ELEONORA. Un ipotesi di lettura iconologica della rappresentazione della volta nella sala di Adone. Rocca dei Rossi San Secondo Parmense

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1 ELEONORA Un ipotesi di lettura iconologica della rappresentazione della volta nella sala di Adone Rocca dei Rossi San Secondo Parmense Tiziana Bacco IL MITO DI ADONE Gli episodi narrati nel mito intorno alla figura adoniana fanno riferimento alla sua attività di cacciatore oltre alla paternità di una cacciatrice (Beroe). 1 Nelle Metamorfosi di Ovidio si legge che Afrodite, per amore di Adone, abbandonerà le sue solite occupazioni per dedicarsi alla caccia punchè non pericolosa. Per amore di lei a sua volta si guarderà bene di condurla in peripezie che potrebbero risultare avventate limitandosi alla caccia di animali innoqui quali lepri, cervi o caprioli, questo fino al momento della caccia al cinghiale da cui fuggirà invano atterrito. Raggiunto, morirà ingloriosamente tra le piante di lattuga che generano impotenza a chiunque ne mangi. 2 Forti analogie con il tema del cacciatore e di eroi le ritroviamo a partire dalla mitologia siropalestinese del II e I millennio A.C. 3 Non ci si soffermerà sulle disparate presenze di cacciatori assimilabili ad Adone nella civiltà ugaritica, fenicia e dell antico vicino Oriente di cui il personaggio classico è sicuramente debitore, ma è necessario citarle, in quanto il suo tema è stato riformulato in funzione dei valori della cultura classica. Il concetto legato ad Adone è quindi espressione più di una caccia erotica che animale. 4 Per Adone la morte ad opera del cinghiale gli stabilisce una posizione parzialmente privilleggiata nell oltretomba dal quale può tornare ogni anno al momento delle Adonie. La morte del personaggio inoltre presenta una serie di legami con il ciclo della riproduzione vegetale a cui quasi sempre fa seguito il pianto rituale per la sua sorte nell adilà. al pianto della dea fanno eco quello dei suoi cani fedeli, le ninfe e la natura tutta. Nel dolore Afrodite ha vagato per boschi fino alle rive dell Acheronte. 5 Nel canto di Bione la dea ha sciolto i capelli, indossa abiti a lutto, getta grida acute e si percuote il petto fino ad arrossarlo di sangue: dinanzi a Persephone, che ha preso il suo Adone, lamenta il proprio dolore e la fine sventurata dell amato. 6 1 G. Piccaluca: Adonis s.l. 2 Met Ov. X S. Ribichini: Adonis, S.A. P Detienne: Dionysos, p.74 e 78 5 Macr.Sat.I 21,2,5 6 Ov. Met.: X722-24

2 La sua caratteristica esperienza riferita a Teocrito, è quella di poter vivere vicendevolmente sulla terra e negli inferi in quanto Zeus, chiamato a redimere la contesa tra Afrodite e Persephone, avrebbe stabilito per Adonis una vita alternata tra i vivi con la dea dell Amore e tra i morti con la regina dell Ade. Da ciò il raccordo con l affinità temporale della vegetazione morente ed il suo risorgere ad ogni cilo stagionale. 7 Il mito di Adone quale racconta Apollodoro è il più antico. Narra di Theias, re d Assiria e di sua figlia Sayrna che, innamorata del padre a causa di una vendetta di Venere, riesce a giacere per 12 notti con lui aiutata da una serva. Scoperto il fatto Theias la insegue per i boschi allo scopo di ucciderla. Sicura che ciò sarebbe accaduto la fanciulla supplica gli dei di aiutarla rendendola invisibile. Avuta pietà essi la trasformeranno in un albero che da lei prenderà il nome, ovvero l albero della mirra. Dalla sua corteccia 9 mesi più tardi nascerà Adone, bellissimo, di cui subito si innamorerà Afrodite che, per occultarlo agli altri dei lo affiderà a Persephone, ma quando Venere lo richiederà, la regina del regno dei morti si rifiuterà di restituirlo; da qui la disputa risolta da Zeus che dividendo l anno in 3 parti, ne farà trascorrere ad Adone un terzo con Persephone, un terzo con Afrodite ed un terzo a suo piacimento. Adone concederà a Venere anche quest ultimo, ma durante una caccia perirà sotto i colpi di un cinghiale. Afrodite raccoglierà gli ultimi aneliti del giovane che spirerà tra le sue braccia in un campo di lattuga. 8 In Ovidio: Mirra, innamorata del proprio padre Cinira giace con lui con la complicità di una nutrice. Cinira svelerà l identità della fanciulla facendosi portare una lampada dai servi e, scoperto l incesto, tenterà di ucciderla. Mirra fuggirà e dopo aver vagato 9 mesi, chiederà agli dei una metamorfosi liberatrice che le sarà concessa. Dalla nuova forma d albero, aiutata dalle Naiadi, nascerà Adone di cui si innamorerà Venere. Un assenza della dea farà tornare Adone alla sua attività prediletta, la caccia, causa per cui verrà ucciso da un cinghiale. 9 Molte sono le varianti relative al mito. 7 Teocrito XVI Apollodoro Bibl. III Ov. Met. X e

3 LA CAMERA DI ADONE (Fig.1) La camera di Adone è situata sul versante nord est del piano nobile della Rocca di San Secondo Parmense ed esattamente tra la sala dei Giganti e quella di Latona con cui comunica attraverso rispettive porte. Le pareti sono spoglie a parte la presenza del camino. A detta del Pellegri la Camera di Adone, (rimanda a quella dei Giganti, altro ambiente della Rocca di San Secondo per la simile decorazione parietale) un tempo doveva mostrare ricchi arazzi il cui soggetto era a carattere mitologico. 10 La stanza prende luce da tutte e 4 le pareti che la mettono in comunicazione con l esterno. A Nord ed a Sud con le porte prima menzionate; ad Est da due finestre che danno su di un terrazzo che affaccia all esterno della Rocca e che il Minghelli-Vaini riferisce abbia ospitato balli fastosi e che si affaccia su di una piazza; ed a Ovest sulla loggetta del cortile d onore che guarda al medesimo per tre lati. La Camera di Adone con ragionevole certezza dovrebbe datarsi, per quanto riguarda la decorazione pittorica, intorno alla II metà del XVI secolo; ne è testimonianza il nome di Troilo II inciso sul caminetto ed una serie di fonti. 11 (Fig.2) F1 Inquadra il culmine della volta una falsa loggia fortemente scorciata e decorata a sua volta sul soffitto del caminetto da falsi cassettoni. (Fig.3) F2 10 M. Pellegri Il Castello di San Secondo nella Storia e nell arte. Parma 1968 F. Mazzini: Affresci lombardi del 400 Milano 1966 pp Pellegri M op. cit. Mazzini F. op. cit pp

4 La parte di essa visibile, e cioè quella che affaccia all interno della Camera di Adone presenta una ripartizione sui 4 lati data da un inquadramento di 3 colonne ioniche per lato. Le centrali divengono sostegno ad un telo avvolto e fermato lateralmente che fa da sfondo a medaglioni cinti da due figure nude ed eroiche mollemente appoggiate sulla balaustra del camminamento.(fig.4) F3 E evidente come questi personaggi ci riportino alla memoria sia le figure michelangiolesche, quindi a tutta l influenza dei pittori che operavano a Roma, sia alla tradizione culturale di Giulio Romano, del Campi e di quella cremonese e mantovana. I medaglioni sono ubicati ognuno al centro di ogni lato e rappresentano 4 personaggi identificati come benefattori della famglia e ad essa imparentati. Vi si riconoscono: - Giovanni dalle Bande Nere che soccorse la sorellastra Bianca Riario, nipote di Sisto IV,quando, morto il marito Troilo I dovette subire l assalto di molti nemici tra cui il Vescovo di Treviso Bernardo Rossi. (Fig. 5) - F4

5 - Il Cardinale Raffaele Riario di San Giorgio (Fig.6) F5 F6 - Federico Gonzaga Duca di Mantova,, zio di Camilla. (Fig.7) - Giangiacomo Trivulzio, Generale di Luigi XIII, che restituì ai Rossi i loro feudi, identificato diversamente da Pierluigi Appoli Allaj con Gian Girolamo de Rossi, letterato e poeta; da qui l alloro che gli cinge il capo. 12 (Fig. 8) F7 F8 12 A. Ghediglia Quintavalle: I Castelli del parmense parma 1955 p. 56 Per Poldi Allaj: http/

6 I nudi che affiancano i medaglioni, sono a loro volta inquadrati da colonne laterali su cui sono legati dei nastri, anch essi elementi, come gli stucchi bianchi e dorati, i medaglioni, i grotteschi, i festoni di frutta e tanti altri, di quel gusto per l arte classica che sarà rinnovato a partire dai primi decenni del 500. Procedendo nella lettura dall interno all esterno delle fasce laterali, incontriamo ancora delle figure nude che reggono festoni sotto ai quali sono presenti 4 stemmi sostenuti agli angoli da figurazioni dello stesso tipo. Gli stemmi sono rispettivamente 2 dei Rossi, uno dei Gonzaga ed infine 1 dei Rangoni, alla cui famiglia apparteneva la moglie di Troilo II, Eleonora Duccione Rangoni di Modena. Proseguendo la lettura dal basso verso l alto, il culmine della volta è inquadrato da un motivo floreale ed ancora da una balaustra fortemente scorciata la cui apertura verso il cielo è occultata da un finto arazzo su cui viene rappresentata la Morte di Adone (Fig- 9) Germano Mulazzani ha attribuito gli affreschi della Camera ad un pittore attivo nell ambito della bottega del Vasari, Giulio Mazzoni, prendendo in esame come riferimento stilistico e decorativo le figure presenti in Palazzo Spada a Roma nella Galleria degli Stucchi e gli interventi scultorei e decorativi dello stesso. Il substrato culturale da cui proveniva il Mazzoni ne vede i natali a Piacenza nel 1525 e la sua formazione quale stuccatore presso Daniele da Volterra. La sua attività romana si prolunga fino al Mulazzani data il suo intervento in San Secondo attorno all anno 1576 quando, tornato in patria, dipinge la cappella del Santissimo Sacramento del Duomo di Piacenza ed il 1577 quando inizia a decorare le volte dei bracci della croce di santa Maria di Campagna, scomparsi entrambi. Pare che la decorazione lo impegnò per 10 anni, periodo senza dubbio troppo esteso per attendere a tutti e due questi impegni, ma giustificabile se si ipotizza che contemporaneamente si attivò alle decorazioni per le sale di San Secondo. E plausibile l ipotesi del Mulazzani specialmente per la sala di Adone, anche in riferimento ad un documento da lui rinvenuto che contiene il commento agli affreschi di Santa Maria della Campagna in cui dice: del medesimo Mazzoni sono quelle statue sedenti in vari luoghi del cornicione; dubito molto che convengano alla decenza di una chiesa, essendo d uomini grandi al naturale, ignudi e la collocati senza verun bisogno 13 Che il Mazzoni avesse avuto contatto con gli Zuccari a Roma è certo, lo attesta un annotazione autografa di Federico Zuccari sul libro delle Vitae in suo possesso. 14 L Ente Turistico di San Secondo cita una serie di pittori che non vengono però giustificati in fonti di alcun genere. 13 Cararsi G. Le pubbliche pitture di PPiacenza piacenza 1780 pp53-54 Mulazzani G.: La pittura in Corti del Rinascimento nella provincia di Parma Torino P Mulazzani G. op. Cit. p.194

7 L unica traccia che fornisce riguarda l affermazione che in quel periodo i Rossi danno alla città di Parma meno importanza di quella di Mantova e Cremona e da questo deduce che sicuramente non furono né parmensi, né della scuola di Parma gli artisti che decorarono le stanze di San Secondo. 15 La Ghidiglia - Quintavalle attribuisce queste stanze all arte del Campi, del Baglione, del Tibaldi e del Bertoja, quindi ai cremonesi, (Campi e Baglione) bolognesi (Tibaldi per le prospettive aeree) e parmensi (il Bertoja che si forma nell elegante clima intellettuale del manierismo parmense e alla scuola bolognese). 16 Il Pellegri fa riferimento ad un artista contemporaneo a Bernardino Campi e lo identifica come Gian Battista Trotti detto il Malozzo, cremonese. 17 UN IPOTESI ICONOLOGICA La rappresentazione al centro della volta, dipinta su di un falso arazzo, presenta il mito di Adone connesso al momento della morte. (Fig.9) Adagiato su di un prato verde Adone viene circondato e sostenuto da 3 figure. 15 Centro Turist. Giov e Ammin. Comunale di San Secondo: Arte, storia e attualità Parma 1970 p Ghediglia QuintavalleI Castelli del parmense. Parma 1955 p Pellegri M. op. Cit p. 105 F9

8 La scena viene rappresentata all ombra di un albero frondoso sotto al quale un giovane alato alla destra di Adone si china su di lui; accanto la faretra. Una giovane donna riccamente vestita lo tiene adagiato in grembo, mentre la terza figura, femminile anch essa, semi nuda e con la clamide al vento, sembra volerlo trarre a se. In primo piano due cani, uno bianco e l altro nero siedono quieti, accanto la lancia e l arco al suolo. All estrema sinistra dei putti attaccano con violenza un cinghiale, con arco e frecce, lance e fuoco, mentre nuvole nere oscurano l assolato paesaggio contro il quale si stagliano architetture sullo sfondo. La scena è un chiaro riferimento al mito, quando Adone morto a causa della ferita inflittagli dal cinghiale viene pianto da Venere e tratto a se da Proserpina a cui era stato destinato per i mesi invernali. La presenza del cinghiale a sinistra è emblema della causa della morte dell eroe verso cui gli amici di Venere volgono il dolore e furore della dea. Un attenta lettura in chiave iconologica ne evidenzia la simbologia attraverso la quale i committenti cinquecenteschi solevano esprimere i significati profondi che una rappresentazione voleva espletare. Molti letterati ed umanisti del 400 e della I metà del 500 di formazione neoplatonica ragionavano sui fatti degli dei in relazione al concetto di trasformazione e trasmigrazione della materia che avveniva a sua volta attraverso un processo di ascesa fino al raggiungimento della perfezione. Questo deve considerarsi come l evolversi dell amore in quanto inizio di ogni umana attività fino ad un raggiungimento contemplativo mediato dalla virtù e scevro quindi da ogni implicazione materiale. La dualità presente nel pensiero umanistico di virtus e voluptas può essere senza dubbio letta nelle figure presenti sul finto arazzo di San Secondo. Il concetto chiaramente espresso dal pensiero platonico a quello neoplatonico di Marsilio Ficino ebbe grande fortuna nel periodo rinascimentale e presso i pittori che ad esso fecero riferimento, essendo sicuramente in linea con le esigenze di una cerchia umanistico ecclesiastica, specialmente di provincia. 18 Si suppone che la datazione dell attività del Mazzoni intorno alla metà del XVI secolo sia concomitante sia per l intervento sul soffitto di San Secondo che per la sua attività di stuccatore, pittore ed interprete del mito adoniano nella Galleria degli Stucchi di Palazzo Spada a Roma.(Fig.10) 18 Gentili A.: Seminario di studi lotteschi Roma A.A.1978/1979

9 F10 Quest affermazione è conseguenza di un rapporto relativo ad un indagine sia di contenuto che stilistica delle rappresentazioni sopra menzionate. Un attenta lettura del percorso escatologico di Palazzo Spada nell erudita esposizione di Lionello Neppi nel volume ad esso dedicato, ci fa comprendere a quale complesso programma abbia aderito in stretta concomitanza con il pensiero ficiniano, con le sue forme d amore e con la sua esaltazione della virtù. Nella Galleria degli Stucchi a Roma vige un complesso programma iconologico basato su 4 gradi di ascesa dell anima ripartito sulle 4 pareti. - Adone rappresenta la ricaduta dell anima nella sfera della natura quando non sa trascendere nei valori umani. ((fig 11) E quindi il primo grado di ascesa dell anima, il primo di quelli che si realizzano nell individuo. - Il secondo è riferito alla natura umana, all anima razionale assimilabile alla Venere vulgaris, per proseguire nel - terzo in cui l anima umana, ricca di virtù, edifica il mondo morale. Quest ultima è assimilabile alla Venere celeste che nella Galleria degli Stucchi è visibile nelle figure rappresentate sulla parete sinistra con il solo petto denudato, elemento presente nel nostro dipinto di San Secondo. F11

10 - L ultimo grado di ascesa è rappresentato dalla mente intellettiva, contemplatrice delle forme ideali e delle eterne verità, comune alle essenze angeliche e dell anima umana identificata nella nudità delle figure sulla parete di destra, allegorie del valore superiore dell intelletto rispetto alla morale. 19 Quattro i gradi di ascesa dell anima nella Galleria degli Stucchi a Roma, e quattro le grandi figure presenti sul soffitto della Camera di Adone, il cui ultimo grado potrebbe essere identificato con la figura alata accanto a quella vestita nel nostro dipinto e riconducibile alla mente angelica che tutto conosce. Sappiamo a detta del Neppi, che Roma in questo periodo era luogo d incontro d interpreta zioni provenienti dalle più disparate tradizioni e che Mazzoni, nel programma iconologico di Palazzo Spada, non risparmia le citazioni: Michelangelo per Ganimede e Tiziano per Danae, ambedue riconducibili alla Galleria degli Stucchi dove è raffigurata la morte di Adone. 20 Come stupirci dunque se le figure eroiche che troneggiano sul soffitto della camera di Adone in San Secondo sono un chiaro ricordo delle figure eroiche michelangiolesche; e come stupirci infine nel ritrovare la citazione tizianesca sul finto arazzo di San Secondo con riferimento ad un celebre quadro che Tiziano dipinse nel 1515, strettamente legato al mito di Adone di cui alcuni episodi sono narrati sul sarcofago su cui posano le due veneri nella composizione pittorica, L Amor Sacro e L Amor Profano.? (Fig. 12) F12 Vediamo quindi che i due concetti convivono e vengono interpretati variamente a seconda delle fonti di riferimento dando valore positivo all una o all altra. La Venere Celeste sta a rappresentare l amore divino a cui si giunge attraverso l intelletto, mentre la Volgare, le qualità più alte dell amore, dell anima e dei sensi. 19 Neppi L. palazzo Spada 1975 p Nepi L. op. Ct, p.52

11 Marsilio Ficino da ad ambedue una valenza positiva identificando la Celeste come superiore alla Volgare che però, non per questo, è scevra di quelle qualità necessarie che la distinguono a sua volta dal puro amore ferino. La nudità diviene quindi sinonimo di verità e di superiorità agli ornamenti terreni, con questa viene quindi identificata la Venere Celeste; vestita è invece la Volgare legata alla materialità delle cose. Iniziando la lettura dall esterno all interno del soffitto di San Secondo, vediamo che vengono presentati 2 piani d azione. - Nel primo il ricordo della nascita di Adone dall albero donna indicato dalla presenza dell albero su cui le gocce cadenti dal tronco, la linfa, fanno riferimento alle lacrime della giovane Mirra così trasformata per concessione degli dei. All albero è inoltre connesso il luogo che funse da alcova per gli amanti. 21 La presenza delle due donne inoltre sta ad indicare il ciclo stagionale a cui è legato Adone. Ideantificato con il Sole segna lo scadere della stagione a seconda del suo periodo con Venere connessa al risveglio ed all esplosione della natura, o di Proserpina, periodo in cui si assopirà con il conseguente avvento dell inverno, quando lo condurrà con se nel mondo dell Ade. Adone Sole si occulterà quindi e con lui la natura; sarà l inverno di cui il cinghiale è simbolo 22 Ma Adone non è solo ricordato in riferimento al ciclo stagionale da lui generato, ma anche all aspetto erotico legato agli amori di cui è protagonista con Venere. Il momento della sua morte, quindi della morte della natura che andrà a rigenerarsi al suo ritorno sulla terra, è in concomitanza con l evidente regresso dello stato erotico, manifestato chiaramente dalla ferita mortale infertagli dal cinghiale in corrispondenza della zona inguinale Tracciata chiaramente dal pittore della sala di San Secondo, la ferita mortale in questa zona è un chiaro rinvio alla castrazione. 23 (Fig 13) 21 Cartari V. Le immagini de i dei de gli antichi pp284/ Ov. Met. X 714/ Conti N. Mytologiae IV, III p. 394

12 F13 Una maggior valenza la viene ad acquistare in riferimento al luogo dove è adagiato, ovvero tra foglie di lattuga, pianta calmante e rinfrescante che richiama l assopimento del desiderio amoroso. 24 L arco e la faretra, armi con cui amore unisce gli amanti sono inutilizzati, chiaro riferimento alla sospensione dell attività erotica. La lancia a terra, uno degli attributi con cui viene descritto al momento della partenza per la caccia, è simbolo dell abbandono dell arte venatoria. I cani, suoi compagni fedeli, in atto di quiete. La scelta della partenza per la caccia al cinghiale non condivisa da Venere, diviene l origine del dramma che lo condurrà ad una scelta con l occasione della momentanea distrazione di lei. Se la donna parzialmente nuda, china su di lui nell atto di trarlo a se, si identifica in un primo momento con Proserpina che lo accoglie per i mesi invernali, non dobbiamo dimenticare che nel 500 la presenza di due donne all interno dello stesso quadro pittorico, una vestita e l altra nuda, richiamavano, come accennato precedentemente, al concetto della Venere Celeste e della Volgare. Nel dipinto di Tiziano L amor sacro e l amor profano, il giovinetto alato è più vicino alla Venere volgare pur trovandosi tra le due. Nel soffitto della camera di Adone è posto accanto a lei ma in questo caso non è raccordo. Estremamente interessante notare invece come sia il sarcofago dell Amor sacro e dell Amor profano a far da tramite tra le due come passaggio dalla morte alla vita, mentre nel nostro assunto è Adone stesso a svolgere questa funzione. Alle scene di castigazione sul lato del sarcofago, dell amore ferino, (Fig. 14) 24 Gentili A. Da Tiziano a Tiziano Milano 1980 p.111

13 F14 corrisponde la castigazione del cinghiale a sinistra del nostro dipinto ad opera dei figli di Venere (Fig.15) F15 A questo proposito si fa riferimento ad un passo del Cartari che, anche nei figli della dea ravvisa una dualità.... aveva Venere partorito Cupido già da alcuni dì, quando ella si avvede che egli non cresceva punto, ma tuttavia egli restava così piccolino come egli era nato, onde non sapendo come procedere a ciò, domandò consiglio all Oracolo, il quale rispose che Cupido, stando solo, non sarebbe mai cresciuto. Bisognava fargli un fratello affinchè il folle amore tra loro avrebbe fatto si che Cupido sarebbe cresciuto quanto abbisognava. Venere, prestando fede alle parole dell Oracolo, partorì Antenore che iniziò a crescere, metter le ali e a camminare gagliardamente. L uno non vi è mai senza l altro, se Cupido vede Antenore crescere, cresce anche lui e se lo vede piccolino anche lui si fa piccolo benché questo faccia spesso a suo dispetto. Adunque amore cresce, quando è riposto in persona che ami medesimamente e chi è amato deve parimenti amare, è questo quello che mostrano gli antichi per Cupido e per Antenore. 25 Nelle immagini del Cartari, ravvisiamo una raffigurazione che mostra Cupido e Antenore con gli attributi presenti nella lotta tra i figli di Venere ed il cinghiale nel nostro dipinto.(fig.16 ) 25 Cartari V. Op. Cit. p.25

14 F16 La lotta quindi impegna la dualità qualitativa dei due amorini, l uno raffigurante l amore corrisposto (quindi Cupido cresce) e l altro i dolori che l amore può arrecare quando non è confortato dall essere ricambiato da sentimenti onesti (Cupido rimane piccino). Nell opera di Tiziano lo spazio erboso su cui poggia la Venere volgare è verdeggiante con la presenza di un cespuglio di fiori colorati, mentre quello della Celeste è arido e presenta in corrispondenza un tronco secco intorno al quale si avvolge un ramo verde. Nel nostro dipinto anche la Venere celeste è inquadrata in uno spazio verdeggiante, mentre la Volgare è posta in corrispondenza di uno spazio arido occupato dagli amorini che rendono inoffensiva la ferinità dell animale. Anche qui un tronco secco da cui diparte della verzura. - In Tiziano un paesaggio lagunare fa da sfonso alla Venere Celeste, mentre in corrispondenza della Volgare la città, il mondo. La stessa ripartizione la troviamo nella morte di Adone. Nel dipinto di Tiziano sappiamo esserci stata in origine la presenza di un cane bianco in riferimento alla fedeltà coniugale, tema inerente alla destinazione del dipinto che era stato commissionato per un matrimonio eccezionale che univa nel Maggio del 1514 Nicolò Aurelio, segretario del Consiglio dei Dieci, con la figlia di un eminente giurista padovano che quel consiglio aveva fatto giustiziare quale traditore. 26 Sul soffitto di SanSecondo due cani, uno chiaro ed uno scuro La lettura svolta a proposito del soffitto della sala dello Zodiaco nel Palazzo ducale di Mantova, ha ricondotto al carro di Diana-Luna rappresentato al centro della volta, carro trainato da due cani (Fig.17) 26 Gentili A. op. Cit. per un confronto con l Amor sacro e l Amor profano pp.62/65

15 Un iconografia inusuale, ma che ha permesso di tracciare la valenza di questi due animali assimilabili rispettivamente al giorno ed alla notte. L animale che rappresenta il giorno è equiparato alla fedeltà matrimoniale. La raffigurazione della Notte con Diana su di un carro trainato da cani la rinveniamo nel grottino del Ninfeo di Villa Giulia a Roma ad opera di Taddeo Zuccari e datata 1552/ Sappiamo dei rapporti intercorsi tra Giulio Mazzoni e gli Zuccari e la presenza del nostro a Palazzo Spada a Roma nella Galleria degli Stucchi 28 Se torniamo all origine del mito quindi, possiamo serenamente far riferimento al cane bianco come corrispondente a Venere e quindi al giorno, al Sole-Adone, al rigoglio dell Estate ed al cane nero a Proserpina, la notte, l occultamento di Adone-Sole. Tornando al dipinto di Tiziano qui la Venere vulgaris non acquista connotati negativi, ma quale essa è diviene simbolo della voluptas racchiusa all interno dell istituzione matrimoniale, indicata oltre che dagli attributi della figura vestita dalla presenza in origine del cane bianco riferito alla fedeltà coniugale di cui appena citata l originaria presenza. La stessa Venere nel dipinto di San Secondo, viene rappresentata in corrispondenza anch essa di un cane simbolo di fedeltà coniugale e dall abbandono da parte di Cupido dell arco e della faretra simbolo dell attività erotica, che però in questo contesto potrebbe essere assimilata ad un erotismo ricondotto all interno di un istituzione matrimoniale. La stessa rappresentazione di Cupido cresciuto può essere riferita al concetto espresso precedentemente in relazione alla crescita di Cupido che, come dice il Cartari: dunque amore cresce quando è posto in persona che medesimamente ami Bacco T. Lorenzo Costa il Giovane alla corte di Guglielmo Gonzaga.Tesi c/o Archivio di Stato di Mantova 1988 pp.124/ Mulazzani G.Op. Cit. p Cartari V. Op. Cit. p.25

16 Differentemente da San Secondo, nell Amor sacro e profano di Tiziano, Cupido non funge da anello di congiunzione tra le due. Svolge questa funzione invece il sarcofago di castigazione del mito adoniano. Nella camera di Adone al sarcofago si sostituisce Adone stesso che, elemento di passaggio dalla morte alla vita, potrebbe rappresentare il tramite tra una vita sensibile ad un elevazione dell amore in chiave intellettuale, quale indicata dalla Venere celeste che lo trae a se in corrispondenza del tronco reciso da cui pur riparte un rinverdimento che in chiave umanistica è sinonimo di attività intellettuale, sapienza, virtù. A questo punto credo che l attribuzione a Mazzoni possa essere avvalorata ulteriormente dal fatto che, mentre la Venere celeste si era soliti rappresentarla nella sua nudità quale sinonimo di verità: sul soffitto della sala di Adone abbiamo una figura parzialmente nuda. Essa è riconducibile a quelle rappresentate sulla parete sinistra della galleria degli Stucchi a Roma che presentano il solo petto denudato, esplicazione del mondo morale e quindi, come ha osservato il Neppi, assimilabili alla Venere celeste. Il Cupido quindi cresciuto, posto accanto alla Venere volgare che come abbiamo detto non ha connotati negativi, starebbe a rappresentare proprio quell amore cresciuto dalla reciprocità del sentimento ed anche l ultimo stadio della Galleria degli Stucchi a Roma quale mente intellettiva che tutto conosce, contemplativa delle forme ideali e delle eterne verità comune alle essenze angeliche. Se l impianto generale del dipinto di San Secondo è estremamente differente da quello dell Amor sacro e dell Amor profano di Tiziano; gli elementi contenuti e la disposizione degli stessi, individuati con puntualità stupefacente, sicuramente mostrano l influenza che la grande pittura ed il pensiero umanistico rinascimentale aveva suscitato negli artisti, ed in particolar modo in quelli che erano venuti a contatto con il pensiero escatologico fortemente interpretato nella capitale. Dice il Bernini che Troilo II aveva sposato nel 1550 la giovanissima Eleonora, donna dal carattere gentile e pietoso, amante dei fiori. 30 Ella donò al consorte i suoi possedimenti e privilegi e venne da lui profondamente amata come è chiaramente espresso sul marmo che ne commemorava la morte a soli 33 anni avvenuta prematuramente il 13 Gennaio Senza dubbio è estremamente difficile poter stabilire quali elementi prevalessero nella scelta di un componimento pittorico, certo è, che la Camera di Adone è sicuramente una celebrazione dell elevazione dell amore a virtù come si è precedentemente ipotizzato. Credo che si possa concludere affermando che la scena non contiene nessun elemento che lasci supporre il dramma conclusosi, se non la ferita all inguine e l attacco degli amorini al cinghiale. 30 Bernini F. L ambiente storico nel Castello dei Rossi in San Secondo, in Aura Parma Fondo Notarile Ortensio Rovacchia Pellegri M. Op. Cit. p.31

17 E chiaro che il pittore ha voluto leggere il mito rappresentandolo come un momento di catarsi che va al di la del pianto sul corpo dell eroe. Il voler celebrare la virtù vittoriosa sulla più infima valenza dell amore è riconducibile al cane bianco in cui si identifica la fedeltà coniugale, il giorno, la luce. La celebrazione dunque dell amore terreno forzosamente interrotto dalla triste sorte è ravvisabile nel cane scuro, la notte, l occultamento alla luce della giovane Eleonora: ma non per questo venuto meno, anzi elevato al più alto grado della morale, in attesa di raggiungere la giovane sposa e con lei perpetuarlo nella forma ideale dell eterna verità.

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