DURABILITÀ DEL CALCESTRUZZO GELO/DISGELO E SALI DISGELANTI

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1 UNIVERSITA DEGLI STUDI DI BERGAMO FACOLTA DI INGEGNERIA DURABILITÀ DEL CALCESTRUZZO GELO/DISGELO E SALI DISGELANTI Prof. Ing. Luigi Coppola

2 CLASSI D ESPOSIZIONE AMBIENTALE ITALIA classe ambiente/agenti di degrado X0 assenza di rischio di corrosione delle armature o di attacco del cls XC corrosione delle armature indotta da carbonatazione XD corrosione delle armature indotta da cloruri esclusi quelli provenienti dall acqua di mare XS corrosione da cloruri presenti nell acqua di mare XF degrado del cls provocato da cicli di gelo/disgelo con o senza sali disgelanti XA attacco chimico del calcestruzzo

3 VARIAZIONI TERMICHE INTERNE ESTERNE NATURALI NATURALI ARTIFICIALI CALORE DI IDRATAZIONE - GELO/DISGELO - GRADIENTI T INCENDIO

4 DEGRADO DELLE STRUTTURE IN SERVIZIO TENSIONI DISTRUTTIVE NELLA MATRICE CEMENTIZIA E NEGLI AGGREGATI DURANTE L ESECUZIONE DEI GETTI IL CALCESTRUZZO NON HA SUFFICIENTE RESISTENZA PUÒ COMPLETAMENTE DISINTEGRARSI PER EFFETTO DEL CONGELAMENTO DELL ACQUA CONTENUTA AL SUO INTERNO.

5 CICLI DI GELO/DISGELO IN SERVIZIO DURANTE L ESECUZIONE DEI GETTI PROVVEDIMENTI: -BASSO a/c -ADDITIVI AERANTI -AGGREGATI NON GELIVI -SMALTIMENTO ACQUE PROVVEDIMENTI: -BASSO a/c -CEMENTI A RAPIDO INDURIMENTO -ADDITIVI ACCELERANTI DI INDURIMENTO -RISCALDAMENTO INGREDIENTI -ISOLAMENTO TERMICO DEI GETTI

6 GHIACCIO TEMPERATURA < 0 C ACQUA GHIACCIO INCREMENTO DI VOLUME 9%

7 GHIACCIO TEMPERATURA 0 C ACQUA GHIACCIO Se l acqua è contenuta in un recipiente di grosse dimensioni dove, per l elevato rapporto volume/superficie, le molecole di acqua sono scarsamente influenzate dalle forze di attrazione superficiale esercitate dalle pareti del contenitore.

8 PUNTO DI CONGELAMENTO PUNTO DI CONGELAMENTO DELL ACQUA LIQUIDA FORZE DI ATTRAZIONE SUPERFICIALE DIMENSIONE DEI PORI

9 PUNTO DI CONGELAMENTO ABBASSAMENTO PUNTO DI CONGELAMENTO DELL ACQUA LIQUIDA IN PICCOLI PORI: Abbassamento del punto di congelamento rispetto a 0 C risulterà tanto maggiore quanto minore è la dimensione dei pori in cui l acqua è contenuta.

10 Temperatura di congelamento dell acqua all interno delle porosità della matrice cementizia Tipo di porosità Spazi interstratici Diametro dei pori Temperatura di congelamento dell acqua m - 25 C - 79 C Pori capillari m C - 6 C Macroporosità m 0 C

11 EUROPA Nelle strutture in calcestruzzo realizzate nel nostro Paese e in quelli che appartengono alla Comunità Europea Temperature generalmente non scendono al di sotto di -15/-20 C solo l acqua presente nelle porosità capillari e nei macrovuoti (prodotti da difetti di posa in opera e compattazione del getto) si può trasformare in ghiaccio

12 SUPER RAFFREDDAMENTO TEMPERATURA < 0 C ACQUA GHIACCIO pori capillari di grandi dimensioni macroporosità ACQUA ACQUA Spazi interstratici SUPER-RAFFREDDAMENTO

13 PORI CAPILLARI CON poca ACQUA TEMPERATURA 0 C

14 GRADO DI SATURAZIONE Sapendo che la formazione del ghiaccio avviene con un aumento di volume rispetto a quello dell acqua liquida pari a circa il 9%, il volume occupato dall acqua liquida all interno del poro rispetto al volume totale dello stesso (x) affinché a seguito del congelamento il ghiaccio riempia totalmente lo spazio disponibile risulta pari al 91.7%: x x = 100 x = 100/1.09 = 91.7%

15 GRADO DI SATURAZIONE GRADO DI SATURAZIONE < 91.7% Nell ipotesi di completo congelamento dell acqua liquida presente nel poro il volume di ghiaccio formatosi non sarebbe sufficiente a riempirlo completamente e, conseguentemente, non ci sarebbe acqua in eccesso che verrebbe espulsa

16 GRADO DI SATURAZIONE REALE Nelle strutture reali GRADO DI SATURAZIONE < 85% Le pressioni che insorgono per effetto dei cicli di gelo-disgelo non sono sufficienti per superare la resistenza del materiale e, conseguentemente, per produrre un degrado ingegneristicamente significativo

17 Resistenza ai cicli di gelo/disgelo in funzione del grado di saturazione del calcestruzzo.

18 PORI CAPILLARI CON GRADO DI SATURAZIONE MAGGIORE DI QUELLO CRITICO TEMPERATURA 0 C PRESSIONE IDRAULICA

19 PRESSIONE IDRAULICA PRESSIONE IDRAULICA determinata dalla resistenza opposta al flusso di acqua, può essere definita mediante l equazione di Darcy

20 FLUSSO DI ACQUA LIQUIDA FLUSSO DI ACQUA volume di acqua liquida espulso dal poro nell unità di tempo

21 FLUSSO VELOCITÀ DI ABBASSAMENTO DELLA TEMPERATURA VOLUME DI GHIACCIO FORMATOSI NELL UNITÁ DI TEMPO FLUSSO DI ACQUA

22 A = SEZIONE DEL PORO perpendicolare al flusso di acqua attraverso il quale l acqua viene espulsa K = COEFFICIENTE DI PERMEABILITÀ della matrice cementizia. DIMENSIONE DEI PORI: diminuisce A a/c INTERCONNESSIONE TRA I PORI: diminuisce K INTERCONNESSIONE TRA I PORI: aumenta l

23 DISTANZA TRA I PORI l = DISTANZA che l acqua liquida in pressione deve percorrere per raggiungere un poro che possa ospitarla. l

24 PRESSIONE IDRAULICA

25 a/c H

26 DIMINUZIONE A/C Nelle strutture esposte a climi rigidi la diminuzione del rapporto a/c non rappresenta una soluzione efficace alla risoluzione dei problemi connessi con l incremento di pressione dell acqua liquida presente nelle porosità del conglomerato.

27 Resistenza ai cicli di gelo/disgelo e perdita di massa dopo 300 cicli in funzione del rapporto a/c.

28 AERANTI La soluzione al problema della gelività del calcestruzzo è rappresentata dall impiego nel confezionamento del conglomerato di additivi aeranti capaci, attraverso una stabilizzazione dell aria presente nell impasto, di garantire nella matrice cementizia la formazione di un sistema di microbolle omogeneamente disperso in cui la pressione dell acqua liquida generata dalla formazione del ghiaccio nei pori capillari possa scaricarsi prima di attingere valori superiori alla resistenza del materiale.

29 ADDITIVI AERANTI E DISTANZA TRA I PORI L = DISTANZA INIZIALE l sp sp sp

30 PRESSIONE IDRAULICA

31 sp << l H H < f ct

32 ADDITIVI AERANTI E SPACING L = DISTANZA INIZIALE l sp sp sp sp = µm

33 Fattore di durabilità e variazione dimensionale del calcestruzzo a seguito dei cicli di gelo-disgelo in funzione dello spacing tra le microbolle di aria inglobata.

34 Variazione dimensionale del calcestruzzo a seguito dei cicli di gelo-disgelo.

35 NATURA I tensioattivi hanno una duplice natura; sono costituiti da molecole provviste di: - una testa polare con caratteristiche idrofile - una coda marcatamente neutra ed idrofoba. La testa polare delle molecole può essere caricata negativamente, positivamente oppure può essere neutra: si parla, rispettivamente, di tensioattivi anionici, cationici o nonionici.

36 TESTA/CODA Quando una molecola del tensioattivo viene adsorbita in corrispondenza di una interfaccia (ad esempio quella rappresentata da una bolla d aria dispersa nel calcestruzzo ancora fresco) la natura duale della molecola permette al tensioattivo di orientare la testa (e la coda) verso la fase a lei affine costituita dalla soluzione acquosa (per la coda idrofoba rappresentata dalla bolla d aria) determinando una riduzione della tensione superficiale tanto maggiore quanto maggiore è la concentrazione del tensioattivo.

37 In assenza di additivi aeranti all interno della matrice cementizia è sempre presente dell aria intrappolata generata dai vortici che si creano durante il mescolamento degli ingredienti. Inizialmente, le bolle di aria di grosse dimensioni vengono, per effetto degli sforzi taglianti delle lame del mescolatore, rotte in una miriade di microbolle. COALESCENZA

38 COALESCENZA Successivamente, tuttavia, esse tendono a raggrupparsi (coalescenza) formando bolle di grosse dimensioni che tendono a risalire verso la superficie del conglomerato ed in parte ad essere espulse durante le operazioni di compattazione del getto mediante vibrazione

39 TENSIOATTIVI CARICATI

40 ARIA INGLOBATA O AGGIUNTA ARIA INTRAPPOLATA L aria presente in un calcestruzzo in assenza di additivo aerante ARIA INGLOBATA L aria stabilizzata in un calcestruzzo in presenza di un additivo aerante

41 MICROBOLLE ADDITIVO AERANTE Aggiunto separatamente dagli altri additivi, dopo aver introdotto nel mescolatore o nell autobetoniera almeno i due terzi dell acqua di impasto. Aggiunte dell additivo prima dell introduzione dell acqua, infatti, possono determinare un assorbimento del tensioattivo da parte degli aggregati, soprattutto se questi sono asciutti, riducendone l efficacia. CALCESTRUZZO

42 EFFETTI COLLATERALI ADDITIVO AERANTE MICROBOLLE Lavorabilità - 5% acqua d impasto Bleeding

43 PROBLEMA PRATICO La misura dello spacing tra le microbolle, peraltro abbastanza complicata, si può effettuare solo sul calcestruzzo indurito. Pertanto, eventuali errori in difetto nel dosaggio dell additivo aerante verrebbero messi in evidenza quando ormai la struttura è stata già realizzata costringendo ad intervenire sul manufatto con complicati, se non impossibili, interventi di impermeabilizzazione tesi alla riduzione del grado di saturazione che compensino il deficit di aria inglobata ed il conseguente elevato valore della distanza tra le microbolle

44 POROSIMETRO Nelle prescrizioni di capitolato relative a calcestruzzi resistenti al gelo si preferisce indicare anche il volume di ARIA INGLOBATA. Lo spacing, infatti, è direttamente correlato con il volume totale di aria nell impasto. Il valore prescritto dell aria inglobata, inoltre, è di facile determinazione sul calcestruzzo fresco mediante il porosimetro. Conseguentemente, se al momento della consegna del calcestruzzo in cantiere questo dovesse evidenziare un volume di aria inferiore a quello prescritto sarà possibile rigettare l impasto evitando di realizzare la struttura con un conglomerato potenzialmente gelivo

45 ARIA INGLOBATA / INTRAPPOLATA IN ACCORDO ALLA PROCEDURA DESCRITTA DALLA NORMA UNI-EN BASATA SULL IMPIEGO DEL POROSIMETRO

46 Valori consigliati del volume di aria inglobata (in percentuale sul volume del calcestruzzo) in funzione del diametro massimo dell aggregato, valori dell aria intrappolata per calcestruzzi completamente compattati ed extra-aria. D max (mm) a int (%) 3.5 ± ± ± 1 a ing 7.5 ± ± ± 1 extraaria 1.5 ± ± ± ± ± ±

47 Correlazione tra valore dello spacing e aria inglobata nel calcestruzzo fresco per conglomerati confezionati con aggregati aventi D max compreso nell intervallo 8-32 mm.

48 FATTORI Rapporto a/c = Lavorabilità Dosaggio/tipo additivo fluidificante VOLUME DI ARIA DIAMETRO MASSIMO AGGREGATO D max DIAMETRO MASSIMO AGGREGATO D max VOLUME DI PASTA VOLUME DI ARIA

49 ABBATTIMENTO RESISTENZA + 1% EXTRA-ARIA - 5 % RESISTENZA MECCANICA A COMPRESSIONE + 4% EXTRA-ARIA - (5 4) = - 20% RESISTENZA MECCANICA A COMPRESSIONE

50 COMPENSAZIONE = RESISTENZA A COMPRESSIONE CON AERANTE SENZA AERANTE Rapporto a/c Rapporto a/c

51 R ck = 30 N/mm 2 R cm28 = 37.5 N/mm 2 a/c = 0.52 SENZA AERANTE

52 a/c = 0.52 CON AERANTE R* cm = 37.5 N/mm 2 R cm = (-20%) R* cm R cm = = 30 N/mm 2 R ck = = 22.5 N/mm 2

53 R ck = 30 N/mm 2 R* cm (1-0.2) = 37.5= R*cm = 37.5/0.80 = = N/mm 2 a/c = 0.41 CON AERANTE

54 Indicazione schematica aree dove adottare calcestruzzi resistenti al gelo.

55 CLASSE XF DEGRADO DA CICLI DI GELO/DISGELO CLASSE DI ESPOSIZIONE DESCRIZIONE DELLA STRUTTURA E DELL AMBIENTE (a/c) max C(x/y) min c min (Kg/m 3 ) Aria inglobata (%) Aggregati non gelivi XF1 XF2 XF3 XF4 Strutture verticali non in contatto con sali disgelanti 0.50 C32/ Strutture verticali sottoposte agli schizzi di soluzioni acquose contenenti sali disgelanti 0.50 C25/ vedi Tab. Strutture orizzontali in assenza di sali disgelanti 0.50 C25/ Vedi Tab. Strutture orizzontali in contatto con sali disgelanti 0.45 C28/ Vedi Tab. CONFORMI ALLA UNI EN E 8520/2

56 STRUTTURE VERTICALI Le norme non prevedono l impiego dell additivo aerante in strutture verticali in quanto si ritiene che il grado di saturazione risulti così basso che anche in presenza di cicli di gelo-disgelo il conglomerato non subisca alcun degrado significativo.

57 STRUTTURE VERTICALI ED ORIZZONTALI Per le STRUTTURE VERTICALI questo provvedimento è ritenuto sufficiente per garantire la durabilità del calcestruzzo. Per le STRUTTURE ORIZZONTALI, invece, la norma prevede un volume minimo di aria inglobata in quanto ritiene che, pur adottando un basso rapporto a/c, il grado di saturazione risulterà nelle strutture reali maggiore di quello critico (85%) necessario per scatenare il processo degradante

58 CONSIDERAZIONI Nella ipotesi di strutture verticali che per la particolare esposizione e/o conformazione geometrica siano interessate dall azione dell acqua liquida sulle superfici occorrerà adottare le stesse prescrizioni di capitolato della classe XF3

59 CLASSE XF DEGRADO DA CICLI DI GELO/DISGELO CLASSE DI ESPOSIZIONE DESCRIZIONE DELLA STRUTTURA E DELL AMBIENTE (a/c) max C(x/y) min c min (Kg/m 3 ) Aria inglobata (%) Aggregati non gelivi XF1 XF2 XF3 XF4 Strutture verticali non in contatto con sali disgelanti 0.50 C32/ Strutture verticali sottoposte agli schizzi di soluzioni acquose contenenti sali disgelanti 0.50 C25/ vedi Tab. Strutture orizzontali in assenza di sali disgelanti 0.50 C25/ Vedi Tab. Strutture orizzontali in contatto con sali disgelanti 0.45 C28/ Vedi Tab. CONFORMI ALLA UNI EN E 8520/2

60 AGGREGATI NON GELIVI EN Al fine di confezionare calcestruzzi resistenti al gelo occorre integrare le prescrizioni in termini di rapporto a/c e di aria inglobata (che hanno come obiettivo quello di preservare la matrice cementizia dal degrado connesso con l aumento di pressione dell acqua non congelata) con quelle relative alle PROPRIETÀ DI NON GELIVITÀ DELL AGGREGATO

61 Prescrizioni relative all impiego di aggregati per calcestruzzi resistenti ai cicli di gelo-disgelo. CLASSE EXP XF1 XF3/XF2 XF4 TIPO DI STRUTTURA Strutture verticali con moderata saturazione in assenza di sali disgelanti Strutture orizzontali in assenza di sali disgelanti e strutture verticali in presenza di sali disgelanti Strutture orizzontali in presenza di sali disgelanti AGGREGATI F 4 MS 35 F 2 MS 25 F 1 MS 18

62 Prescrizioni di capitolato in accordo alla UNI per strutture aeree esposte ai cicli di gelodisgelo in assenza di sali disgelanti Prescrizioni di capitolato XF1 XF3 (a/c) max Classe di resistenza minima Aria inglobata C32/40 C25/30 - { %} Spacing - < µm Aggregati (UNI-EN e UNI 8520/2) Dosaggio minimo di cemento (Kg/m 3 ) F 4 MS 35 F 2 MS

63 COPRIFERRO La prescrizione di impiegare spessori di ricoprimento dell armatura non è significativa ai fini dei cicli di gelo disgelo. Infatti, l armatura non è interessata dal fenomeno. Paradossalmente l impiego di copriferro troppo spessi potrebbe risultare addirittura peggiorativo per il maggior rischio che eventuali fessurazioni dello stesso presentino una maggiore ampiezza rispetto a strutture con copriferro minore. Tuttavia, occorre far presente come nelle strutture aeree esposte al gelo esiste anche il rischio di corrosione delle armature per effetto della carbonatazione (classe di esposizione XC4) e, quindi, il copriferro minimo da adottare realmente sarà 30/40 mm (rispettivamente, per strutture ad armatura lenta e precompressa).

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68 SALI DISGELANTI SALI DISGELANTI 1.RIMOZIONE DEL GHIACCIO; 2.PREVENIRNE LA FORMAZIONE nel settore stradale, autostradale e nelle pavimentazioni esterne Costituiti da: cloruro di calcio; miscele di cloruro di calcio, cloruro di sodio e pietrisco di frantumazione per aumentare l aderenza dei pneumatici al fondo stradale.

69 Meccanismi di degrado connessi con l utilizzo dei sali disgelanti nelle strutture in calcestruzzo armato. TIPO DI SALE DISGELANTE AZIONE DEGRADANTE di tipo: Fisico Elettrochimico CaCl 2 SI SI NaCl SI SI

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71 Classi di esposizione connesse con l utilizzo dei sali disgelanti nelle strutture in calcestruzzo armato. TIPO DI SALE DISGELANTE AZIONE DEGRADANTE di tipo: Fisico Elettrochimico CaCl 2 SI (XF) SI (XD) NaCl SI (XF) SI (XD)

72 MECCANISMO DI DEGRADO - RAFFREDDAMENTO - Spargimento del sale; Disgelo della superficie superiore della lastra in calcestruzzo; Abbassamento di temperatura sulla lastra in quanto la trasformazione di fase del ghiaccio in acqua liquida è una REAZIONE ENDOTERMICA che avviene con sottrazione di calore. T = - ( ) C SPESSORE GHIACCIO 1 4 mm Dopo 5 min dallo spargimento di un sale disgelante a base di cloruro di sodio

73 TRAZIONE A seguito del gradiente termico che si stabilisce nella lastra le zone corticale più fredde, ostacolate a contrarsi dagli strati più interni a temperatura più elevata, sono interessati da stati tensionali di trazione che possono promuovere la formazione di microfessurazioni nel calcestruzzo responsabili di una maggiore capacità di assorbire acqua e, quindi, di una più elevata vulnerabilità nei confronti dei cicli di gelodisgelo T

74 Andamento schematico degli sforzi di trazione/compressione indotti dalle contrazioni termiche impedite determinate dal disgelo.

75 MECCANISMO DI DEGRADO - ELEVATA CONCENTRAZIONE - 1) Il disgelo del ghiaccio in punti localizzati di modesta estensione determina un aumento del grado di saturazione del calcestruzzo. L abbassamento della temperatura al di sotto di 0 C non determina la nascita di pressioni per l elevata concentrazione salina della soluzione acquosa presente nei pori capillari. DISGELO PARZIALE GHIACCIO SOLUZIONE ACQUOSA AD ELEVATA CONCENTRAZIONE (C 1 )

76 MECCANISMO DI DEGRADO - RIDOTTA CONCENTRAZIONE - 2) Il disgelo quasi totale dello strato di ghiaccio favorisce l aumento del grado di saturazione del calcestruzzo con una soluzione di concentrazione C 2 < C 1 il cui punto di congelamento è prossimo a 0 C. DISGELO AVANZATO SOLUZIONE ACQUOSA A CONCENTRAZIONE (C 2 <C 1 )

77 MECCANISMO DI DEGRADO - MANCANZA DI PROTEZIONE TERMICA - La conseguenza pratica determinata dall utilizzo dei sali disgelanti, quindi, è rappresentata dal fatto che una eventuale ulteriore oscillazione della temperatura intorno a 0 C coinvolge STRATI CORTICALI: 1) non beneficiano della protezione termica offerta dallo strato di ghiaccio ormai rimosso e, quindi, la pressione indotta negli strati corticali del calcestruzzo sarà più elevata per il maggior valore che assume dq/dt rispetto ad una lastra protetta dallo strato di ghiaccio;

78 MECCANISMO DI DEGRADO - GRADO DI SATURAZIONE ELEVATO - 2) Strati corticali sono caratterizzati da un grado di saturazione 1 (favorito anche dalle microfessurazioni indotte dal gradiente termico legato alla trasformazione di fase del ghiaccio in acqua) con inevitabile ripercussione sul valore della pressione generata dall acqua liquida che a parità di tutte le condizioni risulterà massima proprio negli strati più vicini alla superficie;

79 MECCANISMO DI DEGRADO - PUNTO DI GELO - 3) Negli strati corticali la trasformazione del ghiaccio in acqua e la conseguente diminuzione della concentrazione salina nella fase acquosa dei pori capillari predispongono la fase interstiziale alla formazione di nuovi germi di ghiaccio e, quindi, alla nascita di pressioni dovute all acqua non congelata, anche per leggeri abbassamenti della temperatura al di sotto di 0 C.

80 MECCANISMO DI DEGRADO - PUNTO DI GELO - 3) Per effetto di un ulteriore abbassamento della temperatura negli strati corticali si instaura una pressione distruttiva conseguente all elevata saturazione e alla differenza di concentrazione tra la soluzione acquosa nei pori capillari degli strati corticali e quella contenuta nelle porosità degli strati di calcestruzzo più interni SOLUZIONE A CONCENTRAZIONE (C 2 ) STRATI CORTICALI STRATI INTERNI SOLUZIONE ACQUOSA A CONCENTRAZIONE (C 3 <C 2 )

81 SOLUZIONI POCO CONCENTRATE Il degrado diventa rilevante quando le soluzioni di sali disgelanti utilizzate per la rimozione del ghiaccio hanno concentrazioni relativamente basse (2-3%)

82 MANIFESTAZIONI DEL DEGRADO Il meccanismo di degrado prevalente nelle strutture esposte ai sali disgelanti è di gran lunga quello fisico sopramenzionato ed è confermato dalle MANIFESTAZIONI MACROSCOPICHE DEL DEGRADO che si esplica: in forma di dilavamento della pasta di cemento sulla superficie della pavimentazione la cui asportazione mette a nudo in superficie i granuli degli aggregati lapidei. Il dilavamento superficiale è anche la forma più ricorrente di degrado negli elementi verticali sottoposti agli spruzzi contenenti i sali disgelanti;

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85 DELAMINAZIONI Successivamente il degrado interessa strati centimetrici di calcestruzzo e si manifesta in forma di DELAMINAZIONI o di SCAGLIATURE superficiali.

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89 CLASSE XF DEGRADO DA CICLI DI GELO/DISGELO CLASSE DI ESPOSIZIONE DESCRIZIONE DELLA STRUTTURA E DELL AMBIENTE (a/c) max C(x/y) min c min (Kg/m 3 ) Aria inglobata (%) Aggregati non gelivi XF1 XF2 XF3 XF4 Strutture verticali non in contatto con sali disgelanti 0.50 C32/ Strutture verticali sottoposte agli schizzi di soluzioni acquose contenenti sali disgelanti 0.50 C25/ vedi Tab. Strutture orizzontali in assenza di sali disgelanti 0.50 C25/ Vedi Tab. Strutture orizzontali in contatto con sali disgelanti 0.45 C28/ Vedi Tab. CONFORMI ALLA UNI EN E 8520/2

90 UNI per strutture aeree esposte ai cicli di gelo-disgelo in presenza di sali disgelanti Prescrizioni di capitolato XF2 XF4 (a/c) max Classe di resistenza minima Aria inglobata C25/30 C28/35 { %} { %} Spacing < µm < 200 µm Aggregati (UNI-EN e UNI 8520/2) Dosaggio minimo di cemento (Kg/m 3 ) F 2 MS 25 F 1 MS

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