Indagine inerente la mitigazione del rischio sismico TOMO 1

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3 Indagine inerente la mitigazione del rischio sismico TOMO 1

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5 Sabino Vetta Il progetto PIC Urban II e la Misura 1.1 Messa in sicurezza dei siti urbani a rischio La ricerca sulla mitigazione del rischio sismico per il comune di Crotone è stata finanziata da fondi comunitari , Misura Messa in sicurezza dei siti urbani a rischio del Complemento di Programmazione del PIC URBAN II di Crotone. Le attività della ricerca sono state programmate in attuazione di quanto previsto nell Accordo di programma, siglato il 19 dicembre 2002 ai sensi dell art. 15 della legge 7 agosto 1990 n. 241, tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile, Ufficio Servizio Sismico Nazionale, e il comune di Crotone. In ottemperanza a tale accordo il Programma è il risultato di diversi incontri tra rappresentanti dell Ufficio Servizio Sismico e del comune di Crotone rivolti a definire, attraverso la rimodulazione di prestazioni, fasi e tempi, gli aspetti tecnico-operativi e procedurali delle attività previste. L accordo citato ha visto l impegno dell Ufficio Servizio Sismico, nell ambito delle proprie competenze istituzionali, in una collaborazione ispirata ai principi di partenariato per il raggiungimento degli obiettivi generali di prevenzione sismica e della concreta attuazione delle attività, curando il coordinamento tecnico e scientifico e prevedendo interventi di programmazione e analisi, finalizzati a migliorare la conoscenza del rischio sismico e gli strumenti per la loro mitigazione. In base a quanto programmato, gli obiettivi principali della ricerca sono stati i seguenti: la diagnosi delle condizioni di rischio; la elaborazione di un sistema di priorità di intervento; la formazione di strutture specializzate esportabili in altre zone sismiche. Il lavoro è stato suddiviso in tre fasi: 1. Nella prima fase della ricerca ci si è concentrati sull impostazione metodologica e sulla raccolta dei materiali essenziali alle elaborazioni avviate nella seconda fase al fine di individuare l attuale configurazione della pe- 5

6 ricolosità, della vulnerabilità e dell esposizione al rischio sismico del comune di Crotone. A tal proposito sono stati concordati il tipo e la versione del software idoneo per implementare il Sistema Informativo Territoriale (SIT). 2. La seconda fase della ricerca è stata finalizzata, quindi, alle analisi delle pericolosità, strutturali ed urbane integrate da un gruppo di rilevatori, appositamente selezionati, formati e seguiti nell attività di rilievo, secondo un approccio sperimentale e incrementale, al fine di ottimizzare i tempi e il contenuto informativo delle elaborazioni prodotte. 3. La terza, conclusiva, si è basata sulla caratterizzazione del tessuto urbano, sia in termini quantitativi che qualitativi, del sistema insediativo, del sistema delle attrezzature e delle reti tecnologiche in chiave strategica ai fini della prevenzione del rischio sismico. L obiettivo della ricerca è l individuazione di interventi prioritari (di tipo normativo, gestionale e programmatico) intimamente connessi agli esiti delle analisi condotte e mirati, contemporaneamente, alla mitigazione del rischio e, indirettamente, alla massimizzazione di efficienza ed efficacia dei soccorsi in caso di emergenza. L ambito urbano oggetto della ricerca è stato quello relativo al capoluogo crotonese, con alcune analisi al contorno e, per quanto concerne l ambito urbanistico, estese anche all intero territorio comunale. Affinché si potesse giungere ad un inquadramento completo dell area in esame dal punto di vista sismico, il team di ricercatori ha proceduto in stretta collaborazione nella fase di definizione delle attività di ricerca, per poi proseguire in parallelo nella caratterizzazione dei parametri fondamentali dell analisi del rischio. L analisi del rischio 1 La tematica del rischio è da tempo relazionata a problematiche connesse alla società ed alla gestione della città e, pur essendo presente nel campo del governo del territorio, è spesso semplicemente sovrapposta al processo di pianificazione, piuttosto che integrata nello stesso. Ciò avviene perché a volte si crede che la maggior parte dei problemi possa essere risolta solo migliorando le metodologie esistenti attraverso l evoluzione della strumentazione, per maggiori e più accurate informazioni, che possano migliorare il controllo della qualità dei processi di pianificazione: modernizzazione ecologica (Asmervik, 1997). Bisogna comunque dire che la riduzione dell incertezza, insita nei modelli previsionali presenti, è sicuramente molto importante e doverosa se at- 1 L analisi del rischio è tratta da de Tullio G., 2006, cfr. Bibliografia tomo III. 6

7 tuabile, ma migliora solo la conoscenza di un particolare fenomeno, e spesso necessita, per l attuazione di interventi mitigativi del danno probabile, dell integrazione di esperienze più localmente basate, con maggiore partecipazione dei diversi gruppi interessati. Si richiede pertanto cooperazione continua tra due tipi di conoscenze, consapevoli dei rispettivi limiti, una metrico-calcolativa, finalizzata all ottimizzazione dei modelli matematici, e l altra antropologico-culturale, orientata ad incrementare la consapevolezza del contesto sociopolitico in cui si opera, anche intervenendo per migliorare l informazione e le modalità di reazione al problema. Per meglio comprendere le possibili azioni che i risultati della ricerca sono in grado di generare è bene riprendere una schematizzazione d approccio al problema del rischio urbano di scuola olandese: MITIGAZIONE (tempo ordinario) EMERGENZA approccio normativo norma e controllo norma e controllo approccio consensuale informazione norma e controllo approccio liberale informazione informazione Si va da un approccio estremamente impositivo, possibile solo con un cambiamento culturale, mantenendo in agenda governativa sempre il tema della sicurezza, ad uno liberale che non assume carattere dirigista nemmeno in fase emergenziale, delegando la totale responsabilità all individuo e supportato solo da una costante ed ampia informazione in grado di generare, in ciascuno, gradi di consapevole accettabilità del rischio che si corre. A tal proposito Henk Voogd, suggerendo l approccio consensuale, ricorda l importanza del coinvolgimento degli attori interessati dal pericolo, ribadendo che la prevenzione dei disastri non è solo un esercizio accademico, ma anche un processo di apprendimento amministrativo. Si richiede quindi una pianificazione orientata al rischio, basata sulla conoscenza delle vulnerabilità nelle singole situazioni e, non essendo realistico pretendere che tutti gli attori obbediscano a regole, è necessario un loro opportuno coinvolgimento nella mitigazione dei disastri. Tale formulazione si avvale dell esempio di un devastante incidente dovuto a fuochi d artificio a Enschede in Olanda nel 1999, sottolineando che, anche in un paese tradizionalmente noto per l osservanza delle sue regole, un approccio basato sul command and control non è stato efficace (Voogd, 2004, p.11-12). Per quanto concerne l approccio tecnico-ingegneristico 2 al tema del rischio, esso si basa sulla risk analysis fondata sulla nota formula 2 L aggettivo ingegneristico è generalmente utilizzato nei processi di ingegnerizzazione, ovvero quando si mettono in pratica i risultati forniti da fisica o matematica teoriche. 7

8 R = H V E dove V E = D è il danno atteso, ottenuto come prodotto tra il valore esposto al pericolo E per la sua vulnerabilità V, fattore praticamente opposto al concetto di resistenza. La pericolosità (H da hazard), in merito ai fenomeni naturali, è l attributo che questi ricevono quando rappresentano, direttamente o indirettamente, una minaccia per la vita, la salute o gli interessi degli uomini. Si comprende come ogni elemento della suddetta formula richieda competenze diverse, per un adeguata caratterizzazione della condizione di rischio, scomponibile in tre fasi preliminari: l individuazione della pericolosità; la definizione del quadro di vulnerabilità (strutturale ed urbana); la stima del valore esposto, prevalentemente in termini di vite umane coinvolte. L ambito della pericolosità L analisi di pericolosità è stata effettuata sia sulla base di dati di terremoti storici sia mediante rilievi sul campo. Non ci si è basati, quindi, soltanto sulle principali strutture sismogenetiche del Meridione nel contesto geodinamico di riferimento, ma si sono valutati i possibili effetti di sito, in quanto il danno in zone urbanizzate può seguire schemi di distribuzione molto complessi, anche nei casi in cui siano presenti edifici con caratteristiche costruttive simili. Sono state analizzate, pertanto, le condizioni geologiche e geotecniche degli strati più superficiali che influiscono significativamente sul livello e sulla composizione spettrale dello scuotimento sismico in superficie, per caratterizzare l area mediante microzonazione sismica. L ambito strutturale L ambito strutturale della ricerca ha riguardato la valutazione dell inventario del costruito e della relativa vulnerabilità sismica. Si comprende come una tale operazione possa risultare molto costosa ed assorba, pertanto, gran parte dei fondi della ricerca (il 24% del costo dell intero progetto e il 32% del costo del progetto escludendo il costo del piano di valorizzazione). I compiti precipui dell analisi strutturale hanno riguardato la valutazione della vulnerabilità sismica degli edifici in muratura e in cemento armato sia pubblici che privati e delle infrastrutture con caratterizzazione della vulnerabilità delle opere d arte. 8

9 Per quanto concerne gli edifici pubblici (compresi gli edifici di culto e di valore storico-architettonico) si è proceduto mediante la caratterizzazione della vulnerabilità del singolo edificio con approcci approssimati e specifici modelli numerici e georeferenziazione dei manufatti. In merito agli edifici privati, invece, vista la numerosità degli stessi si è deciso di procedere con una caratterizzazione della vulnerabilità sismica per ambiti omogenei, tramite un numero limitato di modelli numerici, con georeferenziazione degli edifici. A valle delle analisi condotte sono stati considerati scenari sismici in funzione del tempo di ritorno, al cui crescere corrisponde un intensità sismica crescente. Dalle analisi dei sistemi insediativi, degli edifici strategici e della popolazione è stato possibile inquadrare gli assetti emergenziali probabili, secondo un analisi statica senza simulare i mutamenti derivanti dai flussi dei sistemi a rete, sistemi che tuttavia caratterizzano, in parte, la vulnerabilità urbana, in ambito urbanistico. La simulazione ha individuato le aree maggiormente critiche rapportando i danni alle possibili presenze di persone ed individuando, così i potenziali senzatetto. L ambito urbanistico La contestualizzazione del metodo di ricerca elaborato parte dall incrocio delle esperienze pregresse, paragonabili a quella crotonese, quindi prevalentemente nazionali, ottenendo, successivamente, un approccio più complesso. L analisi del costruito ha consentito di articolare la città in parti, in rapporto alle diverse configurazioni dei tessuti, delle regole di organizzazione spaziale e di aggregazione. L obiettivo è stato quello di parametrizzare gli ambiti insediativi per individuare i livelli qualitativi confrontabili al fine di orientare le successive analisi di vulnerabilità e quindi di rischio. Gli spazi aperti sono stati analizzati in relazione ai diversi ruoli che assumono nel sistema insediativo. In particolare viene analizzato il ruolo di tali spazi in termini di accessibilità, ne viene analizzata la funzione di deflusso e ricovero in caso di emergenza e infine vengono analizzati come elementi aggreganti rispetto alle funzioni urbane, in cui assumono una valenza simbolica e di identificazione sociale. Grazie alla collaborazione interna al comune di Crotone è stato possibile censire le attrezzature con funzioni strategiche per la vita sociale e per l emergenza, mediante una ricognizione e valutazione delle attrezzature pubbliche o ad uso pubblico che rivestono un ruolo sensibile nell organizzazione funzionale della città, e hanno un carattere strategico ai fini della gestione dell emergenza. L attività di ricerca ha utilizzato tutti i molteplici dati derivanti dalla campagna di rilevazione diretta sul campo, effettuata da tecnici rilevatori. Bisogna 9

10 tuttavia sottolineare che, nonostante sia stata svolta un intensa attività di formazione, le schede di rilievo pervenute hanno necessariamente richiesto un lavoro, seppur minimo, di riallineamento, dovuto sia alle differenti competenze dei tecnici rilevatori che alla particolarità ed empiricità del lavoro richiesto. Per quanto concerne lo scenario ordinario, nell incrementare la contestualizzazione sociale, sono stati utilizzati i dati ISTAT 2001 per sezioni di censimento, acquistati dal Dipartimento di Pianificazione Territoriale dell UNI- CAL, per incrementare e aggiornare le informazioni relative allo stato della popolazione residente, del patrimonio edilizio, delle condizioni sociali connesse agli aggregati insediativi, dati ed elaborazioni utili sia per ogni politica di sviluppo urbano che per gli obiettivi di mitigazione del rischio. La contestualizzazione fisica, riguarda anche la ricostruzione storica del tessuto insediativo crotonese, che consente di valutare sia il valore esposto che la vulnerabilità indiretta, causata dalla distribuzione di vuoti e pieni nel sottosuolo. La contestualizzazione normativa è partita dallo strumento urbanistico comunale principale, ovvero dal Piano Regolatore Generale, il cui elaborato prescrittivo fondamentale, le norme tecniche d attuazione, è stato analizzato negli aspetti riguardanti le possibilità di variazione del valore esposto e, naturalmente, gli indirizzi sul rischio sismico e di esondazione. Un tale lavoro risulterà doppiamente utile al comune di Crotone che, come tutti i comuni calabresi, dovrà adeguare il proprio strumento urbanistico alla L.R. 19/2002, quando entreranno in vigore le Linee guida applicative della legge stessa, ma potrà farlo con un analisi del rischio, che suggerirà interventi strutturali e programmatici mitiganti il rischio sismico e, contemporaneamente, consolidanti la struttura urbana. Quello che è utile sottolineare, in premessa, è che da oggi il comune di Crotone è dotato di uno strumento che consente di programmare, in tutte le sue articolazioni, una complessa ma praticabile attività di adeguamento del tessuto urbano alle esigenze della riduzione (minimizzazione) del rischio derivante da eventi sismici. Le azioni che sarà possibile mettere in campo potranno interrelarsi ad una politica di riqualificazione urbana diffusa in modo da associare alla prevenzione un più visibile effetto di miglioramento qualitativo del sistema insediativo. 10

11 P. Galli, A. Lucantoni* La pericolosità sismica di Crotone 1. Introduzione Questo contributo illustra le diverse procedure utilizzate per valutare la pericolosità sismica nel comune di Crotone, prendendo spunto e comparando i risultati pubblicati sia dal Servizio Sismico Nazionale (ora Ufficio Rischio Sismico del Dipartimento della Protezione Civile; vedi Albarello et al., 2000; 2002) che dall Istituto Nazionale di geofisica e Vulcanologia (Gruppo di Lavoro, 2004). Nelle figg. 1-4 sono riportati alcuni stralci dei risultati di questi gruppi di lavoro, nella forma di mappe in PGA, spettri di risposta e curve di hazard, a rappresentare lo stato delle conoscenze nell area prima di questo lavoro. Fig. 1 - Grid con valori campionati passo 0,05 g (da Albarello et al., 2000) * Dipartimento della Protezione Civile, Via Vitorchiano 4, Roma. 11

12 Fig. 2 - Grid con valori campionati passo 0,05 g (da Gruppo di Lavoro, 2004) Fig. 3 - Spettri a pericolosità uniforme per il comune di Crotone per diversi periodi di ritorno (da Lucantoni et al., 2001) 12

13 Fig. 4 - Curva di hazard per il comune di Crotone (da Lucantoni et al., 2001) La metodologia di base utilizzata in questo lavoro per la determinazione della pericolosità è quella sviluppata da Cornell (1968) e si basa, in prima approssimazione, sull impiego delle sole zone a sismicità uniforme. Tuttavia, potendo disporre per la Calabria di una discreta conoscenza sismotettonica regionale ed anche delle singole faglie attive, in una seconda fase è stata utilizzata anche una zonazione ibrida, considerando, oltre alle zone areali uniformi (già considerate col metodo classico di Cornell, 1968), anche il contributo delle singole strutture sismogenetiche note. Per poter confrontare i risultati ottenuti con altri ottenuti attraverso una differente procedura, si è infine utilizzato il metodo al sito, sia in termini di PGA che di intensità MCS, tralasciando metodi alternativi, quali il metodo a sismicità diffusa alla Frankel et al. (2000) ed i modelli dipendenti dal tempo alla Kagan e Jackson (2000) con kernel. Questo obiettivo specifico è stato raggiunto grazie alla definizione di un catalogo sismico di sito per Crotone, costruito sulla base dei risultati inediti di ricerche storiche. Nel seguito di questo contributo si farà sempre riferimento a mappe di scuotimento su suolo rigido, non considerando fenomeni di amplificazione locale. 13

14 2. Le basi dati: il catalogo sismico e la zonazione sismotettonica I lavori precedenti di pericolosità di base del territorio nazionale, quali i due summenzionati, utilizzano, come database, il catalogo sismico NT4 (Camassi e Stucchi, 1996) in associazione alla zonazione ZS4 (Scandone et al., 1997) ed il catalogo CPTI99 (Gruppo di Lavoro CPTI, 1999) in associazione alla zonazione ZS9 (Gruppo di Lavoro, 2004). Come noto, entrambi non tengono conto del contributo delle singole faglie presenti all interno delle zone. In questo lavoro, invece, si è creduto di applicare - oltre al metodo classico - un modello ibrido che considerasse il contributo delle singole strutture sismogenetiche e che avesse, alla base, una zonazione sismotettonica costruita ad hoc. Sono stati quindi considerati i parametri di quelle faglie per le quali esistesse una caratterizzazione paleosismologica robusta (vedi Galli et al., 2008), mentre - per quanto riguarda il catalogo sismico - è stata utilizzata la versione 2004 del catalogo CPTI (Gruppo di Lavoro CPTI, 2004), aggiornata però sulla base degli studi di sismicità storica, di archeosismologia e di paleosismologia condotti in questi ultimi anni nella regione (Cinti et al., 2002; Galli e Bosi, 2002; 2003; Galli e Scionti, 2006; Galli et al., 2006a; 2006b; 2007; 2008; Scionti e Galli, 2005; Scionti et al., 2006). 2.1 Zonazione sismotettonica della Calabria Come accennato, nel corso dell ultimo quinquennio, la conoscenza sulla sismicità e sulle strutture sismogenetiche della Calabria è discretamente aumentata, grazie sia a nuove ricerche di archivio sulla sismicità storica della regione che a studi di carattere paleosismologico ed archeosismologico (Fig. 5). In particolare Cinti et al. (2002) hanno condotto studi di dettaglio sulla faglia silente del Pollino, mentre in Galli e Bosi (2003; 2003) si è investigata, tramite analisi paleosismologiche, sia la struttura responsabile del catastrofico terremoto del 5 febbraio 1783 (Faglia di Cittanova; fig. 6) sia di quello del 9 giugno 1638 (Faglia dei Laghi; fig. 7). Più di recente, Galli et al. (2007) hanno svolto analisi paleosismologiche anche sulla struttura responsabile del terremoto del 7 febbraio 1783 (Faglia delle Serre), oltre ad analisi suppletive sulla Faglia dei Laghi. Inoltre, ricerche di sismicità storica compiute ad hoc (Scionti e Galli, 2005) e/o contestualmente ai lavori paleosismologici citati hanno consentito di aggiornare, revisionare e inserire alcuni eventi sismici, anche di elevata magnitudo, precedentemente poco caratterizzati o assenti nelle compilazioni esistenti. Tali eventi sono indicati con l acronimo USSN (Ufficio Servizio Sismico Nazionale) nelle tabelle qui accluse. 14

15 Fig. 5 - Immagine riassuntiva delle conoscenza sulla sismotettonica della Calabria (mod. da Galli et al., 2007). Sono riportate le principali strutture sismogenetiche studiate tramite analisi paleosismologiche (in grassetto) e gli associati box sismogenetici (in grassetto). All interno dei box sono evidenziate le date degli ultimi terremoti certi generati dalla struttura. A tratto sottile le restanti faglie primarie con evidenze di attività quaternaria e relativi box sismogenetici degli ultimi possibili terremoti associati. I box solitari sono invece tracciati sulla base della distribuzione delle massime intensità macrosismiche (ad esempio usando Gasperini 2002). Le frecce ombreggiate indicano la direzione di estensione desunta da lavori paleosismologici su faglie (i valori sono ratei minimi). I meccanismi focali sono mutuati da Galli e Bosi (2003) e/o tratti da Vannucci e Gasperini (2004). Nell inserto (A) sono visualizzate le velocità GPS calcolate da D Agostino e Selvaggi (2004). La differenza tra le velocità della Puglia e della Calabria centro-meridionale evidenziano un estensione intermedia di ~1,5 mm/anno, di cui ~2/3 potrebbero essere accomodati dal sistema di faglie Silane e del Pollino. 15

16 Fig. 6 - Faglia di Cittanova (Piana di Gioia Tauro, RC). Veduta della parete sud di una delle trincee scavate attraverso la faglia (frecce gialle). I depositi colluviali con lenti ghiaiose nella parte rialzata della faglia (sinistra = est) sono stati datati all ultimo massimo glaciale (~24 ka); quelli nella parte ribassata (destra) hanno fornito età radiocarbonio tra i 10 ka ed il recente. In questa ed in altre trincee le analisi paleosismologiche hanno consentito di riconoscere il terremoto del 1783 ed altri precedenti, come il ~372 AD (reticolo di 0.5 m). Nel complesso, i nuovi dati uniti alla grande quantità di quelli pregressi hanno permesso di formulare una zonazione sismotettonica diversa dalle esistenti e citate ZS4 e ZS9 (Scandone, 1997; Gruppo di Lavoro, 2004, rispettivamente). Questa zonazione non ha la presunzione di essere migliore delle precedenti o definitiva, ma a detta degli scriventi è quella che meglio rappresenta lo stato attuale delle conoscenze. Come è possibile evincere in fig. 8, la zonazione trae effettivamente spunto da ZS4 (Scandone, 1997) e passando attraverso le modifiche discusse in Bosi e Galli (2004) approda in una suddivisio- 16

17 ne della Calabria in 6 diverse zone (contro le due sole di ZS9; Gruppo di Lavoro, 2004). Da nord verso sud esse sono la zona del Pollino, della Sila, del Crati, della Stretta di Catanzaro, delle Serre-Aspromonte e della Ionica. Fig. 7 - Faglia dei Laghi (Località Cagno, Lago Ampollino-Sila); veduta della parete nord della trincea paleosismologica scavata da Galli et al. (2007). Le analisi paleosismologiche effettuate lungo questa faglia hanno permesso di individuare l evento del 9 giugno 1638, un analogo precedente sconosciuto del VII secolo d.c. ed altri due terremoti sconosciuti occorsi all incirca intorno al 1000 a.c. ed al 2000 a.c. La freccia gialla indica il piano di faglia che disloca depositi di età storica (datati col metodo del radiocarbonio); il livello indicato dagli indicatori bianchi (parte rialzata della faglia) corrisponde alle pomici dell eruzione del Vesuvio del 79 d.c. (reticolo con maglie di 1 m). Le zone sono state tracciate in modo da comprendere le strutture e le aree ad omogeneo comportamento e caratteristiche cinematico/strutturali, nonché cercando di inviluppare la sismicità attribuibile a strutture dallo stesso significato sismotettonico. In fig. 8 sono riportate anche le tracce delle faglie e le box sismogenetiche (sensu Gasperini, 2002) per le quali sono disponibili dati utili alle analisi di pericolosità. Molto sinteticamente, la principale differenza con ZS4 (Scandone, 1997) a parte la diversa geometria delle zone risiede nell esistenza di una ben defi- 17

18 nita zona (Sila) laddove ZS4 contemplava un area di background (tra le zone 66 e 67; zona 81 in Bosi e Galli, 2004). Questa zona, che sostituisce anche la zona 67 di ZS4, è stata tracciata in base ai nuovi studi (Galli e Bosi, 2003; Galli e Scionti, 2005; Galli et al., 2006b). Detti studi individuano una serie di strutture allungate in direzione NW-SE, presumibilmente responsabili di tutti i terremoti di maggiore energia occorsi nell area. Sorgente Anno Me Gi AE Rt Io Lat Lon Ms Ma box Marchesato USSN box Crotonese CFTI box Calabria CFTI box Calabria meridionale CFTI Faglia 1 Cittanova Calabria CFTI Faglia 2 Serre sud Calabria CFTI Calabria centrale CFTI Faglia 3 Serre nord Calabria centrale CFTI Calabria centrale CFTI Faglia 4 Serre centrale Serre centrali USSN Faglia 5 Feroleto-Sant'Eufemia Serre nord USSN Valle dell'amato USSN Reventino USSN Faglia 6 Savuto Alto Crati-Savuto USSN Cosentino CFTI Cosentino CFTI Faglia 7 Laghi Sila USSN Tabella 1 - Eventi del catalogo CPTI04 (modificato; vedi testo) associati alle faglie e/o strutture sismogenetiche. 3. Il calcolo dei tassi medi di sismicità, i codici di calcolo Il modello di ricorrenza della magnitudo utilizzato in questo lavoro è lo stesso di quello alla base del codice FRISK (Risk Engineering, Inc., 2001) e cioè l esponenziale troncata che è definita dai parametri M MIN, M MAX, Rate, beta. Il coefficiente beta è stato calcolato con una regressione ai minimi quadrati sulle frequenze semplici determinate col metodo utilizzato in Albarello et al. (2000). Le leggi di attenuazione usate sono state quella proposta da Ambraseys et al. (1996) e quella in Sabetta e Pugliese (1996), con peso 0.5. Per quest ultima sono state utilizzate le due diverse formulazioni per distanza epicentrale per le zone e distanza dalla faglia per le faglie. Nelle tabelle 2-5 sono riportati i valori usati nel calcolo sia per le zone che per le faglie ed i box. Per quanto concerne la parametrizzazione delle faglie, la frequenza λ MAX relativa a M MAX è stata determinata definendo, per via paleosismologica, il periodo di ritorno Tr associato all evento di magnitudo massima ammissibile e poi calcolando λ MAX =1/Tr,. Usando la relazione Gutenberg Richter, noto β, campionando le magnitudo con passo DM si calcola:ln(λ i ) = ln(λ MAX ) β* ΔM*i. Di conseguenza si ha Rate = λ i 18

19 Fig. 8 - Rappresentazione schematica delle zone sismogenetiche elaborate ad hoc per questo lavoro, delle faglie riconosciute come attive e sismogenetiche nella regione Calabria e delle box sismogenetiche di alcuni terremoti per i quali non siano ancora certe le strutture sorgenti. 19

20 Catalogo CPTI Fig. 9 - Eventi CPTI associati alle zone: istogramma frequenze nr. eventi classe magnitudo Ma Eventi associati alle faglie Freq. semplice Regressione Fig Eventi CPTI associati alle faglie: calcolo coefficiente beta ln(freq) y = x R 2 = magnitudo Ma Tabella 2 - Parametri geodinamici delle faglie considerate 20 Parametri immersione: profondità ed angoli Parametri lunghezza di rottura (Wells e Coppersmith Errore. L'origine riferimento non è stata trovata.) Faglia z1 alfa1 z2 alfa2 z3 Al Bl sigma Slip-rate (mm/anno) Tr (anni) Cittanova Serre Sud Serre Centrale Serre Nord Feroleto-Sant'Eufemia Savuto Laghi

21 Faglia MAX M MIN M MAX Rate Cittanova Serre Sud-Centrale-Nord Feroleto-Sant'Eufemia Savuto Laghi Tabella 3 - Tassi di sismicità associati alle faglie considerate Box MAX Rate M MIN-MAX Evento ± Evento ± Evento ± Evento ± Tabella 4 - Tassi di sismicità associati ai box e alle zone considerate Nr. Zona Mmin Mmax Rate Beta 1 Pollino Sila Crati Stretta Gioia Ionica Il metodo al sito: formulazione in PGA Poiché non sono disponibili registrazioni accelerometriche per il sito di Crotone, sono stati calcolati i possibili risentimenti degli eventi sismici riportati nel catalogo CPTI04 (modificato) utilizzando una legge di attenuazione. In particolare, è stata usata la relazione Sabetta e Pugliese (1996), considerando la componente orizzontale delle accelerazioni la distanza epicentrale. In fig. 11 si riportano i risentimenti ottenuti attraverso tale metodologia (il diagramma è tagliato a 0.02 g). Considerando completa l informazione storica per il periodo (ad esempio, Gruppo di Lavoro, 2004), si ottiene un valore del Dt = 393 anni, da cui si può ottenere il calcolo delle frequenze di superamento (assumendo un processo stazionario della sismicità) riportate in tab. 5. Nella stessa tabella è riportata la matrice in frequenza relativa al campionamento in PGA riportato Risentimenti (attenuati) dovuti agli eventi storici Anno Fig Risentimenti determinati attraverso il metodo al sito per il comune di Crotone Classi PGA (g) PGA Num. Num. Cum. Eventi Eventi Freq ecc Tabella 5 - Matrice delle frequenze di superamento per classi di PGA 21

22 In fig. 12 e in tab. 6 sono riportati, invece, la curva di hazard con il metodo al sito e la relativa regressione per avere una formulazione analitica; inoltre viene tabulata la funzione valore atteso calcolata come descritto nel paragrafo seguente. Frequenza di superamento Curva di hazard y = x R 2 = Frequenza cumulata eventi Regressione PGA (g) Fig Metodo al sito per il Comune di Crotone: regressione su curva delle frequenze di eccedenza PGA (g) valor medio hazard valore atteso della funzione di hazard Calcolo del valore atteso della funzione di hazard Tabella 3 - Frequenze di superamento per classi di PGA: calcolo del valore atteso della funzione di hazard Nella procedura descritta in precedenza, per attenuare al sito gli eventi, viene usato il valor medio della relazione di attenuazione del PGA, che è però una variabile aleatoria lognormale: ln( PGA ) ~ N( μ, σ ). Poiché data la funzione Y=g(X) con X variabile aleatoria con funzione densità il valore atteso di vale: Essendo nel nostro caso la curva di hazard ed X il PGA si ha quindi: dove è la funzione di distribuzione normale standard. 22

23 4.2 Analisi delle curve di hazard e disaggregazione: eventi di riferimento In fig. 13 sono riportate le diverse curve di hazard ottenute in funzione delle diverse scelte. In particolare, è possibile confrontare i risultati derivanti dalle elaborazioni contenute in Albarello et al. (2000), con quelli ottenuti con il metodo ibrido e con il metodo al sito. È stata anche riportata la soluzione senza faglie, con tutti gli eventi associati alle sole zone. Infine, per confronto, è riportata anche la curva di hazard pubblicata in Gruppo di Lavoro (2004). Fig Confronto tra curve di hazard in termini di PGA con le diverse metodologie. Dal confronto tra le diverse metodologie applicate, è evidente che quella che contempla l utilizzo delle faglie e dei box sismogenetici (metodo ibrido ) è la meno conservativa, almeno per valori di PGA più elevati, ricalcando per i valori più bassi i risultati ottenuti da Gruppo di Lavoro (2004). Questo fatto si spiega principalmente con l aver introdotto per le classi di magnitudo più elevate tempi di ritorno molto più lunghi di quelli assunti nel metodo probabilistico classico; in altre parole, sono stati utilizzati i tempi di ritorno reali desunti da analisi paleosismologiche invece che assumere il tempo di ritorno pari all intervallo di completezza di quella classe di magnitudo. 23

24 Il metodo più conservativo è, invece, quello al sito, che non contempla lo ricordiamo l utilizzo della zonazione, la cui geometria influenza molto i risultati in tutte le altre metodologie. Considerando il periodo di ritorno di 1000 anni, l intevallo di variazione del PGA è tra 0,20 g e 0,28 g pari al 40%. Per completezza d informazione, nelle tabelle 7 e 8 sono riportati i valori analitici dei risultati di disaggregazione per diversi tempi di ritorno (Tr) dei valori di hazard in funzione dei valor medi di magnitudo, distanza ed epsilon calcolata con il programma FRISK, sia relativi al metodo probabilistico classico (solo zone sismogenetiche), sia a quello ibrido (zone sismogenetiche, faglie e box sismogenetici). Risultati dell'analisi di disaggregazione (solo zone) PGA= Tr= 72 Total mean mean mean perc. Prob. magnit. distance epsilon contrib. 1.17E % 1.45E % 6.89E % 6.54E % PGA= Tr= 475 Total mean mean mean perc. Prob. magnit. distance epsilon contrib. 2.11E % 1.04E % PGA= Tr= 2475 Total mean mean mean perc. Prob. magnit. distance epsilon contrib. 3.71E % Tabella 7 - Valori medi di magnitudo, distanza ed epsilon determinati attraverso l applicazione del metodo storico probabilistico classico. Risultati dell'analisi di disaggregazione (zone+faglie+box) PGA= Tr= 72 Total mean mean mean perc. Prob. magnit. distance epsilon contrib 1.05E % 1.02E % 7.46E % 5.36E % 4.70E % PGA= Tr= 475 Total mean mean mean perc. Prob. magnit. distance epsilon contrib 1.55E % 3.97E % 5.52E % PGA= Tr= 2475 Total Mean mean mean perc. Prob. magnit. distance epsilon contrib 2.67E % 1.35E % 5.08E % Tabella 8 - Valori medi di magnitudo, distanza ed epsilon determinati attraverso l applicazione del metodo ibrido. 5. Il metodo al sito: formulazione in intensità macrosismica MCS Per l applicazione di questa metodologia vengono utilizzati direttamente i risentimenti al sito valutati attraverso la lettura delle fonti storiche e/o interpolati da altre informazioni macrosismiche, senza utilizzare, cioè, l attenuazione dell intensità epicentrale. Di conseguenza, si è reso necessario implementare un catalogo sismico di sito ad hoc su Crotone, utilizzando la metodologia descritta in Galli e Molin (2004). 24

25 Cronologia risentimenti Fig Distribuzione dei 32 risentimenti su Crotone considerati dal 1605 al 1974 I_mcs Anno 5.1 Il catalogo sismico di Crotone (in collaborazione con A. Tolone) Al fine di ricostruire il catalogo di sito di Crotone, si è utilizzato uno studio inedito sull argomento (Galli et al., 2006a). In breve, in tale lavoro, a partire dalle informazioni contenute nei cataloghi sismici nazionali di riferimento, come il Catalogo dei Forti Terremoti CFT (Boschi et al., 1995; 1997; 2000) e il Database di Osservazioni Macrosismiche (Stucchi et al., 2007), sono state svolte ricerche specifiche presso l Archivio di Stato di Catanzaro, l Archivio Vescovile di Crotone, le relative biblioteche, la Biblioteca comunale di Crotone, l Archivio comunale di Crotone e la Biblioteca civica di Cosenza. La ricerca ha permesso di individuare, per ogni diverso terremoto esaminato 1, notizie di danneggiamento relativo ad un numero di singoli edifici (pubblici, privati ed ecclesiastici); inediti sono risultati i terremoti del 1605, 1614, 1691 e del Alla luce della letteratura sismologia esistente e di quanto di nuovo è stato reperito nella documentazione archivistica e nei saggi di storiografia locale, è possibile affermare che la storia sismica di Crotone è relativamente di basso livello (fig. 14), almeno se comparata a quella di altri insediamenti della Calabria. Basti pensare che, in tutte le fonti consultate, non è stata rinvenuta alcuna notizia riguardante vittime direttamente causate dal terremoto e che, per nessun evento, è noto il crollo totale di edifici di una certa importanza (civile, religiosa o militare), sebbene numerose siano le segnalazioni di lesioni gravi e diffuse e di crolli parziali. I massimi effetti risentiti storicamente sono quelli relativi al vicino terremoto del 1832 (Is=VIII MCS). Effetti analoghi (Is=VIII MCS), anche se meno cir- 1 In particolare: 26 maggio 1605, 24 novembre 1614, 27 marzo-9 giugno 1638, 6 novembre 1659, 1691, 21 marzo 1744, 28 marzo 1783, 8 marzo 1832 e 8 settembre

26 costanziate sono le fonti che li descrivono, sembrano quelli occorsi in occasione dell evento del 9 giugno 1638, che impattò - come tutti gli altri - su un tessuto edilizio di cattiva qualità, ma già provato dalla scossa del 27 marzo dello stesso anno. Effetti complessivamente minori sono stati indotti dai terremoti del 21 marzo 1744 e del 28 marzo 1783, entrambi stimabili a VII-VIII MCS. È opportuno sottolineare che le conoscenze sulla sismicità della Calabria possono ritenersi parzialmente complete solo per gli ultimi cinque secoli di storia (Scionti e Galli, 2005). Prima dei secoli XVI-XVII non sappiamo se effettivamente non si verificarono terremoti o se essi, invece, siano avvenuti, ma le fonti che eventualmente li descrissero siano andate perdute (o non siano state ancora rinvenute). Da studi di carattere archeosismologico, è quasi certo, ad esempio, che nel terzo secolo d.c. un terremoto molto forte colpì e distrusse definitivamente l insediamento romano di Capo Colonna (fig. 15; Galli et al., 2006b). Questo evento, stimato con un intensità di ~X MCS, data la vicinanza, sicuramente colpì Crotone con effetti ben più devastanti di tutti gli eventi di cui sopra. 5.2 Analisi delle curve di hazard Considerando quindi completa l informazione storica per il periodo , si ottiene un valore di Dt=403 anni. Assumendo un processo stazionario della sismicità, questo intervallo permette di calcolare le frequenze di supera- Fig Capo Colonna; terremoto del III secolo d.c. Veduta del crollo di uno degli edifici romani. In fase di caduta primaria sui pavimenti in uso, in primo piano una delle colonne in laterizio del portico e, in secondo piano, dietro le basi delle colonne, la copertura in coppi del tetto del portico. 26

27 mento, così come riportate in tab. 9, dove è anche riportata la matrice in frequenza relativa al campionamento in intensità riportato. I risultati sono osservabili in fig. 16 che riporta anche la curva di hazard costruita tramite il metodo classico di Cornell (1968). Metodo al sito Periodo completezza t = 403 I_mcs N. eventi Freq. cum Freq Tr Metodo Cornell (Albarello et al. 2002) Tr MCS Fig Confronto tra il metodo standard alla Cornell (Albarello et al., 2002) ed il metodo al sito in termini di intensità macrosismica MCS (questo lavoro). Tabella 9 - Matrice delle frequenze di superamento per classi di intensità MCS (Tr = periodo di ritorno) e valori ottenuti col metodo classico Dal confronto tra le due metodologie, si può notare che la curva di hazard costruita con i risentimenti al sito evidenzia una differenza di circa 1 grado MCS rispetto al metodo classico per i gradi VII ed VIII. Tale effetto può essere attribuito ad effetti di amplificazione locale nel centro storico di Crotone (al quale si riferiscono, ovviamente, i dati storici macrosismici), come confermato da studi di microzonazione condotti mediante modelli 1D e 2D con parametri strong motion (vedi contributo di Giordano e Naso, in questo volume). Conclusioni La pericolosità sismica di Crotone è stata valutata attraverso differenti metodologie, da quella classica di Cornell (1968), a quella ibrida con faglie e box sismogenetici, a quella di sito. I risultati ottenuti mostrano che utilizzando sia il parametro PGA (con attenuazione epicentrale da catalogo) che l intensità macrosismica MCS (valutata direttamente al sito da fonti storiche primarie), il metodo al sito fornisce sempre valori di scuotimento superiori a quelli ottenuti col metodo classico di Cornell (1968) e/o col metodo ibrido. 27

28 Ciò è dovuto al fatto che nel calcolo dell hazard è determinante la zonazione, intesa come geometria delle zone e tassi di sismicità associati. Questi ultimi sono poi molto sensibili al livello di completezza del catalogo, tant è che l hazard calcolato con il metodo ibrido è il più basso in assoluto, essendo i tempi di ritorno degli eventi più energetici considerati per il calcolo quelli più lunghi (essi sono legati ai valori reali stimati per via paleosismologica sulle faglie). Anche nel presente lavoro, di fondamentale importanza si è quindi rivelata la definizione di un catalogo sismico al sito - aggiornato con fonti storiche inedite per diversi terremoti - la cui elaborazione in chiave statistica ha portato alla stima dei valori più elevati di pericolosità. Quest ultima circostanza è probabilmente da mettere in relazione al reale verificarsi di effetti di amplificazione di sito nel centro storico di Crotone. Bibliografia Albarello D., Bosi V., Bramerini F., Lucantoni A., Naso G., Peruzza L., Rebez A., Sabetta F., Slejko D., 2000, Carte di pericolosità sismica del territorio nazionale, in «Quaderni di Geofisica», n. 12, pp Albarello D., Bramerini F., D Amico V., Lucantoni A., Naso G., 2002, Italian Intensity Hazard Maps: A Comparison of Results from Different Methodologies, in «Bollettino di Geofisia Teorica e Applicata», vol. 43, pp Ambraseys,N. N., Simpson K. A., Bommer J. J., 1996, Prediction of Horizontal Response Spectra in Europe, in «International Journal of Earthquake Engineering and Structual Dynamics», vol. 25, n. 4, pp Boschi E., Ferrari G., Gasperini P., Guidoboni E., Smriglio G., Valensise G., (eds.) 1995, Catalogo dei forti terremoti in Italia dal 461 a.c. al 1980, ING- SGA, Bologna, 970 pp.. Boschi E., Guidoboni E., Ferrari G., Valensise G., Gasperini P. (eds.) 1997, Catalogo dei forti terremoti in Italia dal 461 a.c. al 1990, ING-SGA, Bologna, 644 pp. Boschi E., Guidoboni E., Ferrari G., Mariotti D., Valensise G., Gasperini P. (eds.), 2000, Catalogue of Strong Italian Earthquakes from 461 B.C. to 1997, in «Annals of Geophysics», vol. 43, n.4, pp Bosi V., Galli P., 2004, Incorporating Paleoseismological Data in PSHA: The Case of Calabria (Southern Italy), in «Bollettino di Geofisica Teorica e Applicata», vol. 45, n. 4, Camassi R., Stucchi M., 1996, NT4.1-Un catalogo parametrico di terremoti di area italiana al di sopra della soglia del danno, Rapporto tecnico del CNR- GNDT. Cinti F. R., Moro M., Pantosti D., Cucci L., D Addezio G., 2002, New constraints on the seismic history of the Castrovillari fault in the Pollino gap (Calabria, southern Italy), in «Journal of Seismology», vol. 6, n. 2, pp

29 Cornell C. A., 1968, Engineering Seismic Risk Analysis, in «Bulletin of the Seismological Society of America», vol. 58, n. 5, pp D Agostino N., Selvaggi G., 2004, Crustal motion along the Eurasia-Nubia plate boundary in the Calabrian Arc and Sicily and active extension in the Messina Straits from GPS measurements, in «Journal of Geophysical Research», vol.109. B Frankel A. D., Mueller C. S., Barnhard T. P., Leyendecker E. V., Wesson R. L., Harmsen S. C., Klein F. W., Perkins D. M., Dickman N. C., Hanson S. L., Hopper M.G., 2000, USGS National Seismic Hazard Maps. Earthquake Spectra, in «Professional Journal of the Earthquake Engineering Research Institute», vol. 16, n. 1, Febbraio pp Galli P., Bosi V., 2002, Paleoseismology along the Cittanova Fault. Implications for Seismotectonics and Earthquake Recurrence in Calabria (Southern Italy),in «Journal of Geophysical Research», vol. 107, B3. Idd., 2003, The Catastrophic 1638 Earthquakes in Calabria (Southern Italy). New Insight from Paleoseismological Investigation, in «Journal of Geophysical Research», vol. 108, n. B1. Galli P., Molin D., 2004, Macroseismic Survey of the 2002 Molise, Italy, Earthquake and Historical Seismicity of San Giuliano di Puglia, in «Earthquake Spectra», vol. 20, pp Galli P., Ruga A., Scionti V., Spadea R., 2006, Archaeoseismic Evidence for a Late Roman Earthquake in the Crotone Area (Ionian Calabria, Southern Italy). Seismotectonic Implication, in «Journal of Seismology», vol. 10, n. 4, pp Galli P., Scionti V., 2006, Two unknown M>6 historical earthquakes revealed by paleoseismological and archival researches in eastern Calabria (Southern Italy). Seismotectonic implication, in «Terra Nova», vol. 18, n. 1, pp Galli P., Tolone A., Scionti V., 2006a, Tre secoli di eventi sismici a Crotone. I danni agli edifici nelle fonti storiche dal 1605 al 1905, Rapporto Tecnico inedito dell Ufficio Servizio Sismico Nazionale, 93 pp. Galli P., Scionti V., Spina V., 2007, New Paleoseismic Data from the Lakes and Serre Faults (Calabria, Southern Italy). Seismotectonic Implication, in «Bollettino Della Società Geologica Italiana», vol. 126, n. 2, pp Galli P., Galadini F., Pantosti D., 2008, Twenty Years of Paleoseismology in Italy, in «Earth Science Review», vol. 88, n Gasperini P., 2002, The Boxer program, release 3.02 available at: Gruppo di lavoro CPTI, 1999, Catalogo parametrico dei terremoti italiani, ING, GNDT, SGA, SSN, Bologna, Gruppo di lavoro CPTI, 2004, Catalogo parametrico dei terremoti italiani, ING, GNDT, SGA, SSN, Bologna, Gruppo di Lavoro, 2004, Redazione della mappa di pericolosità sismica prevista dall Ordinanza PCM 3274 del 20 marzo Rapporto Conclusivo per 29

30 il Dipartimento della Protezione Civile, INGV, Milano-Roma, aprile 2004, 65 pp. + 5 appendici. Kagan Y. Y., Jackson D. D., 2000, Probabilistic Forecasting of Earthquakes, in «Geophysical Journal International, vol. 143, pp Lucantoni A., Bosi V., Bramerini F., De Marco R., Lo Presti T., Naso G., Sabetta F, 2001, Il rischio sismico in Italia, in «Ingegneria sismica», vol. XVI- II, n. 1, pp (CD-ROM Rischio sismico 2001, allegato). McGuire R. K., 1995, Probabilistic Seismic Hazard Analysis and Design Earthquakes: Closing the Loop, in «Bulletin of the Seismological Society of America», vol. 85, n. 5, pp Risk Engineering, Inc. (2001). FRISK88M: a computer program for probabilistic seismic hazard estimation. Sabetta F., Pugliese A., Estimation of Response Spectra and Simulation of Nonstationary Earthquake Ground Motions, in «Bulletin of the Seismological Society of America», vol. 86, n. 2, pp Scandone P., 1997, L attività del GNDT nel triennio , Rapporto tecnico del CNR-GNDT, Scionti V., Galli P., 2005, Nuovi dati sulla sismicità della Calabria nei secoli del Viceregno, «Rogerius-Bollettino Istituto Bibl. Cal.», vol. 8, n. 2, pp Scionti, V., Galli, P. and Chiodo, G., 2006, The Calabrian seismicity during the Viceroyalty of Naples: sources silence or silent sources? The case of the strong 1744 earthquake, Boll. Geof. Teor. e Appl., 47, Stucchi et al., 2007, DBMI04. Il database delle osservazioni macrosismiche dei terremoti italiani utilizzate per la compilazione del catalogo parametrico CPTI04, in «Quaderni di Geofisica», n. 49, p Vannucci G., Gasperini P., 2004, The New Release of the Database of Earthquake Mechanisms of the Mediterranean Area (EMMA version 2), in «Annals of Geophysics»,Supplemento al v. 47, n. 1, pp Wells D. L., Coppersmith K. J., 1994, New Empirical Relationships among Magnitude, Rupture Length, Rupture Width, Rupture Area, and Surface Displacement, in «Bulletin of the Seismological Society of America, v. 84, n. 4, pp

31 I. Guerra Inquadramento sismotettonico 1. Introduzione Fino a pochi anni fa, le coste ioniche della Calabria, e in particolare l area circostante Crotone, venivano ritenute meno soggette a risentimenti sismici di elevata intensità rispetto al rimanente territorio regionale. In effetti, dei dieci grandi terremoti di intensità maggiore o uguale al decimo grado della Scala MCS che hanno colpito la Calabria negli ultimi 4 secoli (fig. 1) 1, solamente due (quelli del 9 giugno 1638 e dell 8 marzo 1832) sono stati risentiti nella città di Crotone con intensità locale equivalente all ottavo grado. Per tale area inoltre non sono note segnalazioni storiche o tracce geologiche di maremoti, quali quelli che hanno colpito il Golfo di S. Eufemia nel 1638 e nel 1905, lo Stretto di Messina nel 1783 e 1908 e le coste rossanesi nel La recente evidenziazione delle tracce di un fortissimo terremoto di età romana (III-IV sec. D.C.) rilevate nell area archeologica di Capo Colonna, al quale è da attribuire l improvviso crollo del tempio di Hera Lacinia e l abbandono dell area da parte della popolazione (Galli et al., 2005; 2006), impone la necessità di rivedere le conoscenze sulla sismicità del sito. In effetti la documentazione storica scritta raggiunge una sufficiente completezza solo a partire dal secolo XVI, un intervallo certamente significativo ma ancora troppo breve per permettere di escludere eventi legati a sorgenti sismogenetiche a lungo o lunghissimo tempo di ritorno. Nella presente analisi quindi, dopo una breve sintesi delle conoscenze finora disponibili sull evoluzione geodinamica recente dell Arco Calabro, saranno prese in esame le sorgenti sismogenetiche, note od ipotizzabili in base a dati geologici, che hanno causato o potrebbero causare risentimenti significativi nell area di studio, al fine di definire il possibile risentimento massimo nella città di Crotone ed il relativo meccanismo di rottura. 1 Per le notizie macrosismiche storiche, qui e nel seguito si fa riferimento a quanto riportato da Boschi et al. (2000), Bottino (1991) e Scaccianoce (1993). 31

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