SPAGNA. ANALISI Marzo-Aprile a cura di Alfonso Botti LA CRISI GRECA DALLA SPAGNA

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1 SPAGNA ANALISI Marzo-Aprile 2010 a cura di Alfonso Botti LA CRISI GRECA DALLA SPAGNA Il CIS ha reso noti i risultati del Barómetro de Opinión di marzo, relativo al sondaggio realizzato dal 2 all 11 dello stesso mese. Da esso risulta che il 76,8% degli spagnoli giudica la situazione economica del paese negativa o molto negativa e che il 61,1% esprime lo stesso giudizio sulla situazione politica. Nere anche le previsioni sul futuro: per il 70,4% sarà uguale o peggiore di qui a un anno sul piano economico, per il 75,2% lo sarà sul piano politico. Dovendo indicare il principale problema del paese, il 62,8% lo individua nella disoccupazione, mentre il 19,1% nei problemi di natura economica (1). Sullo sfondo di questi orientamenti, ormai costanti e volti progressivamente al peggio, i media del paese iberico hanno insistito nel bimestre in esame in particolare su due aspetti. In primo luogo sulle disfunzioni, i ritardi e l assenza di governance economica europea, in generale e di fronte alla crisi greca. Poi sulla presidenza di turno spagnola dell UE, esprimendo un giudizio sull operato di Zapatero. Due aspetti che, trattati spesso in modo intrecciato tra loro, è preferibile presentare separatamente. 1. L UE e la crisi greca Vergognoso per il suo minimalismo nel momento di massima crisi: così Vidal- Folch ha definito sulle colonne de El País Europa 2020, il programma economico che la Commissione ha avviato ai primi di marzo per sostituire la fallita Agenda di Lisbona. Vergognoso per limitarsi a raccomandare la governance economica, per il carattere volontario e non vincolante del programma e per il metodo di controllo, mentre la Grecia affonda e si specula sull Euro. Secondo Vidal-Folch, Bruxelles non si era ancora accorta che il vero problema era costituito dalla mancanza di un autorità competente e di un sistema di incentivi e punizioni chiaro, quando sarebbe bastato un sistema di stimoli con fondi comuni per chi meglio centrava gli obiettivi, e il ritiro degli stessi agli inadempienti. Misura che trovava enunciata tra le righe, sia pure in modo criptico, nel documento, che invitava le autorità competenti a esplicitare (2). Ai rimproveri per le incertezze e i ritardi in materia economica, la stampa ha affiancato quello per il mancato decollo di una politica estera comune, altro

2 banco di prova dell UE, dopo il varo della nuova carica di Alto Rappresentante. Alla Ashton ha rinfacciato dapprima l assenza dal vertice UE-Marocco di Granada del 6-7 marzo (3), mentre attribuiva il rinvio di quello UE-Stati Uniti, inizialmente previsto per il mese di maggio e poi rinviato alla fine dell anno (4), alla nulla influenza dell UE. Un esempio del declino europeo, non solo di fronte a USA e Cina, ma anche in rapporto a potenze emergenti come India, Brasile o Sudafrica (5). La crisi finanziaria greca è stata considerata per le conseguenze gravissime che cominciavano a colpire le fondamenta dell Unione Europea. E la posizione della Germania, fautrice dell entrata in gioco del FMI nel meccanismo di appoggio alla Grecia, a costo di rompere lo spirito di solidarietà dell Unione, è stata parzialmente giustificata con gli orientamenti dell opinione pubblica tedesca, contraria all idea che i paesi ben governati e austeri debbano inviare nuovi flussi di aiuti a paesi che hanno sperperato le proprie risorse e quelle comunitarie. Così in un editoriale dell Abc che riconoscendo a denti stretti a Zapatero il ruolo giocato nelle discussioni sul piano di salvataggio per la Grecia, lo esortava ad assumersi ora le proprie responsabilità e, attraverso una politica di bilancio capace di tagliare le spese dell Amministrazione, a garantire all economia spagnola esiti diversi da quella greca (6). Nei riguardi della Germania era meno tenero El País, che non mancava di far notare che i governi dell UE e la Germania in particolare non erano stati così esigenti quando avevano concesso ingenti aiuti per salvare le banche in crisi. Il sostanziale apporto del FMI voluto da Berlino, era giudicato cosa pratica ed economica, ma anche troppo alto il prezzo pagato con la perdita di un occasione importante per rafforzare l unione monetaria andando al di là del Patto di Stabilità, che la stessa Germania aveva boicottato nella sua applicazione nel 2003 e stemperato nel 2005, quando la danneggiava, ma che ora invocava a piena voce (7). Qualche giorno dopo era ancora Vidal-Foch a far notare che le sentenze del Tribunale Costituzionale tedesco a proposito del Trattato di Lisbona, limitando i margini di manovra del paese nell ambito di una politica fiscale comune, avevano offerto alla Merkel una sorta di alibi, mostrando una Germania stanca dell Europa. Anche se, concludeva, decisioni come quella di creare un Fondo Monetario Europeo o di concedere un prestito comunitario alla Grecia, restavano possibili (8). Due editoriali dell Abc è necessario richiamare, poi, a questo proposito. Nel primo i rischi che l unione monetaria corre erano considerati come una seria

3 minaccia per il futuro della stessa UE. Di qui l obbligo per la Spagna di ridurre il deficit e di procedere con determinazione, senza improvvisazioni (9). Nel secondo si affermava che la crisi finanziaria greca era servita a dimostrare che nel medio periodo non sarebbe stato possibile mantenere una moneta unica senza un coordinamento delle politiche di bilancio dei paesi che la utilizzano. L editoriale richiamava la proposta della Commissione Europea di un sistema di controllo dei conti pubblici dei paesi membri prima della loro approvazione e il suggerimento di altri paesi, tra i quali la Spagna, di istituire un autorità di coordinamento delle politiche economiche. Di qui la necessità, per poter intervenire su una questione cruciale per la sovranità di un paese, qual è il proprio bilancio, di una legittimazione democratica della Commissione. A cui dovrebbe far seguito una politica condivisa in materia economica, non essendo realistico pensare che la Germania accetti una politica economica imposta da altri, come non è realistico che altri paesi accettino quella voluta da Berlino. Per Abc tutto sarebbe più facile se lo strumento nato con la moneta unica, il Patto di Stabilità, fosse stato preso più sul serio. Un limite al deficit sarebbe stato sufficiente e sarebbe bastato trasformare Eurostat in un vera agenzia di statistiche per certificarlo, non limitandosi a utilizzare i dati inviati da paesi, come la Grecia, che non sempre dicono la verità (10). È stato, infine, un editoriale de El País a stigmatizzare le resistenze del governo tedesco, con la compiacenza di quello francese, nell applicare l accordo di rifinanziamento del debito pubblico greco. Lo stesso articolo paventava il rischio che, di fronte al calo del valore dell Euro, alcuni paesi abbandonassero la moneta unica o che altri introducessero una qualche differenziazione della moneta in ragione della sostenibilità delle finanze pubbliche. Rilevato che la crisi greca aveva già fatto crescere la spesa di alcuni paesi, con l aumento degli interessi sul debito, l editoriale avvertiva che la situazione sarebbe ulteriormente peggiorata qualora il governo tedesco non avesse abbandonato le proprie resistenze. Giudicando disastroso non solo per la moneta unica, ma anche per la stessa Unione Europea, ogni scenario che scaturisse dal mancato intervento europeo a sostegno dell economia greca, l articolo concludeva osservando che la sfiducia dei cittadini nei confronti delle banche che avevano causato la crisi si stava spostando ora verso le istituzioni e i politici, incapaci di generare fiducia di fronte a una delle situazioni più complicate nella storia dell Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale (11).

4 2. Presidenza spagnola di turno In un primo bilancio, all approssimarsi della boa di metà semestre, sulle colonne de El País, la presidenza di turno spagnola dell UE era definita un calvario, sia pure con l attenuante del ritardo dell entrata in vigore del Trattato di Lisbona e con il riconoscimento che tutti i grandi temi politici, dall economia all ambiente, dalle politiche sociali all energia, erano stati trattati in vertici convocati e celebrati dai rispettivi responsabili spagnoli (12). Opposta la valutazione di Valentí Puig sull Abc che, dopo aver definito il governo Zapatero uno dei più immobilisti della Spagna contemporanea in materia di disoccupazione, ha scritto che il suo turno di presidenza è stato un insuccesso oltre quanto i più critici si aspettassero, mentre la sua politica economica continua a distruggere occupazione (13). Positivo, ma scontato, infine, il bilancio dei primi 100 giorni di presidenza spagnola tracciato dal Segretario di Stato per l Unione Europea, Diego López Garrido, che dopo aver richiamato il coordinamento degli aiuti ad Haiti e Cile, ha elencato gli accordi sulla sicurezza e sulla liberalizzazione del trasporto aereo con gli Stati Uniti, l impegno profuso nell affrontare la crisi economica e la situazione greca, la riforma del sistema finanziario e nel porre la lotta alla violenza di genere tra gli obiettivi dell UE. L esponente socialista non mancava di mettere enfasi sul compito toccato alla Spagna, chiamata alla presidenza nel momento del varo della riforma dei vertici istituzionali comunitari con l entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Enfasi alla quale aggiungeva i buoni propositi per la nuova strategia (EU 2020), per la creazione di posti di lavoro di qualità nei prossimi anni, per l iniziativa legislativa popolare come elemento di partecipazione e per la creazione di un Pubblico ministero europeo (14). Buoni propositi, più che atti concreti. Proposte, più che realizzazioni. È quanto i media spagnoli, pur con toni e accenti diversi, hanno rimproverato ai vertici dell UE e a Zapatero, che per il ruolo che occupa, ha finito per essere colpito due volte. Complessivamente considerata la stampa spagnola è parsa meno tenera con le rigidità tedesche, che con le inadempienze e le irregolarità greche. Ha però anche costantemente insistito sulla necessità di politiche economiche coordinate e di migliori strumenti di controllo da parte delle

5 istituzioni europee, per le quali ha indicato quale premessa indispensabile una maggiore unità politica. (1) (2) X. Vidal-Folch, Hay alguien al mando en ese maldito puente?, El País, (3) R. M. De Rituerto, Ashton no acudirá a la cumbre de la UE con Marruecos, El País, ; E. Serbeto, La guerra por la diplomacia europea, ABC, (4) R. M. De Rituerto, La dudosa voluntad de la Unión de convertirse en potencia global, El País, (5) C. Mendo, El declive de Europa, El País, (6) Lecciones de la crisis griega, ABC, (7) Un parche muy útil, El País, (8) X. Vidal-Folch, Para entender a los alemanes, El País, (9) Tragedia griega, ABC, (10) Coordinación económica, ABC, (11) El coste de la inacción, El País, (12) M.Á. Aguilar, Europa: libertades o esclavitudes, El País, (13) V. Puig, El paro y la locomotora europea, ABC, (14) D. López Garrido, 100 días de presidencia: el rumbo de la Unión, El País,

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