dagli enti locali, dai comuni, dalle province e dalle regioni,

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2 i a relazione tra fondazioni e territorio è com- plessa e intima. E non solo per ragioni storiche.! Ma qual è oggi il rapporto tra comuni e fon- _ w dazioni? Abbiamo girato il tema a Giuseppe Guzzetti, presidente dell'acri - l'associazione ' che rappresenta le 88 fondazioni operative nel paese e le Casse di risparmio che ancora hanno le fondazioni come azionisti - incontrato in occasione dell'assemblea annuale di Padova. "Credo che ci sia un elemento che ci accomuna. Il sistema delle autonomie locali - spiega Guzzetti - è democraticamente rappresentativo. Noi siamo enti che interpretano la sussidiarietà (addirittura una sentenza della Corte costituzionale ha posto questo principio alla base dell'affermazione della natura privata delle nostre fondazioni, dicendo che facciamo parte dell'organizzazione delle libertà sociali) e operiamo per dare sostanza a questo principio, quasi esclusivamentefinanziandoprogetti che vengono dagli enti pubblici, dagli enti locali, dai comuni, dalle province e dalle regioni, ma soprattutto dal cosiddetto terzo settore, dal volontariato. Credo di poter dire che abbiamo in comune la missione: i comuni molto più alta, complessiva, rappresentativa a tutto tondo delle comunità locali; le fondazioni perché sostengono lo sviluppo delle comunità locali, dando risposte prevalentemente ai bisogni di carattere sociale, Le nostre strade quotidianamente si incrociano, perché nella reciproca autonomia, abbiamo questo comune obiettivo della coesione sociale, dello sviluppo equilibrato". Può darci qualche numero? Vorrei offrire un dato su tutti che conferma che non solo entrambi operiamo per le nostre comunità, ma che c'è anche un rapporto diretto per i finanziamenti che le fondazioni accordano a progetti presentati direttamente dai comuni. Secondo il nostro Roppo/to 2008, poco meno di un quarto delie nostre erogazioni vengono investite in iniziative degli enti beali. Questo dimostra che c'è anche un rapporto diretto di supporto

3 alle iniziative che gli enti locali realizzano sul loro territorio e che trovano nel a sportello sostegno economico delle fondazioni una concreta possibilità di realizzazione. Ma non possiamo dimenticare che erogatore" abbiamo un rapporto con i comuni anche perché nella legislazione nazionale (la legge "Ciampi" del ) gli enti locali concorrono a comporre gli organi di indirizzo e i consigli di amministrazione delle fondazioni. La dinamica delle relazioni tra amministrazioni locali e fondazioni, strutturalmente nevralgica, può diventare critica nei momenti di difficoltà economica. Che ne pensa? Vorrei toccare un punto molto delicato. I presidenti delle 88 fondazioni, essendo persone che vivono all'interno della loro comunità con responsabilità importanti, rispetto alla loro attività nell'amministrare il patrimonio della fondazione o nell'attività erogativa, colgono in questo momento una condizione di grande difficoltà della finanza locale a causa dei tagli progressivamente accentuatisi in questi anni e al rispetto del Patto di stabilità. Ho sempre ritenuto che l'attività del sindaco fosse la funzione più difficile e più complessa soprattutto nei piccoli e medi comuni, perché in quei contesti alla porta del sindaco si può sempre bussare. E comprensibile che oggi ci possa essere una forte pressione sulle nostre fondazioni, per ottenere le risorse che servono a coprire o a sopperire alla carenza di risorse economiche necessarie a fornire quei servizi e quelle attività che un amministratore è chiamato a dare. Inoltre, a differenza delle nostre fondazioni, l'amministrazione comunale ogni cinque anni deve rendere conto dell'operato e quindi il dato del consenso elettorale, rispetto alla risposta offerta, è per gli amministratori locali comprensibilmente determinante. Quali rischi vede? lo vorrei fare solo una raccomandazione, riferita soprattutto alle realtà medie e piccole dove le fondazioni rischiano,' in presenza di una forte pressione di richiesta di risorse, e quindi di un'attività non di sussidiarietà bensì di supplenza rispetto alle risorse carenti, di essere sostanzialmente un soggetto finanziatore. Il rischio che in questa situazione le fondazioni corrono, soprattutto le piccole e medie, è di essere ridotte ad una sorta di sportello erogativo o di finanziatore. Infatti, se le fondazioni si riducono in questa condizione viene meno per loro la possibilità, e per certi aspetti anche il dovere, di svolgere una funzione importantissima, che non è quella solo di pagare a pie di li- CI b I sta progetti o esigenze di altri, ma di agire \ i in un rapporto strettissimo con il terzo DUO ridurr6 settore e col volontariato.

4 Il fi.1 «1*1 La casa dei tuoi sogn gg RIONE SCIMENTO Parco Talenti $ "Con terzo 1 settore e volontariato un rapporto strettissimo" Qual è oggi allora la corretta strategia d'investimento delle fondazioni, nell'ambito della sussidiarietà? Come ho detto prima, quasi tutte le fondazioni hanno fatto la scelta di essere enti erogatori, ovvero enti che erogano risorse per finanziare progetti che altri presentano. Certo, oggi le fondazioni, se non sono ridotte a finanziare esclusivamente la finanza pubblica in difficoltà, operano delle scelte, conoscendo i bisogni che emergono dalle comunità. Quindi, non sono più un ente, per così dire, passivo. Il rapporto che noi presentiamo annualmente è chiaro ed evidenzia che le fondazioni danno un forte sostegno a quel "privato sociale" del nostro paese che oggi dà risposta a quei bisogni che diversamente rischiano di essere senza risposte, con un fortissimo rischio di disgregazione sociale: mi riferisco all'anzianità, alla disabilità, al disagio giovanile e alla cultura, all'integrazione degli studenti extracomunitari. In questo contesto, oggi molte delle nostre fondazioni svolgono questa funzione di "anticipatori", sostenendo il volontariato nella propria azione con azioni innovative capaci di dare, soprattutto nel sociale, risposte qualitativamente migliori, in certi casi con sensibili risparmi di risorse ovviamente ribaltati all'ente pubblico, alla comunità locale, È il caso degli anziani che possiamo continuare ad assistere pigramente consegnandoli in case di assistenza, con costi altissimi. Oppure si possono avviare sperimentazioni per ritardare quanto più possibile l'ingresso in queste strutture e dare servizi in modo più efficiente, come fanno molte nostre fondazioni, insieme ai comuni e al volontariato, Scienza e tecnologia aprono nuove prospettive in questo ambito. Non possiamo ridurre le fondazioni a un bancomat. Quali sono le vostre esperienze in tema di social housingì Quello dell'edilizia sociale è un buon osservatorio. Ma andiamo con ordine. Proprio nell'ambito della sperimentazione sul campo, alcune nostre fondazioni hanno promosso fondi di private equity rivolti alle piccole aziende già cinque-sei anni fa, e hanno visto che il sistema funzionava: soldi delle fondazioni e di privati messi insieme davano risultati positivi. Abbiamo poi illustrato al ministro dell'economia, in colloqui e in approfondimenti su questi temi, queste esperienze per mostrare che in questo momento le piccole e medie aziende più che di prestiti hanno bisogno di essere sostenute nei propri programmi di sviluppo, di innovazione tecnologica legata ai processi e ai prodotti. Per questo occorrono finanziamenti sul capitale, non prestiti. Lo stesso è accaduto per l'edilizia sociale, insieme alla Cassa depositi e prestiti. Alcune nostre fondazioni, che operavano già con erogazioni per recuperare edifici obsoleti e disastrati al fine di metterli sul mercato a canoni ridotti e hanno visto che l'operazione poteva essere interessante, hanno costituito alcuni fondi in cui sono entrate le banche, le assicurazioni e le fondazioni stesse, dimostrando che si può realizzare edilizia privata sociale.

5 n"cìr ivista I finanza locale VINCERE LA SFIDA DEL CLIMA E DARE SICUREZZA ENERGETICA AL PAESE Sembra un punto importante. Lo è. L'edilizia sociale in Italia non esisteva fino a quando a cune fondazioni hanno sperimentato questa iniziativa. Esistevano l'edilizia pubblica e quella privata: la prima ha i suoi prezzi, i suoi costi, il suo mercato, la seconda ormai non ha più soldi o ne ha pochissimi. Questa edilizia privata sociale non costa nulla alla parte pubblica, "Siamo stati ' primi a impegnarci nell'edilizia sociale" per quanto si continui a parlare di spesa pubblica, stabilità e blocchi. In questa iniziativa non ci sono soldi pubblici. Sono tutti soldi privati. Ovviamente per mettere a disposizione questi alloggi o la possibilità, dopo un dato numero di anni, di riscattare gli alloggi servono due condizioni, una delle quali sono gli amministratori locali a doverla realizzare: occorrono aree a buon mercato o in concessione e occorre finanza a costi inferiori a quelli di mercato. Questi due elementi consentono di porre sul mercato alloggi per studenti universitari, immigrati che lavorano, lavoratori a basso reddito, professionisti che iniziano la professione, anziani e giovani coppie, quindi di mettere sul mercato un tipo di edilizia di qualità. Non si tratta di edilizia popolare, è un'edilizia di alta qualità; non significa solo costruire case, ma quartieri, complessi con servizi, verde, biblioteche e tanto altro. Per esempio, se qualcuno avesse la curiosità di andare a vedere, può recarsi a Crema, dove si stanno costruendo 90 alloggi con queste caratteristiche. Un altro progetto per 856 alloggi è stato recentemente presentato ufficialmente, a soli sette mesi dall'avvio del Fondo Nazionale, a Parma. Il tema della sostenibilità ambientale sta velocemente risalendo l'agenda delle priorità dei comuni. Quali sono le vostre esperienze che potete condividere? Un'interessante iniziativa che oggi può essere estesa a tutti i comuni d'italia è il progetto di audit energetico che alcune fondazioni autonomamente hanno avviato con i piccoli e i piccolissimi comuni, prima attraverso bandi per verificare l'entità dello sperpero energetico, poi attraverso un documento di collaborazione firmato con il presidente Chiamparino. Oggi una di queste fondazioni è passata daw'audit a un bando perfinanziarei piccoli e piccolissimi comuni per progetti di recupero di efficienza energetica. Un punto di partenza virtuoso che ci fa guardare con ottimismo alla collaborazione tra fondazioni, Anci e comuni per superare alcune situazioni gravose in cui si trovano ad operare le amministrazioni locali.