Novanta del secolo XX. (Campo semantico di informatica, telecomunicazioni, tecnologie e nuovi media)

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1 Desislava Dimitrovová Analisi morfologica dei neologismi in italiano negli anni Novanta del secolo XX (Campo semantico di informatica, telecomunicazioni, tecnologie e nuovi media) Brno, prosinec 2005

2 Filozofická fakulta Masarykovy univerzity v Brně Ústav románských jazyků a literatur Diplomová práce Analisi morfologica dei neologismi in italiano negli anni Novanta del secolo XX (Campo semantico di informatica, telecomunicazioni, tecnologie e nuovi media) Autor diplomové práce: Desislava Dimitrovová Vedoucí diplomové práce: PhDr. Jan Pavlík Brno, prosinec 2005

3 Za pečlivé vedení diplomové práce a cenné připomínky děkuji PhDr. Janu Pavlíkovi. Dále bych chtěla poděkovat MŠTČR a italskému Ministero degli Affari Esteri za udělení stipendia, díky němuž se mi podařilo získat odbornou literaturu, a v neposlední řadě děkuji také profesorům z Facoltà di Lettere di Università di Padova, Prof. Lorenzu Renzovi a Prof. M. G. La Duca, za zapůjčení odborné literatury a cenné rady. Prohlašuji, že jsem diplomovou práci vypracovala samostatně a jen s použitím uvedené literatury a pramenů. V Brně, 4. prosince

4 «Mirabile invero è la vita che anima questi minuscoli organismi, cioè p a r o l e, ombre seguaci, segni di idee e di cose: recano in sé uno spirito di vita, paiono nuove e sono antiche, risorgono come Fenice dalla loro morte, nascono per connubio e per gemme, da bruchi divengono farfalle, hanno percorso strano e tortuoso viaggio, son peregrine lontane ovvero fiorirono al nostro sole, ma tutte rispondono ad una filosofica legge e ad una varia necessità; hanno un loro movimento, quasi orbita di moto, una loro vita, o molte volte secolare od effimera, vita solitaria o mondana: si combattono o si sorreggono insieme» A. Panzini, Prefazione alla I edizione del Dizionario moderno 3

5 INDICE ABBREVIAZIONI... 6 INTRODUZIONE NEOLOGISMI Parola, lessema (unità lessicali) Termini e parole, periferia e centro di una lingua Tipologia dei neologismi Neologismi Il prestito linguistico Diacronia della neologia Delimitazione del periodo temporale La datazione dei neologismi INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLA LINGUA Europeizzazione e internazionalizzazione Italiano come una lingua aperta TECNICHE DI RICERCA CAMPO SEMANTICO E MATERIALI DELLA RICERCA CARATTERIZZAZIONE DEL MATERIALE Caratteristiche quantitative Classificazione di lessemi Neologismi e espressioni effimere PRESTITI Osservazioni Il lessema on line Internet analisi del lessema Internet, internet e l Internet Sinonimi del lessema Internet Caratterizzazione semantica FORMAZIONE DEI LESSEMI I. -DERIVAZIONE Integrazione dei prestiti nell italiano Derivazione Suffissazione Sostantivi Aggettivi Verbi Avverbi Prefissazione Sostantivi Aggettivi Verbi Conclusione Caratterizzazione semantica FORMAZIONE DEI LESSEMI II. COMPOSIZIONE Introduzione Composizione per mezzo dei prefissoidi e suffissoidi Considerazioni preliminari Produttività dei prefissoidi nell italiano contemporaneo Il prefissoide ciber-/cyber Composti con altri prefissoidi Altri composti e la loro caratterizzazione semantica

6 8.3.1 Osservazioni Caratterizzazione semantica Conclusione UNITÀ LESSICALI SUPERIORI (LOCUZIONI) Introduzione Caratterizzazione semantica NEOLOGISMI SEMANTICI Introduzione Transfert Navigazione virtuale Scansione e scannerizzazione Gli animali informatici e le malattie informatiche Specializzazione del significato Conclusione CONCLUSIONE INDICE DI TABELLE BIBLIOGRAFIA APPENDICI APPENDICE APPENDICE

7 ABBREVIAZIONI ALCI Annali del lessico contemporaneo italiano DISC-04 Dizionario Sabatini Coletti 2004 DO-02/03 Dizionario Devoto Oli NQ Dizionario Neologismi quotidiani 2003 Z-03 Dizionario Zingarelli Zanichelli 2003 A aggettivo abbr. abbreviazione agg. aggettivo agg.le aggettivale a.s. altro significato avv. avverbio avv.le avverbiale cca circa comp. composto deaggett. deaggettivale denom. denominale der. derivato deverb. deverbale dnte determinante dto determinato f. femminile fr. frequenza fra. francese ingl. inglese inv. invariabile locuz. locuzione m. maschile morfol. morfologico N nome p.p. participio passato pl. plurale prefiss. prefissazione prep. preposizione pron. pronominale rifl. riflessivo s. sostantivo semant. semantico seminingl. semiinglese sg. singolare sig. sigla sim. simile sintatt. sintattico sost. sostantivale suffiss. suffissazione v. vedi v.intr. verbo intransitivo v.le verbale v.tr. verbo transitivo > più di < meno di 6

8 INTRODUZIONE L italiano è una lingua relativamente giovane, 1 è una lingua aperta, estroversa e libertaria, molto accogliente nei confronti delle parole nuove ed in particolare degli anglicismi che negli ultimi anni penetrano nel linguaggio comune; è una lingua viva e vivente che, come tutte le altre lingue, trascrive il perpetuo mutare della società. Ciò che rispecchia questo trasmutare sono spesso i neologismi, che possono essere considerati anche segni della realtà in cui viviamo, simboli dei bisogni della realtà presente. Dietro un neologismo non sta soltanto il cambiare della società, ma anche l attività dei media che, spesso tesi ad un discorso che colpisca ed attiri, producono un importante porzione di materiale neologico. Forte è l influsso dei mass-media nella messa in circolazione di termini nuovi, spesso tratti dai linguaggi settoriali. Il mutare della società comprova anche chi crea il neologismo: un tempo lo coniava lo scrittore noto, stimato ed onorato. Oggi, a dar vita alla voce nuova è spesso la sfera non letteraria, la società del consumo, il giornalista, la politica, la divulgazione scientifica. La presente tesi cerca di studiare i neologismi dell ultimo decennio del secolo XX. La ricerca è stata basata sull annata del giornale La Stampa 2001 e studia le voci nuove soprattutto dal punto di vista morfologico. Essendo state le nostre fonti limitate non osiamo sostenere che i risultati rispecchiano lo stato reale della lingua e società italiana ma sicuramente possiamo presupporre che non ne stiano lontani. I primi cinque capitoli della tesi sono strutturati come segue: nel primo capitolo cerchiamo di definire il neologismo dal punto di vista lessicologico e cronologico e definiamo i criteri per la loro datazione. Nel secondo capitolo riflettiamo sulla cosiddetta internazionalizzazione della lingua italiana. Nei capitoli 3 4 stabiliamo tecniche di ricerca e caratterizziamo il campo semantico e il materiale della nostra ricerca. 1 A. Petralli parla di cca 40 anni: L italiano è Lingua giovane, ancora in piena crescita, ed è affettivamente usata da ampie fasce della popolazione nei diversi ambiti della quotidianità da non più di una quarantina di anni, in Neologismi e nuovi media, p

9 A base del capitolo 5, che descrive il materiale raccolto e la sua classificazione, riportiamo i risultati del nostro studio dividendoli in successivi capitoli: prestiti, derivazione, composizione, unità lessicali superiori e neologismi semantici. Fanno parte della presente tesi anche appendici che riportano tabelle e risultati (corpus) della nostra ricerca. 8

10 1. NEOLOGISMI Studiando i neologismi dobbiamo definire alcune questioni teoriche che incontriamo subito all inizio del nostro studio. Prima di tutto dobbiamo porci la domanda che cos è un neologismo? Prendiamo la risposta da Alessio Petralli:«Il neologismo è una parola nuova» 2. La sua risposta provoca però immediatamente, come lo stesso Petralli ammette, altri interrogativi di tipo: che cos è una parola e rispetto a chi e/o a che cosa deve essere nuova? Parola, lessema (unità lessicali) La parola è tradizionalmente considerata un unità elementare di lessico. Anche se potesse sembrare che si tratti di un fatto linguistico facilmente definibile, non è ancora stata trovata una definizione soddisfacente che definisca, da una parte, tutte le parole e, dall altra, non possa includere altre unità della lingua. La causa di tutto ciò è una vasta diversità di forma, di significato e di funzione delle parole. Příruční mluvnice češtiny definisce brevemente la parola come «un unità stabile della lingua, formata mediante una sequela di fonemi (grafemi) spostabile nella frase e che porta un significato lessicale e/o grammaticale» 4 o semplicemente come «un segno linguistico» 5. Tra le altre definizioni della parola possiamo nominare quelle scolastiche di J. Melichar o di B. Havránek che definiscono la parola come «un gruppo di voci che hanno un chiaro significato» 6. Tali definizioni però non separano abbastanza distintamente le parole da altri gruppi di voci che pure hanno un significato (p. es. morfemi ). Un anglista ceco, B. Trnka, definisce la parola così: «La parola è la 2 A. Petralli, Neologismi e nuovi media, p Ibidem. 4 Příruční mluvnice češtiny, p Ivi, p J. Melichar, Český jazyk, p. 25, B. Havránek, Stručná mluvnice česká, p

11 minima unità funzionale formata dai fonemi capace di essere spostata all interno della frase o separata da questa» 7. Questa definizione non è però applicabile alle lingue con una struttura della frase più o meno fissa, perché le parole dentro le frasi possono essere difficilmente spostate. Il linguista J. Černý sostiene che la parola è un termine inesperto e problematico; p. es. espressioni leggo o lat. feminae sono formate da una parola ma l espressione ho letto è già formata da due e nello stesso tempo si tratta in tutti i casi di una denominazione con un unico significato lessicale; la differenza sta soltanto nell esprimere le sue categorie grammaticali (sintattiche o analitiche). Per queste ragioni la linguistica preferisce altri termini, come per esempio espressione, forma, denominazione, unità lessicale o monema 8. Anche J. Hrbáček è praticamente dello stesso parere. Afferma che «la parola è un unità linguistica molto complessa e perciò difficilmente definibile. Per tale ragione molti linguisti descrivendo il sistema linguistico cercano di evitare l uso del termine parola» 9. Pure de Saussure ha considerato ogni definizione della parola inutile e anche lui ha preferito usare altri termini, come per esempio segno al posto della parola 1 0. Data la difficoltà di definire la parola e viste le necessità specifiche della lessicologia, sono state astratte alcune altre unità per la descrizione del lessico. Le forme compro, compri, compravo, comprerò hanno diverse forme ma hanno lo stesso significato lessicale. La loro differenza formale serve soltanto per la distinzione dei significati grammaticali. La lessicologia s interessa soprattutto dei significati lessicali, perciò è stata astratta l unità del lessema come un unità astratta del sistema lessicale superiore a tutte le realizzazioni concrete. I lessemi (denominati anche unità lessicali ) possono contenere anche 7 Citazione secondo J. Hrbáček, Úvod do studia jazyka, p J. Černý, Úvod do studia jazyka, p J. Hrbáček, Úvod do studia jazyka, p F. de Saussure, Kurs obecné lingvistiky, pp ,

12 più parole; si parlerà quindi delle cosiddette unità lessicali superiori (ferro da stiro). Riguardo alla definizione del lessema i linguisti si accordano; p. es. secondo J. Hrbáček «il lessema è un insieme delle forme che esprimono lo stesso significato lessicale (o un certo gruppo dei significati lessicali prossimi)» 1 1. Quanto alla terminologia italiana, i linguisti italiani adoperano spesso il termine parola ma di solito evitano di definirla. Anche Maurizio Dardano usa questo termine ma non lo definisce. Pure lui ammette che è un termine difficilmente definibile, le cui spiegazioni si ispirano a diversi criteri, non del tutto soddisfacenti. Riassume che il termine parola viene generalmente determinato da alcuni caratteri, secondo lui fondamentali, come, per esempio, l autonomia discorsiva, la permutabilità esterna, le restrizioni che regolano la separabilità dei costituenti interni, il fatto di possedere una funzione sintattica minima. Altri criteri di classificazione dipendono dal fatto che le parole si distinguono secondo le categorie grammaticali e secondo la loro struttura interna: semplici, monomorfematiche, prefissate, suffissate, composte, e sim. Il lessema, un unità lessicale più generale, comprende, secondo il linguista sopra nominato, sia i singoli elementi (p. es. cane, macchina, luce, ecc.) sia le unità lessicali superiori (macchina da scrivere, sistema esperto, aver timore, all improvviso, ecc.), che hanno la stessa funzione delle parole semplici. Secondo un concetto estensivo di lessema, rientrano in tale categoria anche le espressioni idiomatiche (p. es. tirare le cuoia, prendere un granchio, fare la cresta, ecc.), il cui significato non può essere dedotto dai contenuti semantici dei propri costituenti. Dardano distingue inoltre i lessemi come unità del lessico, le forme di base, distinte dalle varie forme attualizzate: vado, andiamo, andai, andassi, ecc. 1 2 Lo studioso conclude dunque che il lessema è l unità di base dell analisi del lessico J. Hrbáček, Úvod do studia jazyka, p Le forme vado, andiamo, andai, andassi sono varianti della stessa unità sottostante, cioè dello stesso lessema. Ma Dardano si pone la domanda con quale termine dovremmo indicare l unità sottostante a tali varianti se queste sono chiamate parole? Gli sembra inadeguato affermare che queste quattro parole sono differenti forme della stessa parola. Al tempo stesso il vocabolo parola è inservibile per designare sia le cosiddette unità lessicali superiori sia le espressioni idiomatiche; infatti nell uno come nell altro caso abbiamo singole unità di significato, costituite da due o più parole. M. Dardano: Lessico e semantica, p M. Dardano, Lessico e semantica, p

13 Il termine lessema viene usato nella presente tesi sia per singoli elementi sia per unità lessicali superiori inclusivo tutto il paradigma flessivo, e il termine forma attualizzata per le varietà di un determinato lessema paradigma. Evitiamo l uso del termine parola per mantenere un significato univoco. Se non sarà necessario distinguere tra il lessema e la forma, il termine vocabolo sarà usato come il sinonimo del primo. 1.2 Termini e parole, periferia e centro di una lingua Con termine s intende un unità lessicale che è propria di una determinata disciplina tecnica e/o scientifica (cioè terminologia, p. es., medica, economica, giuridica): un vocabolo che serve per definire esattamente un significato, per metterlo entro certi confini, 1 4 e, che è, di solito, riservato a un gruppo ristretto di utenti. I limiti tra la terminologia tecnica e la lingua comune si sono però sciolti significativamente negli ultimi decenni. A partire dall ultimo dopoguerra si sono affermate nuove fonti della lingua e nuove modalità di trasmissione e di ricezione dei messaggi; i testi letterari hanno perduto parte del loro prestigio a favore dei testi tecnico-scientifici. Con il progresso della comunicazione aumenta gradatamente la mobilità del lessico sia tra i singoli settori tecnici sia tra tali settori e la lingua comune. Le tendenze linguistiche appena descritte sono legate al nostro modo di vivere e ai nostri costumi e perciò non sono un fenomeno specificamente italiano ma sono comuni anche ad altre lingue europee 1 5. Non ci sembra opportuno, per le ragioni sopra nominate, tentare di demarcare un chiaro limite tra la terminologia tecnica e la lingua comune; preferiamo parlare piuttosto del concetto di un centro e di una periferia di un sistema lessicale che funziona come legame senza limiti ben definiti e facilita i passaggi delle unità lessicali tra il centro e la periferia M. Dardano, Manualetto di linguistica italiana, p M. Dardano, Lessico e semantica, pp Nel centro del lessico di ogni lingua si trova un nucleo contenente parole determinanti le più importanti realtà della vita comune e che sono perciò indispensabili per la comunicazione (p. es. figlio, acqua, sole, sale ecc.). Le parole del nucleo appartengono, 12

14 Quanto al concetto del termine tecnico e della parola comune, M. Dardano ci offre quattro criteri per distinguere tra di essi: 1)la polisemia e la monosemia (il lessema, contrariamente al termine tecnico, tende alla polisemia); 2)la specificità del termine che appartiene a un campo terminologico ben definito nei suoi confini e nella sua struttura; 3)un opposizione bilaterale o multilaterale di ciascun termine tecnico in cui si trova con gli altri termini tecnici che compongono un determinato vocabolario scientifico; 4)un legame privilegiato del termine tecnico con la cosa denotata (cioè il termine non è tanto determinato dalla situazione comunicativa e dall espressività) 1 7. Secondo quest interpretazione il vocabolario scientifico si presenta ben definito dal punto di vista formale e semantico: i termini sono univoci; l interferenza sinonimica è controllata e ridotta al minimo; il significato è staccato il più possibile dalla situazione comunicativa e da condizioni di espressività. Ma lo stesso Dardano aggiunge che i termini tecnici possiedono diversi gradi di polisemia e che quindi una loro monosemia assoluta è piuttosto illusoria 1 8. Cercheremo nel nostro lavoro di esaminare proprio quel settore linguistico in cui i vocaboli originalmente tecnici si spostano verso la lingua comune. Al passaggio di una certa unità lessicale dalla periferia verso il centro sono legati molti mutamenti, di cui i più importanti sono: la perdita dell univocità, una maggiore dipendenza del significato dalla comunicazione, tendenza alla polisemia, ecc. Proveremo di dimostrare tali cambiamenti su un materiale concreto. per lo più, alle unità più antiche e più stabili del lessico. In prevalenza si tratta di parole neutrali, la cui quantità nella lingua non è grande ma la cui frequenza è, generalmente, altissima. L opposto del nucleo lessicale rappresentano le unità poco frequenti stanti per qualche ragione alla periferia del sistema lessicale (per esempio arcaismi, termini tecnici e scientifici ecc.). Citazione secondo Příruční mluvnice češtiny, pp M. Dardano, Lessico e semantica, pp Ivi, p

15 1.3 Tipologia dei neologismi Neologismi I neologismi sono parole relativamente nuove, che non hanno tuttora ancorato bene nella coscienza di tutti gli utenti di una lingua o che sono almeno ancora concepite come nuove. Gradualmente perdono questo segno di novità, cominciano ad essere usate con più frequenza e diventano una parte valida del sistema lessicale. La velocità di tale processo può essere varia, alcuni neologismi non rimarranno affatto nella lingua e spariranno (i cosiddetti neologismi effimeri o occasionali) 1 9. Il passaggio all uso effettivo dipende inoltre da vari altri fattori, come per esempio dalla funzionalità e la necessità del neologismo, dal prestigio di cui gode l individuo o il gruppo sociale che l ha prodotto, dal giudizio di gruppi qualificati di parlanti, dalla moda ecc. 2 0 Un neologismo può essere sia una parola ripresa da una lingua straniera (camping, bistecca) sia una parola derivata da una parola già esistente in italiano (lottizzare da lotto, prepensionamento da pensionamento). M. Dardano preferisce invece chiamare prestito un vocabolo ripreso da una lingua straniera e neologismo una parola derivata da un altra parola italiana di base, tramite un suffisso, un prefisso o tramite un altro procedimento della formazione delle parole. Tali operazioni devono avvenire in tal maniera che il parlante si renda conto del rapporto che intercorre tra la parola di base e il derivato. Lo studioso suggerisce inoltre di lasciare da parte non soltanto lo studio del prestito linguistico ma anche lo studio dell onomatopea, della creazione dal nulla e dei vari procedimenti della formazione di sigle, che egli considera aspetti marginali del processo neologico Příruční mluvnice češtiny, p M. Dardano, Manualetto di linguistica italiana, p M. Dardano, Profilo dell italiano contemporaneo, p

16 Il linguista sopra nominato distingue i neologismi in due categorie: - neologismi combinatori (o sintattici ) che provengono dalla combinazione di vari elementi della lingua (lottizzare, da lotto + il suffisso izzare; prepensionamento, da pensionamento e il prefisso pre-); un neologismo combinatorio consiste anche nel riunire insieme in un sintagma stabile due o più parole (lotta di classe, offerta di lancio, ripresa in diretta, servizio pubblico, ecc.). - neologismi semantici che comportano un mutamento di significato, anche se la forma rimane identica (orchestrare è un verbo del linguaggio musicale che significa scrivere le parti dei vari strumenti che compongono l orchestra ; però successivamente si è detto orchestrare una campagna elettorale, un azione politica ecc.; in questi nuovi contesti orchestrare indica organizzare ed è infatti un neologismo semantico); fanno parte dei neologismi di questo tipo anche i calchi semantici 2 2 [come memoria (del computer), navigare (in rete), e sim.] 2 3. La convinzione di Dardano di comprendere nell ambito della neologia soltanto la formazione di nuovi lessemi partendo da basi già esistenti nella lingua (neologia sintattica o combinatoria) e il mutamento di significato di lessemi già esistenti si fonda sul presupposto teorico dell equivalenza tra un derivato e una frase sottostante; conseguentemente considera la neologia lessicale come una possibilità di creare nuovi lessemi tramite le regole incluse nel sistema lessicale Il prestito linguistico «Il prestito linguistico è un altro modo di arricchimento del lessico 22 Ma come si vedrà nel prossimo capitolo sui prestiti, lo stesso Dardano conta questo tipo di neologismi, cioè i calchi semantici, anche tra i prestiti; il ciò significa che la linguistica italiana non determina un limite chiaro tra i neologismi veri e propri e i prestiti, anche se preferisce distinguerli ed escludere i prestiti dallo studio della neologia. 23 M. Dardano, Manualetto di linguistica italiana, pp M. Dardano, Lessico e semantica, pp

17 e appare in seguito ai contatti politici, economici e culturali tra paesi e nazioni» 2 5. Il prestito si ha quando la lingua utilizza e assume un tratto linguistico (di solito un vocabolo) che esiste in un altra lingua 2 6. M. Dardano distingue tra il prestito esterno, cioè un vocabolo preso da un altra lingua, e quello interno, preso da un dialetto 2 7. Anche se Dardano preferisce escludere il prestito dallo studio della neologia, ammette che questo è un fenomeno importante che dipende dal prestigio di una lingua e del popolo che la parla, ma può dipendere anche dal disprezzo con cui l una e l altro sono considerati 2 8. I prestiti possono essere presi nella loro forma originaria (p. es. bar, computer, film, leader, équipe, lager), oppure possono essere adattati alla fonologia e alla morfologia dell italiano (p. es. treno, bistecca). Nel primo caso si parla dei cosiddetti prestiti non integrati, nel secondo dei cosiddetti prestiti integrati. La linguistica italiana distingue vari tipi e caratteri del prestito linguistico, la cui classificazione e la relativa terminologia varia da studioso a studioso. Un tipo particolare di prestito è il calco che si distingue, secondo Dardano, in due varietà principali: - calco semantico (chiamato anche prestito semantico ) che si ha quando una parola italiana assume un nuovo significato prendendolo da una parola straniera; il fenomeno si concretizza quando due parole hanno in comune un significato e/o una somiglianza formale (p. es. conforti agi, comodità dall inglese comforts; autorizzare dal francese autoriser). - calco traduzione (chiamato anche calco formale o strutturale ) che si forma con materiali italiani traducendo alla lettera gli elementi di un composto di una lingua straniera; (p. es. grattacielo, lotta di classe) J. Černý:...Výpůjčky ( ) jsou další způsob obohacování slovní zásoby; dochází k němu v důsledku politických, ekonomických a kulturních styků mezi zeměmi a národy..., Úvod do studia jazyka, pp M. Dardano, Manualetto di linguistica italiana, p Ivi, p Ivi, p M. Dardano, Manualetto di linguistica italiana, p

18 Esistono, naturalmente, altre classificazioni dei prestiti come, per esempio, quelle di I. Klajn 3 0 o R. Gusmani 3 1. A base della funzione o del prestigio di una lingua o di un popolo, possiamo, inoltre, distinguere tra prestito di necessità e prestito di lusso (detto anche di moda ). In quanto il primo si ha quando si prende insieme la parola e il referente (p. es. patata, caffè, zero, camper, juke-box); il prestito di lusso ha un fine stilistico e aspira alla promozione sociale: serve a evocare una civiltà, una cultura, un modo di vita considerati prestigiosi (p. es. leader, speaker, flirt, baby-sitter, week-end). Tali prestiti possono essere spesso sostituiti dai vocaboli della lingua ricevente. Un prestito può entrare attraverso la lingua scritta o attraverso il parlato. Se è entrato attraverso la lingua scritta, si pronuncia all italiana, cioè come è scritto (p. es. / tunnel/). Se è invece entrato con la lingua parlata, la sua pronuncia somiglia a quella della lingua d origine (p. es. / bad з εt/ dall inglese /bad з it/). L italiano prende in prestito soprattutto i sostantivi, che sono seguiti, con percentuali inferiori, da verbi e aggettivi. Il prestito di verbi e di aggettivi testimonia in genere una convivenza più stretta tra le due comunità linguistiche; ossia indica una vera e propria condizione di bilinguismo. Lo stesso possiamo dire del prestito di elementi morfologici (p. es. i suffissi -ingo, -ardo, -aldo; iere; o essa, -ista, -ismo, -ico, izzare) 3 2. Quanto al prestito interno ricordiamo che questo occorreva già nel Medioevo e ha sempre riguardato prevalentemente il lessico. Come abbiamo visto, la distinzione tra i neologismi veri e propri e i prestiti non è chiaramente definita 3 3 ed entrambi i campi infiltrano uno 30 I. Klajn parla di calchi omonimici (abolizionismo < ingl. abolitionism), di calchi sinonimici (fuorilegge < ingl. outlaw) e calchi sinonimici di locuzioni (alta fedeltà < ingl. high fidelity); in corrispondenza parla poi di prestiti semantici sinonimici (stella = diva del cinema < ingl. star) e prestiti omonimici (classe = distinzione, eleganza < ingl. class). Secondo M. Dardano, Manualetto di linguistica italiana, pp R. Gusmani, distingue tra i prestiti i calchi strutturali, che possono essere di derivazione (comportamentismo < ingl. behaviourism) o di composizione (fuorilegge < ingl. outlaw), e calchi sinonimici, in cui ambito distingue tra calchi sintagmatici (in cui avviene il calco di un sintagma) e i calchi sistematici (guerra fredda < ingl. cold war). Secondo M. Dardano, Manualetto di linguistica italiana, pp M. Dardano, Manualetto di linguistica italiana, pp Si consulti anche lo scritto sui neologismi semantici nel capitolo della presente tesi. 17

19 nell altro almeno parzialmente. Nella presente tesi cercheremo di studiare tutti i tipi di neologismi distinguendo tra i prestiti non integrati e quelli integrati che insieme ai neologismi veri e propri divideremo a seconda della loro classificazione in quattro gruppi: derivati, composti, unità lessicali superiori e neologismi semantici. Ci concentreremo principalmente sulla loro analisi morfologica. In quanto ai prestiti non integrati, ci limiteremo a elaborazione di un elenco di questi e a una definizione semantica dei vocaboli non inseriti in nessun dizionario italiano usato durante la ricerca. Contrariamente alla linguistica italiana 3 4 includiamo anche alcune sigle, essendo queste usate frequentemente come lessemi veri e propri in funzione sostantivale e/o aggettivale 3 5. Siamo coscienti del fatto che, non essendo l italiano la nostra madrelingua, possiamo difficilmente distinguere tutti i neologismi, soprattutto i neologismi semantici. Dall altra parte la scelta del campo semantico ci faciliterà in parte il nostro lavoro anche se ci rimane sempre il problema della datazione. Molti dizionari non datano la variazione del significato, il cosiddetto transfert 3 6. Nonostante ciò inseriamo quei neologismi semantici che riusciamo a distinguere e la cui datazione è legata alla nascita della realtà determinata. 1.4 Diacronia della neologia Delimitazione del periodo temporale Secondo il concetto tradizionale di de Saussure, la neologia appartiene alla prospettiva diacronica. Incontriamo però il problema come, ovvero dove, stabilire i limiti del periodo per lo studio dei neologismi. De Saussure 34 Si consulti per esempio M. Dardano, Profilo dell italiano contemporaneo, pp Si noti nel seguente esempio: E nelle stesse ore anche dal mondo delle tlc arrivano grandi accordi: negli Usa la Comcast si è aggiudicata per 72 miliardi di dollari la divisione larga banda della At&t dando vita a un colosso delle telecomunicazioni, (La Stampa, p. 21, ). 36 M. Dardano, Profilo dell italiano contemporaneo, p

20 afferma che «un certo stato di una lingua non è un punto ma un periodo di tempo più, o meno, lungo durante il quale succede un minimo numero di mutamenti. Può durare dieci anni, una generazione, un secolo, o anche di più. Una lingua può essere non soggetta ai cambiamenti per un periodo lungo e poi, all improvviso, soffrire notevoli cambiamenti in pochi anni» 3 7. Il linguista A. Petralli sostiene invece che l aspetto diacronico della neologia è inseparabile da quello sincronico, «visto che la dimensione sociale del lessico fa della stessa parola, in un determinato momento a seconda del parlante, un neologismo diffuso o un tecnicismo specializzato, un termine ignoto o un acquisizione già salda (con tutte le sfumature intermedie). Tutto dipende di volta in volta dal parlantericevente e dal contesto» 3 8. Dobbiamo però distinguere tra i singoli livelli linguistici. Mentre il sistema fonetico e morfologico è relativamente chiuso, il sistema lessicale è un sistema sempre aperto, legato allo sviluppo del mondo, pensamento e società, e può essere perciò sistemato soltanto nell ambito di un certo settore semantico. Il determinato periodo dello studio non può essere scelto del tutto casualmente; il linguista deve rispettare le trasformazioni sociali che influiscono direttamente sul lessico 3 9. Il nostro studio si concentra soprattutto sull ultimo decennio del secolo XX perché le realtà nuove che hanno cominciato a entrare nella conoscenza delle masse all inizio degli anni novanta, si sono gradatamente stabilizzate sia nella società che nella lingua. Ci orienteremo principalmente sullo studio dei lessemi passati dalla periferia nel centro linguistico F. de Saussure, Kurs obecné lingvistiky, p A. Petralli, Neologismi e nuovi media, pp L. Guilbert, secondo J. Radimský, Neologismy v současné italštině na pozadí francouzštiny, pp M. Dardano, per esempio, centra la sua attenzione anche sulla terminologia tecnica, e quindi sul vocabolario della periferia linguistica. 19

21 1.4.2 La datazione dei neologismi Prima di proseguire con la nostra ricerca dobbiamo stabilire come verificare se si tratti veramente di un neologismo. Abbiamo, in effetti, due possibilità: o prendiamo come punto di partenza gli elenchi delle unità lessicali già esistenti per un certo periodo, o possiamo tentare di stabilire se l utente del determinato vocabolo consideri questo vocabolo come nuovo. Entrambi i metodi comportano però certi pericoli. Nel primo caso, la lessicografia italiana offre delle fonti ricchissime. Approssimativamente a partire dagli anni Ottanta 4 1 appaiono sia dizionari monolingui 4 2 sia raccolte di neologismi che registrano molte novità lessicali senza alcun pregiudizio puristico 4 3 ; bensì spesso accolgono occasionalismi effimeri scomparsi poco dopo la registrazione lessicografica 4 4. La linguistica italiana considera il letterato Alfredo Panzini, con il suo Dizionario moderno, il padre dei dizionari moderni di neologismi. Panzini è stato il primo a raccogliere le parole che non «si trovano negli altri dizionari» 4 5 e a mettere in dubbio l atteggiamento purista. La sua posizione è, in effetti, stata formata dall editore milanese Ulrico Hoepli 4 6. Dopo la morte di Panzini, la sua opera ha trovato continuazione nel lavoro di Migliorini (e di Schiaffini nell edizione del 1942), che l ha portata fino al suo Dizionario di parole nuove del La staffetta è passata poi a M. Cortelazzo e U. Cardinale, autori del Dizionario di parole nuove del 1989; nelle ricerche neologiche hanno continuato in seguito 41 P. D Achille data questo fenomeno già negli anni Sessanta, in Sui neologismi, p M. Dardano menziona per esempio Zingarelli 1983 e Devoto Oli 1990, in Lessico e semantica, p Secondo Dardano questo fenomeno è probabilmente una reazione alle tendenze puristiche nel periodo fascista, in Profilo dell italiano contemporaneo, p M. Dardano, Lessico e semantica, p A. Panzini nella prefazione al Dizionario moderno. Citato secondo A. Petralli, in Neologismi e nuovi media, p Panzini nella prefazione della seconda edizione del dizionario a proposito di Hoepli dice: Il comm. Hoepli mi notificò che egli non intendeva menomamente far questione di mostri e di mostricini; di bizzarra filosofia del linguaggio; di italianità sì o no corrotta, e simili cose; egli faceva semplicemente una questione di fatto e di praticità. Lei mi disse registri, senza tanti condimenti di osservazioni personali, le parole nuove, buone o cattive, nazionali o forestiere, che sono introdotte nella nuova lingua italiana, che si cercano nei dizionari e non si trovano: e tutte! [ ], citato secondo A. Petralli, in Neologismi e nuovi media, p

22 Fabio Marri 4 7 e Michele Cortelazzo (figlio di Manlio Cortelazzo), autore di ALCI (Annali del lessico contemporaneo italiano) che escono dall anno Esistono naturalmente numerose altre opere sui neologismi 4 9 che però non sono compatibili né con il tema né con il periodo studiato nella presente tesi. In quanto ai dizionari dei neologismi, ci può servire soltanto ALCI e Neologismi Quotidiani (NQ), riguardo ai dizionari generali, abbiamo a disposizione Zingarelli Zanichelli 2003 (Z-03), Sabatini Coletti 2004 (DISC-04) e Devoto Oli (DO-02/03) 5 0. Mentre Z-03 e DISC-04 menzionano la data della prima apparizione dei singoli lessemi il DO-02/03 non li data. L esistenza o l assenza di un determinato vocabolo nel DO-02/03 ci può probabilmente indicare il grado di acclimatamento del rispettivo lessema. Gli ALCI sono poi un dizionario abbastanza specifico; mediante Internet vi contribuisce sia il pubblico esperto sia quello inesperto; ma il criterio per l inserzione di un vocabolo nuovo è, tra l altro, esistenza di almeno due attestazioni scritte del rispettivo lessema, distanti nel tempo 5 1. Un altra caratteristica specifica degli ALCI è quella di contenere sempre i vocaboli nuovi di un certo anno che non riappaiono nelle edizioni seguenti, ossia i lessemi inseriti negli ALCI non saranno inclusi nuovamente negli ALCI Per verificare se un determinato lessema si incontri negli ALCI è necessario leggere sempre tutti i volumi di questo dizionario. Nel NQ troviamo soltanto i lessemi del periodo a cavallo del 47 Ha pubblicato numerosi scritti sui neologismi in Lingua Nostra negli anni I volumi degli ALCI escono sempre nel marzo del anno a seguire quello preso nell esame. Sono usciti negli anni 1995, 1996, 1997 e 2000 presso la casa editrice Esedra, Padova; i volumi degli ALCI sono accessibili anche via Internet. 49 P. D Achille nel suo saggio Sui neologismi menziona altri lavori del genere, tali come, per esempio studio di Junker (1955), i dizionari di Messina (varie edizioni dal 1954 al 1983) e di Vaccaro ( ), le numerose raccolte dei linguaggi settoriali, come quelli di Alfassi Grimaldi e Marchi (1971) per termini politici, di Klajn (1972), di Elliot (1977) sugli anglicismi e di Rando (1987 e 1989), e sim. Secondo D Achille anche i dizionari generali hanno manifestato un attenzione crescente per le parole nuove già a partire dalla metà degli anni Sessanta (quindi al contrario di Dardano che situa tale fenomeno soltanto nei recenti anni Ottanta). Secondo P. D Achille, Sui neologismi, p È però necessario tener presente il fatto che i dizionari, pur essendo pubblicati annualmente, escono sempre già durante l estate dell anno precedente (cioè, per esempio, lo Zingarelli-Zanichelli 2003 è stato pubblicato già nell estate 2002), il che è un fatto abbastanza importante per lo studio dei neologismi. 51 www. esedraeditrice.com. 21

23 millennio e quindi i lessemi apparsi negli anni Il secondo metodo, come verificare se si tratti veramente di un neologismo, basato sull opinione soggettiva del parlante, non è, prima di tutto, scientifico e potrebbe anche portare degli risultati contraddittori. Come afferma D Achille «la memoria dei parlanti, affidata a se stessa, tende a far avanzare verso l oggi l apparizione delle novità» 5 3. È perciò necessario eseguire una ricerca fondata sulla documentazione positiva a fine di correggere tale deformazione ottica. L esistenza o l inesistenza di un vocabolo si può determinare anche mediante altri metodi. Abbiamo la possibilità di stabilire approssimativamente la data di nascita di un certo neologismo quando sappiamo la data dell apparenza del nuovo referente (signifié). Se sappiamo, per esempio, che la comparsa dei cellulari cade negli anni Ottanta, possiamo presumere che la data dell apparizione del prestito roaming non può antecedere questo periodo. Consultando i dizionari italiani possiamo verificare la nostra ipotesi quanto riguarda la datazione del lessema 5 4. Tale metodo si può applicare allo studio dei neologismi semantici e unità lessicali superiori perché la datazione della prima comparsa di questi è raramente registrata nei dizionari. Un altro metodo che può essere adottato a tale ricerca è la frequenza del determinato neologismo (mediante questo metodo torniamo all opposizione centro periferia, e quindi escludiamo dalla ricerca l idioletto 5 5 ). Non è sufficiente però concentrarsi soltanto sul momento della prima apparizione di un certo lessema, bensì è necessario prendere in considerazione anche il suo eventuale passaggio dalla periferia verso il centro del sistema lessicale 5 6. Anche M. Dardano distingue due momenti nella nascita di un neologismo; secondo lui l entrata di un neologismo nell uso (dopo l atto di 52 Va comunque detto che gli autori del NQ hanno inserito nel dizionario anche alcuni termini entrati nella lingua comune già nel periodo anteriore a quello a cui è dedicato il dizionario; è per esempio il caso del prestito call center (1996 ALCI). 53 P. D Achille, Sui neologismi, p Secondo Z-03 la prima apparizione del vocabolo roaming, d origine inglese, cade nel 1995 mentre DISC-04 lo data nel Lingua individuale: il complesso delle strutture linguistiche che una persona possiede e adopera. 56 La rete di Internet e il suo nome, per esempio, hanno più di vent anni ma la frequenza di questo vocabolo è cresciuta soltanto dopo la diffusione collettiva della rete negli anni Novanta. Secondo A. Petralli, Neologismi e nuovi media, p. 37, comm

24 creazione) «è una fase compresa in uno spazio di tempo più o meno esteso» 5 7. In questa fase spesso convivono dentro un lessico vari neologismi determinanti lo stesso referente, dei quali uno col tempo si affermerà (p. es. negli anni in cui è nato il linguaggio cinematografico esistevano alcune espressioni per il regista ) 5 8. Secondo il nostro linguista non è neppure rara la riemersione di un neologismo che si è già affermato in un particolare settore del lessico 5 9. Qui ritorniamo però al problema del centro e della periferia di un sistema lessicale che distingue tra la lingua comune e la terminologia tecnica. Come abbiamo visto, la datazione delle unità lessicali rappresenta grandi problemi metodologici, per cui le date registrate in singoli dizionari (sia in quelli generali sia in quelli neologici) variano e secondo M. Cortelazzo e U. Cardinale sono spesso soggetti a numerose revisioni 6 0. P. D Achille offre degli esempi concreti delle antidatazioni di alcuni lessemi inseriti appunto nel Dizionario di parole nuove di Manlio Cortelazzo e Ugo Cardinale. Riproduciamo la tabella dello studioso che riporta le caratteristiche quantitative sulla datazione dei neologismi: Tabella 1: P. D Achille, la retrodatazione di lemmi del Dizionario di parole nuove di Cortelazzo-Cardinale 6 1 Anticipazioni Da 1 mese a 4 anni Da 5 a 14 anni Da 15 a 29 anni Da 30 a 49 anni Di 50 anni e oltre Numero di parole 174 parole 236 parole 124 parole 20 parole 19 parole 57 M. Dardano, Lessico e semantica, p Ivi, pp M. Dardano, Lessico e semantica, p. 337; dello stesso parere è pure P. D Achille, in Sui neologismi, pp M. Cortelazzo, U. Cardinale, Dizionario di parole nuove, p. V. 61 P. D Achille, Sui neologismi, p

25 2. INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLA LINGUA Il processo della globalizzazione nel contesto del nostro pianeta porta con sé, necessariamente, anche un certo livello dell unificazione culturale, la quale, quindi, si rispecchia anche nelle lingue nazionali. La crescente mobilità delle idee e dei concetti si riflette pure in uno scambio più vivo e frequente delle forme, cioè in un interferenza linguistica. Tale fenomeno non è però del tutto nuovo né specifico per una lingua concreta ma è valido per quasi tutte le lingue, e soprattutto per le lingue europee (le cosiddette lingue SAE 6 2 ), anche se non tutte le lingue affrontano il fenomeno in questione in modo uguale: mentre la lingua italiana viene generalmente considerata una lingua estroversa ed aperta (cioè, una lingua che facilmente accoglie i prestiti non adattati), il francese, lo spagnolo o il tedesco, per esempio, sono molto più conservativi. 2.1 Europeizzazione e internazionalizzazione Le lingue SAE di vari livelli dell affinità genealogica non hanno soltanto una struttura 6 3 molto vicina ma assomigliano anche nel loro lessico. Già Giacomo Leopardi nota le somiglianze lessicali delle colte lingue europee nel Zibaldone ( ), in cui sostiene che il lessico italiano dovrebbe essere più aperto: «Sarebbe opera degna di questo secolo ( ) un vocabolario universale europeo, che comprendesse quelle parole ( ) che sono comuni a tutte o a maggior parte delle moderne lingue colte. Questo vocabolario sarebbe utilissimo ( ) massimamente all Italia, la quale dovrebbe vedere quanta copia di parole, che tutta l Europa pronunzia e scrive, e 62 Standard Average European, termine introdotto verso la metà degli anni Trenta dall etnolinguista americano Benjamin Lee Whorf, con cui egli intendeva «il fatto che, mettendo a confronto da un lato le maggiori lingue europee, dall altro famiglie linguistiche da queste assai lontane per origine e struttura, le prime rivelano chiaramente un aria di famiglia e formano una specie di koinè, nel senso che condividono caratteristiche fondamentali», P. Ramat, L italiano lingua d Europa, p Ivi, p

26 riconosce per necessarie, ella disprezzi e proscriva. E la lingua italiana dovrebbe adottar le dette voci senza timore di corrompersi ( ).» 6 4 Il metodo più significativo dell assimilazione reciproca del lessico delle lingue europee è, secondo P. Ramat, costituito soprattutto dai prestiti e calchi (sia semantici che sintattici). Questo linguista distingue le seguenti tappe principali di tale processo: diffusione del primo cristianesimo nel 200 e 300 (p. es. il lessema vescovo in varie lingue), fenomeno della poesia delle corti francesi (p. es. faire la cour, in italiano fare la corte, oppure i suffissi o prefissi 6 5 ), rinascimento (la nascita del cosiddetto lessico intellettuale basato sul greco e latino), umanesimo (l inizio dei tentativi unitari e normativi nella lingua), illuminismo (Folena parla di una rivoluzione lessicale e derivazionale nell italiano basata sui tentativi francesi), il secondo periodo dopoguerra (un forte influsso dell inglese). Allo stesso tempo P. Ramat nota che la relativa unificazione delle norme e regole linguistiche su un territorio così ampio non è, al livello mondiale, molto comune 6 6. Attualmente tale processo oltrepassa le frontiere europee e si svolge al livello mondiale, vuoi a quello orizzontale (geograficamente), vuoi a quello verticale (il ciò significa che la diffusione dei neologismi non è più un fenomeno ristretto soltanto alle persone colte ma ormai è un fenomeno riguardante tutte le classi sociali) 6 7. La fonte principale delle tendenze globalizzanti nella lingua nel secondo dopoguerra è diventato l inglese. Per queste ragioni suggerisce A. Petralli dei termini nuovi per lo studio dei neologismi internazionali, i cosiddetti interlessemi. Tra i lessemi da lui suggeriti troviamo, oltre al europeismo, soprattutto internazionalismo, occidentalismo, globalismo o globismo ed europeismo virtuale Citazione secondo A. Petralli, Neologismi e nuovi media, p Come l infinitivo in ier, suffisso îe per i sostantivi femminili astratti, il suffisso nominale age, ecc. 66 P. Ramat, L italiano lingua d Europa, pp Ivi, p L uso dei termini suggeriti da Petralli dipende soprattutto dal numero delle lingue non-affini in cui deve essere presente. Così europeismo deve apparire contemporaneamente almeno in una lingua romanza (francese), germanica (inglese) e slava (russo). Per europeismo virtuale è sufficiente l apparizione di un certo lessema in due lingue ufficiali dell Unione europea, inglese e francese. Di un occidentalismo possiamo parlare quando un europeismo si trova anche in giapponese (per esempio interlessema club). Un globalismo o globismo deve essere presente in tutte le sei lingue ufficiali dell ONU (inglese, francese, spagnolo, arabo, russo, cinese) e in giapponese (glasnost). Un internazionalismo è secondo Petralli un interlessema vivo allo stesso tempo nelle categorie di europeismo virtuale, europeismo, 25

27 2.2 Italiano come una lingua aperta Secondo Alessio Petralli la lingua italiana appartiene tra le lingue che in un modo straordinariamente flessivo riflettono «accelerazione del correre della storia» 6 9 e sono molto aperte soprattutto verso i cambiamenti lessicali. Tale fenomeno ha, secondo il linguista, due spiegazioni: si tratta di una lingua nuova, dinamicamente progredente, usata da tutte le classi della popolazione appena da quarant anni; neanche le tendenze puristiche del fascismo riuscirono a cambiare questo fatto 7 0. In Italia, inoltre, non esiste attualmente nessun istituto responsabile per la difesa della lingua contro la penetrazione di elementi da altre lingue 7 1. Secondo M. Dardano l italiano passa a partire dal secondo dopoguerra per la cosiddetta seconda europeizazzione caratterizzata soprattutto per la sostituzione del francese per l inglese nel ruolo della lingua più prestigiosa 7 2. Il periodo della seconda europeizazzione è caratterizzato dall influsso dei media che hanno esercitato questi sulle più vaste classi sociali. L attrattiva della lingua inglese ha varie ragioni: nella stampa per l economia dell espressione (le parole corte predominano), nella terminologia per la sua monosemia (il prestito al passaggio nella lingua destinataria perde la maggior parte della sua polisemia), nel gergo giovanile per la sua espressività. Tutto ciò risulta nella crescente preferenza per i prestiti non adattati dall inglese durante gli ultimi cinquant anni 7 3 e nei spostamenti semantici dei lessemi italiani già esistenti (p. es. polluzione nel senso di inquinamento, suggestione nel senso di suggerimento ecc.) 7 4. L influsso del processo in questione è tale che comincia a riflettersi anche in altri livelli della lingua; per esempio in seguito agli anglicismi non occidentalismo e globalismo. Il linguista tiene presente il fatto che non esiste un internazionalismo ideale, ma che ogni lingua ha un lessema più o meno simile al lessema di un altra lingua che rimanda a un interlessema. La somiglianza mutua di tali interlessemi si differenzia da un lessema all altro nelle forme fonetiche, grafiche e anche semantiche, il ciò risulta in difficoltà metodologiche nella comparazione di rispettivi interlessemi. Secondo A. Petralli, in Tendenze europee nel lessico italiano, pp A. Petralli, Neologismi e nuovi media, p Ivi, pp M. Dardano, Profilo dell italiano contemporaneo, p Secondo Dardano la prima europeizzazione avvenne nei sec. XVIII XIX sotto l influsso del francese. 73 M. Dardano, Profilo dell italiano contemporaneo, p P. Ramat: L italiano lingua d Europa, p

28 adattati sono apparse delle espressioni d origine italiana che finiscono in una consonante, come per esempio in una pubblicità per un detergente senza strapp, dove strapp < strappo < strappare 7 5. Al livello lessicomorfologico le strutture anglosassoni influenzano l ordine degli elementi componenti parole composte nominali diverso da quello proprio alle lingue romanze (mini-gonna, scuola-bus) 7 6. Le opinioni dei linguisti italiani sul flusso degli anglicismi variano e non vi sono delle concordanze neppure quanto alla dimensione e all importanza del fenomeno in questione. Secondo Alessio Petralli, Claudio Magazzini a base delle proprie ricerche nel dizionario Devoto-Oli (CD, 1994) nota l aumento degli anglicismi in italiano dall 1 % al 7 % soltanto nel periodo degli ultimi 20 anni e constata, in un articolo popolare, che durante un periodo così corto la lingua inglese ha conquistato uno spazio tanto vasto quanto quello conquistato dalla lingua francese durante i due secoli precedenti. Durante le ricerche del linguaggio parlato Tullio De Mauro ha scoperto che di ogni 1474 esotismi 1049 sono anglicismi, 244 lessemi sono d origine greca, 160 d origine francese e così via e che circa ogni sesto esotismo è l espressione okay 7 7. Secondo Petralli i prestiti in totale rappresentano però una percentuale insignificante del lessico italiano 7 8. È anche opportuno, come avvisa T. De Mauro, che un linguista basandosi nelle sue ricerche soprattutto sul linguaggio dei giornali prenda in considerazione il fatto che per causa della scarsa conoscenza dell inglese tra gli italiani molti giornalisti abusano dell uso degli anglicismi, soprattutto nei titoli, con lo scopo di impressionare il lettore 7 9. Per curiosità abbiamo effettuato una ricerca simile a quella di Claudio Marazzini nel dizionario DISC-04 e abbiamo ottenuto i seguenti risultati: per il periodo dal 1950 al 1974 il dizionario registra l accrescimento di 75 Ivi, p P. Ramat, L italiano lingua d Europa, p T. De Mauro, Dialettalismi e esotismi, in: Lessico di frequenza dell italiano parlato, citato secondo A. Petralli, Neologismi e nuovi media, p Ma raffrontati all intero corpo del lessico, o anche solo ai prestiti dialettali (1,33 %), è chiaro che gli anglicismi e l intera sfera degli esotismi sono a livelli minimi di significanza statistica (0,3 %), A. Petralli, Neologismi e nuovi media, p «Si può congettuare che proprio da tale eccezionalità (contigua alla scarsa conoscenza delle lingue straniere e dell inglese, noto ad appena a 14 % della popolazione adulta) derivi il fascino che talvolta gli esotismi possono esercitare su scriventi poco esperti o su facitori di titoli giornalistici desiderosi di stupire il lettore., A. Petralli, Neologismi e nuovi media, p

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