L EUROPA E LA SFIDA DEI FLUSSI MIGRATORI

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1 L EUROPA E LA SFIDA DEI FLUSSI MIGRATORI Presidente Fondazione Economia Università di Roma Tor Vergata Docente Scuola Nazionale Amministrazione 21 ottobre 2016 Collegio europeo di Parma

2 I SENTIMENTS SULL IMMIGRAZIONE Il tema dell immigrazione è talmente complesso da richiedere un analisi di tutti i suoi aspetti a partire dalle questioni di sicurezza, a quelle umanitarie, sociali, religiose oltre che a quelle economiche. I sentiments contro l emigrazione sono spesso disgiunti dall analisi dei suoi costi e dei suoi benefici e si legano a una percezione in negativo dei fattori di rischio nonché ai cambiamenti temuti del contesto sociale e culturale, oltre che economico che vi sono connessi. Siamo di fronte a fatti ed atteggiamenti che tendono a mettere in moto in EU fattori di disgregazione e, allo stesso tempo, a mettere in discussione valori essenziali della nostra cultura a partire da quelli della libertà a quelli dell accoglienza.

3 . E I LORO RIFLESSI La questione degli immigrati influenza la politica economica con il riconoscimento dei costi di accoglienza come ragione di flessibilità dei parametri EU sul deficit. Le drammatiche vicende di terrorismo d hanno determinato spese di guerra che i Governi (in particolare la Francia )chiedono non non vengano considerate dalla EU agli effetti del deficit. Basta pensare che tra le motivazioni di Brexit il problema dell immigrazione ha giocato un ruolo importante per il leave, contro il remain legato ai vantaggi del mercato unico.

4 CARATTERI DELL IMMIGRAZIONE EU Nel valutare l immigrazione e gli atteggiamenti dei Governi Eu occorre tener presente che la sua composizione per aree di provenienza, cultura e religione è molto differenziato. In Francia sono circa 5 milioni gli immigrati dai paesi Maghrebini. In Italia i rumeni sono più di 1 milione. La maggior percentuale di mussulmani è in Francia, 7.5%. È assai differente anche il numero di immigrati con cittadinanza acquisita. Oltre ai rifugiati e all immigrazione in senso stretto, esiste poi la c. d. migrazione circolare. Circa il 25% della popolazione dell Albania in età da lavoro ha un esperienza di migrazione circolare soprattutto verso Grecia e Italia, con lavori stagionali. La migrazione circolare rappresenta circa l 80% del totale dell emigrazione dall Albania (Zimmermann) ed è fatta principalmente da uomini con la sola istruzione primaria provenienti da zone rurali. Olanda e Danimarca sono i paesi europei con la maggiore % di immigrazione circolare, oltre il 20%. Va peraltro detto che si tratta largamente di immigrazione da altri paesi europei.

5 LA QUESTIONE DEI RIFUGIATI Nel 2014 sono arrivati in Italia via mare migranti e altrettanti nel Nel 2016, fino ad oggi Il 92% sono giovani ed uomini. Hanno fatto richiesto di asilo circa la metà. La percentuale dei dinieghi è circa il 60%. La percentuale di permessi umanitari è il 20%, quelli di protezione sussidiaria è il 12% Status di rifugiato il 6%. Il Piano operativo nazionale del 2014 prevede assistenza attraverso la rete SPRAR (Prot. rich. asilo), fino alla decisione sull istanza. Il 70 % circa dei migranti è però ospitata nei CAS (accogl. straord.), finanziati dal Fondo per asilo con una spesa di 3.3 miliardi di cui il 50% è per le strutture di accoglienza. La EU per il 2015 ha contribuito con 120 milioni di euro.

6 RICHIESTE DI ASILO Fonte: UNHCR, OECD, Credit Suisse

7 RICHIESTE DI ASILO IN ITALIA variazione % rifugiati/richiedenti Fonte: Elaborazione dati UNHCR L Italia nei primi otto mesi dell anno è stata investita dall arrivo via mare di migranti, contro i soli della Spagna; peggio è andata però alla Grecia, con arrivi (dati OIM) 3. L UNHCR informa che dal 2013 al 2014 le richieste d asilo in Europa sono aumentate del 25% e che l Italia è il quarto maggiore destinatario delle stesse: in questo momento i richiedenti asilo sono e i rifugiati che l hanno ottenuto Il complesso di rifugiati e richiedenti asilo in Italia, ha avuto un impennata tra 2013 e 2014, quando è aumentato del 55%. Dal 2008 a oggi, l incremento è stato da a , con quest ultimo dato aggiornato ad agosto e dunque passibile di ulteriore incremento (per ora ha già superato l omologo del 2014 in appena 8 mesi scarsi).

8 RICHIESTE D ASILO IN EU Fonte: Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Eurostat

9 RICHIESTE DI ASILO NELLA EU Fonte: Eurostat

10 RICHIESTE DI ASILO PER PAESE EU Fonte: Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Eurostat

11 STOCK DI IMMIGRATI IN EU Fonte: UN, Credit Suisse

12 RICHIEDENTI ASILO PER PAESE DI ORIGINE Fonte: Eurostat

13 MUSSULMANI IN EU Fonte: Pew Templeton Global Religious Futures Project Nota: All estimates for There were fewer than 10,000 Muslims in Slovakia, Hungary, Latvia, Lithuania, Poland, Esthonia. The Czech Republich and Malta. Cyprus not shown on the map.

14 IMMIGRATI E POPOLAZIONE EU:NON E UN INVASIONE Se si guarda al periodo , agli migranti del 2014 se ne contrappongono altrettanti del C è stato un ulteriore deciso aumento nel Si tratta però di numeri che si confrontano con i 500 milioni della popolazione EU e con una quota degli immigrati sul totale della popolazione dei paesi europei che è tra il 10 e il 12% (16% per Austria e Svezia, 5% Ungheria). È vera l obiezione che la densità della popolazione europea è assai maggiore di quella di paesi come USA o Australia che hanno avuto grandi ondate migratorie. Ma è anche vero che nelle proiezioni disponibili la popolazione EU è in declino per via della caduta del tasso di fertilità. La questione da affrontare è piuttosto quella dell integrazione ed inclusione degli immigrati, non facendo venir meno la fiducia sul corretto impiego delle risorse fiscali.

15 L IMPATTO DEGLI IMMIGRATI Occorre tener presente che: 1. EU ha 500 milioni di abitanti, con un trend decrescente della popolazione residente e che la percentuale degli immigrati sulla popolazione è tuttora modesta e in media è pari al 10-12% (Italia 9%, Austria and Sweden 16%, Hungary 5%); 2. La composizione per aree di provenienza, cultura e religione è molto differenziato. In Francia sono circa 5 milioni gli immigrati dai paesi Maghrebini. In Italia i rumeni sono più di 1 milione. La maggior percentuale di mussulmani è in Francia, 7.5%. È assai differente anche il numero di immigrati con cittadinanza acquisita 3. Oltre ai rifugiati e all immigrazione in senso stretto, esiste poi la c. d. migrazione circolare. Circa il 25% della popolazione dell Albania in età da lavoro ha un esperienza di migrazione circolare soprattutto verso Grecia e Italia, con lavori stagionali. 4. I sentiments contro l emigrazione sono spesso disgiunti dall analisi dei suoi costi e dei suoi benefici e si legano a una percezione in negativo dei fattori di rischio nonché ai cambiamenti temuti del contesto sociale e culturale, oltre che economico che vi sono connessi.

16 RIFUGIATI E IMMIGRATI La crisi migratoria attuale è dominata dal problema dei rifugiati che fuggono dalle guerre e dalle violenze. Viviamo in un mondo sempre più interdipendente e non è possibile immaginare che la risposta a vicende così vicine a noi sia quella della chiusura delle frontiere. Certo si tratta di vicende che mettono ancor più in evidenza, se ce ne fosse bisogno, la mancanza di una politica estera e della difesa europea. Ciò premesso è sufficiente guardare al fenomeno migratorio come conseguenza quasi esclusiva delle guerre che ci circondano o non dobbiamo chiederci se non sia in atto un fenomeno più ampio legato alle tendenze demografiche in atto? La distinzione tra rifugiati ed immigranti è piuttosto labile, se guardiamo alla migrazione per indigenza e povertà. Le stime dell Onu ci dicono, in quest ottica, che dobbiamo aspettarci che i flussi migratori continueranno.

17 DEMOGRAFIA E FLUSSI MIGRATORI Secondo UN (P. Gerland), c è un 80% di probabilità che la popolazione mondiale cresca di qui al 2100 dagli attuali 7.2 miliardi a 12.3, soprattutto a causa dell andamento della fertilità in Africa il cui ritmo di crescita continuerà ad essere elevato, diversamente da quanto ritenevano fino a poco tempo fa le stesse UN. L area asiatica vedrà soprattutto nella sua componente cinese una tendenza alla diminuzione, mentre le altre aree avranno una leggera decrescita o una sostanziale stabilità. La conclusione e che dobbiamo attenderci per un lungo periodo di tempo una forte spinta all emigrazione verso la EU (considerato il peso prevalente dell Africa) cui occorre dare risposta. La questione successiva è se dobbiamo aspettarci che in futuro, con lo sviluppo dei paesi più poveri, si riducano i flussi migratori. La risposta che nasce dall esame delle tendenze di lungo periodo è, CHE IN FUTURO I FLUSSI MIGRATORI CONTINUERANNO.

18 PROIEZIONI ONU SULLA POPOLAZIONE MONDIALE DIVISE PER CONTINENTE Fonte: Gerland P. et al., World population stabilization unlikely this century

19 EMIGRANTI SU POPOLAZIONE PER LIVELLO GDP PER CAPITA/PAESE Fonte: World Bank

20 FLUSSO DI EMIGRANTI PER GDP PROCAPITE/PAESE Fonte: World Bank

21 SVILUPPO E MIGRAZIONI: UNA PRIMA CONCLUSIONE Michael Clemens, in un paper che sintetizza 45 anni di ricerche su questo tema, sostiene, pur nei limiti di una mera correlazione statistica, che i paesi nel mondo con un reddito pro capite al di sotto di dollari (il livello, per intenderci, di Algeria e Albania), diventando più ricchi tendono a produrre più emigrazione. Ciò perché lo sviluppo: 1. Aumenta il numero di coloro che hanno le informazioni e le risorse per emigrare; 2. Accresce le ineguaglianze con aumento della propensione ad emigrare; 3. Modifica le strutture economiche che avevano mantenuto in precedenza immobile la società. La conseguenza è che anche se si trovasse una soluzione in tempi ragionevoli alla migrazione di guerra (ed è improbabile), i dati di Clemens ci dicono che sarà crescente e duratura la migrazione spinta dalla povertà. La decisione presa dalla Commissione Eu che segue quella del recente incontro di Malta di creare un Fondo di 1.8 miliardi a favore dei paesi d origine delle migrazioni, di per sé significativa ed opportuna come aiuto allo sviluppo, non deve far pensare che sia stato adottato uno strumento di freno del trend dell emigrazione. Dobbiamo esser preparati a sostenere un sostenuto flusso di emigrazione anche nell ipotesi da tutti auspicata della riduzione dei focolai rappresentati dalle guerre.

22 LE AZIONI IMMEDIATE PROPOSTE DALLA EU Fra le azioni immediate proposte dalla Commissione figurano: Il potenziamento delle capacità e dei mezzi delle operazioni congiunte di Frontex, Triton e Poseidon, con risorse finanziarie triplicate nel 2015 e È stato presentato un nuovo piano operativo di Triton (annunciato da Frontex il 26 maggio 2015 e firmato dal direttore esecutivo dell'agenzia), il quale prevede un'espansione dell'area operativa di Triton fino a 138 miglia nautiche a sud della Sicilia, anche grazie a dotazioni finanziarie aggiuntive di ulteriori 45 milioni di euro nel 2016; Il supporto a un operazione di politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) nel Mediterraneo volta a smantellare le reti di trafficanti; L'istituzione di un nuovo metodo basato sui punti di crisi ; Nell'Agenda europea sulla migrazione la Commissione ha previsto l'istituzione di un metodo basato sui cd. "punti di crisi" (hotspots), secondo il quale l'ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO), Frontex ed Europol devono lavorare sul terreno con gli Stati membri in prima linea per condurre con rapidità le operazioni di identificazione, registrazione e rilevamento delle impronte digitali dei migranti in arrivo; L'assegnazione di 30 milioni di euro ai programmi di sviluppo e protezione regionale, nell Africa settentrionale, nel Corno d Africa e nel Medio Oriente.

23 LE SCELTE EU. IL MIGRATION COMPACT Il Migration Compact approvato dalla Commissione Europea, sulla falsariga della proposta italiana, prevede di destinare 8 miliardi di euro di investimenti entro il 2020 per una serie di accordi bilaterali con i paesi dell Africa ritenuti prioritari (Niger, Nigeria, Libano, Mali, Etiopia, Giordania, Senegal, Tunisia e Libia) e 62 miliardi nel lungo periodo, partendo da 3.1 miliardi. L idea è quella di uno scambio tra investimenti EU e controllo dei flussi da parte dei paesi interessati ed una cooperazione nelle riammissioni dei migranti che non hanno diritto a soggiornare in EU. L accordo, è senza dubbio un passo in avanti in una strategia di medio periodo sui flussi migratori. Presenta, peraltro, aspetti problematici sia sul piano finanziario che su quello dei tempi e dell efficacia della risposta dei paesi interessati. In effetti a dispetto della volontà di questi ultimi il fenomeno migratorio è destinato a continuare sia per ragioni demografiche che per l evoluzione dei comportamenti individuali.

24 ACCORDI E DISACCORDI EUROPEI L accordo (di principio) sui Migration Pact non ha solo i limiti che nascono dai suoi caratteri di intervento rivolto al lungo periodo, ma lascia irrisolte le tante questioni in materia di immigrazione su cui non c è un accordo sostanziale. È il caso delle politiche delle quote-paese, che pur in presenza di una decisione formale non trovano concreta applicazione. Così come è il caso delle scelte autonome di paesi come Slovenia, Ungheria, Croazia e Serbia che hanno creato muri contro l immigrazione. Come Alto rappresentante della UE F. Mogherini ha proposto sanzioni per i paesi che non rispettano gli accordi. Rimane irrisolta la questione della gestione comune delle frontiere, nonché dell aumento delle risorse (che sono 143 milioni l anno contro i 32 milardi spesi dagli USA) da affidare a Frontex, in particolare per la frontiera del Mediterraneo. Non è stata ancora affrontata la revisione delle regole di Dublino, sebbene in agenda. Vanno peraltro ricordati due accordi recenti, quello molto controverso con la Turchia per l accoglienza di rifugiati Siriani a fronte di un contributo di 3 miliardi e quello sulla creazione di hot spot (5 in Italia) dove i rifugiati richiedenti asilo devono essere identificati,registrati e vivere temporaneamente.

25 IL PIANO EU PER INVESTIMENTI ESTERNI La commissione EU ha presentato nel settembre scorso un piano per favorire investimenti in paesi strategici come transito o soprattutto origine dei migranti. Si tratta di iniziativa diversa dai migration compact' (gli accordi ad hoc con singoli paesi con aiuti per le infrastrutture e la gestione dei migranti in cambio di precisi impegni), L idea è di replicare per gli investimenti in Africa e Medio Oriente il modello del 'Piano Juncker' e cioè usare danari pubblici per attirare fondi privati. Il 'Piano europeo per investimenti esterni' (Eip), basato sul Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile (Efsd). Per l Efsd la Commissione utilizzerà 3,5 miliardi di euro dal bilancio Ue (2,6 miliardi di prestiti più 750 milioni per garanzie su investimenti) contando di arrivare con l effetto leva (un miliardo di euro di fondi pubblici attira 11 miliardi di fondi privati) alla somma di 44 miliardi di euro.

26 UN PIANO ITALIANO PER L AFRICA? È ad oggi un iniziativa parlamentare che prevede di trasformare l Italia in un hub per gli investimenti verso il continente africano grazie a un mix di finanziamenti, agevolazioni fiscali e sostegni alla formazione. Nella proposta si parla di un trust fund gestito da Cassa depositi e prestiti con una dotazione iniziale di 20 milioni di euro forniti dal ministero degli Affari esteri a garanzia delle operazioni. L idea è di generare attraverso questo fondo un effetto moltiplicatore. Si tratta però di una proposta non ancora ben definita.

27 EFFETTI DEI DISACCORDI EUROPEI: QUALI COSTI DI UNA NON SCHENGEN? Tra i possibili effetti della mancanza di un accordo complessivo sui flussi migratori va crescendo il rischio di un abbandono generalizzato degli accordi di Schengen, vitali per la EU. Quali ne sarebbero i costi? Intanto ne sarebbero colpiti 1.7 milioni di crossborders, cittadini europei che lavorano in un paese diverso da quello di residenza. Le stime fatte per il lungo periodo indicano che ci sarebbe una riduzione degli scambi dei beni e servizi tra il 10 e il 20%. Nel complesso il GDP della Schengen Area s sarebbe ridotto di 0.8%. È facile prevedere, anche se difficile da quantificare, un impatto addizionale sulla mobilità del lavoro e sugli investimenti.

28 CROSSBORDERS COMMUTERS Fonte: Eurostat

29 QUOTA DI MIGRANTI/ RIFUGIATI E MODIFICHE DEGLI SKILLS DEI NATIVI Fonte: M. Foged, G. Peri, 2015 Note: Complexity index = ln (Communication+Cognitive)/Manual). The skill content of each occupational grouping (2-digit ISCO) is the population weighted average of the underlying occupations (4-digit ISCO).

30 NON SCHENGEN-VARIAZIONE DEL GDP Fonte: CEPII, simulation with MIRAGE.

31 NON SCHENGEN - VARIAZIONE DEL COMMERCIO BILATERALE AL 2025 Fonte: CEPII, simulation with MIRAGE.

32 RIFUGIATI E ACCOGLIENZA: UNA PRIORITÀ Demografia e tendenze dei flussi migratori fanno ritenere che la questione dell accoglienza rimarrà ancora a lungo una priorità per i paesi EU. Non solo. Ma mettono in dubbio che la gestione dei flussi migratori possa limitarsi ai rifugiati, profilo di assai difficile interpretazione. Bene ha fatto Milena Gabanelli in Report a fare una proposta concreta che è centrata sull idea che in questo quadro siano necessari interventi strutturali per l accoglienza. La proposta prevede un vero e proprio progetto di investimento, con la ristrutturazione di edifici pubblici in disuso. Il costo per accogliere 200 mila migranti è stimato in circa 2 miliardi a cui andrebbero aggiunti altri 2 miliardi per il mantenimento delle strutture e i costi del personale. La scelta a favore di interventi strutturali si rinforza se, accanto alle esigenze di natura umanitaria e di civismo che ne stanno alla base, si fa una riflessione sui costi e benefici della gestione dei flussi migratori.

33 COSTO DEI MIGRANTI PER L ITALIA Fonte: Impresa - Lavoro

34 APETTI ECONOMICI DELL IMMIGRAZIONE Nel parlare della crisi dei flussi migratori tendiamo a trattarla separatamente dalla stagnazione dell eurozona; C è un ampio accordo sull idea (ma non su come procedere) che per uscire dalla stagnazione occorra una politica d investimenti; L investimento sul capitale umano è altrettanto importante ( e forse più) di quello sul capitale fisico; Un modo per guardare in modo diverso alla questione degli immigrati è quella di partire dall idea che la loro immissione in lavori low skills tende a spingere i lavoratori nativi verso higher skills.

35 L INFLUENZA DEGLI IMMIGRATI: BREVE E LUNGO PERIODO Bisogna distinguere tra breve e lungo periodo. Secondo OECD, nel breve periodo, l integrazione nel mercato del lavoro degli immigrati, consente un sostanziale equilibrio delle finanze pubbliche. A livello macroeconomico, se si considera l effetto della spesa aggiuntiva per consumi e l aumento della domanda di servizi si possono calcolare effetti di crescita del PIL come nelle stime di Schmieding per la Germania, che stima uno % di aumento di spesa di accoglienza ma quasi altrettanto di aumento di GDP. Anche Hein de Haas stima un effetto di aumento del GDP. IMF ha stimato (feb. 2016), a condizione che l attività di lavoro inizi presto, che il livello del GDP potrebbe crescere per effetto dei rifugiati di circa lo 0.25 percento per l intera EU e tra 0.5% e 1.1 % per i tre paesi di maggiore destinazione dei rifugiati (Austria, Germany, Sweden).. Nel lungo periodo le valutazioni prevalenti (OECD, Credit Suisse) mettono in evidenza l effetto positivo dell immigrazione sul reddito potenziale per via dell apporto di forza lavoro e soprattutto del contributo allo svecchiamento della popolazione in età di lavoro.

36 IMPATTO DEI RIFUGIATI SUL PIL Fonte: IMF staff estimates

37 QUOTA DI MIGRANTI NELLE FORZE DI LAVORO E GDP IMF 2016 Fonte: Jaumotte, Koloskova, and Saxena, 2016

38 L INFLUENZA DEGLI IMMIGRATI SU FINANZE PUBBLICHE E MERCATO DEL LAVORO L impatto su riduzione dei salari e occupazione (Munz) è assai modesto. L effetto su salari ed occupazione dei nativi è modesto o addirittura inesistente (Farrè). Foged e Peri mettono in evidenza che l arrivo di immigranti con skills minori tende a spostare i nativi a lavori più skilled. H. W. Sinn sostiene che l arrivo di migranti low skilled mette sotto pressione i salari dei non skilled. Gli effetti sul sistema sanitario (in termini di tempi di attesa e cure) sono secondo Giuntella - Nicodemo trascurabili. È positivo, almeno all inizio, il saldo tra erogazioni e contributi se questi ultimi sono regolarmente pagati.

39 IMMIGRAZIONE E CONTRIBUTI SOCIALI Tre miliardi di euro è il valore dei contributi versati in Italia dagli immigrati poi rientrati al Paese d'origine senza farsi liquidare la pensione. È un «fenomeno in crescita» secondo T. Boeri, Presidente INPS. Le persone con cittadinanza non italiana nate prima del 1949 (ultra 66enni e 3 mesi), con contribuzione Inps, che non hanno sin qui ricevuto (loro o superstiti) prestazioni previdenziali INPS e non hanno ricevuto rimborso della decontribuzione, sono (su , quindi il 21%). Hanno versato contributi che, capitalizzati in base alle regole del contributivo, valgono oggi oltre 3 miliardi di euro.

40 L IMMIGRAZIONE CREA PROBLEMI DI OCCUPAZIONE? I DATI NON LO CONFERMANO

41 LA DEMOGRAFIA EU NEL LUNGO PERIODO E GLI EFFETTI DELL IMMIGRAZIONE La Commissione europea calcola, nel suo Ageing Report, che il rapporto di dipendenza degli over 65 rispetto agli attivi con età 15-64, che è oggi del 27.8%, salirà al 50.1% nel Ciò significa che passeremo da un rapporto di un pensionato per 4 che lavorano a 2 che lavorano per ciascun pensionato. La popolazione dei giovani (20-44), che era di 180 milioni nel 1995 è diminuita a 167 milioni nel 2015 ed è prevista in ulteriore diminuzione. In uno scenario di non emigrazione, possibile se le spinte xenofobe prevalessero, la popolazione giovane declinerebbe da 167 a 134 milioni. Si potrebbe rimediare, naturalmente, aumentando l età media di lavoro. Conviene aumentare l età di chi lavora invece di puntare sull immigrazione? Una riduzione del numero dei lavoratori di età può ridurre la produttività sia per minore aggiornamento delle conoscenze che per minore capacità di innovare.

42 POPOLAZIONE IN ETÀ DI LAVORO E CRESCITA Secondo le stime di Eurostat projections, il rapporto tra il numero degli ultra 65 e la popolazione in età di lavoro è destinata a crescere dal 30% del 2015 ad oltre il 55% del 2050, in assenza di emigrazione. Ciò abbassa il tasso potenziale di crescita ed aumenta il peso di pensioni e cura della salute sulle finanze (Clements and others, 2015). L impatto dei contributi pensionistici pagati dagli immigrati è positivo ma modesto. L immigrazione può sostenere la transizione verso una società che invecchia ed evitare che la scelta diventi quello di un continuo aumento dell età di pensionamento.

43 POPOLAZIONE IN ETÀ DI LAVORO VARIAZIONE % Fonte: Bruegel su dati ONU

44 AUMENTARE L ETÀ MEDIA DI CHI LAVORA PIUTTOSTO CHE AVERE IMMIGRAZIONE? Fonte: Eurostat

45 LA CRISI MIGRATORIA COME FINESTRA DI OPPORTUNITÀ La crisi migratoria in atto spingerà alla fine l Europa ad adottare un controllo dei confini esterni, con l uso di risorse finanziarie comuni. Se accadrà sarà un inizio di spazio fiscale comune. Il Presidente Tusk (15 ottobre 2015) ha detto: «If we are not able to find humanitarian and efficient solutions, then others will find solutions which are inhumane, nationalistic, and for sure not European».

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