L unificazione italiana

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1 L unificazione italiana Il patriottismo risorgimentale Il Risorgimento ha costituito, per decenni, un canone fondamentale della storia insegnata. Innanzitutto, negli anni post-unitari dello Stato liberale e poi nell epoca dell ubriacatura nazionalista dell Italia fascista. Oggi, ricorda Salvatore Lupo, gli italiani sono divisi da sette-otto generazioni dai protagonisti del moto risorgimentale nonché da quanti erano o si sentivano loro epigoni, [e] sono lontanissimi dal mondo materiale e mentale degli uni come degli altri. (L unificazione italiana, Donzelli, 2011, p. 5) Ricordiamo che i patrioti risorgimentali erano profondamente divisi tra loro. L essere rivoluzionari allora divideva anziché unire. Il termine rivoluzione, scrive ancora Lupo, venne usato con accezione positiva dai democratici, con accezione negativa dai legittimisti e dai conservatori. C erano poi liberali moderati che dalla rivoluzione si proponevano di trarre vantaggio ma che (in Italia come dappertutto) ne avevano paura, e in generale temevano la politicizzazione popolare. Andrebbe meglio applicato continua Lupo - nella pratica storiografica un concetto che sembrerebbe in teoria ormai acquisito: il patriottismo ama rappresentarsi come il tutto, ma in realtà rappresenta una parte. L arcinemico è nel nostro caso l austriaco oppressore, lo straniero che però ha sempre sostenitori o complici locali, detti austriacanti, da odiarsi quanto e più di lui. Peraltro il patriottismo risorgimentista, ostile all assolutismo in entrambe le sue versioni (moderata e democratica), finì dopo il 1848 con l andare a una rottura di lunga durata con la Chiesa romana, donde l esclusione dei clericali. Esclusi furono poi le varie dinastie italiane, gli antichi Stati e i loro fautori, man mano che i patrioti elevavano al rango di dinastia nazionale i Savoia e puntavano alla costruzione di un unico Stato-nazione. (Ibidem, pp ) Il nazionalismo romantico Una delle conseguenze della Rivoluzione francese nel corso dell Ottocento fu l aspirazione di ogni collettività che si pensava come nazione a esistere anche come Stato, come individualità politica. Scipione Guarracino definisce questo fenomeno nazionalismo romantico e ne distingue tre tipologie. La prima è quella di nazioni totalmente soggette a un altro Stato e che perciò hanno come primo obiettivo quello dell indipendenza; è il caso, per esempio, dell Irlanda. La seconda tipologia comprende le nazioni divise in più Stati, che aspirano alla (ri)- unificazione senza avere anche un problema d indipendenza; è il caso della Germania. La terza si ha quando compaiono assieme l aspirazione all unità e all indipendenza; è questo il caso dell Italia. A proposito dell Italia sono interessanti le domande che si fa Guarracino, a partire dalle quali va indagato il processo di unificazione: a metà Ottocento esisteva una 1

2 nazione italiana (e da quando)? E perché nei secoli precedenti non era riuscito a sorgere uno Stato nazionale italiano? Alla prima domanda la risposta è senz altro positiva; la coscienza nazionale era ristretta a una minoranza, culturalmente egemone, ma il processo di unificazione fu possibile perché all iniziativa politica piemontese si unì un movimento popolare democratico rappresentato concretamente dalle camicie rosse garibaldine. Del resto, nella situazione geopolitica posteriore al Congresso di Vienna del 1815 la realizzazione dell unità era direttamente legata alla democratizzazione in senso liberale del futuro Stato e, quindi, a una guerra contro l Austria dell Impero asburgico. Questo rende l unificazione italiana molto diversa da quella tedesca, tutta operata dall alto dell iniziativa politica prussiana. La seconda domanda pone un problema interessante da affrontare e con gli studenti. Si possono realizzare ricerche sui manuali degli anni precedenti, su testi storiografici e soprattutto sul web cercando di chiarire la peculiarità di una nazione che trova la propria identità nella cultura, ma è politicamente frammentata in molteplici centri di potere. Di questo, peraltro, restano tracce mirabili nelle tante città d arte che fanno della penisola un luogo unico al mondo. 2

3 Le tappe dell unificazione I sette stati iniziali Immagine tratta da Nel 1815 il Congresso di Vienna tra i vincitori della Francia napoleonica assegna l Italia, divisa in sette stati, all egemonia dell Austria asburgica che mantiene direttamente per sé la Lombardia e le tre Venezie. 3

4 Il 1848 Immagine tratta da La ventata rivoluzionaria del 1848 seppur sconfitta lascia intatta la sensazione che l unità d Italia sarebbe stata democratica o non sarebbe stata e forma nel fuoco delle insurrezioni e delle barricate una classe dirigente rivoluzionaria, oltre a lasciare un ceto politico sinceramente liberale a governare uno degli Stati più importanti della penisola: il Regno di Sardegna, con il Piemonte e la Liguria, terre di Cavour, Garibaldi e Mazzini. 4

5 Immagine tratta da Nel 1859 una guerra francopiemontese contro l Austria porta all annessione della Lombardia al Piemonte e alla ripresa delle insurrezioni popolari negli altri Stati italiani. Nel 1860, Giuseppe Garibaldi con un migliaio di volontari accende l insurrezione popolare nel più vasto tra gli stati italiani, il Regno delle Due Sicilie. Prima l isola e poi le regioni meridionali sono conquistate dalle truppe garibaldine e dagli insorti che sconfiggono l esercito borbonico del re di Napoli. Il 26 ottobre 1860 Garibaldi consegna l Italia meridionale a Vittorio Emanuele II di Savoia, re di Piemonte, Liguria e Sardegna. Il 17 marzo 1861 a seguito dell annessione con voto plebiscitario delle regioni centrali viene proclamato il Regno d Italia, con capitale Torino. Nel 1866 il Regno d Italia alleatosi alla Prussia conquista il Veneto a seguito di una guerra contro l Austria. Nel 1870 conquista militarmente lo Stato Pontificio mettendo fine al secolare potere temporale dei papi. Nel 1871 Roma diventa la capitale d Italia Il Risorgimento oggi Contro i luoghi comuni del canone risorgimentista e il loro uso nel dibattito dell attualità politica richiama l attenzione Alberto Maria Banti in un intervista del 2011 ( nella quale segnala il pericolo del nazionalismo ottocentesco quando riportato ai giorni nostri. 5