Il massacro degli olivi salentini

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1 L Opinione di Rino Borriello, Agronomo territorialista, Docente di Agronomia, Master di Perfezionamento ed Alta Formazione in Pianificazione Comunale Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Napoli Federico II. Il massacro degli olivi salentini Alberi centenari dai fusti contorti, molte volte scavati; con chiome grigio-verdi soffuse d argento, in un cromatismo che solo gli ulivi sanno inventare. Stanno lì, abbarbicati a quella terra dura di cui sono il simbolo e la memoria, a guardia di popolazioni troppe volte emigrate. Sono gli ulivi del Salento (fig.1), giganti pieni di storia, fusi in un paesaggio antico di cui sono l emblema. I loro nonni forse videro Ulisse, loro no, sono troppo giovani per aver ispirato la mente di Omero, ma se Garibaldi fosse passato di qui, avrebbero potuto dargli un po di frescura. Restano lì immobili, abituati al silenzio delle campagne pugliesi, interrotto solo dal canto di uccelli e dal frinire delle cicale. Molti di essi hanno chiome che paiono bruciate, con rami protesi verso il cielo, come preghiere inascoltate. Oggi, su quelle ed in quelle campagne, il silenzio si è interrotto per sempre. Armati di motoseghe e protetti dalle forze dell ordine, sono giunti gli operatori per eseguire il verdetto del Piano Silletti (fig.2), dal nome del comandante del Corpo Forestale della Regione Puglia, Giuseppe Silletti, nominato Commissario Delegato per l attuazione degli interventi per l emergenza causata dal batterio killer degli ulivi, la Xylella fastidiosa. Il Piano, voluto dal Ministero delle Politiche Agricole di concerto con l U.E., impone lo svellimento e la bruciatura degli ulivi colpiti dal batterio, nel tentativo di arginare la diffusione della malattia. Ne è stata Fig.1-Ulivo salentino

2 Fig.2 - Mappa Iniziale del Piano Silletti - Inizialmente lo svellimento degli olivi doveva interessare la sola fascia di eradicazione. Avendo però riscontrato un nuovo focolaio anche ad Oria, molto al di fuori del Cordone Fitosanitario, si è proceduto ad estendere il Piano a tutto il Salento. coinvolta anche la Protezione Civile, scesa in campo per contenere le accese proteste degli ambientalisti e dei proprietari degli oliveti; proteste che, sorte spontaneamente nei luoghi pugliesi, hanno poi invaso i social network, dando vita all imponente dibattito in contraddittorio di un pullulare di xylellologi ognuno dei quali pare che abbia la verità in tasca. A volerci capire qualcosa se ne resta davvero frastornati, per il gran numero di comunicati stampa e di articoli che quotidianamente giungono nelle redazioni dei giornali e sui social network e che, ogni volta, rimettono in gioco le notizie acquisite. Anche perché dal mondo della scienza, ancora ad oggi, non giunge un parere univoco, definitivo, soprattutto per quel che

3 concerne l eziologia della malattia e le prove di patogenicità. Infatti, ad oggi nessuno conosce le cause del fenomeno. Per i batteriologi il patogeno responsabile è la Xylella fastidiosa. Per i micologi gli agenti potrebbero essere alcune specie di funghi. C è, inoltre, chi sostiene che siano coinvolte più specie del genere Xylella o addirittura specie nuove con le relative sottospecie. Per molti le cause sembrano imputarsi alla cattiva gestione degli oliveti, al massiccio uso di pesticidi e di diserbanti e, più in generale, al decremento della qualità degli agroecosistemi olivicoli. Sul fronte dei rimedi da adottare, da una parte vi sono le opinioni di esperti di fama mondiale, quali il prof. Giovanni P. Martelli, emerito dell Università di Bari, favorevole - sebbene ad obtorto collo - alla uccisione degli olivi per arginare la diffusione del morbo; dall altra i comitati, altrettanto scientifici, di agronomi pugliesi, del CNR e della Coldiretti che, riunitisi in cordata, hanno da sempre difeso la linea della conservazione delle piante, ritenendo inutili le drastiche misure imposte per il controllo della malattia, e favorevoli ad approntare un opportuno programma di ricerca e di sperimentazione, sostenuto con adeguate risorse dall U.E., utile ad attivare e concretizzare un approccio di studio a carattere interdisciplinare. È vero, molti fondi sono stati già stanziati, ma sono ancora insufficienti per coprire un programma di ricerca di così grande portata. Sul finire di marzo è scesa in campo anche la Chiesa leccese con un imponente e partecipata Via Crucis (fig.3), da Gagliano del Capo a Santa Maria di Leuca, cui hanno partecipato i sindaci ed i politici dei comuni interessati, per salvare il patrimonio olivicolo salentino (60 milioni di alberi d ulivo) finito nel braccio della morte. Alla fine le opinioni degli attivisti e degli agronomi contrari al Piano Silletti hanno prevalso ed è del 26 aprile la notizia che il TAR del Lazio, Fig.3 - Via Crucis della Chiesa leccese, da Gagliano del Capo a Santa Maria di Leuca, cui hanno partecipato sindaci e politici dei comuni interessati a sostegno della conservazione del patrimonio olivicolo salentino.

4 accogliendo la richiesta d urgenza dei vivaisti leccesi, ha emesso un decreto cautelare che sospende il Piano fino al 6 maggio. Ma non si tratta che di un ulteriore rimando. Perché tutto questo? Soprattutto, come mai ci si è ritrovati disarmati contro questo patogeno che, oltreoceano, è una vecchia conoscenza dei fitopatologi. E già, perché questo patogeno già dagli anni 30 del secolo scorso, ha manifestato tutta la sua dannosità a carico di numerose colture agrarie (tab.1), prime fra tutte la vite, mettendo in ginocchio l intera economia vitivinicola californiana, divenendo endemica in quasi tutto il Sud degli Stati Uniti e causando malattie note con vari nomi fra i quali la devastante Malattia di Pierce. Ancora oggi vi sono aree nel Sud della California, dove la vite è oramai incoltivabile a causa delle ricorrenti infestazioni di Xylella peraltro lì diffusa da un cicadellide che qui, per fortuna manca, l Homalodisca vitripennis. Fig.4 - Università degli Studi di Napoli Federico II, Facoltà di Agraria, Conferenza del Prof. Giovanni P. Martelli, Portici, 21 aprile Solo nel 1978 si scoprì la natura batterica del morbo e, caso alquanto raro nell epidemiologia delle batteriosi, la sua diffusione per mezzo di vettori e, primi fra tutti, gli insetti appartenenti ai Cicadellidi. Ma tentiamo di fare un sunto degli eventi. In Italia questa triste ed allarmante faccenda nasce già nel 2009 quando, nelle campagne leccesi, viene segnalata la presenza di una nuova malattia causante il disseccamento delle chiome di molti ulivi. Di lì, la malattia si è propagata in misura tale da minacciare l immenso patrimonio olivicolo, economico e paesaggistico del Salento, in un inarrestabile marcia verso nord. Proprio per impedire il diffondersi dell epidemia e nella totale assenza di altre efficaci azioni contenitive del fenomeno, giunge il piano Silletti, finanziato dalla U.E. che, imponendo ed attuando lo

5 svellimento degli alberi colpiti e la bruciatura dei loro resti, innesca le proteste di tutti coloro che hanno a cuore quegli olivi secolari. A raccontarcelo è stato il chiarissimo prof. Giovanni P. Martelli, dell Università di Bari che in aprile ha tenuto una documentatissima e convincente conferenza, presso la Facoltà di Agraria di Portici (fig.4). Durante la sua prolusione, Martelli ha documentato i risultati delle sue decennali ricerche svolte sul fronte Fig.5 - Sputacchina, insetto vettore della Xylella fastidiosa. della lotta alla Xylella, sia in California sia in Europa. Nel nostro areale il vettore è il cicadellide Philaenus spumarius L., comunemente chiamato Sputacchina (fig.5), per via del nido di spuma che la larva produce per difendersi e per creare attorno a sé un ambiente costantemente umido. E la Sputacchina è estremamente polifaga e conseguentemente assai diffusa nell ambiente, così come ben sanno tutti coloro che vanno per campi e prati durante la bella stagione e vi scorgono i piccoli agglomerati di schiuma, simili ad uno sputo, su steli e piccioli. È pura follia pensare di combatterla, perché per farlo, si dovrebbe eliminare lo sterminato gruppo di piante ospiti, principalmente erbacee, prima ancora che l olivo e le altre arboree colpite. In Puglia, contrariamente a quanto si riteneva agli inizi di questa vicenda, il batterio non è giunto con l introduzione del vettore, ma con piante ornamentali infette, provenienti dal Centro America. Infatti, come spiega Martelli, dalle analisi molecolari del ceppo batterico salentino si evince che esso è geneticamente identico ad un ceppo presente nel Costa Rica, peraltro rinvenuto anche in Olanda ed anche lì su piante importate dallo stesso Paese Centroamericano. Stante ai risultati delle prime ricerche si è pensato di arginare il fenomeno ricorrendo anche all uso dei sali di rame, ma il tutto è risultato vano. Il vero problema è che, ancora ad oggi, non è stata individuata una molecola in grado di raggiungere e di neutralizzare

6 i batteri localizzatisi nei fasci xilematici (fig.6) delle piante arboree e che, anche applicando metodi endoterapici, non si sono avuti risultati di una certa significatività. Fig.6 - a) Colonie di Xylella fastidiosa nelle cellule dei vasi xilematci di Olivo (microscopio elettronico Università di Berkeley); b) Cellule batteriche di Xylella fastidiosa, (Foto tratta da blog di Antonio Bruno). Piante di grande interesse agrario 1 Agrumi 2 Avocado 3 Caffè 4 Drupacee (Pesco, Mandorlo, Ciliegio, Prugno) 5 Erba medica 6 Mango 7 Noce Pecan 8 Olivo 9 Pomacee (Pero asiatico) 10 Vite Piante di interesse agrario 1 Gelso rosso 2 Mirtillo Arbusti della Macchia Mediterranea 1 Alaterno 2 Biancospino 3 Ginestre varie 4 Mirto 5 Oleandro 6 Rosmarino Piante ornamentali 1 Lilium spp. 2 Oleandro 3 Polygala myrtifolia 4 Rosa spp. 5 Vinca minor 6 Vinca rosea Tab.1 - Piante sulle quali sono state documentate sindromi collegate alla presenza di Xylella fastidiosa.

7 Perciò appare come impellente il potenziamento della ricerca scientifica con sforzi di carattere internazionale, anche perché questa devastante malattia non si configura solo come un problema italiano, ma pesa come una spada di Damocle sui comparti olivicoli di mezzo mondo. E a nulla varranno le forme di protezionismo commerciale già attuate da Francia, Marocco ed altri Paesi con la chiusura delle frontiere alle piante ed ai prodotti provenienti dalla nostra Puglia e, di qui a poco, anche da altre regioni italiane; una guerra commerciale priva di logicità scientifica che pare avallare le ipotesi di quanti sospettano interessi assai più gravi ed estesi, relativi allo zampino di multinazionali orientate a favorire il famigerato Olio di Palma ai danni dell Olio di Oliva. Vedremo! E, come si scriveva una volta nei romanzi d appendice, anche a me tocca mettere, in calce al presente editoriale, il non dimenticato e caro continua. Solo che questo non è un romanzo, ma un argomentazione di carattere scientifico. Mala tempora! Rabbia, tristezza, disperazione e sgomento per la distruzione di un simbolo di una cultura millenaria: l olivo.

8 Nota: Tutte le foto, tranne quella del prof. Martelli ad Agraria, sono state rinvenute su Internet. Ambiente e Cultura Mediterranea, maggio 2015