Parrocchia SS. Trinità. Oggi. è nato per noi. un Salvatore. Lectio divina sui vangeli feriali del tempo di Natale

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1 Parrocchia SS. Trinità Oggi è nato per noi un Salvatore Lectio divina sui vangeli feriali del tempo di Natale

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3 Tempo di Natale 3 26 dicembre. S. Stefano TEMPO DI NATALE La persecuzione nella missione «In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 17 Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 18 e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. 19 Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell ora ciò che dovrete dire: 20 infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. 21 Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 22 Sarete odiati da tutti a causa del mio nome» (Mt 10,17-22). Leggiamo il testo Leggere e rileggere il testo per far emergere gli elementi più significativi. La domanda fondamentale è: Che cosa intende dire il Signore con questo testo? Il brano appartiene al cosiddetto discorso missionario che occupa l intero cap 10 del vangelo di Matteo. Prima del discorso troviamo una segnalazione dell evangelista riguardo a Gesù che sente compassione di fronte alle folle stanche e sfinite (9,36) e invita i discepoli a pregare il Padre, perché mandi operai nella sua messe (9,38). Il discorso di Gesù è introdotto dalla convocazione dei discepoli («Chiamati a sé i suoi dodici discepoli»), dall indicazione del loro compito («diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e infermità») e dalla presentazione dei loro nomi (vv 2-4). Il nostro testo appartiene alla sezione del discorso che tratta della persecuzione dei missionari (vv 16-25). Il verbo che descrive la persecuzione è consegnare/tradire (vv ). Il rifiuto dei discepoli proviene dall ambiente giudaico (v 17) e pagano (v 18); da tutte le parti («sarete odiati da tutti»), perfino dai propri famigliari («il fratello farà

4 4 In attesa della sua venuta morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno»); a motivo di Gesù («a causa del mio nome»); si esprime con la violenza dell odio e dell uccisione. Gesù suggerisce ai discepoli come affrontare questa situazione: non preoccuparsi per la propria difesa («non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire»), perché saranno difesi dallo Spirito del Padre vostro, il quale li abiliterà alla propria difesa («parla in voi»); perseverare, perché a questa perseveranza è legata la loro salvezza («chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato»). Meditiamo la Parola Si tratta di entrare in dialogo con la parola di Dio per mezzo di alcune domande: Che cosa dice a me il Signore? Quale atteggiamento mi suggerisce attraverso questo testo? Da quale atteggiamento mi mette in guardia? Gesù mi ricorda che la persecuzione, il rifiuto, anche violento, intollerante, che proviene da più parti, non è un incidente di percorso, un eventualità, ma fa parte del mio essere suo discepolo, della testimonianza da rendere a lui, che prima di me ha fatto l esperienza del rifiuto, della persecuzione («Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi», Gv 15,20b). M invita a non perdermi d animo, perché non sono solo ad affrontare la situazione, c è con me lo Spirito, il Paraclito, l avvocato difensore dei discepoli di Gesù, lo Spirito che mi dona sapienza fortezza, come ha fatto col diacono Stefano («Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva prodigi e miracoli tra il popolo», At 6,8), il quale, proprio perché pieno di Spirito Santo (At 7,55), rende una coraggiosa testimonianza a Gesù, condividendo fino in fondo il suo cammino (cfr At 7,59). Infine mi ricorda che stare dalla sua parte di fronte al rifiuto, alla persecuzione garantisce il mio restare con lui per sempre, il ricevere la corona della vita («Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita», Ap 2,10). Preghiamo con la Parola La preghiera è la mia risposta a Dio, che nasce dall ascolto, dalla meditazione del testo sacro e che si rivolge a Lui come domanda, lode, confessione.

5 Tempo di Natale 5 Signore Gesù, tu non vuoi illudere i tuoi discepoli, prospettando una sequela tranquilla, apprezzata da tutti. Ricordi loro che seguire te è essere discepoli di un Maestro che è stato contestato, rifiutato, che continua ad essere contestato e rifiutato; che seguire te li impegna a condividere il tuo cammino. Donami lo Spirito che ha guidato il diacono Stefano, lo ha reso sapiente e forte nella persecuzione, perché anch io non mi lasci intimorire da nessun tipo di rifiuto, perché annunci con coraggio che il regno di Dio è vicino e sappia offrire la mia bella testimonianza di fronte alle donne e agli uomini del mio tempo che tu sei l Emmanuele, il Dio-con-noi, il Dio che ha piantato la sua tenda tra le nostre case. Amen Viviamo la Parola Si tratta di consentire alla parola di Dio di portare frutto nella mia esistenza. La domanda a cui rispondere è: Quali decisioni concrete prendere a partire da questa Parola che ho ascoltato, meditato, pregato? Verificherò se il mio atteggiamento di fronte agli eventuali rifiuti, contestazioni a motivo della mia fede in Cristo, è in sintonia con quello indicato da Gesù. Chiederò allo Spirito nella preghiera la sapienza e la fortezza. 27 dicembre. S. Giovanni Evangelista L altro discepolo arrivò al sepolcro per primo «Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala 2 corse allora e andò da Simon Pietro e dall altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l hanno posto!». 3 Pietro allora uscì insieme all altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4 Correvano insieme tutti e due, ma l altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5 Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6 Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7 e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8 Allora entrò anche l altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.» (Gv 20,1-9).

6 6 In attesa della sua venuta Leggiamo il testo Leggere e rileggere il testo per far emergere gli elementi più significativi. La domanda fondamentale è: Che cosa intende dire il Signore con questo testo? Il racconto presenta due scene: la visita di Maria di Magdala (vv 1-2) e quella dei due discepoli al sepolcro (vv 3-9). La prima scena parla della visita di Maria: segnala il giorno («il primo giorno della settimana»), l ora del giorno («di mattino, quand era ancora buio»), l esito («vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro») e la reazione della donna («Corse allora e andò da Simon Pietro e dall altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l hanno posto!»). La seconda scena presenta diversi elementi: la corsa dei due discepoli al sepolcro («correvano insieme tutti e due»), l arrivo al sepolcro del discepolo amato prima di Pietro («giunse per primo al sepolcro»), la sua scoperta («vide i teli posati là»), la sosta fuori del sepolcro («non entrò»), l arrivo di Pietro e il suo ingresso nel sepolcro, con la scoperta dei teli e del sudario, l ingresso nel sepolcro dell altro discepolo («entrò anche l altro discepolo»), con la segnalazione dell evangelista («vide e credette») e la spiegazione del fatto («non avevano infatti ancora compreso la Scrittura»). Meditiamo la Parola Si tratta di entrare in dialogo con la parola di Dio per mezzo di alcune domande: Che cosa dice a me il Signore? Quale atteggiamento mi suggerisce attraverso questo testo? Da quale atteggiamento mi mette in guardia? Il testo presenta atteggiamenti diversi nella ricerca di Gesù. Presenta l affetto di Maria che la conduce al sepolcro in un ora rischiosa ( quando era ancora buio ), la corsa veloce del discepolo amato, la lentezza di Pietro. Ci soffermiamo sul discepolo amato, che la tradizione identifica nell apostolo Giovanni. Quella del discepolo amato è figura centrale nei racconti pasquali del IV vangelo. Lo troviamo al sepolcro dove giunge di corsa, primo testimone oculare del sepolcro vuoto («chinatosi vide le bende per terra»). Lo ritroviamo sul lago di Tiberiade (cfr Gv 21,1-14), unico dei sette discepoli a riconoscere il Signore risorto nello sconosciuto che, sulla sponda del lago, aveva invitato i discepoli

7 Tempo di Natale 7 alla pesca. Infine il discepolo amato è il discepolo che resta (cfr Gv 21,15-24) con la sua testimonianza sempre attuale e affidabile («Questi è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera»). Il discepolo amato sa vedere, riconoscere il Signore dentro una storia segnata dai fallimenti che sembra renderlo sconosciuto; sa far vedere è il testimone il Signore risorto, lo indica a chi non è in grado riconoscerlo, lo considera un estraneo, perché ama il Signore con un amore che rende il suo sguardo penetrante. Nel IV vangelo questo discepolo non ha un nome, resta anonimo. Ogni discepolo di Gesù Cristo, quindi anch io, si può identificare nella sua esperienza segnata da una relazione profonda col Signore risorto, alimentata da un amore ricevuto e restituito, per questo capace di riconoscere Gesù come risorto nelle vicende di un esistenza problematica, faticosa. Preghiamo con la Parola La preghiera è la mia risposta a Dio, che nasce dall ascolto, dalla meditazione del testo sacro e che si rivolge a Lui come domanda, lode, confessione. Signore Gesù, nel discepolo amato ritrovo il tuo amore, profondo e intenso, per i tuoi discepoli, che tu chiami amici e che ami fino alla fine. Ritrovo anche l amore, generoso e fedele, del discepolo che non ti lascia mai solo, che corre nell incontro con te, ti riconosce vivente e che parla bene di te ad altri. Ti chiedo di non lasciarmi mancare il tuo amore, di ospitarmi nel tuo cuore, perché anch io non ti lasci mancare il mio amore, sappia riconoscerti ogni giorno come colui che mi accosta nella fatica della vita e mi ridà speranza e perché ti indichi come il Signore, vincitore del male e della morte, come speranza invincibile per ogni uomo. Rendimi sempre più discepolo amato da te e discepolo che sa amarti. Viviamo la Parola Si tratta di consentire alla parola di Dio di portare frutto nella mia esistenza. La domanda a cui rispondere è: Quali decisioni concrete prendere a partire da questa Parola che ho ascoltato, meditato, pregato? Esaminerò con il Signore la mia relazione con lui e verificherò il mio amore per lui.

8 8 In attesa della sua venuta 28 dicembre I Santi innocenti Rachele piange i suoi figli «13 Essi [i magi] erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». 14 Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall Egitto ho chiamato mio figlio. 16 Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. 17 Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: 18 Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più (Mt. 2,13-18). Leggiamo il testo Leggere e rileggere il testo per far emergere gli elementi più significativi. La domanda fondamentale è: Che cosa intende dire il Signore con questo testo? Il testo presenta due quadri: la fuga in Egitto di Giuseppe con Maria e Gesù (vv 13-15) e l uccisione dei bambini di Betlemme (vv 16-18). Il racconto della fuga in Egitto è introdotto con l ordine dell angelo dato a Giuseppe in sogno («Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò»), perché Erode intende sopprimere Gesù («Erode vuole cercare il bambino per ucciderlo»). Prosegue con la segnalazione dell evangelista che Giuseppe esegue l ordine dell angelo («prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto) e con la citazione di un testo profetico («Dall Egitto ho chiamato mio figlio», Os 11,1), introdotta da una formula di compimento («perché si compisse»). Nel secondo quadro il protagonista è Erode, il quale, coperto l inganno dei Magi, scatena la propria ira («s infuriò») e ordina il massacro dei bambini di Betlemme,

9 Tempo di Natale 9 la cui età corrisponde a quella di Gesù. Anche questa vicenda è letta dall evangelista ricorrendo a un testo profetico, che descrive Rachele, moglie di Giacobbe e madre dei dodici patriarchi, rappresentanti del popolo d Israele, mentre piange i suoi figli deportati in Egitto. Meditiamo la Parola Si tratta di entrare in dialogo con la parola di Dio per mezzo di alcune domande: Che cosa dice a me il Signore? Quale atteggiamento mi suggerisce attraverso questo testo? Da quale atteggiamento mi mette in guardia? Gesù, il Figlio di Dio, entrando nella storia degli uomini, trova chi lo accoglie (Maria, Giuseppe, i pastori), chi lo cerca (i Magi), ma anche chi lo rifiuta (Erode). La morte violenta dei bambini di Betlemme prefigura questo rifiuto che si consuma con una morte altrettanto violenta («venne fra i suoi, ma i suoi non lo hanno accolto», Gv 1,11). Anche Erode cerca Gesù, non per adorarlo, ma per eliminarlo. Per Erode Gesù non è il Salvatore da accogliere, il Dio-con-noi, ma un pericoloso concorrente del suo potere che si è procurato con la violenza, consumata anche contro i propri familiari. Il rifiuto di Erode mi sollecita ad interrogarmi sulle ragioni delle mie chiusure al Signore, delle mie lentezze, a verificare se anch io, a volte, considero Gesù non tanto come l Emmanuele, il Salvatore, da accogliere, ma come colui dal quale difendermi. Preghiamo con la Parola La preghiera è la mia risposta a Dio, che nasce dall ascolto, dalla meditazione del testo sacro e che si rivolge a Lui come domanda, lode, confessione. La tua presenza tra gli uomini, Signore Gesù, è fin dagli inizi una presenza contrastata, segnata dal sospetto e dalla paura. Vieni a noi come l Emmanuele, il Diocon-noi e sei considerato come avversario; vieni incontro a noi come Salvatore e tanti prendono le distanze da te; offri la tua vita per noi e spesso ti voltiamo le spalle, cerchiamo in ogni modo di eliminarti dalla nostra esistenza.

10 10 In attesa della sua venuta Ti prego per chi non ha celebrato il tuo Natale, per chi conduce la propria vita lontano da te, perché ti riconoscano e ti accolgano come l Emmanuele, il Salvatore affidabile. Amen Viviamo la Parola Si tratta di consentire alla parola di Dio di portare frutto nella mia esistenza. La domanda a cui rispondere è: Quali decisioni concrete prendere a partire da questa Parola che ho ascoltato, meditato, pregato? Verificherò in che modo e in quali situazioni della mia vita emerge il rifiuto di Gesù, la presa di distanza da lui. 29 dicembre Luce per illuminare le genti «22 Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore - 23 come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore - 24 e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. 25 Ora a Gerusalemme c era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26 Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27 Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28 anch egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: 29 «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, 30 perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, 31 preparata da te davanti a tutti i popoli: 32 luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». 33 Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34 Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione

11 Tempo di Natale e anche a te una spada trafiggerà l anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc. 2,22-35). Leggiamo il testo Leggere e rileggere il testo per far emergere gli elementi più significativi. La domanda fondamentale è: Che cosa intende dire il Signore con questo testo? Il racconto comprende un introduzione (vv 22-24) e l intervento di Simeone (vv 25-35). L introduzione presenta la famiglia di Nazareth che adempie le prescrizioni della legge ebraica riguardante la purificazione della donna dopo il parto (v 22) e la presentazione dei primogeniti (v 23). L offerta del primogenito al Signore intende ricordare l azione di Dio che ha liberato il popolo d Israele dalla schiavitù d Egitto, uccidendo i primogeniti degli Egiziani (Es 13,14-16; cfr Nm 3,12; 18,15-16). Simeone è presentato con alcune caratteristiche che evidenziano il suo spessore spirituale (vv 25-26): è un uomo giusto, espressione questa che lo avvicina a Elisabetta e Zaccaria ( giusti e irreprensibili, Lc 1,6), a Giuseppe d Arimatea ( buono e giusto, Lc 23,50) al pagano Cornelio ( religioso e timorato di Dio, At 10,2), timorato di Dio ; attende il conforto d Israele, cioè la venuta del Messia (Is 40,1; 52,9; 66,12-13); lo Spirito Santo è sopra di lui. Gli interventi di Simeone sono due, entrambi introdotti dal verbo benedire (vv 28.34). Nel primo, rivolto a Dio, riconosce che la sua attesa è terminata con questo bambino. Il cantico inizia con la richiesta del congedo nella pace (v 29), motivata dall esperienza della salvezza preparata per tutti (vv 30-31), illustrata con l immagine della luce e della gloria (v 32). Il secondo intervento (vv 34-35) è rivolto ai genitori di Gesù e riguarda il futuro compito del bambino («è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele»), che avrà risvolti anche per Maria («anche a te una spada trafiggerà l anima»). Meditiamo la Parola Si tratta di entrare in dialogo con la parola di Dio per mezzo di alcune domande: Che cosa dice a me il Signore? Quale atteggiamento mi suggerisce attraverso questo testo? Da quale atteggiamento mi mette in guardia?

12 12 In attesa della sua venuta La benedizione che Simeone rivolge a Dio mi rivela aspetti della preghiera cristiana. Il riconoscimento della salvezza operata da Dio, una salvezza che è per tutti gli uomini e che appare nel segno sconcertante e, per certi versi, contraddittorio di un bambino povero. La salvezza di Dio non si presenta nella storia con i segni persuasivi della sapienza che affascina, conquista (cfr Mt 11,25-27) né della potenza che soggioga, s impadronisce (cfr 1Cor 1,17-31), ma con segni poveri, a volte inquietanti, che esigono occhi capaci di vedere e un cuore accogliente. È una presenza riconosciuta, perché attesa, desiderata. Attesa e desiderio che hanno nella promessa fatta dallo Spirito («lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore», v 26) non solo Colui che li suscita, li rassicura, ma anche li istruisce, li guida a riconoscere il senso dell azione di Dio nella storia a favore degli uomini (cfr Gv 14,26; 16,13), ad accoglierla; che sono alimentati quotidianamente nel servizio orante del Signore. L accoglienza della salvezza attesa (cfr il desiderio di Dio, di vedere il suo volto, di abitare nella sua dimora, espresso da tanti salmi) pone in si tuazione di gioia, di pace, situazione non precaria - perché legata alla congiuntura degli avvenimenti - ma stabile, fondata sulla roccia. A tal punto da non provar disa gio a parlare della morte, a considerarla non tanto come irreparabile sventura, ma come un andare in pace, secondo la parola del Signore, perché quella salvezza che ora vediamo come in uno specchio, in ma niera confusa e conosciamo in modo imperfetto, un giorno la vedremo faccia a faccia e la conosceremo perfettamente (1Cor 13,12). La Chiesa prega con le parole di Simeone al termine del giorno, prima del riposo notturno. Con questa preghiera confessa di aver visto la salvezza e riconosciuto l azione di Dio, a suo favore, a favore di ogni uomo, nella giornata appena trascorsa. È un riconoscimento nella fede che la pone in una grande pace e la dispone ad accogliere, nell amore che vince ogni timore, l ora in cui sarà chiamata a con templare Dio faccia a faccia. Il proprio cantico Simeone l ha rivolto a Dio al tramonto della sua vita; io lo posso recitare ogni sera, al concludersi della mia giornata, in attesa di farlo alla sera della mia vita.

13 Tempo di Natale 13 Preghiamo con la Parola La preghiera è la mia risposta a Dio, che nasce dall ascolto, dalla meditazione del testo sacro e che si rivolge a Lui come domanda, lode, confessione. Le parole di Simeone esprimono la serenità di chi ha fiducia in te, o Dio Padre, di chi si è messo al tuo servizio con libertà e amore, di chi ha accolto la tua promessa, ti ha atteso per tutta la vita e di chi si fa trovare pronto all incontro con Te. Dona anche a me questa serenità e fiducia, intensifica il desiderio di Te, perché il mio cuore si apra ogni giorno all incontro con Te. Fa che sia pronto all incontro definitivo con Te, con Gesù tuo Figlio, la salvezza che tu hai preparato per tutti i popoli e la luce che illumina ogni uomo. Amen Viviamo la Parola Si tratta di consentire alla parola di Dio di portare frutto nella mia esistenza. La domanda a cui rispondere è: Quali decisioni concrete prendere a partire da questa Parola che ho ascoltato, meditato, pregato? Concluderò la mia giornata con la preghiera di Simeone. 30 dicembre Parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme «36 C era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37 era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. 39 Quando ebbero adempiuto

14 14 In attesa della sua venuta ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. 40 Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui» (Lc. 2,36-40). Leggiamo il testo Leggere e rileggere il testo per far emergere gli elementi più significativi. La domanda fondamentale è: Che cosa intende dire il Signore con questo testo? Il brano presenta il secondo incontro che il padre e la madre di Gesù hanno nel tempio dove si erano recati pere adempiere le prescrizioni della legge ebraica (vv 36-38) e un sommario che conclude la visita al tempio (v 39) e riferisce della crescita di Gesù (v 40). Dopo l incontro con Simeone entra in scena Anna, riguardo alla quale sono fornite alcune notizie riguardo alla sua provenienza («figlia di Fanuele, della tribù di Aser»), alla sua età («era molto avanzata in età aveva ottantaquattro anni»), alla sua condizione di vita («aveva vissuto col marito sette anni era poi rimasta vedova»), al suo atteggiamento spirituale ( profetessa, «servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere»). Anna loda Dio e parla del bambino Gesù alle persone che attendono il Messia («aspettavano la redenzione di Gerusalemme»). Nel sommario l evangelista Luca informa i lettori del ritorno del ritorno della famiglia di Gesù a Nazareth, dopo che hanno compiuto tutto secondo la legge del Signore ; offre poi notizie sulla crescita di Gesù («cresceva e si fortificava») e sulla sua singolare relazione con Dio («pieno di sapienza e la grazia di Dio era su di lui»). Meditiamo la Parola Si tratta di entrare in dialogo con la parola di Dio per mezzo di alcune domande: Che cosa dice a me il Signore? Quale atteggiamento mi suggerisce attraverso questo testo? Da quale atteggiamento mi mette in guardia? Anna (= favore di Dio) è presentata come profetessa, come donna attenta ai segni della storia, a quel segno decisivo, risolutore di ogni vicenda umana che è Gesù Cristo. Anna è una donna che non si lascia intristire da quanto le è capitato

15 Tempo di Natale 15 nella vita (resta senza marito ancora giovane), che, anche se molto avanti negli anni, sa dire parole positive, gioiose (loda Dio), sa indicare alle persone colui che è la salvezza (la redenzione di Gerusalemme ). Anna è figura luminosa e gioiosa di credente, che non si lascia spegnere da un esistenza lunga e che non le risparmia una prova dolorosa. Questo perché sa stare alla presenza di Dio, perché Dio diventa per lei presenza quotidiana e amica, una presenza servita volentieri, serenamente. In questa donna si realizzano le parole del salmo 92: «il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano; piantati nella casa del Signore, fioriranno negli altri del nostro Dio. Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi, per annunziare quanto è retto il Signore» (vv 13-16). Posso dire anch io di servire Dio con gioia, volentieri? Trovo nella presenza del Signore la radice profonda della mia serenità, anche quando la vita mi mette alla prova? Preghiamo con la Parola La preghiera è la mia risposta a Dio, che nasce dall ascolto, dalla meditazione del testo sacro e che si rivolge a Lui come domanda, lode, confessione. Signore Gesù, in Anna, donna anziana e serena, scorgo tante persone semplici, con una fede robusta, che le accompagna dentro una vita faticosa e che non risparmia loro la sofferenza. Una fede che consente al loro cuore di lodare Dio, di non intristirsi per le prove della vita. Una fede che parla di te, del Padre, come di un Dio ci cui ci si può fidare, su cui si può fare sempre conto. Donami la fede serena e forte di Anna, di tante persone che, come Anna, aspettano tutto da te, si tengono strette a te, ti servono ogni giorno. Amen Viviamo la Parola Si tratta di consentire alla parola di Dio di portare frutto nella mia esistenza. La domanda a cui rispondere è: Quali decisioni concrete prendere a partire da questa Parola che ho ascoltato, meditato, pregato? Darò spazio, nella mia preghiera, alla lode del Signore.

16 16 In attesa della sua venuta 31 dicembre Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi «1 In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2 Egli era, in principio, presso Dio: 3 tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. 4 In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5 la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l hanno vinta. 6 Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. 9 Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. 10 Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. 11 Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. 12 A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, 13 i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo,

17 Tempo di Natale 17 ma da Dio sono stati generati. 14 E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. 15 Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». 16 Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. 17 Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. 18 Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato». (Gv. 1,1-18) Leggiamo il testo Leggere e rileggere il testo per far emergere gli elementi più significativi. La domanda fondamentale è: Che cosa intende dire il Signore con questo testo? Il brano presenta il prologo - l inizio - del IV vangelo. Si tratta di un inno a Gesù di Nazareth, dove è offerta la chiave di lettura della sua vicenda, raccontata nel seguito del vangelo. Nel testo si possono individuare tre parti, che rappresentano tre tappe della storia della salvezza: il Verbo nel suo rapporto col Padre, vita e luce per gli uomini (vv 1-5); la venuta del Verbo nella storia degli uomini (vv 6-14); la fede della Chiesa nel Verbo incarnato che fonda la nuova alleanza (vv 15-18).

18 18 In attesa della sua venuta Meditiamo la Parola Si tratta di entrare in dialogo con la parola di Dio per mezzo di alcune domande: Che cosa dice a me il Signore? Quale atteggiamento mi suggerisce attraverso questo testo? Da quale atteggiamento mi mette in guardia? Il testo evangelico pone davanti a me Gesù perché lo contempli; mi rivela l identità profonda di quel bambino che, in questi giorni, osservo in una capanna. - «In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio» (vv 1-2). Gesù è la Parola di Dio, la Parola definitiva che Dio rivolge agli uomini. Gesù sta sempre col Padre, è rivolto verso di Lui, vive con Lui una relazione unica, profonda («Io non sono solo perché il Padre è con me», Gv 16,32). - «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (v 14). Gesù è la Parola che si fa carne, diventa uomo e pone la sua dimora in mezzo agli uomini mortali, condivide con loro le gioie e le angosce dell esistenza, prende su di sé i loro peccati (cfr 1Pt 2,24), si schiera dalla loro parte. - «Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato» (v 18). Grazie a Gesù, che ha come Padre Dio stesso e al quale è legato da profonda e affettuosa intimità ( è nel seno del Padre ), gli uomini possono conoscere Dio, lo possono riconoscere come Padre che desidera dare cose buone ai suoi figli (cfr Lc 11,9-13). Preghiamo con la Parola La preghiera è la mia risposta a Dio, che nasce dall ascolto, dalla meditazione del testo sacro e che si rivolge a Lui come domanda, lode, confessione. Signore Gesù, in quest ultimo giorno dell anno ti contemplo come il Figlio che il Padre offre agli uomini perché parli loro di Lui, non resti sconosciuto né vanga frainteso, perché sia riconosciuto come il Dio affidabile, il Dio che si prende cura di loro. Ti contemplo come la Parola di Dio che dall eternità entra nel tempo dell uomo, che dalla casa del Padre viene a dimorare tra le case degli uomini, perché non siano più soli ad affrontare la vita, perché possano

19 Tempo di Natale 19 condividere con te le loro gioie, dare fondamento sicuro alle loro speranze, riconoscere in te il liberatore dal male che li opprime e deprime la loro esistenza. Ti contemplo come la vita degli uomini, come la mia vita, come luce che splende e rischiara le tenebre. Amen. Viviamo la Parola Si tratta di consentire alla parola di Dio di portare frutto nella mia esistenza. La domanda a cui rispondere è: Quali decisioni concrete prendere a partire da questa Parola che ho ascoltato, meditato, pregato? Trascorrerò quest ultima giornata dell anno tenendo fisso il mio sguardo su Gesù, la Parola di Dio che abita il mio tempo e che mi parla del Padre. 2 gennaio In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete «19 Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». 20 Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». 21 Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. 22 Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 23 Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia». 24 Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25 Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 26 Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27 colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». 28 Questo avvenne in Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando» (Gv. 1,19-28).

20 20 In attesa della sua venuta Leggiamo il testo Leggere e rileggere il testo per far emergere gli elementi più significativi. La domanda fondamentale è: Che cosa intende dire il Signore con questo testo? Il brano presenta la testimonianza che Giovanni Battista da di sé ai sacerdoti e leviti, inviati dai Giudei per un indagine su di lui («Tu, chi sei?»). La testimonianza di Giovanni è articolata. Inizialmente risponde negativamente, smentendo («Io non sono il Cristo») le ipotesi formulate dai suoi interlocutori («Sei Elia sei tu il profeta?»). Successivamente si presenta come voce che invita a preparare la via del Signore (Is 40,3-11). A una nuova domanda sul significato del suo battesimo («Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia né il profeta?»), giustifica il suo battesimo come semplice rito di purificazione («Io battezzo nell acqua»); parla del Messia come uno che è in mezzo a loro, ma essi non lo riconoscono e che ha una tale dignità che lui stesso non è degno di prestargli il servizio di schiavo («a lui io non son degno di sciogliere il laccio del sandalo»). Il brano si chiude con l indicazione del luogo dove Giovanni battezzava ( in Betania, al di là del Giordano ). Meditiamo la Parola Si tratta di entrare in dialogo con la parola di Dio per mezzo di alcune domande: Che cosa dice a me il Signore? Quale atteggiamento mi suggerisce attraverso questo testo? Da quale atteggiamento mi mette in guardia? Giovanni Battista è la voce che prepara la strada alla Parola del Padre, Gesù Cristo, che lo indica presente. La funzione della voce è quella di consentire alla parola di dirsi, di esprimere quanto porta con sé. Da parte sua la parola ha bisogno della voce per comunicarsi, per essere ascoltata ed accolta. Giovanni non vuole sostituirsi alla Parola del Padre, perché lui è solo la voce che la indica presente, che richiama l attenzione degli uomini su di essa; è l amico dello sposo che non vuole prendere il posto dello sposo nel cuore della sposa, ma che gioisce per la presenza dello sposo (cfr Gv. 3,28-30). La grandezza spirituale di Giovanni è data proprio da questa consapevolezza di essere la voce della Parola che è il Figlio, di essere l amico dello sposo che è Gesù Cristo.

21 Tempo di Natale 21 Preghiamo con la Parola La preghiera è la mia risposta a Dio, che nasce dall ascolto, dalla meditazione del testo sacro e che si rivolge a Lui come domanda, lode, confessione. Signore Gesù, Giovanni Battista è la voce che parla di te, che ti indica presente; è la voce di te che sei la Parola di Dio, la rivelazione luminosa del Padre. Tutta la sua esistenza parla di te, da voce a te, invita gli uomini ad accoglierti convertendo il proprio cuore e il proprio stile di vita. Giovanni parla di te anche con la sua morte, di giusto perseguitato, di testimone coraggioso di una verità che da fastidio ai potenti. Rendimi attento a questa voce, perché sappia riconoscerti come Parola che mi rivela il volto del Padre, che è luce al mio cammino e guida ai miei passi e perché ti sappia prestare un ascolto pieno di fiducia, così che anch io possa essere voce che parla di te. Amen Viviamo la Parola Si tratta di consentire alla parola di Dio di portare frutto nella mia esistenza. La domanda a cui rispondere è: Quali decisioni concrete prendere a partire da questa Parola che ho ascoltato, meditato, pregato? Verificherò dove nella mia esistenza sono voce stonata, voce che non comunica la Parola di Dio che è Gesù, che le impedisce di comunicare con me e con gli altri. 3 gennaio Ecco l agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo «29 Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30 Egli è colui del quale ho detto: Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me. 31 Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». 32 Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere

22 22 In attesa della sua venuta come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33 Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell acqua mi disse: Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo. 34 E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio» (Gv. 1,29-34). Leggiamo il testo Leggere e rileggere il testo per far emergere gli elementi più significativi. La domanda fondamentale è: Che cosa intende dire il Signore con questo testo? Il brano riporta la duplice testimonianza di Giovanni Battista su Gesù. La prima (vv 29-31) rivela l identità di Gesù, precisata dal titolo agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. L espressione, che richiama la figura del Servo sofferente di Dio, innocente, che porta su di sé il peccato degli uomini (cfr Is 42,1-4; 52,13-53,12), presenta Gesù colui che, con la sua venuta obbediente e la sua azione a favore degli uomini, chiude il tempo del peccato ( toglie il peccato del mondo ) e inaugura il tempo nuovo della salvezza. Con l espressione peccato del mondo l evangelista non vuole indicare un peccato particolare, ma il rifiuto di Dio che è all origine di ogni peccato. Nella seconda testimonianza (vv 32-34) Giovanni Battista proclama il modo con cui ha visto scendere lo Spirito su Gesù («Ho contemplato lo Spirito discendere come colomba dal cielo e rimanere su di lui»); rivela che Gesù è colui che dona lo Spirito Santo («battezza nello Spirito Santo»); lo presenta come il Figlio di Dio. Meditiamo la Parola Si tratta di entrare in dialogo con la parola di Dio per mezzo di alcune domande: Che cosa dice a me il Signore? Quale atteggiamento mi suggerisce attraverso questo testo? Da quale atteggiamento mi mette in guardia? Gesù è il Figlio di Dio che viene a me come agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, il mio peccato e che battezza nello Spirito Santo. Gesù si presenta a me, nella storia degli uomini non con potenza travolgente né con splendore abbagliante, per costringermi ad accoglierlo, ma indifeso e inerme,

23 Tempo di Natale 23 senza potenza, esposto al rifiuto e alla violenza, proprio come capita a un agnello. Gesù toglie di mezzo il mio peccato, quello del mondo, il peccato che porta la morte nel mondo e nella mia vita, che conduce il mondo e la mia vita alla rovina. Gesù libera il mondo, la mia vita, da questa rovina che è il peccato, prendendolo su di sé, offrendo la propria vita sulla croce (cfr Gv 10,17-19). Non solo toglie il peccato, ma anche battezza nello Spirito Santo, mi offre la vita nuova della comunione con Dio, dove io sono amato da Dio come figlio e posso rivolgermi a lui chiamandolo Padre. Preghiamo con la Parola La preghiera è la mia risposta a Dio, che nasce dall ascolto, dalla meditazione del testo sacro e che si rivolge a Lui come domanda, lode, confessione. Signore Gesù, ti presenti a me come salvatore, più forte del male che affligge la mia vita e il mondo nel quale vivo. Mi offri la libertà dei figli di Dio, mi fai dono dello Spirito che mi rivela il volto di Dio, il suo amore di Padre per me, per ogni uomo. Tu sei il Figlio di Dio che, per sconfiggere il male, diventa uomo, assume la nostra carne fragile, entra nella nostra storia dove il male sembra avere spesso partita vinta, come un bambino la cui nascita è notata solo da poche persone, come agnello mansueto, esposto a ogni violenza, come Messia mite che non spezza la canna incrinata né spegne la luce fioca. Fa che anch io come Giovanni Battista ti renda testimonianza davanti agli uomini e alle donne del mio tempo come il Figlio che il Padre manda non per condannare, ma per salvare, come l Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Amen Viviamo la Parola Si tratta di consentire alla parola di Dio di portare frutto nella mia esistenza. La domanda a cui rispondere è: Quali decisioni concrete prendere a partire da questa Parola che ho ascoltato, meditato, pregato? Sosterò in preghiera di fronte al Crocifisso.

24 24 In attesa della sua venuta 4 gennaio Andarono videro dove abitava e si fermarono presso di lui «35 Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36 e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l agnello di Dio!». 37 E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38 Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì - che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?». 39 Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. 40 Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41 Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - 42 e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» - che significa Pietro» (Gv. 1,35-42). Leggiamo il testo Leggere e rileggere il testo per far emergere gli elementi più significativi. La domanda fondamentale è: Che cosa intende dire il Signore con questo testo? Il testo, che racconta la chiamata dei primi tre discepoli, presenta due scene: il passaggio di due discepoli di Giovanni Battista a Gesù (vv 35-39); l incontro di Simone con Gesù, grazie al fratello Andrea (vv 40-42). Nella prima scena i protagonisti sono Giovanni Battista, Andrea col suo amico e Gesù. Giovanni fissa lo sguardo su Gesù che sta passando e lo presenta ai suoi («Ecco l Agnello di Dio!»). Già precedentemente aveva parlato di Gesù in questi termini («Ecco l Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo», v 29). Andrea e il suo amico, in seguito alla testimonianza del loro maestro, («sentendolo parlare così»), seguono Gesù. Alla domanda di Gesù («Che cosa cercate?») i due discepoli rispondono con una controdomanda («Rabbì, dove dimori?»). L interrogativo riguarda la vita, la persona di Gesù, la sua identità. La risposta di Gesù («Venite e vedrete») provoca

25 Tempo di Natale 25 la decisione dei discepoli («Andarono dunque, videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con presso lui»). La scena si conclude con l indicazione dell ora dell incontro da parte dell evangelista («erano circa le quattro del pomeriggio»). Nella seconda scena i protagonisti sono Andrea, Simone e Gesù. Andrea diventa testimone di Gesù presso il fratello Simone («Abbiamo trovato il Messia») e lo guida verso Gesù («lo condusse da Gesù»). Gesù fissa lo sguardo su Simone e gli cambia il nome. Il cambiamento del nome («Tu sei Simone... ti chiamerai Pietro») indica il ruolo di Pietro nella storia della salvezza, la sua vocazione: sarà la roccia e il fondamento su cui Cristo edifica la Chiesa, la comunità dei suoi discepoli (cfr Mt 16,18). Meditiamo la Parola Si tratta di entrare in dialogo con la parola di Dio per mezzo di alcune domande: Che cosa dice a me il Signore? Quale atteggiamento mi suggerisce attraverso questo testo? Da quale atteggiamento mi mette in guardia? I verbi che esprimono la risposta di Andrea e del suo amico ( andarono videro dove abitava e si fermarono presso di lui ) all invito di Gesù («Venite e vedete») qualificano la fede in Gesù Cristo come relazione personale, comunione intima con lui, dove tutta la persona resta coinvolta. Quella che mi lega al Signore si presenta come una profonda amicizia, propiziata e alimentata dal suo amore che mi raggiunge, si prende cura di me, della mia vita, mantenuta dal mio costante ascolto della sua parola, dalla generosa obbedienza ai suoi comandamenti, dove imparo a conoscere il suo cuore, a dimorare nel suo amore, a mettere Gesù, con la sua sapienza, al centro della mia vita. L esistenza cristiana non è semplicemente sapere tante cose su Dio, su Gesù Cristo, sulla Chiesa..., ma è vivere una relazione amicale, intensa col Signore, è uno stare con lui in ogni situazione della vita, un rimanere saldi nel suo amore, cioè in quell amore che lui ha per me, che Dio Padre ha per me, per ogni uomo. Proprio perché resto saldo in questo amore del Signore io ho stima e amore per lui, mi fido di lui, ascolto le sue parole, obbedisco, senza alcun timore, ai suoi comandamenti, mi apro, senza riserve, al suo disegno sulla mia vita.

26 26 In attesa della sua venuta Preghiamo con la Parola La preghiera è la mia risposta a Dio, che nasce dall ascolto, dalla meditazione del testo sacro e che si rivolge a Lui come domanda, lode, confessione. Signore Gesù, tu proponi ai tuoi amici una relazione profonda e stabile, diversa dalle tante relazioni superficiali, passeggere che abitano la nostra vita. Una relazione dove tu diventi dimora accogliente, perché ci offri quell amore che ricevi dal Padre, ti prendi cura di noi, della nostra vita, perché ci difendi dal male, ci indichi la strada che porta alla vita e sostieni il nostro cammino. Fa che abbia ad accettare ogni giorno il tuo invito ad entrare in questa amicizia con te; aiutami a riconoscerti e a cercarti come dimora ospitale della mia vita, perché anch io sappia testimoniare che tu sei il salvatore che gli uomini vanno cercando. Amen Viviamo la Parola Si tratta di consentire alla parola di Dio di portare frutto nella mia esistenza. La domanda a cui rispondere è: Quali decisioni concrete prendere a partire da questa Parola che ho ascoltato, meditato, pregato? Verificherò davanti al Signore la qualità della mia relazione con lui, facendo emergere che cosa ancora impedisce la sua crescita. 5 gennaio Seguimi! «43 Il giorno dopo Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». 44 Filippo era di Betsaida, la città di Andrea e di Pietro. 45 Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nazaret». 46 Natanaele gli disse: «Da Nazaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». 47 Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero

27 Tempo di Natale 27 un Israelita in cui non c è falsità». 48 Natanaele gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l albero di fichi». 49 Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d Israele!». 50 Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». 51 Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell uomo» (Gv 1,43-51). Leggiamo il testo Leggere e rileggere il testo per far emergere gli elementi più significativi. La domanda fondamentale è: Che cosa intende dire il Signore con questo testo? Il brano presenta la chiamata di altri due discepoli: Filippo (vv 43-44) e Natanaele (vv 44-51). La chiamata di Filippo avviene mentre Gesù è diretto verso la Galilea e con un invito perentorio («Seguimi»). L evangelista informa il lettore sulla provenienza di Filippo («era di Betsaida, la città di Andrea e di Pietro»). La chiamata di Natanaele è propiziata da Filippo, il quale presenta Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth, come l atteso d Israele («colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti»). Natanaele reagisce con scetticismo alla notizia comunicatagli da Filippo («Da Nazareth può venire qualcosa di buono?»). L insistenza dell amico («Vieni e vedi») consente l incontro con Gesù, che inizia con un elogio da parte di Gesù stesso, dove Natanaele è riconosciuto come israelita autentico («in cui non c è falsità»). La domanda di Natanaele non esprime più scetticismo, ma lo stupore di essere già conosciuto («Come mi conosci?»). E dopo la risposta di Gesù, («Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l albero di fichi»), Natanaele confessa la sua fede messianica («Tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d Israele»). L espressione figlio di Dio va intesa qui in senso messianico (cfr 2Sam 7,12-14). Alla professione di Natanaele Gesù risponde con un promessa («Vedrai cose più grandi di queste!»), espressa in modo solenne («In verità, in verità io vi dico»). Il contenuto della promessa di Gesù («vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell uomo») risulta più chiaro alla luce del racconto della visione della scala avuta da Giacobbe a Betel (cfr Gn 28,10-17). Gesù apparirà come il rivelatore della gloria di Dio, il punto d incontro

28 28 In attesa della sua venuta tra il cielo e la terra, la nuova casa di Dio. Il titolo Figlio dell uomo è derivato da Daniele 7,13 e nel vangelo di Giovanni (dove ricorre 13 volte) è associato alla glorificazione di Gesù. Meditiamo la Parola Si tratta di entrare in dialogo con la parola di Dio per mezzo di alcune domande: Che cosa dice a me il Signore? Quale atteggiamento mi suggerisce attraverso questo testo? Da quale atteggiamento mi mette in guardia? Filippo e Natanaele reagiscono in modo diverso di fronte a Gesù. Filippo non pone obiezioni all invito di Gesù a diventare suo discepolo, anzi si fa subito intraprendente nei confronti dell amico. Natanaele invece esprime riserve nei confronti di Gesù, perché non rientra nei suoi schemi, perché, così come si presenta, non può essere il Messia atteso. Per incontrare Gesù non deve lasciarsi bloccare dal suo modo di vedere, dai suoi schemi, deve acconsentire a un esperienza che, a prima vista, non appare particolarmente allettante. La vicenda di Filippo e Natanaele rivela anche un aspetto comune, decisivo nel cammino di fede. A entrambi Gesù prospetta un esperienza senza anticiparne i contenuti in modo dettagliato (a Filippo dice semplicemente di seguirlo; a Natanaele promette solo che avrebbe visto cose maggiori), un esperienza con lui aperta a sviluppi, un cammino che non va chiuso subito, ma che deve rimanere aperto, nei confronti del quale il discepolo deve restare libero, disponibile a percorrere una strada che non è lui a tracciare, dove è invitato sempre di nuovo ad andare a vedere. Ancora una volta mi viene ricordato che l esperienza della fede consiste nell aprire la mia esistenza a un atteggiamento accogliente nei confronti della persona di Gesù, nel rendermi disponibile nei confronti della sua proposta destinata a dare un nuovo volto alla mia esistenza, a tracciare un cammino nuovo per la mia vita. Preghiamo con la Parola La preghiera è la mia risposta a Dio, che nasce dall ascolto, dalla meditazione del testo sacro e che si rivolge a Lui come domanda, lode, confessione.

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