LE FILOSOFIE ELLENISTICHE

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1 LE FILOSOFIE ELLENISTICHE (323-31a.C.) Il contesto storico La Guerra del Peloponneso ( a.c.) determinò la crisi definitiva del sistema delle poleis Conquista della Grecia da parte di Filippo il Macedone (Battaglia di Cheronea, 338 a.c.) Regno di Alessandro Magno ( a.c.) Conquiste di Alessandro: l Asia Minore, il Vicino Oriente (Fenicia), l Oriente (Persia fino al fiume Indo), l Egitto (fondazione di Alessandria) 1

2 La massima espansione dell impero di Alessandro Il contesto storico Dopo un ventennio di lotte sanguinose, l impero alessandrino venne diviso in quattro regni tra i suoi più importanti diadochi: l Egitto sotto i Lagidi o Tolomei (Tolomeo Lago) la Siria sotto i Seleucidi (Seleuco Nicator) la Macedonia e la Grecia sotto gli Antigonidi Pergamo sotto gli Attalidi Tutti questi regni finiranno col cadere in epoche diverse sotto il dominio di Roma (ultimo l Egitto nel 31a.C.). 2

3 I Regni ellenistici Il termine I successori di Alessandro continuarono la sua politica di integrazione tra mondo greco e orientale Sino alla metà del XIX secolo si riteneva che la cultura ellenica fosse finita con la battaglia di Cheronea del 338 a.c. Fu merito dello storico tedesco J. Gustave Droysen aver colto la continuità tra mondo ellenico e mondo che egli chiamò ellenistico Il termine deriva dal verbo ejllenivzein che inizialmente indicava la capacità di esprimersi in greco corretto; successivamente passò a indicare coloro che si era pienamente adeguati alla cultura greca, cioè ellenizzati 3

4 Alessandria d Egitto Se Atene era stato il fulcro culturale e artistico dell epoca classica, in epoca ellenistica lo stesso ruolo venne svolto da Alessandria d Egitto (Atene rimase però ancora la capitale della filosofia e del teatro). Costruita da Alessandro, divenne capitale dell Egitto sotto Tolomeo I. La pianta della città venne realizzata seguendo un progetto dell architetto Ippodamo di Mileto (V sec. a.c.) secondo cui le abitazioni dovevano essere costruite lungo i due principali assi viari intersecati ad angolo retto e lungo una serie di strade minori parallele tra loro che partivano dai due viali. Alessandria d Egitto 4

5 I simboli culturali di Alessandria Simbolo della nuova cultura eilenistica furono la Biblioteca e il Museo. La Biblioteca fu il più grande e ricco istituto culturale del mondo antico, nato allo scopo di riunire tutto il materiale bibliografico reperibile; si ritiene che al tempo di Tolomeo II Filadelfo i rotoli fossero già , per poi raggiungere i Per ordinare un così gran numero di testi, i bibliotecari trasformarono il materiale a loro disposizione in una collezione di volumi con titolo e autore. La biblioteca di Alessandria segnò la nascita del libro così come lo concepiamo ancora oggi. Per favorire lo studio dei molti scienziati giunti in città, venne creato attorno alla biblioteca anche il Museo ( tempio delle Muse e quindi del sapere), che comprendeva un osservatorio astronomico, un giardino zoologico, un orto botanico e diverse sale anatomiche, ove si praticava anche la vivisezione di animali, cadaveri e criminali. 5

6 Conseguenze culturali Da cittadini a sudditi: venne meno la possibilità di partecipare alla vita politica e le nuove filosofie non mirarono più a formare il buon cittadino al servizio della polis ma a fornire all individuo una guida per la sua vita (individualismo; ripiegamento nel privato). Da uditori a lettori: dalla trasmissione orale si passò alla scrittura con una netta scissione tra la cultura della classe dirigente e quella delle classi subalterne. Il divorzio tra filosofia e scienza: stipendiati dal sovrano, gli studiosi poterono dedicarsi ciascuno ai propri ambiti e persero interesse per una visione globale. Fiorirono così matematica, astronomia, geografia, medicina. Il divorzio tra scienza e tecnica: permase il pregiudizio aristotelico per cui la vera scienza è solo quella teoretica. Venne meno la differenza tra Greci e barbari. Conseguenze sulla filosofia Per Platone e Aristotele il fine della filosofia era la conoscenza (fine teoretico); per Platone la conoscenza assumeva poi anche una dimensione politica Il cittadino, ora divenuto suddito, perse interesse per la riflessione sui temi della politica, della giustizia, della democrazia; non poté più seguire le tradizioni civiche e venne meno la fiducia nella possibilità di giungere attraverso l indagine razionale, in tempi ragionevoli, ad una verità valida per tutti. Al centro non vi fu più la vita collettiva, ma quella individuale. Sono i problemi dell'esistenza (la morte, il dolore, la felicità) a interessare maggiormente la filosofia, la cui riflessione, spostandosi dalla società all'individuo, introdusse fra i due termini una frattura sconosciuta alla generazione di Platone. Il fine della filosofia divenne non più teoretico ma pratico: non la ricerca della verità ma una guida per la vita dell individuo, per ottenere la salvezza o almeno rispondere ad un bisogno di sicurezza (etica). 6

7 Caratteri generali delle filosofie ellenistiche Finite l epoca degli antichi saggi che esprimevano il potere del filosofo nella società e quella dei liberi cittadini che nel dibattito democratico all interno della città trovavano l ambito ideale per la libera discussione e circolazione delle proprie idee, lo sganciamento del filosofo dalla vita pubblica - già teorizzato da Aristotele divenne la sua normale e naturale condizione. La filosofia si istituzionalizzò nella scuola, con sue norme e con suoi codici di comportamento, all interno della società civile ma ben distinta e separata da questa. L adesione alla scuola (setta) si presentò come una conversione. Dogmatismo: tutti gli aderenti condividevano un insieme di opinioni, di insegnamenti fondamentali (dovgma = opinione, dottrina filosofica). La validità di una filosofia consisteva non tanto nella coerenza teoretica quanto in quella morale (dottrina = vita). Come già con Socrate, acquistò grande importanza la figura del fondatore della scuola (non solo per la sua dottrina ma per la sua personalità). Iprotagonisti Tre furono le scuole filosofiche nuove, fondate sul finire del IV secolo, e perciò dette post-aristoteliche: lo stoicismo l epicureismo lo scetticismo Esse convissero con l Accademiae il Liceo, che continuarono, sia pure con caratteristiche che non erano più le stesse del periodo della loro fondazione, la loro attività. Un tratto comune delle nuove scuole fu il loro rifiuto dell aristotelismo ed il richiamarsi a motivi e tesi delle filosofie presocratiche. 7

8 I due concetti cardine delle nuove filosofie Tutte le scuole filosofiche dell età ellenistica furono caratterizzate dall accento che ponevano sulla felicità del singolo, che doveva e poteva essere raggiunta mediante l acquisizione di due concetti cardine che divennero dei veri e propri dogmi: l uomo deve astenersi dalla vita politica l idea di necessità viene trasportata nel campo della società umana. L astensione dalla vita politica La vita politica era divenuta ormai campo esclusivo dell attività del monarca e dei suoi funzionari. L uomo doveva pertanto rinunciarvi per riuscire a riconquistarsi uno spazio assolutamente privato ed indipendente dalla vita pubblica. Solo entro i confini di questo spazio avrebbe potuto realizzare se stesso e raggiungere così uno stato di tranquillità e di libertà interiore. 8

9 La necessità L idea di necessità, che era stata una categoria di interpretazione scientifica della realtà naturale, viene trasportata nel campo della società umana. Una volta assimilato l ordine sociale all ordine naturale, diviene inutile e superfluo, anzi dannoso, impiantare ricerche e discussioni sulle istituzioni della società umana, che sono dotate di quella stessa necessità propria dell ordine sociale. All uomo non resta che adeguarsi a questa legge universale, a questo lovgoı che governa la realtà naturale come quella politica, perché solo in questo suo adeguamento egli potrà trovare le condizioni di una sua vita ordinata e tranquilla se non felice. Un ultimo sguardo d insieme Se comune a tutte le scuole è l idea che la filosofia serva adaffrontare i problemi dell esistenza individuale(felicità, morte, dolore), comune è anche l obiettivofinale: l ajtaraxiva (imperturbabilità, privazione di ogni turbamento). Lavia scetticapassa attraverso il riconoscimento dell impossibilitàdi qualsiasi etica sistematica e la proposta dell ejpochv (sospensione del giudizio). Le scuolestoica ed epicureatentano invece di elaborare una teoria dogmatica dell eticaattraverso la logica e la scienza. Un punto comune a entrambe è la critica alla società, accusata di sviare l individuo dai veri valori naturali a cui, invece, si deve tornare. Gli epicurei pongono in primo piano la ricerca del piacere mentre gli stoiciil senso del dovere, espressione nell individuo della razionalità universale. Attenzione però: anche il piacere epicureodeve essere legittimato da un calcolo razionale e le passioni vanno, se non estirpate dall animo umano come vorrebbero gli stoici, almeno poste sotto il controllo della ragione. 9

10 Attenzione all esistenza individuale L etica ripristina i valori naturali guastati dalla società L esistenza non ha scopo: nessuna etica è possibile Stoicismo: Principio del dovere Epicureismo: Principio del piacere Scetticismo: Sospensione di ogni giudizio Estirpazioni delle passioni Calcolo razionale dei desideri Imperturbabilità e autodeterminazione Lo stoicismo o filosofia del Portico (Stoav Poikivlh) 3 Fasi: antico (IV-III sec.a.c.); medio (I sec. a.c.); tardo (I-II sec. d.c.) Zenone di Cizio ( ), il fondatore Cleante ( ), autore dell Inno a Zeus Crisippo ( ), il sistematizzatore 10

11 La tripartizione della filosofia I filosofi stoici dividono la filosofia in tre parti: logica (condizioni del sapere), fisica (concezione del mondo), etica, utilizzando diverse immagini per rappresentarle: il frutteto, il cui muro di cinta è la logica, gli alberi sono la fisica e i frutti, gli oggetti più importanti, l etica il corpo umano, di cui le ossa e i nervi costituiscono la logica, la carne è la fisica e l anima l etica l uovo, il cui guscio è la logica, il tuorlo la fisica e l albume l etica. Evidentemente l etica è il centro della riflessione filosofica stoica. La fisica stoica Esiste un ordine immutabile e perfetto che governa il mondo sorretto da due principi materiali e inseparabili: attivo (Dio), che è fuoco, uno pnevuma caldo e vitale che contiene le ragioni seminali, e passivo (materia). La vita del mondo è eternamente ciclica, retta dalla provnoia, destino che è altresì provvidenza, che la conduce al suo fine perfetto. Dio è dunque natura intrinseca delle cose (panteismo) e il mondo non può che essere perfetto (questo è il migliore dei mondi possibili). Il male esiste ma è necessario per l esistenza del bene (teoria dei contrari). 11

12 9/9/2014 L antropologia stoica L uomo ha un anima corporea quadripartita (ragione, sensibilità, principio spermatico, linguaggio). L uomo è libero ma la libertà consiste nell essere causa di sé, cioè nella volontaria adesione all ordine naturale del mondo (amor fati): Conducetemi, o Giove, e tu destino ovunque da voi sono destinato e vi servirò senza esitazione: giacché anche se non lo volessi vi dovrei seguire ugualmente da stolto. (Cleante, Inno a Zeus) Vedi il cane legato al carro Ducunt volentem fata, nolentem trahunt (Seneca, Epistole a Lucilio 107, 11, 5, che a sua volta riprende Cleante) L etica stoica Fine dell uomo è la felicità che si raggiunge con l oijkeviosiı ( adattamento ), che corrisponde a vivere secondo natura, cioè secondo l ordine razionale del mondo. A ciò ci spingono le forze infallibili dell istinto e della ragione. L azione umana conforme all ordine razionale del tutto è il dovere. Esso non coincide automaticamente col bene. Il bene emerge quando la scelta consigliata dal dovere viene ripetuta e consolidata, diventa un habitus: allora si trasforma in virtù, che è l unico bene. Se la virtù è l unico bene il vizio è l unico male. Il resto sono ajdiavfora, cose indifferenti, di cui alcune possono essere degne di essere scelte (valori) o devono essere rifiutate (disvalori). 12

13 L etica stoica La prima cosa che il saggio deve fare è eliminare le passioni (brama dei beni futuri, letizia dei beni presenti, timore dei mali futuri, afflizione dei mali presenti), errori della ragione e malattie dell anima. Non ha senso moderarle: bisogna estirparle, distruggerle, sradicarle. Il saggio deve muoversi nel mondo senza sumpav vθεια, con distacco, in attesa del distacco finale, quindi praticare l ἀpάθεια (assenza di passione) e l ἀταραξία (imperturbabilità di fronte agli eventi). Nel mondo di oggi, in cui si sottolinea il valore positivo delle emozioni e dei sentimenti, questa può apparire una visione disumana, ma ha condizionato la cultura per molti secoli. Alcune conseguenze Se esiste una legge naturale, espressione della legge divina, su di essa deve fondarsi la legge della comunità umana, superiore alle leggi dei popoli. Se unica è la legge, unica è la comunità = cosmopolitismo e rifiuto della schiavitù: nessun uomo è per natura schiavo, vera schiavitù è quella dell uomo schiavo delle sue passioni. Suicidio: è ammesso come via d uscita per salvare la propria dignità (moltissimi filosofi stoici lo praticheranno). 13

14 Epicuro ( a.c.) Nacque a Samo nel 341, dove quattordicenne si formò alla filosofia. Giunto diciottenne in Atene, fu inizialmente seguace di Democrito; si spostò poi a Colofone, Mitilene, Lampsaco. Nel 307 fondò ad Atene la sua scuola nel proprio giardino (per questo gli Epicurei sono detti filosofi del giardino). Scrisse circa 300 opere, ma ci sono giunte solo tre lettere ad Erodoto, Pitocle e Meneceo ed alcuni frammenti. Morì nel 271 a.c. Filosofia come quadrifarmaco La filosofia è terapia del male e dei turbamenti, guarisce dalla paura e regola la vita. Essa è la strada che porta alla felicità perché: 1) libera l uomo dalla paura degli dèi; 2) libera l uomo dalla paura della morte; 3) dimostra la brevità e provvisorietà del dolore; 4) dimostra la facile raggiungibilità della felicità, che consiste nel piacere. 14

15 L uomo non deve avere paura degli dei Essi infatti non si preoccupano né del mondo né tantomeno dell uomo. Ogni preoccupazione sarebbe infatti contraria alla loro beatitudine giacché sarebbe una sorta di obbligo nei nostri confronti, invece essi sono senza obblighi e beati. Ulteriore prova della loro indifferenza è la presenza del male nel mondo: La divinità o vuol togliere i mali o non può, oppure può e non vuole o anche non vuole né può o infine vuole e può. Se vuole e non può, è impotente; se può e non vuole, è invidiosa; se non vuole e non può, è invidiosa e impotente; se vuole e può, donde viene l'esistenza dei mali e perché non li toglie? (fram. 374). Perciò il saggio, liberato dalle superstizioni, può vivere con pienezza la sua vita terrena e attingere così la felicità. Gli dei vivono negli intermundia, ossia negli spazi che separano un mondo dall altro. Dire che gli dei non si curano delle vicende umane non vuol dire che siano irrilevanti. Essi sono un modello da imitare per l uomo (come Epicuro era per i suoi seguaci): gli dei vivono la migliore delle vite e l uomo imitandoli può condurre una vita uguale alla loro. L uomo non deve temere la morte Il male, dunque, che più ci spaventa, la morte, non é nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c è lei, e quando c è lei non ci siamo più noi. (Lettera a Meneceo) La paura della morte è esorcizzata dalla considerazione che essa non è un esperienza possibile, perché quando c è la morte non c è più l individuo. Essendo la fisica epicurea rigidamente materialistica, per Epicuro anche l anima è materiale, quindi composta da atomi: nel momento della morte, quando gli atomi si separano, ogni sensazione cessa, e noi non percepiamo più né dolore né piacere. La morte è quindi semplice assenza di sensazioni, ed è dunque sciocco averne paura. 15

16 Il dolore è breve e provvisorio Se il male fisico è lieve, il dolore è sopportabile, e non è mai tale da offuscare la gioia dell animo; se è acuto, passa presto; se è acutissimo, conduce presto alla morte, la quale non è che assoluta insensibilità. I mali dell anima sono prodotti dalle opinioni fallaci e dagli errori della mente, contro i quali c è la filosofia e la saggezza. La felicità è facilmente raggiungibile e consiste nel piacere La felicità è raggiungibile da tutti, purché se ne abbia la giusta concezione: essa infatti coincide con il piacere (ἡδονhv). Il criterio di distinzione di Epicuro è quello della stabilità: il piacere da ricercare non deve essere quello cinematico (in movimento, che tende a soddisfare sempre nuovi desideri) ma quello catastematico (stabile e costante, una condizione di serenità, equilibrio, armonia con se stessi e con l ambiente). Il piacere catastematico è definibile come negativo, come assenza: assenza di sofferenza fisica (ajponiva) assenza di turbamenti dell anima, imperturbabilità (ajtaraxiva) assenza di desideri inutili. 16

17 La teoria dei bisogni Per individuare quali desideri siano inutili Epicuro elabora una distinzione tra: 1. Bisogni naturali e necessari, come avere di che nutrirsi e di che coprirsi quando si ha freddo, la cui mancata soddisfazione avrebbe gravi conseguenze anche sull animo umano. 2. Bisogni naturali e non necessari, come vestirsi bene e mangiare in modo raffinato, che possono essere soddisfatti finché non diventano troppo impegnativi e solo quando il calcolo razionale garantisce un saldo positivo fra vantaggi e svantaggi. 3. Bisogni non naturali e non necessari, da respingere sempre perché la ricerca della loro soddisfazione sarebbe causa di turbamento, come nel caso di chi ambisce alla bellezza del corpo, alla ricchezza o al potere. Lavqrh/ biovsaı Per evitare i bisogni non naturali e non necessari bisogna rifiutare anche le passioni: chi ne è dominato perde ogni autonomia intellettuale, non ragiona più e si lascia andare a forti oscillazioni d umore, a momenti di grande esaltazione alternati ad altri di grande disperazione: l amore, ad esempio, è certamente positivo ma deve rimanere sempre sotto il vigile controllo della ragione, senza tramutarsi in un sentimento travolgente. Epicuro rifiuta le dimensioni pubblica e politica. Esalta invece l amicizia poiché è il sentimento che lega gli stessi dei che come visto non debbono essere temuti ma ammirati. Il motto di Epicuro è lavqrh/ biovsaı, vivi nascosto. 17

18 Lo scetticismo Il termine scetticismo deriva da skevpsiı che significa ricerca. La filosofia scettica esalta infatti un atteggiamento di ricerca, cioè di continuo approfondimento dei caratteri della realtà, a partire dalla consapevolezza che una verità definitiva non è mai raggiungibile. Proprio questo rende possibile e feconda una continua ricerca. D altro canto, come dirà Agostino, una ricerca senza un obiettivo da raggiungere ha poco senso e questa resterà una delle più efficaci obiezioni allo scetticismo sotto il profilo gnoseologico. Lo scetticismo Lo scetticismo non fu mai una scuola, ma l indirizzo assunto da almeno 3 distinte scuole: la scuola di Pirrone di Elide ( a.c. c/a); la media e la nuova Accademia (Arcesilao; Carneade ); gli scettici posteriori (Agrippa, Enesidemo, Sesto Empirico ). Pirrone di Elide, considerato il primo autore scettico 18

19 Matrici filosofiche dello scetticismo Anche se la critica contemporanea ha sottolineato i rapporti tra Pirrone e i gimnosofisti indiani, l idea che la verità sia irraggiungibile è di chiara derivazione sofistica e ha anche a che fare con il sapere di non sapere socratico. A ciò si aggiunga uno sguardo complessivo sulla diversità e inconciliabilità tra le dottrine di coloro che sono stati considerati sapienti (i filosofi del passato). La conclusione non può essere che il dubbio sulle presunte verità del sapere tradizionale e comune, ma anche su quello filosofico. Gli scettici hanno portato alle estreme conseguenze tale dubbio, affidandogli uno specifico compito etico. L ejpochv Se ogni teoria sulla verità dei fenomeni non è che dogma, e quindi tutte le opinioni da questo punto di vista si equivalgono, l unico atteggiamento saggio è quello dell ejpochv, della sospensione del giudizio, che non è fine ma stimolo alla ricerca. Non definire nulla, avere coscienza che ad ogni argomentazione si oppone un altra argomentazione, significa adottare contro la logica dell «è» la logica del «non più»: ogni cosa ed ogni concetto esistono non più di altri, ed anzi una singola cosa ed un singolo concetto «non più esistono che non esistano»: Pertanto questa locuzione, come dice Timone, intende significare «il non definire nulla e il non ammettere opinione alcuna». Anche l espressione «ad ogni argomentazione si oppone un argomentazione» contiene implicitamente la sospensione del giudizio [ejpochv]: infatti alla discordanza delle cose reali ed all equipollenza delle argomentazioni consegue l ignoranza della verità. (Diog. Laer. IX,76) 19

20 Conseguenze dell ejpochvv L ejpochv sta ad indicare la perdita di ogni criterio valido per il raggiungimento della verità, e quindi di ogni sistema di riferimento valido in sé. Dalla perdita di tale criterio gli scettici fanno discendere: l ajdoxiva ovvero l astenersi da ogni opinione l ajfasiva, cioè il silenzio, il rinunciare a dire qualsiasi cosa sul mondo ma soprattutto la conquista di quella ajtaraxiva, cioè imperturbabilità e tranquillità di fronte al mondo delle cose, che abbiamo già visto in Epicuro. La conquista dei Romani La conquista da parte dei Romani non rappresentò una novità traumatica. Le scuole filosofiche continuarono a prosperare e giocarono un ruolo di primo piano favorendo l incontro fra le due culture. I conquistatori finirono a loro volta con l essere conquistati dalla filosofia greca, adatta a sostenere il ruolo globale verso cui si avviava la Repubblica romana. I filosofi romani nulla aggiunsero alle filosofie cui aderirono. 20

21 I protagonisti della filosofia romana Cicerone ( a.c.), eclettico Lucrezio (94-50 a.c.), epicureo Seneca (4 a.c.-65 d.c.), stoico Marco Aurelio ( d.c), stoico Epitteto ( d.c. c/a), stoico Marco Aurelio ( d.c) Vivi con gli dei. Perché infatti vive con gli dei chi costantemente mostra loro di essere intimamente soddisfatto di ciò che gli hanno assegnato. Quanto tempo risparmia chi non sta a guardare quello che dice o fa o pensa il suo vicino. 21

22 Seneca (4 a.c.- 65 d.c.) Che significa cavaliere, liberto, schiavo? Sono parole nate dall ingiustizia. Da ogni angolo della terra è lecito slanciarsi verso il cielo. Vivi ogni giorno della tua vita come se fosse l ultimo. Non é vero che abbiamo poco tempo: la verità é che molto ne perdiamo. Epitteto ( d.c. c/a) Non sono le cose in se stesse a preoccupare, ma le opinioni che ci facciamo di esse. Non devi adoperarti perché gli avvenimenti seguano il tuo desiderio, ma desiderarli così come avvengono, e la tua vita scorrerà serena. 22

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