FONDATO NEL 1876 Risposta ai rossoneri «Milan, sono stanco» Ancelotti dice no di Monica Colombo a pagina 49

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1 MERCOLEDÌ 3 GIUGNO In Italia EURO 1,50 ANNO N. 130 Milano, Via Solferino 28 - Tel Roma, Via Campania 59/C - Tel Loreto (AN) FONDATO NEL 1876 Risposta ai rossoneri «Milan, sono stanco» Ancelotti dice no di Monica Colombo a pagina 49 Champions La prudenza del Barça «La Juve è forte non siamo favoriti» servizi alle pagine 46 e 47 Servizio Clienti - Tel mail: servizioclienti@corriere.it Il presidente della Fifa Joseph Blatter, 79 anni, lascia il podio dal quale ha annunciato le sue dimissioni, a Zurigo Dopo le Regionali Il ministro Orlando: «Partito della nazione idea pericolosa e superata». La minoranza sfida il premier Pd, lo scontro arriva in tribunale De Luca denuncia Bindi e chiede di modificare la legge Severino. Lei: un azione strumentale AFP PHOTO / VALERIANO DI DOMENICO Calcio Lascia a 4 giorni dalla rielezione. Sospetti sul vice, una mail lo accusa La resa di Blatter: mi dimetto «Indagato nello scandalo Fifa» Dopo una presidenza durata 17 anni, ieri Joseph Blatter ha annunciato le sue dimissioni dalla guida dalla Fifa. L annuncio arriva 4 giorni dopo la sua rielezione e nel mezzo di uno scandalo internazionale che ha evidenziato vasti episodi di corruzione nella gestione della Federazione. «Il mio mandato non ha il sostegno del mondo del calcio», ha detto il dirigente svizzero. Secondo fonti citate da diversi media Usa, Blatter sarebbe indagato dall Fbi. alle pagine 2 e 3 F. Monti, Santucci LO SPORT MALATO Ma riusciremo a cambiare? di Mario Sconcerti latter si è dimesso, come era B ormai chiaro e inevitabile. L ultima resistenza era stata solo di facciata. Tendeva a dimostrare al mondo che una grande dittatura si elimina da sola, non si fa uccidere da chi l ha corrotta. continua a pagina 29 INTERVISTA A MALAGÒ «Giochi a Roma se siamo uniti» di Daniele Dallera o scandalo Blatter non sfiora la candidatura olimpica L di Roma: a dirlo al Corriere è il presidente del Coni Malagò. «Siamo forti e uniti, ce la giocheremo fino in fondo. I problemi? Nascono all interno del nostro Paese». a pagina 3 IL G7 IN GERMANIA Crescita, lavoro e sostenibilità: l Occidente sia più ambizioso LE PREVISIONI AZZARDATE di Angelo Panebianco Anche se in Italia invitare alla prudenza contro la pretesa di trarre da elezioni regionali indicazioni sulle future elezioni politiche è, per lo più, un impresa inutile, proviamoci ugualmente, non si sa mai. Ci sono almeno tre ragioni per diffidare di siffatte indicazioni e previsioni. La prima riguarda il numero dei votanti. Con il 52,2 per cento dei voti queste elezioni hanno registrato un elevato astensionismo. È difficile che alle prossime consultazioni politiche la percentuale dei votanti resti così bassa (se non altro perché la posta in gioco sarà diversa, e più alta, di quella regionale). continua a pagina 29 LA STRATEGIA DELL ARIETE di Aldo Cazzullo Q uindi la destra italiana è tutt altro che morta. Nell ora del massimo disorientamento dei suoi leader, con Berlusconi che sbaglia comizio, Alfano che a Roma governa con Renzi e in tutte le Regioni si presenta contro di lui, Salvini che fa il pieno di voti su posizioni antieuro e antisistema, la destra supera il 60 per cento in Veneto, conquista la Liguria rossa, può conquistare Venezia per la prima volta dal 1993, è competitiva in Umbria e nella stessa Campania, perde nettamente solo là dove è divisa. continua a pagina 5 GIANNELLI IL RETROSCENA Renzi: riforme più veloci di Maria Teresa Meli a pagina 5 LA SINISTRA DEM «Ora tratterà con noi» di Monica Guerzoni a pagina 6 Diffamazione, abuso d ufficio e attentato ai diritti politici. Sono le accuse contenute nella querela del neogovernatore campano De Luca alla presidente dell Antimafia Bindi, che l aveva inserito nella lista degli «impresentabili». Bindi parla di «atto strumentale», De Luca chiede di cambiare la legge Severino. E il ministro della Giustizia Orlando dice al Corriere: «Ricostruiamo il Pd, il partito della nazione è superat0». da pagina 4 a pagina 7 Bufi, Martirano, Trocino Il caso Quote Ue, un nuovo stop Il Viminale manda più migranti al Nord di Fiorenza Sarzanini a «tregua» concessa in campagna elettorale è L finita: con una circolare ai prefetti, il ministero dell Interno chiede almeno nuovi posti per migranti, in particolare in Veneto e Lombardia. Il muro eretto da Francia, Spagna, Polonia rafforza le resistenze degli altri Stati dell Ue su una distribuzione reale dei profughi, e l afflusso previsto in estate costringe le nostre autorità ad attrezzarsi. Al Brennero, intanto, i migranti diretti nel Nord Europa sono respinti dall Austria. con il reportage di Andrea Galli a pagina 23 L errore di non pagare di più i laureati Visco (Bankitalia): salari simili a quelli dei diplomati, le imprese non misurano la qualità di Angela Merkel capi di Stato e di governo I delle sette nazioni industrializzate più importanti si riuniscono in Germania il 7 e l 8 giugno per parlare delle sfide globali più urgenti. I G7 sono accomunati da ben più che dal solo benessere e dalla sola forza economica. Essi condividono i valori di libertà, democrazia e diritti dell Uomo. Chi nutre dubbi sul senso di tali vertici deve solamente guardare agli attuali focolai di crisi per capire la necessità, se non addirittura l obbligo di cercare insieme intensamente delle soluzioni. Chi avrebbe pensato che fosse possibile che a 25 anni dalla fine della Guerra fredda venisse messo in questione l ordinamento europeo di pace con l annessione della Crimea? Che la diffusione del virus dell Ebola potesse destabilizzare diversi Paesi africani e farli regredire nuovamente nel loro sviluppo? continua a pagina 28 a pagina 15 il servizio di Danilo Taino 50603> IL DEBITO Atene, il piano dei creditori di Francesca Basso e Maria Serena Natale enaro in cambio di riforme, a partire dalle pensio- D ni: sono i termini dell accordo che Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario presenteranno alla Grecia. alle pagine 14 e 15 di Dario Di Vico ra diplomati e laureati le T differenze di retribuzione sono scarse: per questo «si è persa la percezione di quanto valga laurearsi». A dirlo è il governatore della Banca d Italia Ignazio Visco, che sottolinea come le imprese «pagano poco i laureati, e i singoli, di fronte alla prospettiva di stipendi magri, non investono» su se stessi. Un errore di sistema grave, che rischia di minare la ripresa. a pagina 17 con un commento di Marro IN GARA NEGLI STATI UNITI Ecco Walk-Man il robot italiano di Massimo Gaggi i sono anche gli italiani nella gara a Los Angeles che C darà 3,5 milioni di dollari a chi fa il miglior robot. Con giapponesi, coreani, cinesi e americani. Il nostro, creato all Iit di Genova, si chiama Walk-Man. a pagina 26

2 2 Primo piano Calcio nella bufera Mercoledì 3 Giugno 2015 Corriere della Sera L annuncio a Zurigo quattro giorni dopo la rielezione: «Lascio, non sento più la fiducia intorno a me» Platini: «Una scelta giusta». Sarà in carica ancora per mesi. Dagli Usa: l Fbi sta indagando su di lui Una mail inchioda il suo vice Finisce l era Blatter alla Fifa La vicenda Il 27 maggio scorso sono stati arrestati con l accusa di corruzione sette alti dirigenti della Fifa, la federazione internazionale che governa il calcio mondiale Sei dei sette arrestati si trovavano a Zurigo, in Svizzera. Un altro si è consegnato alla polizia di Trinidad e Tobago Tutti gli arresti riguardano un inchiesta (che vede 14 indagati: 9 esponenti della Fifa, 5 dirigenti di altre aziende) degli Stati Uniti a cui ha partecipato anche l Fbi. I dirigenti arrestati sono accusati di «partecipare da 24 anni a un associazione a delinquere volta ad arricchirsi attraverso la corruzione e il riciclaggio di denaro». Gli americani sostengono che ci sia stata corruzione anche per l assegnazione dei Mondiali di calcio nel 2010 al Sudafrica Lo stesso giorno degli arresti gli inquirenti svizzeri hanno aperto un fascicolo (per ora contro ignoti) perché sospettano che ci siano state irregolarità nell assegnazione dei Mondiali alla Russia (2018) e al Qatar (2022) Il monarca non alza mai la voce e abbassa spesso gli occhi, abdica con un discorso di 5 minuti, ha i capelli arruffati, appare grigio e curvo mentre parla da dietro un leggio immerso nella penombra: è il quartier generale della Fifa a Zurigo, ma sembra la sagrestia di una cattedrale dimenticata. Attacca così, Joseph Blatter: «Ho riflettuto sulla mia presidenza e sugli ultimi 40 anni della mia vita...». Venerdì scorso era ancora il burattinaio in grado di rastrellare i 133 voti che lo hanno confermato per la quinta volta alla presidenza della Fifa, nonostante il più devastante scandalo della storia del calcio. Ieri ha indossato la maschera dell anziano responsabile e riflessivo: «Non sento più la fiducia intorno al mio ruolo. Il calcio e l istituzione Fifa sono le cose che per me più contano». Non è vero. S è dimesso soltanto perché l inchiesta dell Fbi è arrivata (per ora) nella stanza accanto al suo ufficio, dietro la sua porta. Nei documenti giudiziari americani che mercoledì scorso hanno portato in carcere 7 alti dirigenti Fifa per 150 milioni di tangenti c era una bomba già innescata: la mazzetta da 10 milioni L inchiesta di Massimo Gaggi Niente pace tra Israele e palestinesi, né soluzione del problema degli immigrati clandestini: Barack Obama vorrebbe lasciarsi dietro una cospicua eredità storica, ma per ora il piatto piange. Beh, non varrà quanto un successo decisivo nella lotta contro l Isis o gli accordi sul nucleare iraniano che la Casa Bianca spera di siglare entro un mese, ma da ieri il presidente Usa passa alla storia come il capo del governo che ha cambiato il destino del calcio mondiale facendo saltare la fortezza nella quale Sepp Blatter aveva imprigionato lo sport più bello del mondo. Le sue dimissioni sono, infatti, la conseguenza diretta dell inchiesta lanciata dalla magistratura Usa col ministro della Giustizia Loretta Lynch e il capo dell Fbi, James Comey che una settimana fa si erano esposti in prima linea sul fronte investigativo. Blatter aveva deciso di resistere nonostante la raffica di arresti e incriminazioni e l avvertimento degli inquirenti: «Questi atti non sono la conclusione dell indagine. Siamo solo all inizio: ci saranno ancora molte novità». Ne è bastata una sola di novità per far saltare l ultimo arrocco di Blatter, appena rieletto per la quinta volta. È stato sufficiente far trapelare che l alto dirigente Fifa che, secondo gli atti dell inchiesta, sarebbe stato coinvolto nel pagamento di 10 milioni di dollari di tangenti della Federazione Sudafricana alla Concacaf, la Federazione calcistica delle Americhe per l assegnazione della Coppa del Mondo 2010, è Jerome Walcke, il segretario generale della Fifa: il braccio destro di Blatter che solo venerdì scorso è stato il gran cerimoniere della sua rielezione. La Fifa ha continuato a rispondere alla vecchia maniera: La parabola La prima elezione Nel 98 Blatter venne eletto per la prima volta presidente della Fifa prendendo il posto di Havelange (a destra) I pesci piccoli torchiati per far cadere i capi E la difesa di Sepp crolla col tweet di un giornalista Il documento La lettera della Federcalcio sudafricana alla Fifa sui 10 milioni di dollari. Per l Fbi sarebbe una tangente Con Platini Nel 2006 con il futuro numero uno della Uefa al torneo «Sepp Blatter»: l ex campione verrà eletto l anno successivo ha provato a smentire su tutta la linea, senza capire che la forza d urto della giustizia Usa aveva cambiato tutto. Blatter ne ha dovuto prendere atto poche ore dopo. Il muro d omertà è crollato: la smentita della Fifa è stata smontata quasi subito da un «tweet» di un giornalista britannico che pubblicava la lettera con la quale nel marzo del 2008 l allora capo della federazione del Sudafrica comunicava a Walcke il pagamento di 10 milioni di dollari alle Concacaf allora guidate da Jack Warner. Soldi oltretutto procurati dalla stessa Fifa: la federazione sudafricana non aveva con la quale il Sudafrica ha comprato l assegnazione dei Mondiali 2010 è partita proprio dagli uffici della Fifa; una transazione autorizzata da uno «sconosciuto» dirigente verso tre membri del comitato esecutivo che avevano offerto il loro voto sul mercato nero. Dopo gli arresti, Blatter ha deciso di resistere, ha sfidato l opinione pubblica internazionale, è riuscito a farsi eleggere al congresso di venerdì. Lunedì sera però il New York Times ha rivelato quel nome: si tratta del segretario generale della Fifa, il francese Jérôme Valcke. Lo testimonia anche un , in cui il presidente della Federcalcio sudafricana chiede a Valcke di girare i 10 milioni a Jack Warner, allora numero uno del calcio caraibico (agli arresti). Fonti statunitensi dicono che l Fbi sarebbe già arrivata a indagare su Blatter. In parallelo, avanza l inchiesta della procura svizzera, che ha sequestrato molti documenti seguendo le tracce della corruzione anche per i Mondiali 2018 (in Russia) e 2022 (Qatar). Ieri le autorità brasiliane hanno annunciato l apertura di un indagine per frode e riciclaggio su Ricardo Teixeira, ex presidente della Federazione brasiliana. Teixeira era tra i membri della Fifa che votarono per i Mondiali in Sudafrica. La sensazione è che si stia ripetendo il meccanismo di Mani pulite: con gli indagati che iniziano a parlare, si moltiplicano le procure che indagano e nuove corruzioni spuntano in ogni meandro del sistema che ha governato il calcio planetario dal passato (Anni 90) al futuro (Qatar 2022). Commenta Michel Platini, presidente Uefa ed ex grande amico di Blatter, diventato di recente il suo principale oppositore: «Una scelta che va nella giusta direzione». Blatter ha annunciato che il suo successore sarà eletto in un congresso anticipato rispetto a quello già in programma per maggio a Città del Messico. Per l appello al voto, venerdì, aveva esortato: «La Fifa non ha bisogno di rivoluzione, ma di evoluzione. Affidatevi a me». Quattro giorni dopo, in quella sala scura come una catacomba, il monarca ha pronunciato la sua ultima frase, la più falsa: «Mi dimetto perché la Fifa ha bisogno di una ristrutturazione. Non posso portarla avanti io». Gianni Santucci Il Mondiale al Qatar Nel 2010 Blatter con l emiro Al-Thani dopo l annuncio che il Mondiale del 2022 verrà giocato in Qatar fondi del governo e quindi i soldi li ha anticipati l organizzazione di Blatter, detraendoli da quanto dovuto al Paese organizzatore dei Mondiali. La Fifa ha provato a dire che qui fondi non erano una tangente ma un contributo del Sudafrica a un programma per la promozione del Calcio nel Nord e Centro America. Abbastanza ridicolo, anche perché di questo programma nessuno aveva mai sentito parlare. E infatti, quando ha annunciato le dimissioni, Blatter non ha nemmeno accennato a questa difesa. Forse spera di arrestare la valanga con questo tardivo passo indietro. Difficile che avvenga. Ieri un inquirente ha detto alla rete Abc che, dopo Valcke, l inchiesta potrebbe arrivare a Blatter. Lui per ora non è incriminato, ma è nota la tecnica dell Fbi che accerta le responsabilità dei capi di organizzazioni che commettono crimini mettendo alle strette i subordinati, spinti a collaborare per evitare lunghe detenzioni. Proprio quello che stanno facendo ora gli investigatori della Corte federale di Brooklyn coi numerosi imputati. Il commento Il grande innovatore che ha fatto l errore di sentirsi invincibile di Fabio Monti D iciassette anni fa, Joseph Blatter era impegnato nelle grandi manovre per battere lo svedese Johansson e raccogliere la successione di Havelange alla guida della Fifa. Operazione resa possibile l 8 giugno 1998, al congresso di Parigi dal voltafaccia dell Africa. Siccome nessuno può sentirsi al di sopra di ogni giudizio morale, l uomo che era entrato nella Federcalcio mondiale 40 anni fa da direttore tecnico è stato costretto ad arrendersi quattro giorni dopo essere stato eletto per la quinta volta. Le pressioni subite dopo lo scandalo che ha portato all arresto di sette dirigenti Fifa con l accusa di corruzione hanno reso inevitabile la caduta di Blatter, indebolito in maniera definitiva dalla chiamata in causa del potentissimo segretario, il francese Jérome Valcke. Blatter ha capito di non avere margini, con l Uefa pronta a uscire dalla Fifa con uno strappo senza precedenti. Blatter è stato un grande innovatore, ha cambiato le regole del calcio, per renderlo più spettacolare, ha moltiplicato i ricavi, con il massiccio interventi di sponsor, ha venduto a peso d oro i diritti tv, ha modernizzato la Fifa e la Coppa del mondo, ma ha commesso l errore di sentirsi invincibile. Imporre l assegnazione di due Mondiali (2018, Russia e 2022 Qatar) è stata la sua Waterloo. Le dimissioni appaiono al momento una vittoria di Platini, ma non sarà facile per il presidente dell Uefa il congresso che si farà fra dicembre 2015 e marzo Platini nella sua crociata anti-blatter si è fatto molti nemici e anche l Europa potrebbe presentarsi spaccata. Il principe giordano Alì non pare più candidabile; si fanno insistenti le voci sullo sceicco del Kuwait, Ahmad Al Sabah, 52 anni, presidente dei comitati olimpici mondiali, membro Cio e n. 1 della commissione di solidarietà olimpica. Ma potrebbe spuntare a sorpresa il nome di Beckenbauer, se si dovesse muovere la potente Federcalcio tedesca oppure riprendere quota il nome di Figo. Campione anche nella sua battaglia contro Blatter.

3 Corriere della Sera Mercoledì 3 Giugno 2015 PRIMO PIANO 3 L intervista di Daniele Dallera Roma 2024, la missione olimpica della capitale. Certo lo scandalo Fifa e le dimissioni di Batter non aiutano... «Non facciamo confusione», si affretta a dire Giovanni Malagò, presidente del Coni, in attività diplomatica permanente, anche durante questo soggiorno vacanziero e familiare a Sabaudia. Reso più dolce dalla nomina, fresca fresca, di ieri, a membro della Commissione «Affari pubblici e Sviluppo sociale» del Cio, pronto a partire nel fine settimana per un blitz Losanna- Berlino-Losanna dove passerà da un vertice della commissione Anoc, a un contatto col mondo tormentato Fifa-Uefa durante la finale di Champions Juve- Barcellona e poi ancora Losanna per incontri con membri Cio. Che ne dice di Blatter che si dimette all improvviso? «Rispetto la sua scelta, però in ottica candidatura olimpica a noi interessa il Blatter membro Cio non il Blatter presidente della Fifa. Quello è un tema che lascio volentieri al calcio». Si è parlato molto di Tavecchio che ha votato per Ali, l avversario di Blatter: uno sgarbo alla candidatura di Roma, sostenuta da Blatter? «Dico la verità devo ancora parlare con Tavecchio, liberissimo di votare per chiunque. Però, mi faccia fare una riflessione che può aiutare...» Faccia pure. «Il Cio ha come base politica sportiva le federazioni internazionali. In questi mesi in alcune sessioni elettorali noi abbiamo sostenuto negli sport equestri il «Lo scandalo non sfiora l Olimpiade a Roma 2024 Noi siamo uniti e forti» Malagò: «Il voto di Tavecchio non inciderà sui Giochi» Rielezione Sepp Blatter ( a sinistra) e il segretario generale della Fifa, Jerome Valcke, festeggiano la rielezione del presidente all ultimo congresso di Zurigo, mentre lo scandalo delle tangenti era in piena evoluzione (Afp) candidato indicato dalla principessa Haya di Giordania, zia del principe Ali, così come c è stato il nostro appoggio a Rolland nel canottaggio che al momento opportuno appoggerà la candidatura olimpica di Parigi, non certo di Roma. Come si vede, libertà nel voto é il principio» D accordo, ma Blatter garantiva un pacchetto di voti per Roma «I rapporti con Blatter erano e restano ottimi, in modo particolare con Montezemolo, si conoscono molto bene, così anche Franco Carraro ha con lui una lunga frequentazione. Credo sia azzardato sbilanciarsi in dietrologie». Come va l operazione Roma 2024? «Ogni giorno dedico parte della mia attività a contatti di lobby, diplomatici, rapporti costanti e continui con Montezemolo, con i membri italiani del Cio, nei prossimi giorni mi vedrò con il sindaco Marino...». Appunto, come va questo frenetico lavoro di lobbing? «Di natura, di carattere sono un uomo che vede le cose in senso positivo, anche quelle più difficili. Ma sono anche uno Le parole CIO E FIFA CIO Sta per Comité International Olympique ed è un organizzazione non governativa creata da Pierre de Coubertin nel 1894 per far rinascere i Giochi olimpici della Grecia antica attraverso un evento quadriennale nel quale gli atleti di tutti i Paesi potessero competere fra loro. Massimo organismo sportivo mondiale, dal 2013 è presieduto dal tedesco Thomas Bach. FIFA La Fédération Internationale de Football Association è la federazione internazionale che governa gli sport del calcio, del futsal (calcio a 5) e del beach soccer. Fu fondata a Parigi il 21 maggio 1904, la sede è a Zurigo e il presidente Joseph Blatter, dimissionario dopo essere stato appena rieletto, la guiderà al massimo fino al marzo A noi interessa il Blatter membro del Cio: quello Fifa è un tema che lascio volentieri al mondo del calcio Presidente Giovanni Malagò, nato il 13 marzo 1959, è presidente del Coni dal 19 febbraio Successore di Gianni Petrucci, era entrato in giunta nel Praticante di vari sport (3 scudetti nel calcio a 5), imprenditore nel settore auto, Malagò è presidente del Circolo Aniene (ha in corso una disputa con la Federnuoto, che l ha squalificato per 16 mesi); ha anche curato l organizzazione dell Open d Italia di tennis (1997), degli Europei 2005 di volley e dei Mondiali 2009 di nuoto che sa stare con i piedi per terra, sono convinto che la nostra chance olimpica ce la giocheremo fino in fondo» I problemi quali sono, dove nascono? All interno del nostro Paese. Tensioni e problemi possono nascere da conflittualità politiche, economiche, interessi vari, posizioni di pregiudizio. Insomma, sappiamo bene come farci del male» Si dice che la maggioranza dei romani non voglia l Olimpiade. «Mi piacerebbe tanto sapere come si faccia a dire una cosa simile, chi sia così tanto bravo da poter valutare una condizione sociale così delicata. Può anche essere, per carità, ma io sono anche convinto che quando sarà spiegato bene a Roma e ai suoi cittadini, non solo anche agli italiani, il progetto di una città olimpica, a zero speculazioni, col rispetto della città e di chi ci vive, bene Roma sarà molto sensibile e ben disposta all Olimpiade. Boston (per ora, ma c è il rischio che possa essere sostituita da Los Angeles, e questo sarebbe un problema...), Parigi, Budapest, si parla di Baku, chi mette più paura a Roma? «Sarei incosciente se mi mettessi ora ad analizzare le potenzialità altrui, la corsa è lunga, si chiuderà solo a settembre Posso sottolineare invece la forza della candidatura di Roma, riconosciuta a livello olimpico con un alto connotato sportivo. La stessa disponibilità di un personaggio come Montezemolo, conosciuto a livello mondiale, si sta rivelando fondamentale. Bach nella sua recente visita a Roma ha apprezzato il nostro sforzo e lo spirito unitario che ci anima». Dica la verità, lo scandalo Fifa non aiuta chi intende organizzare un grande evento come l Olimpiade? «Grave errore mischiare il calcio con lo sport olimpico. Chi lo fa, spero in buona fede, o in maniera strumentale, si mette comunque su una strada sbagliata». Ok, ma il ragionamento seppur frettoloso e superficiale riconduce a tangenti, corruzione quando si tratta di ospitare Mondiali o Olimpiadi? «Andiamoci piano, nonostante le dimissioni di Blatter i contorni della vicenda e le responsabilità devono essere ancora definite. Mai dimenticare il lavoro svolto da Blatter che ha sviluppato sia a livello economico che a livello sportivo la Fifa». Tre condizioni ideali per Roma 2024? «L unità del Paese, di tutte le forze interessate, e finora c è stata. La credibilità del progetto olimpico. Capire che può essere fonte di entusiasmo e una spinta fantastica per le future generazioni. Ai nostri giovani dobbiamo pensare sempre». Il premier Renzi dopo una partenza sprint e un totale appoggio a Roma olimpica ora naviga un po sotto traccia? «Non è così. Chiaro che ha delle priorità, ma è molto vicino al nostro mondo e alle nostre esigenze». E le sue priorità? «Scuola e sport, un tema per me fondamentale, che si lega ad un altra emergenza, l impiantistica. E l istanza che le federazioni escano dall elenco Istat perché una trasferta di un atleta che va a gareggiare non può essere giudicata alla pari di un dipendente di un ministero in missione Si ricandiderà alla guida del Coni? «Sicuramente. Le mie giornate sono pesanti, lunghe, ma quello che faccio mi piace moltissimo, sono felice di mettermi al servizio del sociale e dello sport». Come si fa a dire che i romani non vogliono i Giochi: quando sarà spiegato loro il progetto diventeranno molto sensibili Il lavoro e la disponibilità di Montezemolo, conosciuto a livello mondiale, sono fondamentali. Bach ha apprezzato molto il nostro lavoro Mi ricandiderò alla guida del Coni, il lavoro è pesante, ma mi piace mettermi al servizio del sociale e dello sport: dobbiamo pensare ai giovani

4 4 Mercoledì 3 Giugno 2015 Corriere della Sera Regionali 20 5 Le mosse Palazzo Chigi e il fattore tempo sul decreto di Dino Martirano A Palazzo Chigi sanno che la sofferta sospensione del governatore non sarà una passeggiata e dunque si punta sul fattore tempo, auspicando che un sobrio rallentamento dell iter del provvedimento conceda a Vincenzo De Luca le settimane necessarie per potersi presentare in consiglio con programma, giunta e vicepresidente (che poi governerebbe nei 18 mesi di vacatio). Il decreto applicativo della legge Severino-Cancellieri- Patroni Griffi prevede la sospensione dalle funzioni del condannato in primo grado anche per abuso d ufficio. Ma c è un «prima» e un «dopo» sul quale il governo farà leva. Prima di firmare il decreto di sospensione, un dpcm, Renzi deve essere informato dal prefetto di Napoli, che deve avere notifica dal tribunale di Salerno della condanna patita da De Luca: «Ma il cancelliere di Salerno argomenta il deputato dem Vincenzo Bonavitacola, che ha in mano il dossier Campania può mettersi in moto, eventualmente, soltanto dopo la proclamazione degli eletti prevista non prima di due settimane». A quel punto, partirebbe l iter della pratica: Salerno- Napoli-Roma (Renzi deve consultare il ministro dell Interno e se stesso perché ha l interim degli Affari regionali) ma il dpcm che poi torna a Napoli potrebbe attendere nell anticamera del prefetto. Dopo la firma di Renzi, per determinare la sospensione di De Luca, il decreto deve essere recapitato al consiglio regionale che verrà convocato solo tra un mese dall eletta anziana, Rosetta D Amelio (Pd). A quel punto De Luca tenterà lo sprint, nominando un vice che potrebbe essere il fedelissimo Bonavitacola. Tante le incognite di questo percorso accidentato: tra le altre anche una denuncia per abuso d ufficio, ipotizza Gianluigi Pellegrino, l avvocato che ha innescato la sentenza delle Sezioni Unite sulla Severino, contro chi dovesse rallentare l iter della sospensione per trarne vantaggio. De Luca parte subito all attacco: denuncio Bindi, cambiate la Severino Il vincitore delle elezioni campane: ha commesso un abuso d ufficio Querela anche da Sandra Lonardo NAPOLI Continua con una querela per diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali e abuso d ufficio, la polemica di Vincenzo De Luca nei confronti di Rosy Bindi dopo che la commissione parlamentare Antimafia (presieduta da Bindi) ha inserito De Luca nella lista degli impresentabili e ne ha dato notizia in conferenza stampa. Lui aveva annunciato immediatamente che avrebbe querelato Rosy Bindi per diffamazione ma, nell esposto che attraverso i suoi legali ha presentato ieri alla Procura di Salerno, si parla anche di altri due reati ben più gravi, soprattutto per chi svolge funzioni di parlamentare. Il presidente in pectore della Regione Campania sostiene che la diffamazione nei suoi confronti sarebbe avvenuta non nel momento dell inclusione nella lista, ma in quello della sua diffusione attraverso i media. Soprattutto, si sostiene nell esposto, perché avendo agito in qualità Il personaggio di Monica Guerzoni 16 I candidati impresentabili nelle liste per le Regionali: li ha indicati venerdì scorso la commissione Antimafia presieduta dalla dem Rosy Bindi di presidente dell Antimafia, Bindi avrebbe fatto apparire De Luca che è stato rinviato a giudizio per concussione e truffa come autore di azioni riconducibili alle attività delle organizzazioni mafiose. L esposto sarà ora trasmesso alla Procura di Roma, che ha competenza sulla vicenda dal momento che la commissione Antimafia opera nella Capitale. E tutto potrebbe anche sospendersi subito in attesa dell autorizzazione a procedere 41,1 la percentuale ottenuta da Vincenzo De Luca in Campania. In totale ha preso 987 mila voti, alle Regionali 2010 aveva oltre 1,258 milioni di voti E ora Rosy sospetta che qualcuno nel partito abbia ispirato l iniziativa Gli obiettivi La sua è una denuncia priva di fondamento, strumentale, non mi preoccupa affatto ROMA «Ma figuriamoci se voglio rispondere a De Luca... Avrò il diritto di festeggiare il 2 Giugno con i miei nipoti, o no?». Rosy Bindi è notoriamente una combattente, ma da giorni amici e compagni di strada le consigliano di non reagire a caldo a provocazioni e attacchi, anche per non prestare il fianco alle strumentalizzazioni. E così, quando la notizia che «lo sceriffo» di Salerno l ha denunciata per diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali e abuso d ufficio, la presidente della commissione Antimafia stacca i telefoni e rimanda la replica, affidando il suo stato d animo a una breve nota scritta. «Quella di De Luca battono le agenzie di stampa è una denuncia priva di ogni fondamento, un atto puramente strumentale, che ha scopi diversi da quelli che persegue la giustizia e che pertanto non mi crea alcuna preoccupazione». Si dice tranquilla, come sempre. È convinta che le carte bollate di De Luca non le arrecheranno alcun danno e che il procedimento sarà presto archiviato. «Perché come tutti sanno bene spiega ai collaboratori più stretti la verifica che ho svolto da presidente dell Antimafia con l accordo di tutti i partiti è legittima e la denuncia non ha alcun fondamento». Tanto più, è il non detto, che il vero problema di De Luca è la legge Severino e non certo la lista nera compilata dai magistrati per conto della commissione Antimafia. Eppure l onorevole Bindi aveva sperato che le minacce del sindaco non si concretizzassero in atti giudiziari. Lunedì sera, rispondendo a Corrado Formigli nel programma di La7 Piazzapulita, aveva escluso la possibilità di una denuncia da parte del vincitore delle elezioni in Campania, inserito dall Antimafia nella lista dei candidati impresentabili. «Non può querelarmi, non lo farà... Gli faccio tanti auguri». E invece De Luca ha tirato dritto e la Bindi pensa che lo abbia fatto per ragioni «esclusivamente strumentali». Il sospetto, nell entourage della ex presidente del Pd, è che qualcuno nel partito ci abbia messo lo zampino. Magari qualche costituzionalista iper renziano, che avrebbe convinto De Luca di poter ottenere soddisfazione in tribunale. D altronde, da quando il caso delle liste dell Antimafia è esploso, nel Pd c è chi ha coltivato la suggestione di poter inguaiare la Bindi a colpi di carte bollate. La denuncia è dunque arrivata e i dirigenti del Pd si guardano bene dal dirimere il contenzioso che oppone due pezzi grossi del partito. Al Nazareno stanno a guardare, consapevoli che l iter giudiziario che il pubblico ministero dovrà chiedere se intenderà portare avanti l indagine. La questione più urgente, quindi, per De Luca rimane la sospensione in base alla Severino, essendo stato eletto con una condanna in primo grado per abuso di ufficio sulle spalle. Il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini (che lo ritiene «eleggibile e insediabile») sostiene che non ci saranno modifiche alla legge. Lui però, come ha dichiarato anche ieri al Corriere («Spero che il Parlamento risolva rapidamente la confusione che si è creata»), vorrebbe un provvedimento che lo metta al riparo da qualunque rischio di sospensione. O, peggio, di non poter nemmeno formare la giunta e nominare un vice che lo sostituisca, eventualità che alcuni giuristi non escludono. Il vero problema di De Luca è questo. Quella con Rosy Bindi è una polemica interna al Pd che ha ora scelto di portare davanti alla magistratura. E forse, anche per alzare il livello dello scontro, ha deciso di inserire gli altri due reati, oltre alla diffamazione. L abuso d ufficio, secondo quanto sostengono i suoi legali, si configurerebbe poiché l organismo parlamentare presieduto da Rosy Bindi avrebbe agito come un organo di magistratura senza averne le prerogative, mentre ancora più complesso è il discorso sull attentato ai diritti politici costituzionali. Stando alla denuncia, l inclusione nella lista degli impresentabili avrebbe penalizzato De Luca nella sua competizione elettorale, nonostante sia poi risultato vincitore. Sulla scia dell esponente pd, si muovono anche altri che facevano parte di quella lista. Luciano Passariello (FdI-An) preannuncia azioni legali contro la presidente dell Antimafia, mentre Sandra Lonardo (Forza Italia, non eletta), fa sapere di aver dato mandato ai suoi legali di denunciare Bindi per «diffamazione e attentato alla Costituzione». Fulvio Bufi Scontro Il governatore campano Vincenzo De Luca e la presidente dell Antimafia Rosy Bindi sarà lungo e ci vorrà tempo per sapere chi ha ragione. E dire che la Bindi voleva le scuse di Renzi... «Pretendo un risarcimento», aveva tuonato lunedì sul Corriere. E invece sono arrivate le denunce di De Luca, Sandra Lonardo Mastella e di un altro candidato finito nell elenco degli impresentabili, Luciano Passariello. Il vicepresidente dell Antimafia Claudio Fava si schiera con la Bindi e giudica la mossa di De Luca «un atto di grossolana volgarità, una di quelle querele temerarie che il Parlamento si appresta a sanzionare come atti palesemente ritorsivi e intimidatori». Per Fava l ex sindaco di Salerno sta provando «in modo ridicolo a distrarre l opinione pubblica» perché, a causa della legge Severino, «De Luca non è nelle condizioni giuridiche per governare la Campania». Anche il deputato dem Alessandro Naccarato, che fa parte della commissione Antimafia, ritiene «fuori luogo» la querela e si augura che venga presto ritirata. Un auspicio che di certo Rosy Bindi condivide e che trova d accordo un altro onorevole del Pd: Davide Mattiello, che siede in commissione, dice di sentirsi «politicamente e moralmente corresponsabile» degli esiti del lavoro sulle liste elettorali e lancia una provocazione: «De Luca denunci anche me. La Bindi ha fatto il suo dovere e non può finire sul banco degli imputati».

5 Corriere della Sera Mercoledì 3 Giugno 2015 PRIMO PIANO 5 Il commento La strategia dell ariete SEGUE DALLA PRIMA I nodi Alla vigilia del voto sulle Regionali è scoppiata in casa dem la bufera degli impresentabili: nella lista della commissione Antimafia è finito anche il candidato (e ora governatore) della Campania Vincenzo De Luca. I vertici del partito, in testa il presidente Matteo Orfini, hanno attaccato Bindi, che fa parte della minoranza del partito Il voto alle Regionali ha alimentato anche altri malumori tra maggioranza e dissidenti. In Liguria dopo il caos alle primarie (con Sergio Cofferati, sconfitto, che ha parlato di brogli e poi abbandonato i dem) la candidata Raffaella Paita è stata sconfitta dal forzista Giovanni Toti. Determinante la frattura a sinistra, che ha schierato il civatiano Luca Pastorino Anche in Veneto maggioranza sotto attacco: la candidata Alessandra Moretti (renziana che vantava 138 mila preferenze nel 2014) è stata staccata da Luca Zaia di quasi 30 punti e il partito è precipitato dal 37,5% delle Europee al 16,7% Il retroscena di Maria Teresa Meli ROMA «Ora arriva il bello»: il segretario-premier in realtà, ieri, era in tutt altre faccende affaccendato. Pensava al prossimo e vicino G7, ma, inevitabilmente, con l attenzione volta anche al partito. «Vedo spiegava ai collaboratori che gli portavano i dossier del vertice internazionale che nella minoranza c è chi chiede un chiarimento. In realtà sono io che lo chiedo, perché sono stufo di questo andazzo, che rischia di rendere l Italia un Paese poco credibile». È questo quello che il premier non sopporta: l idea che mentre lui spiega all Europa che il «fiscal compact è diventato un problema», arrivi un «D Attorre qualsiasi a sciorinare emendamenti su emendamenti contro una qualsiasi riforma che ci renderebbe più forti nei confronti della Ue». A tutto, secondo Renzi, c è un limite. E per quello che lo riguarda quel confine è stato abbondantemente superato. Il presidente del Consiglio lo ha spiegato ai fedelissimi: «Basta con i tentativi inutili di mediazione con la minoranza interna di Bersani. Abbiamo dato. Dobbiamo fare meno compromessi al ribasso, sennò il popolo del Pd non ci capisce, cosa che è stata ampiamente dimostrata da queste elezioni». E ancora: «Non è più accettabile che ci siano gruppi organizzati dentro il partito che L analisi di Renzi sulle urne: in periferia il cambiamento non lo abbiamo dimostrato 10 Le Regioni in mano al centrosinistra sulle 13 andate al voto nel 2010 (erano 7 all epoca): in questa tornata ne ha vinte 5 su un totale di 7 La curiosità Il tweet con refuso del premier Ironie in Rete: Agnese intervieni Nel tweet per le celebrazioni del 2 Giugno Matteo Renzi si è dimenticato una «b» e sulla Rete fioriscono le ironie. «Viva la Repubblica, ma con due b» ha scritto un utente dopo il refuso nell hashtag lanciato dal presidente del Consiglio. Altri, scherzosamente, hanno invitato la moglie del premier, insegnante, a intervenire. non votino la fiducia a riforme che il governo ritiene delle priorità. Basta». È una minaccia, finora, quella di Renzi: «Avevo detto e ripetuto che i bilanci li avremmo fatti a urne chiuse e quindi ora è giunto il tempo di farli», spiega ai suoi. Una minaccia che serve anche a saggiare la resistenza di quell area che si oppone al segretario «senza se e senza ma». Un avvertimento che serve anche a capire da quale parte vogliono posizionarsi i quarantenni della minoranza bersaniana. Gli Speranza e gli Stumpo, per intendersi. Vogliono seguire Bersani? O accettano una normale dialettica interna, dove «è chiaro che se la maggioranza prende una decisione la si rispetta nei gruppi parlamentari?». A loro la decisione. Perché con la minoranza morbida dei Damiano e degli Amendola, il premier è già pronto al dialogo. E non solo. Ci sono posti di governo e di sottogoverno. Ci sono presidenze di Commissione che vanno riconfermate, la maggior parte del centrodestra, ma alcune anche dei bersaniani come la «Attività produttive» di Montecitorio, attualmente guidata da Guglielmo Epifani. Insomma, ci sono posti da distribuire. Nella direzione di lunedì prossimo il premier dimostrerà che è pronto a offrire un ramoscello d ulivo solo alla minoranza che non cerca lo sgambetto e «la coltellata alla schiena», a quella che non lo «boicotta per principio»: «Voglio il pieno coinvolgimento di quell area minoritaria che ci ha appoggiato, che ha fatto delle proposte di modifica alle nostre leggi non per pregiudizio e che, infatti, noi abbiamo in parte appoggiato». Per farla breve: non solo la minoranza che ha già deciso di abbandonare Bersani, ma anche quella che, seppur tra mille dubbi, ha finora seguito la linea oltranzista dell ex segretario dovrà decidere in tempi brevi, anzi, brevissimi, che cosa fare, «perché così non si può andare avanti». Anche perché l azione del governo «va potenziata»: «Ci vuole più velocità sulle riforme». Ma per raggiungere questo traguardo ci vuole un «partito unito», non un Pd, «dove ci sono gruppi pronti a preparare agguati al segretario e al governo». D altronde, secondo Renzi, anche per questo il Pd è stato frenato dalle elezioni: «Lo sappiamo tutti che i nostri militanti non amano le liti e dovrebbero saperlo anche quelli che hanno aperto un contenzioso nella speranza che il Pd perdesse punti e che, quindi, io ne uscissi ammaccato». Il che non vuol dire che Renzi neghi l evidenza: «L astensionismo questa volta ha colpito noi, perché noi non abbiamo dimostrato anche in periferia che il partito è cambiato sul serio. Non abbiamo perso voti a sinistra, perché la sinistra siamo noi, quella che crea i posti di lavoro e elimina le diseguaglianze». Ma il nemico questa volta il premier potrebbe averlo in casa: tra quei renziani sostenitori di Delrio che vorrebbero arginare il «giglio magico» e regalare la vicesegreteria unica a un ex Ds come Enzo Amendola per non esacerbare ulteriormente gli animi. Sia chiaro: una maggioranza politica e sociale, che nelle sue varie stagioni ha vinto quasi tutte le elezioni politiche dal 48 a oggi, non poteva essere evaporata o convertita in blocco al renzismo. Ma se nel momento di maggior debolezza e con una fortissima astensione che tradizionalmente avvantaggia la sinistra i risultati sono quelli visti domenica, allora il centrodestra è competitivo per il governo del Paese. Renzi dovrebbe tenerne conto. Tramontato il patto del Nazareno, il Pd può provare a fare da solo, purché sia unito. L uno contro tutti, all evidenza, non ha pagato. La presenza di un nemico è consustanziale a Renzi, fa parte della sua natura competitiva e della strategia che l ha portato a Palazzo Chigi. Ma scagliarsi nello stesso tempo contro la minoranza interna, i sindacati, i burocrati, la Rai, le banche, la corporazione degli insegnanti, quella dei dipendenti pubblici e via battagliando è servito solo a scontentare settori tradizionalmente vicini alla sinistra, non a prendere voti a destra. Per conquistare i moderati e i delusi non basta andare da Del Debbio o da Barbara D Urso; occorre affrontare i nodi su cui il Paese aspetta risposte. Il taglio delle tasse. Il governo dell immigrazione, grazie anche a una nuova politica europea. La sicurezza e la certezza della pena. Sono temi che appartengono al bagaglio tradizionale del centrodestra. Il fatto che in passato Berlusconi non sia riuscito a coltivarli non esime Renzi dal provarci: al governo ora c è lui. Ed essere al governo, nell Europa continentale ancora percorsa dalla crisi, non è un vantaggio. Eppure, se si dovesse votare presto, il premier resterebbe il favorito: un conto è sostenere candidati più subìti che scelti, un altro è impegnarsi in prima persona. Anche perché l opposizione ha un problema da risolvere. Per arrivare al ballottaggio previsto dalla nuova legge elettorale, Forza Italia e Lega devono presentarsi nella stessa lista. E devono esprimere un leader comune. Oggi Salvini è il candidato più forte per battere Grillo al primo turno. Ma rischia di essere il candidato più debole al secondo turno, quando si deve conquistare il centro. O a destra matureranno altre personalità; oppure Salvini dovrà dimostrare di avere una cultura di governo compatibile con l appartenenza all Unione Europea. L aliquota unica al 15% è uno slogan accattivante per quanto impossibile. La fuoriuscita dall euro e la deportazione dei rom mobilitano l elettorato più radicale; ma poi le elezioni, quelle vere, le vincono i miti come Toti e Zaia. Aldo Cazzullo

6 6 Regionali 20 5 Mercoledì 3 Giugno 2015 Corriere della Sera L analisi Civati, Sel, Landini: quanto vale il «fronte Podemos» di Alessandro Trocino n «sogno di mezza estate». «Un sasso U nella palude». Come promesso, dopo il voto delle Regionali Pippo Civati lancia il suo «Possibile». Movimento «leggero e orizzontale», che aspira a essere il perno della nuova costituente a sinistra in stile Podemos. Una nuova ripartenza per i delusi del Pd renziano, ma anche per quel che resta della sinistra radicale, per gli astenuti e per chi ha creduto nel Movimento 5 Stelle. Il buon risultato di Luca Pastorino, in Liguria, dà l abbrivio a Civati. Primo step di questo movimento che «nasce dal basso» è la proposta ai «possibili compagni di viaggio» di alcuni referendum su legge elettorale, sblocca Italia, Jobs act, riforma della scuola e legalizzazione della cannabis. Civati convoca tutti a Roma al 21 giugno. Il primo appuntamento elettorale possibile sono le Comunali di Milano e di Bologna del prossimo anno. Ma che lista ci sarà? «Possibile» o una più ampia? «Vedremo spiega il fondatore Possibile non è il partito di Civati, è un luogo per stimolare l aggregazione, un punto di partenza. Si vedrà se il suo compito sarà quello di assorbire altri oppure se entrerà in un contenitore più grande». Nicola Fratoianni, di Sel, parla di «contributo importante»: «Spero che si torni a una sinistra unitaria e innovativa. Naturalmente nessuna iniziativa da sola è sufficiente, a cominciare da Sel. Serve un punto di aggregazione finale». Intanto, potrebbero nascere i gruppi parlamentari uniti, di cui si ribadirà l importanza oggi nella Direzione di Sel. Si aspetta che qualche dissidente pd faccia la sua mossa. Per Stefano Fassina i tempi non sono maturi: «L iniziativa di Civati è un contributo utile, il fiume della sinistra deve avere tanti affluenti. Ma io voglio prima vedere come Renzi affronterà il risultato elettorale, che evidenzia una lacerazione profonda con il popolo democratico». E mentre sul territorio ci sono i primi contraccolpi come le dimissioni della civatiana Francesca Bianchi dal Pd Paolo Flores D Arcais, direttore di Micromega, lancia una «rottamazione» di Matteo Renzi in «tre mosse»: far cadere il premier in una delle fiducie, chiedere un immediato congresso del Pd e candidare alla segreteria il leader Fiom Maurizio Landini. Il saluto Il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi si intrattiene con l ex sottosegretario Gianni Letta alla parata per il 2 Giugno L avvertimento dei ribelli dem A sinistra molti sono convinti che il premier sia in realtà pronto ad aprire alla minoranza su nuovo Senato, scuola e persino sull Italicum ROMA Basta con le «prove muscolari» dell uomo solo al comando, che «pretende disciplina» e trasforma gli organismi del Pd in un «votificio». Così ragiona la minoranza dopo la «non sconfitta» delle Regionali e si prepara ad alzare la voce lunedì, quando Renzi in direzione analizzerà i risultati del voto. Bersani, Speranza e gli altri leader «barricaderi» non condividono la lettura «trionfalistica» di un Pd che vince per 5 a 2 e, dove perde, lo fa per colpa della «sinistra masochista». L analisi della minoranza è assai più impietosa. Se i «dem» hanno perso due milioni di elettori dal 2014 è perché la base è delusa dalle scelte del governo, che paga pegno su scuola e jobs act. La prima conseguenza, stando sempre ai ragionamenti dell ala sinistra, è che il partito della nazione è morto ancor prima di nascere. La seconda è che, d ora in avanti, se vuole restare a Palazzo Chigi il premier-segretario dovrà «scendere a patti» con la minoranza dura e pura. Quella che non ha votato la fiducia sulla legge elettorale e che, al Senato, dispone di una ventina di voti in grado di far ballare la rumba al governo. D Attorre la vede così: «Il dissenso è molto più ampio di quello che si manifesta in Parlamento. Noi siamo un pallido riflesso dei veri gufi, che sono gli elettori... Renzi raddrizzi la barca». Toni che in direzione potrebbero alzarsi ancora di qualche decibel, visto che D Attorre si augura lunedì di assistere a una analisi del voto «meno superficiale e autoconsolatoria». Per i dissidenti il punto politico è che la minoranza, come tanti elettori che si sono rifugiati nell astensione, non è più disposta a «fare politiche non di sinistra con i voti della destra». E quindi Renzi deve cambiare registro, se vuole che il Pd non si spacchi. «La scissione l hanno fatta gli elettori», ammonisce Fassina. E conferma di essere pronto all addio se l esecutivo non cambierà linea su scuola e legge di stabilità. «Non si tratta di fare processi di piazza, né di chiedere la testa di qualcuno spiega il senatore Federico Fornaro Ma se Miguel Gotor Le Regionali sono andate in modo imprevedibilmente negativo per Renzi Alfredo D Attorre Il dissenso che si è manifestato è molto più ampio di quello visto in Parlamento Stefano Fassina Se Renzi continua a menare fendenti sulla sinistra, il Pd con l Italicum rischia (foto Benvegnù/Guaitoli) Renzi continua a menare fendenti sulle architravi della sinistra, come scuola e lavoro, il Pd con l Italicum rischia. L uomo solo al comando non funziona». E Davide Zoggia annota: «A forza di procedere a colpi di maggioranza il Pd è molto ammaccato. Se siamo tornati al 25% Renzi non può prendersela con Pastorino, né con noi che abbiamo chiesto i voti per la ditta». Bersani non vuole rompere, Speranza e Cuperlo nemmeno. «Ma la direzione di marcia deve cambiare». E guai a minacciare sanzioni o cacciate, perché i richiami alla disciplina avvertono i barricaderi servono solo a inasprire gli animi. In realtà a sinistra i più si sono convinti che Renzi, essendo «ben più intelligente di molti renziani», abbia compreso i rischi che sta correndo e sia pronto ad aprire alla minoranza. Come? Rivisitando la riforma costituzionale nella chiave del Senato di garanzia invocato da Bersani, accettando altri ritocchi al ddl sulla scuola e persino modificando l Italicum. «Sarebbe un segnale politico...», conferma Nico Stumpo. La premessa di Gotor è che «le Regionali sono andate in modo imprevedibilmente negativo per Renzi». Il senatore non ritiene che la suggestione di un ribaltone a Palazzo Chigi possa concretizzarsi «dall interno», visti i numeri esigui della minoranza. «Ma con un Pd così debole avverte Gotor il governo rischia di essere ribaltato dall esterno, dalla crisi o dall Europa». Se è vero che la minoranza non complotta contro Renzi e lavora per costruire l alternativa e riprendersi il Nazareno, di certo non è disposta a fare sconti al premier, né a subire «anatemi». Stumpo ha letto con fastidio gli avvertimenti attribuiti a Renzi, del genere «chi non vota secondo la linea del Pd si mette fuori da solo». Per il deputato che guidava la macchina del Pd ai tempi di Bersani, «se Renzi verrà a dirci queste cose andremo a sbattere». Il segretario dovrà fare autocritica, ammettere che qualcosa non quadra: «Il riformismo dall alto non produce effetti e le riforme si fanno dal basso, non a dispetto dei santi». Insomma, se vuole portarle a casa «tolga il piede dall acceleratore», accetti il confronto e «rinunci a scrivere regole punitive contro i dirigenti del Pd». Al congresso del 2017 mancano due anni, ma la battaglia è iniziata. Speranza è in campo e studia da leader. A meno che, come ama dire l ex capogruppo, «non arrivi Maradona». E in questo scenario i nomi che si fanno sono quelli di Enrico Letta, Nicola Zingaretti ed Enrico Rossi. Monica Guerzoni

7 Corriere della Sera Mercoledì 3 Giugno 2015 PRIMO PIANO 7 L INTERVISTA ANDREA ORLANDO «Il partito della nazione è superato Ora dobbiamo ricostruire il Pd» di Aldo Cazzullo L orizzonte Puntiamo a un grande soggetto riformista, anni fa avrei detto: una forza del socialismo europeo ma oggi è un richiamo non più sufficiente Il ministro: abbiamo tenuto, ma metà degli elettori resta a casa Sopravvalutate le Europee L iniziativa con la presidente Boldrini Servizio civile, la testimonianza di mille giovani alla Camera Andrea Orlando è chiamato in causa dal risultato delle elezioni come ministro di Grazia e Giustizia, come elemento di raccordo fra renziani e vecchia guardia del partito, e come ligure, figlio di militanti del Pci spezzino. Ministro Orlando, non lo neghi: è stata una battuta d arresto. «Il Pd tiene e vince. Affronta riforme difficili e adesso governa nella stragrande maggioranza delle Regioni. Forse si era sopravvalutato il voto delle Europee. Ma il segnale d allarme è il risultato complessivo: nonostante la crescita di forze dichiaratamente antisistema, metà dell elettorato se ne sta a casa. Se sommiamo i voti dei movimenti anti-euro e l astensionismo siamo di fronte a un tema enorme. Dobbiamo chiedere un cambiamento profondo delle politiche economiche europee se vogliamo evitare che la crisi sociale si trasformi in crisi democratica». Renzi per prima cosa dovrà ricucire con la minoranza interna? «Per prima cosa dobbiamo ricostruire il Pd. La suggestione del partito della nazione mi pare superata da queste elezioni. Oggi l obiettivo è costruire un grande soggetto riformista del centrosinistra. Qualche anno fa avrei detto una grande forza del socialismo europeo; oggi è un richiamo non più sufficiente. Il multipolarismo anche in Italia è un dato strutturale». Addio partito della nazione, quindi. «Io non ci ho mai creduto. L ho sempre considerata un idea ambigua, addirittura pericolosa. Una forza politica del centrosinistra europeo deve mantenere solide radici, e conquistare una parte dell elettorato moderato». Nell ora di massimo disorientamento, la destra si dimostra a sorpresa competitiva. «L Italia è un Paese dove la destra ha un substrato storico fortissimo. L idea di sbaragliarla soltanto con una leadership forte e con un posizionamento politico intelligente è una velleità che non ho mai condiviso». D accordo. Ma come spiega ad esempio il crollo in Veneto? «Guardi, l illusione dello scorso anno lo sfondamento al centro e la tenuta a sinistra poteva essere consolidata con il lavoro sul territorio, con la costruzione di un partito che in questi mesi non c è stata. Per onestà intellettuale, devo riconoscere che non c è stata neppure negli anni precedenti. È stato un errore pensare di poter trasfondere la luna di miele alle Regionali, senza strumenti organizzativi, senza luoghi di mediazione». Sta dicendo che avete sbagliato la campagna elettorale? «Sto dicendo che la campagna elettorale non basta e tantomeno quella fatta dai singoli candidati. Osservo però che per esempio non c è stata un iniziativa sui territori per spiegare agli insegnanti e ai genitori cosa c era di buono nella riforma della scuola, magari anche per raccogliere dissensi e perplessità. E anche i temi su cui eravamo tutti d accordo, ad esempio gli ecoreati, non sono stati sostenuti dall attività politica sul territorio. Nella mia provincia il partito non ha poi neppure fatto la conclusione della campagna elettorale. Da quando faccio politica, è la prima volta». Lei ha 47 anni e fa politica da ragazzo. In Liguria avete sbagliato candidato? «Il candidato che vince le primarie è il candidato giusto. Ha pesato tantissimo il comportamento sleale di un pezzo del partito. Ma è stato un errore anche aver pensato che le primarie potessero risolvere tutto, dal programma alla coalizione». Quanto ha influito il caso Bindi, la lista degli impresentabili? «Non voglio entrare nella vicenda Bindi e impresentabili. Certo è stato un fattore di disorientamento per gli elettori e anche per i militanti sentire dirigenti del Pd dare un giudizio sul governo assai più duro dei più aspri oppositori. É un elemento cui il popolo del centrosinistra non era abituato, e che certo non ha aiutato». Lei crede alla possibilità di tenere unito il partito democratico? «Quando ci siamo riusciti, abbiamo fatto cambiare noi idea agli altri. È successo per l elezione di Mattarella, per la pubblica amministrazione, per l anticorruzione e anche in materia di giustizia. Un supplemento di ascolto è sempre utile; purché non sia finalizzato a evitare di arrivare al risultato, e purché venga rispettato il principio di maggioranza». Si può rivedere la riforma del Senato, in modo da renderlo elettivo? «Sulla composizione del Senato Renzi ha già aperto ben prima delle elezioni. L importante è che un apertura non sia esibita come uno scalpo conquistato sul terreno delle Regionali. Sarebbe abbastanza surreale se la sconfitta in Liguria fosse vista da una parte del Pd come un successo interno». «Repubblica» scrive che lei Chi è Andrea Orlando, 46 anni, deputato dal 2006, è stato ministro dell Ambiente nell esecutivo di Enrico Letta Componente della commissione Bilancio della Camera e della Commissione parlamentare Antimafia, dal 22 febbraio 2014 è ministro della Giustizia nel governo Renzi Quasi mille giovani provenienti da tutta Italia hanno partecipato ieri a Montecitorio a un iniziativa rivolta al servizio civile, nell ambito delle celebrazioni del 2 giugno. «Questi ragazzi dedicano un anno della loro vita alla Patria ha detto la presidente della Camera Laura Boldrini quindi, devono essere riconosciuti anche loro come attori del miglioramento del nostro Paese». Tra gli interventi anche quello del ministro del Lavoro Giuliano Poletti: «Il servizio civile è un opportunità di solidarietà per i giovani». (Omniroma) potrebbe essere il nuovo premier. «Ho letto e ho controllato la data del giornale: era proprio il 2 giugno. Pensavo fosse il primo aprile». La leadership di Renzi non è in discussione? «La sua vittoria alle primarie, e la sconfitta delle altre ipotesi compresa quella che sostenevo io, sono state incontrovertibili. Renzi è andato a Palazzo Chigi per un voto della direzione, sollecitato dalla minoranza. Il governo e il parlamento stanno portando a casa risultati. É un dinamismo che si inizia a percepire anche a livello internazionale e questo dá forza al Paese. Una crisi di governo oggi sarebbe lunare. Pensiamo piuttosto a come sostenere la battaglia più difficile: quella in Europa, per superare l austerità. Come conferma il voto italiano dopo quello di altre nazioni, è una battaglia non solo per uscire dalla crisi ma per difendere l impianto democratico dei Paesi europei e l Europa stessa». Non crede che la battuta d arresto del Pd nasca anche da altre questioni? L immigrazione fuori controllo. Il senso di insicurezza. La giustizia che non garantisce la certezza della pena. «Le statistiche su quantità e qualità delle sanzioni dicono cose diverse. Siamo tra i Paesi che per una serie di reati hanno le pene più alte. Si può sempre fare meglio e stiamo lavorando sui tempi dell esecuzione della pena: è stato giusto l adeguamento salariale per le forze dell ordine; stiamo lavorando per rendere più rapido il processo penale. Ma la ragione del malessere, al di là del singolo episodio di cronaca, non è un escalation di reati, che non c è se si eccettua l aumento dei furti nella case, su cui stiamo intervenendo; è invece il disagio economico e sociale, è la qualità delle periferie». Sui rom e sull immigrazione Salvini ha fatto la campagna elettorale. «Sono temi su cui la sinistra ha avuto un atteggiamento di sufficienza che va superato. Ma sarebbe un errore inseguire la Lega sul fronte della paura». Non dirà pure che sarebbe un errore tagliare vitalizi e privilegi per inseguire Grillo? L astensionismo si spiega anche così. Come crede che si sentano i cittadini, nel leggere che un ex consigliere regionale Pd come Frisullo in Puglia prende euro al mese? «Alla Camera e al Senato la questione è stata affrontata. Le Regioni hanno pessima stampa e pessimi esempi: fenomeni da esecrare, che però non spiegano un astensionismo di queste dimensioni. C è qualcosa di molto più profondo. Una parte di società non si sente più rappresentata dai processi democratici, non si sente più inclusa nell occupazione, nel welfare. I privilegi sono benzina sul fuoco, ma il fuoco sono le diseguaglianze sociali. Per spegnerlo occorre ribaltare le politiche economiche a livello europeo e sostenere la ripresa con politiche industriali. Deve essere questo il primo impegno del governo». Il bilancio Un errore pensare di poter trasfondere la luna di miele alle Regionali, senza luoghi di mediazione La strategia L idea di sbaragliare la destra solo con una leadership forte è una velleità che non condivido La Liguria Il vero errore è aver pensato che le primarie potessero risolvere tutto, dal programma fino alla coalizione L unità Quando il partito è stato unito abbiamo fatto cambiare noi idea agli altri: Colle, anticorruzione e giustizia

8 8 Mercoledì 3 Giugno 2015 Corriere della Sera

9 Corriere della Sera Mercoledì 3 Giugno Regionali 20 5 La novità Sale dedicate ai Papi e due itinerari per il Palazzo aperto di Paolo Conti D unque, dal 23 giugno il Quirinale raddoppia gli spazi visibili fino a oggi al pubblico solo la domenica. E apre ogni martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle 9.30 alle 16, su prenotazione e con adeguate misure di sicurezza. Diventa davvero la «Casa degli Italiani», secondo la definizione di Carlo Azeglio Ciampi. Con una significativa novità: al pianterreno nasce una mostra storica sul palazzo con tre sale dedicate ai Papi che lo hanno abitato, ai sovrani di casa Savoia (con lo studio del re e l esposizione dello Statuto Albertino), ai presidenti della Repubblica, col testo della Costituzione e un filmato sul ruolo del Capo dello Stato. Due gli itinerari. Uno gratuito (tranne 1,50 euro di prenotazione). Si vedrà il Piano Nobile (scalone d onore, salone delle feste, la sala degli specchi, lo studio del presidente, il salone dei corazzieri, la galleria dei busti, la sala degli arazzi di Lille, la sala del Bronzino, la sala d Ercole, la sala del balcone, la loggia d onore e così via, insomma tutto ciò che rende il Quirinale famoso nel mondo) e la nuova sala al pianterreno. Il percorso 2 costerà 10 euro (con molte esenzioni per under 18, studenti di scuole e università, gruppi scolastici) e includerà, oltre al Piano Nobile, anche la visita alla Vasella (la collezione di porcellane storiche del palazzo), ai giardini, al museo delle carrozze. Chi uscirà avrà un idea chiara della storia e dei tesori di un palazzo fondamentale per la nostra vicenda nazionale. E in questo senso la sala al pianterreno diventa la sintesi non solo dei 432 anni della sua storia ma anche delle nostre tappe istituzionali. Visite guidate affidate ai volontari del Touring Club e dell università «La Sapienza» di Roma. Obbligatoria la prenotazione on line o sul call center, tutto spiegato da domani alle 9 su Il presidente di Marzio Breda La diplomazia «La nostra vicinanza ai marò. Si esplorano varie strade, il governo ne verifica l efficacia» Ai Fori Imperiali La sfilata del 2 Giugno Applausi (e polemiche): pensiero rivolto ai marò Mattarella: «Dopo il voto il clima sia più costruttivo» Dal 23 le visite al Quirinale ROMA E adesso, quando la politica avrà assorbito i postumi della bufera elettorale (e lui confida possa accadere presto), la sua speranza è che cambino le cose. Che si arrivi una tregua bilanciata, perché è questo che serve, nell interesse di un Italia dove «si comincia a intravedere l uscita dalla crisi». Una sorta di esorcismo, istituzionale, chiamiamolo così, che il capo dello Stato formula con un appello dai toni sdrammatizzanti e tuttavia espliciti. Così: «Il momento elettorale è sempre un momento che tende ad accentuare le tensioni Mi auguro che, passata questa fase, ci sia un attitudine più serena, costruttiva, naturalmente nel rispetto delle posizioni diverse, il cui confronto è, non soltanto utile, ma essenziale in democrazia». Insomma, sia pure con modi felpati, Sergio Mattarella dimostra preoccupazione sulle minacce di un impasse nelle aule di Camera e Senato e di prossimi regolamenti dei conti interni ai partiti proprio quando il Paese ha bisogno di consolidare una ripartenza ancora molto fragile. Ha appena festeggiato la sua prima festa della Repubblica e lo allarma la prospettiva di una paralisi nel percorso delle riforme, tanto per restare sul terreno più probabile di nuove e laceranti prove di forza. Probabilità elevata, visto che l euforia polemica (dalle quale sta lievitando un sempre maggiore assenteismo e un aspra sfiducia antisistema, da lui denunciate l altro ieri) non sembrano attenuarsi. Ma davvero rischiamo il solito infinito stop and go sulle riforme?, gli chiedono i cronisti. Sarebbe forse meglio che il governo accelerasse? Breve pausa, ed ecco la sua replica, chiara: «Il percorso riformatore è all esame del Parlamento e sarà il Parlamento a scegliere L a Lancia Flaminia blu è lì dal 1961 che accompagna presidenti alla parata militare dei Fori Imperiali, per la festa della Repubblica. Ieri Sergio Mattarella (nella foto Ansa) ci è salito per percorrere quel breve tratto di strada che separa il Quirinale da Piazza Venezia e sistemarsi nella tribuna d onore, accanto ai presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, e vicino pure al premier Matteo Renzi, e al ministro della Difesa Roberta Pinotti che per tutta la sfilata non ha mai smesso di battere le mani, ad ogni plotone che passava. Renzi invece ha calibrato i colpi: il premier ha applaudito soltanto quando è passato il gruppo sportivo paralimpico della Difesa e poi quando sono sfilati i fucilieri del reggimento «San Marco», e la voce dell altoparlante ha ricordato che a questo reggimento appartengono i nostri due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Hanno applaudito in tanti, ma ci sono state anche polemiche: «Con i due marò prigionieri ha detto Salvini (la Lega non era presente) non c è niente da festeggiare», mentre Ignazio La Russa (FdI) ha consegnato a Renzi un cappellino con la scritta: «Marò liberi». L evento Tre momenti della parata di ieri ai Fori Imperiali. Dall alto: un momento della fanfara dei Bersaglieri davanti all Altare della Patria (Ansa); un passaggio della pattuglia acrobatica delle Frecce tricolori sui cieli di Roma (Afp); un cane con le insegne dell Arma dei carabinieri, che ha partecipato alla sfilata dei reparti «in posa», di fronte a un plotone di militari in alta uniforme (Ansa) tempi e contenuti di questo percorso». Come dire che la responsabilità è di tutti, e nessuno, di nessuna parte, si può chiamare fuori. Poi aggiunge: «Il confronto in Parlamento è un momento alto della politica e si esprime ai livelli più alti quando è sereno, composto e corretto». E, aggiunge, «ciò non toglie nulla alla vivacità delle posizioni, alla profondità dei consensi e dei dissensi». Parla in chiave pacificatrice, Mattarella. Non potrebbe essere diversamente, sia per come ha scelto d interpretare il proprio ruolo sia per le dichiarazioni di vicinanza e le incitazioni che ha raccolto passeggiando a zig-zag tra un aiuola e l altra dei giardini del Colle, affollati da 20 mila cittadini. «Presidente, coraggio», gli gridano. «Vada avanti, noi speriamo in lei, continui con l onestà». E, prima di scivolare in un melodrammatico «Salvi l Italia», lo ringraziano per aver aperto il Palazzo, e non solo per la domenica. Già, perché questa è la novità: dal 23 giugno il palazzo sarà largamente visitabile ogni giorno come un museo. E tutto sarà arricchito con mostre a tema e rassegne permanenti. «È un apertura che rende questo palazzo ancora più concretamente, così com è nella sua natura, la casa degli italiani», spiega il capo dello Stato, felice di aver onorato una delle sue prime promesse. Sorride stanco, mentre si guarda intorno e osserva questa sorta di happening spontaneo, e perciò davvero popolare, messo in scena dalla gente accorsa al Quirinale. Un umore che neanche una domanda sulle polemiche attizzate dal segretario leghista Matteo Salvini e da Ignazio La Russa (fra gli altri) a proposito dei marò, riesce a intaccare. È un ipocrisia festeggiare con i nostri fucilieri di marina ancora bloccati agli arresti in India: questa la recriminazione. Un problema al quale replica olimpico: «Si stanno esplorando le varie strade ed è competenza del governo verificarne l efficacia. Quello che è importante è che l affetto verso i nostri marò non è mai venuto meno e si è anzi accresciuto».

10 10 Mercoledì 3 Giugno 2015 Corriere della Sera Regionali 20 5 La «crociata delle libertà» di Berlusconi ll tour elettorale per i ballottaggi nei Comuni. Poi il viaggio a tappe nelle province italiane Gasparri Bisogna lavorare per l unità del centrodestra Niente regali al parolaio Renzi Brunetta E adesso da Bersani ci aspettiamo: «Che fai? Mi cacci?» Forza Pier Luigi! Rotondi Toti si è guadagnato sul campo i galloni Non avrei sospettato tanta passione ROMA Dopo il sollievo, la voglia di ripartire. La vittoria di Toti in Liguria, la tenuta di uno zoccolo duro del 10-12% che si temeva fosse molto più esiguo, la discreta performance di alcuni candidati alle Comunali e un quadro politico in fibrillazione con Renzi considerato non più baciato dalla fortuna ma in difficoltà hanno ridato a Silvio Berlusconi voglia e forza di tornare davvero sulla scena politica. E di riprendere le redini del suo partito, dei gruppi parlamentari e del centrodestra. Non che non sappia benissimo il leader azzurro che la situazione resta difficile, che riconquistare gli elettori che si sono astenuti sarà un impresa, che la Lega ha già lanciato l Opa ostile sulla possibile coalizione e che il suo partito resta in grande fibrillazione. Ma sono Lo scenario ROMA Il paradosso più palese è quello della Regione Veneto: la candidata presidente Alessandra Moretti ha perso clamorosamente le sue elezioni. Ma è proprio in Veneto che in questa tornata elettorale si registra l exploit di donne elette nel consiglio: ieri erano 2 su 61, oggi sono arrivate a 12 su 49. Che in percentuale vuol dire che si è passati da uno striminzito 3,2% di donne ad un 24,5%. Va così un po ovunque e da troppo tempo ormai: le donne affollano anche ambienti che un tempo erano roccaforti maschili. Ma non comandano mai. Rarissimamente riescono ad entrare nella stanza dei bottoni. E quando ci entrano, spesso, non si circondano di donne. Prendiamo l Umbria, ad esempio. Nella Regione del centro Italia il paradosso è al contrario: Catiuscia Marini è stata eletta governatrice (con non poca fatica), unica donna in tutte le Regioni d Italia insieme a Debora Serracchiani in Friuli-Venezia Giulia. E questa volta in Umbria le donne elette nel consiglio sono diminuite (3 su 20, erano 5 su 30). In tutte le altre Regioni ci sono più donne consigliere nel 2015 rispetto alla scorsa tornata elettorale. Ma le donne possono essere contente? Sulle quote rosa per le Regionali non esiste una normativa omogenea: la scelta è affidata a livello locale. «Stiamo lavorando per poter estendere questa misura al meccanismo delle elezioni regionali», spiega Anna Finocchiaro, presidente della commissioni Affari costituzionali del di Palazzo Madama. La senatrice è favorevole alle quote rosa, meccanismo che impone di mettere per legge una certa percentuale di donne nelle liste elettorali, così come nei consigli di amministrazione delle società partecipate. E lo difende: «Deve essere utilizzato come strumento di passaggio per sbloccare la situazione. Oggi credo che le donne in politica fatichino ancora più degli battaglie che, rivela in queste ore ai suoi, vuole combattere. Da subito. Non dovrebbe tornare a Roma in settimana Berlusconi, e non ha fatto cadere le richieste che gli sono arrivate dal territorio per riprendere la campagna elettorale in vista dei ballottaggi per i Comuni. L agenda è da definire, ma nei vari comuni lombardi a partire da Lecco l intenzione è quella di fare visite mirate a sostegno dei candidati, che potrebbero estendersi anche agli aspiranti sindaci di città importanti come Venezia, Mantova, Chieti. Un assaggio di quello che dovrebbe essere la «crociata delle libertà», il tour nelle 100 province italiane che il leader azzurro ha annunciato e al quale vuole tener fede per condurre una importante operazione di L analisi Legenda: Pressing sui suoi L ex premier intende chiamare uno a uno i senatori FI per convincerli del suo progetto COSì I NUOVI CONSIGLI REGIONALI DEL 2015 Veneto 12 su 49 COSì NELLA PRECEDENTE AMMINISTRAZIONE Veneto 2 su 61 LE CANDIDATE GOVERNATRICI NELLE 7 REGIONI ANDATE AL VOTO Veneto Liguria Toscana Umbria 3/8 0/7 2/7 0/5 1/5 0/6 1/7 0/4 1/4 0/3 3/3 0/ le donne in consiglio Liguria 5 su 30 Liguria 4 su Toscana 11 su 40 Toscana 9 su QUOTE ROSA NEI DIVERSI PARLAMENTI DEL MONDO Umbria 3 su 20 Umbria 5 su Aumentano le donne nei consigli regionali ma in Puglia tutte fuori le capolista di Emiliano riconquista del territorio e di scouting dei dirigenti o eletti locali che potrebbero essere cooptati nel partito. Parallelamente, l ex premier vuole giocarsi la partita della ricostruzione del centrodestra. L operazione Toti ne è convinto è da ripetere sul piano nazionale, e del suo consigliere politico che lo ha perfino sorpreso per volontà e capacità di gestire la partita ligure, Berlusconi pensa possa essere una delle carte da mettere sul tavolo per avere peso nella costruzione del partito dei moderati. I ruoli interni si vedranno l ex premier continua ad avere molta fiducia anche in Tajani e Carfagna, oltre che in Toti ma la crescita dei suoi fedelissimi lo conforta. D altra parte, per dirla con Osvaldo Napoli anche Salvini dovrà rendersi conto che al voto si è registrata «una crescita della coalizione di centrodestra e un arretramento di quella del centrosinistra» che non può essere sprecata. Infine c è il confronto parlamentare e politico con Renzi, che Berlusconi giudica molto aperto, non solo per le tensioni interne al Pd ma anche per le divisioni che attraversano l Ncd. Al premier il leader di FI non vuole fare sconti, a partire dal voto sulla riforma della scuola, ma sa che per battersela ha bisogno di un partito che Marche 6 su 30 Marche 8 su 43 totale candidati Marche 0/4 0/3 0/ non perda pezzi. Per questo, ai suoi che gli hanno rivelato nelle ultime ore come sia fra i verdiniani che fra gli stessi fittiani stia crescendo preoccupazione e malumore, ha promesso che si muoverà da subito per chiamare «uno ad uno» i senatori e convincerli a seguirlo nel suo progetto: «Io ha spiegato voglio far capire loro che non ho intenzione di rottamare nessuno, che questa parola non esiste nel mio vocabolario, non devono temere nulla». Da Verdini in giù insomma, il pressing sarà totale. Nessuna voglia invece di riprendere il dialogo con il «professionista della politica» Fitto, che a sua volta conferma l addio ma anche il no a qualsiasi soccorso a Renzi. Paola Di Caro Puglia 5 su 49 Puglia 3 su 70 donne candidate Puglia 1/4 1/4 2/ Ruanda 2 Andorra 3 Cuba 4 Svezia 31 Italia 48 Francia 85 Usa 63% 50% 48,9% 45% 29,5% 26,2% 3 le donne elette governatrici nelle ultime tre elezioni regionali e sempre in Umbria: Maria Rita Lorenzetti prima e Catiuscia Marini (2 volte) uomini, come del resto accade nella vita di tutti i giorni». Si può essere soddisfatti delle presenze femminili in Puglia? Certo, oggi ci sono 5 donne consigliere su 49 e ieri ce n erano 3 su 70. Ma nessuna nella maggioranza di Michele Emiliano. Lo stesso che, da candidato, dopo che, anche per colpa del Pd, non passò la norma sulle quote di genere per il voto in Regione aveva annunciato: «Riparerò, le capolista del Pd saranno tutte donne». La squadra fu presentata, non a caso, l 8 marzo: foto di gruppo con le sei capolista. Tutte donne, davvero. Ma nessuna di loro ce l ha fatta. Ed Emiliano pensa a un uomo come suo secondo alla guida della Regione, Sergio Blasi. E che dire della Campania? In numero assoluto le donne consigliere sono diminuite (da 12 a 11), ma in percentuale sono passate da quasi il 20 a quasi il 25%. E, tra le donne che non hanno passato il turno, ce ne sono alcune tra le più note. Come Alessandra Mussolini e La vicenda Dopo le elezioni è aumentato il numero di consiglieri «rosa» nei Parlamenti regionali: è passato da 43 a 54, nonostante la riduzione dei consiglieri 20% Campania 11 su 45 Campania 12 su 61 Campania 1/4 0/4 1/ ITALIA 290 le deputate 91 le senatrici Corriere della Sera Sandra Lonardo Mastella, la moglie di Clemente, finita all ultima ora nelle liste degli «impresentabili». E Eleonora Brigliadori, che aveva scelto il cavallo dei Verdi e come cavaliere che la introduceva il senatore Francesco Borrelli. Risultato? Lui eletto. Lei è rimasta al palo. Forse bisogna arrivare in Toscana per sperare che l elezione di Enrico Rossi faccia salire di grado anche qualche donna. Stefania Saccardi, ad esempio, la donna che con oltre preferenze è risultata la seconda eletta. È stata vicesindaco a Firenze ai tempi di Matteo Renzi e avrebbe tutte le carte in regola per essere almeno al secondo posto nella guida della sua Regione. Se non lei, chi? Se non ora quando? Non adesso in Liguria, almeno. Le donne consigliere qui sono passate da 4 a 5 e a vedere il brutto tonfo fatto dalla candidata del Pd Raffaella Paita non sembrerebbe esserci troppo da sperare per una regione colorata di rosa. Alessandra Arachi

11 Corriere della Sera Mercoledì 3 Giugno 2015 PRIMO PIANO 11 Luca Zaia «Figlio del popolo» cresciuto in un borgo agricolo, sa parlare alla gente ma piace molto anche a Berlusconi che lo considera più affidabile di Salvini, del quale dice: «Abbiamo ruoli diversi» Giovanni Toti Consigliere più ascoltato di Berlusconi, ha mutuato modi e toni da Salvini di cui in futuro si dice possa diventare «vicepremier»: «Sono stato io a volere l alleanza con la Lega» Stefano Caldoro Uscito sconfitto in Campania ma con il miglior risultato del centrodestra dopo il Veneto ora si mette a disposizione: «Ho ottimi rapporti con la Lega, credo nel riscatto del Sud» Claudio Ricci Ipercattolico, sindaco di Assisi dal 2006, ha sperimentato con successo il rapporto con le liste civiche e ha sfiorato il successo in Umbria: «Sogno un grande centro moderato» ROMA C è il più falco dei moderati, che all occorrenza sa diventare il più moderato dei falchi. E c è anche l ex socialista cresciuto col mito di Salvador Allende. C è il leghista nato all ombra di Umberto Bossi, che si smarcò giusto in tempo per non subire gli effetti del tracollo del Senatur. E anche il cattolico che, adesso, immagina «un unione dei moderati» che sappia ricostruirsi «seguendo il metodo di Podemos». Loro sono, rispettivamente, Giovanni Toti, Stefano Caldoro, Luca Zaia e Claudio Ricci. Hanno difeso vincendo, stravincendo o sfiorando il miracolo contro avversari più forti i colori berlusconian-leghisti alle ultime elezioni. E ora puntano a un posto in prima fila per il riassetto dell organigramma del centrodestra che verrà. Che sia nel solco tracciato da Berlusconi o sulla scia di Salvini. Tra i più abili a muoversi su entrambi i fronti c è senz altro Giovanni Toti. Dell ex premier rimane il consigliere più ascoltato. Del leader leghista, e non a caso, ha mutuato stilemi e toni. Non si spiegherebbero altrimenti le frasi, ribadite poche ore dopo la vittoria in Liguria, con cui il neogovernatore ha annunciato «ronde di militari» nel centro storico di Genova e fatto suo lo slogan «via i campi rom». Che corra «per fare il vicepremier di Salvini» (come pensano alcuni) o «per fargli le scarpe»(come pensano altri), nella partita dei nuovi leader Venezia di Marco Cremonesi Centrodestra I nuovi leader Toti ha un posto in prima fila. Di diritto. Più complicata sarà la scalata di Stefano Caldoro, sconfitto in Campania. L ex ministro di fede socialista, però, conserva un palmarès di tutto rispetto. E non solo perché in passato ha sfidato in prima persona, vincendo su tutta la linea, alcuni Il caso «Repubblicani» a battesimo Nel giorno della festa della Repubblica, ecco i «Repubblicani», il nuovo soggetto di centrodestra che nasce con l ambizione di federare tutti i partiti dell area moderata. Al Teatro Nuovo di Milano, lo stesso da dove Silvio Berlusconi lanciò la svolta del predellino, si sono dati appuntamento ieri trecento persone. Tra i fondatori, l ex capogruppo della Lega alla Camera, Marco Reguzzoni (in sala diversi altri ex bossiani). L ex ministro ncd Nunzia De Girolamo, rimasta a Benevento per un problema di salute, ha spedito un messaggio audio. «pezzi da Novanta» del vecchio berlusconismo (Cosentino e Verdini su tutti) che poi sarebbero entrati in conflitto con Arcore. Ma anche perché il 38,4 per cento della sua coalizione rappresenta Veneto escluso il miglior risultato ottenuto dal centrodestra domenica. «Io sono pronto a dare una mano», dice lui. «Credo nel riscatto del Sud, ho ottimi rapporti coi leghisti e voglio portare avanti quel mio stile di governo che nulla ha a che fare coi trasformisti». Quelli, insiste, «ho preferito lasciarli a De Luca...». Un altro che dopo domenica entra di diritto tra i leader del centrodestra è Luca Zaia. Non tanto per la vittoria, che da tutti veniva data per scontata. Quanto per le dimensioni del trionfo (la sua lista personale è arrivata prima, sopravanzando quella del Carroccio), che gli consentono una sua «emancipazione» rispetto alla sfera d influenza dei lombardi, a cominciare da Salvini. Da buon «figlio del popolo» cresciuto in un piccolo borgo agricolo vicino Conegliano il governatore veneto ha una popolarità che gli deriva (anche) dall estrema semplicità con cui costruisce i rapporti con la gente. Ma questa è la dote palese. Quella nascosta è la grande stima di Berlusconi, che lo ebbe come ministro dell Agricoltura e che lo ha sempre considerato in privato «più affidabile di Salvini». Ma Zaia è anche un uomo che sa fiutare dove tira il vento. Da bossiano ortodosso, nel 2012 si assesta sulla posizione «non sono né bossiano né maroniano». Fino a diventare, oggi, la punta di diamante veneta della Lega (a guida lombarda) di Salvini. Più o meno la stessa giravolta che fece sul nucleare in Veneto. «La Regione farà la sua parte», disse da ministro. Poi, una volta diventato governatore, la retromarcia. «Il Veneto dice no al nucleare». Di tutt altra pasta è fatto Claudio Ricci, l ipercattolico che ha sfiorato il miracolo di sottrarre al centrosinistra la Il leghista amato ad Arcore, il vincitore ligure, lo sconfitto (con onore) in Campania e l outsider che sogna Podemos: quattro volti per i moderati 50,1 la percentuale ottenuta da Luca Zaia in Veneto: la lista personale a sostegno del governatore leghista ha preso il 23,1% 38,4 la percentuale ottenuta da Stefano Caldoro in Campania: ha perso, ma è il miglior risultato dei forzisti guida dell Umbria. Un passato remoto nella Dc, diciott anni nell amministrazione di Assisi (molti dei quali da sindaco), un lungo periodo in Forza Italia fino a pochi anni fa, «quando ho iniziato a sperimentare le liste civiche». La sua parola magica è «ascolto». E il suo numero di cellulare personale («Lo scriva anche lei sul giornale. È ») stava su tutti i manifesti elettorali. Basta comporlo e Ricci arriva, «anche per fare una foto ricordo o un discorso di auguri a un compleanno». Oggi sogna «un grande centro moderato» che alle elezioni «si allei con la destra sociale». Tra l altro, «vorrei proporre il modello di Podemos che avevo visto in Spagna ai suoi albori, una politica che riparta dal basso, dai piccoli gruppi di ascolto». Dicono che a Berlusconi non piacesse. Ma dicono anche che, ascoltandone le gesta, lo stesso ex premier abbia cambiato idea. Riconoscendo che «sì, questo Ricci ci sa fare». Tommaso Labate L imprenditore anti Casson: il premier? A me piace Brugnaro e l ipotesi d intesa con la Lega: pronto a fare accordi anche con chi ha votato centrosinistra Chi è Luigi Brugnaro, 53 anni, ex presidente di Confindustria Venezia, è il candidato sindaco di Venezia di FI, Ap e tre civiche Mi sono candidato senza paracadute, mi sono dimesso da tutto Sono un politico soltanto da 68 giorni MILANO Il centrodestra prenda nota: se per la prima volta nella storia strapperà Venezia al centrosinistra, il merito sarà stato dei centri sociali. Perché sono state le loro scorribande a spingere Luigi Brugnaro, 53 anni, imprenditore (figlio di Ferruccio, comunista e poeta-operaio di Porto Marghera), a intraprendere la sfida: «Non ci ho dormito per cinque notti. Cinque. Poi, ho detto a Silvia, il mio amore, che lo avrei fatto: non potevo più lasciare la mia città a questa gente. Non potevo più voltarmi dall altra parte». Fermarlo, anche quando parla, non è semplice. È ancora fumante di rabbia per la sconfitta casalinga della sua Reyer basket («Ma la rabbia si trasforma sempre in voglia di rivincita»), un bel pezzetto della strada per diventare sindaco lo ha fatto: la sua lista civica è il primo partito a Venezia (21%). Certo, Felice Casson l austero ex magistrato che ha vinto le primarie del Pd è avanti di dieci punti. Però, al primo turno, il patron della Reyer non era sostenuto dalla Lega. Ora, logica vorrebbe un ricongiungimento per il ballottaggio. Francesca Zaccariotto, già presidente della Provincia, già leghista, con quel filo di acidità degli ex, annota che la strada è in salita: «Bisognerà vedere che cosa riuscirà a raccogliere per coprire il distacco, considerato che la Lega chiederà di tutto e di più». Lui, liquida l ex avversaria come «una che è sempre vissuta di politica». Ma sulla trattativa con i padani taglia cortissimo: «Mi lasci qualche segreto». E giura che farà «accordi anche con chi ha votato Casson. Non son di destra, non son di sinistra, sono un politico soltanto da 68 giorni». Però, si sente già sicuro della vittoria, ne parla come cosa fatta: «Il 15 giugno faremo una festa che se la ricorderanno in tutta Europa. Il giorno dopo saremo già lì, a lavorare. E la nostra vittoria cambierà tutta Italia». Qualche tempo fa diceva di stimare Casson, ora lo accusa di appartenere «a quella cultura statalista che tanto male ha fatto a Venezia. Lui ha votato contro a tutto, anche alle riforme di Renzi». Ma a Brugnaro il premier piace? «A me, sì. Mi piacciono tutti quelli che governano sul serio e non si perdono via nelle chiacchere». Il nemico dichiarato del fondatore di Umana, agenzia di lavoro interinale è, appunto, «il partito del no che ha devastato la città. Ora, basta. Ci vuole una politica della famiglia e non i libretti gender da distribuire nelle scuole, bisogna far ripartire le bonifiche, far ripartire Murano che è stata uccisa da norme falsamente ambientali. E il Lido, lo ha visto? Sembra bombardato». Se non glielo si fa dire, si arrabbia: «Sono l unico che si candida senza paracadute, rinuncio a ogni emolumento. Quando ho deciso, la mattina ho chiamato Giorgio Squinzi per dare le dimissioni dal direttivo di Confindustria. Ho dato le dimissioni da tutto». Ma se non fosse eletto sindaco, resterebbe a fare opposizione? «Ma certo. A tempo pieno».

12 12 Mercoledì 3 Giugno 2015 Corriere della Sera Regionali 20 5 Il caso dal nostro inviato Marco Imarisio Ambulanti abusivi e merce rubata Nei caruggi del malessere dove esplode la Lega genovese In Toscana Stesso cognome del leader leghista Boom di preferenze oberto il pisano, lo conoscevano in R pochi. E soprattutto quasi nessuno lo votava. Poi ecco il boom di preferenze, alle ultime Regionali in Toscana, con tanto di ingresso nel cerchio dei sei consiglieri eletti dalla Lega Nord, superando persino la favorita Susanna Ceccardi. Qual è stata l arma vincente? Un cognome: Salvini. Già perché l omonimia con il segretario Matteo, è stata decisiva per Roberto Salvini, 68 anni, ex agente di commercio. E lui questa grazia ricevuta se l è giocata alla grande presentandosi come il «Salvini pisano». Era convinto che avrebbe avuto successo: «L ho capito quando Salvini ha messo il nome sotto il simbolo del Carroccio», ha ammesso Roberto. Marco Gasperetti Nell Agrigentino Il fratello di Cuffaro rieletto sindaco (con 5 voti di scarto) S ilvio Cuffaro, fratello dell ex presidente della Regione Totò in carcere per favoreggiamento a Cosa Nostra, ce l ha fatta per un soffio. È stato eletto sindaco di Raffadali (Agrigento), con soli cinque voti di scarto. Cuffaro, che era già sindaco, era sostenuto da una serie di liste di centrodestra e ha ottenuto il 50,03% (3.768 voti). Il suo rivale, Piero Giglione, supportato da Pd, Ncd e due liste civiche si è fermato al 49,97 (3.763 voti). Non è escluso che lo sconfitto chieda il riconteggio. Esulta il vice coordinatore regionale di FI Domenico Gallo: «Il risultato di Raffadali ha premiato l esperienza amministrativa e le doti umane di Silvio Cuffaro». GENOVA «Sei peggio degli italiani». «Tu vedi di non sputare nel piatto dove mangi e sparisci da qui». Mattina presto, festa della Repubblica. Mamme con bambini e turisti si dirigono verso il Porto antico, che da quindici anni è diventato il salotto buono della città. Il ragazzo marocchino avvolge le sue cose nel panno sul quale le aveva esposte e si sposta dieci metri più in là. A difendere l onore patrio non è stato un emulo di Matteo Salvini, ma la signora Ella Pyeshkova, titolare del chiosco che porta il suo nome, nata a qualche chilometro di distanza da qui, in Siberia. «Perché da queste parti hanno votato tutti Lega Nord? Fatti domanda, datti risposta». E indica gli ambulanti del mercato abusivo che affollano quella striscia di nessuno attraversata dalla Sopraelevata che separa il fronte mare dai caruggi del centro storico. Le cronache locali sono abituate a chiamarlo «il suk di via Turati» ma in realtà è un mercato davvero itinerante che si muove nei vicoli del centro storico. Sono almeno venditori irregolari che vendono e si scambiano tra loro oggetti presi dai cassonetti della spazzatura, vestiti sottratti dagli «staccapanni», i contenitori destinati alle Onlus, in ogni caso merce di dubbia provenienza e quasi sempre rubata. Quasi sempre occupano gli spazi destinati agli ambulanti regolari che per stare in quella posizione con vista sul porto commerciale pagano al Comune tra euro all anno, dipende dalla posizione. Sarebbe una storia minima, la rabbia delle associazioni dei commercianti, le fiaccolate, le lettere contro il Comune che non sa bene cosa fare. Non fosse per i numeri che rivelano una certa assonanza tra causa ed effetto. Nella circoscrizione Molo, i caruggi abitati da vecchi immigrati meridionali, nuovi immigrati africani e borghesia progressista, la Lega Nord è passata dall 1,5% delle Politiche 2013 a un mirabolante 15%. Il dato si ripete quasi identico nel quartiere accanto, Prè. Nei caruggi della Maddalena, storico quartiere delle prostitute genovesi adesso diventato zona di piccolo spaccio e malavita, si sfiora il 20%. A Campi, frazione Il nodo Anche dal Pd critiche al sindaco Doria: non si gestiscono così legalità e benessere della bassa Valpolcevera, dove gli scontri tra le bande di ragazzi equadoregni hanno fatto scattare una specie di coprifuoco delle attività commerciali, i lepenisti nostrani hanno superato quota 25%. I caruggi simbolo della rinascita del centro storico sono diventati una emergenza sociale che la giunta arancione guidata da Marco Doria fatica a governare. Oppure si rifiuta, stando alle accuse che arrivano anche dagli alleati del Partito democratico. Il confine tra tolleranza e lasciar fare è spesso labile. Il mercato di via Turati si è ingrandito. Adesso arrivano abusivi anche da Milano e Torino. Raffaella Paita lo ha ripetuto dopo la sconfitta. «La performance straordinaria della Lega a Genova è collegata alle modalità con cui il Comune ha gestito i temi della legalità e dell immigrazione». Certo, quando si perde capita di dare la colpa agli altri. Ma la candidata sconfitta aveva ripetuto le stesse cose durante tutta la campagna elettorale. Il leghista Edoardo Rixi ha picchiato come un fabbro sull inerzia della sinistra genovese, certo che gli elettori non avrebbero fatto distinzioni tra responsabilità dell amministrazione comunale e Regione. È stato il più votato in città, con preferenze. Luca Bizzarri ne ha fatto quasi una malattia, postando su Twitter immagini del degrado di via Turati e litigando con gli esponenti della sinistra-sinistra cittadina. Il comico genovese, titolare di metà della ditta Luca&Paolo, non è certo un politologo ma neppure un esponente del Ku-Klux-Klan al pesto. «Dicevo che bisognava far rispettare le regole, e mi davano del fascista. Ma se in nome di un malinteso senso dell essere di sinistra non riesci a risolvere neppure un problema minimo di ordine pubblico allora ti prepari a consegnare questa città alla Lega Nord». La giunta arancione di Genova, è paralizzata tra lo scontro tra le due anime della sinistra. In una recente seduta del consiglio comunale una esponente della Lista Doria ha tessuto l elogio del mercato di via Turati. «Un esempio di scambio, baratto, di quella economia circolare di cui spesso parliamo con progetti ambiziosi». Tanti cari auguri per le Amministrative del E in Campania trionfa il «partito (trasversale) dei figli» Enza Amato: hanno scelto me, non il mio cognome. Armando Cesaro: faccio politica da 10 anni 1 Famiglie 1 Armando Cesaro, 33 anni, con il padre Luigi Cesaro, 63 anni, deputato di Forza Italia: in Campania il figlio è stato il più votato del partito azzurro 2 Eletto nell assemblea campana Giampiero Zinzi, 32 anni, figlio dell ex presidente della Provincia di Caserta Mimì Zinzi, 70 anni 3 Eletta anche Carmela Fiola, 37 anni, qui nel giorno del suo matrimonio con il padre Ciro Fiola, 60 anni, consigliere comunale a Napoli Salvini e il dopo Pisapia «O si vota nel 2016 o mi candido a sindaco» Matteo Salvini al bivio. «Sindaco di Milano? La mia città ce l ho nel cuore ha detto alla Zanzara. Se non si vota per le Politiche l anno prossimo io ci sono. Ovviamente se i cittadini mi vogliono, con le primarie». te. «Io ne vado fiera e sono orgogliosa del suo lavoro», dice Enza. Però si dice anche convinta che «nel voto si scelgono le persone, e chi mi ha votato ha scelto me e non il mio cognome». Con lei la pattuglia degli eredi di centrosinistra annovera anche Carmela Fiola, figlia di Ciro, consigliere comunale di Napoli, mentre il supervotato Mario Casillo (oltre 22 mila preferenze), il cui papà Franco è stato uno degli uomini più potenti della Margherita napoletana, faceva parte dell elenco dei consiglieri uscenti. Anche il centrodestra ha un erede che ha raccolto una valanga di voti (pure lui ha raggiunto quota 22 mila), ed è sicuramente quello con il nome più famoso: Armando Cesaro, figlio di quel Gigino, che fu presidente della Provincia di Napoli ed è parlamentare di FI, ed è noto per i suoi strafalcioni. Armando dice che «certo, mio padre mi ha aiutato, soprattutto con i consigli, 2 NAPOLI A vedere l elenco dei nuovi eletti al Consiglio regionale della Campania, e in qualche caso limitandosi anche solo alle migliori performance, viene da chiedersi se la politica possa essere considerata passione di famiglia o patrimonio di famiglia. Passione certamente, perché quando i figli seguono le orme dei padri c entra sempre un po anche il cuore. Ma forse anche patrimonio, perché quando i figli prendono i voti dei padri, è inevitabile sospettare che almeno in parte li ricevano in eredità. Dalle urne della Campania di beni di famiglia ne sono usciti parecchi. Da una parte e dall altra, centrodestra e centrosinistra. Entra in Consiglio la giovane Enza Amato (Pd), che ammette candidamente: «Sarei stupida a dire che il mio cognome non mi ha aiutata». Suo padre Antonio è stato assessore comunale a Napoli con Rosa Russo Iervolino sindaco e consigliere regionale uscenma non credo di aver raccolto voti suoi. Faccio politica da dieci anni, ho portato il movimento universitario di Forza Italia a essere secondo sulla scena nazionale solo a Comunione e liberazione e sfido chiunque a dire che mio padre abbia influenze nel mondo universitario. Ho fatto campagna elettorale con il movimento di giovani con i quali sono cresciuto e ha funzionato. Molto bene». Anche Gianpiero Zinzi, avvocato casertano figlio di Mimì, a lungo presidente della Provincia di Caserta, rivendica autonomia di consensi: «Ho fatto dieci o quindici incontri ogni giorno, avrò parlato con almeno diecimila persone. Se avessi avuto un pacchetto di voti bell e pronto tutto questo lavoro me lo sarei decisamente risparmiato». Fulvio Bufi 3

13 Corriere della Sera Mercoledì 3 Giugno 2015 PRIMO PIANO 13 L analisi I flussi La Spezia I passaggi degli elettori da una formazione all altra: i travasi di voti (in percentuale) fra i partiti dalle Europee del 2014 alle Regionali di domenica scorsa (Sono stati considerati quelli superiori al 2%) Padova Livorno Perugia Napoli Salerno Foggia di Renato Benedetto PD PD PD PD PD PD PD MILANO È il partito del non voto ad aver sottratto, in misura maggiore, consensi alle principali formazioni. A cominciare dal Pd, che è stato il simbolo più votato di queste Regionali, ma è quello che, nel confronto con le Europee di un anno fa, ha lasciato a casa più consensi (circa 2 milioni, voti quasi dimezzati). Il partito di Matteo Renzi ha sofferto soprattutto verso l astensione, ma non solo: in alcune Regioni perde elettori a favore dei Cinque Stelle o della Lega. Anche il Movimento lascia al non voto un discreto pacchetto di consensi, ma dall astensione riesce ancora, sebbene meno, a pescare. Mentre la Lega, unica ad aver ingrossato il bottino elettorale, ruba un po a tutti. Questo il quadro che emerge dall analisi dei flussi elettorali dell Istituto Cattaneo, che ha confrontato i dati delle Europee 2014 con quelli delle Regionali in alcune città: La Spezia (per la Liguria), Padova (Veneto), Livorno (Toscana), Perugia (Umbria), Napoli e Salerno (Campania), Foggia (Puglia). Per rispondere al quesito: dove sono andati i voti persi dai partiti (o, per la Lega, da dove provengono)? Il Pd è, appunto, il partito che ha più «flussi in uscita», cioè che rispetto alle Europee ha perso più consensi. «Come poteva non essere così? commenta Piergiorgio Corbetta, del Cattaneo. In Italia un partito del 41%, il risultato straordinario del Pd nel 2014, non si è mai visto negli ultimi 20 anni». I dem pagano il confronto con il loro record. In ogni caso le perdite vanno soprattutto verso l astensione: con vette a Padova (il 10% dell elettorato) e Livorno (11,7%). Potrebbero aver pesato le polemiche interne al partito e i conflitti della sinistra con il governo, che hanno disorientato parte dell elettorato. Ma i dem cedono anche ai cinquestelle, in 6 casi su 7 (a Salerno però è De Luca ad attrarre voti grillini), con picchi in Toscana e in Liguria: a La Spezia danno il 4% al M5S; a Livorno il 2,8%. In queste due città cedono anche alla Lega: in Liguria il 3%. Qui 2,3 Sinistra radicale 2,7 Altri per Paita 3,2 Non voto 4,0 3,0 LN M5S 5,3 5,1 L utilizzo delle preferenze nelle diverse elezioni regionali Il tasso di preferenza: indice che misura quanto gli elettori hanno fatto ricorso al voto di preferenza (rapporto tra quelle espresse e il massimo di preferenze esprimibili, una o due in base alle Regioni) 55,7 54,8 49,5 46,2 49,3 42,2 44,6 38,0 39,1 35,1 29,7 31,3* 25,7* LIGURIA *regioni con 2 preferenze. Altri per Moretti 10,4 Non voto 2,9 4,3 4,1 M5S Altri per Zaia 3,9 VENETO - - TOSCANA Fonte: elaborazioni dell Istituto Cattaneo su dati ministero dell Interno (I dati relativi alla Campania e al Veneto sono stime su dati non completi Meno preferenze sulla scheda E l astensione toglie voti al Pd In Sicilia M5S al ballottaggio a Gela Sfida nella città di Crocetta I l M5S è primo a Gela, la città del presidente siciliano Rosario Crocetta. A sorpresa il candidato Domenico Messinese, ingegnere cinquantenne, andrà al ballottaggio per primo, dopo aver battuto (di soli 179 voti) il sindaco uscente Angelo Fasulo, sostenuto dal centrosinistra e fedelissimo di Crocetta, che è stato sindaco della città per due mandati. La sfida, il prossimo 14 giugno, si annuncia calda: «Se vinciamo noi ha detto il deputato regionale del M5S Giancarlo Cancellieri Crocetta ha detto che taglierà i fondi a Gela». Il governatore ha replicato: «È falso, lo querelo». FI 2,3 Altri 2,0 Sinistra radicale FI 2,0 11,7 2,8 M5S Non voto 6,3 Altri centro sinistra 2,3 2,5 Sinistra radicale 2,5 I flussi dell Istituto Cattaneo nelle città Anche la Lega cresce a spese dei dem Molti gli elettori che non indicano nomi Non voto 2,3 3,0 LN M5S 3,2 Sinistra radicale 2,0 UMBRIA 5,6 4,6 12,2 Non voto FI 2,1 Altri per Caldoro gli elettori ex Pd seguono più il Carroccio di un ex pd: a Luca Pastorino e alla sinistra, dai dem, va il 2,3% degli elettori. «Alle Europee il Pd aveva guadagnato voti anche a discapito dei 5 Stelle. Potrebbero essere tornati a casa: allora Renzi era la novità, ora è al governo. Poi possono aver giocato gli scandali o il caso impresentabili», spiega Corbetta. Per il flusso dal Pd alla Lega, invece, «può aver avuto un peso la protesta contro l immigrazione o la criminalità, che trova un accoglienza nell elettorato popolare, più esposto a questo conflitto, anche per la crisi». Quelli di protesta, in ogni caso, sono voti volatili. Ne sa qualcosa il M5S, che in queste elezioni, pur consolidandosi con percentuali tra il 10,4 e il 22,3, perde quasi 900 mila consensi rispetto alle Europee. Molti finiti all astensione: soprattutto a Livorno (6,3%) e Foggia (9,9%). Ma dal non voto il Movimento prende ancora (a La Spezia, il Altri per De Luca 6,3 M5S 8,6 MARCHE 38,6 la percentuale di schede che contengono una o più preferenze in Campania. Dieci anni fa erano il 76,9 per cento FI 3,2 2,8 Altri per Caldoro Non voto 76,9 3,7 7,0 2,6 M5S 2,7 Altri con Emiliano 9,9 Non voto 45,4* 38,6* CAMPANIA FI 7,9 Corriere della Sera 5,3% degli elettori). «Come se ci fosse una contiguità tra la protesta e il voto ai Cinque Stelle, un elettorato a cavallo che sceglie di volta in volta», per Corbetta. La Lega, che in alcuni casi sottrae voti al Pd, prende anche dall area «di protesta», da Grillo e dall astensione. Appare invece basso il travaso di voti da Forza Italia al Carroccio. In Campania e Puglia le vittorie di Emiliano e De Luca sono state accompagnate dal successo delle liste a loro collegate, capaci di attrarre da più direzioni (dall astensione, da Grillo e, in Campania, anche da FI). Da segnalare poi il ricorso, sempre minore, al voto di preferenza. Il «tasso di preferenza» (che misura quanto gli elettori abbiano usato questa possibilità, indicando uno o più nomi) va dal 25,7% in Umbria al 44,6% nelle Marche. Non supera mai la metà degli elettori. In Campania, dove è esploso il caso impresentabili, l uso delle preferenze è passato dal 76,9% del 2005 al 38,6% in dieci anni. A usarle di più sono gli elettori Pd. Meno Lega e M5S. I campioni dello sport e la mancata elezione Simeoni: «Fuori con consensi Questa politica allontana la gente» MILANO «Non mi sento sconfitta. C è chi è stato eletto in Consiglio regionale con 400 voti, io ne ho presi più di e resto fuori. E poi ci si chiede perché la gente si allontana dalla politica». Sara Simeoni, gloria del salto in alto, oro alle Olimpiadi di Mosca del 1980, ha provato la «staccata» in una competizione ostica come quella elettorale, nella squadra di Alessandra Moretti in Veneto. Il suo successo personale, però, nulla ha potuto a fronte della disfatta della candidata pd. «Il voto per me era un incognita. Sì, sono conosciuta, ma non sapevo quanto poteva valere. C era chi diceva che per essere eletti potevano bastare mille voti, chi rilanciava a 1.500». Ha portato l asticella molto più su. «L affetto della gente è stato grande». Chi le ha chiesto di candidarsi? «È venuta Alessandra a casa mia». Come l ha convinta? «Ho conosciuto una ragazza carica di entusiasmo. Anche mio figlio mi ha detto: lanciati o rischi di avere il rimpianto di non averci provato». Per Moretti è andata molto male. «Non si pensava di perdere così». Cosa è successo? «Me lo chiedo da due giorni. La gente vuole il cambiamento, ma poi non è conseguente». Zaia ha trionfato. Non sarà un caso. «Si vede che è bravo. Ma mai come in questa campagna ho capito la sua potenza. C è un sistema che lavora alle sue spalle». Cesare Zapperi Atleta Sara Simeoni, 62 anni, è stata campionessa di salto in alto: oro alle Olimpiadi di Mosca 1980, è stata primatista del mondo nel 78 Furino: «Ho pagato l esordio Ma chi sceglie ci vede tutti uguali» MILANO «Ho giocato il primo campionato da professionista in B con il Savona e sono retrocesso. Poi però ho vinto 8 scudetti e due coppe europee». Beppe Furino, colonna della Juve trapattoniana, nella «sua» Moncalieri come candidato sindaco del centrodestra ha tentato il tunnel allo sfidante di centrosinistra, il vicesindaco uscente Paolo Montagna. Ma gli è andata male: 56,5 a 23,4%, con un affluenza del 50%. «C è troppa disaffezione nei confronti della politica. Ne fa le spese anche chi, come me, si affaccia per la prima volta. Si tende a considerare tutti uguali». Pentito di essersi candidato? «No di certo. Mi sono presentato con una lista civica con persone non iscritte ai partiti. Ho cercato di dare una mano alla mia città. Me l hanno chiesto gli amici e anche mia moglie». Ha preso solo il 23%. «Ma sono soddisfatto. Dovevamo ricostruire una base, penso che ci siamo riusciti. C è molto da lavorare. Moncalieri è male amministrata». Il suo avversario ha preso il 56%. I cittadini non la pensano come lei. «È vero, non posso discutere, ma dissento fortemente sul risultato». Rimarrà in Consiglio comunale? «Sì, mi sto appassionando. Voglio creare qualcosa di più solido». Di cosa ha bisogno il centrodestra? «Di riprendere a fare politica e di tornare sul territorio. Ci vuole più passione. Io ce la metterò tutta». C. Zap. Calciatore Giuseppe Furino, 69 anni, è stato un pilastro della Juventus con cui ha vinto 8 scudetti in 15 anni dal 1969 al 1984 (record assoluto)

14 14 Mercoledì 3 Giugno 2015 Corriere della Sera Primo piano Il negoziato I creditori ad Atene: denaro se fate le riforme Pronto il piano di Commissione europea, Bce e Fondo monetario dopo quattro mesi di negoziati Il governo ellenico manda una controproposta: e apre su pensioni e Iva. Stretta finale a Bruxelles L età della leadership «Fattore nonna» Se le «over 60» sbaragliano la concorrenza Perché esistono le donne «mature»? È la provocazione di Liza Mundy per il mensile americano The Atlantic. Ironizzando sul ruolo sociale delle «femmine in postmenopausa» (difficilmente il corrispettivo maschile sarebbe usato per definire la stessa classe anagrafica dell altro sesso), l articolo ragiona sul peso dell età nel riconoscimento professionale delle donne. I casi di studio per dimostrare «l ipotesi nonna», ovvero che l umanità abbia bisogno di baby-sitter d esperienza: Hillary Clinton, 67 anni, ex segretario di Stato e candidata alla nomination democratica per le presidenziali Usa; Christine Lagarde, 59, direttrice del Fondo monetario internazionale; Janet Yellen, 68, presidente della Federal Reserve; Angela Merkel, 60, cancelliera tedesca (la più precoce). Tutte arrivate ai vertici della carriera e dell autorità avanti negli anni, cresciute tra diritti da conquistare e barriere da superare, convinte di poter «avere tutto» ma poco alla volta. Dietro il ritardo non c è solo la volontà (soggettiva) di dedicarsi prima alle gioie della famiglia, ma un meccanismo (oggettivo) per il quale gli uomini tendono ad essere promossi per il loro potenziale mentre le donne devono aver già portato risultati. In realtà l obbligo di performance non sarebbe un gran problema, se fosse equamente distribuito. «Perché tanti incompetenti diventano leader?» si domandava nel 2013 la Harvard Business Review: forse, se avessero aspettato un po, Bill Clinton e Barack Obama avrebbero raggiunto traguardi ben più ambiziosi. La Storia però non si fa con i «se». Piuttosto che aggiungere ostacoli per gli uomini, tanto vale rimuovere quelli per le donne. M. S. Na. msnatale@corriere.it La vicenda 2010 Il premier greco George Papandreou formalizza la richiesta per un piano di salvataggio di 45 miliardi di euro da Ue e Fmi. La Ue dà vita al Fondo salva Stati (Efsf) per salvaguardare la stabilità finanziaria in Europa favorendo aiuti agli Stati dell area euro e vara un pacchetto di salvataggio da 110 miliardi per la Grecia. Atene si impegna a realizzare tagli da 30 miliardi di euro in 3 anni. La Grecia riceve il suo primo prestito di salvataggio per 14,5 miliardi euro 2011 La Ue approva un secondo pacchetto di salvataggio da 130 miliardi per la Grecia condizionato all attuazione di un altro duro programma di austerità. A ottobre Papandreou ottiene l ok parlamentare al nuovo piano di austerità, che comprende tagli a salari e pensioni e licenzia 30 mila lavoratori statali. Per la troika le dinamiche del debito rimangono «preoccupanti» 2012 A febbraio il Parlamento di Atene approva il secondo pacchetto di riforme, tra disordini esplosi nella capitale e in altre città del Paese 2015 La sinistra radicale vince le elezioni. Nuovi negoziati La telefonata In serata Merkel e Hollande hanno presentato il piano a Tsipras per telefono Le ipotesi LA PROPOSTA DELLA GRECIA 47 le pagine inviate da Atene ai creditori internazionali Surplus primario 0,8% 1,5% L'obiettivo di surplus primario per il 2015 L'obiettivo di surplus primario per il 2016 Iva 3 aliquote: 6%, 11%, 23% LE PROPOSTE DEI CREDITORI Le trattative seguono un doppio binario: Tecnico ll Brussels group (Commissione Ue, Bce, Fmi) chiede: Riforma del sistema pensionistico Riforma della legge sul lavoro Drastiche misure di riduzione dei costi Allentamento delle politiche di bilancio Politico L'ipotesi uscita dal vertice di Berlino: Finanziamento-ponte alla Grecia di 9 miliardi presi dai fondi destinati alla ricapitalizzazione delle banche elleniche dall'efsf (il fondo salva Stati) In cambio Atene si impegna ad accettare il 70% delle condizioni dei creditori Il cambio di funzione dei fondi richiede in alcuni Stati (es. Germania e Olanda) un passaggio in Parlamento Lo sblocco dei fondi ha bisogno del via libera della Bce e dell'unanimità dei 19 ministri delle Finanze dell'eurozona L avvertimento a Londra «Brexit? Piuttosto un nuovo referendum» La premier scozzese già sfida Cameron Premier Nicola Sturgeon L eventuale uscita del Regno Unito dall Unione Europea potrebbe portare ad un nuovo referendum sull indipendenza della Scozia. È l avvertimento lanciato dalla premier scozzese, Nicola Sturgeon, al primo ministro britannico, David Cameron. «Il mio messaggio a David Cameron ha detto parlando ad un incontro a Bruxelles è il seguente: non creare le condizioni per un altro referendum sull indipendenza» della Scozia. Gli scozzesi, favorevoli all Europa, ha aggiunto Sturgeon, non accetteranno di lasciare l Ue se la maggioranza dei britannici decidesse per una Brexit. Per la Sturgeon, «un uscita dall Unione europea è possibile solo se tutte le quattro nazioni del Regno Unito (Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord, ndr) sono d accordo». Questo meccanismo, chiamato di «doppia maggioranza», eviterà alla Scozia di ritrovarsi «obbligata a uscire dall Unione Europea contro la sua volontà». Corriere della Sera DALLA NOSTRA INVIATA BRUXELLES Proposte e controproposte per trovare una soluzione alla crisi greca. E un accordo da cui partire ieri è stato raggiunto almeno tra Commissione Ue, Banca centrale europea e Fmi i creditori internazionali sulla proposta che dovrebbe essere presentata oggi ad Atene: «Denaro in cambio di riforme». Risposta alle 47 pagine inviate ieri mattina dalla Grecia al Brussels Group, in cui apriva su pensioni e Iva. Una fonte ufficiale riferisce Reuters ha fatto sapere che in serata la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese François Hollande avrebbero presentato il piano al premier greco Alexis Tsipras per telefono per avere la garanzia di una sua accettazione. Sono ore di trattative intense, a livello politico e a livello tecnico, per sbloccare l ultima tranche di aiuti pari a 7,2 miliardi di euro, su cui i creditori internazionali stanno trattando da quando quattro mesi fa Alexis Tsipras e il suo partito di estrema sinistra hanno vinto le elezioni ad Atene. Una corsa contro il tempo: venerdì la Grecia dovrà rimborsare 300 milioni al Fondo monetario internazionale, la prima di una serie di rate che a giugno comporteranno in totale un esborso di 1,6 miliardi di euro, cifra che pare non ci sia nelle casse elleniche. Intanto ieri la Bce ha alzato da 80,2 a 80,7 miliardi l ammontare del fondo di emergenza per le banche greche (Ela). Nel corso della giornata si sono rincorse le voci di una soluzione vicina. «C è chiaramente la volontà di ottenere un accordo politico questa settimana», riferiva l Afp, citando una fonte europea. Ma al mattino il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, spiegava in un intervista a radio France Inter, che sul negoziato con la Grecia «sono stati fatti dei progressi seri, ma resta da fare per arrivare a un buon accordo», anche se «stiamo cominciando a lavorare in profondità sulle pensioni. Il governo greco ha fatto alcune prime proposte, e vengono ora considerati i pro e i contro». E nel pomeriggio il presidente dell Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, aveva raffreddato gli entusiasmi: intervistato dalla tv olandese Rtl, ha confermato che «si sono registrati dei progressi, ma sono insufficienti. Siamo ancora lontani dall accordo», ha detto spiegando che «anche se le istituzioni in Grecia raggiungessero un intesa questa settimana, questa dovrebbe passare per una riunione dell Eurogruppo. Quindi anche teoricamente un accordo entro questa settimana non è possibile». Un riferimento non banale quello all Eurogruppo, visto che Dijsselbloem è il grande escluso del minivertice a 5 di Berlino, a cui hanno partecipato la cancelliera Angela Merkel che faceva gli onori di casa, il presidente francese François Hollande, il numero uno della Bce Mario Draghi, il direttore del Fmi Christine Lagarde e il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker. La riunione notturna da cui è uscito l accordo politico finalizzato ieri. Il tam tam sulle proposte era cominciato ieri mattina. A partire da quella di Tsipras: obiettivo di un surplus primario per il 2015 dello 0,8% e dell 1,5% per il 2016 (inferiore alle richieste dell ex troika), ipotesi di tre aliquote per l Iva (al 6%, 11% e 23%), più la disponibilità a intervenire sulle pensioni. «Proposte realistiche» per il premier greco che rimandava la palla della decisione «alla leadership politica dell Europa». Ma non soddisfacenti per Dijsselbloem: «Non è giusto pensare che ci possiamo incontrare a metà strada». Anche i tecnici del Brussels Group avevano preparato un documento con una serie di proposte. Tutti contenuti ufficiosi. «Le autorità greche e le istituzioni si stanno scambiando molti documenti. Questo scambio di documenti è già un buon segno». È l unica dichiarazione ufficiale I progressi Il capo dell Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem: «Progressi ancora insufficienti» della Commissione Ue per bocca della portavoce per le questioni economiche, Annika Breidthardt. Poi in serata la notizia ufficiosa dell accordo politico tra i creditori che «copre tutte le aree politiche chiave riferisce Reuters, citando una fonte Ue e riflette le discussioni delle ultime settimane». Ma che impone a Tsipras di accettare tagli alle pensioni e alle tutele del mercato del lavoro per evitare il default e l uscita dall euro. Il vertice a 5 di Berlino avrebbe valutato l ipotesi di un finanziamento-ponte sostenuto non da Fmi e Bce ma dalla Ue attraverso il fondo salva-stati. L opzione però di usare parte del fondo per la ricapitalizzazione delle banche elleniche da 10,9 miliardi depositati nell Efsf osservava ieri Bloomberg presenterebbe alcuni punti critici, tra cui la necessità di un passaggio in Parlamento per alcuni Stati, come Germania e Olanda, per cambiarne l uso. Francesca Basso Alternative für Deutschland Gli euroscettici tedeschi divisi su due fronti costretti a rinviare il Congresso (per i litigi) Leader Bernd Lucke Uniti dalla comune diffidenza sull Europa ma divisi sul resto, gli euroscettici tedeschi rischiano di trovarsi con un partito spaccato. Ieri i militanti di Afd, Alternativa per la Germania, il movimento nato due anni fa sulla scia di un ondata di entusiasmo euroscettico, hanno rinviato il congresso che avrebbe dovuto tenersi il prossimo 13 giugno. Lo scorso anno Afd era riuscito a entrare nel Parlamento europeo e, nei mesi scorsi, anche in cinque parlamenti regionali. Successi che però hanno alimentato le divisioni interne al partito, spaccato a metà. Da una parte l ala dei liberali che ha la sua base nella parte occidentale del Paese uniti nella loro opposizione ai piani di salvataggio europei voluti per salvare l euro e nei loro appelli a sciogliere l eurozona. Dall altra i conservatori che cercano di mobilitare l elettorato su temi quali l immigrazione, la criminalità transfrontaliera e l identità nazionale.

15 Corriere della Sera Mercoledì 3 Giugno 2015 PRIMO PIANO 15 Retroscena di Maria Serena Natale 312 Milioni di euro: la rata che la Grecia deve rimborsare al Fondo Monetario entro venerdì 5 giugno 7,2 Miliardi di euro L ultima tranche del pacchetto di aiuti che Atene aspetta per evitare il default 3,5 Miliardi Il piano di risparmi che l ex troika sta preparando per la Grecia. Incluse misure sulle pensioni I n Grecia la parola più pronunciata in questi giorni è «sinfonia», accordo, mai sinfonia fu più discordante. Il premier Alexis Tsipras ha una missione, rispettare la parola data. Non si tratta solo della promessa elettorale di opporsi al «neocolonialismo» finanziario dell austerità, ma dell impegno più ampio di riaffermare il peso della Grecia come democrazia sovrana in un Europa coesa e solidale. Il giovane leader ha mirato in alto. Alle sue spalle c è una falange di duri e puri, gli oltranzisti di Syriza riuniti nella «Piattaforma di sinistra» in attesa che il nuovo Icaro si avvicini al sole su ali di cera e paghi la sua hybris, eccesso d orgoglio. A Tsipras la mitologia piace, anche se a volte fa confusione come quando dopo la vittoria del 25 gennaio citò a sproposito la povera Cassandra, la profetessa condannata a non essere ascoltata: «Dimostreremo twittò che le Cassandre del mondo sbagliano». Si riferiva ai disfattisti, agli allarmisti, ai «gufi» renziani. Gli era sfuggito che Cassandra non sbagliava mai un colpo. Allarmisti e oppositori tornano a farsi sentire nelle ore del pressing per la svolta politica invocata da Atene. Ieri il governatore della Banca centrale greca Yannis Stournaras, già ministro delle Finanze tra il 2012 e il 2014 impegnato nella trattativa con l ex troika dei creditori internazionali, ha raccomandato al governo di non disfare il lavoro dei predecessori e rispettare i sacrifici sopportati dalla popolazione negli ultimi cinque anni per rimanere nell euro. Lo stesso Euclid Tsakalotos, l economista che ora conduce i negoziati con il Gruppo di Bruxelles e che è tra i Il dilemma di Tsipras Come non tradire le promesse agli elettori? fedelissimi di Tsipras, ha alzato i toni com era già accaduto due settimane fa per l allarme sul rimborso della rata da 312 milioni al Fondo monetario: «Stiamo lavorando per una soluzione ha detto Tsakalotos ma se non la raggiungiamo, non è esclusa la rottura. In quel caso agiremo democraticamente coinvolgendo il popolo». Riferimento all ipotesi di elezioni anticipate, scenario poco probabile ma rilanciato negli ultimi giorni, più che per avvertire gli osservatori esterni, per riportare all ordine le frange ribelli interne al partito di governo. Un azzardo che potrebbe innervosire i mercati, innescare timori e prelievi bancari in realtà i greci, anche grazie alla nuova strategia comunicativa, finora hanno dato fiducia alla squadra di Tsipras e dimostrato di non temere il peggio, ma il sistema bancario nazionale conta 130 miliardi di euro di depositi e basterebbe un calo di appena dieci miliardi per farlo saltare. Rischio calcolato per spegnere sul nascere le tentazioni cospirazioniste e rafforzare il governo. Una volta accettato dalle delegazioni, La missione La linea del premier: riaffermare il peso della Grecia come Stato sovrano in Europa l accordo di Bruxelles dovrebbe superare il voto di fiducia in Parlamento e il premier vuole vincere con la sua maggioranza, senza appoggi esterni. Nel caso si tornasse a votare tra giugno e luglio, Tsipras ha già fatto sapere che i candidati sarebbero scelti direttamente da lui, non eletti, come previsto dalla legge per consultazioni tanto ravvicinate. «La fiducia ci sarà dice al Corriere il ministro dell Economia Georgios Stathakis le divisioni non hanno impedito a Syriza di diventare forza di governo». E così il premier e i suoi possono concentrarsi sulla «guerra delle bozze». Un confronto a distanza con i greci che continuano ad aggiungere pagine alla loro Ad Atene Alexis Tsipras, 40 anni, leader del partito di estrema sinistra Syriza, premier della Grecia dallo scorso gennaio. Tsipras ha vinto le elezioni con un ambiziosa piattaforma antiausterità (Afp/Angelos Tzortzinis) proposta, giudicata ancora ieri insufficiente dal capo dell Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem (nuovi dettagli sull Iva, sulle pensioni, sull avanzo primario che Atene vorrebbe dello 0,8% per il 2015 e dell 1,5% per il 2016), e i creditori che per la prima volta mettono sul tavolo un loro testo. Come rivela il riposizionamento a centrocampo dell asse Merkel-Juncker- Hollande, con Draghi e Lagarde a fare da sponda, ormai leader e istituzioni mirano non tanto a rivendicare la paternità di un intesa parziale quanto ad allontanare il sospetto di aver sottovalutato la situazione e lasciato languire la trattativa. I ritardi possono portare incidenti, aveva ammonito il segretario al Tesoro americano Jack Lew. «La domanda non è se Atene troverà i soldi per rimanere nell euro ma se l Europa ha intenzione di restarci» chiosa il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis intervistato da La7. Con un particolare. La linea greca non cambia: va bene cercare insieme un compromesso «ragionevole», ma i contenuti li decidiamo noi. Niente invasioni di campo. msnatale@corriere.it Berlino chiede un fronte in difesa della «democrazia» La cancelliera traccia la linea del G7 (senza la Russia): gli occidentali non rinuncino alla leadership Il vertice Sabato 7 e domenica 8 giugno nel Castello di Elmau, un centinaio di chilometri a sud di Monaco di Baviera si svolgerà il G7, vertice dei capi di Stato e di governo dei sette Paesi più industrializzati del mondo Non invitata la Russia di Putin: dopo 10 anni di G8 si torna al G7 Sulla sicurezza vigileranno 2500 agenti DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO Di fronte alle crisi geopolitiche, economiche e sociali del mondo, Angela Merkel intende rilanciare il ruolo del G7 e dei valori occidentali: la loro leadership è fondamentale in un periodo in cui il disordine globale è fecondo di rischi gravi. In un articolo scritto in vista del vertice dei capi di Stato e di governo delle sette maggiori economie democratiche, il prossimo weekend in Baviera, la cancelliera sostiene che il G7 è «il motore di un mondo vivibile a lungo termine». Nell articolo scritto per un quotidiano di ognuno dei cosiddetti Sette Grandi Paesi, per l Italia il Corriere Frau Merkel sostiene che nel mondo ci sono punti di crisi che richiedono un ruolo decisivo delle Nazioni che «condividono i valori di libertà, democrazia e diritti dell Uomo». Tra le emergenze, cita come «impensabile» 25 anni fa l aggressione della Crimea, l epidemia di Ebola in Africa, la nascita del Califfato terrorista in Medio Oriente. Per sostenere che, da soli, i Sette non sono in grado di risolvere i problemi dell umanità ma che a loro spetta un compito di guida nell affrontarli. La cancelliera ha scritto l articolo in un momento in cui i Paesi del G7 Stati Uniti, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia, Canada si vedono sfidati nel loro ruolo globale da potenze economiche emergenti spesso non democratiche, le quali hanno un idea autoritaria e fondata sui rapporti di forza delle relazioni tra Stati e hanno un rispetto parziale L ex cancelliere tedesco Kohl ricoverato in terapia intensiva «Le sue condizioni sono critiche» Leader Helmut Kohl, 85 anni L ex cancelliere tedesco Helmut Kohl è ricoverato in terapia intensiva in una clinica di Heidelberg, in condizioni «critiche» e in stato di incoscienza. L ex leader cristianodemocratico protagonista della riunificazione tedesca, alla guida della Germania per 16 anni dal 1982 al 1998, ha subito due interventi in meno di un mese, all anca prima e all intestino poi. Ma la criticità delle sue condizioni di salute, riportate dal magazine tedesco Bunte e dalla Bild (e confermate dallo Spiegel), non sono state confermate dall ufficio del Kohl: «Per la situazioni in cui si trova sta bene», ha «bisogno di una riabilitazione», si legge che in una nota diramata ieri. Il suo partito, la Cdu non ha rilasciato dichiarazioni e neppure i medici del reparto. delle regole e dei diritti umani. Questione politica di grande rilievo, in questo passaggio storico. La scelta del governo di Berlino (padrone di casa del vertice, quest anno) di non invitare in Baviera il 7 e l 8 giugno la Russia di Putin, e così di tornare dieci anni dopo al G7 da quello che era il G8, è ad esempio stata fortemente criticata in Germania: dalle imprese che con Mosca hanno relazioni economiche e da figure politiche di rilievo come l ex cancelliere Helmut Schmidt. La signora Merkel ha però ritenuto che dopo la crisi in Ucraina che a suo parere può cambiare pericolosamente gli equilibri in Europa Putin non potesse essere invitato in un club che sostiene il rispetto delle regole di convivenza internazionale. Merkel dice che quest anno ci sono due appuntamenti fondamentali ai quali i Sette devono arrivare determinati a fare la differenza. Il primo, a settembre, è l assemblea dell Onu che dovrà varare i nuovi obiettivi di sostenibilità globali da qui al 2030, successori dei Millennium Goal lanciati nel Duemila Intervento Per Merkel (sopra) il G7 è il motore di un mondo vivibile Ai Sette spetta un compito di guida nell affrontare le crisi Il G7 dovrà fare da battistrada all Assemblea Onu su fame e povertà e alla Conferenza di Parigi sul clima che hanno aiutato a ridurre fame, povertà e malattie. Il secondo è la Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici, a dicembre, che dovrebbe decidere come procedere nella riduzione delle emissioni di C02 nell era post accordo di Kyoto. Due momenti dice nei quali il G7 deve fare da battistrada. Il vertice delle maggiori economie occidentali sostiene però la cancelliera è «più di una diplomazia di crisi». In economia ha un ruolo fondamentale nel fare avanzare il libero commercio, attraverso la firma dei trattati di partnership economica nell area dell Atlantico e in quella del Pacifico; e nel promuovere il «buon lavoro» sia nelle catene di produzione globali per evitare morti sul lavoro come quella «nella fabbrica di tessili Rana Plaza nel Bangladesh due anni fa» sia nel dare «autonomia e opportunità» di lavoro alle donne, per ragioni di giustizia ma anche di lotta alla povertà e alla disuguaglianza. Danilo

16 16 # Mercoledì 3 Giugno 2015 Corriere della Sera

17 Corriere della Sera Mercoledì 3 Giugno Primo piano Il governatore Visco: il mercato? Non si autoregolamenta Il governatore di Bankitalia: l eccesso di deregulation finanziaria è una delle ragioni della recessione Il paradosso delle retribuzioni: un dipendente laureato guadagna poco di più di chi ha un diploma di Dario Di Vico Sui mercati A Trento Il governatore della Banca d Italia, Ignazio Visco, 65 anni, è stato protagonista della giornata conclusiva ieri del Festival dell Economia. È alla guida di Bankitalia dal novembre 2011 dopo la nomina di Mario Draghi alla Bce Il rendimento del Btp decennale negli ultimi 3 mesi DAL NOSTRO INVIATO TRENTO «La vita può essere capita solo all indietro, ma va vissuta in avanti». E in questa citazione del filosofo Soren Kierkegaard che sta il senso più profondo della riflessione che ieri il governatore della Banca d Italia Ignazio Visco ha sciorinato davanti al folto pubblico dell ultima giornata del Festival dell Economia. Visco aveva accettato l invito del direttore scientifico Tito Boeri a tenere una conferenza dall impegnativo titolo «Imparare dagli errori», in sostanza un invito a raccontare cosa abbiamo capito ex post della crisi, quali errori non dobbiamo ripetere e come possiamo cambiar passo. Il giudizio del governatore a detta di molti mai visto così rilassato è stato perentorio: l errore principale che abbiamo commesso è stato pensare che il mercato si potesse autoregolare. Se c è una causa prima della recessione la si può rintracciare nell eccesso di deregulation finanziaria. «E nato come risposta ai fallimenti dello Stato degli Anni 70 con l idea che i mercati avrebbero fatto meglio e questa reazione ne ha sicuramente sviluppato la forza e ha prodotto molta innovazione finanziaria». In linea teorica la finanza dovrebbe e potrebbe svolgere un ruolo positivo per la prosperità, nei fatti così non è stato e l innovazione in questo campo ci ha portato solo «comportamenti da veduta corta». Negli Usa hanno creduto che ci sarebbe stato un aumento continuo dei redditi, che le famiglie potessero comprare a casa all infinito e invece si sono ritrovati con un eccesso di debito privato e «da questo errore ne è discesa tutta la filiera della crisi». La crisi finanziaria globale non è stata una sconfitta dei soli sistemi ma anche della scienza economica. Come mai gli economisti non sono stati in grado di prevedere una crisi di simili proporzioni, originata da squilibri e vulnerabilità tanto evidenti? «La verità ha risposto Visco è che non tutte le decisioni di policy sono misurabili quantitativamente e spesso servono decisioni soggettive». E invece se andiamo a rileggere cosa dicevano nel 2003 guru di Chicago come Robert Lucas («la macroeconomia ha avuto successo e rende impossibili le crisi») o del Mit come Olivier Blanchard nel 2008 («la macroeconomia è in buono stato») abbiamo la dimostrazione palmare degli errori perpetrati e di come vi sia bisogno di un profondo ripensamento. «Uno schema formale è indispensabile per progredire nella comprensione del funzionamento di un economia ma dobbiamo ricordarci che tutte le previsioni sono condizionali e che non possediamo sfere di cristallo». E comunque dobbiamo rinunciare a un po di efficienza per un po di stabilità in più. Per far fruttare le lezioni del L inflazione dell eurozona passato non c è altro da fare che impegnarsi a costruire il futuro che secondo alcuni si presenta come un lungo ristagno. «Io non lo credo pure se per gli effetti della tecnologia sull occupazione penso che si debba guardare alle questioni distributive non solo dal lato dell equità ma anche della domanda aggregata». E purtroppo l Italia non ha il capitale umano richiesto dalla tecnologia di oggi: le statistiche dell Ocse sono impietose. «Il paradosso è che abbiamo uno scarso stock di capitale umano e si è persa la percezione di quanto valga laurearsi per le scarse differenze di retribuzione tra diplomati e laureati. E strano perché quando un bene scarseggia il suo prezzo dovrebbe salire e invece da noi no. La colpa è di un asimmetria informativa, le imprese non riescono a misurare la qualità e pagano poco i laureati e i singoli di fronte alla prospettiva di stipendi magri non investono sulla loro qualificazione». Morale: di errori gravi ne stiamo commettendo anche adesso. 2,00 Stima +0,5% 1,88 1,76 1,64 1,52 1,40 1,28 1,16 IERI 2,12% marzo aprile maggio giugno ,6% maggio dicembre gennaio febbraio marzo aprile Fonte: Eurostat Investimenti Risparmio, i Btp tornano al 2% nei giorni dell incertezza L euro aspetta l inflazione di Giuditta Marvelli 142 punti. Il livello raggiunto ieri dal differenziale tra i tassi italiani e i tassi tedeschi 2,12 per cento. Il rendimento dei Buoni del Tesoro poliennali con scadenza decennale 0,4 0,2 0,0-0,2-0,4-0,6 Prosperità La finanza dovrebbe avere un ruolo positivo per la prosperità ma non è stato così -0,2% -0,3% Le previsioni Le stime sul rialzo dei prezzi a maggio, previste allo 0,3% -0,1% +0,0% +0,3% maggio d Arco MILANO L incertezza e il timore fanno spread. E per chi vuole investire in obbligazioni la vita si fa sempre più complicata. Per ora siamo ben lontani dai numeri apocalittici di qualche anno fa, ma la distanza tra il rendimento del Btp decennale e il Bund tedesco è tornata sopra i 140 punti, dopo aver bucato i 100, a dispetto di tutti i pessimismi che però in questi giorni si stanno prendendo qualche rivincita. Il titolo benchmark italiano ieri rendeva il 2%, quello trentennale viaggiava al 3%. Lo scivolone di prezzi e il rialzo di rendimenti non ha riguardato solo Italia e Spagna, ma anche lo stesso Bund, che si è arrampicato fino a 0,63%, un massimo importante se si pensa che a fine aprile il titolo tedesco ballava intorno a 0,1%. La ragione dell inversione di marcia è, con molta probabilità, quasi tutta da cercare nell impossibilità di capire se e come si risolverà la trattativa tra la Grecia e i creditori internazionali. «Difficile pensare oggi che il rialzo dei tassi, Bund compreso, sia in qualche modo legato allo sconto di nuove aspettative di ripresa», dice Angelo Drusiani, gestore obbligazionario di Banca Albertini Syz. Anche se le previsioni sul costo della vita in Europa sono un poco migliorate. Ieri un report dell Eurostat (l Istat europea) ha corretto al rialzo (non più o,2% ma 0,3%) le stime per il mese di maggio appena finito. Ma una rondine «zero virgola» non fa primavera. Non adesso, almeno. La stagione che arriva, comunque, non sarà semplice per gli investitori fedeli al reddito fisso. In caso di veloce e positiva soluzione della vicenda greca, infatti, sarebbe possibile tornare a guadagnare qualcosa in conto capitale se il decennale tornasse all 1,5% e lo spread si chiudesse scendendo di nuovo verso o sotto quota 100. Ma poi si ripropone il dilemma del «più in basso non si può». E quindi, un po come è accaduto negli ultimi mesi, bisogna mettere in conto che una risalita dei tassi legata o alle mosse della Federal Reserve americana (che in autunno potrebbe dire addio alla politica dello zero) o all idea di una possibile ripresa in Europa, renderebbe difficilissimo guadagnare con i Btp classici. Un?alternativa da valutare è quella dei Btp Italia, i titoli legati all andamento del costo della vita, destinati a rendere di più non appena l inflazione dovesse uscire dal congelatore dove si trova adesso. Se invece le cose dovessero andar male o malissimo con un addio della Grecia di cui nessuno è in grado di calcolare le conseguenze è difficile pensare che i Btp possano rappresentare un ancora di salvezza. Ecco perché, secondo diverse ricette di buon senso, nei portafogli in questo momento dovrebbe anche esserci una quota parametrata alla propria capacità di rischiare di dollari, sterline o corone del Nord Europa Il caso «L investimento in conoscenza è quello che paga l interesse più alto». Al Festival dell Economia di Trento, il governatore della Banca d Italia, Ignazio Visco, ha posto l accento sul valore del «capitale umano» e sulla formazione «Fino ad oggi è stato investito poco perché c è un rendimento differito nel tempo ha detto Visco. Bisogna fare uno sforzo e pensare ai benefici anche per quando non si sarà più al governo» Le stesse famiglie, a detta del governatore della Banca d Italia, non hanno consapevolezza dell alto rendimento della conoscenza, e il risultato è «il paradosso italiano» della bassa differenza retributiva «tra laureati e diplomati». Quando qualcosa scarseggia, è stato il ragionamento di Visco, «il rendimento è alto, invece questo da noi non avviene. Chi deve investire su di sé in conoscenza, di conseguenza non investe, perché sa che sarà pagato poco» Nel 2009 il governatore della Banca d Italia ha pubblicato per il Mulino un saggio dal titolo «Investire in conoscenza. Per la crescita economica» Il commento La redditività dell investimento in conoscenza di Enrico Marro I n Italia investire in conoscenza non rende, almeno nel breve periodo. È una delle affermazioni più care al governatore della Banca d Italia, che da molti anni ha individuato in questo uno dei punti di debolezza del nostro Paese. La crisi economica ha complicato le cose anche su questo fronte. Come dice la Relazione della Banca d Italia presentata il 26 maggio,«il peggioramento delle condizioni finanziarie delle famiglie e l aumento delle rette di iscrizione hanno scoraggiato le immatricolazioni» all università. Studiare costa, anche nel pubblico. E quando, come in questa crisi, le differenze tra ricchi e poveri aumentano, sono questi ultimi a rimetterci anche sulla formazione. Ma pure chi può permettersi, facendo sacrifici, di mandare i figli all università, spesso deve scegliere: meglio investire sulla laurea, magari in un università di prestigio, oppure comprare un appartamento col mutuo? Di solito si compie la seconda scelta. Per un vizio culturale (la casa prima di tutto) ma anche, sottolinea giustamente Ignazio Visco, perché non si percepisce con evidenza l interesse ad investire sulla laurea e sul master. È vero, le statistiche dimostrano che i laureati trovano lavoro prima dei diplomati e che hanno pure una retribuzione un po più alta. Ma il gioco vale la candela? Da un punto strettamente economico il dubbio è comprensibile. Il laureato, a meno che non abbia già un attività di famiglia dove inserirsi, spesso deve accontentarsi di un lavoro dove basterebbe un diplomato. E comunque deve passare per la solita trafila: tirocinio, assunzione a termine e alla fine uno stipendio che, appunto, difficilmente gli consentirà di comprarsi casa senza l aiuto di mamma e papà. I più bravi o i più disperati vanno all estero dove c è mediamente più meritocrazia e gli stipendi sono più alti. In Italia, purtroppo, la curva retributiva del lavoro dipendente è ancora quella del secolo scorso: la busta paga sale con l età per raggiungere il massimo prima della pensione, quando in realtà le esigenze di spesa sono diminuite e si finisce appunto per dare una mano a figli e nipoti che altrimenti da soli non ce la farebbero mai.

18 18 Mercoledì 3 Giugno 2015 Corriere della Sera Esteri Aiuti all Iraq, ma niente truppe Non decolla l alleanza anti Isis Riunione a Parigi degli alleati. Manca la fiducia nel governo Abadi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI Dopo 10 mesi di guerra e mila raid aerei condotti dagli alleati, lo Stato islamico controlla circa un terzo dell Iraq, due terzi della Siria e nelle ultime settimane ha conquistato le città non solo simbolicamente importanti di Ramadi e Palmira. Non c è da stupirsi quindi se la riunione ristretta della coalizione anti Isis, ieri a Parigi, si sia svolta in un atmosfera poco entusiasta. L incontro al Quai d Orsay si è chiuso con l appoggio degli alleati al nuovo piano presentato dal primo ministro iracheno Haider al Abadi per riconquistare Ramadi e tutta la provincia di Al Anbar. Il vicesegretario di Stato americano Anthony Blinken lo ha giudicato «un buon piano dal punto di vista militare e politico», dove per «politico» si intende la promessa irachena di appoggiarsi più alle tribù locali che alle milizie sciite controllate dall Iran. Il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha ribadito poi la «determinazione totale» a proseguire la campagna «di lungo termine» contro l Isis. Nessun radicale cambio di strategia dunque. Dell ipotesi di inviare truppe di terra «non si è nemmeno parlato», ha chiarito il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni. Apparentemente si continua così, quindi, ma dietro le quinte i motivi di disaccordo sono Lo scenario LEGENDA Aree controllate dall Isis in Siria e in Iraq Area sotto controllo dell Isis Area di supporto all Isis Città sotto controllo totale dell Isis I principali siti archeologici minacciati Raid Usa (ultimi due giorni) Aleppo Qardaha Roccaforte del regime di Assad Tartus Homs Sheikh Najjar Timori che Isis attacchi Aleppo Hama LIBANO Zone di resistenza del regime DAMASCO di Assad Impianti petroliferi Giacimento petrolifero Giacimento petrolifero preso da Isis TURCHIA Curdi siriani Aree sotto Kobane Sufaiya amministrazione curda Khorsabad Al Hasakah Mosul Ninive Tal Afar Erbil Sinjar Nimrod Raqqa Makhmur Capitale di Isis Zenobie Hatra Sergiopolis Assour Kirkuk Deir Ezzor Baiji Dura Europos Al Alam Mari Rawa Tikrit Al- Qaim Ana L avanzata dell Isis da S I R I A Valico chiave nord è stata bloccata a Haditha fine marzo dalle forze Al Tanf governative e milizie I R A Q Valico chiave sciite Al Asad Ramadi Al Waleed BAGDAD Valico chiave Falluja Rutba PROVINCIA Doura Turaibil DI ANBAR GIORDANIA Kerbala Corriere della Sera Palmira molti, e alcuni li ha esposti con poco diplomatica franchezza il premier iracheno prima dell inizio ufficiale della riunione: «Quanto al sostegno all Iraq ci sono molte parole e pochi fatti ha detto al Abadi a un gruppo di giornalisti. La comunità internazionale sta fallendo, e non riesce a controllare i combattenti stranieri che costituiscono ormai il 60% delle forze dell Isis». Il premier iracheno lamenta poi che la coalizione non gli ha fatto arrivare le armi F i u m e E u f r a t e e munizioni promesse. Ci chiedete di sopportare tutto lo sforzo militare a terra, dice in sostanza l Iraq, ma non ci fornite i mezzi adeguati. Gli alleati d altro canto hanno molto da rimproverare al governo al Abadi, non solo la sua scarsa determinazione nel difendere Ramadi. Qui entra in gioco la guerra tra sciiti e sunniti che attraversa tutto il Medio Oriente, e il premier iracheno (sciita moderato) è criticato per il costante errore politico di Il caso Il Califfo e il nuovo ricatto dell acqua (contro gli sciiti) sis torna al ricatto dell acqua contro il governo iracheno e le I milizie sciite. C è poco di nuovo nella notizia rilanciata ieri mattina dai media iracheni per cui i jihadisti del Califfato hanno cominciato a sbarrare il corso dell Eufrate nel tratto tra Ramadi e Falluja, una novantina di chilometri a ovest della capitale. Ci avevano già provato più volte nel passato e puntualmente le truppe leali al governo erano intervenute. Lo stesso avvenne l estate scorsa, quando arrivarono molti vicini alla diga sul Tigri che assicura il rifornimento idrico di Mosul e le regioni curde attorno a Dohuq. Poi i caccia Usa e i Peshmerga curdi li avevano fermati. Ma la novità sta nella recente vittoria jihadista a Ramadi. Pare che i militanti di Isis stiano ora utilizzando le barriere di cemento catturate nelle basi militari e stazioni di polizia lealiste per deviare il fiume verso il deserto. Acqua sprecata e perduta. Secondo il generale iracheno Aziz Khalaf al Tarmouz, interi quartieri di Bagdad, come Al Khalediya e Al Habbaniya, avrebbero già i rubinetti a secco. Si paventa l esodo degli abitanti. Ma il rischio più grave è che il corso del fiume venga bloccato del tutto, minacciando l approvvigionamento idrico di regioni e città sciite nel sud. Lorenzo Cremonesi appoggiarsi solo sulla maggioranza sciita e sulle milizie agli ordini di Teheran. Al Abadi ha promesso che cercherà di reintegrare i sunniti, ma il loro leader Jamal al Dhari non gli crede: «Al Abadi è un fantoccio dell Iran. E gli iracheni non vogliono certo sbarazzarsi dello Stato islamico (sunnita, ndr) per vederlo rimpiazzato da Qasem Soleimani (il comandante delle guardie rivoluzionarie iraniane, ndr)». Quanto alla Siria, «abbiamo constatato che la posizione di Bashar al Assad è più fragile che mai, è il momento della soluzione politica», ha detto il ministro Gentiloni. Difficile però trovare gli interlocutori, visto che l Isis e Assad si sono alleati di fatto nell obiettivo di distruggere l opposizione non jihadista. L account Twitter dell ambasciata Usa a Damasco scrive che «il regime sta conducendo raid aerei in appoggio all avanzata dell Isis verso Aleppo». Senza un intervento alleato più efficace, la seconda città siriana rischia di diventare il nuovo grande successo dello Stato islamico. Stefano Il terrorista e la vittima: l incontro (negato) tra due padri Il signor Merah è tornato in Francia. Il genitore del ragazzo ucciso da suo figlio: «Perché mi eviti?» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI Venuto a sapere che Mohamed Benalel Merah è tornato dall Algeria a Tolosa con un visto turistico, Albert Chennouf-Meyer ha preso il treno da Nîmes, dove vive, e ieri lo andato a cercare. Il primo è il padre di Mohamed Merah, il terrorista islamico che nel marzo 2012 ha ucciso tre militari e quattro civili nei massacri di Montauban e Tolosa. Il secondo è il padre di Abel Chennouf, una delle vittime, militare di origine algerina, cattolico, ucciso assieme a un commilitone vicino alla caserma. Il video Un immagine di Mohammed Merah I due padri hanno una cosa che li unisce, la convinzione che il governo francese abbia qualcosa da nascondere nella gestione di Mohamed Merah, informatore della polizia prima di commettere le stragi e venire ucciso durante l assedio finale. A fine 2012 Mohamed Benalel Merah ha fatto causa allo Stato affidandosi all avvocata Isabelle Coutant-Peyre, legale del terrorista Carlos. Poi si è vantato di avere venduto ai servizi, per 30 mila euro, dei video compromettenti contenuti nel telefonino del figlio jihadista. Per il resto, Albert Chennouf-Meyer si dice scandalizzato dal ritorno di Merah padre a Tolosa. «Invece di strisciare lungo i muri, quell uomo ha il coraggio di tornare sul luogo dei delitti di suo figlio ha detto ieri Chennouf. Non ha mai chiesto perdono, anzi ha preferito presentare una denuncia contro la Francia. Farò di tutto per parlargli, voglio chiedergli che cosa ci fa qui, e voglio saperne di più su questa storia dei video». L incontro potrebbe non verificarsi mai. Il ministro dell Interno, Bernard Cazeneuve, ha annunciato ieri che Mohamed Benalel Merah verrà espulso con effetto immediato. S. Mon. 4 mila i raid aerei degli alleati su obiettivi del Califfato, tra Siria e Iraq, in dieci mesi di guerra contro gli integralisti 60% gli stranieri nella fila dei miliziani del Califfato, stimati in ventimila combattenti. Molti arrivano dall Europa 7 le vittime di Mohammed Merah a Tolosa e Montauban. Tre di loro erano bambini ebrei Nigeria Strage al mercato L avvertimento di Boko Haram al neopresidente La bomba era nascosta sotto il bancone di un macellaio, al mercato della carne con il più grande mattatoio di Maiduguri, in Nigeria. È esplosa ieri all una del pomeriggio seminando panico e morte tra venditori e visitatori che affollavano le bancarelle: in 50 sono rimasti a terra esanimi secondo quanto riferito all agenzia Reuters da testimoni e fonti mediche. Stessa città e stesso mercato colpiti nel fine settimana, insieme alla moschea: terrore e trenta persone uccise, il tragico bilancio. Tutti attacchi non rivendicati ma sui responsabili ci sono pochi dubbi: è tornato l incubo Boko Haram, il gruppo islamista che nel suo tentativo di instaurare il Califfato nel Nordest della Nigeria ha fatto quindicimila morti e almeno un milione e mezzo di sfollati in pochi anni. Non è casuale che questa nuova ondata di violenza nella capitale del Borno lo Stato nigeriano più segnato dagli attentati dei terroristi sia iniziata poche ore dopo il giuramento del nuovo presidente Muhammadu Buhari che durante la cerimonia ad Abuja venerdì scorso ha promesso di trasferire il quartier generale dell esercito dalla capitale Abuja proprio a Maiduguri, per rendere più efficace la lotta contro il gruppo fondamentalista che da qui si è diffuso nel Nordest del Paese. Nel suo discorso Buhari, musulmano del Nord, ha chiamato gli integralisti islamici «atei, senza Dio» e «irragionevoli». Che la nuova ondata di violenza sia una risposta all iniziativa del neopresidente lo dimostra anche il video diffuso sempre ieri dagli stessi miliziani. Nel filmato si vedono soldati feriti e inermi finiti uno a uno con un colpo d arma da fuoco alla testa, macabro rituale che ricorda le agghiaccianti procedure dell Isis. I miliziani mostrano anche quelli che definiscono resti di un aereo da combattimento nigeriano che sostengono di aver abbattuto. Non compare invece Abubakar Shekau. Il sanguinario leader solitamente protagonista delle registrazioni messe in Rete dal gruppo non è riuscito a mantenere la promessa fatta in un video prima del voto: «Impediremo queste elezioni» aveva giurato. A parlare questa volta è stato invece un uomo armato, con il volto coperto da una sciarpa: dice che i Boko Haram mantengono il loro controllo ancora su numerose città del Nordest e che nella foresta di Sambisa vi sono ancora migliaia di combattenti. Il gruppo islamista ha voluto dare una dimostrazione di forza dopo aver perso i territori guadagnati nel 2014 grazie alla controffensiva lanciata quest anno e ai recenti successi militari dei soldati di Ciad e Niger, più che nigeriani. Forti esplosioni e ripetuti colpi d arma da fuoco avevano turbato la notte di Maiduguri prima dell attentato di ieri. E gli abitanti si sentono di nuovo sotto assedio. Alessandra Muglia

19 Corriere della Sera Mercoledì 3 Giugno 2015 ESTERI 19 Quei colpi contro la lamiera Salvati da sub e bolle d aria nel naufragio sullo Yangzi Battello si rovescia, 400 dispersi in Cina. Anche il premier sul posto DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO Doveva essere il premio dopo una vita di lavoro: una crociera per pensionati, 11 giorni di navigazione sullo Yangzi. Lunedì sera la crociera sul grande fiume cinese è diventata un incubo che ha inghiottito più di 400 persone: la nave «Stella dell Est» stava attraversando una zona che da settimane è battuta da piogge torrenziali quando ha cominciato a imbarcare acqua e a oscillare, prigioniera dei venti. A bordo c erano 458 passeggeri: 406 turisti tra i 50 e gli 80 anni, 5 accompagnatori di un agenzia di viaggio e 47 membri dell equipaggio. Erano le 9.28 di sera e la «Stella dell Est» si è rovesciata ed è affondata nel giro di due minuti. Non c è stato nemmeno il tempo per lanciare un allarme e per ore nessuno a terra ha saputo del disastro. I primi ad accorgersi della tragedia sono stati i marinai di una chiatta, che poco prima di mezzanotte hanno raccolto due naufraghi trascinati dalla corrente. Solo allora è stato avvertito il soccorso fluviale. Dalla città di Wuhan nella provincia centrale dello Hubei In ascolto I soccorritori in ascolto sulla chiglia della nave per identificare eventuali sopravvissuti sono stati mobilitati più di mille agenti e un centinaio di sommozzatori, elicotteri. Ma ieri notte, dopo una giornata di ricerche, si contavano solo una quindicina di superstiti ed erano stati recuperati cinque cadaveri. Della «Stella dell Est», una nave lunga 76 metri e larga 11, con quattro ponti sovrapposti, emergeva solo la chiglia. I soccorritori ci sono saliti in tarda mattinata, più di dodici ore dopo l incidente. E all improvviso hanno sentito dei rumori dall interno del relitto capovolto; tutto intorno sul fiume si è fatto silenzio, mentre alcuni agenti si sono inginocchiati cercando di cogliere altri segnali; hanno battuto con i martelli e hanno ricevuto colpi di risposta, hanno sentito delle grida disperate d aiuto. «Sono almeno tre le voci dall interno», ha detto un soccorritore. C è stata molta incertezza, confusione. Poi la tv di Stato ha dato la notizia del salvataggio di tre persone: una signora anziana e due giovani. I subacquei li hanno individuati immergendosi e risalendo all interno dello scafo e li hanno trovati tra i rottami, in un compartimento dov era rimasta una bolla d aria. La speranza che altri sopravvissuti si trovassero nel relitto ha fatto raddoppiare gli sforzi ai quali si sono uniti centinaia di pescatori con le loro barche, che hanno sfidato una giornata orribile, durante la quale sono caduti 150 millimetri di pioggia La mappa INDIA km Provincia dello Hubei Fiume Yangzi 500 BIRMANIA MONGOLIA RUSSIA CINA Pechino Jianli Luogo del naufragio Passeggeri A bordo c erano soprattutto pensionati: 406 turisti tra i 50 e gli 80 anni in crociera e c era tanta nebbia da non riuscire a vedere oltre una decina di metri. Ma quando è calata la notte l elenco dei vivi era fermo a 15. Tra i pochi superstiti il capitano del battello e il motorista di bordo. Hanno raccontato di essersi trovati all improvviso in mezzo a un ciclone che non ha lasciato tempo per alcuna manovra. Il ciclone, o qualcosa di molto simile, è stato confermato dal servizio meteo, ma i due marinai sono stati fermati dalla polizia. L emozione per la fine della crociera dei pensionati in Cina è stata tanto forte che per coordinare l operazione si è mosso da Pechino il primo ministro Li Keqiang: la tv statale lo ha mostrato chino sulle mappe e mentre scrutava l orizzonte con il binocolo. Guido Santevecchi Sulla chiglia I soccorritori in piedi sulla chiglia della nave rovesciata aiutano una sopravvissuta recuperata dai sommozzatori all interno, salva grazie a una bolla d aria Shanghai d Arco La vicenda La nave naufragata lungo il fiume Yangzi, nella Cina centrale, si chiama «Stella dell Est» A bordo aveva 458 persone tra ospiti, quasi tutti pensionati, e membri dell equipaggio La nave si è imbattuta in una zona sferzata da venti e piogge torrenziali: in due minuti si è capovolta Mar Nero Top Gun russi sfiorano nave Usa «Via di qui» In un nuovo duro scambio di «avvertimenti» militari tra Stati Uniti e Russia, due caccia bombardieri Sukhoi Su-24 sono sfrecciati accanto ad una nave da guerra americana che incrocia nelle acque del Mar Nero, il cacciatorpediniere Ross. L unità della US Navy agiva in maniera «provocatoria e aggressiva», hanno affermato i media russi, ma il Pentagono non si è mostrato affatto turbato, anzi, ha minimizzato l episodio, affermando che la nave svolge una missione di «routine» e non si è mai sentita minacciata dall incontro ravvicinato con i Top Gun russi. «I caccia Su-24 da attacco hanno dimostrato all equipaggio americano la (nostra) prontezza a prevenire duramente ogni violazione delle frontiere e a difendere gli interessi del Paese», ha scritto l agenzia russa Ria Novosti riferendo l episodio. La nave americana, secondo la fonte, si stava avvicinando troppo alle acque territoriali russe. Aeroporti negli Stati Uniti Indagine segreta: sicurezza beffata nel 95% degli scali Sicurezza-colabrodo in decine di aeroporti internazionali degli Stati Uniti: secondo un indagine segreta dell Amministrazione per la sicurezza dei trasporti Usa (la Tsa) e rivelata dalla Abc News, agenti in borghese sono riusciti a far passare ai controlli finti esplosivi e armi nel 95% dei casi. I test sono stati realizzati dai membri della Squadra Rossa (Red Team) della Homeland Security, che nei panni di comuni passeggeri hanno messo alla prova le misure di sicurezza e antiterrorismo degli scali. Secondo il rapporto, su 70 test eseguiti gli agenti sono riusciti a beffare i controlli. In particolare, in un caso un agente in borghese è stato fermato dopo l allarme segnalato da un magnetometro, ma il personale della sicurezza non si è accorto durante la perquisizione che l uomo aveva un finto ordigno attaccato alla schiena.

20 20 Mercoledì 3 Giugno 2015 Corriere della Sera

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