Il MAXI libro delle P I A N T E G R A S S E

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1 MARIO CECARINI Il MAXI libro delle P I A N T E G R A S S E per conoscerle, amarle, coltivarle con successo Copiapoa haseltoniana - Nord Taltal - deserto di Atacama Cile (GM)

2 SOMMARIO Presentazione 6 Prefazione 7 Evoluzione, struttura e ambiente 9 Evoluzione delle piante 11 Evoluzione delle succulente 13 Qualche cenno di genetica 15 Vita e struttura delle succulente 17 Aspetti della vita vegetale 24 I fattori di crescita 29 Dal fiore, al seme, alla pianta 31 Il segreto dei fiori 32 Ambienti naturali e distribuzione 39 Le succulente naturalizzate in Italia 43 Forme teratologiche 59 Principi di coltivazione 71 Cure particolari 89 La riproduzione sessuata 93 La riproduzione vegetativa 97 L innesto 99 Le malattie e le cure 103 Gli animali nocivi 104 I parassiti vegetali 107 Errori di coltivazione 111 Le cure stagionali 113 Scelta delle piante e loro collocazione 116 Pericoli di sopravvivenza 123 Galleria: le cactacee 127 Generi cactacei non più riconosciuti 250 Galleria: le succulente non cactacee 251 Principali sinonimi delle succulente non cactacee 388 Glossario 394 Bibliografia essenziale 396 Indice delle immagini 398 Codici di comportamento 400 Appendici CITES 403 Indice analitico 406

3 PRESENTAZIONE Lo scopo di questo volume, nella sua prima parte, è quello di ripercorrere l evoluzione delle piante, con particolare riguardo alle succulente, all ambiente naturale in cui vivono, alla distribuzione sui territori, alla vita segreta che le rende capaci di vivere, crescere e riprodursi, alla struttura interna che permette loro l accumulo di acqua e le fa resistere alla siccità, alle forme particolari, nonché alle differenze con le altre piante. La seconda parte vuole fornire, a neofiti e collezionisti, un valido aiuto in tema di coltivazione, di fioritura e di riconoscimento delle piante grasse, tanto diffuse nelle nostre case, mettendo a disposizione degli appassionati accurate nozioni pratiche di botanica, consigli e trucchi, così da accompagnare il lettore nella conoscenza e gestione di questo straordinario e particolare mondo vegetale. Il manuale si occupa, nei minimi particolari, di come coltivare le succulente, siano esse cactacee che non cactacee, in condizioni tanto diverse da quelle naturali. Si forniscono indicazioni su come ottenere splendide fioriture, come seminare, riprodurre, innestare, annaffiare, concimare, difendere dalle intemperie. Informa su come prevenire, riconoscere e curare le malattie, disinfestare dai parassiti e animali nocivi, come e quando eseguire le operazione stagionali, scegliere i generi e le specie migliori o più indicate al nostro ambiente di coltura, la migliore collocazione, in special modo nella stagione fredda, i pericoli di sopravvivenza allo stato selvaggio. Si avvale di una classificazione secondo le fonti più aggiornate e di una terminologia scientifica, resa immediatamente comprensibile da chiare spiegazioni e da un glossario appositamente scritto. Completano il volume, nella sua terza parte, due ampie e complete gallerie di immagini: una per le cactacee e una per le non cactacee, con oltre 1700 illustrazioni a colori, riferite a 300 generi e 1500 specie. Segue l indice dei generi non più riconosciuti e quello dei sinonimi, un accurato glossario, una bibliografia essenziale, i codici di comportamento e le Appendici CITES. 6

4 PARTE PRIMA evoluzione, struttura e ambiente Copiapoa taltalensis Nord Cifuncho Cile (GM) 9

5 VITA E STRUTTURA DELLE SUCCULENTE Col termine succulente, altrimenti dette piante grasse, s intende sia le cactacee che le non cactacee. La succulenza, costituita da un accumulo di succhi, trovasi in grosse cellule separate da ampi spazi intercellulari ricchi d acqua (vacuoli). Può risiedere nelle foglie come nel fusto, così da permettere alla pianta di vivere a lungo anche senza radici. La succulenza può presentarsi anche nelle radici, così come accade, per esempio, in Euphorbia primulifolia. Con la succulenza fogliare queste piante accumulano acqua nelle foglie carnose; con quella caulinare, invece, il tessuto acquifero si sviluppa nel fusto. La succulenza può verificarsi anche nel caudice o caudex, costituito da un rigonfiamento basale compreso fra la radice e il fusto. Tale organo può risiedere tutto sotto terra (ipogeo), essere parzialmente interrato, ovvero collocato appena sopra il livello del suolo (epigeo). Trattasi di una specializzazione del lavoro, dove la parte aerea costituita dalle foglie, spesso caduche, assolve la funzione clorofilliana, mentre il caudice svolge quella di riserva d acqua. Le radici prelevano dal terreno l acqua e i sali minerali che, attraverso i vasi linfatici, vengono convogliati verso l alto ove si trovano i tessuti sensibili alla luce. Possono assumere la forma fascicolata, cioè affastellata, allorché il fittone centrale si atrofizza per dare vita a una fitta rete di radici sottili come avviene nelle Crassulaceae. In altri generi il fittone è alquanto voluminoso, come accade in Ariocarpus, Copiapoa, Lophophora, Peniocereus, Pterocactus, Thelocactus ecc., per cui in coltivazione necessitano sia di un terriccio drenato e sciolto, che di un vaso profondo a sufficienza, da contenere la grossa e lunga radice centrale. Alcune radici sono superficiali, così da essere in grado di assorbire, in habitat, La respirazione cioè il consumo di ossigeno che la pianta stessa produce con la fotosintesi avviene nel corso dell intera giornata, attraverso un processo chimico per mezzo del quale la pianta alimenta i propri organi vitali, consumando i carboidrati per ottenere acqua e anidride carbonica (CO 2 ), utilizzata di giorno nella fotosintesi clorofilliana. Gli stomi sono microscopiche aperture, simili ai pori della nostra pelle, posti sulla epidermide delle piante e attraverso i quali si compie la traspirazione. Traspirazione: perdite d acqua che avvengono attraverso gli stomi. Anabiosi: rallentamento del metabolismo in presenza di condizioni sfavorevoli. Fittone/napiforme/rapiforme: radice primaria a forma di cono rovesciato. Tuberiforme: dicesi di radice laterale ingrossata con funzione di riserva. Claviforme: dicesi di elemento a forma di clava. 17

6 ASPETTI DELLA VITA VEGETALE I sistemi di trasporto. Tutte le piante hanno, all interno del fusto, un particolare sistema di trasporto della linfa che si realizza con due metodi. Uno adibito alla linfa grezza (xilema), in grado di portare acqua e sali minerali dalla radice ai vari organi aerei, avvalendosi del sistema vascolare delle trachee e della traspirazione, che crea una depressione in grado di far risalire la linfa verso l alto. L altro metodo è destinato al trasporto della linfa elaborata (floema) che, partendo dagli organi fotosintetici, la trasporta a tutte le parti della pianta avvalendosi di un sistema osmotico utilizzante i vasi conduttori della linfa (tubi cribrosi). L osmosi è un processo che permette il movimento dei liquidi attraverso le pareti cellulari. Se mettiamo alcune cellule vegetali dentro un contenitore con acqua avente la stessa salinità della cellule, la soluzione che entra è pari a quella che ne esce, realizzando un perfetto equilibrio. Se mettiamo nel recipiente acqua distillata, le cellule si gonfieranno, in quanto la salinità al loro interno attrarranno il liquido. Nel caso inverso in cui nel contenitore siano presenti sali in quantità tali da rendere l acqua più salata rispetto ai liquidi contenuti nelle cellule, queste tenderanno a disidratarsi fino a morire. È quanto accade allorché concimiamo una pianta in modo eccessivo. L adattamento all ambiente. Le piante vivono in ogni parte del Globo, nelle più disparate condizioni climatiche e pedologiche. Ciò è stato reso possibile da un meccanismo di adattamento all ambiente che le piante hanno saputo crearsi nel corso dell evoluzione. Cionondimeno, se trasportiamo una pianta da un determinato habitat in un altro con condizioni climatiche totalmente diverse, non vi può sopravvivere, non avendo avuto il tempo necessario per adattare i propri meccanismi fisiologici alle nuove condizioni. Molteplici attività. Le piante si sono dotate di particolari strutture sensorie e di un preciso orologio biologico interno, così da essere in grado di misurare la luce, la temperatura, la gravità, la durata del giorno, oltre che compiere tutte quelle funzioni che sono tipiche di ogni essere vivente: respirano, si nutrono, compiono alleanze, imparano, ricordano, si difendono dalle avversità, si riproducono in vari modi, entrano in competizione con altri vegetali ecc. La dormienza. La dormienza oltre che nel seme si manifesta anche in altri organi vegetativi, tipicamente in quei territori ove esiste una stagionalità e periodicamente si manifestano condizioni avverse al metabolismo. Le cause vanno ricercate nel freddo e/o nella mancanza di pioggia, per cui le gemme a- picali diventano impermeabili e di conseguenza le piante riducono al minimo la traspirazione. Inoltre esse risultano tanto più resistenti al freddo quanto minore è il contenuto d acqua nei loro tessuti. 24

7 I FATTORI DI CRESCITA Le piante, per una crescita armoniosa, devono avere a disposizione alcuni fattori strettamente collegati e interdipendenti fra loro. Questi fattori sono: la luce, l acqua, il calore, il nutrimento. La loro somministrazione ottimale oscilla fra un minimo e un massimo. Per alcune piante, considerate «difficili», come Blossfeldia liliputana, Euphorbia turbiniformis, Aztekium, i limiti sono alquanto stretti, mentre per quelle considerate «facili», come Sempervivum, Sedum ecc. l oscillazione è più ampia. Se tali limiti sono superati la pianta ne risente, per cui reagisce dapprima con il blocco della crescita, poi il deperimento, la malattia e infine la morte. La luce agisce sulla crescita in quanto elemento indispensabile affinché si realizzi la funzione clorofilliana e, con essa, le complesse reazioni chimiche che hanno reso e rendono possibile la vita sulla Terra. L acqua costituisce la soluzione circolante, elemento indispensabile alla nutrizione delle piante, in quanto permette l assorbimento dei sali minerali in essa disciolti, evita la disidratazione e conferisce turgore ai tessuti in conseguenza dell aumento del citoplasma. Il calore è l elemento che condiziona la crescita e ne regola l intensità. Il nutrimento costituisce il carburante per la vita, senza di esso nessun essere vivente potrebbe sopravvivere. Le piante se lo procurano mediante assorbimento dal terreno bagnato, per mezzo dei peli radicali. Dall aria attingono l anidride carbonica, attraverso le particolari aperture microscopiche costitute dagli stomi. Crassula ovata f. varieg. Echeveria laui 29

8 DAL FIORE, AL SEME, ALLA PIANTA IL FIORE. I botanici ritengono che il fiore sia una foglia trasformata in calice, corolla e organi riproduttivi, dove la parte femminile (stimma) è al centro, circondata dagli organi maschili costituiti dagli stami, le cui antere producono il polline. A fecondazione avvenuta tutte le parti del fiore appassiscono, seccano e cadono eccetto l ovario, il quale ingrossa fino a formare il frutto, contenente i semi, originati dagli ovuli fecondati. Le succulente hanno fiori effimeri anche se molto belli, dei più svariati colori, i cui petali hanno forme e dimensioni diverse. Alcune succulente fioriscono dopo pochi mesi dalla semina, indice di una vita di breve durata, altre impiegano molti anni, come accade a Echinocactus grusonii e a Carnegiea gigantea. Alcune piante mettono in atto un doppio sistema finalizzato alla perpetuazione della specie: uno sessuato, attraverso il fiore e uno asessuato tramite l emissione dei polloni. Le specie monocarpiche hanno una sola fioritura nel corso di tutta la loro vita, così come fa l Agave la quale, dopo qualche decina di anni, emette una grande infiorescenza, alta alcuni metri, alla cui sommità reca numerosissimi fiori, dopo di che muore, non senza aver prima generato diversi polloni attorno a essa. Anche i Melocactus e i Discocactus fioriscono dopo diversi anni e lo fanno mediante l emissione di un cefalio apicale, altrimenti detto cappello di turco: specie di cilindro composto di lanugine, spine e alcuni fiorellini. Dopo tale emissione cessa la crescita della pianta, ma non quella del cefalio. Alcuni cacti colonnari emettono uno pseudocefalio laterale che non fa cessare le funzioni vegetative, così come accade a Espostoa lanianuligera, Espostoa melanostele, Pilosocereus leucocephalus ecc. Pachycereus militaris (MG) notare la lunga infiorescenza ancora incompleta. due Melocactus con relativo cefalio. 31

9 AMBIENTI NATURALI E DISTRIBUZIONE La concentrazione più grande di piante grasse la incontriamo in quel vasto territorio compreso fra il 30 parallelo a nord e a sud dell Equatore. Trattasi di una fascia molto varia, sia per conformazione fisica che per condizioni climatiche. Incontriamo l ambiente semidesertico, la steppa, la savana, la prateria, la foresta e- quatoriale, pianure, altopiani, montagne. Non mancano neppure i deserti veri e propri come quelli del Messico, del Texas, dell Arizona, della California, dal clima caldo-secco, con i loro canyon spesso solcati da fiumi torrentizi, le cui sponde sono sede ideale per la crescita di diversi cacti. L habitat subdesertico alterna periodi lunghi di grande siccità a periodi piovosi. Altrove sono presenti le nebbie a carattere piovigginoso come quelle che s incontrano lungo le coste di Cile, Perù e Namibia. Il deserto di Atacama, in Cile, compreso fra l Oceano pacifico e la Cordigliera delle Ande, è considerato il luogo più asciutto al mondo, ma dove proprio a causa delle nebbie, vi prosperano Copiapoa, Browningia, Eulychnia, Neoporteria. Sulle Ande vivono anche molti cacti del genere Cleistocactus, Echinopsis, Eriosyce, Haageocereus, Neoraimondia, Oreocereus, Oroya, Rebutia ecc. Gli appassionati sanno quanto sia difficile coltivare piante andine, dove l escursione termica giornaliera può raggiungere i 30 C e in alta quota il sole è schermato dalle nuvole, che conferisce luminosità senza scottare le piante, cosa impossibile alle nostre latitudini dove l insolazione è più forte e prolungata. Pianure e altopiani li incontriamo in Messico e negli stati sud-occidentali degli Stati Uniti, patria delle cactacee. Gli stati del Messico centrale, sono ricchi di generi fra i più apprezzati dai coltivatori, vuoi per la bellezza delle forme, della spinagione o dei fiori, come Atzekium, Ariocarpus, Pelecyphora ecc. Sulle montagne, anche ben oltre i 3000 m, dove forte è l escursione termica fra il giorno e la notte e dove d inverno cade la neve, crescono Rebutia ritteri, R. einstenii, Lobivia cinnabarina, L. chrysochete, Opuntia boliviana e altri generi. Scendendo verso i Tropici incontriamo la foresta tipica del Centro America, dove frequenti sono le piogge e dove crescono vigorosi, quasi senza terriccio, i cacti epifiti dai fiori meravigliosi, i più belli fra le cactacee: Epiphyllum, Hylocereus, Rhipsalis, Selenicereus, Schlumbergera. Questo è anche l ambiente di succulente come le Bromeliaceae e le Asclepiadaceae epifite. Si pensi, ad e- sempio, alla Tillandsia che trae sostanze nutritive dall'aria senza necessità alcuna di un substrato. È questa una prova ulteriore della grande adattabilità di queste particolarissime piante che si accontentano veramente di poco. 39

10 I BIOMI NATURALI La conoscenza del luogo di origine delle succulente e delle condizioni di crescita in habitat, ci permettono di coltivarle in modo appropriato. L aria, che deve essere abbondante, costituisce la fonte di gas quali azoto, ossigeno, biossido di carbonio, necessari per l assimilazione del nutrimento. In condizioni di riposo tale richiesta si riduce notevolmente rispetto alla fase vegetativa. La composizione del suolo ci indica abbondanza di sali minerali e basso contenuto di sostanza organica. La temperatura ci fornisce informazioni sulle minime invernali. Il periodo delle piogge ci dice quando e quanto dobbiamo annaffiare. La stagionalità del clima ci informa su quali siano i periodi di accrescimento e quali quelli di stasi. La classificazione degli ambienti naturali in categorie, è una semplificazione che risulta alquanto approssimativa, per il fatto che molti ambienti hanno caratteristiche miste. Sarebbe perciò più corretto parlare di bioma, definito sulla base della vegetazione dominante, che a sua volta dipende dalle condizioni climatiche, morfologiche e pedologiche della zona, ben sapendo che andando dall equatore ai poli la temperatura si riduce a causa della minore insolazione e della maggiore inclinazione dei raggi solari. Ecco i biomi di nostro interesse. Il bioma montano tropicale è caratterizzato da una forte escursione giornaliera della temperatura che d inverno tocca gli zero gradi, è soggetto a forti raffiche di vento, con atmosfera secca e copertura nuvolosa sopra i 1000 m. La temperatura decresce con l aumentare della quota, mentre il suolo, pietroso e poco profondo, permette all acqua di scorrere via velocemente. Un tale bioma lo incontriamo nel sud-ovest degli Stati Uniti, Sudafrica, Argentina e sugli altopiani del Chaco andino e tra i fiumi Paraguay e Paraná dove le piogge sono estive e l ambiente si presta alla vita di piante facilmente coltivabili in Italia con semplici ripari, come le americane Ariocarpus, Astrophytum, Echinocereus, Echinocactus, Tephrocactus, Turbinicarpus, Gymnocalycium, Agave, Echeveria e le africane Aloe, Cyphostemma e molti mesembriantemi. La Diocorea, a causa della crescita invernale, va annaffiata d inverno. Le piante andine e quelle degli altopiani centrali come Rebutia, Oroya, Echinopsis, Tephrocactu sono in grado di sopportare temperature di alcuni gradi sotto lo zero. 41

11 LE SUCCULENTE NATURALIZZATE IN ITALIA L Italia, con i suoi quasi 9000 km di coste, i 1200 km di montagne dell arco alpino, i 1500 km dell Appennino offre, con i suoi numerosi fattori climatici, fisici e ambientali, una grande ricchezza e varietà di specie vegetali. Di queste, oltre 130 sono succulente, la metà circa delle quali alloctone (1) (naturalizzate). È opinione comune pensare che le succulente siano piante in grado di vivere spontaneamente solo in regioni prossime ai tropici: in realtà accade anche diversamente. La famiglia delle Crassulaceae è quella che numericamente meglio rappresenta le piante grasse nel nostro Paese, siano esse caudiciformi oppure no. Fra le caudiciformi annotiamo l Umbilicus rupestris, l U. erectus, l U. horizonthalis, la Rhodiola rosea, l Hylotelephium anacampseros e l Hylotelephium telephium. L Umbilicus rupestris (Ombelico di Venere comune) è diffuso in molte regioni italiane, fino a un altitudine di circa 1000 m. La specie U. horizonthalis (Ombelico di Venere minore) è presente in diverse stazioni dell Italia centro-meridionale, isole comprese. La specie U. erectus è rintracciabile soltanto sulla Sila e sul Gargano. Tutte e tre le varietà di Umbilicus sono fornite di un piccolo caudice chiaro, completamente sotto terra. La Rhodiola rosea, dioica e poco diffusa, è presente nell arco alpino fino a circa 3000 m di altitudine, in particolare nel Trentino lungo la catena del Lagorai. Il suo caudice misura circa 2 cm di diametro e 10 cm di lunghezza. Fiorisce fra maggio e giugno con emissione di fiori giallo-rossi. Afferni M. (2) indica come il caudice della Rhodiola venga usato dai popoli siberiani per fare infusi, dai Mongoli per curare malattie come la tubercolosi, in Bulgaria per fabbricare una bevanda alcolica chiamata nastoika. In Italia la Rhodiola rosea trova impiego in farmacologia contro lo stress, la stanchezza e il sovrappeso. Fra le Crassulaceae non caudiformi un posto di rilievo lo assume il genere Sempervivum, assai frequente sulle nostre montagne, siano esse le Alpi Marittime, le Cozie (Val Maira) o la valle Majelana in Abruzzo, ove possono sopportare temperature di diversi gradi sotto lo zero, allorché le foglie più esterne seccano a protezione dell apice vegetativo, con la pianta pronta a riprendersi e a emettere numerosi nuovi stoloni con relativa rosetta, al sopraggiungere della buona stagione. (1) Alloctono: dicesi di organismo trasportato al di fuori del luogo di origine. (2) Afferni M., Le succulente caudiciformi spontanee in Italia, rivista «Piante grasse» (4), Aias, Roma,

12 FORME TERATOLOGICHE Il termine teratologia fu coniato nell 800 da Isidore Geoffroi Saint- Hilaire per indicare lo studio dei mostri. Assai ricercate dai collezionisti sono alcune forme di crescita abnorme che certe succulente possono assumere, sia in coltivazione che allo stato selvaggio. Tali malformazioni possono insorgere dalla semina o improvvisamente durante la coltivazione, così come regredire senza una particolare ragione. Una di queste forme bizzarre è conosciuta come fasciazione o crestatura, nella quale l apice vegetativo, per lo più di piante a fusto cilindrico, si allarga formando una specie di cresta, che in alcuni casi può modificarsi ancora, generando una massa simile a quella cerebrale, come accade a Mammillaria geminispina, Opuntia cylindrica e a tante altre specie. Alcune succulente colonnari hanno la tendenza ad assumere una forma a spirale, si suppone per un diverso accrescimento del piano apicale. Mammillaria geminispina f. mostr. 59

13 PARTE SECONDA La coltivazione Echinopsis (ex Eulychnia) spinibarbis - Quebrada Rinconada - Cile 70

14 PRINCIPI DI COLTIVAZIONE Nel trattare questo importante argomento, cercherò di chiarire anche il motivo di certe azioni, in modo che l appassionato si possa rendere conto della ragione di certi comportamenti, ovvero l esclusione di altri, così come ritiene Gordon Rowley quando afferma «È sempre meglio capire il perché delle cose, piuttosto che accettarle passivamente (1)». In questo campo c è sempre da imparare, anche da parte dei più esperti. Chi dice di non aver mai perduto una pianta, non dice la verità. Si può affermare che non esista libro di piante grasse che non riporti almeno qualche nozione in fatto di coltivazione. Tuttavia, se proviamo a mettere a confronto tali informazioni, noteremo alcune contraddizioni e incongruenze. Ciò è normale, poiché quello che si scrive è frutto di convinzioni, di letture ed esperienze personali. Spesso non si tiene in debito conto di quali siano le condizioni ambientali in cui facciamo crescere le nostre succulente. Infatti, c è una grossa differenza nel coltivare piante al nord o al sud d Italia, all aperto, dentro una serra o in casa, in un vaso o in piena terra. La cosa migliore che un appassionato possa fare è quella di fare e- sperimenti in proprio, unitamente alla lettura di un buon libro, in grado di fugare molti di quei dubbi che assalgono chi inizia la coltivazione. La parte restante deve farla un attenta osservazione delle piante e dei risultati raggiunti. Solo così si progredisce con esperienze nuove e migliori, si evitano errori e, magari, si acquisisce il famoso pollice verde. Non sono molto d accordo con chi dice che coltivare succulente è un arte che non può essere insegnata. La cosa può avere un fondo di verità solo nel caso di qualche genere particolarmente difficile (Myrmecodia, Blossfeldia), magari a partire dalla semina (Dintheranthus, Aztekium), ma senza generalizzare. I consigli di un buon maestro sono sempre utili. L HABITAT. La conoscenza degli habitat dove queste piante vivono, come già indicato, è di grande aiuto per il coltivatore, che in questo modo viene a conoscenza dei periodi di pioggia e di quelli di asciutto, di crescita e di stasi, in quale epoca fa più caldo e quando meno, quale la temperatura massima e quella minima. (1) Rowley, G., Le piante grasse, Zanichelli,

15 RICONOSCIMENTO DELLE CARENZE E DEGLI ECCESSI NUTRITIVI Tutti i vegetali per una crescita armonica necessitano di un equilibrato quantitativo di elementi nutritivi. Se tale quantità è inferiore o superiore alle esigenze, le piante lo segnalano attraverso manifestazioni che sono tipiche di o- gni elemento e che hanno come conseguenza: sviluppo scarso e ritardato, colorazione anomala delle foglie e/o del fusto, fioritura con colorazione sbiadita, ridotta o nulla. Azoto. La carenza di azoto si manifesta con una crescita stentata della pianta, fusti piccoli e scoloriti, foglie di colore verde chiaro, scarsa o nulla produzione di fiori e di frutti. Un eccesso di azoto genera un aspetto lussureggiante del fogliame, fusti gonfi e molli, fioritura ritardata, maggiore attitudine alle malattie. Fosforo. L insufficienza di fosforo si evidenzia con una limitata produzione di legno, sviluppo ritardato, poche radici, rami contorti, foglie di colore rossastro, piccole, opache, con gambi e piccioli molto duri. La produzione dei fiori è scarsa, i frutti piccoli e tardivi. Un eccedenza di fosforo forma composti insolubili con ferro e manganese con generazione delle relative clorosi. Potassio. La carenza di potassio è rivelata da una produzione di rami e fusti deboli, fragili, soggetti a fungosi. I fiori sono scarsamente colorati, senza profumo e vigore. Le foglie hanno i bordi scoloriti e a volte arricciati, alcune possono apparire chiazzate con presenza di piccioli molli. Un eccesso di potassio produce piccioli e gambi fogliari rigidi e scuri. Calcio. L insufficienza di calcio si manifesta con il sottosviluppo delle radici, la formazione di foglie giallo paglierino, spesso arricciate verso l alto, con accartocciamenti e malformazioni, frutti molli con presenza di tagli, spaccature e marcescenze. Un eccesso di calcio genera composti insolubili con ferro e fosforo e crea carenze di questi elementi. Magnesio. La carenza di magnesio si manifesta con necrosi e una crescita stentata del fusto dopo che la pianta si è sviluppata. Le venature delle foglie restano verdi mentre l area circostante ingiallisce e secca, con fioritura tardiva e poco vigorosa. Troppo calcio e potassio rende difficile l assorbimento del magnesio, mentre un eccesso di questo elemento genera fogliame abbondante con colori vivaci. 80

16 LA RIPRODUZIONE SESSUATA vassoio con vasetti di 5 cm seminiera Generalità di semina. L appassionato ricorre alla semina per varie ragioni: innanzi tutto perché è fonte di grande soddisfazione, poi perché si procura piante spendendo poco, in special modo quando quelle adulte hanno un costo elevato, non sono facilmente acquistabili, non le possiede, non e- mettono polloni o non vuole deturpare le piante madri prelevando talee. Il rovescio della medaglia è che dovrà attendere alcuni anni prima di veder fiorire una plantula. Consiglio sempre di acquistare semi da ditte specializzate e di provata e- sperienza per non correre il rischio di procurarci semi di dubbia purezza e germinabilità o, peggio, infetti. Il periodo. L epoca migliore per seminare è quella che cade nelle prime due settimane di aprile, allorché la temperatura è tale da non richiedere un riscaldamento della composta e la luce è sufficiente a scongiurare il pericolo di eziolatura delle giovani piante. Chi possiede un germinatoio con cavo riscaldante e un impianto di luce artificiale, può seminare in qualsiasi periodo dell anno. La semina autunnale è consigliata, in genere, per le Aizoaceae, cioè per quei mesembriantemi a crescita invernale, nel cui habitat di origine (Karoo) è il periodo delle piogge. I contenitori. È preferibile procurarsi vasetti quadrati di 5 cm di lato, da collocare dentro un vassoio, da inserire a sua volta in un contenitore avente l altezza di almeno 20 centimetri. Nei supermercati non è difficile trovarne di plastica trasparente, anche con ruote e coperchio. Un altra soluzione è quella di acquistare un apposita seminiera. Chi semina poche specie può semplicemente usare vasetti di vetro, con relativo tappo, senza necessità del vassoio e del contenitore. Alcuni sono soliti chiudere ermeticamente i vasetti, già seminati, dentro sacchetti del genere u- sato per la surgelazione dei cibi. La chiusura impedisce all acqua di evaporare, per cui non c è necessità d annaffiare, se non dopo l avvenuta germinazione e la conseguente a- reazione. 93

17 LA RIPRODUZIONE VEGETATIVA La talea. La riproduzione per talea è una tecnica mediante la quale prelevando per mezzo di un cutter, disinfettato in alcol, una parte di una pianta (fusto, foglia, radice), è possibile generare una pianta intera, del tutto uguale a quella dalla quale proviene e cioè un clone (1). Costituiscono eccezione alcune caudiciformi che, moltiplicate per talea, non riproducono il caudice. Tale tecnica è comune a quasi tutte le piante grasse, eccetto alcune specie come Astrophytum, Ariocarpus, Frithia, Euphorbia obesa ecc. In questo modo salviamo piante parzialmente marce, otteniamo cloni in modo molto veloce, ringiovaniamo piante vecchie o malformate. È anche la sola maniera per riprodurre un ibrido avente semi sterili. Epoca. Il periodo di esecuzione migliore è quello compreso fra aprile e settembre, ma con calore e luce artificiale è possibile in ogni stagione. Nel caso notassimo in qualche pianta un principio di marcescenza in periodo di stasi, possiamo conservare la parte sana in luogo asciutto, per farne una talea in primavera. Nel frattempo, alla base della talea si sarà formata una pellicola impermeabile (callo) dalla quale, una volta messa in vegetazione, spunteranno le radici. Substrato. La composta migliore è costituita, in genere, da pomice e sabbia oppure agriperlite da mantenere costantemente e leggermente umida. Modalità. Le talee si pongono alla profondità di qualche centimetro, assicurandole a un tutore affinché restino stabili. Condizioni. L ambiente favorevole alla radicazione è quello umido, con buona luce e temperatura di C. L inserimento del vasetto con la talea dentro un sacchetto di plastica chiuso alla sommità, crea un atmosfera confinata, col giusto grado di umidità, in grado di accelerare la radicazione e con un alta probabilità di riuscita. A radicazione avvenuta si procede al rinvaso. Talea di fusto o di ramo. Si sceglie una pianta in buona salute, se ne asporta u- na parte, anche piccola, si disinfetta la base con zolfo ramato e si fa asciugare in luogo ventilato. Nel caso di una pianta non cactacea, il taglio deve avvenire 5 mm al disotto di un internodo, se presente, in quanto è proprio da questo che molte piante emettono le radici. Se sono presenti le foglie si tolgono quelle basali lasciandone al massimo due apicali, affinché, per effetto della traspirazione la talea non si asciughi troppo. (1) Cellula od organismo geneticamente identico derivante da riproduzione vegetativa. 97

18 LE MALATTIE E LE CURE Una pianta sana e accudita a dovere ha minori probabilità di ammalarsi, perché in grado di autoproteggersi per mezzo delle difese immunitarie. Ecco le principali norme igieniche da seguire: - utilizzare sempre una composta sana, esente da spore, uova e neanidi di patogeni; - controllare, disinfettare e tenere in quarantena i nuovi arrivi di piante; - irrorare e annaffiare le piante a inizio e fine stagione di crescita con prodotti sistemici, sia anticrittogamici che antiparassitari; - disinfettare con alcol gli strumenti da taglio per talee, innesti e potatura; - annaffiare dal basso e non a pioggia; - assicurare una buona circolazione dell aria e non tenere le piante troppo serrate le une alle altre, così da non procurare loro ferite e punture; - evitare l eccessiva umidità ambientale e non eccedere con le annaffiature; - eseguire concimazioni equilibrate e solo in fase di crescita; - tenere gli ambienti puliti dai detriti, fiori appassiti, residui vegetali, foglie cadute; - prima della stasi invernale disinfettare la serra utilizzando un soffietto caricato con un anticrittogamico e un antiparassitario in polvere, per impedire il diffondersi di malattie; - dopo aver maneggiato piante infette, disinfettarsi le mani prima di toccare altre piante; - portare in discarica piante, vasi e terricci infetti; - molti patogeni, in special modo i batteri, sono in grado di infettare le nostre piante solo penetrando al loro interno, a seguito di nostri errori o negligenze e a causa di ferite, tagli, punture, procurate da piante spinose troppo ravvicinate o da insetti. In simili casi occorre applicare sulla ferita un anticrittogamico in polvere ad ampio spettro di azione. zolfatore a soffietto È risaputo come la cura migliore contro i patogeni, in special modo se di origine crittogamica, sia la prevenzione. Oggi esistono in commercio prodotti sistemici (sia insetticidi che fungicidi) assorbibili dalle piante, sia per via radicale che fogliare, in grado di proteggere le piante dagli attacchi esterni. Tali prodotti debbono essere somministrati due volte l anno, a inizio e fine stagione di crescita, con l avvertenza 103

19 PARTE III - GALLERIA DI IMMAGINI Classificazione delle cactacee secondo: Anderson, E. F. The Cactus family e delle non cactacee secondo: Eggli, U. llustrated handbook of succulent plants,. Madagascar Deserto di Atacama - Cile (GM) Karoo - Sudafrica 126

20 CACTACEE Acanthocalycium ferrarii Acanthocalycium klimpelianum Acanthocalycium spiniflorum Acanthocereus tetragonus Acharagma aguirreana Acharagma roseana 128

21 SUCCULENTE NON CACTACEE Abromeitiella brevifolia Abromeitiella chlorantha Adansonia digitata (MC) Adansonia digitata (Baobab) Adansonia grandidieri Adansonia grandidieri 252

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