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1 Audizione informale sulla produzione di energia da impianti geotermici presso le Commissioni Riunite Ambiente, territorio e lavori pubblici (VII) e Attività produttive, commercio e turismo (X) Contributo alla discussione Camera dei Deputati, 19 gennaio 2015

2 SOMMARIO Il 12 novembre 2014, nel corso di una seduta congiunta delle Commissioni Riunite VIII e X della Camera dei Deputati, è stata avviata la discussione su due risoluzioni connesse alla produzione di energia elettrica da impianti geotermici presentate, rispettivamente, dall On. Chiara Braga (n ) e dall On. Ignazio Abrignani (n ), alle quali successivamente se ne sono aggiunte altre due presentate, a loro volta, dall On. Serena Pellegrino (n ) e dall On. Samuele Segoni (n ). Nel corso della seduta, le Commissioni Riunite hanno ravvisato la necessità di procedere ad un breve ciclo di audizioni che consentisse di approfondire la materia in discussione, ed in tale ambito hanno convenuto sull opportunità di procedere all audizione informale anche del Tavolo Permanente costituito tra tutti i titolari di Istanze di Permesso di Ricerca di risorse geotermiche finalizzate alla sperimentazione di impianti pilota ex art. 1, comma 3-bis, del D. Lgs. 22/2010 quale strumento di coordinamento e rappresentanza unitaria delle esigenze comuni nei confronti degli stakeholder. Il Tavolo Permanente, nel ringraziare per l attenzione riservatole dalle Commissioni, con il presente documento intende cogliere l occasione costituita dalla Audizione per sottoporre all attenzione del Parlamento talune problematiche di carattere procedurale, tecnico-economico e di accettabilità sociale che, a giudizio degli operatori interessati, potrebbero seriamente compromettere il decollo dei Progetti Pilota e, insieme ad essi, il decollo dell intero settore geotermico. In estrema sintesi, le problematiche cui ci si riferisce possono così riassumersi: scarsa chiarezza delle procedure autorizzative; incertezza sulle future prospettive di mantenimento/cambiamento dell attuale sistema tariffario incentivante; necessità di un supporto pubblico all attività di comunicazione-informazione sulla nuova geotermia. Il presente documento, peraltro, affronta soltanto le specifiche problematiche (e tra queste non tutte, ma soltanto le più pressanti) connesse allo sviluppo dei Progetti Pilota, avendo ben presente che i fattori che potrebbero condizionare negativamente lo sviluppo dei Progetti Ordinari (di competenza delle Regioni), pur essendo sostanzialmente riconducibili alle tre tematiche sopra evidenziate (procedure autorizzative, sistema incentivante, comunicazione-informazione), presentano caratteristiche del tutto peculiari, connesse anche al diverso iter procedurale e operativo degli stessi. Il documento non intende dunque essere esaustivo di tutte le criticità del settore geotermoelettrico, ma vuole soltanto fornire spunti all'azione parlamentare in merito alla geotermia, nell auspicio che insieme agli spunti che verranno da tutti gli altri soggetti interessati a vario titolo allo sviluppo del settore, possano Altri spunti verranno sicuramente anche dalla Rete Geotermica, costituita da operatori privati del settore geotermico (taluni titolari anche di Istanze di Permessi Pilota) che hanno anch essi inteso costituire uno strumento di rappresentanza comune oltre che di coordinamento tra le rispettive attività per accrescere la propria capacità innovativa e la propria competitività. 2

3 IL QUADRO DI RIFERIMENTO Per la sua geologia favorevole e per la qualità delle risorse l Italia rappresenta il paese geotermico per eccellenza nell Unione Europea e uno dei primi al mondo insieme al Centro e Nord America e ai paesi del Sud-Est asiatico. Le risorse geotermiche del territorio italiano potenzialmente estraibili da profondità fino a 5 km, infatti, sono dell ordine di 21 exajoule (21x1018 Joule, corrispondenti a circa 500 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) e di queste quasi la metà hanno temperature tali da permettere la produzione di energia elettrica a costi competitivi con quelli di altre fonti di energia (Fonte: UGI- Unione Geotermica Italiana- Previsioni di crescita della geotermia in Italia fino al 2030). Una fonte di energia che tutto il mondo ci invidia e che in tutto il mondo è considerata, tra tutte le fonti rinnovabili, quella più efficiente ed affidabile e che, proprio per questo, il Parlamento, con il decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, ha deciso di inserire tra le fonti energetiche strategiche. Ad oggi, tuttavia, le risorse geotermiche effettivamente utilizzate per la generazione di energia elettrica rappresentano soltanto una piccola parte di quelle potenzialmente estraibili, essendo costituite pressoché esclusivamente dalle risorse geotermiche ad alta ed altissima temperatura utilizzate dai campi a vapore surriscaldato di Larderello e Travale-Radicondoli in Toscana, con temperature comprese tra i 150 ed i 270 e pressioni di 0,2-2,0 MPa (2-20 bar) e nei due campi geotermici del Monte Amiata (Piancastagnaio e Bagnore), sistemi ad acqua dominante con temperature comprese tra i 300 ed i 350 C e pressione di strato di circa 20 MPa (200 bar). Per di più, le tecnologie finora utilizzate, ancorché costantemente aggiornate, comportano comunque impatti ambientali che, sia pure del tutto limitati grazie ad adeguate misure di prevenzione ambientale, sono spesso oggetto di critiche da parte dei territori interessati. E evidente dunque che una strategia organica di valorizzazione delle risorse geotermiche disponibili per la produzione di energia elettrica, anche di quelle a temperature inferiori rispetto a quelle sinora utilizzate, da coniugare con un utilizzo sostenibile della risorsa e del territorio, non può prescindere dallo sviluppo e dalla diffusione presso gli operatori interessati di un know-how specifico in materia di coltivazione delle risorse geotermiche con tecnologie diverse da quelle sin qui utilizzate, posto che, proprio per le considerazioni esposte in apertura, le conoscenze, competenze ed esperienze tecniche e manageriali ad oggi disponibili nel settore geotermoelettrico in Italia sono per lo più concentrate nel campo delle tecnologie tradizionali. Non a caso, dunque, il legislatore - dopo appena un anno dalla emanazione del D. Lgs. n. 22 dell 11 febbraio 2010, mediante il quale era stato delineato un nuovo assetto della normativa in materia di ricerca e coltivazione delle risorse geotermiche, finalizzato, tra l altro, ad aprire alla concorrenza un settore fino ad allora di pressoché esclusiva competenza dell ENEL ha ritenuto di dover intervenire nuovamente per introdurre ulteriori disposizioni finalizzate proprio alla promozione della ricerca e sviluppo di nuove centrali geotermoelettriche a ridotto impatto ambientale. Ecco allora che con l art. 9 del D. Lgs. n. 28 del 3 marzo 2011 emanato in attuazione della Direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell uso dell energia da fonti rinnovabili è stato aggiunto il comma 3- bis all art. 1 del precedente D. Lgs. 22/2010, mediante il quale sono stati dichiarati di interesse nazionale i fluidi geotermici a media ed alta entalpia finalizzati alla sperimentazione, su tutto il 3

4 territorio nazionale, di impianti pilota con reiniezione del fluido geotermico nelle stesse formazioni di provenienza, e comunque con emissioni nulle, con potenza nominale installata non superiore a 5MW per ciascuna centrale. E non è un caso se, in attuazione di quanto disposto dall art. 24, comma 9, del richiamato D. Lgs. 28/2011, con il successivo D. M. 6 luglio che ha stabilito le modalità di incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti alimentati da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico - è stata definita una specifica tariffa incentivante per questo tipo di impianti pilota, tariffa più alta rispetto a quella stabilita per gli impianti geotermoelettrici ordinari (ancorché variabile in funzione della temperatura del fluido geotermico e della concentrazione dei gas presenti nei fluidi stessi) per tener conto dei maggiori costi connessi a progetti sperimentali di questo tipo. Occorre ricordare, infatti, che i Progetti Pilota in argomento possono essere considerati a pieno titolo progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale, quella stessa ricerca per la quale pressoché tutti invocano incentivi adeguati a farne reale strumento di sviluppo del nostro Paese, e per di più in un settore per il quale la stessa Europa ha stanziato diverse risorse nell ambito delle azioni finalizzate allo Sviluppo di nuove tecnologie per la produzione di elettricità da fonti rinnovabili (es: Work Programme del Programma HORIZON Secure, clean and efficient energy: Developing the next generation technologies of renewable electricity and heating/cooling ). Non pochi sono gli investitori che, credendo fortemente nella strategia avviata con il D. Lgs. n. 28/2011, hanno presentato al Ministero dello Sviluppo Economico - autorità competente per il conferimento dei relativi titoli minerari, di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e d intesa con la regione interessata istanza per il conferimento di permessi di ricerca finalizzati alla sperimentazione di impianti pilota, tanto che allo stato attuale risulta del tutto coperto l impegno complessivo massimo, pari a 50 MWe, autorizzabile ai sensi del citato art. 1, comma 3-bis del D. Lgs. 22/2010, come introdotto dal D. Lgs. 28/2011. Si tratta, in particolare, di 8 società, titolari delle 10 istanze che sono attualmente in istruttoria presso il Ministero dello Sviluppo Economico per ottenere la concessione dei Permessi di ricerca previsti dal comma 3-bis dell articolo 1 del D. Lgs. 22/2010 : Geoelectric, di Napoli, titolare dei progetti CUMA e SCARFOGLIO, nei Campi Flegrei (comuni di Napoli, Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida); Geoenergy, di Cascina, in provincia di Pisa, che - in Associazione con il Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche, nato nel 1988 per iniziativa dei Comuni dell area geotermica tradizionale (quella di Larderello, per intenderci) per promuovere iniziative di sviluppo socio economico sul territorio legate alla geotermia e oggi partecipato anche da buona parte degli Enti Locali (Province, Comuni, Comunità Montane) dei territori dell area amiatina è titolare dei progetti LUCIGNANO, che interessa il Comune di Radicondoli, in provincia di Siena e CORTOLLA, nel Comune di Montecatini Val di Cecina, in provincia di Pisa; Gesto Italia, di Roma, emanazione del Gruppo portoghese Gesto Energy, titolare del progetto MONTENERO, che interessa i Comuni di Arcidosso, Castel del Piano e Cinigiano, in provincia di Grosseto, zona del Monte Amiata; Ischia Geotermia, che fa capo alla CIE- Compagnia Italiana Energia, del gruppo Gavio, ed è partecipata anche dalla Taddei Green Power, del gruppo aquilano Taddei, titolare del progetto FORIO, che interessa l isola di Ischia, in Campania; 4

5 ITW-LKW Geotermia Italia, di Roma, titolare del progetto CASTEL GIORGIO-TORRE ALFINA, che interessa i Comuni di Castel Giorgio, Castel Viscardo e Orvieto, in Provincia di Terni, e Acquapendente in Provincia di Viterbo; Sefer, di Catania, titolare del progetto SCAURI PANTELLERIA, nell isola di Pantelleria; Svolta Geotermica, che fa capo alla Calypso Engineering di Bergamo, titolare del progetto CASA DEL CORTO, che interessa i Comuni di Piancastagnaio e San Casciano dei Bagni, in Toscana, nella zona dell Amiata.In particolare, alla data odierna, le istanze con procedimento in corso sono 9, mentre 2 istanze sono state accolte con riserva in quanto eccedenti il predetto limite massimo di 50 MWe: E proprio per gli stessi motivi sopra richiamati, il fatto che il plafond dei 50 MW a disposizione del Ministero dello Sviluppo Economico per gli impianti pilota si sia immediatamente saturato deve essere visto come un successo della nostra politica, piuttosto che essere additato come una specie di iattura, come invece alcune delle Risoluzioni che hanno dato origine a queste audizioni sembrano adombrare. A meno che non si voglia non considerare un successo l aver messo in moto progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale per circa mezzo miliardo di euro di investimenti diretti (parte dei quali già effettuati), con importanti implicazioni per lo sviluppo tecnologico nazionale e per la nuova occupazione specializzata che verrebbe generata sia direttamente, nella fase di costruzione, gestione e manutenzione degli impianti, sia indirettamente. Con la realizzazione degli Impianti Pilota si potrà infatti dare inizio ad una serie di installazioni che permetteranno non solo ai nuovi produttori di energia geotermica di crescere, ma anche ai fornitori di servizi ed ai costruttori di macchinari (che, si badi, hanno per la maggior parte azionariato italiano e uffici/stabilimenti produttivi in Italia) di aumentare sempre più la loro competitività, sia in Italia che nel mondo. Investimenti dunque che contribuirebbero non poco allo sviluppo complessivo del Paese, e che le aziende interessate sono pronte a sostenere, pur dovendo affrontare notevoli rischi imprenditoriali che altri settori del comparto energetico non presentano. Il decollo di tali Progetti, tuttavia, è fortemente ostacolato da una serie di criticità che attualmente ne condizionano significativamente lo sviluppo dei progetti pilota e che rischiano di ritardare quella che qualcuno ha definito una nuova era nella geotermia, finalizzata alla creazione di una filiera made in Italy per la realizzazione di impianti geotermoelettrici a ciclo chiuso, a zero emissioni e ridottissimo impatto ambientale, una svolta fondamentale per contribuire in maniera dinamica al modello energetico nazionale. Progetti che non sono da considerare quel flagello travestito da energia rinnovabile e verde che viene dipinta dagli interventi che si vanno succedendo sempre più spesso sulla stampa o in rete ma, al contrario, rappresentano una occasione per dotare il nostro Paese di nuove tecnologie per l utilizzo sostenibile di una straordinaria risorsa energetica rinnovabile di cui la nostra penisola è ricca. Una risorsa il cui utilizzo ai fini della produzione di energia elettrica è nato proprio qui in Italia, a Larderello, e che per anni ci ha visto leader a livello mondiale, per poi essere superati da altri paesi, magari meno dotati ma più intraprendenti, come purtroppo troppo spesso è accaduto anche in altri settori della nostra economia. 5

6 In estrema sintesi, le problematiche cui ci si riferisce possono così riassumersi: scarsa chiarezza delle procedure autorizzative da attivare per poter giungere alla costruzione ed all esercizio, anche a regime, dell impianto pilota (a partire dal tipo e contenuto del titolo minerario abilitativo che rilascerà il MiSE al termine delle procedure attualmente in corso- Permesso di Ricerca e poi Concessione mineraria); incertezza sulle future prospettive di mantenimento/cambiamento dell attuale sistema tariffario incentivante dell energia elettrica prodotta attraverso gli impianti pilota (tenendo conto che l attuale sistema scadrà di fatto nel 2015); mancanza di una corretta informazione pubblica sui reali impatti ambientali degli impianti geotermoelettrici pilota (anche per contrastare la pregiudiziale e pericolosa sindrome Nimby che va diffondendosi nei territori interessati dai progetti, soprattutto per disinformazione tecnica ed ambientale). Di seguito si forniscono maggiori dettagli in merito ad ognuna delle problematiche sopra evidenziate, insieme ad alcune proposte per delle possibili soluzioni. 6

7 PROCEDURE AUTORIZZATIVE Per poter meglio far comprendere le problematiche che si vogliono qui evidenziare e le relative soluzioni proposte, si ritiene utile richiamare, sia pure sinteticamente, il procedimento che regola l attribuzione dei titoli minerari e l autorizzazione delle singole attività operative nel caso dei Progetti geotermoelettrici ordinari, la cui competenza, si ricorda, è attribuita alle Regioni dal D. Lgs. 22/2010. Tale procedimento risulta particolarmente oneroso ed inefficiente, e comprende una lunga lista di passaggi autorizzativi che l operatore deve affrontare di volta in volta per portare a termine il progetto e che costituiscono un significativo rischio amministrativo per i proponenti. Un eventuale pronunciamento negativo in una delle diverse fasi di sviluppo del progetto (acquisizione titolo minerario, esplorazione superficiale, perforazione pozzi, costruzione impianti, esercizio), specie in quelle più avanzate, vanificherebbe infatti tutti gli investimenti, talvolta anche cospicui, realizzati nelle fasi precedenti: a) Acquisizione del Permesso di Ricerca: tale fase è regolata dal D. Lgs. 22/2010 nonché dagli attuativi della precedente legge mineraria, ossia il D.P.R. 395/1991 e il D.P.R. 485/1994 e termina con il Rilascio del Permesso di Ricerca da parte dell Autorità Mineraria. Elemento necessario per il rilascio del titolo minerario è la Pronuncia di compatibilità ambientale da parte del competente Settore VIA, che viene rilasciata al termine di un procedimento autonomo e separato. Poiché in questa fase preliminare risulta impossibile elaborare un progetto definitivo (per mancanza di informazioni minerarie che potranno essere confermate solo con l'esito dei pozzi profondi) per la gran parte delle attività previste nel programma dei lavori, tutti gli operatori sono peraltro costretti a chiedere pronuncia di compatibilità ambientale solo su una piccola porzione di tali attività, ossia quelle iniziali/preliminari; b) Attività di ricerca di superficie: regolate da D.Lgs. 624/1996, D.P.R. 128/1959, D.P.R. 395/1991. In teoria la loro esecuzione è soggetta soltanto a specifica autorizzazione da parte dell Autorità di Vigilanza. Tuttavia, nel caso, spesso ricorrente, in cui le attività da eseguire non siano state oggetto della Pronuncia di compatibilità ambientale di cui al punto a) e, dunque, non siano oggetto dell originario Permesso di Ricerca, occorre acquisire una ulteriore specifica autorizzazione (integrativa del Permesso) da parte dell Autorità Mineraria, mediante la presentazione di una Variazione Programma Lavori. Anche in questo caso, detta autorizzazione è subordinata alla preliminare Pronuncia di compatibilità ambientale: tale pronuncia quasi mai è comprensiva di tutti gli assensi ma, molto spesso, prescrive successive verifiche da parte di enti (quali soprintendenze archeologiche, enti gestori, ecc.) che, per l espressione del proprio parere, pretendono un approfondimento di dettaglio tipico del progetto esecutivo. Ove necessario, occorre altresì acquisire i prescritti nulla osta dalle competenti autorità per i vincoli che coinvolgono le aree interessate dall attività di ricerca (idrogeologico, paesaggistico, ecc.); c) Perforazione esplorativa: il procedimento autorizzativo per la perforazione segue lo stesso iter delle attività di cui al punto b). Al termine di questa attività e successivamente alla caratterizzazione del fluido geotermico secondo i criteri della normativa geotermica, il proponente dispone di 6 mesi per presentare istanza di concessione per lo sfruttamento della risorsa; 7

8 d) Coltivazione industriale del campo geotermico: anche tale fase è regolata dal D. Lgs. 22/2010 nonché dagli attuativi della precedente legge mineraria, ossia il D.P.R. 395/1991 e il D.P.R. 485/1994 e termina con il Rilascio della Concessione di Coltivazione da parte dell Autorità Mineraria. Anche in questo caso, elemento necessario per il rilascio del titolo minerario è la Pronuncia di compatibilità ambientale da parte del competente Settore VIA, che viene rilasciata al termine di un procedimento autonomo e separato. Occorre altresì acquisire l Autorizzazione Unica alla costruzione ed esercizio dell impianto geotermoelettrico ex Art. 12 D. Lgs. 387/2003. Si ritiene che nel caso dei Permessi Pilota, la maggior parte di questi passaggi possa essere semplificata. In particolare, anche alla luce delle più recenti modifiche normative che hanno definitivamente sancito la competenza statale in materia (si ricorda che la Legge 9 agosto 2013, n. 98 di conversione in legge, con modificazioni, del Decreto Legge 21 giugno 2013, n. 69, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia, ha disposto che gli impianti geotermici pilota sono di competenza statale, integrando l'art. 1 comma 3bis del D. Lgs. 11 febbraio 2010, n. 22 e il D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152), si potrebbe ben ipotizzare che i Permessi di Ricerca finalizzati alla sperimentazione degli Impianti Pilota ex art. 1, comma 3-bis, D. Lgs. 22/2010 che, previa Valutazione di Impatto ambientale eseguita dal Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, saranno rilasciati dal Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con il medesimo MATTM e d intesa con le Regioni interessate, assumano la veste di una sorta di Autorizzazione Integrata, che attribuisca al concessionario la possibilità di: effettuare le prospezioni di dettaglio eventualmente necessarie; procedere alla perforazione di uno o più pozzi di accertamento; procedere alla costruzione ed esercizio dell impianto geotermoelettrico, previa perforazione di ulteriori pozzi di produzione/reiniezione; effettuare le sperimentazioni previste; in caso di esito positivo delle stesse, procedere all utilizzo industriale della risorsa. D altra parte, il percorso proposto sembra del tutto coerente ed in linea con quanto già previsto dal legislatore nel comma 2-bis dell articolo 3 del D. Lgs. 22/2010, laddove si prescrive che all atto del rilascio del Permesso di Ricerca, il Ministero dello Sviluppo Economico deve stabilire le condizioni e le modalità con le quali è fatto obbligo [n.b.: sussiste addirittura un obbligo e non una facoltà di coltivazione] al concessionario [n.b.: il titolare del permesso assume dunque la qualifica di Concessionario già al momento del rilascio del permesso di Ricerca] procedere alla coltivazione dei fluidi geotermici in caso di esito della ricerca conforme a quanto indicato nella richiesta di permesso di ricerca. Non va neppure dimenticato che le attività oggetto della particolare fattispecie dei Permessi Pilota sono rappresentate proprio dalla sperimentazione dell'impianto geotermoelettrico, oltre che dalle specifiche operazioni minerarie propedeutiche alla realizzazione dello stesso (prospezioni di dettaglio e pozzi esplorativi). Sarebbe invero ben strano, dunque, che il Permesso di Ricerca rilasciato dal Ministero dello Sviluppo Economico non fosse di per sé sufficiente a dare avvio alle attività ivi previste, ma occorressero ulteriori autorizzazioni onde realizzare e mettere in esercizio l Impianto e poter così dare corso alla sperimentazione di cui al Permesso di Ricerca. 8

9 Il tutto, ovviamente, ferma restando l attività di sorveglianza da parte dell Autorità Mineraria, che in questo caso potrebbe essere rappresentata dai competenti Uffici Territoriali dell UNMIG - Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse. 9

10 SISTEMA TARIFFARIO INCENTIVANTE Sotto questo profilo occorre ricordare, innanzi tutto, che originariamente il D. Lgs. 28/2011, al comma 9 dell art. 24, aveva previsto che il MiSE, d intesa con il MATTM, provvedesse a definire specifici incentivi per gli impianti pilota (ivi definiti come impianti sperimentali di potenza fino a 5 MW alimentati da fluidi geotermici a media ed alta entalpia ), distinti e separati dagli incentivi previsti a favore di tutti gli altri impianti alimentati da fonti rinnovabili (ivi inclusi gli impianti geotermici ordinari ) che, ai sensi del comma 5 del medesimo articolo 24 del D. Lgs. 28/2011, avrebbero dovuti essere disciplinati da un apposito Decreto emanato dal MiSE di concerto con il MATTM e, per i profili di competenza, con il Ministro delle politiche agricole e forestali, sentite l'autorità per l'energia elettrica e il gas e la Conferenza unificata, di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, nel rispetto dei criteri di cui ai commi 2, 3 e 4 del richiamato articolo 24. Purtroppo, in sede di attuazione del D. Lgs. 28/2011, le indicazioni ivi previste sono state rispettate solo in parte, per cui la regolamentazione del sistema incentivante dedicato agli impianti pilota, ancorché con specifiche norme ad essi dedicate, è stata inclusa nel D.M. 6 luglio 2012 che, più in generale, ha disciplinato l incentivazione della produzione di energia elettrica da tutti gli impianti a fonti rinnovabili diversi dai fotovoltaici. Da ciò è scaturita una sostanziale incertezza normativa. Da un lato, infatti, l articolo 27 del citato D.M., nel definire una specifica tariffa incentivante per la produzione di energia elettrica da impianti geotermici che facciano ricorso a tecnologie avanzate non ancora pienamente commerciali e nel rispetto delle condizioni fissate dall articolo 1, comma 3-bis, del decreto legislativo n. 22 del 2010 (comma 2), prevede che tale tariffa è omnicomprensiva, costante in moneta corrente, riconosciuta per un periodo di 25 anni dalla data di entrata in esercizio dell impianto. (comma 3). Dall altro, essendo ricompresi nella più generale normativa applicabile a tutti gli impianti alimentati da fonti rinnovabili diversi dai fotovoltaici, anche gli impianti pilota concorrono al calcolo del costo indicativo cumulato annuo degli incentivi riconosciuti agli impianti alimentati da fonti rinnovabili diversi da quelli fotovoltaici, definito all art. 2 del richiamato D.M. 6/7/2012 e che, in base all art. 3 del medesimo D.M., non potrà superare i 5,8 miliardi di euro annui. Non è chiaro, dunque, cosa succederà quando e se tale soglia verrà superata. Gli incentivi specificamente dedicati agli impianti pilota rimarranno in vigore nella misura già stabilita o seguiranno la sorte di tutti gli altri incentivi (sorte che, peraltro, non è ancora stata chiarita)? 10

11 CORRETTA INFORMAZIONE A mano a mano che i progetti geotermici sia quelli pilota che quelli ordinari - stanno procedendo nel loro iter attuativo, passando dalle fasi preliminari di studio e ricerca a quelle di maggiore visibilità nei confronti dei territori interessati, si può dire che non passi giorno senza che sulla stampa o in rete compaiano interventi di rappresentanti di Comitati locali, di singoli cittadini, di autoproclamatisi esperti di geotermia che protestano contro questo o quel progetto, quasi sempre sulla base di motivazioni che riconducono: alla incompatibilità tra i progetti geotermoelettrici e la vocazione agricola e/o turistica del territorio, a causa dell impatto ambientale degli impianti di questo tipo; al pericolo di inquinamento delle falde acquifere a seguito delle attività di perforazione e/o della risalita dei fluidi geotermici in superficie; al rischio di sismicità indotta dalle attività di produzione di energia geotermica, in particolare dalla reiniezione dei fluidi. Purtroppo tale atteggiamento negativo - che ha spinto qualcuno pregiudizialmente a definire la geotermia addirittura come un flagello travestito da energia rinnovabile e verde è anche conseguenza delle tecnologie finora adottate in Italia per la produzione di energia elettrica da fonte geotermica, tecnologie che hanno sicuramente un impatto di qualche tipo sui territori interessati. Le torri di raffreddamento delle acque che servono a ricondensare il vapore estratto dai pozzi di produzione dopo che questo è stato fatto espandere nelle turbine, (che possono raggiungere nei vecchi tipi i 100 m di altezza) emettono delle caratteristiche colonne di vapore acqueo che, pur essendo del tutto innocue, sono spesso oggetto di forti critiche da parte delle comunità locali, sia per l impatto visivo che ne consegue, sia per il tipico odore di uova marce derivante dalla presenza di H 2 S nel vapore. L impatto paesaggistico di questi impianti è inoltre amplificato dalle condotte di adduzione del vapore e dei fluidi, che anche per motivi tecnici raramente possono essere interrate e quindi rimangono visibili, talvolta anche a grandi distanze. La mancata reimmissione totale dei fluidi estratti, infine, è spesso accusata di provocare un calo progressivo della pressione del serbatoio che, oltre ad incidere negativamente sulla sostenibilità a lungo termine della risorsa, potrebbe essere la causa di locali fenomeni di subsidenza. Tutto ciò, però, nulla ha a che vedere con le tecnologie che intendono adottare non soltanto gli operatori che hanno presentato Istanze finalizzate alla sperimentazione degli Impianti Pilota di cui all art. 1, comma 3-bis, del D. Lgs. 22/2010, ma anche tutti gli altri operatori che, dopo la fine del regime di monopolio ENEL sancita con il richiamato D. Lgs. 22/2010, hanno fatto richiesta per ottenere permessi di ricerca ordinari. Questa nuova geotermia, infatti, intende introdurre anche in Italia gli impianti a ciclo binario. attraverso i quali viene prodotta gran parte dell energia geotermica mondiale. In questi tipi di impianto il fluido geotermico non viene utilizzato direttamente per la produzione di energia elettrica ma viene inviato a uno scambiatore di calore dove porta a ebollizione un fluido di lavoro organico bassobollente. Il vapore secondario così prodotto viene inviato in turbina per la produzione di energia elettrica e successivamente ricondensato attraverso sistemi di raffreddamento 11

12 ad aria. Il fluido geotermico estratto, in uscita dallo scambiatore di calore, viene invece totalmente reiniettato nelle formazioni di provenienza. In tutti gli impianti a ciclo binario non sono presenti le imponenti torri di raffreddamento iperboloidi, ma sono sostituite da un sistema di condensazione ad aria, paesaggisticamente molto meno impattante. Inoltre questa tecnologia fa si che il fluido geotermico rimanga sempre isolato dall ambiente esterno durante tutto il ciclo produttivo, non entrando mai in contatto con l atmosfera, e quindi non vi sia alcuna emissione di CO 2 né di altri gas (es. H 2 S), con evidenti vantaggi ambientali. La totale reiniezione del fluido estratto nel serbatoio di provenienza, inoltre, mantenendo costante la pressione idraulica d'insieme dei fluidi nel serbatoio assicura la sostenibilità a lunghissimo termine della risorsa geotermica. Anche in considerazione di quanto sopra, tutti gli operatori geotermici, non soltanto quelli interessati ai progetti pilota, ritengono che questo atteggiamento negativo che va diffondendosi nei confronti della geotermia possa essere recuperato soprattutto attraverso una pervasiva campagna di corretta comunicazione-informazione nei confronti dei territori interessati. E ben noto, infatti, che nella maggior parte dei casi è proprio la mancanza di informazioni corrette e tempestive su un progetto che interessa il loro territorio la causa principale del frustrante senso di esclusione, di non comprensione dei loro problemi, di intrusione nel loro spazio vitale, che induce i cittadini ad aderire a movimenti pregiudizialmente contrari al progetto, magari neanche conoscendo fino in fondo le motivazioni del dissenso, ma solo per sfogare la rabbia e la negatività che scaturiscono dal sentirsi messi da parte, non ascoltati. In buona sostanza, insomma, lo stato di mancanza di informazioni, o di informazione tardiva, è uno dei principali elementi alla base del NIMBY (Not In My BackYard, non nel mio cortile) - fenomeno per cui i cittadini comprendono la necessità di un opera, un infrastruttura o un intervento sul territorio, ma non accettano che questa venga realizzata nel proprio cortile, cioè nel proprio comune o nell area dove sono radicati. Per ottenere la massima efficacia da un processo di comunicazione-informazione come quello ipotizzato e guadagnare il consenso (o almeno limitare il dissenso, che generalmente deriva solo da una parte minoritaria che lo esprime in tutte le forme) della comunità locale, occorrerebbe tuttavia avviare il processo di informazione-comunicazione per tempo, condividendo con il territorio interessato il complesso processo di studio-progettazione-realizzazione dei progetti fin dalle fasi preliminari, e ciò comporterebbe un complesso lavoro interdisciplinare fra tutti i diversi livelli progettuali interessati, ivi compreso quello amministrativo-politico (oltre a quello operativoingegneristico e quello della comunicazione), che, molto spesso, viene ostacolato dall atteggiamento delle Pubbliche Amministrazioni e degli altri Enti deputati a esprimersi in materia. Per loro natura, infatti, le Pubbliche Amministrazioni e gli altri Enti tendono a esporsi, fuori da pressioni di gestione politica territoriale, solo quando il progetto è ad uno stadio sufficientemente definito, trovando difficoltà ad esprimersi in una situazione di incertezza o di mancanza di informazioni definitive o di incompletezza dei dati, ma a questo punto le relazioni con il territorio potrebbero essere già compromesse. Questa contraddizione è oggettiva, si basa su situazioni reali, ed ecco allora che la volontà politica di superarla diventa indispensabile affinché il processo di comunicazione sia completo e senza soluzione di continuità, interna ed esterna. 12

13 In altri termini, l incertezza o la mancanza di informazioni definitive non devono rappresentare un problema nelle relazioni con il territorio per Enti ed Amministrazioni Pubbliche, ma anzi, la gestione dell incompletezza dei dati deve diventare una chiave per condividere un progetto e rendere i cittadini e gli altri stakeholders partecipi della realizzazione e co-protagonisti, evitando così che il progetto venga vissuto come imposto dall alto e come iniziativa da combattere. Ma c è di più. Proprio perché l oggetto delle attività di comunicazione-informazione che devono e dovranno essere svolte nei confronti delle comunità locali riguarda un processo di studio-progettazione-realizzazione che non solo è piuttosto complesso ma, per di più, almeno in parte non definito, il contenuto tecnico e scientifico della comunicazione diventa un elemento fondamentale per garantire l efficacia dei messaggi. Tuttavia, molto spesso l informazione tecnica viene curata da personale interno alle stesse società che propongono i progetti e/o da professionisti da queste contrattualizzati (e, d altra parte, è proprio nello staff tecnico aziendale che risiede la conoscenza specifica del progetto), per cui inevitabilmente viene vissuta, specie dai più agguerriti sostenitori del NO a tutti i costi, come informazione quanto meno di parte, se non addirittura fuorviante. Ecco allora che affiancare alla comunicazione dell impresa una comunicazione-informazione tecnicoscientifica istituzionale, proveniente da istituti pubblici di "riconosciuta terzietà", quali, ad esempio, l INGV, il CNR, le Università, potrebbe diventare uno strumento che permette di mantenere ad alto livello l attendibilità dei contenuti della comunicazione. 13

14 LE AREE NON CRITICHE Alla luce di alcune delle richieste che emergono dalle Risoluzioni che hanno dato origine alle Audizioni informali nel cui ambito il presente documento è stato redatto, si ritiene opportuno fornire anche qualche utile elemento di riflessione in merito agli interventi che, al contrario di quelli sin qui evidenziati, potrebbero risultare del tutto superflui se non addirittura ultronei ai fini dello sviluppo del settore geotermico. Ci si riferisce, ad esempio, ad una zonizzazione che identifichi le aree potenzialmente sfruttabili (ma sarebbe meglio dire utilizzabili ) da un punto di vista geotermico. Questa zonizzazione già esiste, ed è il frutto di approfonditi studi condotti a partire dal 1988 da ENEL, ENI-AGIP, CNR ed ENEA, con il coordinamento del Ministero dello Sviluppo Economico, per costruire il cosiddetto Inventario delle risorse geotermiche nazionali, previsto dalla Legge 9 dicembre 1986 n. 896, studi che ulteriormente arricchiti dall'istituto Internazionale per le Ricerche Geotermiche del Consiglio Nazionale delle Ricerche - hanno già condotto ad una classificazione geotermica del territorio nazionale e conseguente valutazione del relativo potenziale. Basta dunque consultare il sito dell UNMIG del Ministero dello Sviluppo Economico per poter trovare una mappa molto dettagliata delle aree della nostra penisola potenzialmente idonee a essere valorizzate da un punto di vista geotermico, che poi sono le zone della fascia pre-appenninica toscolaziale-campana, delle due isole maggiori e di quelle vulcaniche del Tirreno, in corrispondenza di zone caratterizzate da forti anomalie del flusso di calore. Questi dati, peraltro, sono consultabili on-line grazie alla collaborazione tra la Direzione Generale delle Risorse Minerarie ed Energetiche del Ministero dello Sviluppo Economico e l'istituto di Geoscienze e Georisorse di Pisa - organo di ricerca del CNR nato dalla fusione di nove Istituti e Centri CNR di varie città italiane che afferisce al Dipartimento di Scienze del Sistema Terra e Tecnologie per l'ambiente che ne ha curato la digitalizzazione nell ambito del progetto Geothopica. La base di dati, oltre a contenere i dati stratigrafici del sottosuolo, raccoglie informazioni caratteristiche di sorgenti termali, manifestazioni gassose e pozzi con dati di interesse geotermico, le isoterme a 1000, 2000 e 3000 metri dal piano campagna e il flusso di calore alla superficie, nonché la posizione degli acquiferi su tutto il territorio nazionale. La Banca Dati è geo-referenziata e molti dei dati sono visualizzabili direttamente alla pagina WebGIS disponibile all'indirizzo: Una proposta potrebbe essere allora quella di utilizzare le risorse pubbliche che si dovrebbero utilizzare per replicare delle procedure di zonazione che sono già state fatte per assicurare invece al progetto Geothopica il supporto necessario per ampliare l accesso ai dati esistenti da parte del pubblico, ovvero per implementare ulteriormente la base dei dati disponibili, sancendo, ad esempio, l obbligatorietà per tutti gli operatori di mettere a disposizione del pubblico i dati geofisici acquisiti nel corso degli anni, almeno relativamente ai titoli oramai scaduti. D altra parte, che la zonizzazione sia un non senso dal punto di vista scientifico discende dalla semplice constatazione che, come comunemente noto, le risorse geotermiche adatte alla produzione di energia elettrica non è che si ritrovino ovunque, ma occorre un concorso di particolari condizioni idro-geologiche, rappresentate dalla presenza di un sistema caratterizzato da un area di ricarica, in 14

15 cui l acqua, a partire dalla superficie terrestre, deve infiltrarsi nel sottosuolo all'interno di uno spazio confinato (il serbatoio), deve raggiungere zone calde profonde caratterizzate da un anomalia termica (la fonte di calore) e poi risalire a profondità economicamente raggiungibili. La classificazione dei fluidi geotermici come fonte di energia rinnovabile, insomma, non deve far dimenticare i suoi aspetti di risorsa mineraria. L impianto che utilizza il giacimento geotermico è infatti ben difficilmente delocalizzabile, come nel caso di una miniera. Ma poi, a ben vedere, per i progetti pilota la zonazione sarebbe addirittura un assurdo nel momento in cui uno dei requisiti di valutazione che si è data la Commissione chiamata ad approvare i Progetti Pilota (la CIRM - Commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie), in linea con quanto già previsto nella Direttiva Direttoriale del 1 luglio 2011, è proprio la buona conoscenza delle strutture geologiche, degli acquiferi superficiali e profondi e delle potenzialità della risorsa geotermica dell area che le Società richiedenti hanno dimostrato di possedere. Un altro esempio di intervento superfluo, ad avviso dei titolari dei Progetti Pilota, è l emanazione di Linee Guida che in qualche modo definiscano i criteri in base ai quali un sito possa essere considerato suscettibile di utilizzazione in funzione non soltanto del possibile inquinamento delle falde, della qualità dell aria, dell induzione di sismicità, ma piuttosto di tutti gli impatti che tale utilizzazione potrebbe avere sulle matrici ambientali. E ciò non perché questi impatti non esistano o siano del tutto limitati, ma semplicemente perché questi criteri già esistono, e sono quelli che già oggi vengono dettati dalle norme esistenti, ad esempio, in materia di difesa del suolo, tutela delle acque dall'inquinamento, gestione delle risorse idriche, gestione dei rifiuti, tutela dell'aria, riduzione delle emissioni in atmosfera, salvaguardia del paesaggio. Criteri ben noti ed applicati ordinariamente da tutti coloro, funzionari pubblici, membri delle Commissioni VIA, esperti esterni, del Ministero, delle Regioni, delle Province, dei Comuni, delle Soprintendenze, di tutti gli altri Enti che sono chiamati a rilasciare le innumerevoli autorizzazioni, intese, concessioni, licenze, pareri, nulla osta, assensi,e chi più ne ha più ne metta, che è necessario acquisire in materia ambientale prima di poter realizzare non soltanto i Progetti Pilota, ma anche tutti gli altri progetti assoggettati alla Valutazione di Impatto Ambientale in applicazione della Legge 152/2006. Le stesse Linee Guida sui monitoraggi microsismici, delle deformazioni del suolo e delle pressioni di poro in presenza di attività di sfruttamento del sottosuolo sono oramai state definite da parte del gruppo di Lavoro CIRM costituito dal Ministero dello Sviluppo Economico al fine di dar seguito alle Raccomandazioni della Commissione ICHESE, mentre, per quanto riguarda gli altri aspetti, è bene ricordare che già oggi la Legge 152/2006 prevede che il provvedimento di valutazione dell'impatto ambientale debba contenere ogni opportuna indicazione per la progettazione e lo svolgimento delle attività di controllo e monitoraggio degli impatti. Monitoraggio che dovrà assicurare, anche avvalendosi del sistema delle Agenzie ambientali, il controllo sugli impatti significativi sull'ambiente provocati dalle opere approvate, nonché la corrispondenza alle prescrizioni espresse sulla compatibilità ambientale dell'opera, anche, al fine di individuare tempestivamente gli impatti negativi imprevisti e di consentire all'autorità competente di essere in grado di adottare le opportune misure correttive. 15

16 CONCLUSIONI In conclusione, quello che i titolari di Progetti Pilota chiedono al mondo della politica è una sola cosa: chiarezza, in un senso o nell altro. Posto che ancora si voglia favorire l incremento della utilizzazione delle risorse geotermiche del nostro Paese, si vuole continuare o no lungo la strada intrapresa dello sviluppo della geotermia elettrica ambientalmente sostenibile e tecnologicamente avanzata attraverso la ricerca e lo sviluppo di nuove centrali che facciano da apripista alla diffusione di una nuova geotermia, capace di valorizzare i fluidi geotermici finora rimasti inutilizzati in maniera ambientalmente sostenibile? Basta saperlo, perché, a ben vedere, per gli imprenditori non c è niente di peggio dell incertezza, ma non l incertezza del risultato, ché quella fa parte della natura stessa dell attività imprenditoriale, ma l incertezza delle regole del gioco, dei tempi, delle procedure, insomma del quadro di riferimento al cui interno possano essere prese decisioni univoche, in un senso o nell altro, l incertezza che rende impossibile pianificare il futuro e quindi immobilizza nel presente. 16

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