Arte Greca. PERIODO ARCAICO: ( A.C. VIII VII V SEC. A. C./METÀ)

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1 PERIODO ARCAICO: ( A.C. VIII VII V SEC. A. C./METÀ) Arte Greca. Periodo Arcaico. Periodo di eccezionale fervore creativo durante il quale maturano le conquiste precedenti e vengono poste le basi di un nuovo linguaggio artistico. Grande periodo della ceramica attica a figure nere e rosse. Nasce la statuaria dedalica ovvero monumentale. Nasce il tempio greco, vengono creati l ordine dorico e l ordine ionico ( l ordine corinzio si attesta intorno al V sec. ma si sviluppa pienamente solo nel IV sec. a. C. e pertanto andrebbe trattato nel periodo severo e classico, ma generalmente si preferisce affrontare la sua trattazione insieme agli altri ordini). Colonia. Con il termine colonia si indica una città fondata da individui da un altro luogo 1

2 L ETÀ ARCAICA. LA RICERCA DELLA FORMA. A partire dal Periodo Arcaico la diffusa ripresa dei commerci con l'asia Minore e il Vicino Oriente e il progressivo svilupparsi delle poleis come organismi autonomi determinano un notevole incremento demografico e un conseguente, maggior benessere generale. Tutto ciò comporta un continuo aumento della richiesta di beni di consumo (soprattutto prodotti agricoli e manufatti artigianali), la cui produzione è però in larga parte legata al territorio di cui ciascuna città può disporre e che, in genere, era abbastanza limitato. In ciascuna polis greca, pertanto, inizia a maturare la consapevolezza che un accrescimento eccessivo della popolazione avrebbe in breve finitoper compromettere i difficili equilibripolitici, economici e sociali esistenti al suo stesso interno. È proprio per evitare questo che molte poleis, giunte a un determinato livello di crescita, si impongono di non ingrandirsi ulteriormente e promuovono la fondazione di nuove città. Nascono così le colonie, con le stesse caratteristiche di autonomia, organizzazione e cultura della città madre. Poiché, non diversamente dalle poleis di origine, anche le colonie hanno bisogno, per il loro sostentamento e la loro indipendenza economica, di un'adeguata chora circostante, il territorio greco, che è prevalentemente montuoso, non può offrire a tutte le necessarie opportunità di espansione. Eccoallorache,giàapartiredall'VIII ma, ancora più diffusamente, nel VII secolo a.c., la spinta colonizzatrice greca si dirige verso le vicine e ospitali coste mediterranee: in primo luogo quelle della Sicilia, ma anche della Spagna, della Francia e, soprattutto, di alcune regioni meridionali della penisola italiana. Questi ultimi territori,inparticolare,sarannopoinominatidairomanimagna Graecia (Grande Grecia), proprio a causa del numero e dell'importanza degli insediamenti greci che ancora conservavano. A Oriente, invece, la colonizzazione riguarda soprattutto le coste del Mar Nero e quelle occidentali dell'asia Minore (l'odierna Turchia), già erano state interessate dalle prime migrazioni elleniche conseguenti alla calata dei Dori. All'interno delle sempre più ricche e potenti poleis e delle loro nuove colonie anche l'arte riceve un diverso e più vigoroso impulso. È proprio in questo periodo, infatti, che sorgono le prime costruzioni architettoniche (soprattutto templi e santuari) nelle quali la proporzione delle misure e l'armonia delle forme incominciano a essere più importanti della monumentalità dell'insieme o della ricchezza dei materiali impiegati. Contemporaneamente, anche la scultura sievolveelapittura vascolare, abbandonata definitivamente l'impostazione geometrica, inizia per la prima volta a indirizzare la propria attenzione allo studio e alla riproduzione della figura umana. 2

3 Il tempio e le sue tipologie. La residenza terrena degli dei. La struttura architettonica che più di ogni altra caratterizza e riassume lo spirito greco è senza dubbio il tempio. Esso costituisce la dimora terrena degli dei e alla sua costruzione e ai successivi perfezionamenti i Greci dedicano, fin dall'viii secolo a.c.,tuttalalorocurae il loro ingegno. La religione dei Greci è politeista, in quanto essi credono all esistenza di più divinità. Queste hanno caratteristiche fisiche e psicologiche simili a quelle umane e, come gli uomini, soggette alla Tyche, il Destino(o Fato), cioè a un qualcosa di superiore e di comunque inevitabile. Poiché uomini e dei si assomigliano moltissimo, è sempre difficile riuscire a stabilire se il soggetto rappresentato in una scultura greca sia un atleta dal corpo scattante o un eroe (generato, cioè dall'unione fra una divinità e un mortale) o direttamente un dio. Gli dei greci, quindi, a differenza di quelli di tutte le altre civiltà precedenti, sono concepiti a immagine e somiglianza degli uomini. Ciòhacome conseguenza un rapporto più diretto, amichevole e quasi confidenziale tra l'uomo e la divinità. Anche i templi risentono non poco di questo atteggiamento. Essi, infatti, hanno proporzioni talmente armoniose e forme così semplici e razionali da risultare sempre perfettamente equilibrati, comprensibili e, appunto, umani. Il tempio greco, infatti, nasce e si sviluppa parallelamente alla casa e, di conseguenza, ne assume in parte la forma e le principali caratteristiche. La casa greca, del resto, anche in epoca arcaica continua a consistere in una semplice costruzione in mattoni crudi, coperta con un tetto a capanna in legno o paglia. Ipotesi di ricostruzione di un antica casa greca 1. Pareti in mattoni crudi 2. Tetto in legno e paglia 3 Modellino di tempio (o abitazione), rinvenuto presso l Heraion di Argo, ca a. C. Terracotta dipinta, h=28 cm, Atene, Museo Archeologico Nazionale.

4 Tale ricorrente similitudine fra l'abitazione degli uomini e il tempio (inteso come residenza terrena degli dei), appare assai evidente osservando un modellino fittile databile intorno al a. C. che, rinvenuto presso l'heràion di Argo, il veneratissimo santuario dedicato alla dea Hera, riproduce una delle prime tipologie di tempio. Si tratta, infatti, di un unico ambiente a pianta rettangolare preceduto da un portico sorretto da due colonne che inizialmente sono lignee e, in seguito, verranno realizzate in pietra. Il tetto, a due falde, è ornato con motivi geometrici che forse alludono alla presenza, nella realtà, anche di alcuni primi elementi decorativi in legno dipinto o in terracotta. La disposizione degli spazi all'interno del tempio, comunque, può variare sia in relazione al periodo sia in relazione alle dimensioni e al luogo di costruzione. Tre sono comunque gli elementi caratteristici sempre presenti: il nàos (che in greco significa «cella») [1]; il prònao (da pro, davanti e naòs), vale a dire lo spazio porticato antistante la cella stessa [2]; le colonne [4]. Nel naos viene esclusivamente custodita la statua del dio a cui il tempio è dedicato, mentre tutte le celebrazioni e i sacrifici si svolgono fuori, su are (cioè altari) all'aperto. La cella (che, salvo rare eccezioni, è sempre unica) presenta una pianta rettangolare e a essa si accede, come nel megaron miceneo, attraverso un'unica porta che si apre sul lato minore, orientato preferibilmente verso Oriente. L'interno si presenta pertanto oscuro, a stento rischiarato da braceri o lampade votive a olio, il che conferisce al luogo un'atmosfera di solenne sacralità. Lo spazio porticato del pronao, invece, ha la funzione di filtro simbolico tra l'esterno (cioè la realtà umana di tutti i giorni) e il naos (che rimanda a una realtà divina). Il numero delle colonne è variabile in relazione alle dimensioni (e quindi all'importanza) del tempio. Se sul lato frontale sono quattro, ad esempio, il tempio si definisce tetràstilo (tèttares, infatti, significa «quattro»). Se le colonne frontali sono sei abbiamo invece un tempio esàstilo (hèx, sei); octàstilo se sono otto (oktò, otto); decàstilo se sono dieci (dèka, dieci); dodecàstilo se sono dodici (dòdeka, dodici). Modellino di tempio (o abitazione), rinvenuto presso l Heraion di Argo, ca a. C. Terracotta dipinta, h=28 cm, Atene, Museo Archeologico Nazionale. 4 Nomenclatura parti del tempio: 1. Naos 2. Pronao 3. Opistodomo 4. Colonne 5. Peristasi 6. Anta

5 Principali tipologie tempio greco [a] Tempio in antis [b] Tempio doppiamente in antis [c] Tempio prostilo [d] Tempio anfiprostilo [e] Tempio monoptero [f] Tempio a tholos [g] Tempio periptero [h] Tempio pseudoperiptero [i] Tempio diptero [l] Tempio pseudodiptero [m] Tempio ipetro 5

6 In base al numero e alla disposizione delle colonne il tempio greco assume diverse denominazioni. Il primo ad averci tramandato l'esatta descrizione delle varie tipologie (cioè dei modelli generali) del tempio greco è stato l'architetto e trattatista romano Vitrùvio Polliòne, vissuto tra la seconda metà del I secolo a.c. e la prima metà del successivo. Egli ha infatti scritto un fondamentale trattato sull'arte del costruire: il De architectùra (L'architettura), l'unica opera del aere arrivata fino a noi dall'antichità classica. Nei dieci libri del De architectura Vitruvio passa in rassegna tutti i problemi architettonici e urbanistici del suo tempo, scrive con accuratezza il modo di costruire e di ornare i vari edifici espiegacomeimpiegare al meglio i diversi materiali. Dieci sono le tipologie di tempio, cioè le configurazioni complessive che essi assumono, che Vitruvio descrive nel terzo e nel quarto libro del suo trattato: tempio in àntis [a]; tempio pròstilo [c]; tempio anfiprostilo [d]; tempio perìptero [g]; tempio pseudoperìptero [h]; tempio diptero [i]; tempio pseudodìptero [I]; tempio monòptero [e]; tempio periptero circolare o a tholos [f]; tempio ìpetro [m]. La regola per la definizione del numero delle colonne, applicata in epoca classica, è data dalla formula: n1= n x Dove n1 è il numero delle colonne sui fronti laterali e n quello sul fronte principale Le tipologie vitruviane è comunque possibile aggiungere 'undicesima forma ricorrente, il: tempio doppiamente in antis [b] [a] [b] [c] [d] Il tempio in antis. Il tempio in antis [a] prende il nome dai due pilastri quadrangolari (ànte, appunto) costruiti al termine del prolungamento murario dei due lati maggiori del naos. Tra le ante vengono solitamente erette due colonne, in modo che il pronao che ne deriva risulti delimitato dall'ingresso alla cella, dalle ante, dalle colonne,e dai prolungamentimurari del naos. Il tempio doppiamente in antis. Il tempio doppiamente in antis [b] presenta anche sul retro della cella un secondo pronao, uguale per forma e dimensioni a quello anteriore. Esso prende più propriamente il nome di opistòdomo. In greco, infatti, òpistha significa «dietro» e dòmos «casa». Questa aggiunta non aveva motivazioni funzionali (solo raramente, infatti, l'opistodomo veniva impiegato come deposito coperto delle offerte o dei manufatti votivi), ma solo estetiche, in quanto conferiva al tempio un aspetto più simmetrico ed equilibrato. Il tempio prostilo. Iltempiopròstilo [c], in genere, ha la stessa pianta di quello in antis, soltanto che davanti alle ante e al naos si ergono almeno quattro colonne. Il nome stesso deriva da pro, che, come si è visto, in greco significa «davanti», e stýlos, che vuol dire «colonna». Tra le colonne e le ante viene così a crearsi una specie di porticato. Questo, anteponendosi al pronao, ne amplifica la funzione di filtro simbolico tra esterno e interno. Il tempio anfiprostilo. Il tempio anfipròstilo [d] consiste nel raddoppiamento di quello prostilo. In esso, infatti, vi sono due colonnati: uno anteriore, di fronte al pronao, e uno uguale, posto sul retro, di fronte all'opistodomo (in greco, infatti, amphì significa «da ambo i lati»). Anche in questo caso il doppio colonnato ha una funzione soprattutto estetica, in quanto rende l'edificio perfettamente simmetrico. 6

7 Il tempio periptero. Il tempio perìptero [g] è circondato di colonne lungo tutto il perimetro (perì, intorno e pthèros, alato, leggiadro). Viene così a formarsi un portico continuo chiamato peristàsi*. Il tempio pseudoperiptero. Iltempiopseudoperìptero (pseudès, falso),cioè,letteralmente,«falso periptero» [h]. In esso il colonnato sembra circondare tutta la cella, ma in realtà, in corrispondenza dei suoi lati, manca la peristasi, in quanto si hanno solo delle mezze colonneaddossatealle pareti della cella stessa. Il tempio diptero. Il tempio diptero [i] consiste in un doppio colonnato che circonda l'intero perimetro (dìs, infatti, significa «doppio»), in modo che ogni colonna della serie interna sia perfettamente allineata alla corrispondente colonna della serie esterna. Il tempio pseudodiptero.iltempiopseudodìptero [h] consiste in un edificio diptero semplificato. In esso l'unico colonnato che circonda completamente la cella è posto a una distanza tale che la peristasi ha l'ampiezza di due intercolunni più lo spessore di una colonna (potrebbe quindi, in teoria, ospitare un secondo colonnato interno). Il tempio monoptero. Il tempio monòptero [e] è l'unico a pianta circolare ed è circondato da una sola circonferenza di colonne (mònos, infatti, significa «solo»). In esso non vi è un naos in muratura e l'ara con la statua del dio è dunque posta all'aperto, al centro del colonnato. Il tempio periptero circolare. Simile al monoptero è il tempio periptero circolare detto anche atholos[f], per similitudine con la pseudocupola micenea. In esso il naos assume forma cilindrica e la peristasi si trasforma in un porticato circolare. Il tempio ìpetro.iltempioìpetro (hjpaitros in greco significa «aperto all'aria»), infine, è una variante del diptero [m]. In esso, però, il naos ha due accessi ed è privo (del tutto o solo in parte) di copertura. [g] Tempio periptero [i] Tempio diptero [h] Tempio pseudoperiptero [l] Tempio pseudodiptero Peristasi Dal greco perìstasis, recinto. Portico colonnato che, nei templi greci e romani, circonda perimetralmente il naos. [e] Tempio monoptero [f] Tempio a tholos Intercolumnio Dal latino ìnter, fra e colùmna, colonna. Distanza fra le colonne alla base (imoscapo). 7 [m] Tempio ipetro

8 Schema ricostruttivo di un tempio dorico. Spaccato prospettico. Nomenclatura essenziale: 1. Rampa d accesso 2. Crepidoma 3. Peristasi 4. Pronao 5. Naos o cella 6. Stilobate 7. Grappe in bronzo 8. Rocchio 9. Fusto di colonna 10. Collarino 11. Capitello 12. Architrave 13. Fregio 14. Tenia 15. Triglifo 16. Regula con gocce (guttae) 17. Metopa 18. Tetto 19. Capriata lignea 20. Tegole 21. Frontone 22. Timpano 23. Gronda (sima) frontale 24. Cornice (geison) orizzontale 25. Cornice obliqua 26. Antefissa 27. Acroterio angolare 28. Acroterio terminale 29. Imoscapo 30. Sommoscapo 31. Perno di bronzo 8

9 Gli ordini architettonici: dorico ionico corinzio. L'ordine architettonico rappresenta la più grande fra le novità che i Greci introducono nell'arte del costruire. Esso consiste in una serie di regole geometriche e matematiche mediante le quali le dimensioni di ogni elemento di un edificio sono costantemente messe in rapporto tra loro e con le dimensioni dell'edificio nel suo insieme. Lo spunto deriva da un'attenta osservazione della natura, nella quale sia le piante, sia gli esseri viventi, presentano sempre proporzioni precise e ben definite. Ciò significa, ad esempio, che, posto come unità di misura (modulo) il diametro di base di una colonna (ovvero all imoscapo), la sua altezza sarà data da un multiplo del modulo, e così via per quanto riguarda le dimensioni e le reciproche distanze di tutti gli altri elementi. Tre sono gli ordini architettonici impiegati dai Greci: il dorico, lo ionico e il corinzio. Ciascuno di essi presenta proprie e ben definite caratteristiche formali. Entasi Sommoscapo Imoscapo Modulo Dal latino modus, misura. Qui con il significato di unità di misura di base, corrispondente convenzionalmente al diametro (o, talvolta, al raggio) di base di una colonna, mediante la quale si proporzionano tutti gli altri elementi dell architettura, in modo che tutti risultino armoniosamente multipli o sottomultipli del modulo di partenza. Imoscapo. Diametro alla base della colonna. Sommoscapo. Diametro della colonna all altezza del collarino. Intercolunnio. Distanza fra due colonne, misurata in diametri. Plinto 9 Progettazione modulare di una colonna tuscanica su plinto e piedistallo (arch. romana). ATT: nell architettura greca generalmente il piedistallo non è presente ma talvolta è utilizzato il plinto: elemento parallelepipedo a pianta quadrata posto sotto la base.

10 Osservazioni sul concetto di ordine architettonico. L ordine architettonico è un complesso di norme destinato aregolarelacomposizione degli elementi architettonici, ovvero regola la disposizione degli elementi fondamentali di un organismo architettonico secondo precise norme stilistiche e proporzionali. Alla base della formalizzazione degli ordini c era la ricerca dell armonia e delle proporzioni delle parti che si concretizza con la scelta e l adozione di un modulo. Gli elementi base dell ordine. Il sistema strutturale impiegato nell architettura greca è il sistema trilitico, costituito da elementi orizzontali sorretti da elementi verticali (denominato anche architravato). Pertanto è composto da: TRABEAZIONE: è la parte orizzontale sopra le colonne ed è composta da: cornice, bordo sagomato della trabeazione. fregio, situato sopra l'architrave, spesso è decorato con bassorilievi. architrave, elemento parallelepipedo disposto orizzontalmente. COLONNA: è un elemento di sostegno a sezione circolare variabile ed è composta da: capitello, che la conclude superiormente e la raccorda con la trabeazione. fusto, parte centrale costituita da una struttura verticale a sezione circolare variabile, scanalata o no, monolitica o formata da vari blocchi (rocchi) sovrapposti. La parte inferiore del fusto della colonna si chiama imoscapo; quella superiore sommoscapo. A circa un terzo dell altezza, il fusto della colonna può presentare un rigonfiamento, detto éntasi (solo nell ordine dorico). base, parte inferiore (può anche essere assente, è il caso dell ordine dorico). Elementi dell ordine ATT: Solo successivamente ovvero in periodo ellenistico nell ordine compare talvolta un ulteriore elemento: il plinto: si tratta di un elemento parallelepipedo a base quadrata posto al di sotto della base della colonna. Generalmente è un errore considerare quest ultimo elemento come parte integrante dell ordine classico, argomento di questo capitolo. Plinto ATT: in alcune opere architettoniche in luogo delle colonne si trovano delle cariatidi, si tratta di figure femminili scolpite che sorreggono la trabeazione. Spesso esse poggiano su un piedistallo. Assente negli ordini classici greci questo elemento lo ritroveremo nell architettura romana. Il PIEDISTALLO ècompostoda: cimasa, con modanature; dado, parte intermedia, liscia; zoccolo, elemento d'appoggio del piedistallo al terreno. 10

11 ORDINE DORICO Fine dell VIII secolo a. C. L ordinedoricoèilpiùantico,ilpiùseveroeilpiùmaestosodeitre ordini. Esso viene impiegato quasi esclusivamente per la costruzione di templi e i primi esempi documentati del suo utilizzo risalgono all'inizio dell'epoca arcaica (fine VIII VII secolo a.c.). Le sue principali zone di diffusione sono inizialmente il Peloponneso, la Magna Grecia e la Sicilia, dove più forte era la presenza di colonie greche. Colonna dell'ordine dorico. La colonna dell ordine dorico è priva di base, e si compone di due elementi distinti: uno verticale di forma pressoché cilindrica chiamato fusto e uno di coronamento detto capitello. Fusto e capitello sono uniti tra loro mediante un elemento anulare di raccordo chiamato collarino [5]. Inizialmente le colonne dei templi dorici sono lignee e i fusti vengono ricavati da un unico tronco (spesso di quercia), ma già nel VII secolo a.c. il legno comincia a essere progressivamente sostituito con la più resistente pietra e, in alcuni casi, anche con il marmo. In genere il fusto viene realizzato in più pezzi, la qual cosa rende la costruzione, assai più pratica ed economica. I varielementichelocompongono prendono il nome di rocchi (singolare ròcchio; dal latino ròtulus, rotolo) e vengono sovrapposti a secco, cioè senza leganti, fissandoli con un perno centrale di bronzo. Il fusto della colonna dorica è rastremato verso l'alto, vale a dire che il diametro di base (detto imoscàpo) è maggiore di quello del collarino (chiamato anche sommoscàpo). Tale rastremazione non è però uniforme, ad un terzo circa della sua altezza, infatti, il fusto presenta un leggero rigonfiamento detto èntasi (in greco, infatti, èntasis significa proprio «gonfiore»). La funzione dell'entasi è soprattutto quella di correggere la percezione ottica della colonna che altrimenti sembrerebbe se vista da lontano innaturalmente sottile. Il fusto dell ordine dorico non è liscio, ma scanalato, in quanto tutta la sua superficie è percorsa verticalmente da un determinato numero di scanalature (in genere 20) realizzate scolpendo i rocchi dopo averli sagomati e sovrapposti. Queste scanalature, fra loro uguali, hanno forma semicilindrica e sono accostate una di seguito all'altra, in modo da formare degli spigoli vivi, vale a dire privi di qualsiasi smussatura o arrotondamento. 11 Sommoscapo Imoscapo 11

12 ORDINE DORICO Tale accorgimento comporta, quando la colonna viene colpita dal sole, una netta individuazione di fasce di luce alternate a fasce d'ombra, il che contribuisce a conferirle un ulteriore senso di compattezza e solidità. «Così la colonna dorica», scrive ancora Vitruvio, «prese a rappresentare negli edifici la proporzione, la forza e l'eleganza del corpo dell'uomo». Il capitello costituisce il vero e proprio coronamento della colonna ed è a sua volta formato da due elementi sovrapposti chiamati rispettivamente echìno (quello inferiore) e àbaco (quello superiore). L'echino ha la forma di un catino circolare dal profilo convesso, in greco, infatti, echìnos significa «riccio di mare» (animale marino dalla forma tondeggiante e schiacciata). L'abaco, invece, ha la forma di un parallelepipedo molto schiacciato e il suo nome derivadalgreco àbax, nel significato di tavola, basamento. Trabeazione dell ordine dorico. La trabeazione dell ordine dorico è costituita dall'insieme degli elementi strutturali e decorativi che si appoggiano sui capitelli prende il nome generico di trabeazione (dallatinotràbea, trave). La trabeazione è formata a sua volta da tre elementi sovrapposti chiamati rispettivamente architrave, fregio e cornice. L'architrave (o epistìlio) rappresenta, nell'architettura greca, l'elemento strutturale per eccellenza, in quanto collega orizzontalmente fra loro le varie colonne del tempio e serve da sostegno per l'intera trabeazione, sulla quale appoggiano a loro volta generalmente le travi del tetto. I vari blocchi monolitici che compongono l'architrave sono pertanto lunghi quanto l'interasse, cioèla distanza intercorrente fra gli assi di due colonne vicine. Ogni struttura architettonica i cui princìpi costruttivi siano in qualche modo riconducibili a quelli del tempio greco (due o più elementi verticali sormontati da uno orizzontale) può pertanto definirsi architravata. Nell'ordine dorico l'architrave è sormontato per tutta la sua lunghezza da un fregio, dal quale lo divide un listello continuo chiamato tènia (dal greco tainìa, nastro, benda). Il fregio si sviluppa lungo l'intero perimetro del tempio con in ordinatoe ritmicoalternarsidimètope e trìglifi. Le metope (dal greco metà, fraeopè, apertura, foro) sono lelle lastre di pietra (o marmo) poste a chiusura di quegli spazi quadrangolari che nei primi templi arcaici venivano a crearsi tra le travi lignee che, appoggiate all'architrave, avevano a loro volta il compito di sorreggere il tetto. Le metope, originariamente lisce, in epoca classica iniziano a essere dipinte decorate a bassorilievo con scene tratte dalla mitologia. 12 I triglifi (dal greco trèis, treeglyphè, incavo, scanalatura) costituiscono invece le tavolette di terracotta che originariamente proteggevano le teste delle travi lignee impedendo loro li imputridire, facilitando, con le scanalature, il defluire delle acque piovane. Il motivo decorativo dei triglifi è costituito la quattro profonde scanalature che li percorrono verticalmente. Le due centrali sono tra loro uguali; le due laterali, equidistanti dalle prime, sono larghe la metà delle altre. Tali semiscanalature, quindi, formano idealmente la terza (trèis) scanalatura (glyphè) a cui fa riferimento il termine greco. Sotto ogni triglifo corre un corto listello in pietra chiamato regula (che in latino significa appunto assicella), dal quale pendono quattro o sei gocce (in latino gùttae), elementi decorativi a forma di tronco di cono (o di tronco cli piramide) che ricordano simbolicamente le gocce d'acqua che, durante la pioggia, stillavano dalle teste delle travi in legno dei primi templi. La cornice (in greco gèison), infine, aggetta sul fregio sottostante al fine di proteggerne i bassorilievi dalla pioggia. Gli elementi fin qui descritti sono legati tra loro da precisi rapporti proporzionali, cosicché, conoscendo l'esatta dimensione di uno solo di essi, è possibile risalire alle dimensioni degli altri. Posto che il modulo di riferimento sia pari al diametro del fusto all'imoscapo, ad esempio, l'intercolumnio sarà pari secondo Vitruvio a due moduli e l'altezza della colonna dovrà sempre essere compresa tra i 6 e i 7 moduli, mentre il diametro al collarino potrà variare dai 7/8 ai 5/6 del modulo stesso.

13 ORDINE IONICO Si sviluppa a partire dal VI sec. a. C. Quasi contemporaneamente all'ordine dorico o, al massimo, con un ritardo di pochi decenni, si sviluppa in Grecia anche quello ionico, il secondo dei grandi ordini architettonici dell'antichità. La sua origine è orientale. Gli Ioni, infatti, migrati in Asia Minore al tempo delle prime invasioni doriche, vi avevano fondato grandi e importanti colonie (come Miléto, Efeso, Colofòne e Smirne) e i continui contatti commerciali e culturali con le vicine popolazioni dell'oriente asiatico e della Mesopotamia avevano maturato in loro una sensibilità e un gusto diversi da quelli dorici. L'ordine ionico, comunque, non resta un fenomeno isolato alle sole coste orientali dell'asia. Già nel VI secolo, infatti, esso è ormai esteso anche alle principali isole egee (Samo, Lesbo, Delo, Mio, Nasso, Paro), all'attica (l'antica regione della Grecia ove si trova Atene) e, come abbiamo già visto, addirittura alla lontanissima Magna Grecia. Se Vitruvio paragonava la colonna dorica alla massiccia potenza del corpo maschile, quella ionica la ritiene più simile alla slanclliatezza della figura femminile. L'altezza complessiva della colonna, infatti, è qui pari a 8 o 9 volte il modulo (diametro all'imoscapo), mentre l'intercolumnio può misurare da due moduli a due moduli e un quarto. Nell'ordine ionico la colonna si compone di tre elementi: la base; il fusto; il capitello. Mentre fusto e capitello li avevamo già trovati nell'ordine dorico, la base compare per la prima volta solo in quello ionico. In esso, infatti, il fusto non poggia più direttamente sullo stilobate, ma, appunto, sulla base che lo stesso Vitruvio paragona a una elegante calzatura femminile. Ciò conferisce a tutta la colonna un senso di maggiore slanciatezza e grazia. Tale base può assumere, in relazione al periodo e al luogo di costruzione, forme anche molto diverse. Quella più nota e diffusa, soprattutto in epoca classica, è comunque la cosiddetta base attica (dalla regione ove per prima è stata impiegata). Essa si compone di tre elementi sovrapposti a pianta circolare e precisamente di un toro inferiore di una scòzia (o tròchilo) edi un toro superiore. Il toro è una modanatura' architettonica convessa a forma di grosso disco a profilo semicircolare. Il nome deriva dal latino tòrus che significa «cordone attorcigliato» e può essere liscio o decorato. La scozia, invece, è una modanatura concava a forma di canale. L'origine della parola è, in questo caso, greca. Skotìa, infatti, significa «tenebra», «oscurità» e ciò fa riferimento al fatto che, essendo incavata, la scozia risulta essere quasi sempre in ombra. Essa può essere chiamata anche trochilo, voce che, sempre in relazione al suo profilo incavato, rimanda al greco trochilìa, nel suo significato di carrucola, ruota incavata. Il frontone non fa parte dell ordine ionico, ma è un elemento di copertura dell edificio cultuale. 13

14 ORDINE IONICO Nella base attica la scozia è posta fra i due tori e serve a raccordare quello inferiore con il superiore, che può essere anche decorato, sul quale si imposta il fusto della colonna. Un altra base utilizzata è la base ionica o composita composta da un toro, una scozia, una seconda scozia e un toro. Talvolta, come già detto, in periodo ellenistico sotto la base compare un plinto, elemento parallelepipedo particolarmente schiacciato. Il fusto della colonna ionica, formato da più rocchi sovrapposti, è meno rastremato di quello dorico, non ha entasi ed è solcato da almeno 24 scanalature che non si succedono più mediante spigoli vivi, bensì con spigoli arrotondati o smussati. Un simile artificio contribuisce ad accentuare quel senso di grazia e di morbidezza che è uno dei fattori caratterizzanti dell'ordine ionico. L'elemento che più di ogni altro distingue e identifica l'ordine ionico è comunque il capitello. Esso è composto da un piccolo echino convesso decorato a òvoli e dardi, dadue morbide volùte (dal latino vòlvere, girare, in quanto la loro forma fa pensare a un moto rotatorio) e da un sovrastante abaco. Quest'ultimo, di dimensioni assai modeste rispetto a quelli dorici, ha pianta quadrata e presenta uno spessore tanto limitato da sembrare una semplice modanatura. Il suo profilo, infine, è di tipo curvilineo, talvolta decorato anch'esso a ovoli e dardi, in modo da raccordarsi più dolcemente con la sovrastante trabeazione. Att.: Nei templi ionici le colonne poste agli angoli presentano un capitello particolare che presenta le cosiddette volute angolari ovvero la visione frontale e laterale del capitello è del tutto analoga. La trabeazione nell ordine ionico è composta da: architrave; fregio; cornice. L'architrave dell'ordine ionico è tripartito orizzontalmente, vale a dire sagomato in modo che le tre fasce che lo compongono risultino lievemente aggettanti l'una sull'altra. Il fregio è continuo e non più suddiviso, come nell'ordine dorico, da metope e triglifi. Esso percorre dunque senza interruzione l'intero perimetro dell'edificio e, mentre nei primi templi ionici è costituito da una serie di lastre lisce, anche se vivacemente policrome, in seguito viene impreziosito mediante bassorilievi. Sopra il fregio, infine, corre la cornice (geison) che, pur se meno sporgente, è strutturalmente simile a quella dorico ma in periodo classico risulta decorata a dentelli (piccoli parallelepipedi posti a distanza ravvicinata). Anche i rimanenti elementi sono, del resto, gli stessi già analizzati nel tempio dorico. 14 Schema di base attica con sottostante plinto; a lato base attica delle colonne dell Eretteo, Acropoli di Atene, A lato base ionica, Sant Agnese, Roma A lato capitello «angolare», Eretteo, Atene Sotto: scema di capitello ionico, visione frontale e laterale.

15 ORDINE CORINZIO Si sviluppa sul finire del V sec. a. C. Mentre gli ordini dorico e ionico possono essere considerati sostanzialmente contemporanei quanto a sviluppo e a diffusione, l'ordine corinzio risale ad almeno un secolo dopo (Vsec.a.C. ca) e raggiunge la sua massima diffusione solo in età ellenistica (cioè a partire dagli ultimi decenni del IV secolo a.c.). Dal punto di vista cronologico sarebbe dunque improprio parlarne in questo capitolo, ma poiché è tradizione consolidata descrivere in successione i tre ordini architettonici greci, lo tratteremo egualmente a questo punto. L'aggettivo corinzio (dalla città di Corinto, una delle più potenti e importanti poleis del Peloponneso) indica la località nella quale questo nuovo ordine nasce e inizia a svilupparsi. La colonna: La base della colonna corinzia riprende quella ionico attica, ma a volte può essere ulteriormenterialzatamediantel'adozionediunplinto, soluzione talvolta già presente nelle basi asiatiche dello stesso ordine ionico. Il fusto è percorso verticalmente da una serie di 24 scanalature a spigolo smussato uguali, per numero e forma, a quelle della colonna ionica. Ciò che più di ogni altro elemento caratterizza l'ordine corinzio rispetto ai due precedenti è comunque il capitello, composto da un nucleo a forma di tronco di cono, chiamato càlato (in greco kàlathos). Attorno a esso si dispongono delle foglie stilizzate di acànto (dal greco àkantha, spina, pianta con grandi foglie frastagliate) [5] organizzate su due livelli in relazione all'altezza: quelle più basse formano la prima corona [19] e quelle più alte la seconda corona [18]. A volte è presente anche una terza e meno vistosa corona di foglie più minute. Tra le foglie della seconda (o della terza) corona sopravanzano degli steli (detti caulìcoli) [6] terminanti con otto paia di volute. Le quattro paia di volute più grandi sono in corrispondenza dei quattro spigoli [16], mentre le quattro paia di volute più piccole spuntano in corrispondenza della metà del lato dell'abaco e sono dette èlici (dal latino hèlices, singolare hèlix) [11]. Dalle foglie, fra le elici, si erge uno stelo dritto che sulla sommità si apre in un fiore dal grande pistillo [14] che rivolge la corolla verso l'esterno e che, trovandosi all'altezza dell'abaco, prende, per l'appunto, il nome di fiore d'abaco (o fiorone) [13]. 15

16 ORDINE CORINZIO A destra: schema esplicativo di formazione del capitello corinzio. Sotto: esempio di uno dei primi capitelli corinzi, dalla Tholos di Epidauro. ca 380 a. C. Marmo, Museo Archeologico di Epidauro Visto in pianta, l'abaco presenta una forma assimilabile a quella di un quadrato avente, al posto dei lati rettilinei, quattro archi di cerchio uguali. La trabeazione. La trabeazione, ovvero l architrave, ilfregio elacornice, infine, sono del tutto simili per forma e proporzioni a quelli ionici. Ricordiamo che talvolta il fregio corinzio può presentarsi anche privo di bassorilievi. Nel complesso l'ordine corinzio risulta essere il più raffinato e snello fra gli ordini architettonici greci. La colonna infatti (plinto, base e capitello inclusi) misura almeno 10 volte il diametro all'imoscapo, il che rappresenta una proporzione quasi al confine con la gracilità. La qual cosa, infatti, fa scrivere a Vitruvio che «il terzo stile, definito corinzio, imita la bellezza della figura delle fanciulle, che per la loro tenera età hanno membra così sottili da prestarsi ad aggraziati effetti ornamentali». Per queste ragioni tale ordine è stato il meno usato dai Greci, che lo considerarono spesso eccessivamente stravagante e, di conseguenza, inadatto alla costruzione di grandi templi o di altre importanti opere pubbliche. Esso, comunque, avrà grandissimo sviluppo già in epoca ellenistica, come ad esempio nel caso dell'olimpieion di Atene edeltempio di Apollo a Dìdime. Artemision di Efeso, particolare di un capitello con volute a fioroni, ca a.c.. Marmo, British Museum, Londra Artemision di Efeso, particolare di un capitello con volute, ca a.c.. Marmo, British Museum, Londra 16

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