Risorgere per la giustizia

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1 Periodico di informazione dell Arcidiocesi di Campobasso - Bojano Ufficio per le Comunicazioni Sociali Registrazione Tribunale di Campobasso n. 231 del Anno XII - n APRILE Euro Risorgere per la giustizia U Michele Tartaglia na felice introduzione alla Pasqua è l articolo che don Michele Tartaglia ha pubblicato sull ultimo numero de La Fonte. Ci piace attingervi per il nostro editoriale. C è una costante esordisce Tartaglia nel Nuovo Testamento quando si parla di risurrezione: questo evento non riguarda solo Gesù ma ogni credente. [ ] Ma cosa significa concretamente la risurrezione avvenuta, visto che i cristiani non sono ancora morti, come invece lo era Gesù prima di risorgere? In realtà, prosegue don Michele, la risurrezione in atto nella vita del cristiano, non è né un esperienza magica, né qualcosa che riguarda semplicemente la propria salvezza, bensì un modo di stare al mondo, ispirandosi al modo di essere di Gesù durante la sua vita perciò la fede cristiana è tutt altro che una semplice accettazione di verità espresse in linguaggio mitico, a cui si può accedere rinunciando alla forza della ragione, oppure la contemplazione incantata e inattiva di mondi spirituali; essa è piuttosto la denuncia di un modo di vivere basato sull egoismo e la sopraffazione (il peccato, l uomo vecchio) attuata non con le parole, bensì con scelte fattive nella direzione opposta, che è quella del riconoscimento di essere legati gli uni gli altri dalla comune appartenenza all umanità, nella convinzione che solo facendo proprie le necessità e le aspirazioni altrui rendo un servizio autentico anche a me stesso: - Mortificate quella parte di voi che appartiene alla terra... quella avarizia insaziabile che è idolatria... vi siete infatti spogliati dell uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo.. - La forza della fede nella risurrezione ha permesso ai cristiani dei primi tempi, nonostante tutte le avversità e persecuzioni, di resistere e affermare il loro stile e il loro progetto di umanità in quanto non pensavano di fondare una nuova religione (erano convinti di appartenere già a una religione, quella di Israele) bensì che era necessario fondare una nuova società basata non sulle distinzioni e le classificazioni, come invece affermava la propaganda del tempo che sosteneva un potere (l impero) basato sullo sfruttamento di pochi potenti sul resto degli uomini, perché in Cristo, lo schiavo crocifisso, Dio aveva accolto in sé ogni uomo, compresi coloro che il pensiero dominante considerava vite di scarto: - Qui non c è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti - (Col 3,11). Per questo fede nella risurrezione e impegno per la giustizia sono due facce della stessa medaglia. Un teatro per la risurrezione civile Primo Piano L ordinazione di don Massimo Muccillo a pag. 2 Il vescovo intervistato sul Concilio a pag. 8 L iniziazione cristiana, nuovo cammino a pag. 12 Fede e cultura: una sintesi brillante di Stella Morra a pag. 14 Lame di luce tagliano il buio pag. 6

2 PRIMO PIANO DON MASSIMO MUCCILLO ORDINATO NELL ANTICA CATTEDRALE DI BOJANO Dall omelia per l ordinazione sacerdotale di don Massimo Muccillo (Antica cattedrale di Bojano) - Mercoledì 25 marzo, festa della Annunciazione E un giorno di grazia. Che si innesta benissimo nel cuore di questa quaresima. Dentro lo slogan di questa festa, che oggi diviene storia nella storia di don Massimo: Ecco io vengo, o Signore, per fare la tua volontà. Un pensiero di immensa dolcezza alla tua famiglia, alla mamma in particolare, perché in essa sento che ci sono tutte le nostre mamme, anche la mia, Albina, che segue con affetto i nostri passi come il nostro Sì, ogni Sì, il Sì di don Massimo in particolare, questa sera, si innesta in una serie di gesti coraggiosi: i martiri, i santi, la Vergine di Nazaret. E allora il nostro Sì diviene catena di benedizione. Ridico qui i tre verbi che ho affidato a tutti i preti novelli: mai vincere, ma sempre convincere mai imporre, ma sempre proporre mai giudicare, ma sempre analizzare. Salutiamo con grande cordialità sua Grazia mons. Gennadios Stantios, greco ortodosso, Vescovo ausiliare di Alessandria d Egitto: la sua figura rende questa nostra celebrazione avvolta in un clima ecumenico, che si fa stile di speranza per il futuro di tutta la Chiesa, locale ed universale Ti addito, carissimo don Massimo, un immagine biblica che mi attrae sempre più. Ieri, nella terra Calabra, preferivo per definire il mio compito di Vescovo l immagine biblica del pastore. Oggi, qui, in Molise, preferisco l immagine, anch essa biblica e vivacissima, della sentinella, sulle mura della città, posta a compiere una triplice funzione: - vigilare con amore, osservando tutto con occhio penetrante; - risvegliare con prontezza, parlando con profezia e con parresìa; - oltrepassare la notte, per indicare quanto resta della notte, intravedendo già fin d ora le luci di un alba radiosa. Ma le due immagini sono intrecciate. Se non si è pastori, non si può vigilare solo se si vigila si diviene veri pastori. Ed anche a te, carissimo Massimo, auguro di essere così: vigilante, profetico, coraggioso anticipatore di albe luminose, pur nel cuore della nostra notte, che tutti ci avvolge.

3 TERZA PRIMO PAGINA PIANO PERCHÉ, SIGNORE...? Cosa dirò ai due gemellini, di soli 4 anni, figli del papà, Massimo, perito nel terribile incidente, alle porte di Bojano, qualche giorno fa, insieme agli altri due papà, Pietro e Claudio? E la loro insegnante di Religione a pormi questa tremenda domanda, lei che li vedrà all inizio di questa settimana, dopo il tragico giorno del lutto. Vivono nella ridente frazione, Incoronata, di Macchiagodena. Papà e mamma li hanno avuti dopo diversi anni di matrimonio. Una gioia immensa. Ma oggi quella stessa gioia si tinge di sangue e lacrime. Ed anche la nostra quaresima è stata segnata dal dolore, per tutti e per tutta la nostra diocesi. Ricorderete che proprio il mercoledì delle Ceneri abbiamo affrontato la tragedia dell insegnante di religione, vittima del male. Poi le tante fatiche di chi sta perdendo il lavoro. E bussa alle porte della nostra casa di vescovo, per avere una parola di conforto e di consolazione, con il mio pressante invito a non mollare, nel segno di una solidarietà che si fa gesto concreto nel microcredito diocesano. Poi il dramma di altre famiglie che hanno perso un affetto caro. Tra questi, mons. Rosario Ramolo, il nostro Vescovo di Goré, diocesi del Ciad, con cui siamo gemellati, che ha perso la sua mamma, Maria Rosina. Ed ora, l immenso dolore di queste tre famiglie. E mentre prego nella mia cappellina, in episcopio, nella riservatezza di un orazione intensa e segnata da tanta intercessione, ecco che mi viene subito davanti la grande Parola, la più drammatica, delle sette che Gesù ha pronunciato sulla croce: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Perché, Signore...?. Sarebbe preferibile tacere. Restare in preghiera. In un silenzio silente, fatto corona alle lacrime che scendono mute. Ma è proprio la nostra missione di sentinelle della fede, di chi sta sulla torre e viene fortemente interpellato sul senso e sul durare di questa tragica notte, che ci impone di scrutare nel buio una luce di speranza. Fraternamente condivisa con voi tutti, carissimi. E il grido di Gesù che squarcia il cielo. Perché raccoglie tutte le nostre lacrime. Perché anche lui ha imparato l obbedienza dalle cose che patì. Proprio per questo, nelle sue sette parole, Gesù ci insegna l itinerario: passare dall abbandono di Dio alla certezza, nella fede, dell abbandono nelle mani di Dio. Questo è l itinerario, che vi consiglio come meditazione, proprio nella settimana santa, com è tradizione antica. Gesù è come noi. Comprendiamo allora il grido delle spose, delle mamme... Piena condivisione. Lacrime asciugate insieme. Nella certezza, però, che Dio non abbandonerà quei piccolini, dagli occhi rigati di pianto: - Ma dov è ora il nostro papà? Perché il loro papà è come se fosse nella stanza accanto. Li segue e li accompagna sempre. Intercede, suggerisce, aiuta nelle grandi scelte della vita. Perché un padre non abbandona mai la sua casa, anche quando la morte lo rende a noi invisibile. Angelo invisibile, ma vero, di speranza. Ecco perché il dolore va accompagnato. Da parte di tutti noi. In solidale presenza. Infatti, se il dolore è accompagnato, i figli del dolore sono i figli migliori! L ho imparata a mie spese la verità di questa frase. Ma è per me un faro sicuro di speranza. Certo, occorre una mano forte vicino a loro. Una mano affettuosa e salda, insieme. Perciò, sento sempre più vera la frase dei Promessi Sposi, che riflette la stessa amara esperienza familiare di Alessandro Manzoni, che aveva perso sua moglie ed una figlia. Per questo mette in bocca a Lucia, insidiata e costretta a fuggire, mentre con occhi di rugiada contempla i suoi monti fuggenti. Dio non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande. IN OCCASIONE DEL XV ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI DON PEPPE DIANA, IL PRETE UCCISO DALLA CAMORRA A CASAL DI PRINCIPE PER NON DIMENTICARE In alla manifestazione di Libera A Elisa Tomasso Casal di Principe, il 19 marzo, c era anche il Molise: una piccola delegazione del comitato promotore di Libera e un gruppo ben nutrito di scout alla manifestazione in ricordo di don Peppe Diana, il prete che quindici anni fa proprio il giorno del suo onomastico, veniva ucciso nella sagrestia della sua chiesa per mano criminale. Solo perché stava facendo il suo dovere, di prete, solo perché per amore del suo popolo aveva scelto di non tacere ed era riuscito a coinvolgere i sacerdoti della Forania di Casal di Principe in questa assunzione di responsabilità. La sua predilezione per i giovani, specialmente per i giovani scout essendo lui stesso capo scout è stata ripagata con una calorosa partecipazione da ogni parte dell Italia. La giornata è cominciata con un lungo e variopinto corteo, con una prevalenza di azzurro scout e i tanti colori accesi degli striscioni che facevano da apripista alle diverse identità e provenienze presenti. Ha sfilato lungo il paese, con calma, quella che era una manifestazione per non dimenticare un martire. Strade deserte, se non fosse stato per gli ospiti. Molte, la maggior parte delle persiane abbassate, per lutto, per paura, o per non vedere, per non ricordare. Per esorcizzare un omicidio, compiuto da persone in carne ed ossa, ma firmato dai tanti, troppi silenzi. Ma c erano anche serrande alzate, finestre spalancate, lenzuola bianche appese ai balconi o sistemate lungo le porte. Poche, ma c erano. Il bianco per onorare la purezza e la grandezza del martirio. Per onore a quel prete morto per loro, per i loro figli. Segni di speranza accanto al buio di un omertà ostinata. Contraddizione visibile anche in quell alternanza costante di abitazioni modeste e ville a cielo aperto e non di rado nascoste o velate da enormi portoni o cancelli blindati che danno sulle strade. Piccoli particolari, piccoli segni di una realtà. Alla fine il corteo è confluito nell enorme piazzale antistante il cimitero comunale. Spiccava il palco su cui di lì a poco avrebbero parlato i vari testimoni tra cui naturalmente don Ciotti, l anima della manifestazione e che non ha esitato a definire don Peppe un profeta. Tra le cerimonie previste, particolarmente toccanti la consegna delle Medaglie d oro al Valor Civile per Federico del Prete e Domenico Noviello e la consegna della Targa ai genitori di don Diana. E poi quella scritta all entrata principale del cimitero che sovrastava la piazza gremita di persone: AE- TERNA PAX. A tratti semicoperta dallo striscione agitato dal vento realizzato dai ragazzi del posto per don Diana: Casale ti abbraccia. Don Peppe è ora nella pace eterna e prega e intercede per la sua terra. Il chicco di grano morendo ha prodotto molto frutto. Gli esponenti della criminalità organizzata farebbero bene a far tesoro di questa tangibile verità evangelica. + p. Giancarlo, vescovo

4 PRIMO CHIESAPIANO E SOCIETA 4 L UTOPIA DI INTERNET ATTRAE LA CHIESA Mons. Celli: nuovo impegno pastorale con il Web 2 L Francesco de Lisio a Chiesa si confronta sul web 2.0. Dopo tante chiacchiere, l argomento new media con un occhio particolare rivolto ai social network (Facebook su tutti) è sbarcato anche in Vaticano, dove i vescovi responsabili delle comunicazioni sociali delle Conferenze episcopali del mondo si sono per la prima volta confrontati tutti insieme su problematiche che non riguardano più solo i cosiddetti media pesanti come cinema, radio e televisione né solo internet in senso lato, ma la sua fase avanzata, in gergo web 2.0. La Chiesa non guarda più alle nuove tecnologie solamente come nuovi strumenti ma come promotori, come ispiratori, come fattori, creatori di una nuova cultura ha ricordato monsignor Claudio Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali. Una svolta pastorale quella indicata da monsignor Celli chiosa Angelo Scelzo, sottosegretario del Pontificio Consiglio che significa non solo la presa d atto dell importanza di questi mezzi, ormai un dato di fatto, ma la necessità di un impegno pastorale maggiore attraverso di essi. Spostando l attenzione sul fenomeno che in fondo ha costretto la Chiesa a parlarsi, possiamo porre due domande di difficile risposta: come valutare Facebook? È qualcosa di transitorio o è di destinato a durare nel tempo? Facebook permette ai suoi utenti di sentirsi e vedersi parte di una rete di relazioni che hanno un volto e una storia quotidiana alla quale si può partecipare con un click. Il bisogno di conoscere e farsi conoscere, il bisogno di vivere l amicizia sono bisogni seri, che si bilanciano con il rischio di confondere relazioni superficiali e sporadiche con l amicizia, comunicazione di sé ed esibizionismo. Facebook in questo senso è una sfida, perché come tutte le piattaforme di social network è insieme un potenziale aiuto alle relazioni ma anche una minaccia E un luogo nel quale la fede e la religiosità si esprimono e hanno una loro rilevanza e manifestazione. Ovviamente ciò avviene secondo la logica propria della piattaforma. Questo significa sostanzialmente che le forme di espressione religiosa sono le seguenti: presenza tra gli utenti di religiosi o ministri di culto o di credenti che esplicitano la loro identità religiosa nel proprio profilo, e la possibilità di stabilire con essi un rapporto di amicizia; creazione di gruppi di fans o ammiratori di leader religiosi o figure notevoli del passato: santi, beati o figure significative; creazione di gruppi; pubblicità di eventi reali; creazione di applicazioni di carattere religioso. Facebook, di cui si è occupata La Civiltà Cattolica (2009, quaderno 3806, pp ), in fondo, incarna una utopia: quella di stare sempre vicini alle persone a cui teniamo in un modo o nell altro, e di conoscerne altre che siano compatibili con noi. Come tutte le utopie fatica a stare in piedi nella vita reale eppure cammina. IL VESCOVO INCONTRA I DIPENDENTI DELLA REGIONE LA DOMENICA COMINCIA IL LUNEDÌ I cristiani devono sporcarsi le mani, basta stare alla finestra L Mario Ialenti a Messa della domenica va testimoniata il lunedì. Questo è il messaggio forte che padre GianCarlo ha trasmesso ai dipendenti regionali che hanno partecipato qualche giorno fa alla celebrazione eucaristica a loro riservata. Chi è cristiano lo deve dimostrare tutti i giorni e in qualsiasi momento. Sul posto di lavoro, nei rapporti on gli altri, nelle risposte ai cittadini. Molte volte basta un sorriso per risolvere problemi che sembrano insormontabili. Il lavoro deve essere svolto con onestà e nel rispetto della giustizia. Non è possibile per un cristiano avere forme di compromesso o violazione delle norme o consentire adozione di provvedimenti ingiusti. Non poteva padre GianCarlo dimenticare la grave situazione di crisi che ormai attanaglia molte famiglie e i tanti che sono senza lavoro. Chi ha la fortuna di avere un posto di lavoro deve dire grazie al Signore e comportarsi e lavorare anche pensando a chi non ha questa situazione favorevole. E tornato sul concetto più volte espresso e ribadito anche sul precedente numero di Vita Diocesana: i cristiani devono sporcarsi le mani, non possono scegliere o osservare come vanno le cose. Essi devono cercare a tutti i costi l unità. E un bene cui nulla va preposto. Chi fa il male, ha aggiunto il Vescovo, inciampa nel male. Il perdono deve essere senza limiti e senza condizioni. Il cristiano ama, perdona, è disponibile, rispetta il prossimo, è testimonianza. Ha ricordato il periodo di lavoro nelle fabbriche al fianco di persone che, pur nei loro modi burberi e nel loro linguaggio non sempre ortodosso, erano sempre disponibili a dare una mano a chi era in difficoltà o non riusciva a completare il lavoro. Erano lontani dalle liturgie, ma non lontani dal regno di Dio. Ha concluso la riflessione dicendo che Gesù, allo scriba che gli chiedeva qual era il primo di tutti i comandamenti, ha risposto con due. Due, come gli assi della croce. Quello verticale: ama il signore Dio con tutto il tuo cuore. Ma questo non basta. Il cristiano deve avere immediatamente presente quello orizzontale: ama il prossimo tuo come te stesso. I due assi non sono scindibili. Non basta pregare, bisogna essere testimoni nella società, nel mondo dove si opera, nell ambiente di lavoro e in famiglia. Questa è la Pasqua del Signore. La Messa non si esaurisce con la fine del rito, ma inizia subito dopo all uscita dalla Chiesa. IL NUOVO SEGRETARIO DELLA FISASCAT MAGNIFICO: LA CISL RINGRAZIA I VESCOVI DEL MOLISE Iniziative comuni per il diritto al lavoro e alla giusta retribuzione Ecc.mi Vescovi del Molise, scrivo in qualità di neo segretario generale regionale della Fisascat Cisl, il sindacato che all interno della CISL raggruppa i lavoratori del settore del commercio, del turismo e dei servizi. Mi rivolgo a voi per esprimere un ringraziamento filiale per aver rivolto, con carità cristiana, l appello accorato per la situazione di grave disagio che i lavoratori stanno subendo a causa della grave crisi che si prospetta soprattutto sui livelli occupazionali. Con spirito collaborativo,anche nella diversità dei ruoli, mi pongo a vostra disposizione in risposta all invito che il Santo Padre ci ha rivolto nell udienza concessa ai dirigenti CISL il 31 gennaio, per ricercare iniziative che in comune possano essere attivate a salvaguardia della dignità della persona umana a partire dal diritto al lavoro e alla giusta ed equa retribuzione. Era ed è mio desiderio poter prospettare alcune iniziative che potrebbero essere sviluppate in comune a partire dalla richiesta della chiusura domenicale degli esercizi commerciali, per un recupero di valori che l attuale cultura edonistica e il sopravvento del nichilismo hanno distrutto. Con la speranza di poter di persona, essere ricevuto, imploro su di me e sulla missione che in Molise mi è stata affidata la vostra santa benedizione. Alfredo Magnifico* segretario generale regionale Fisascat Cisl

5 CHIESA PRIMO E SOCIETA PIANO IL SIGNORE È CON NOI, EPPURE CIRESE DISSE SOGNO UNA PASQUA SENZA ASCENSIONE Il luminoso esempio di una volontaria mi insegnò l amore C erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo e gli chiesero: Signore, vogliamo vedere Gesù (Gv 12, 20-21). Quante volte anche noi desideriamo vederlo: parlargli, presentargli i nostri problemi, ascoltare la sua voce, i suoi consigli rafforzerebbe la nostra fede. Se fosse tra noi, tanti mali sarebbero sanati, tanta cattiveria scomparirebbe. Con il nostro più grande poeta dialettale, Eugenio Cinese, diremmo, vicini come siamo alla Pasqua: Pecché la pace te la puorte n ciéle? / Doppe la passione / Criste Ggesù risorte / falla na Pasqua senza l Ascenzione/ Eppure il cristiano sa che Egli è con noi, tra noi, tutti i giorni, non solo nell Eucarestia, ma su quell altro grande altare che è la scena del mondo in cui viviamo e nel quale rileviamo mille situazioni che ci danno sofferenza, disgusto, brividi di paura, senso di impotenza per cui il desiderio della Potenza Divina si affaccia come indispensabile. Dove sei?, diciamo quando siamo immersi nel dolore, quando ci tocca una disgrazia, quando ci si presentano situazioni di violenza, di povertà estrema, di schiavitù, di degrado. Eppure è con noi: l Ascensione al cielo non ce lo ha tolto. Ci ha lasciato due grandi eredità: le Beatitudini e i poveri, là dove per poveri dobbiamo comprendere chiunque viva un bisogno, sia materiale che morale o spirituale. C è poi la sollecitazione della Madre: Fate quello che vi dirà. Non possiamo dire che Egli non ci abbia lasciato campi di lavoro, di impegno, di volontà d azione proprio in tutte quelle situazioni in cui lo vorremmo presente, attivo. Le Sue mani sono le nostre mani, il Suo cuore il nostro cuore, il Suo amore il nostro amore, la Sua volontà la nostra volontà. Anche il non credente, che opera nel mondo dando una mano a chi è nel bisogno, è considerato mano di Dio nel mondo. Mentre scrivo, ho presente una persona mia amica, che è per me l esempio in assoluto del volontario che opera nella comunità, attraverso le organizzazioni che danno visibilità, ma contemporaneamente e soprattutto nel nascondimento, nel silenzio, investendo di suo in tempo, denaro, (com) passione, e spesso accusata di comportamento individualistico perché andava molto oltre gli intenti delle organizzazioni di appartenenza. E questo suo andare oltre erano impegni di aiuto scolastico a bambini in difficoltà, di assistenza a famiglie di carcerati, a malati che non avrebbero potuto pagarsi iniezioni e cure, visite e assistenza a ricoverati senza familiari. Solo io so (e parlandone non vengo meno al- Linetta Mazzilli Colavita la parola data di tacere, perché non faccio il nome), quanti borsoni di alimenti, di materiali d uso quotidiano, di vestiti sempre nuovi ha donato (lei non guidava, e la roba da portare era sempre troppa). Fu rimproverata e criticata quando cominciò prima di ogni altro ad organizzare, con l aiuto di un altro volontario per la guida di un pulmino, giornate al mare per disabili. E quante vivande già pronte e calde ha consegnato a chi non aveva da mangiare! Quante persone hanno potuto vivere l esperienza di Lourdes per il suo intervento in solido. Da queste pagine io oggi le dico grazie! per avermi permesso di vivere un esempio di vero volontario, che non ha bisogno di sola appartenenza a gruppi organizzati per agire, ma gli basta guardarsi intorno con attenzione ed amore, per scoprire la gioia del donare e donarsi, senza misura e senza necessariamente apparire. Un comitato per la difesa della sanità pubblica? A Elisa Tomasso ncora nulla riesce a placare gli animi dei cittadini molisani, specialmente di quelli di Venafro e Larino, i due paesi colpiti dalle razionalizzazioni in materia di sanità pubblica. Che il clima sia ancora assai teso si è toccato con mano all incontro pubblico sulla sanità tenutosi lo scorso 27 marzo a Campobasso presso i locali dell Università della Terza Età e del Tempo Libero. L iniziativa è stata pensata e realizzata dall associazione I Care di Isernia e dal periodico La Fonte di Ripabottoni ed ha visto il coinvolgimento mirato di nomi che rappresentassero tutte le parti coinvolte nelle recenti vicende. Da Larino (Franco Sorrentino, del comitato Larino Viva ) a Termoli (il vicesindaco Caruso; da Venafro (Antonio Sorbo, consigliere comunale) a Isernia (Lucio Pastore, medico chirurgo) a Campobasso (Michele Petraroia, consigliere regionale PD, Franco Novelli, referente Comitato promotore di Libera e Giustino Antuzzi, medico ospedaliero del Cardarelli) c erano tutti. Senza contare il pubblico e il giornalista isernino Paolo De Chiara, moderatore del dibattito. I temi: difesa dell art. 32 della Costituzione, della qualità della sanità, della sussistenza di quella pubblica. Si sono illustrate la cattiva gestione della sanità pubblica, con un deficit di circa 100 milioni di euro che ha prodotto il rischio di commissariamento; le scelte politiche come il ridimensionamento del S.S. Rosario di Venafro e l intangibilità di strutture come il Veneziale di Isernia o la Neuromed di Pozzilli che, a giudizio di Sorbo, non potrebbe neppure esistere (la stroke unit lì prevista servirebbe per l appunto a giustificare tale illegittimità). Per non parlare della questione della prossima gestione un po confusa della sanità locale tra Università degli Studi del Molise Medicina e Asrem. Questi sono solo alcuni dei punti toccati lungo l incontro che ha visto tra l altro una sentita partecipazione da parte della gente comune, preoccupata per le sorti dei propri nosocomi. Ma il nucleo della manifestazione non è stata la denuncia bensì la proposta. Visto che a livello istituzionale ciò che non è gradito non si discute ha detto Petraroia occorre un altro tipo di mobilitazione. Come tutti ben sanno, manifestazioni di piazza, cortei di protesta e quant altro sinora non sono mancati, ma bisogna andare oltre. Il passo in più auspicabile e probabilmente di prossima realizzazione è quello della costituzione di un Comitato Regionale per la difesa della Sanità Pubblica che superi i particolarismi continua Petraroia e faccia rete tra le tante realtà colpite dalle ultime decisioni della Giunta Regionale. SOSTENETECI CON IL VOSTRO ABBONAMENTO Comma I art. 32 Costituzione della Repubblica Italiana. La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. 5

6 PRIMO CHIESAPIANO E SOCIETA Messaggio dei Vescovi del Molise, sull occupazione nella nostra Regione I l comunicato stampa della diocesi ha così annunziato il documento dei vescovi molisani sulla realtà occupazionale del Molise : Oggi 21 marzo 2009 i vescovi delle diocesi molisane hanno diramato un Messaggio accorato e propositivo, che vuole essere la voce delle chiese locali, angosciate dal dramma di una disoccupazione crescente e ormai intollerabile per una regione già segnata da storiche povertà. I vescovi auspicano azioni incisive, competenti e coordinate da parte delle autorità, assicurano la loro preghiera e il sostegno delle comunità locali, garantiscono l interessamento presso le autorità nazionali e invocano pari attenzione alle piccole come alle grandi imprese travolte dalla crisi. I vescovi poi chiedono un piano sanitario regionale che finalmente contemperi, senza lacerazioni e strumentalizzazioni, le ragioni contabili con il diritto alla salute per ogni cittadino, spesso reso povero anche dalle difficoltà geografiche, con un equanime distribuzione dei poli di eccellenza e un equilibrata distribuzione delle risorse. Il Messaggio integrale Noi quattro Vescovi del Molise, riuniti in fraterno dialogo, abbiamo preso in grande considerazione, con cuore evangelico, la situazione occupazionale della nostra Terra. Ovunque si manifestano, infatti, segnali angoscianti di crisi, che coinvolge in modo serio tante nostre famiglie e paesi. In particolare, vista l entità numerica, ci siamo preoccupati della gravissima situazione all interno della ITTIERRE spa, che riguarda migliaia di dipendenti. Di fronte ad essa, il nostro cuore esprime questi sentimenti ed indica queste strade da percorrere insieme: a) Auspichiamo che l azione dei Commissari, ora preposti alla direzione aziendale, possa risultare feconda, per il rilancio dell azienda e la ripresa dell occupazione; b) Assicuriamo la nostra intensa preghiera per chi tanto sta soffrendo e la nostra vicinanza di Pastori, solidali, insieme a tutte le nostre comunità parrocchiali, promettendo nel contempo un preciso interessamento presso le varie autorità nazionali, perché sentano più vicina la nostra realtà del Molise, spesso dimenticata; c) Incoraggiamo tutte le Istituzioni regionali a proseguire, con decisione ed intelligenza, le iniziative già messe in atto; d) La nostra preoccupazione si estende poi all intero indotto, che presenta realtà ancora più gravi, con il rischio di restare marginali. Chiediamo perciò uguale attenzione sia alle piccole che alle grandi unità lavorative. Siamo poi vicini, come vescovi e come comunità, anche ai dipendenti della FIAT FPT di Termoli e agli operai dello Zuccherificio: a tutti manifestiamo la nostra sollecita condivisione, forti nella speranza, che sempre ci ha sostenuti e con loro, accogliamo il grido dei dipendenti de LARIVERA : da mesi soffrono per particolari problemi di gestione, che compromettono la regolarità del loro stipendio. Quanto ai nostri Ospedali, specie di Larino e di Venafro, ribadiamo tre principi ispiratori, che crediamo illuminanti: a) la centralità della persona malata, specie dei poveri. Ed in Molise, anche le evidenti fatiche geografiche possono risultare come fattori di povertà; b) ogni struttura ospedaliera abbia dei precisi poli d eccellenza, ben qualificati e costantemente incrementati; c) ma contemporaneamente si realizzi un piano organico, a rete, su tutta la Regione, ben coordinato tra le varie strutture ospedaliere, aiutando anche a superare le spontanee resistenze locali, che comunque vanno sempre comprese e mai strumentalizzate. Ci sia di grande aiuto la figura coraggiosa e forte di san Giuseppe, custode della casa di Nazaret, che sentiamo per tutti noi Padre di speranza, nel suo gesto di coraggio, avendo difeso, alzandosi di notte, cioè in condizione di estrema precarietà, la sua famiglia davanti a chi voleva portare distruzione e morte. Forti nella condivisione, invochiamo su tutti voi la benedizione del Signore, rugiada di primavera, i vescovi + GianCarlo di Campobasso, + GianFranco di Termoli, + Domenico di Trivento + Salvatore di Isernia Campobasso, 21 marzo 2009 IL MOTTO DEI LICEALI DELLA LOCRIDE A SUGGELLO DI UNO SPETTACOLO SCIOCCANTE CI SIAMO MA NON CI STIAMO Padre GianCarlo cita i coraggiosi giovani calabresi per commentare Foragabbu e meraviglie I l Teatro della Locride ha offerto al pubblico di Campobasso una prima nazionale di straordinario impatto emotivo e di sorprendente spessore culturale. La messa in scena della ndrangheta, della sua terribilità mescolata di istinti animaleschi, sesso sguaiato e degradato, folklore, superstizione devozionistica, brutalità e paura è stata un pugno nello stomaco che gli spettatori non sai se scioccati o perplessi hanno applaudito ma con una convinzione minore di quella richiesta dalla qualità dello spettacolo. Atto unico, sei attori sempre sulla scena, espressionismo e talvolta iperrealismo nella tecnica della recitazione, dialetto locrese talvolta chiuso e inaccessibile altre volte sgomitolato verso l italiano. Prevalenza del buio, della tenebra, con lame di luce che fanno emergere i corpi e i gesti. Si parla di ndrangheta, una delle organizzazioni criminali più internazionali, che tiene sotto il suo tallone una buona fetta di mezzogiorno d Italia e gestisce una buona porzione del denaro nero che vaga tra banche e imprese di mezzo mondo. La mafia si innesta nella tradizione ( le polpette ripiene ), si ammanta di simboli religiosi con una stomachevole pantomima della devozione (il rosario e la grottesca processione della Madonna di Polsi), esercita il suo potere con l arma del terrore e con la sottomissione ovina di una popolazione arcaicamente soggiogata da miti barbarici. Ma. C è un ma. E una ragazza che inorridita dal sangue e dalla violenza grida il suo no alla famiglia, alla Santa (la ndrangheta), al suo mondo, alla sua gente traviata. E sputa in faccia al padre, al Mastro, al capobastone. La ragazza è l unica che parla in italiano, è l unica che per lunghi tratti agisce e gesticola come una persona, laddove storpiate marionette incapsulate in movimenti sempre meccanici, ripetitivi, quasi fatali, sono gli uomini della mafia: volgari, arroganti, violenti, plebei. Rosa si ribella, con lei si ribella la Locride santa, che denuncia, che alza la voce, che urla lo scandalo dei grandi e sporchi affari ( l alta velocità, il ponte sullo stretto ), la Locride che crede alla luce, che stringe un nuovo patto con la Speranza. Mons. Bregantini, visibilmente scosso, riportato ad una realtà memoriale bruciante, ha chiuso la serata con parole pesate e pesanti. Ha chiesto: E il nostro Molise? Come si manifesta qui, in mezzo a noi, il male? Con quali subdole e insinuanti forme? E ha aggiunto: In Calabria mi sono sentito pastore. Qui credo di essere sentinella. E faccio mio il motto dei ragazzi calabresi contro la mafia, invitandovi a condividerlo: Ci siamo ma non ci stiamo. Custode di un popolo, insomma, che deve ancora far emergere alla luce la faglia sotterranea del malaffare. Meno sangue, certo, ma non meno malaffare. Ma alla sentinella si deve chiedere, come Isaia, Quanto manca all alba?. Anche il Molise è invitato perciò al patto con la Speranza. Il testo e la regia di Foragabbu e meraviglie (il titolo del dramma) sono di Anna Carabetta. Gli attori, molto bravi, Marco Silani, Donato Martano, Enzo Rullo, Francesco Aiello, Rocco Crea, Paolo Cutuli, Stefania de Cola Lo spettacolo è stato proposto da IRIS (Insieme per Realizzare Iniziative di Solidarietà), che opera nel campo della Prevenzione, Cura e Ricerca in Oncologia Ginecologica dal 2002, quando nacque al Gemelli di Roma, per iniziativa del prof. Salvatore Mancuso e del prof. Giovanni Scambia. Dal 2004 IRIS è a Campobasso, presso la Cattolica nel Dipartimento di Oncologia diretto dal prof. Luigi Sofo. AdL

7 CHIESA PRIMO E SOCIETA PIANO LA LORO PAROLA NON È INGERENZA TEMPESTIVI E INCISIVI I VESCOVI N Francesco Pilone* on posso che esprimere piena condivisione in merito al messaggio che i vescovi delle diocesi molisane hanno inviato circa la situazione occupazionale della nostra regione (vedi p.6). La preoccupazione dei Pastori, legittima e fondata, scaturisce dall esigenza di impegnare tutte le Istituzioni regionali ad attivare i dovuti provvedimenti per arginare una crisi economica sempre più crescente nella nostra realtà locale già dilaniata da situazioni congiunturali non propriamente favorevoli allo sviluppo del territorio. La necessità di interventi mirati e precisi, ma soprattutto l esigenza di un equilibrata distribuzione delle risorse devono essere i presupposti basilari di una politica condivisa ma allo stesso tempo decisiva finalizzata ad arginare fenomeni di indebolimento del potere di acquisto delle famiglie. Se nel merito, come ribadito, non posso che allinearmi al grido di allarme e preoccupazione lanciato dai nostri Pastori, nel metodo ringrazio Dio per la loro tempestiva e quanto mai opportuna presa di coscienza di una situazione che necessita della loro, come della nostra, costante preghiera. Troppo spesso la Chiesa viene accusata di ingerenza nei confronti delle cose della politica. Cosa questa quanto mai sciocca e fuorviante. Le autorità Ecclesiastiche hanno il sacrosanto dovere di illuminare le coscienze di chi ha responsabilità amministrative al fine dell ottenimento del Bene Comune. Così come affermato dalla Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, con il suo intervento in questi ambiti, il magistero della Chiesa non vuole esercitare un potere politico né eliminare la libertà d opinione dei cattolici su questioni contingenti. Esso intende invece - come è suo proprio compito - istruire e illuminare la coscienza dei fedeli, soprattutto di quanti si dedicano all impegno nella vita politica, perché il loro agire sia sempre al servizio della promozione integrale della persona e del bene comune. A tal riguardo, per concludere, non posso che esprimere anche vivo apprezzamento nei confronti di quelle istituzioni, come la Regione, che recependo repentinamente il grido di allarme lanciato dai Vescovi, hanno immediatamente dato segnali di disponibilità ad una serie di iniziative volte concretamente e senza retorica alla risoluzioni di questi gravi problemi che stanno attanagliando il nostro Molise. * consigliere comunale Udc IL DOCUMENTO DELLA CEAM SUL BENE COMUNE Dietro moniti e auspici il volto di una società malata I l documento dei vescovi CEAM (v. inserto di Vita Diocesana n.6) non è né tiepido né timido. Certo, non è l editoriale di un foglio d assalto. Ma basta leggerlo inforcando gli occhiali giusti. La parte più incisiva del Messaggio sta nel decalogo che i vescovi offrono alla meditazione di quanti fanno politica e - soprattutto, forse - di quanti votano cercando di spendere bene (non di vendere) il proprio voto. Dunque, inforcati gli occhiali giusti, non dobbiamo fare altro che scrutare dietro i moniti e gli auspici dei vescovi per avere un quadro allarmante dell azzeramento etico in cui è precipitata la società molisana. Infatti, quando i presuli ricordano che Il potere è al servizio del bene comune, intendono che di fatto il potere è spesso al servizio di interessi personali o di gruppo. Tanto più che essi aggiungono, a scanso di letture riduttive o edulcorate, che l uso del pubblico potere e del pubblico denaro va sempre orientato per il bene comune e non per favorire affari personali e di gruppo o per creare clientele. Capito? La politica, d altronde, deve nascere non nel chiuso delle conventicole, ma respirare l aria libera e democratica di circoli, associazioni culturali, volontariato, società civile altrimenti essa scade a rissa e intolleranza e conflittualità esasperata, invece di essere, nobilmente, sana competizione delle idee per risolvere i problemi. Importantissimo, poi, è il monito che la CEAM rivolge, questa volta ci sembra piuttosto agli elettori che agli eletti, per indirizzare le scelte (anche in vista delle prossime elezioni). In sostanza, i vescovi dicono un no molto rotondo ai voltagabbana, a chi cambia partito o addirittura schieramento per accaparrarsi una poltrona. Sentite: Il requisito della coerenza ha conseguenze sui comportamenti nella vita pubblica. I mutamenti di schieramento, sempre possibili per motivi di coscienza, dovrebbero richiedere le dimissioni dall incarico. Alzi la mano chi crede che la coscienza c entri qualcosa nei cambiamenti dì casacca cui assistiamo da anni, con politici che non fai in tempo a collocare in una casella che già ti sfuggono tra le mani e si fanno ritrovare sotto le ali protettive dell ex avversario di ieri. Questione di coscienza? Se è coscienza è una coscienza molto... mobile piuttosto che... nobile. Tanto più che la coscienza politica deve favorire [tra le altre cose]... i valori della persona, quali la dignità, il diritto al lavoro, la giustizia, la promozione della cultura, la crescita della moralità civile. La moralità civile, abbiamo letto bene. Con bella coerenza e consequenzialità, il documento denuncia (descrivendo perciò l esistente) uno scenario allarmante e angosciante: corruzione, concussione, menzogna, calunnia, clientelismo, associazione per delinquere, abuso e truffa. Tutto ciò la chiesa lo rifiuta (ed è quasi ovvio dirlo) e lo denuncia. Ma, facendolo, i vescovi sembrano dirci: attenzione, non stiamo facendo letteratura, stiamo dicendo in che mondo viviamo. Aprite gli occhi elettori. Scegliete chi ha un curriculum limpido, senza ombre, senza contorsioni. Insomma Gli eletti a cariche pubbliche avvertano il dovere di essere testimoni esemplari del rispetto delle leggi. Avvertano il dovere dicono i vescovi, raccomandano cioè comportamenti che nella realtà sono così poco diffusi da esigere di essere ricordati. Ma non dovrebbe essere naturale che chi fa le leggi le rispetti? Si passa quindi, verso la fine del decalogo, alla selezione della classe politica e in genere della classe dirigente. La qualità non alta di questa classe deriva anche da una selezione che un tempo i sociologi chiamarono a rovescio, cioè premiante i più spregiudicati e corrivi all intrallazzo. Per fortuna non è una regola, ma se le diocesi molisane sentono il dovere di raccomandare che la selezione della classe dirigente amministrativa premi il merito, la competenza e rifugga dall affidarsi a simpatie, legami personali o familiari, ripicche, vendette, dobbiamo ritenere che spesso si costituiscano cordate di amici degli amici e di clienti e che si guerreggi senza esclusione di colpi contro amici e nemici. Sono forse visionari i vari monsignori: Bruno Forte, Carlo Ghidelli, Giancarlo Bregantini, Tommaso Valentinetti ecc.? Anzi, essi avanzano più che un sospetto sull affidamento degli incarichi di secondo livello, tanto che ammoniscono: gli incarichi di secondo livello vanno affidati a persone competenti, di provata moralità e testimoniata onestà professionale. Insomma leggiamolo attentamente. E un documento che analizza, denuncia, raccomanda, ammonisce, richiama i principi e i valori fondamentali ai quali un cristiano non può derogare. AdL Affollatissimi i funerali dei due carabinieri morti il 26 marzo in un incidente stradale. Presente il comandante generale dell Arma Siazzu, la messa e stata officiata dal vescovo di Campobasso, Giancarlo Maria Bregantini. Il Cor ad cor di pag.3 è dedicato all evento. 7

8 PRIMO L INTERVISTA PIANO 8 N on è d accordo monsignor Giancarlo Bregantini, già vescovo di Locri e attuale arcivescovo di Campobasso, quando gli diciamo che, a 50 anni dall annuncio del Concilio, stiamo ritornando nella chiesa alla stagione culturale e spirituale degli anni Cinquanta: Non credo che si tratti di nostalgia regressiva, ma della fatica che facciamo per applicare il Concilio in un mondo più complesso. La gente è più disorientata, la pastorale più difficile e allora vien voglia di tornare a momenti più assoluti, più solidi. Ma la difficoltà, per il vescovo, non giustifica il disimpegno: Bisogna andare avanti in una linea pastorale coraggiosa, aperta, incisiva. La strada però è esigente e difficile, richiede la pazienza di non pretendere subito i frutti, la coerenza e, soprattutto, un grande bagaglio di fede. Oggi c è bisogno di una fede che germogli in speranza e si faccia operosa nella carità. [ ] Quando lei parla di realizzare le indicazioni conciliari a quali prospettive si riferisce? Ci troviamo di fronte una realtà molto cambiata, per cui è già fondamentale realizzare bene la pastorale ordinaria: attivare il dialogo col mondo, sostenere la speranza in un contesto che ne è sprovvisto, curare la vicinanza con chi soffre, non abbandonarsi né al pessimismo né al volontarismo che sono errori opposti e simmetrici. Direi che l ordinarietà è il punto nodale della pastorale di oggi. Si ha l impressione che le indicazioni conciliari stiano fermentando nella base della chiesa, mentre nei vertici sembra emergere la tentazione di ritornare alla società cristiana di un tempo. Condivide anche lei questa sensazione? Difficile essere drastici, perché si corre il rischio di essere sommari. Io riscontro fermenti coraggiosi sia nella base che nei vertici, benché non in tutta la base e in tutti i vertici allo stesso modo. C è una base comoda che non vuole essere disturbata per continuare a frequentare la messa senza cambiare molto; ci sono dei vertici coraggiosi che portano avanti con dignità il loro compito, pur essendo esposti a gravi rischi. Certo, non è un epoca di grande entusiasmo e questo è il vero nemico. È diminuito lo zelo nei sacerdoti e la passione educativi nei laici. Dover constatare che, a causa del clima culturale contemporaneo, i bambini e i ragazzi non si appassionano quasi a nulla, determina un calo di proposta: un conto è parlare a ragazzi che ti ascoltano con occhi aperti e cuore limpido, un altro trovarti di fronte a persone che sbuffano e non vedono l ora di andarsene. Questo è il mondo col quale dobbiamo confrontarci, senza contrapporre una chiesa di coraggio e una di stanchezza. UN INTERVISTA RILASCIATA DA PADRE GIANCARLO AD UN PRETE-GIORNALISTA DI CITTÀ DI CASTELLO CONVERSAZIONE SUL CONCILIO, SULLA CHIESA E SU Don Achille Rossi, sacerdote (è parroco a Città di Castello) e giornalista, fondatore della rivista L altrapagina (oggi diretta da Enzo Rossi, suo fratello) e vincitore del premio nazionale Non violenza ha intervistato telefonicamente mons. Bregantini sul grande tema del Concilio e della sua contrastata realizzazione. Ecco alcuni passi significativi dell intervista Il vescovo Bregantini è convinto che chi combatte seriamente contro una mentalità di disimpegno è davvero eroico. L eroismo non consiste tanto nel realizzare imprese straordinarie, ma nel fare con entusiasmo le cose di tutti i giorni: regalare un sorriso, saper accogliere, elaborare proposte. Ho suggerito ai miei preti di coniugare questi tre verbi: proporre e non imporre, convincere e non vincere, analizzare invece di giudicare. Il Concilio aveva suggerito un atteggiamento di partecipazione e di empatia nei confronti del mondo contemporaneo, oggi invece ci troviamo di fronte a una chiesa che pronuncia solo dei no e soprattutto non sembra in posizione di ascolto. Lei ravvisa in questo atteggiamento un abbandono del Concilio? Direi che alla chiesa di oggi, e anche al Santo Padre, manchi la dimensione del segno che attualizza un atteggiamento. I discorsi del papa sono illuminanti e io li leggo sempre volentieri, ma sarebbe bello che accanto a questi discorsi ponesse dei segni che dessero modo alla gente di cogliere il cuore dei suoi messaggi. Andando a Pompei, ad esempio, perché non [ ] fare anche un cenno alla camorra?». Padre Bregantini è convinto che offrire più segni darebbe ai vescovi maggiore credibilità. I preti dovrebbero reimparare la povertà, essere vicini a chi soffre, frequentare i luoghi di lavoro. Il fondo di solidarietà lanciato da Tettamanzi è una bella iniziativa, ma se non viene accompagnata con segni di presenza e di condivisione suoi luoghi di lavoro dove c è la crisi, finisce sempre per collocarci un gradino sopra la gente. Come mai, di fronte a palesi violazioni dei diritti umani penso alla questione degli immigrati, delle minoranze, degli zingari, la chiesa italiana nel suo complesso non leva la voce per riaffermare con forza i principi evangelici della dignità e del rispetto delle persone? L eterna insidia che ci schiaccia è la paura di prendere posizione contro altri quando parliamo o interveniamo. La situazione politica ci tarpa le ali e ci suggerisce una prudenza eccessiva per non entrare in gioco rispetto a scelte che sono affidate al mondo del laicato. A mio parere, si esce da questo vicolo cieco con un solo metodo, che ho trovato prezioso per la mia azione pastorale sia nella Locride come in Molise: quello di intervenire sempre, di dire una parola chiara su qualsiasi fatto. Cosa si dovrebbe fare, sia ai vertici che alla base della chiesa, per riprendere sul serio l ispirazione conciliare? Anzitutto non spaventarsi del presente e capire che, pur nelle sue difficoltà, è anche estremamente affascinante. Il Concilio, riletto nella complessità del presente, è più bello di ieri e deve infonderci quell entusiasmo che ha accompagnato la sua fioritura. A mio parere, non bisognerebbe lasciarsi intrappolare nella tesi della continuità, perché il Concilio è stato una grande novità Per il vescovo di Campobasso il Vaticano II ci rimette in cammino particolarmente sul piano dell ecumenismo e sul recupero del ruolo fondamentale dei laici: Riprendere l ispirazione conciliare significa oggi adattarsi a una nuova pastorale che richiede molta fantasia e molta creatività. BREVI SAN GIUSEPPE A RICCIA Come ogni anno, puntuale il 19 marzo a Riccia, porta con sé la tradizionale festa di San Giuseppe. Una tradizione antica ma sempre nuova con la sua forte fede e devozione per questo santo e con i profumi che colorano il paese dai primi giorni di marzo. Proprio così! Perché la festa di san Giuseppe, a Riccia, è fatta anche di profumi, di aromi che invadono le strade già dai giorni precedenti la festa, quando le donne si riuniscono per preparare le pietanze per la ricca tavolata, fatta di diciannove portate, durante la quale si ricorda e si venera la sacra famiglia. La tavola ha inizio dopo la processione e dopo una serie di preghiere in onore del santo. Non si sa precisamente da quanto tempo viene festeggiato a Riccia il giorno di San Giuseppe né come ebbe inizio questa celebrazione. Alcuni anziani raccontano che, nei tempi passati, un uomo caritatevole di Riccia avesse invitato alla sua tavola, nel giorno di San Giuseppe, una famiglia povera che si aggirava per le strade del paese. Questo buon uomo continuò a invitare la povera famiglia ogni 19 marzo della sua vita. Qualche giorno dopo la sua morte egli apparve in sogno ai membri della sua famiglia raccontando loro che San Giuseppe lo aveva accolto alle porte del Paradiso e gli aveva detto di continuare questa tradizione. E così è stato. Da allora, ogni anno, la famiglia del benefattore continuò la tradizione, che ben presto si estese a tutto il paese, fino ad arrivare ai giorni nostri. Oggi si invitano amici o parenti a rappresentare la Sacra Famiglia ma si continua di anno in anno con devozione e sentimento. Ilaria Fanelli

9 SPIRITUALITA PRIMO PIANO MAI TANTO DOLORE DA DIMENTICARE IL RISORTO SORELLA VECCHIAIA, SORELLA MORTE N ell ottica francescana il problema dolore malattia infermità va letto all interno del discorso povertà. La povertà, infatti, riguarda sia i beni materiali esterni (ricchezze di vario genere) sia i beni materiali (il corpo e i suoi problemi di cibo e di vestito, di salute e di malattia, di morte), sia i beni immateriali esterni (fama, amore, gloria, cariche), sia i beni immateriali interni (i beni spirituali, la salvezza eterna, la grazia e i doni dello Spirito Santo). La filosofia francescana, anche nel settore drammatico e crocifiggente del soffrire e del morire, non è una filosofia del cogitamus né del possumus, ma quella dell amamus. L amamus, a sua volta, richiama la sua sorgente: amamus quia amamur. Francesco ha vissuto sulla propria pelle il dramma del male e lo scandalo della sofferenza, senza spaventarsi delle fragilità fisiche né dei segni mortali del corpo. Il tema della sofferenza è riletto da Francesco alla luce del Vangelo, della lieta novella, del dono della vita eterna. Per Francesco la malattia diviene un kairos, una opportunità o tempo propizio, un richiamo alla conversione, un invito a ritrovare la confidenza con l essenziale. È il recupero della dimensione pasquale dell esistenza, vista non come conflitto, ma come risorsa. La stessa vecchiaia va vissuta come promessa, accettando la propria età (senza né illusioni né delusioni). Non giocando a fare l adolescente (non ne abbiamo più l età), portando i frutti di fine stagione (quelli dell autunno). Non pensare che gli ultimi anni, gli ultimi lustri di vita, quando la vecchiaia, col suo corteo di infermità, limita maggiormente il nostro essere, siano i meno fecondi. L autunno è anch esso la stagione dei frutti e delle splendide tinte delle foglie che stanno per cadere. Lo splendore dei tramonti del sole d autunno non hanno nulla da invidiare alle straordinarie aurore di primavera. L affievolirsi di alcune facoltà fa parte dei limiti imposti dall età alla natura umana, ma ciò non pregiudica la fecondità nel servizio di Dio, della Chiesa e del mondo. Occorre non dimenticare che la più grande opera del Salvatore è stata quella di morire. Imparare a sorridere a tutto, come Francesco. Educarsi a sentire fratello e sorella anche il dolore e la morte. In realtà si tratta di ricuperare la dimensione battesimale, consacrata della propria esistenza. Senza il sacrificio, l attività più generosa diventa sterile. Si può essere religioso vero e completo senza essere in qualche modo o misura ostia? Si può essere ostia gradita a Dio se non nella gioia del dono? È l offerta che salva la sofferenza dalla inutilità. Scrive Benedetto XVI: «Non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore, che guarisce l uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante l unione con Cristo, che ha sofferto con infinito amore». L amore per essere vero deve fare male. «Quando volgiamo lo sguardo verso la croce, ci rendiamo conto di quanto ci ha amato Gesù. Gesù ha voluto dare tutto, non solo alcune gocce di sangue. Facciamo lo stesso anche noi: diamo tutto. Non devi mai permettere a nessuna cosa di colmarti così di dolore da farti dimenticare la gioia del Cristo risorto. Da un contributo dei Frati Conventuali di Campobasso, rielaborato da Fabiana Caroz- PREGHIERA DEL DETENUTO A MARIA SS. ADDOLORATA Questa preghiera è stata letta da un detenuto durante la processione del Venerdì Santo a Campobasso Vergine Maria Addolorata, Ti diciamo grazie perché oggi hai voluto fermarti ai piedi del nostro calvario. Anche noi questa sera vogliamo innalzare la nostra preghiera al tuo Figlio Gesù, la consegniamo nelle Tue mani materne, sicuri che non saremo delusi. Aiutaci, Signore, a sopportare tutte le sofferenze che giornalmente ci affliggono nei nostri pensieri e nel nostro fisico. Tu che hai sofferto il calvario della croce per la redenzione degli uomini e che conosci più di ogni altro le sofferenze umane, Aiutaci. La privazione della libertà per chi ha sbagliato verso la legge degli uomini ci porta a riflettere sulla nostra vita e sulla nostra condizione di sofferenti. Ma la speranza di un mondo migliore, di un mondo più giusto, non ci abbandonerà mai se sapremo seguire i tuoi insegnamenti di bontà, di comprensione e di perdono. Non a caso sei venuto fra noi e ti sei fatto crocifiggere per redimerci dai peccati. A Te ci rivolgiamo perché ci sia un mondo più buono, più caritatevole, più giusto per tutti, affinché le sofferenze siano alleviate e la pace torni nei nostri cuori nella speranza di una vita migliore. Così come tu sei risorto, t imploriamo, volgi il tuo sguardo su di noi per infondere nei nostri cuori i tuoi insegnamenti e far sì che possiamo risorgere ad una nuova vita. Una tua frase ci viene in aiuto nei momenti di paura e di disperazione: Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Amen P.P.

10 PRIMO OSSERVATORIO PIANO 10 LO SCRIGNO UNA BUONA NOTIZIA PER TUTTI L ora della partenza e della dispersione è suonata. Fra qualche istante, voi lascerete l assemblea conciliare per andare incontro all umanità, per portarle la buona novella del vangelo di Cristo e del rinnovamento della sua Chiesa, per il quale abbiamo lavorato insieme durante quattro anni. Così papa Paolo VI il 7 dicembre 1965 chiudeva il Concilio Vaticano II, aperto ufficialmente l 11 ottobre 1962, il ventitreesimo della storia della Chiesa, conteggiando anche quello celebrato dagli apostoli a Gerusalemme (Atti cap. 15). Ai sedici documenti ufficiali (4 costituzioni, 9 decreti e 3 dichiarazioni) i padri conciliari, per tradurre la buona notizia che la Chiesa ha per il mondo, sentono il bisogno di aggiungere brevi messaggi destinati: 1. ai governanti, che hanno nelle loro mani il destino degli uomini su questa terra, per ricordare loro che Dio solo è la sorgente dell autorità e il fondamento delle leggi e che spetta a loro essere sulla terra i promotori dell ordine e della pace tra gli uomini. La Chiesa chiede libertà per offrire l annuncio del vangelo della pace ai popoli da loro governati; 2. agli uomini di pensiero e di scienza perché noi tutti, qui, vescovi, padri conciliari, siamo in ascolto della verità. L invito è perché continuino a cercare, senza stancarsi, senza disperare mai della verità. Senza ostacolare i vostri passi, senza abbagliare i vostri sguardi, noi veniamo ad offrirvi la luce della nostra lampada misteriosa: la fede Illuminatevi alla sua luce per raggiungere la verità, tutta la verità! ; 3. agli artisti che da sempre hanno aiutato la Chiesa a tradurre il messaggio divino nel linguaggio delle forme e delle figure: questo mondo in cui viviamo - ricordano - ha bisogno di bellezza per non oscurarsi nella disperazione ; 4. alle donne di ogni condizione, figlie, spose, madri e vedove; e anche a voi, vergini consacrate e donne solitarie perché riconcilino gli uomini con la vita, esse che hanno la cura del focolare, l amore della vita, il senso delle culle. Spetta a loro salvare la pace nel mondo e annunciare Cristo: voi che sapete rendere la verità dolce, tenera, accessibile, impegnatevi a far penetrare lo spirito di questo concilio nelle istituzioni, nelle scuole e nelle case, nella vita di ogni giorno ; 5. ai lavoratori perché tristi malintesi, nel passato, hanno troppo spesso mantenuto la sfiducia e l incomprensione tra noi. I vescovi ribadiscono l amore della Chiesa per loro perché conosce le loro sofferenze, le loro lotte, le loro speranze. Ai lavoratori chiedono di accogliere la fede per rischiarare la loro strada; SOSTENETECI CON IL VOSTRO ABBONAMENTO Antonio di Lalla, prete 6. ai poveri e ai sofferenti provati, visitati dalla sofferenza in mille modi per ricordare loro che non sono soli, né separati, né abbandonati, né inutili. Il mistero della sofferenza non lo si comprende interamente: la fede e l unione all Uomo dei dolori, al Cristo figlio di Dio, messo in croce per i nostri peccati e per la nostra salvezza è l unica risposta e sollievo; 7. ai giovani che si preparano a ricevere la fiaccola dalle mani dei vostri maggiori e a vivere nel mondo nel momento delle più gigantesche trasformazioni della sua storia i padri conciliari chiedono di allargare i cuori alle dimensioni del mondo: lottate contro ogni egoismo, rifiutate di dar libero corso agli istinti di violenza e di odio che provocano le guerre e i loro cortei di miseria. Il concilio è stato celebrato in modo particolare per loro, per rischiarare il loro avvenire. Sono trascorsi 44 anni dalla chiusura del concilio. Ci si interroga ancora su cosa è stato e quale ventata di freschezza ha portato nella Chiesa, sulle inadempienze e sui tradimenti, su ciò che è stato assimilato e su quello che resta ancora da attuare. Il lettore che ha avuto la pazienza e la bontà di seguirmi in queste ventidue puntate di lo scrigno spero abbia potuto percepire quanto sia grande la posta in gioco. È doveroso presentare ancora una rapida sintesi conclusiva protesa verso il futuro. Alla prossima. Laica mente Filippo Massari Elemosina o diritti? Sotto la soglia della povertà si perdono diritti e conoscenze. E un concetto espresso da don Ulisse Marinucci alla presentazione dell ultimo rapporto della Caritas. Un idea che si distacca dalla banalità per almeno due motivi. Si dimentica spesso che la povertà non è soltanto una condizione materiale: comporta la perdita di cognizioni, strumenti interpretativi, capacità di interagire e di amare. L altro aspetto riguarda il richiamo alla nozione sempre più obsoleta di diritto. Lo spazio dei diritti negati non può essere colmato dalla scorciatoia della beneficenza. Hanno diritti i disoccupati, i malati, i profughi, quelli che semplicemente stentano a trovare un loro posto nella società. Invece incombe una rimedioevalizzazione dei rapporti umani. Il gesto dell elemosina è meno complicato del lavoro per l affermazione dei diritti. IL PAPA E GLI ALTRI ANATEMI L Felice Mancinelli a Chiesa è un istituzione che basa la sua saldezza sulla fedeltà al Papa, vicario di Cristo in terra, ma certamente non è immune né dagli attacchi né dai problemi che pure storicamente si presentano nella sua dimensione ecumenica. Ne sono una dimostrazione le reazioni, con punte di virulenza francamente sorprendenti, alle parole che il Papa ha pronunciato ultimamente su temi di grande importanza, come la contraccezione usata per evitare il contagio dell Aids in Africa o le ragioni che hanno permesso di ricondurre in seno al magistero della Chiesa i vescovi ed i sacerdoti che hanno seguito mons. Lefèbvre. Contro il Papa hanno inveito i soliti oppositori e perfino istituzioni del peso dell Unione europea, quasi che le sue riflessioni (ed anche i suoi ammonimenti) fossero disquisizioni dottrinali o interventi paragonabili a quelli di una normale contrapposizione politica. In realtà chi usa giudicare le parole del Pontefice romano con il metro di giudizio dell antagonismo dialettico non coglie il dato fondamentale delle sue parole che possono anche risuonare scomode, ma certamente hanno il carattere, anzi direi il dono, di un intuizione profonda e della perfetta adesione al Vangelo portato da Cristo e diffuso dalla Chiesa. Se infatti si strumentalizzano le parole pronunciate sull uso dei contraccettivi in Africa è facile giungere a certe conclusioni che sembrano antitetiche al valore della vita che è invece centrale nell azione storica della Chiesa nel mondo: questo avviene semplicemente perché si tende a presentare sempre l irreparabilità del fenomeno (con tutto il suo carico di evidente dolore e di comprensibile tragicità) e mai l errore del comportamento che una regola accettata e condivisa (anche con sofferenza) eviterebbe. Chi davvero vuole capire l animo di Benedetto XVI dovrebbe leggere attentamente proprio quella lettera ai vescovi nella quale emerge tutta l umiltà della sua persona e soprattutto il suo impegno più grande e forse poco o superficialmente compreso: difendere cioè, come ha scritto recentemente Vittorio Messori, prima di tutto la fede. Oggi, in vaste zone della terra si legge infatti nella lettera del Pontefice ai vescovi la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più alimento ed il vero problema in questo nostro momento della storia è che Dio sparisce dall orizzonte degli uomini. Il Papa, il padre di una comunità di milioni di cristiani, deve dire quello che sente nell intimo del cuore, deve necessariamente farne partecipi i suoi figli spirituali se davvero vuole loro bene e se vuole che per loro Cristo continui ad essere un punto di riferimento centrale, la via, la verità e la vita soprattutto in quest epoca in cui capitalismo e consumismo offuscano non solo la pratica, ma la conoscenza stessa Vita di DIOCESANA valori fondanti n. 07 Anno perxii la vita degli esseri umani.

11 PRIMO CRONACHE PIANO A CASTELPETROSO SERATA D ARTE E CULTURA A Salvatore Calabrese il primo concorso Mater Hominis Il giovane compositore pugliese ha musicato versi di mons. Spina, molisano, vescovo di Sulmona N Marianna Campanella ella splendida cornice del santuario dell Addolorata di Castelpetroso, in occasione del 121 anniversario dell apparizione di Maria Addolorata, patrona del Molise, alle due pastorelle Bibiana e Serafina, si è svolta sabato 21 marzo la premiazione del primo Concorso Internazionale di composizione di Musica Sacra Mater Hominis intitolato a Giovanni Paolo II e dedicato alla memoria del compianto mons. Ettore di Filippo, arcivescovo emerito dell arcidiocesi di Campobasso Bojano. Numerosi i convenuti, le autorità civili e religiose, fra cui i vescovi Giancarlo M. Bregantini e Angelo Spina, e il presidente Iorio. L iniziativa, fortemente voluta dallo stesso Iorio e dall assessorato alla Cultura è stata magistralmente curata da Rita D Addona, presidente dell associazione Ethos. Il concorso ha visto la proclamazione del vincitore del miglior componimento musicale avente ad oggetto versi di preghiera tratti dal testo letterario dell Oratorio Sacro Mater Hominis di mons. Spina per soli, voce bianca, voce recitante, coro ed orchestra di ottoni e timpani. Il primo premio assoluto è andato a Salvatore Calabrese, di Manfredonia (FG), che ha sottolineato come il suo percorso professionale e di vita sia stato caratterizzato sempre dalla fede cristiana e dalla profonda devozione per Maria. Il suo componimento risulta essere proprio la perfetta espressione di questa fede voluta e vissuta in pienezza. Anche il Molise ha avuto il suo giusto riconoscimento, con l assegnazione del secondo premio al giovane compositore Antonio Di Iorio e del Premio Residenziale alla giovane e talentuosa artista italo canadese Angelica di Castro, originaria di Pettoranello del Molise (IS). Riconoscimento, con il Premio alla carriera, a mons. Marco Frisina, direttore del coro della diocesi di Roma, famoso in tutto il mondo per la sua feconda produzione di musica sacra. E proprio la fede il punto di partenza di questo ambizioso progetto, che ha toccato i diversi canali della comunicazione: cultura, spiritualità, turismo, imprenditoria, sacralità, evangelizzazione. Canali, che tuttavia, è opportuno tenere distinti. Mater Hominis ha valicato i confini regionali per trasmettere un messaggio di sacralità e bellezza, che parte dal cuore del Molise sacro, Castelpetroso, attraverso suoni e parole sulla vita di Maria. L opera, eseguita in prima assoluta dal Coro del Settecento Italiano e dall Orchestra Molise Brass Ensemble, ha suscitato nel numeroso pubblico profonde suggestioni ed emozioni: un componimento nel quale la musica si fonde idealmente al percorso della vita di Maria e del suo peregrinare nella sofferenza per offrire gioia al mondo. Mons. Bregantini ha sottolineato il pregio dell iniziativa, rimarcando come questa possa rappresentare una grande opportunità, attraverso la quale chiesa, cultura, società e politica siano uniti nel progetto di valorizzazione e crescita del Molise. UN SANTUARIO AFFASCINANTE LA FELICITÀ DI UN INCONTRO La fresca testimonianza di una sedicenne S ono felice anzi strafelice!! E se mi poteste vedere ne sareste convinti anche voi questa mia felicità è bella e pura come l aria perché è data dalle uniche due cose in grado di renderti felice, e oggi io sono felice, sono piena, sazia di fede e d amore. Ho trascorso un bellissimo pomeriggio in trasferta con tutta la mia comunità di Campodipietra. Infatti in occasione del 121 anniversario dell apparizione della Madonna a Castelpetroso, noi, insieme al nostro nuovo parroco Don Saverio, abbiamo deciso di andare a pregare tutti insieme proprio nel luogo in cui è avvenuta l apparizione. Ma non eravamo soli, con noi c erano le comunità di Vasto e Fossato e il vescovo di Trivento. Per me, che ho solo sedici anni, è stata la prima volta in pellegrinaggio. Sinceramente all inizio ho pensato che fosse solo una perdita di tempo, poi fortunatamente mi sono dovuta ricredere: non c è niente di meglio di un pellegrinaggio per sanare l anima e far sorridere il cuore, anche il cuore del nostro Signore che da lassù gioisce con noi. A Castelpetroso siamo stati accolti amorevolmente dal vicario episcopale del santuario don Rocco Di Filippo. Devo dire che appena si arriva si rimane folgorati dalla bellezza della chiesa, tutta in gotico moderno, che ti spinge a entrare. E quando si entra non si può fare a meno di restare ammutoliti e di ammirare tutto lo splendore e la calma, anzi no, la pace che vi regna. Sembra come un piccolo paradiso un luogo pieno di fede e di pace che ti rassicura l anima. Arrivati, un senso di protezione, di benessere che ti fa sorridere. Poi abbiamo partecipato al rosario dei sette dolori della Madonna e infine celebrato la Santa Messa, presieduta dal vescovo di Trivento, da don Saverio, e da don Salvatore, parroco di Vasto. Per me è stato ancora più emozionante perché io sto nel coro della mia comunità e trovarsi lì a poter cantare con il cuore in mano i canti composti dal nostro amato Padre Giantonino, mi ha regalato un infinito brivido lungo la schiena a ricordarmi che la vita che Dio ci ha donato non finisce mai di stupirci: anche quando pensiamo di aver già provato tutto, il Signore ha sempre nuove emozioni da donarci. Prima di tornare a casa però abbiamo voluto regalarci altre gioie: siamo andati alla piccola chiesa costruita nel luogo dell apparizione e poi ognuno ha potuto dissetarsi alla fontana dell acqua miracolosa. Tutto questo accompagnati da padre Michele Stasi che ci ha raccontato dell apparizione. Purtroppo, arrivati al luogo sacro il buio ha reso impossibile prolungare la permanenza. Sinceramente mi è dispiaciuto molto: avrei voluto vedere, anzi mi sarebbe proprio piaciuto compiere la processione che vi si svolge. Comunque, rinnovati nella fede, abbiamo fatto ritorno al nostro paese. Don Saverio mi ha chiesto di scrivere un piccolo reportage sulla nostra singolare esperienza. L ho fatto sperando di avervi incuriosito verso un luogo affascinante anche per chi non è credente, ma soprattutto spero con tutto il cuore di avervi fatto sorridere almeno una volta, per trasmettervi almeno un pizzico della mia felicità. Ciao. Luisa

12 PRIMO CHIESAPIANO E SOCIETA L ERRORE DI PARLARE A CRISTIANI CHE NON ESISTONO LA CHIESA CAMMINA: DOVE VA? L insidia del cristianesimo sociologico: fede o cultura? Le iniziative dell Ufficio catechistico L impianto pastorale delle nostre comunità nasce dalla logica che ha animato la trasmissione della fede a partire dal concilio di Trento. Una volta la famiglia e la società erano i due grembi generatori della fede cristiana in modo naturale, pertanto tutto l impianto pastorale è stato pensato per sostenere ed educare una fede già in atto (v. anche p. 14). Oggi i due grembi generatori non generano più. Diventa quindi quasi ridicolo vedere come continuiamo a considerare caparbiamente la gente come cristiana rivolgendo parole e richieste a cristiani che non esistono. Questa è la radice di tutte le frustrazioni pastorali. Mi pare significativo considerare come non si nasce cristiani (Tertulliano) e non lo si diventa più nei luoghi di una volta. Allora vale la pena recuperare il ruolo della famiglia e della comunità cristiana. Per questo dobbiamo convincerci che è finita la cristianità e lo spazio lasciato è stato riempito da un cristianesimo meramente sociologico. Abbiamo il coraggio di prenderne atto? Siamo convinti che la posta in gioco non è solo questione metodologica, ma un crocevia di problemi strettamente teologici, come l annuncio del Vangelo, la fede, il significato di sacramento, i sacramenti dell iniziazione e l appartenenza alla Chiesa? A queste domande la Chiesa locale con il vescovo e l Ufficio Catechistico diocesano ha tentato di dare delle risposte. Innanzitutto occorre una presa di coscienza del problema visto come risorsa e possibilità di rinnovamento e concretamente l ideazione di orientamenti per un percorso comune e condiviso a livello diocesano d iniziazione alla vita cristiana. Il punto di partenza ruota intorno al battesimo. La sua preparazione e l impegno di dare continuità alle consegne battesimali ci mette in contatto anche con quanti non sono troppo credenti; molte volte si trovano persone che raramente vanno in Chiesa. Pertanto preparare il battesimo è di un importanza decisiva, troppe volte sottovalutata, per aiutare i genitori, i padrini, le madrine, che nell attuale prassi del battesimo diventano i veri protagonisti nella trasmissione della fede ai bambini. L iniziazione cristiana: unità Base di questo percorso è la convinzione che ci deve essere unità tra i tre sacramenti dell iniziazione cristiana puntando anche al riordino teologico della loro successione (battesimo, cresima ed eucaristia). Non si tratta di un capriccio ma di un acquisizione indiscussa, espressa nei documenti conciliari, nei testi della riforma liturgica, negli stessi catechismi e in primo luogo nel CCC (prenotando al rito del battesimo 1969, nn 1,2,3. prenotando al rito della confermazione costituzione apostolica di Paolo VI. renotando al RICA CCC n 1212, 1275, 1285, 1316, 1321, 1322). Le tappe Le tappe del percorso sono indicate secondo le fasce d età: - battesimo (con 5 incontri di preparazione) e cammino fino ai 6 anni; - dai 6 agli 11 anni, nella dimensione dell eucaristia, ricevuta in 5 elementare in tutta la diocesi, lungo varie tappe, di anno in anno; - dagli 11 alla cresima, che suggeriamo per ora, nella seconda media; - cammino nella dimensione dell oratorio e delle attività con il gruppo degli adolescenti; - il cammino crismale per giovani e adulti. Certamente il problema non è risolto ma si mettono le basi per ridare all iniziazione cristiana l importanza che le è dovuta e soprattutto rimettendo al centro i suoi veri protagonisti: la comunità credente e la famiglia. A questo proposito Benedetto XVI, nell esortazione Sacramentum caritatis, ha detto: Dobbiamo chiederci se nelle nostre comunità cristiane sia sufficientemente percepito lo stretto legame tra battesimo, confermazione ed eucaristia. Non bisogna mai dimenticare infatti che veniamo battezzati e cresimati in ordine all eucaristia. Tale dato implica l impegno di favorire nella prassi pastorale una comprensione più unitaria nel percorso di iniziazione cristiana. Rimane pur vero che, nella Chiesa cattolica, per l iniziazione cristiana dei bambini, alla dottrina si oppone la prassi. Il percorso, secondo le indicazioni del nostro vescovo, non è vincolante ma vuole indicare una linea comune per orientare le scelte di ogni parrocchia verso passi condivisi e un unico obiettivo: formare i cristiani nella nostra terra, secondo le necessità dei nostri tempi, capaci di raccogliere la grande sfida educativa che ci attornia, puntando soprattutto sulla famiglia. Il responsabile Ufficio catechistico diocesano don Michele Socci SOSTENETECI CON IL VOSTRO ABBONAMENTO Tradizione e fede a Sant Elia U n tuffo nel mondo antico con Il sentiero, un affascinante filmato di Pierluigi Giorgio dedicato a S. Elia a Pianisi e alla sua storia di religiosità. Trasmesso su Rai3, nel corso della trasmissione Geo&Geo, ha richiamato l attenzione di tanti affezionati devoti. Inserito nella serie dei documentari che riguardano le consuetudini, gli usi e i costumi molisani, esalta una peculiarità del comune planisino, da sempre fucina di numerose vocazioni sacerdotali. A Sant Elia a Pianisi, in Molise spiega il regista molisano - si perpetua da sempre una tradizione di religiosità che s intensificò già dal 500 con il radicarsi dei frati Cappuccini. Nel Convento operò un monaco oggi in odore di santità, Padre Raffaele, alla cui figura s ispirò intensamente, sin dai tempi del Noviziato, padre Pio, che trascorse nel borgo il periodo più lungo - circa quattro anni - prima di San Giovanni Rotondo. E qui che ebbe le prime preveggenze, le prime bilocazioni. Sant Elia non è un supermercato di spiritualità, ma un luogo meno appariscente, più discreto, fuori dalla portata del pellegrinaggio di massa. Non meno importante però, poiché fu determinante per la formazione di queste due figure, esempi e riferimento di dedizione e religiosità. A rendere ancora più realistica la storia della tradizione religiosa locale, narrata così magistralmente, due semplici personaggi: Annafelice e Teodoro, mamma e papà dello stimato padre Rinaldo Totaro, espressione della memoria del passato che ha visto il coinvolgimento dell intera comunità e di tanti genitori che hanno dato i natali alla schiera dei cappuccini susseguitisi nel tempo. Nel trattare un argomento così caro ai santeliani Pierluigi Giorgio ha saputo ben evidenziare il valore dei frati attraverso le figure di padre Rinaldo prima e padre Camillo dopo. M. Saveria Reale 12

13 PRIMO CRONACHE PIANO VEGLIA PER LA GIORNATA DI PREGHIERA E DIGIUNO IN MEMORIA DEI MISSIONARI MARTIRI MILITI IGNOTI DELLA CAUSA DI DIO La testimonianza di padre Maurizio, dalla Nigeria al Molise C Claudia Oriente * ome agli inizi, anche oggi Cristo ha bisogno di apostoli pronti a sacrificare se stessi. Ha bisogno di testimoni e di martiri come san Paolo: un tempo persecutore violento dei cristiani, quando sulla via di Damasco cadde a terra abbagliato dalla luce divina, passò senza esitazione dalla parte del Crocifisso e lo seguì senza ripensamenti. Visse e lavorò per Cristo; per Lui soffrì e morì. Quanto attuale è oggi il suo esempio! (Benedetto XVI) Il 24 marzo, giorno che ricorda l uccisione di Mons. Oscar A. Romero (1980), mons. Bregantini ha celebrato, nell incantevole cornice della chiesa di San Nicola a Macchia Valfortore, una veglia di preghiera (la XVII), organizzata dal Gruppo Missionario Giovanile della diocesi di Campobasso, in memoria dei missionari martiri e di quanti ogni anno sono uccisi solo perché incatenati a Cristo. L anno appena trascorso ha consegnato alla storia della Chiesa un lungo elenco di sofferenze, di uccisioni, di assurdità, di diritti negati anche ai cristiani e spesso proprio a causa della loro appartenenza religiosa. Pensiamo agli eventi dell India, della Nigeria, della Somalia, dell Iraq, del Darfur, del Nord Kivu e della Terra Santa, alle difficoltà tuttora vissute in Cina così come in molte regioni segnate da fondamentalismi religiosi e politici. Un elenco, purtroppo, provvisorio e mai concluso a cui deve comunque essere aggiunta la lunga lista dei tanti di cui forse non si avrà mai notizia, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano anche con la vita la loro fede in Cristo. Si tratta di quella nube di militi ignoti della grande causa di Dio - secondo l espressione coniata da Papa Giovanni Paolo II - a cui guardiamo con gratitudine e venerazione, pur senza conoscerne i volti, senza i quali la Chiesa e il mondo sarebbero enormemente impoveriti. I nomi di molti non sono conosciuti; i nomi di alcuni sono stati infangati dai persecutori, che hanno cercato di aggiungere al martirio l ignominia; i nomi di altri sono stati occultati dai carnefici. I cristiani serbano, però, il ricordo di una grande parte di loro. (Giovanni Paolo II) Il martirio per la testimonianza della fede non appartiene solo alla Chiesa degli inizi, ma connota ogni epoca della sua storia. Infatti nel secolo ventesimo, poi, forse ancor più che nel primo periodo del cristianesimo, quanti cristiani, in ogni continente, hanno pagato il loro amore a Cristo anche versando il sangue e subendo forme di persecuzione vecchie e recenti, sperimentando l odio e l esclusione, la violenza e l assassinio - la testimonianza resa a Cristo sino allo spargimento del sangue è divenuta patrimonio comune di cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti (Tertio millennio adveniente, 37). Ma nonostante l odio e la violenza è la forza dell amore per Cristo che vince, che spinge tanti operatori pastorali a continuare il loro impegno di testimonianza del Vangelo consapevoli del rischio che corrono. Ripagare violenza con violenza moltiplica soltanto la violenza e fa calare sul mondo una notte ancora più nera di quanto già è. Solo la luce può scacciare la notte. Solo l amore può scacciare l odio. (Martin Luther King) E l amore per Cristo che spinge Padre Maurizio, nel racconto della sua testimonianza, a lasciare la sua terra, la Nigeria, e, seguendo la volontà di Dio, a venire in Italia e poi a Macchia Valfortore. Un sogno divenuto realtà quello di indossare l abito talare e diventare un missionario per predicare la buona novella a chiunque Dio lo avesse mandato. Un contratto di testimone missionario sottoscritto con Gesù all età di 12 anni e concretizzato nel 2005 quando, grazie a Mons. Dini, per padre Maurizio si sono aperte le porte della missione a Macchia Valforore. E un contratto aperto che sta nelle mani del Signore, non so perché mi ha portato qui, non so dove mi deve portare ma so solo che dico al Signore: Parla, perché il tuo servo Maurizio ti ascolta! *Ufficio missionario diocesano IL CROCIFISSO DI PADRE PIO Il crocifisso davanti al quale san Pio da Pietrelcina ricevette le stimmate ha dimorato tre giorni a Campobasso dal 27 al 29 marzo. In processione è stato accompagnato dal Santuario Mariano dei Monti al Convento del Sacro Cuore 13

14 PRIMO CRONACHE PIANO 14 ALL ANTICA E NOBILE SOCIETÀ OPERAIA DI SAN MARTINO IN PENSILIS NON MARGINALI, MA TIPICI, CON RECIPROCITÀ Messaggio di padre GianCarlo per i 130 anni della Società C arissima Società Operaia e fedeli tutti del nobile centro di san Martino in Pensilis: è con gioia che vi rivolgo un saluto affettuoso per i 130 anni della Fondazione della Società Operaia, che è un vanto del vostro paese ed insieme un forte invito a mete più grandi per l intero nostro Molise, che qui riconosce le sue radici di impegno sociale, alla luce perenne del Vangelo, innestato nel lievito della pasta sociopolitica. Il tema che avete scelto Solidarietà: radici antiche per un mondo nuovo, è un po la sintesi di questo modo di vivere la forza profetica del Vangelo di Gesù Cristo. La fede infatti è un fermento che, se la facciamo entrare nel cuore della storia, tutta la lievita e tutta la trasforma. Oggi, poi, è ancor più necessario questo impulso perchè le tentazioni individualistiche e le derive consumistiche, che stanno aggredendo perfino la santità della domenica, lasciandoci tutti più soli e più poveri, richiedono da noi una vigilanza ancora maggiore. Il cristiano, oggi, è chiamato a vivere in scelte alternative, cioè né opposte né anarchiche ma con uno stile che superi gli pseudo valori odierni e lanci sempre in alto il cuore nostro. Alternativi si è quando non si pensa al solo profitto individuale. Quando si fa una politica sociale intelligente e a favore degli umili e dei piccoli. Alternativi si è quando si tengono vive le esperienze di cooperazione antica o se ne creano di nuove. Alternativi si è quando si ama la propria terra e la si rende giardino di pace e di fraternità Quanto vi scrivo è anche frutto di una lunga mia esperienza di vita, in terra di Calabria ed ora, con la forza del Signore, anche in terra di Molise. Ho infatti sempre difeso le realtà marginali che avvolgono tante nostre realtà periferiche d Italia. E la marginalità una condizione presente in tanti nostri comuni. Quale il rimedio? La marginalità, infatti, se non accompagnata, si può facilmente trasformare in emarginazione. L antidoto a questa deriva negativa è solo la riscoperta delle tradizioni, l amore alla storia, la passione per il cambiamento, la gioia di lavorare insieme. Ed allora la marginalità si trasforma in tipicità! Tutto viene allora valorizzato. E si ottiene una nuova identità, che affascina anche i giovani e li rende protagonisti. Ma il cammino di speranza non è concluso. Perchè la tipicità se non è allargata, rischia di rinchiudersi in se stessa, ripiegandosi in forme negative. Ecco allora il terzo polo: intrecciare le varie tipicità scoperte in solidali reciprocità. PROGETTO CULTURALE FEDE E CULTURA: PARABOLA DI UNA SINTESI Evangelizzare? Ma come, ma chi? La relazione lucida, aperta, provocatoria di Stella Morra C ome sempre accade quando le relazioni sono dense, senza perdere di lucidità, e ricche di spunti accennati ma per il tempo tiranno non approfonditi, anche la conversazione di Stella Morra (titolare alla Gregoriana di Roma) non è riassumibile in poche parole, si rischia di tradirla. Anche per questo offriremo il testo sbobinato del suo intervento e il file audio sarà presto disponibile Il cristiano, oggi, è chiamato a vivere in scelte alternative, cioè né opposte né anarchiche ma con uno stile che superi gli pseudo valori odierni e lanci sempre in alto il cuore nostro. Alternativi si è quando non si pensa al solo profitto individuale. E la reciprocità supera la sola solidarietà. Perchè mette tutti sullo stesso piano, in pari dignità: chi dona e chi riceve; chi offre e chi ringrazia; tutti a donare e tutti a ricevere. Ecco la mia esperienza. Maturata con sacrifici ma anche con tanti frutti. Che cerco di attualizzare anche qui in Molise. Coltivate gli studi storici sul vostro cammino. Amate e cercate di attualizzare la storia di ieri in esperienze coraggiose per l oggi. E siate sempre uniti. Grazie al vostro simpatico e coraggioso parroco, don Costantino Di Pietrantonio, che tiene i legami tra voi e la mia esperienza, con un saluto affettuoso al vostro amabile Vescovo Gianfranco. Grazie + p. GianCarlo presso l UCS. Ci troviamo nel punto finale di una parabola apertasi con la crisi cinquecentesca nell impatto del cristianesimo con la modernità. Il Concilio vaticano II ci ha riportati a fare i conti con le questioni aperte allora e ci ha indicato un metodo incipitale per affrontare una grande e impegnativa transizione, paragonabile per forza solo a quella dell impatto fra il cristianesimo delle origini e il mondo greco-romano. Così la relatrice ha impostato il problema del confronto-scontro tra cristianesimo e cultura moderna. Che può essere affrontato sostanzialmente in due modi: avendo paura e chiudendosi nella cittadella della propria fede, con incursioni nel mondo altro (quasi la Chiesa stesse fuori, non dentro il mondo) per modellarlo secondo le nostre convinzioni confessionali oppure riconoscendo il problema di una ridefinizione del nostro essere cristiani in una società così fortemente secolarizzata. Dal tempo in cui i pochi cristiani erano (Lettera a Diogneto) l anima del mondo, al tempo in cui si nasceva cristiani nella cristianità, si è giunti all oggi, al punto forse di maggior distacco tra la vita quotidiana e la pratica della fede. Quindi: riarticoliamo il nostro essere cristiani, ritroviamoci per fissare ciò che veramente è essenziale, su cui sconti non ce ne possiamo fare (per es. il bene comune, la preferenza ai poveri ecc.) e disponiamoci con la necessaria umiltà ad un dialogo con il mondo dal quale dobbiamo anche imparare. Alla domanda tradizionale: Come evangelizzare la cultura, Morra ha risposto, provocatoriamente: Facendoci evangelizzare dalle culture, richiamandosi al Concilio. Ma in mente tornava anche il dialogo tra Ratzinger non ancora pontefice e l ateo Habermas. Insomma Non dobbiamo spiegare a tutto il mondo come deve vivere, testimoniare signficia credere che Dio farà per te quello che già ha fatto per me. Un punto particolarmente interessante, toccato dalla relatrice, è stato l attuale dibattito su parrocchia o movimenti? Morra è sembrata più propensa a mantenere l articolazione parrocchiale, soprattutto per la lezione di umiltà che la comunità parrocchiale impone nella convivenza di tanti gradi di fede e tante fasce di età. La comunità ella ha detto è sempre tentata dal virus dell élitarismo e talvolta confonde comunità con comitiva. In conclusione, la nostra età di aggressiva transizione, chiede testimonianza, coerenza, umiltà, fiducia non paura del futuro. E chiede di rinunciare a imporre con la cultura (leggi, norme ecc.) una visione cristiana della vita, che in alcuni nodi deve essere ridefinita. Il vescovo Bregantini, giunto quasi alla conclusione dell incontro, ha rivolto parole di apprezzamento alla teologa, pur precisando che dal mondo vengono alla chiesa domande che non si possono eludere, che chiedono risposte di verità e di carità che bisogna dare, perché la transizione non può essere un metodo. Condividendo il rischio elitario, il vescovo ha proposto una distinzione tra élite e primizie. E ha ricordato le diverse prospettive della ricerca teologica e dell azione pastorale.

15 PRIMO CRONACHE PIANO UN QUOTIDIANO LOCALE SMENTITO DA PADRE LINO IL GIORNALISMO PER SENTITO DIRE Padre Lino Jacobucci, padre e guida della Comunità La Valle di Toro, ha fermamente smentito le informazioni sbagliate che un quotidiano locale ha diffuso denigrando senza fondamento la comunità stessa. Nella lettera a La Gazzetta del Molise, padre Lino afferma: Con rammarico prendo atto dell attenzione che il suo giornale riserva alla Comunità La Valle. Mai per il passato sono intervenuto né per smentire né per giustificare in qualche modo avvenimenti che rientrano nella normale attività della mia come di tutte le Comunità. Lo faccio oggi perché ritengo altamente lesivo del buon nome della comunità e dell impegno ventennale che ha sempre animato la mia attività e di quanti condividono ogni giorno la fatica e la bellezza del recupero, quando questo c è. Ritengo doveroso dire che la serie di episodi criminosi che hanno Interessato di recente la struttura (sic) si riferiscono a normali episodi che non possono identificarsi come criminosi, in quanto i soggetti interessati, come la legge prevede, stando in carcere hanno la possibilità di chiederà percorsi alternativi in Comunità al fine di un recupero. Succede, purtroppo, che i soggetti criminosi non ritenendo la comunità adatta e/o non rispondente ai propri bisogni, decidano liberamente di far ritorno in carcere, su disposizione del giudice. Stando cosi le cose chiedo a lei, direttore: dare notizie non esatte non potrebbe ingenerare allarme sociale? Che cosa intende l estensore dell articolo quando parla di stato crescente di criminalità all interno della casa di recupero? Mi rifiuto di pensare ci sia malafede; voglio credere ci sia non conoscenza di che cosa sia una comunità di recupero, che non sono college inglesi o organizzazioni elitarie, che pure hanno i loro problemi ed anche grossi. Le comunità certamente accolgono soggetti con problemi: in questo, anzi, esse abbattono l allarme sociale. Sono soggetti che vanno quantomeno aiutati a riappropriarsi della propria Identità. Che ci si riesca o no dipende anche dal clima di serenità che sì crea intorno ad esse. Puntualizzo anche con forza che il clima all interno della comunità, mai come in questo periodo, è sereno, anche se ribollente, in positivo. Immagini per un attimo che cosa sarebbe se fosse tutto normale. Sarei il primo a dire: sciogliamo le righe. Padre Lino aggiunge che la foto che accompagna l articolo nulla ha a che fare con la Comunità. UNA GIOVANE VOLONTARIA DELL ASSOCIAZIONE G.TEDESCHI RACCONTA LA SUA ESPERIENZA IN CAMERUN NON SOLO MISSIONE È Fabiana Carozza Ancora tanti gli obiettivi da raggiungere e i bambini da far sorridere ancora commossa Eulalia D Amico, la giovane volontaria dell Associazione Giuseppe Tedeschi di Campobasso, mentre racconta la sua esperienza vissuta per tre mesi nelle missioni di Ngaounderè e Toubouro in Camerun. Le parole faticano ad uscire quando ti trovi di fronte ad una realtà terribile - dice - molto più brutta di quanto appaia in televisione. Ciò che ti colpisce immediatamente è la povertà dei villaggi. Già alla stazione, per pochi soldi, molti chiedono di portarti i bagagli. Eulalia è partita il 6 novembre dello scorso anno per aiutare suor Filomena Zappone (in Camerun dal 1965) nell orfanotrofio da lei gestito. I bambini sono molto diversi dai nostri - afferma - ti salutano, ti abbracciano, ti danno tutto. L orfanotrofio non accoglie soltanto i bambini rimasti soli al mondo, ma anche quelli che gli stessi genitori, disperati, preferiscono affidare alle suore per non lasciarli abbandonati in strada. In Camerun infatti, la legge non permette le adozioni fisiche e i bambini non riconosciuti, per lo Stato non esistono. Anche il Papa recentemente ha evidenziato quanta povertà e corruzione siano ancora presenti in questo pese. Basti pensare - ricorda Eulalia - che il container (partito a luglio del 2008) che trasportava beni di prima necessità è stato sbloccato dopo sei mesi. I viveri sono arrivati nei centri soltanto a gennaio, ma per i bambini è sempre e comunque una festa. Col cibo che i molisani sono riusciti a raccogliere in quindici giorni, loro vivranno per tre anni. Attualmente l orfanotrofio accoglie ventotto piccoli ospiti con una fascia di età molto larga che va da pochi mesi a sedici anni. Le cose da fare sono semplici - sottolinea la giovane volontaria - ma per i bambini rappresentano molto: aiutarli a lavarsi, a mangiare, farli giocare la loro giornata è intensa, inizia presto. Sveglia alle sei, colazione e poi scuola. Dopo pranzo le ragazzine più grandi aiutano a rassettare la cucina, i più piccoli fanno i compiti e, dopo cena, un po di tv e a nanna. Ci siamo anche improvvisate muratori - prosegue - riparando il vecchio pavimento della cappella. Prossimo obiettivo dell Associazione Tedeschi (da nove anni promotrice delle adozioni a distanza) è finanziare tre interventi chirurgici (500 euro ciascuno): per Teresa e Caterina, affette da poliomielite, e per Rachel, colpita da una grave malformazione alle anche. Le piccole pazienti verranno operate in ospedali del luogo da esperti chirurghi francesi che, ogni anno, mettono a disposizione dei bambini le loro vacanze estive. Interventi simili hanno già salvato altre piccole vite regalando a molti bambini una prospettiva di vita normale. L ultimo, di tre anni, operato per addrizzargli le gambe, non solo adesso può camminare e correre, ma in un solo anno è cresciuto di dieci centimetri. Il viaggio di Eulalia - sottolineano i volontari dell Associazione - è stato anche un modo per renderci conto di come i nostri soldi vengano spesi e giungano a buon fine, ma fare missione - aggiungono - non è solo una questione di denaro. Dietro c è molto di più: coraggio, passione, amore perché (come ricorda sempre s. Filomena) i missionari sono uomini e donne normali che soffrono, piangono, lottano, ridono come tutti. L Associazione Giuseppe Tedeschi nasce nel luglio del 2006 in memoria di Giuseppe Tedeschi, sacerdote salesiano nato a Jelsi nel 1934 e ucciso in Argentina il 2 febbraio 1976 dai militari dopo il colpo di stato del generale Vileda. Padre Tedeschi ha dedicato la sua vita a lottare per il riscatto di quanti non erano in grado di contrastare i potenti e i sopraffattori con l obiettivo di abbattere le barriere della disuguaglianza, dell ingiustizia e della miseria. E in continuità con questi insegnamenti, l Associazione persegue la finalità di aiutare i soggetti svantaggiati, sostenere l esclusione sociale, combattere la marginalità e promuovere la cultura dell accoglienza, della tolleranza e della solidarietà. 15

16 PRIMO APPUNTAMENTI PIANO LA RIFLESSIONE DI UNA COPPIA-GUIDA NEI PERCORSI PREMATRIMONIALI INCONTRI COI FIDANZATI: OGNI VOLTA UN ESAME DI COSCIENZA L Amore di Dio e l amore umano O gni volta che noi, insieme ad altre coppie di sposi ed al presbitero, incontriamo giovani in procinto di sposarsi, ci interroghiamo se siamo in grado di superare i pregiudizi accumulati nel tempo ed i condizionamenti provenienti dal mondo che circonda il nostro quotidiano. Si tratta, soprattutto, di riflettere sull influenza culturale che reagisce alla sollecitazione a capire il significato fondante del matrimonio vissuto come Sacramento. E difficile non cogliere i complessi ed articolati fattori di condizionamento: la pressione, forte ed invasiva, dei miti offerti dai media; il desiderio, sempre più diffuso, di convivere ancor prima di affrontare il legame matrimoniale come scelta di vita; le insicurezze, le paure e le fragilità del mondo connesse all incertezza del futuro; il lavoro eternamente precario che troppo spesso si trasforma e cade nel dramma della disoccupazione; la difficoltà di acquistare una casa; la preoccupazione per la crescita dei figli, congiunta ad un mondo che li rifiuta come Grazia. L insieme di queste criticità ricorda le stesse incertezze e le stesse speranze che anche noi abbiamo vissuto tanti anni fa. Da qui l esigenza di incrociare le loro strade con la nostra vita. Un ottica di incontro, entro la quale diviene fondamentale intraprendere un percorso, breve, ma ricco di valori. Un dare e un ricevere i tesori che ciascuno di noi racchiude in sé: una stagione di incontri in cui Dio si manifesta per quello che è veramente, e Cristo ne è la radice. Questo senso di profonda comunione sviluppa una complicità che illumina il cammino dei giovani, in un clima di fiducia ed amicizia reciproca; una dimensione ove si manifesta concretamente la presenza dell amore di Dio. Un Amore che forse abbraccia comunque l amore umano, purché sia sincero e innocente, perché i confini del Regno di Dio sono più ampi di quelli che noi uomini gli assegniamo. Infatti tutto è possibile a chi si abbandona fiducioso nelle braccia del Cristo vivente. E con questo spirito cristiano che è stato vissuto e si è concluso il percorso formativo per giovani fidanzati nella parrocchia di San Pietro Apostolo in Campobasso. Parrocchia guidata da padre Agostino Veres, un giovane tra i giovani, che ha saputo testimoniare la fede nella sequela di Cristo. Gigi e Fausta Sansone CALENDARIO DIOCESANO aprile Domenica delle Palme 5- Incontro conclusivo dei corsi per fidanzati 7 - Anniversario dell Ordinazione Episcopale dell Arcivescovo 8 - XI Anniversario della morte di Mons. Pietro Santoro 9 - Messa Crismale 9 - Giovedì Santo Messa in Coena Domini 10 - Venerdì Santo 11- Sabato Santo Veglia Pasquale 12 - Pasqua di Risurrezione 14 - Scuola di Teologia a Campobasso e Riccia (ore ) 16 - Scuola di Teologia a Boiano (ore ) 17 - Inizio corso fidanzati a Campobasso 18 - Commemorazione del pio transito di Fra Immacolato Brienza 19 - Seconda domenica di Pasqua Divina Misericordia 21 -Scuola di Teologia a Campobasso e Riccia (ore ) Periodico di informazione dell Arcidiocesi di Campobasso-Bojano Ufficio per le Comunicazioni Sociali via G. Mazzini, Campobasso Telefax: uffcomsoc@virgilio.it Registrazione Tribunale di Campobasso n. 231 del Spedizione in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. L N 46 Art. 1, comma 2 DCB - Campobasso) Anno XII n aprile 2009 Copia singola 1 euro - Abbonamento annuo 15 euro da versare sul c/c postale n intestato a: Arcidiocesi di Campobasso - Bojano Ufficio per le Comunicazioni Sociali L AGENDA AGGIORNATA DEL VESCOVO MANCA MA È CONSULTABILE SUL SITO INTERNET. Il gruppo di fidanzati della parrocchia di San Pietro con Padre Agostino e l équipe - guida Direttore responsabile: Sergio Bucci Direttore: Andrea de Lisio Redattori: Fabiana Carozza, Francesco de Lisio, Noemi Galuppo, Elisa Tomasso Segretaria di redazione: Patrizia Esposito Grafica e impaginazione a cura dell UCS da un progetto di Antonio Spadaccino e Laura Palladino Le foto di attualità sono di Diego De Vivo La collaborazione è sempre a titolo gratuito e volontario. Manoscritti e foto inviati non vengono restituiti. Stampato presso la tipografia ARTI GRAFICHE LA REGIONE S.r.l. C.da Pesco Farese, Ripalimosani (z.i.) Tel info@artigrafichelaregione.com Tiratura: 700 copie 16

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