LA BIODIVERSITA FORESTALE. ATTUAZIONE DEL D.LGS 386<72003 Lucia Contri, Regione Emilia Romagna
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1 LA BIODIVERSITA FORESTALE. ATTUAZIONE DEL D.LGS 386<72003 Lucia Contri, Regione Emilia Romagna
2 Biodiversità è la varietà degli esseri viventi che popolano la Terra, e si misura a livello di geni specie di popolazioni ecosistemi. Anche noi facciamo parte della biodiversità e sfruttiamo i servizi che ci offre: cibo, acqua, legno e fibre; stabilizzazione del clima, assesto idrogeologico, barriera alla diffusione di malattie, riciclo dei rifiuti, qualità dell'acqua; valori estetici, ricreativi e spirituali; formazione di suolo, fotosintesi, riciclo dei nutrienti
3 tanto più grande quanto maggiore è la probabilità che due individui scelti a caso tra quelli che popolano un ambiente appartengano a unità sistematiche diverse
4 Segretario generale delle Nazioni Unite Ban ki-moon Le nostre vite dipendono dalla Biodiversità.Specie ed ecosistemi stanno scomparendo a un ritmo insostenibile. Noi esseri umani siamo la causa di ciò. Rischiamo di perdere una grande varietà di beni e servizi ambientali che noi diamo per scontate. Le conseguenze per le economie e le persone saranno profonde.soprattutto per le persone più povere del mondo.soprattutto per gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.Nel 2002 i leader mondiali decisero di ridurre drasticamente, entro il 2010, il tasso di perdita della biodiversità.sappiamo già che l'obiettivo prefissato per la biodiversità non sarà raggiunto.abbiamo bisogno di una nuova visione. E di nuovi sforzi.fare finta di nulla ed andare avanti così non è un'opzione.per questo Anno Internazionale della Biodiversità, invito ogni paese e ogni cittadino del nostro pianeta ad unirsi in un'alleanza globale per proteggere la vita sulla Terra.La Biodiversità è la Vita. La Biodiversità è la Nostra Vita.
5 opzione 1 - rallentare in misura significativa il ritmo al quale avviene la perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici nell'ue entro il 2020; opzione 2 - arrestare la perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici nell'ue entro il 2020; opzione 3 - arrestare la perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici nell'ue entro il 2020 e ripristinarli nella misura del possibile; opzione 4 - arrestare la perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici nell 'UE entro il 2020, ripristinarli nella misura del possibile e aumentare il contributo dell'ue alla prevenzione della perdita di biodiversità a livello mondiale.
6 opzione 1 - rallentare in misura significativa il ritmo al quale avviene la perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici nell'ue entro il 2020; opzione 2 - arrestare la perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici nell'ue entro il 2020; opzione 3 - arrestare la perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici nell'ue entro il 2020 e ripristinarli nella misura del possibile; opzione 4 - arrestare la perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici nell 'UE entro il 2020, ripristinarli nella misura del possibile e aumentare il contributo dell'ue alla prevenzione della perdita di biodiversità a livello mondiale.
7 l'introduzione di specie invasive, che portano alla distruzione, alla frammentazione e al degrado degli habitat e delle specie cambiamento climatico Percentuale di perdita delle specie, da 100 a 1000 volte più alta del normale. Un terzo delle specie controllate sono in pericolo di estinzione e si stima che il 60% dei servizi ecosistemici abbiano subito un degrado negli ultimi 50 anni. All'origine di tale perdita c'è l'attività umana: cambiamento della destinazione d'uso dei terreni sfruttamento eccessivo pratiche non sostenibili l'inquinamento
8 L utilizzo di piantine di provenienza sconosciuta porta al rischio di porre a dimora individui non idonei alla situazione pedo-climatica dell area di utilizzo finale Obiettivi: produzione di un elevato n. di specie autoctone di alberi ed arbusti utilizzo di materiali di propagazione per la produzione (semi e talee) ottenuti esclusivamente da popolamenti CONOSCIUTI l utilizzo di tecniche di produzione e coltivazione che non depauperino il patrimonio genetico delle popolazioni riprodotte in vivaio
9 La difesa della biodiversità e il successo degli impianti dipendono dalla gestione della filiera vivaistica a partire dalla provenienza certificata del materiale di propagazione e dalla sua qualità genetica
10 IL QUADRO NORMATIVO ITALIANO DIRETTIVA 1999/105/CE relativa alla commercializzazione dei materiali forestali di moltiplicazione D.L. 386/03 Attuazione della direttiva 1999/105/CE relativa alla commercializzazione dei materiali forestali di moltiplicazione L. R. 6 luglio 2007, n. 10 Norme sulla produzione e commercializzazione delle piante forestali e dei relativi materiali di moltiplicazione
11 La qualità del materiale di moltiplicazione forestale le ricerche condotte in materia forestale dimostrano che, per accrescere il valore delle foreste, compresi gli aspetti di stabilità, adattamento, resistenza, produttività e diversità, è necessario utilizzare materiali di moltiplicazione di elevata qualità e adeguati, sotto il profilo fenotipico e genetico, al luogo; le sementi forestali dovrebbero rispondere, ove appropriato, a determinate norme di qualità esteriore
12 LA FILIERA VIVAISTICA E LA RINTRACCIABILITA DEL MATERIALE DI MOLTIPLICAZIONE Certificato principale con la individuazione del materiale di base ammesso dal quale il materiale proviene In vivaio il materiale viene segnato nel registro di carico e scarico del materiale di moltiplicazione In vivaio ogni singola partita di materiale di moltiplicazione deve durante tutte le fasi di produzione essere identificata Codice di partita - Nome botanico - Categoria - Destinazione - Tipo di materiale di base - Regione di provenienza - Origine del materiale - Anno di maturazione (per i semi) se è geneticamente modificato i materiali di moltiplicazione devono essere accompagnati da cartellini durante tutte le fasi di commercializzazione contenenti le informazioni indicate da DL 386. Nel caso dei semi deve essere indicato anche: Purezza Percentuale di germinazione (in casi particolari percentuale di semi vitali) peso di 100 semi - N di semi germinabili per Kg
13 Il D.L. n. 386/03 stabilisce che solo i materiali di base ammessi (iscritti in apposito registro regionale) possano essere utilizzati per la produzione di materiali forestali di moltiplicazione destinati alla commercializzazione e che tale materiale deve essere accompagnato da certificato principale d identità.
14 Materiali di base Fonti di seme Soprassuolo Arboreti da seme Genitori Cloni e miscugli di cloni gli alberi di una determinata zona da cui si raccolgono i semi; una popolazione di alberi identificata che presenta una sufficiente uniformità di composizione le piantagioni di cloni o famiglie selezionati, isolate contro ogni impollinazione estranea o organizzate in modo da evitare o limitare tale impollinazione, e gestite in modo da produrre raccolti frequenti, abbondanti e facili; alberi utilizzati per ottenere discendenti tramite impollinazione controllata o libera di una pianta madre identificata, utilizzata come femmina, con il polline di un'altra pianta (fratelli biparentali) o di un certo numero di altre piante identificate o no (fratelli monoparentali); insieme di individui (ramet) derivati per via vegetativa da un unico individuo originale (ortet), per esempio per talea, micropropagazione, innesto, margotta o divisione; derivati per via vegetativa da un unico individuo originale Talea micropropagazione
15 LE REGIONI DI PROVENIENZA DEL MATERIALE DI MOLTIPLICAZIONE Regione di provenienza Per una specie o sottospecie, il territorio o l'insieme dei territori soggetti a condizioni ecologiche sufficientemente uniformi e sui quali si trovano soprassuoli o fonti di semi con caratteristiche fenotipiche o genetiche analoghe, tenendo conto dei limiti altimetrici ove appropriato LA CARTOGRAFIA E NECESSARIA PER I CERTIFICATI PRINCIPALI DI IDENTITA Uniformare le Metodologie e le Codifiche a livello nazionale
16 Materiali di moltiplicazione UNITA SEMINALI gli strobili, le infruttescenze, i frutti e i semi destinati alla produzione di postime PARTI DI PIANTE le talee caulinari, fogliari e radicali, gli espianti o gli embrioni per la micropropagazione, le gemme, le margotte, le radici, le marze, i piantoni e ogni parte di una pianta destinata alla produzione di postime POSTIME le piante derivate da unità seminali, da parti di piante, o dai selvaggioni.
17 L INFORMAZIONE RELATIVA ALLA QUALITA DEI MATERIALI DI MOLTIPLICAZIONE E E LA CATEGORIA selezionati identificati alla fonte ubicazione, quota, estensione e origine valutazioni esteriori (su base fenotipica) a livello di popolazione qualificati di valutazioni esteriori (su base fenotipica) effettuate a livello individuale controllati superiorità dimostrata con prove comparative o valutazioni genetiche
18 IL COORDINAMANTO NAZIONALE ART. 14 LA COMMISSIONE TECNICA NAZIONALE I COMPITI Modelli di carico e scarico Le modalità di raccolta dei dati sulla consistenza del materiale I codici delle regioni di provenienza I criteri per l 'individuazione e la rappresentazione cartografica delle regioni di provenienza Il sistema di controllo
19 A CHE PUNTO SIAMO IN ITALIA? ISTITUZIONE DEL REGISTRO DEI MATERIALI DI BASE, ISCRIZIONE DEI MATERIALI E CERTIFICATO PRINCIPALE DI IDENTITA 10 AMMINISTRAZIONI SU 22 HANNO RECEPITO LA NORMATIVA CON LEGGI O REGOLAMENTI - 7 AMMINISTRAZIONI SU 22 HANNO ISTITUITO IL REGISTRO DEI MATERIALI DI BASE 6 AMMINISTRAZIONI SU 22 HANNO APPROVATO MODULISTICHE RELATIVE A REGISTRI DI CARICO E SCARICO
20 GRAZIE PER L ATTENZIONE
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