sono società pubbliche e, al di là delle ipotesi di riforma, il Ministero del Tesoro può già attuare una liberalizzazione vera, senza necessità di una riforma organica: è l azionista. Sarebbe sufficiente che organizzasse le procedure di dismissione previste dalla legge. È falsa la rappresentazione secondo cui senza la maggioranza parlamentare non si può liberalizzare: se esiste un Ministro e se esiste un Governo, essi hanno già i poteri per esercitare i rispettivi diritti come azionisti e le attribuzioni proprie delle autorità concedenti delle infrastrutture. L attuale mercato di gestione delle infrastrutture è caratterizzato dalla presenza di un gestore dell infrastruttura che deve garantirne l accesso a tutti gli operatori interessati a prestare un servizio a imprese (nel caso delle merci) e cittadini. L elemento essenziale affinché possano essere innalzati gli standard qualitativi del servizio e possano essere abbassati i prezzi risiede nella neutralità di gestione dell infrastruttura: solo attraverso una parità di accesso a parità di condizioni

14 sarà possibile che il libero gioco della concorrenza produca gli effetti sperati. La neutralità deve concretizzarsi in tre aspetti essenziali: unbundling: separazione della gestione delle infrastrutture dalla prestazione dei servizi; privatizzazione delle società ancora in mano pubblica e, per questo, sottoposte alla gestione inefficiente dei politici; regolazione della concorrenza chiara e prevedibile ad opera di un autorità indipendente e tecnica che abbia una sede operativa fuori da Roma, lontana dalle influenze politiche. Autorità dei trasporti Le funzioni di regolazione sul settore trasportistico devono essere affidate a un'autorità indipendente, con pieni poteri di intervento e sanzione (oltre che vigilanza) e competenze in materia di controllo sugli investimenti, regolazione delle modalità di accesso alle infrastrutture (basate sui principi della terzietà e non discriminatorietà), determinazione delle tariffe e tutela del consumatore. L'Autorità deve avere totale autonomia finanziaria: a questo fine deve finanziarsi attraverso una fee da applicare ai soggetti regolati, senza percepire finanziamenti dal bilancio pubblico. Le modalità di nomina dei componenti devono prevedere la massima trasparenza nella selezione dei candidati e la discussione pubblica dei rispettivi curricula. La selezione del personale deve privilegiare l'individuazione di addetti con esperienza internazionale nel settore dei trasporti. Allo scopo di proteggere l'indipendenza dell'autorità sia dai soggetti regolati, sia dal governo, la sua sede deve essere posta in una città diversa dalla Capitale. Porti La politica portuale risente della mancanza di scelte. Il sistema italiano complessivamente muove la metà dei container che passano per il solo porto di Rotterdam o per il solo porto di Amburgo. In sostanza, tutto il traffico marittimo proveniente dal Far East e la cui destinazione finale è l Europa centrale (principalmente la Baviera) preferisce impiegare cinque giorni di navigazione in più pur di non passare dai porti italiani che, da un punto di vista geografico, sarebbero la naturale via d accesso per l Europa. La ricetta? Tre punti semplici e facilmente attuabili: il superamento dell amministrazione ibrida: una chiara e prevedibile regolazione delle attività portuali attraverso la scelta di un modello di Autorità portuale che sia alternativamente regolatore indipendente o società di promozione del sistema ma senza sovrapposizione di ruoli. Unbundling: non è più ammissibile che l ente regolatore del mercato sia contemporaneamente titolare della funzione di promozione dei traffici. Non devono più ripetersi situazioni (come recentemente accaduto a Genova) in cui l Autorità si trova nell impossibilità di lasciare impuniti abusi di mercato per il solo fatto che essa stessa aveva invitato l operatore marittimo ad approdare a Genova piuttosto che a Marsiglia; una strategia vera sugli investimenti: promozione dei porti alla base dei corridoio sulla base della certezza del diritto; lo sviluppo dei porti italiani non può più essere basato sulla mera parcellazione delle aree demaniali tra i signorotti locali ma deve garantire l accesso al nostro territorio agli investitori internazionali in modo che il porto sia un vero volano dell economia; regolazione unica dei porti che servono lo stesso mercato geografico rilevante e contestuale riduzione del numero delle autorità portuali sulla base dei risultati del mercato. Il concetto di sistema portuale deve essere rivalutato alla luce delle regole europee della concorrenza: la libera competizione dentro e fuori dal porto deve essere garantita da Autorità portuali competenti sull intero sistema determinato (e così sono un unico porto Genova, Savona, La Spezia oltre a Trieste, Venezia, Monfalcone). Aeroporti La politica di sviluppo degli aeroporti passa inevitabilmente per l attrazione dei traffici internazionali c.d. di scalo e per la piena liberalizzazione dei voli interni. In Italia si verifica, infatti, l assurda situazione in cui un volo interno (ancora sottoposto a un regime quasi monopolistico) costa molto di più di un volo internazionale, ormai soggetto alle regole europee in materia di liberalizzazione del servizio. Anche in questo caso, liberalizzazione significa parità di accesso agli slots aeroportuali e parità di trattamento nella fruizioni dei servizi di handling a terra. È, quindi, necessario procedere con una vera ed efficiente riorganizzazione che consenta la totale liberalizzazione anche dei voli interni e la fine di ogni trattamento di favore riservato dagli aeroporti al vettore nazionale: laddove, ovviamente, il mercato non arriva sarà necessario garantire il servizio pubblico ma sempre secondo i criteri di proporzionalità e trasparenza propri dell ordinamento europeo.

15 Gli slot devono essere liberalizzati. Sul lato dello sviluppo strategico degli aeroporti italiani, è necessario affidare al mercato il ruolo di "selezione" degli aeroporti meritevoli. A questo fine è importante garantire la massima concorrenza tra gli scali. In particolare, per quanto riguarda l'area milanese è necessario seguire la decisione della BAA britannica su Londra e separare la proprietà di Linate e Malpensa, privatizzando entrambi. Autostrade Il settore autostradale è stato oggetto negli anni di ripetuti interventi di riforma, senza per questo pervenire ancora ad un compiuto assetto concorrenziale tale da far percepire agli operatori e, soprattutto, agli utenti i benefici derivante dalla liberalizzazione del comparto. In tale contesto si rende necessario muoversi ulteriormente secondo le seguenti direttrici: Ferrovie in primo luogo occorre garantire il rispetto delle convenzioni autostradali, attraverso il monitoraggio degli investimenti effettivamente operati dai concessionari da remunerarsi in tariffa e il contenimento delle modifiche unilaterali delle condizioni contrattuali imposte dalla controparte pubblica in corso di esercizio; secondariamente, è necessario allineare le procedure di affidamento agli standard europei di trasparenza e parità di trattamento, escludendo proroghe a favore dei concessionari, che non siano consentite dalle direttive europee, e consentendo l ingresso di nuovi operatori; inoltre, bisogna procedere alla dismissione delle partecipazioni nelle società concessionarie autostradali ancora detenute da Stato ed Enti locali, a partire da ANAS; è opportuno inoltre, fatti salvi gli impegni assunti in sede comunitaria per la realizzazione dei principali corridoi europei, trasferire alle Regioni le scelte in materia di pianificazione infrastrutturale autostradale non strategiche, per evitare che le risorse finanziarie disponibili vengano disperse in opere non rispondenti alle reali esigenze di mobilità e decongestionamento di cittadini e imprese, in base ad un attenta analisi dei costi e dei benefici degli interventi. Il trasporto ferroviario italiano è attualmente ostaggio del monopolista pubblico, con tutto ciò che ne consegue in termini di competitività e qualità dei servizi: Al fine di superare l impasse del settore è dunque necessario adottare le seguenti misure: Digitale innanzitutto, va attuata la separazione proprietaria della rete, così da assicurare realmente il diritto di accesso agli operatori ferroviari e consentire di conseguenza l effettiva concorrenza fra diversi soggetti, dando finalmente ai passeggeri e alle imprese la possibilità di scegliere; occorre poi porre fine alla prassi delle proroghe degli affidamenti dei servizi di trasporto ferroviario regionale in capo a Ferrovie dello Stato, in modo che chi fornisce quotidianamente i servizi ai pendolari venga scelto tramite gara come peraltro ripetutamente richiesto dall Unione Europea; inoltre, in un ottica di razionalizzazione delle risorse assegnate al comparto, destinazione ed entità delle sovvenzioni statali per il trasporto ferroviario vanno decise in funzione degli effettivi fallimenti del mercato e non per ripianare le passività accumulate dalle inefficienze di FS Contesto: Il valore dell economia digitale e la posizione dell Italia nel contesto internazionale Internet è un formidabile motore di innovazione, efficienza e creazione di ricchezza. Purtroppo però, come in altri ambiti, anche nello sviluppo digitale l Italia sconta i colpevoli ritardi delle politiche attuate finora. Vari indicatori suggeriscono che l Italia è un Paese con una cultura digitale ancora limitata, una copertura ed una penetrazione della banda larga inferiore rispetto ad altri Paesi, una macchina pubblica ancora molto riluttante alla piena implementazione di processi davvero efficienti e completamente digitali. Occorre quindi una sferzata. Occorre recuperare il tempo perduto, ridando al Paese strumenti e una visione del futuro. Per ottenere questo occorre far vincere il mercato attraverso liberalizzazioni e privatizzazioni. Occorre introdurre il valore del merito come pilastro discriminante nelle scelte manageriali, pubbliche e private. Occorre introdurre la possibilità di valutare l operato dei funzionari pubblici e di premiare così i più meritevoli. Crediamo quindi nei seguenti pilastri dell innovazione :

16 PA Digitalizzazione e riprogettazione dei processi L'Information Technology è uno strumento, come tutti gli strumenti va quindi utilizzato nel modo giusto e richiede una formazione adeguata; Occorre promuovere un principio base per il quale tutto può e deve essere digitalizzato a meno che farlo costi di più; L'uso dell'ict nella pubblica amministrazione è, nella nostra visione, l'occasione non per trasferire la burocrazia esistente su computer ma per una completa riprogettazione B(G)PR dei processi governativi. Tale riprogettazione dovrà applicare i principi del "lean government" per rendere veloci, efficaci ed efficienti tutte le procedure della macchina pubblica; In quest ottica è fondamentale formare il personale all'uso dei nuovi strumenti e adeguare il dimensionamento delle piante organiche in base alla nuova organizzazione, destinando eventuali esuberi ad altre attività; Occorre che l e procurement diventi il solo modus operandi all interno della PA. Al riguardo è stato stimato che se la PA utilizzasse il canale online per il 30% dei suoi acquisti (vs il 7% attuale) si avrebbero risparmi pari a 7mld ; L'uso del cloud è importante, ma necessita di una adeguata infrastruttura, ad oggi non presente in buona parte del paese. Va favorita, ove possibile, la gestione cloud di software come servizio (SaaS) che permette la scalabilità hardware, in grado di gestire picchi di utilizzo e la gestione centralizzata del software. In alcuni casi è utile anche l introduzione di software on demand ; Riteniamo che l efficacia del cambiamento sarà rapida e sostenibile nel tempo solo se si riusciranno ad implementare ed applicare a tutti i funzionari pubblici logiche e pratiche meritocratiche nonché di misurazione e valutazione delle prestazioni; Infrastruttura No all intervento di CDP sulla rete Telecom, cosa che rappresenterebbe una ri nazionalizzazione dell infrastruttura telecom e costituirebbe un intervento distorsivo del mercato; Data la conformazione del territorio occorre dare la possibilità di utilizzare tutte le tecnologie per i collegamenti dei luoghi disagiati secondo il principio della neutralità tecnologica; Occorre affidare i compiti di regolazione e controllo indipendente ad Agcom e, coerentemente con la legge istitutiva, tenere la sede operativa a Napoli, per mantenere la separazione fisica rispetto a operatori e politica; Riteniamo sia opportuno sviluppare politiche di incentivazione della banda larga dal lato della domanda; ad esempio attraverso un voucher al consumatore, di valore fino a 300, per l allacciamento in banda larga e per l allacciamento in banda ultralarga per le zone attualmente non coperte; Riteniamo si debba includere la connettività a banda larga tra gli oneri di urbanizzazione (ad es. la fibra spenta); Proseguire nell implementazione del catasto del territorio in modo da mettere a sistema le opere infrastrutturali e tecnologiche già realizzate; Scuola digitale Occorre che, come per la PA, la digitalizzazione sia un reale motore di innovazione e cambiamento e non una semplice trasposizione dei libri in digitale; Occorre dotare le scuole di adeguate infrastrutture di accesso a banda larga e formare adeguatamente gli insegnanti sulle nuove tecnologie; Open Data Gli open data sono una enorme risorsa, oggi non sfruttata, per i ricercatori e per le aziende, e possono diventare un importante volano di crescita; Sono necessari open format, standard di scambio delle informazioni fra le varie amministrazioni e rispettive banche dati nonché una piattaforma di condivisione delle best practice della PA; Attraverso l'uso intensivo degli open data deve essere scardinata la visione di "informazione come potere". Gli open data devono essere uno strumento, a disposizione dei cittadini, di verifica dell operato della PA (un bilancio dettagliato delle Regioni in open data avrebbe permesso un più facile controllo degli abusi che si sono verificati recentemente). Open data deve essere una consuetudine obbligatoria, chi è inadempiente dovrebbe perdere la sua funzione; Per aumentare la trasparenza e anche al fine di favorire l'ampliamento dell utilizzo di open data, pensiamo sia necessaria l'adozione di un testo come il FOIA (freedom of information act); Sanità e Giustizia

17 Turismo Per rendere la macchina pubblica più efficiente, trasparente e vicina al cittadini riteniamo fondamentale la digitalizzazione nei settori della Sanità e della Giustizia; La competizione sul turismo passa, oggi, attraverso la fornitura di adeguati servizi internet. Il tourism è infatti il principale settore dell e commerce (rappresenta il 46% del fatturato e commerce). Va quindi avviato un progetto con adeguati incentivi per lo sviluppo di open data, di consorzi e di piattaforme di prenotazione e diffusione. Occorre inoltre istituire una specifica funzione dedicata al turismo che consenta formazione e aggiornamento continuo degli operatori; Smart cities Promuoviamo le smart cities per uno sviluppo moderno e consapevole del turismo, per avere cittadini e visitatori più informati nonché per una ottimizzazione dei fattori ambientali, di consumo energetico e di territorio; Crediamo occorra inoltre favorire l'introduzione dell'ipv6 e di reti miste pubbliche e private di rilevazioni dati (ad esempio con usi di Ardunio). Il federalismo che abbiamo in mente prevede al riguardo anche la consultazione diretta dei cittadini; Copyright La tutela dei contenuti va resa compatibile con il diritto e la libertà di espressione individuale; Riguardo ai fornitori di contenuti digitali siamo per la libertà di scelta riguardo alla loro indicizzazione; Micro pagamenti e m payments Vista la crescente rilevanza dei device mobili e la prossima introduzione di tecnologie di mobile payments (es. NFC) intendiamo realizzare le seguenti iniziative: promuovere politiche di incentivazione e de burocratizzazione per favorire modelli di business basati sui micro pagamenti di contenuti (musica, libri, articoli); stimolare forme di collaborazione tra i diversi attori della catena del valore (circuiti di pagamento, banche, operatori TLC, esercenti); definire un quadro normativo che assicuri la diffusione e la interoperabilità dei diversi sistemi di pagamento; favorire la concorrenza bancaria e quindi una riduzione delle commissioni interbancarie a carico degli esercenti; ampliare la gamma dei servizi in deroga cioè di quei servizi per cui gli operatori telefonici possono offrire servizi di pagamento senza doversi costituire come Istituto di pagamento o Istituto di Moneta Elettronica (ad esempio per addebito parcheggio). Ciò consentirebbe, per importi di spesa contenuti (es. sotto i 10 euro), di addebitare il pagamento direttamente sul credito telefonico; E Commerce Intendiamo stimolare la digitalizzazione del Paese anche attraverso iniziative mirate allo sviluppo dell e commerce tra cui: Privacy introdurre incentivi fiscali attraverso una riduzione del carico fiscale sul fatturato realizzato online pari al 5% al primo anno, il 3% al secondo ed il 2% il terzo anno; parificare le aliquote IVA per merce fisica ed elettronica (es. libri); razionalizzare la legislazione (ad es. per l autorizzazione di inizio attività) e semplificare gli obblighi informativi in capo all esercente; ridurre le incombenze fiscali per le vendite dirette ai consumatori, visto che i pagamenti sono tracciati e in forma elettronica; Il diritto alla privacy deve essere bilanciato alla libertà delle imprese e dei consumatori, in modo da evitare che oneri eccessivi influenzino negativamente il contesto competitivo; Mercato del lavoro Un mercato del lavoro per la crescita: efficiente ed equo

18 Il mercato del lavoro italiano é caratterizzato da segregazione: Da una parte ci sono i lavoratori con contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato, che godono di una forte protezione del posto di lavoro e di sostegno al reddito durante i periodi di malattia, genitorialità e disoccupazione. La cassa integrazione guadagni é uno degli strumenti di questo sistema di protezione del posto di lavoro. Stimiamo che questo gruppo pesi per circa il 70% dell occupazione regolare. Dall altra parte ci sono i lavoratori con contratti di lavoro dipendente a termine, o senza nessun contratto di lavoro in quanto formalmente professionisti con partita IVA ma sostanzialmente dipendenti. Tutti questi non godono né di protezione del posto di lavoro né di sostegno al reddito durante i periodi di malattia, genitorialità e disoccupazione. Questo secondo gruppo é quasi interamente costituito da giovani, donne e immigrati: i soggetti marginali nel mercato del lavoro. Stimiamo che questo gruppo pesi per circa il 30% dell occupazione regolare, un peso che é destinato ad aumentare perché oltre la metà dei nuovi lavoratori entra nel mercato del lavoro da questo gruppo e ha una bassa probabilità di transizione (stimata attorno al 10%) al primo gruppo. Ci sono infine i lavoratori irregolari, un mondo sommerso in cui non ci sono né contratti, né tutele di alcun tipo. Questo stato di cose é sia inefficiente sia iniquo. E inefficiente perché: l occupazione a termine o mascherata da rapporti di fornitura professionale (il lavoro precario) non dà incentivi a imprese e lavoratori all investimento reciproco in competenze specifiche, limitando così l accumulazione di capitale umano; l assenza di adeguato sostegno al reddito dei lavori precari nei periodi di disoccupazione limita la loro attività di ricerca del lavoro e di riqualificazione professionale, limitando così sia la qualità del capitale umano sia la qualità del match tra lavoratori e imprese. la cassa integrazione guadagni costituisce un improprio trasferimento alle imprese (soprattutto quelle più inefficienti) il cui unico scopo é quello di tenere legati lavoratori e impresa in rapporti di lavoro non più produttivi, limitando la transizione dei lavoratori verso occupazioni più produttive. E iniquo perché: specifiche categorie di lavoratori (giovani in primis, ma anche donne e immigrati) sostengono l intero peso dell unico margine di flessibilità del mercato del lavoro italiano: la segregazione é generazionale e, in parte, di genere. L intero dibattito sull articolo 18 dello Statuto dei lavoratori é fuorviante: questo stato di segregazione é il principale nodo da sciogliere per creare un mercato del lavoro favorevole sia alla crescita sia alla realizzazione professionale e personale di un intera generazione senza rappresentanza. Pensare che il problema si possa risolvere derogando l intero diritto del lavoro (come ha cercato di fare il governo PdL Lega nell estate 2011) oppure comprimendo il più possibile i margini di flessibilita del lavoro (come ripetutamente dichiarato dalla maggioranza del PD e dei sindacati) é ugualmente illusorio. La riforma Fornero del mercato del lavoro (2012) ha fatto tre passi nella giusta direzione: ha scardinato il principio del posto di lavoro come proprietà del lavoratore, rendendo possibile come negli altri paesi avanzati il licenziamento per ragioni economiche previa compensazione del lavoratore; ha riformato la cassa integrazione guadagni rendendola strumento per non spezzare il legame tra lavoratore e impresa quando c é una ragionevole prospettiva di continuazione del rapporto, preservando così il capitale umano specifico e riducendo la componente di sussidio implicito alle imprese ha introdotto l ASPI (Assicurazione Sociale per l Impego), una forma di assicurazione contro la disoccupazione che assomiglia a uno schema assicurativo universale pubblico simile a quello in vigore in altri paesi. Tuttavia, la riforma Fornero é gravemente incompleta e lascia il cambiamento del mercato del lavoro italiano nella peggiore posizione possibile: in mezzo al guado. E incompleta perché: Non intacca la struttura duale (la segregazione) del mercato del lavoro, ossia il problema principale.

19 Peggiora lo stato dei lavoratori precari perché nel tentativo di scoraggiare l uso dei contratti di collaborazione come margine di flessibilità per le imprese finisce per danneggiare i lavoratori precari stessi, costringendoli a più frequenti periodi di disoccupazione tra un contratto e l altro o costringendoli ad accettare di mascherare il rapporto di lavoro fingendosi imprenditori con partita IVA. Pur proteggendo un po' di meno il posto di lavoro e un po' di più il lavoratore introduce un nuovo principio che attiva un nuovo margine di incertezza per le imprese: il giudice del lavoro può decidere che la motivazione economica non sussiste, anche quando non c'é discriminazione.. La nostra priorità é una riforma che renda il mercato del lavoro al contempo dinamico e dotato di una robusta rete di protezione sociale. Cioè un mercato del lavoro che faciliti la creazione di posti di lavoro rendendo meno costosa socialmente la loro distruzione quando questi non sono piu produttivi. Allo stesso tempo vanno tutelati con decisione tutti i lavoratori, non alcuni posti di lavoro soltanto, sostendendo il loro reddito a un livello elevato e per un periodo di tempo adeguato in caso di licenziamento, proteggendo inoltre maggiormente i lavoratori più a rischio in un mercato flessibile, cioè i lavoratori anziani. Allo stesso tempo, i lavoratori disoccupati vanno incentivati a riqualificarsi verso professioni più richieste dal mercato. Questo patto per la crescita tra lavoro e impresa si è dimostrato capace di favorire prosperità e sicurezza in quelle economie, Danimarca in primis, che hanno da ormai un ventennio adottato il modello della flexicurity. Resta, naturalmente, intatta la disciplina dei licenziamenti discriminatori e quindi non giustificati da ragioni economiche (incluse le ragioni organizzative) o di grave negligenza del lavoratore, che devono essere sempre nulli. Il principio fondamentale di questo progetto può essere riassunto con la formula spesso usata da Pietro Ichino per riassumere il disegno di legge 1481/2009 da lui e altri senatori già promosso in parlamento nell ultima legislatura: tutti i lavoratori a tempo indeterminato, nessuno inamovibile, a tutti un forte sostegno al reddito durante la transizione a un nuovo lavoro in caso di disoccupazione. La nostra proposta ricalca in molti aspetti quella di Ichino (che giudichiamo la migliore, tra tutte quelle di cui siamo a conoscenza) e se ne distingue in altri. Tra gli aspetti pienamente condivisibili c e l impianto generale della proposta: non contratto unico ma, citiamo dall introduzione al disegno di legge, flessibilità contrattuale con standard minimi di protezione della continuità del lavoro e del reddito indennità di disoccupazione percepibile fino ad un massimo di 4 anni dalla perdita del lavoro trattamento di disoccupazione pari al 90% dell ultima retribuzione (fino a un massimo di 40 mila euro annui) il primo anno, scalato del 10% in ciascuno degli anni successivi assistenza nella ricerca di nuova occupazione e predisposizione di iniziative di formazione o riqualificazione professionale mirate a sbocchi occupazionali effettivamente esistenti e appropriati in relazione alle capacità del lavoratore possibilità di licenziamento da parte delle imprese per motivi economici, tecnici, organizzativi e disciplinari. insindacabilità delle scelte imprenditoriali per ridurre l incertezza derivante dalla discrezionalità giudiziale nella determinazione delle controversie; il ricorso al giudice viene ammesso solo in caso di licenziamento discriminatorio transizione graduale al nuovo sistema contrattule, con adesioni iniziali su base volontaria in base ad accordi stipulati fra aziende e sindacati anche per una frazione di dipendenti Rispetto a questo impianto proponiamo le seguenti misure: La riforma deve applicarsi ugualmente sia ai dipendenti del settore privato sia a quelli del settore pubblico. Non c é motivo, a nostro parere, di mantenere una diversa disciplina. D altronde, il dualismo del mercato del lavoro italiano riguarda sia il settore pubblico sia quello privato. Questo richiede, naturalmente, una complementare riforma della pubblica amministrazione che fornisca adeguati incentivi ai dirigenti pubblici. Ci rendiamo conto che questo é un processo complesso, ma é necessario avviare il percorso.

20 E necessario sostituire la cassa integrazione guadagni e tutti gli altri strumenti di politica del lavoro passiva (i trasferimenti monetari al lavoratore disoccupato o all impresa che occupa un lavoratore in esubero) con un assicurazione universale contro la disoccupazione per tutti i lavoratori dipendenti. L ASPI (Assicurazione Sociale per l Impego), attiva a partire da quest anno, deve essere potenziata per fornire questo strumento assicurativo universale. La copertura assicurativa deve aumentare con l età lavorativa. L indennità di licenziamento dovrebbe invece essere lasciata alla libera contrattazione fra le parti. Imporla per legge in un mondo di salari flessibili implica aggiustamento dei salari in un modo sfavorevole al lavoratore (in particolare, i salari dei lavoratori più anziani potrebbero risultare copressi anche per quei lavoratori che sono meno a rischio di perdere il lavoro). Per la parte eccedente le risorse provenienti dagli strumenti di politica del lavoro passiva esistenti, proponiamo di modulare il finanziamento del nuovo sistema di protezione del lavoratore con due contributi, uno a carico dei lavoratori, uno a carico del datore di lavoro. Il contributo a carico dei i lavoratori sarà calcolato come percentuale del reddito lordo del lavoratore fino al massimo assicurato; quello a carico del datore di lavoro dipenderà sia dal montante salariale dei lavoratori da impiegati e che aderiscono al nuovo contratto, sia dalle spese effettivamente sostenute per sostenere i lavorari effettivamente licenziati negli anni precedenti. A fronte di questi pagamenti i lavoratori e le imprese sono esentati dalla contribuzione INPS per l assicurazione contro la disoccupazione Anziché l istituzione di numerosi enti bilaterali che gestiscono i pagamenti agli assicurati in accordo fra le parti prevista dalla proposta Ichino, preferiamo un unico ente assicurante gestito centralmente e finanziato da tutte le imprese. Nella proposta Ichino si prevede che il costo del mantenimento del lavoratore a carico dell impresa aumenti con il passare del tempo, supponiamo per incentivare le imprese a ricollocare il lavoratore. Non é chiaro però come questa spesa possa essere coperta in caso di fallimento dell impresa, né come le imprese possano attivarsi per trovare un impiego al lavoratore licenziato. Il provvedimento sembra particolarmente gravoso per imprese medio piccole che dovrebbero impegnarsi in un attività (il ricollocamento del lavoratore licenziato) diversa da quella propria. I costi della flexicurity variano assieme al ciclo economico: in tempi di crisi aumenta la disoccupazione e con essa il costo di mantenere i redditi per i disoccupati. Immediatamente dopo l introduzione della Flexicurity, un periodo di disoccupazione superiore al 10% in Danimarca si giunse a spendere fino al 5,5% del PIL in politiche di sostentamento del reddito dei lavoratori (anno 1993). Successivamente, grazie al drastico abbattimento della disoccupazione, i costi sono diminuiti considerevolmente. Nei 5 anni pre crisi in Danimarca le spese per le politiche di protezione passive (sostentamento dei redditi) sono consistite in circa il 2% del PIL, mentre quelle in politiche attive (facilitazione della ricerca di lavoro e riqualificazione) furono circa il 1,5% del PIL. In Italia, nello stesso periodo si spese circa lo 0,8% del PIL in politiche passive e lo 0,5% del PIL in politiche attive. La spesa in politiche attive in Italia é poi scesa negli anni post crisi fino a raggiungere lo 0,35% nel 2010 (ultimo anno disponibile), mentre quella in politiche passive è salita al 1,45% nel A regime crediamo che per rendere il mercato del lavoro efficiente ed equo si debba spendere per la flexicurity una cifra, in rapporto al PIL, simile a quella della Danimarca. I dati riportati sopra rivelano che questo è fattibile senza aumentare considerevolmente l attuale cuneo fiscale. A fronte del sostentamento del reddito previsto in caso di disoccupazione, ci sembra un costo sostenibile ed equo. Riportiamo nelle tabelle alla fine del testo una simulazione del costo della flexicurity a regime nelle fasi favorevoli del ciclo e in quelle avverse per diversi livelli del tasso di disoccupazione e della durata della disoccupazione (in mesi), ipotizzando per eccesso un tasso medio di rimpiazzo dell 90% (che cioe il sussidio paghi l 90% del salario lordo, il tasso che nella proposta Ichino vige per il primo anno di protezione). Ipotizziamo anche per eccesso che i salari coperti costituiscano il 60% del PIL e che, sempre per eccesso, nell aggregato i disoccupati perdano un lavoro che paga il salario medio. La presunzione è che il sistema di flexicurity che stiamo descrivendo riduca sia il tasso di disoccupazione sia la durata media della disoccupazione. Assumendo che l economomia sia nella fase favorevole per il 80% del tempo e nella fase avversa per il restante 20% (cioè mediamente un anno dopo quattro di fase favorevole). Il costo medio di lungo periodo a regime sarebbe pari all 1,88% del PIL. Nella fase transitoria, e cioè durante i cinque anni della prossima legislatura, il sistema può finanziarsi congegnando una transizione graduale da effettuarsi potenziando l istituto dell ASPI e applicando la riforma solo ai nuovi contratti di lavoro. Inizialmente la spesa sarà quasi invariata. Si arriverà gradualmente a regime man mano che i nuovi contratti sostituiscono quelli vecchi. Nel frattempo, la creazione di posti di lavoro che la riforma causera consentira di reperire risorse da maggior gettito fiscale per finanziare il sistema.

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