Nel cuore dell Africa In the heart of Africa

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1 Nel cuore dell Africa In the heart of Africa

2 Nel cuore dell Africa In the heart of Africa

3 Quell alone mistico e speziato tipico del Continente Nero ha da sempre suscitato in me un connaturato fascino attrattivo, che mi ha portato negli anni ad esplorare fuori dalle rotte turistiche la vita quotidiana e culturale africana. Da questa spinta è nata la mia collezione, in modo lento e continuo l arte africana ha preso possesso di una gran parte, fisica ed emozionale, della mia vita. Mi piace pensare che ogni pezzo arrivi a me custodendo, in modi sempre diversi e sorprendenti, l anima africana e che aspetti di essere mostrato per raccontare la sua storia. Questo in linea con la mia idea di collezione non personale ma da poter esporre a beneficio di chiunque. That spice-laden, mystical aura that surrounds the Dark Continent has always held me in thrall to its natural and fascinating charm, and has led me over the years to explore African daily life and culture away from the tourist routes. This has been the incentive for my collection; slowly and continuously African art has taken hold of a large part of my physical and emotional life. I like to think that each piece that comes to me contains, always in varied and surprising ways, the African soul, which is just waiting to be revealed so that it can tell its story. This accords with my idea that a collection should not be personal but should be displayed for the benefit of anyone who might look at it. Michele Moser Michele Moser

4 COLLEZIONE MOSER La collezione Moser è nata come naturale conseguenza della curiosità e dello spirito di avventura di Michele Moser; con l amico Lamine Fall si è infatti appassionato all arte africana antica nel corso dei numerosi viaggi compiuti nell Africa Centrale. La ricerca e l acquisizione dei pezzi è avvenuta, ed avviene, fuori dai circuiti privati e preferibilmente sul posto. Questo spiega l eterogeneità formale e materiale della collezione, e come le opere siano accomunate tra loro principalmente per l area geografica di provenienza. La serie, che comprende circa 200 opere tra sculture a tutto tondo, bassorilievi, oggetti di uso comune, gioielli e maschere, ben testimonia la qualità e la tensione espressiva tipica di tutta l arte africana. Ogni pezzo tramanda una visione del mondo e condensa lo spirito e la vita dell etnia che l ha prodotto, spesso rispondendo ad una necessità spirituale. Passare in rassegna questa collezione significa intraprendere un viaggio attraverso tutta l Africa, dalle coste atlantiche del Golfo di Guinea fino all Oceano Indiano. E mentre sulla mappa scorriamo la linea verde delle aree fertili, questi oggetti dal fascino potente ci raccontano mondi, visioni della vita umana, della morte e dell aldilà, generate da culture a volte scomparse, a volte invece ancora vissute da uomini e donne del nostro tempo Materiali semplici, simboli e codici di rappresentazione lontani da quelli occidentali classici sono la pelle che nasconde una vastità di significati diversi, e ci lascia intravedere la ricchezza antropologica della moltitudine di culture che si sono avvicendate nei secoli sotto il cielo d Africa.

5 THE MOSER COLLECTION The Moser collection was conceived as the natural consequence of Michele Moser s curiosity and spirit of adventure. With his friend Lamine Fall, he fell in love with ancient African art during their many trips to central Africa. The search for, and acquisition of pieces always took place and still takes place away from private circles and preferably in situ. This explains the formal and material eclecticism of the collection, and the reason for grouping the works according to geographical area of provenance. The collection, which comprises around 200 artefacts, including sculptures in the round, bas-reliefs, everyday utensils, jewellery and masks, bears witness to the quality and expressiveness that is typical of all African art. Each piece transmits a view of the world and encapsulates the spirit and life of the tribe that produced it, often in response to a spiritual need. To inspect such collection is equal to experience a trip through Africa, from its Atlantic shores in the Gulf of Guinea to the Indian Ocean. And while we trace on the map the green line which traverses the fertile areas, these extremely fascinating objects narrate stories about worlds, views of the human life and death and about the afterlife, conceived by cultures of which some have disappeared while other are still alive. Simple, symbolic materials and codes that appear so different from the classic western ones are the skin which covers a great variety of meanings, permitting us to sense the anthropologic richness of the different cultures which followed each other in different times under the African sky. 03

6 BAGA KISSI DAN DOGON DJENNÉ BAMBARA MOSSI LOBI BAOULÉ ASHANTI FANTI ANYI SAO NAMJI BENIN MAMBILA YORUBA BAMOUN BAMILEKE FANG KOTA BAPUNU BAKONGO MANGBETU LEGA BAKUBA BASONGE LULUA SALA MPASU TABWA LUBA MAKONDE

7 ETNIE BAGA I Baga, oggi circa persone, abitano la costa tra la Guinea e la Guinea-Bissau; si tratta di un area paludosa che viene inondata per sei mesi all anno, durante i quali è possibile spostarsi solo in canoa. Gli uomini si dedicano alla pesca e alla coltivazione degli alberi di cola, mentre le donne coltivano il riso. I Baga credono in un unico dio, Kanu, assistito da spiriti maschili e femminili. Le ricche tradizioni di questo popolo nel campo della scultura di maschere, destinate a diverse funzioni, hanno subito un rapido declino in seguito all avvento dell Islam, che vieta di riprodurre la figura umana. BAMBARA I Bambara, oggi circa 2 milioni e mezzo di persone, sono il principale gruppo etnico dell attuale Mali e abitano le sponde del Niger, una zona arida in cui la savana impone un agricoltura di sussistenza. La loro società è basata su sei sette segrete maschili, ciascuna con il proprio tipo di maschera. Ogni giovane Bambara deve entrare a far parte di tutte queste società, in successione, per acquisire una conoscenza profonda delle tradizioni degli antenati, e quindi diventare ufficialmente adulto ed essere rispettato. DJENNÉ La città di Djenné è considerata la più antica città dell Africa sub-sahariana: fu fondata intorno al 300 d.c. dai Bozo, e venne rilocalizzata prima del XIII secolo, quando fu convertita all Islam. La ricchezza di Djenné è dovuta al suo ruolo di città-mercato, punto di incontro delle carovane che discendevano dal Sahara, per scambiare sale con oro e schiavi. La città, nonostante la sua vicinanza, non fu mai parte dell Impero Mali, che secondo la leggenda tentò di conquistarla 99 volte prima di arrendersi. Djenné rimase a lungo una città-stato indipendente, protetta da una cerchia di mura, fino a quando, nel 1453, cadde sotto l Impero Songhai di Sonni Ali, e più tardi, nel 1591, diventò parte del Marocco. Nel XVII secolo, Djenné divenne un prospero centro di commerci e di cultura, e fu nuovamente conquistata da una serie di regni, fino all arrivo dei Francesi nel 1893, che segnò l inizio del suo declino. Le celebri statuette di terracotta Djenné risalgono al periodo tra il IX e il XV secolo, e sono state ritrovate dagli archeologi in corrispondenza dei toguere, monticelli artificiali su cui la popolazione trovava riparo nei periodi di piena del Niger. DOGON I Dogon, oggi circa persone, abitano sulla Falesia di Bandiagara, un altopiano roccioso che si estende per circa 200 km all interno dell attuale Mali. Questa posizione li ha sempre isolati, permettendo loro di opporre resistenza all islamizzazione e di conservare le proprie tradizioni religiose e culturali. La loro antica religione animista si esprime in cerimonie e danze rituali, in cui le maschere giocano un ruolo molto importante. Ogni sessant anni viene celebrata la Sigui, una grande cerimonia itinerante che rappresenta la perdita dell immortalità da parte dell uomo. In questa occasione si rievoca la morte del primo antenato, Dyongu Seru, rappresentato dalla iminana, una grande maschera a forma di serpente alta circa 10 metri. I Dogon sono divisi in clan familiari, ognuno dei quali è responsabile per un aspetto della vita comunitaria. Ad esempio, il clan Awa si occupa delle funzioni spirituali, legati alla morte e ai periodi di lutto, e provvede a costruire i tipici altari di argilla. KISSI I Kissi sono oggi circa ed abitano la regione a cavallo del confine tra Guinea e Sierra Leone. Agricoltori per tradizione, coltivano soprattutto riso, cotone e manioca, e vivono in villaggi di circa 150 persone situati nelle radure. I Kissi venerano sculture antropomorfe di pietra saponaria (steatite), di cui sono stati ritrovati numerosi esemplari, talvolta antichissimi, intorno ai campi nell area intorno ai fiumi Sewa e Mano. È notevole come i discendenti dei Kissi abbiano mantenuto la tradizione della scultura in pietra saponaria fino ai giorni nostri. DAN Popolo di guerrieri, i Dan sono oggi circa persone, e vivono nella parte occidentale dell attuale Costa d Avorio e la Liberia, in una terra coperta di foreste che si affaccia sulla savana a nord. Queste condizioni hanno portato i Dan a concepire l universo come composto da due mondi separati: il villaggio, con uomini, donne, animali domestici e tutto ciò che è creato dall uomo, e la foresta, con gli animali selvaggi, i materiali grezzi e soprattutto gli spiriti. Per questo una porzione di foresta vergine viene sempre mantenuta intatta nei pressi di ogni villaggio Dan, in modo da lasciare uno spazio agli spiriti, veri proprietari della terra. Il potere che i capi esercitano sul villaggio viene dagli spiriti, a cui vengono regolarmente offerti sacrifici. Le maschere Dan inoltre non si limitano a rappresentare gli spiriti, ma li incarnano. BAOULÉ I Baoulé sono uno dei principali gruppi etnici presenti nell attuale Costa d Avorio; opporre un ostinata resistenza alla colonizzazione francese ha permesso loro di conservare la propria cultura. La società Baoulé è caratterizzata da un estremo individualismo e da una grande tolleranza, ed è priva di rigide strutture politiche. Ogni villaggio è indipendente e anche se le decisioni vengono prese dal consiglio degli

8 ETHNIC GROUPS BAGA The Baga population, today people, occupies the coast extending between Guinea and Guinea-Bissau; it is a marshy area which stays flooded for six months per year, during which it is possible to move around only by canoe. The men mainly fish and grow kola trees, while the women dedicate themselves to the cultivation of rice. Baga people believe in one god, known as Kanu, assisted by male and female spirits. The rich tradition of this population, mostly represented by masks serving different purposes, suffered a rapid decline with the advent of Islam, since it strictly prohibits the reproduction of the human figure. BAMBARA The Bambara population numbers about 2,5 million people. It is the largest ethnic group within Mali, occupying the shores of the Niger river, where the arid savannah permits no more than a subsistence economy. The society is composed of six secret male societies, each represented by a different mask. Every single Bambara male must join all of these societies in succession, as to acquire a comprehensive knowledge of the ancestral traditions and therefore officially become adult and gain the respect of everybody. DJENNÉ Djenné is considered to be the oldest city in Sub-Saharan Africa: it was founded around 300 A.D. by the Bozo people and was moved to its present location sometime before the thirteenth century, when it was converted to Islam. Djenné owes its prosperity to its role as a trading post, a meeting point for the caravans that came down from the Sahara to trade salt for gold and slaves. Despite its proximity, Djenné was never part of the Mali Empire, which, as legend has it, tried to conquer the city 99 times before surrendering. Djenné remained an independent city-state for a long time, protected by walls encircling the city, until it fell in 1453 to the Songhai Empire under the rule of Sonni Ali. Subsequently, in 1591, it became part of Morocco. In the 17 th century, Djenné became a prosperous trading and cultural centre and was again conquered by a succession of kingdoms, until the arrival of the French in 1893, which marked the start of its decline. Djenné s famous terracotta statuettes date back to the period between the 9 th and 15 th centuries, and were discovered by archaeologists, along with toguere, artificial hillocks on which the population took refuge when the Niger flooded. DOGON The Dogon people (today almost ), live on the cliffs of Bandiagara, a rocky terrace stretching out for about 200 km. Such position has kept them isolated since ever, but at the same time it permitted them to hold onto their religious and cultural traditions, putting up strong resistance to the Islamic influences. Their animist religion is expressed through ceremonies and ritual dances in which the masks have a very important role. Every sixty years the Dogon celebrate the Sigui, a big itinerant ceremony enacting the loss of immortality. During the ceremony the people evoke the death of the tribe s first ancestor, Dyongu Seru, represented wearing the iminana, a ten-metre snake-shaped mask. The Dogons are divided into family-clans and each of them is responsible for an aspect of the community s life. For example, the Awa clan is in charge of the spiritual functions bond to death and to the grieving periods and is assigned the construction of the clay-altars. KISSI The Kissi population today numbers people. They live in the region extending between Guinea and Sierra Leone. Traditionally devoted to agriculture, they cultivate rice, cotton and manioc and they establish villages composed of about 150 persons each. The Kissi venerate humanised sculptures made of soapstone, of which numerous samples (even quite ancient ones) have been found around the fields that skirt the Sewa and Mano rivers. It is surprising how the Kissi population has kept hold of its soapstone-sculptures up to today. DAN It is a population of warriors (today almost persons), occupying the west side of the present Ivory Coast and Liberia, a land covered with forests facing the north savannah. Such environmental conditions have influenced the way the Dan population conceive the universe, according to them composed of two separate worlds: the village, with its men, women, domestic animals and everything that man has created and the forest with its wild animals, its raw materials and most of all its spiritual presences. In fact, a portion of the forest is always kept virgin near the Dan villages, so that the spirits the only true landowners - can take refuge in them. The power that the headmen have over the village comes directly from the spirits, who are regularly honoured with sacrifices. The masks do not just represent the spirits but they actually incarnate them. BAOULÉ The Baoulé population is one of the main ethnic groups in the present Ivory Coast; their resistance to the French colonisation permitted them to hold onto their traditions. The Baoulé is a strictly individual and at the same time very tolerant society, lacking in political structures. Every village is independent and even though the decisions are taken by the council of the elders, anyone, includ-

9 BAGA Un cammello non ride della gobba di un altro cammello. proverbio guineano A camel does not laugh at another camel s hump. Guinean proverb 04

10 anziani, i dibattiti sono aperti a tutti, anche agli schiavi. La professione di artista presso questo popolo non viene trasmessa per via familiare, come presso altre comunità, ma scelta come vocazione, dato che secondo i Baoulé la scultura delle maschere permette di entrare in comunione con il mondo sovrannaturale. ASHANTI La regione Ashanti, nel sud-est del Ghana, è tutto quel che resta dell antico impero Ashanti, fondato all inizio del Seicento quando, secondo la leggenda, uno sgabello d oro discese dal paradiso. Lo sgabello è abitato dallo spirito del popolo Ashanti, così come lo spirito di ogni uomo continua a vivere nel suo sgabello dopo la morte. Gli Ashanti sono oggi circa un milione e mezzo di persone. La loro società è di tipo matriarcale, e il ruolo della donna è molto importante, tanto che ogni coppia si augura di avere delle bambine. Storicamente, la ricchezza di questo popolo proveniva dal commercio dell oro e degli schiavi lungo la costa, in cambio dei quali gli Ashanti ricevevano armi da fuoco e beni di lusso. L oro è anche uno status symbol per gli Ashanti: tradizionalmente i capi (asantehene) e la loro corte esibivano una profusione di insegne d oro. Gli ornamenti in lega d oro erano prodotti da artigiani altamente specializzati, legati direttamente all asantehene, che poteva impedire loro di vendere i loro manufatti a individui che non ne erano ritenuti degni. LOBI I Lobi sono originari dell attuale Ghana, e a partire dal 1770 molti di loro sono migrati nella parte meridionale dell attuale Burkina Faso, e in seguito in Costa d Avorio. Oggi l etnia Lobi comprende circa persone, che parlano una lingua propria, il Lobiri. MOSSI Il primo impero Mossi fu fondato dagli popoli che dal nord del Ghana invasero il Burkina Faso, e oggi i Mossi ne costituiscono in principale gruppo etnico, circa 3 milioni di persone. Il nord delle terre dei Mossi è occupato dalle steppe desertiche del Sahel, che lascia spazio a sud alla savana e infine alle foreste. La vita familiare dei Mossi segue costumi particolari: le giovani mogli non godono di alcun diritto fino alla nascita del loro primo figlio, che dà loro diritto a visitare i propri genitori, e l educazione dei figli non spetta a loro, ma alle mogli più anziane. Il figlio maggiore è tenuto a lasciare la casa paterna subito dopo la circoncisione, e alla morte del padre, egli eredita le sue terre e anche le sue mogli. Presso i Mossi, i fabbri e gli scultori formano una casta a sé, si sposano solo all interno della casta e vivono in quartieri separati. FANTI Anche noti come Boribori Mfantsi o Fante, i Fanti vivono nel Golfo di Guinea e nell immediato entroterra nel sud dell attuale Ghana, e sono parte dell etnia Akan. Ogni stato e ogni grande comunità possiede diverse società militari, dette Asafo, ciascuna delle quali ha i propri colori, motivi decorativi, strumenti musicali e insegne, ed ogni violazione di queste prerogative viene considerata come un aggressione. Per questo motivo, l arte è spesso causa di dispute, che un tempo potevano degenerare in azioni violente. I Fanti sono una società matriarcale, e le ricchezze e le onorificenze vengono tramandati per successione matrilineare. La produzione artistica Fanti comprende statue dipinte e tamburi scolpiti, mentre si tratta di un raro caso di popolazione priva di una tradizione di maschere. La tradizione artistica più rilevante è legata alle acua ba, bambole femminili legate al culto della fertilità all interno dei santuari o indossate dalle donne per indurre gravidanze o per propiziare la bellezza del nascituro, preferibilmente una femmina. La bambola acua ba viene nutrita, portata con sé e lavata come un bambino, e offerta al santuario dopo la nascita del neonato. L altro filone scultoreo Fanti è legato alla musica: durante i rituali, i Fanti suonano tamburi di pelle scolpiti in forma di donna, con gambe e seni, coperti da motivi che recitano proverbi. ANYI Gli Anyi sono un popolo dell etnia Akan presente in Costa d Avorio e in Ghana, che comprende ad oggi circa persone. Non furono mai potenti come gli Ashanti o i Baoulé, e per questo furono indirettamente dominati durante la fioritura dei loro regni. Gli Anyi vivono in comunità di famiglie, generalmente sparse sul territorio e rappresentate ciascuna da un capo, coadiuvato dal consiglio degli anziani. Sono una società matriarcale, in cui le donne hanno un peso molto rilevante. Per potersi sposare, un pretendente deve fornire alla famiglia della sposa tre doti: una per contribuire alle spese per l educazione della fidanzata, una per l acquisto dell abito da cerimonia e una per concludere l accordo. L adulterio è in genere punito con l esilio e la perdita di ogni diritto, ma in caso di parto difficile le donne sono tenute a confessare i propri tradimenti, per salvare la propria vita e quella del bambino, e il marito deve accordare il proprio perdono. Vivere in modo tale da essere ricordato e rispettato come antenato è la filosofia degli Anyi, che durante i funerali svolgono complessi rituali di vestizione e abluzione del defunto, vegliato per tre giorni, in modo da garantirgli una buona accoglienza nel regno degli spiriti. BENIN Il potente regno di Benin venne fondato dal figlio di un re di Ile-Ifè all inizio del XIV secolo, nell area delle foreste dell attuale Nigeria meridionale. Nel XIII secolo la città di Benin era soltanto un agglomerato di fattorie circondate da mura e da un fossato, ma tra il XV e il XVI secolo il regno raggiunse il proprio splendore e venne introdotta la tecnica della fusione del bronzo. Per lungo tempo, le sculture in bronzo Benin furono l unica testimonianza antica di secoli in tutta l Africa occidentale. L arte Benin è legata alla corte del re (oba), unico proprietario e committente, e veniva prodotta da artigiani che abitavano un unico quartiere della città.

11 ing the slaves may participate to the community debates. The artistic vein does not go with the family as it occurs in most of the other African societies, but it is a personal choice, since the Baoulé believe that the creation of masks carries the artists into a supernatural world. ASHANTI The Ashanti region, south-east of Ghana, is what has survived of the ancient Ashanti empire, founded in the early 17 th century when, according to legend, a golden stool descended from heaven. The stool is possessed by the spirit of the Ashanti people just like the spirit of each human being continues to live inside its personal stool after death. The Ashanti population today numbers souls. Their society is matriarchal and the role of women is so important that each couple wishes to have daughters. Their richness derives from the trading of gold and slaves along the coasts in change of guns and luxury goods. Gold is a status symbol for the Ashanti: traditionally the headmen (ashantehene) and their court would be dressed in a profusion of golden plates. The golden ornaments were produced by extremely specialised craftsmen as ordered by the ashanthene, who had the power to prevent the distribution of their artefacts to those who did not deserve them. LOBI The Lobi tribe originate from present-day Ghana. Starting in 1770, many of them emigrated to the southern part of what is now Burkina Faso, and subsequently to the Ivory Coast. Today the Lobi ethnic group comprises around 160,000 people, who speak their own language, Lobiri. MOSSI The first Mossi empire was founded by the peoples from northern Ghana who invaded Burkino Faso, and today the Mossi people make up the main ethnic group with around 3 million people. The lands inhabited by the Mossi people cover the desert steppes of the Sahel in the north, which give way to savannas and then forest land in the south. The Mossi tribe have particular family traditions. Young wives do not have any rights until the birth of their first child, which gives them the right to visit their own parents. Furthermore, they are not responsible for their children s education, which falls to the older wives. The eldest son is obliged to leave the family home straight after circumcision, and on the death of his father he inherits both his father s lands and his wives. In the Mossi tribe, blacksmiths and sculptors make up a separate caste; they marry only within the caste and live in separate areas. FANTI The Fanti people (also known as the Boribori Mfantsi or Fante) live in the Gulf of Guinea and the immediate hinterland in the south of present-day Ghana. They belong to the Akan ethnic group. Each state and large community contains a number of military organisations, known as Asafo, whch each have their own colours, decorative motifs, musical instruments and flags. Any violation of these prerogatives is considered an act of aggression. For this reason, art is often a cause of disputes, which in earlier times could degenerate into violence. The Fanti people are a matriarchal society, and wealth and honours are passed on through the female line. The artistic output of the Fanti people includes painted statues and sculpted drums. It is one of the few populations that does not have a tradition of masks. The most significant artistic tradition is linked to acua ba, female dolls associated with the fertility rites in sanctuaries or worn by women to bring on pregnancy or to ensure the beauty of the unborn child - preferably a girl. The acua ba doll is fed, carried with its owner and washed like a child. After the birth of the new-born child, the doll is offered to the sanctuary. The tribe s other sculptural tradition is associated with music. During rituals, the Fanti play skin drums sculpted in the shape of a woman, with legs and breasts, and covered with motifs that act out proverbs. ANYI The Anyi are a branch of the Akan tribe. They live in the Ivory Coast and in Ghana and today number members. They never managed to be as powerful as the Ashanti or the Baoulé people which explains why they were indirectly dominated during the flourishing of their empires. The tribe is composed of different scattered around families, all represented by a headman, directed by the council of the elders. It is a matriarchal society and women have relatively high social status. When a young man desires to marry a woman, he must offer to the bride s family three dowries: one is used to contribute to the bride s education, a second one for the wedding dress and a third one to strike the bargain. Adultery is generally punished with exile and it implies the loss of any right. In case of difficult labour the woman is obliged to confess her betrayal in order to save her life and the one of her child while the husband must forgive her. Living one s life in such way to be remembered and respected as an ancestor is the Anyi s philosophy. When a person passes away an elaborate ceremony follows, involving ritual washing and dressing of the corpse. The mooring lasts three days in order to guarantee to the deceased a warm welcome into the spirit world. BENIN The powerful Benin empire was founded by the son of an Ile-Ifè king in the early 14 th century, in the forest-area of south Nigeria. During the 13 th century the city of Benin was just an agglomeration of farmhouses surrounded by walls and a moat. The reign reached its upmost splendour between the 15 th and 16 th centuries, when bronze casting was diffused. For a long time the Benin bronze sculptures were West Africa s only historical evidence. Benin art is bond to the king (oba) - the one and only owner - and the production em-

12 BAMBARA Anche se una piroga resta a lungo nel fiume non diventerà mai un coccodrillo. proverbio Bambara 05 No matter how long a log may fl oat in the water it will never become a crocodile. Bambara proverb

13 I fabbri del regno di Benin produssero innumerevoli teste, statue, placche decorative in rilievo da inchiodare alle mura, piccole maschere e placche da indossare sulla cintura come status symbol, gioielli e campane per chiamare gli spiriti degli antenati, tutti destinati al palazzo reale. Nel 1897, come rappresaglia a seguito di un imboscata in cui perse la vita il vice-console britannico, il palazzo dell oba venne saccheggiato dagli Inglesi. Furono così consegnati all Occidente moltissimi oggetti in ottone fuso, che per l accuratezza tecnologica e la naturalezza espressiva generarono grande stupore tra gli studiosi. YORUBA Il popolo Yoruba, circa 12 milioni di persone, vive nel sud-ovest della Nigeria, ma sono presenti importanti comunità anche più a ovest, nel Benin e nel Togo. Sono suddivisi in circa 20 sottogruppi, che erano tradizionalmente dei regni autonomi. Due terzi degli Yoruba sono agricoltori; anche se vivono in città, mantengono una capanna vicina ai campi, dove coltivano granturco, fagioli, arachidi, caffè, banane, manioca e patate dolci. NAMJI L etnia Namji popola l area occidentale del nord del Camerun, ed è nota per le bambole di legno scolpite con decorazioni geometriche e poi ornate con collane di perline, conchiglie, strisce di metallo, rafia e cuoio. Il nome Namji (o Namchi) viene dalla lingua Peul e significa noi abbiamo smesso di macinare. SAO I Sao costituiscono una delle civiltà più antiche dell Africa occidentale, che si è sviluppata a sud del lago Ciad, in una pianura inondata regolarmene dalle piogge. Questa regione è considerata dagli antropologi un luogo di contatto e di interscambio, e al tempo stesso un luogo chiuso su sé stesso. Il termine Sao significa gli antenati, e indica i popoli che anticamente immigrarono per stabilirsi nella pianura. Essi si insediarono su delle colline occupate attualmente dai Kotoko, che si definiscono i discendenti diretti dei Sao. Sono stati effettuati numerosi ritrovamenti all interno delle necropoli, dove le ossa dei defunti venivano conservate in urne all interno di altre urne secondarie. Il fondo delle urne era spesso forato. Questo tipo di sepoltura è stato soppiantato dalle inumazioni a partire dal XV secolo. MAMBILA I Mambila (Camerun) o Mambilla (Nigeria) sono un etnia che abita nella Piana di Tikar, in Camerun, e sull altopiano Mambila, all interno della Nigeria, oltre che in una serie di villaggi intorno alla città di Banyo. I diversi villaggi parlano dialetti diversi ma condividono la stessa cultura, caratterizzata da rituali in maschera. Oggi i Mambila sono circa , in prevalenza agricoltori e allevatori; il capotribù ha il compito di distribuire la terra alle diverse famiglie. I Mambila hanno acquisito dai Fulani la pratica di mungere il bestiame e di utilizzare il letame come concime, e allevano capre, polli, cani e pecore. Il lavoro è diviso tra uomini e donne, e i ragazzi iniziano a lavorare all età di dodici anni. Una società di mutuo soccorso, il kurum, si occupa di curare la terra, fare il raccolto e costruire le case. I Mambila venerano unicamente gli antenati, e credono che essi accompagnino nell aldilà l anima di ciascuno nel momento della morte. I capi vengono sepolti nei granai, simbolo di prosperità e di vita. I mercanti e i fabbri sono separati dal resto della comunità, e si tramandano il mestiere di padre in figlio. L arte Mambila è legata a una società detta suaga, che si occupa della giustizia e della purificazione sovrannaturale all interno della comunità. BAMOUN I Bamoun, oggi circa persone, abitano un dipartimento del Camerun tuttora amministrato dal re dei Bamoun, il diciannovesimo discendente di una delle dinastie più antiche dell Africa. Guerrieri per tradizione, i Bamoun hanno partecipato ampiamente alla tratta degli schiavi, compiendo razzie presso i popoli vicini. A questo si deve la ricchezza dei fon, i capi di questo popolo dalla struttura sociale fortemente gerarchica. Ne derivano una mitologia ricca di guerrieri e una produzione artistica incentrata su simboli di forza. I Bamoun praticano inoltre il culto degli spiriti degli antenati, a cui è legato l uso di maschere e di statuette. Le maschere appartengono alle società segrete, dei clan molto potenti a cui spetta il diritto esclusivo di relazionarsi con il sovrannaturale. Il fon, a capo di ogni villaggio, deve procurarsi l appoggio delle società segrete per poter conservare il proprio potere. Le maschere vengono conservate in speciali depositi, ed esibite in occasione della prima pioggia, in un rituale durante il quale il re in persona si esibisce in una danza mascherata. BAMILEKE I Bamileke sono un insieme di etnie Semi- Bantu concentrati sulle montagne del Camerun occidentale. Si dividono in più di 100 gruppi etnici, ciascuno sotto la guida di un capo, ma sono legati a livello storico, culturale e linguistico. I Bamileke opposero una feroce resistenza alle razzie degli schiavisti, organizzando rivolte e ricorrendo al suicidio, e per questo costituirono una minima parte della popolazione nera del Nuovo Mondo. Attualmente i Bamileke comprendono più di due milioni di persone. Il loro artigianato è rinomato, in particolare le sculture in legno, avorio e corno, ma coinvolge sempre meno manodopera. Il fon, capo di questa etnia, affidava ad alcuni membri della tribù la custodia delle sue statue, per tutelarsi contro i frequenti incendi distribuendo il proprio tesoro. Le maschere che esprimono paura appartengono ai clan responsabili per la repressione delle rivolte. Le maschere venivano indossate durante i funerali dei capi o durante le festività annuali: il ballerino principale portava una maschera con una barba finta, la tipica acconciatura divisa a metà e spesso cauri e perline; altre maschere, femminili o animali, lo seguivano in processione.

14 ployed a guild of craftsmen who all lived in the same district. The royal smiths produced numerous brassheads, statues, decorative plates that were hung on the walls, small masks and medallions worn on the belts, jewels and bells to evoke the spirits of the ancestors, all of which were exclusively produced for the royal palace. In 1897, in reprisal for the death of the British vice-councillor, the oba palace was plundered by the English. Numerous brass objects were consigned to the Western world, arousing great astonishment for their quality and magnificence. YORUBA The Yoruba tribe comprises approximately 12 million people. The majority live in southwest Nigeria, although there are also important communities further west, in Benin and Togo. The Yoruba tribe is divided into around 20 sub-groups, which were traditionally autonomous kingdoms. Two-thirds of the Yoruba people are farmers; even if they live in a town, they also have a hut near the fields where they grow maize, beans, peanuts, coffee, bananas, cassava and sweet potatoes. NAMJI The Namji tribe occupies the western lands of Northern Cameroon. It is famous for the production of wooden dolls carved with geometric features and adorned with colourful bead necklaces, shells, coins, metal strips, raffia leafs and leather. The name Namji (or Namchi) derives from the Peul dialect and it means we have stopped grinding. SAO The Sao are one of the oldest civilisations in west Africa, which developed south of Lake Chad in a plain watered regularly by the rains. Anthropologists consider this region to be both a meeting point and trading place and, at the same time, a self-enclosed community. The word sao means ancestors and refers to the immigrant peoples who settled on the plains in ancient times. These early settlers colonised the hills currently occupied by the Kotoko, who call themselves the direct descendants of the Sao. Many discoveries have been made in the necropolises, where the bones of the deceased were kept in urns inside other secondary urns. The bottom of the urns was often perforated. This type of tomb was replaced by interment from the 15 th century onwards. MAMBILA The Mambila (Cameroon) or Mambilla (Nigeria) tribe occupies the Tikar plain in Camerroon and the terrace in the Nigeria inland as well as some villages around Banyo. In each area a different dialect is spoken, although the culture, characterised by masked rituals, is common. Today the tribe numbers people and it is mostly dedicated to agriculture and animal-breeding. The headman is in charge of distributing land to the families. The Mambila learnt from the Fulani tribe how to milk the animals and use the manure or even how to breed goats, chickens, dogs and sheep. Labour is equally divided between men and women and the younger members start working at the age of twelve. It is a society of mutual assistance where the kurum is responsible for cleaning the land, harvesting and building houses. Merchants and blacksmiths are separated from the rest of the community and their tasks are passed from father to son. The Mambila worship their ancestors and believe that the person who dies is accompanied to the afterlife by them. The headmen are buried in the granaries, symbolising prosperity and long life. Mambila art depends on a society known as suaga, which primarily safeguards the community s justice and supernatural purification. BAMOUN The Bamoun tribe today numbers persons. It lives in the district of Cameroon which is still ruled by the Bamoun king, the 19 th descendent of one of the most ancient African dynasties. The Bamoun are great warriors that have widely participated in the African slave trading, raiding their neighbour tribes. This explains the numerous fon they have: headsmen of this strictly hierarchical society. Such aptitude has encouraged the birth of a mythology rich in warriors and an artistic production focused on symbols of power. The Bamoun venerate their ancestors who are honoured through masks and statues. The masks belong to the tribe s secret clans, which have great powers and have the exclusive right to relate with supernatural elements. Each fon must be able to win the secret society s support in order to hold on to his power. The masks were kept in special deposits and exhibited when the first rain fell, an event celebrated with a special ritual: the king himself would dress up and dance in front of his people. BAMILEKE The Bamileke tribe is composed of different Semi-Bantu ethnic groups. They live on the mountains of western Cameroon and notwithstanding they consist of 100 groups, each of them ruled by a headman, they still share the same history, culture and language. The Bamileke opposed great resistance to the slave raids by rebelling and even committing suicide, a fact that reduced them to the smallest black tribe of the New World. The Bamileke tribe numbers persons. Although today it employs fewer workers, their craftsmanship is widely renowned, especially for the production of wooden, ivory and horn sculptures. Each headman (known as fon) used to entrust his personal statues to certain members of the tribe because it was believed that by giving out portions of his treasure he would prevent the frequent fires. The frightening masks belong to the clans who were in charge of repressing rebellions. The masks were worn during the headmen s funerals or during annual celebrations: the leading dancer wore a bearded mask and the traditional hairstyle divided in two symmetrical parts, decorated with shells and beads.

15 DJENNÉ 06 07

16 FANG Il popolo Fang comprende persone, ed è formato da un ampio mosaico di villaggi indipendenti, tra il Camerun, l interno della Guinea Equatoriale, e quasi tutto il nord del Gabon, sulla sponda destra del fiume Ogowe. Storicamente i Fang sono un popolo itinerante, e si sono insediati in quest area solo in un epoca relativamente recente. Lo spirito nomade dei Fang ha impedito la formazione di cappelle per gli antenati e di cimiteri: i resti dei defunti importanti invece si spostavano insieme alla popolazione, all interno di contenitori cilindrici di corteccia. KOTA La terra dei Kota, oggi circa persone, si trova nella parte orientale dell odierno Gabon, ed in minima parte anche nel territorio della Repubblica Popolare del Congo. I Kota sono in realtà un insieme di popolazioni con alcuni tratti culturali in comune, ma anche profonde differenze. Vivono in villaggi di due o più clan, ciascuno dei quali discende da un antenato comune. La paura della morte è alla base del loro sistema religioso legato al culto degli antenati (bwiti), che sono considerati i garanti della sopravvivenza del gruppo. La venerazione degli antenati è il fulcro della vita religiosa e sociale di ogni famiglia. BAPUNU I Bapunu o Punu abitano sulla sponda destra del fiume Ngoume superiore, nell attuale Gabon. Appartengono ad un gruppo di tribù note come Shira, che era originariamente sotto il regno Luango in Angola e migrò verso nord nel corso del XVIII secolo. Vivono in villaggi indipendenti divisi in clan e famiglie, e la coesione sociale è assicurata da una setta detta moukouji, che utilizza una serie di oggetti di culto (statuette, reliquie umane e maschere) per neutralizzare le forze maligne e amministra la giustizia all interno della comunità. Le maschere sono bianche o nere; queste iltime vengono utilizzate nei riti giudiziari, ed aiutano ad identificare le streghe. Durante i rituali in maschera, i ballerini incarnano gli spiriti degli antenati, indossando costumi di rafia o di cotone e pelli di animali, e facendo acrobazie incredibili su trampoli alti anche due metri. MANGBETU Il popolo Mangbetu ha lasciato la propria zona d origine, all interno dell attuale Sudan, per stabilire un nuovo regno nel nord-est dell attuale Repubblica Democratica del Congo. La loro struttura sociale è simile a quella di altre tribù che vivono nella foresta, in cui gli uomini si dedicano alla caccia e alla pesca mentre le donne coltivano la terra. Tuttavia, presso i Mangbetu solo agli uomini è permesso di mungere gli animali. Il bestiame è considerato segno di grande ricchezza e viene spesso dato in dote alle famiglie delle spose. L arte Mangbetu, famosa per il suo realismo, è un arte di corte: le sculture di legno raffigurano per lo più gli antenati della dinastia. Inoltre, si è sviluppata moltissimo la produzione di oggetti di uso comune di grande pre- gio, sotto la spinta dei capi clan, che desideravano esibire il proprio potere e la propria ricchezza. LEGA I Lega, circa persone, abitano la foresta vergine nella regione est dell attuale Repubblica Democratica del Congo, tra i Grandi Laghi e il fiume Lualaba. Vivono in villaggi autonomi, sulla cima di colline circondate da palizzate. Non hanno un organizzazione politica centralizzata, e sia gli uomini che le donne aspirano ad acquisire un autorità morale raggiungendo un alto grado all interno della società dei bwami, che regola la vita sociale, religiosa e politica dei Lega, stabilendo le regole comuni. La setta dei bwami è strutturata per livelli gerarchici. Per passare da un livello all altro, è necessario superare prove iniziatiche e donare oggetti e denaro alla setta, e il passaggio rappresentava l acquisizione di un livello maggiore di saggezza e senso morale. In occasione del passaggio al livello più alto, vengono organizzate grandi cerimonie, e si costruiscono interi villaggi per ospitare tutto il clan del candidato e i membri degli altri clan che spesso giungono da molto lontano per partecipare alle celebrazioni. I membri del grado più alto della setta bwami commissionano, possiedono e interpretano tutte le sculture. La bravura dell artista Lega sta nella sua abilità di creare un opera che sappia rispondere alle aspettative del capo bwami, soddisfare il canone artistico e tuttavia essere un pezzo unico. BAKONGO Le popolazioni Bakongo, oggi circa tre milioni di persone, migrarono da nord-est nella zona del loro attuale insediamento, alla foce del fiume Congo, nel XIII secolo. Si suddividono in numerosi gruppi, e nel XIV secolo unificarono la regione in un regno che era probabilmente il più potente dell Africa centrale quando, nel 1482, fu raggiunto dai Portoghesi. Il sovrano Nazinga a Nkuwu si convertì al cristianesimo, con il nome di Giovanni I, ma il resto del popolo rimase fedele alla religione tradizionale, incorporando l iconografia cristiana. Nel XVI secolo il regno si espanse militarmente e raggiunse una certa fama, inviando anche missioni diplomatiche in Europa e in Brasile, mentre il sovrano accentrava il potere nelle proprie mani. Toccato l apice della sua potenza, il regno Bakongo venne poi dilaniato dalle lotte per la successione, dalla tratta degli schiavi e dagli attacchi provenienti dall Angola, a cui cercò di far fronte con l aiuto dei Portoghesi. In seguito a una stagione di frammentazione politica, nel 1885 fu ridotto a una colonia portoghese. L estrema complessità delle tradizioni Bakongo emerge in occasioni particolari, come i funerali o i riti di investitura di un capo. Il loro pantheon è limitato ad un unico dio onnipotente, che dà poteri di guaritore al re e ai capi religiosi. BAKUBA Secondo i racconti orali, i Bakuba si sarebbero insediati nella regione del Kasai, nell attuale Repubblica del Congo, dopo essere giunti in canoa dalla costa atlantica.

17 He was followed by other female or animal masks. FANG The Fang tribe numbers 800,000 people, and comprises a broad pastiche of independent villages from the Cameroon, the interior of Equatorial Guinea and virtually the whole of north Gabon, on the right bank of the Ogowe river. Historically the Fang were an itinerant people and only settled in this area comparatively recently. The Fang people s nomadic spirit prevented them from building chapels for their ancestors or cemeteries. Instead, the remains of important deceased people were moved on with the tribe in cylindrical containers made of bark. KOTA The land inhabited by the Kota tribe, today numbering some 75,000 people, is situated in the eastern part of present-day Gabon, and to a minor extent also in the Republic of the Congo. The Kota tribe is really a collection of peoples with some cultural traits in common but also with significant differences. They live in villages of two or more clans, each of which descends from a common ancestor. The fear of death is at the basis of their religious system, which is associated with the cult of ancestors (bwiti), who are considered to be guarantors of the group s survival. Ancestor worship is the fulcrum of the religious and social life of every family. BAPUNU The Bapunu or Punu people live on the right bank of the Upper Ngoume River in presentday Gabon. They belong to a group of wellknown tribes such as the Shira people, who were originally part of the kingdom of Luango in Anglo before migrating north during the 18 th century. They live in independent villages divided into clans and families, and social cohesion is ensured by the moukouji sect, which uses a series of religious objects (statuettes, human reliquaries and masks) to ward off evil influences and administer justice within the community. The masks are white or black. Black masks are used in judicial proceedings and help identify witches. During masked rituals, dancers embody the spirits of their ancestors, wearing costumes made of raffia, cotton or animal hides, and perform incredible acrobatics on stilts that are sometimes two metres high. MANGBETU The Mangbetu tribe abandoned its original territory, situated in Sudan, to establish its new empire northeast of the present Democratic Republic of Congo. Their social structure is similar to the one of other tribes which leave inside the forest: men mostly hunt and fish while women cultivate the fields. Livestock is considered to be a sign of wealth and it is usually offered as a dowry to the bride s family. Nevertheless, milking the animals is a male task. Mangbetu art is very realistic and was reserved to the court: the wooden sculptures usually portray the dynasty s ancestors. In addition, the Mangbetu produced a wide range of everyday objects, ordered by the headmen who desired to exhibit their power and great wealth. LEGA The Lega tribe, which numbers around 250,000 people, inhabit the virgin forests of the eastern region of the present-day Democratic Republic of the Congo, between the Great Lakes and the Lualaba River. They live in independent villages in the hilltops encircled by palisades. They do not have a centralised political system: both men and women aspire to acquire moral authority, reaching the upper echelons of bwami society, which governs the social, religious and political life of the Lega people, by establishing common rules. The bwami sect is based on a hierarchical structure. To move from one level to another, tribe members must pass initiation tests and donate gifts and money to the sect. Transition to the next level represents the acquisition of a higher level of wisdom and moral sense. Great celebrations are organised when a person moves up to the next level, involving the building of complete villages to provide hospitality to the candidate s entire clan and members of other clans who often travel from a great distance to take part in the festivities. Members of the highest level of the bwami sect commission, own and interpret all the sculptures. The talent of Lega artists lies in their ability to create a work that meets the expectations of the chief of the bwami, satisfies the artistic canon and yet is a unique piece. BAKONGO The Bakongo populations (today 3 millions of persons) migrated from northeast to the mouth of the Congo River in the 13 th century. They can be divided into different groups and during the 14 th century they created a unified empire, the most powerful in central Africa up to when the Portuguese arrived in King Nazinga a Nkuwu converted to Christianity and was baptised John I, though the rest of the population remained faithful to its traditional religion, incorporating the Christian iconography into the local art. During the 16 th century the empire reached such fame and military force that it also took part in diplomatic expeditions in Europe and Brazil, while the king kept on accumulating power. Once at the height of success, the Bakongo empire was severely hit by continuous succession fights, slave trading and the fierce attacks received from Angola which it attempted to fight back with the help of the Portuguese. After an entire season of political fragmentation, in 1885 the Bakongo kingdom was declassified to Portuguese colony. The Bakongo traditions still appear on particular occasions, such as funerals or during induction ceremonies. The people believe in one god who passes his healing powers down to the king and to the headsmen. BAKUBA According to oral tradition the Bakuba established themselves in Kasai (today s Republic of Congo) after having reached it by canoe from the Atlantic coast. The ancient Bakuba

18 DOGON Nessuno sa se l uccello che vola ha un uovo nel ventre. proverbio Dogon No-one knows if a bird in fl ight has an egg in its stomach. Dogon proverb 08

19 L antico regno dei Bakuba è contemporaneo a quello di Ifé, in Benin, e vanta un importante tradizione artistica. Oltre alle statuette degli antenati e alle maschere, i Bakuba producono infatti pregevoli oggetti decorati. La società Bakuba è costituita da una ventina di gruppi etnici diversi, ed è fortemente gerarchizzata. Infatti il nome Ba-Kuba (i Kuba) le è stato attribuito dalle popolazioni vicine, ma l etnia Bakuba si definisce come il popolo del Re. Al re si affianca un consiglio in cui sono rappresentate le differenti componenti etniche del regno. La svolta per il regno avvenne verso il 1650, quando Shamba Balolongo, venuto dall ovest a capo di una banda di avventurieri, si impadroní del trono e introdusse le nuove colture americane del mais, dell arachide e del tabacco. Il potere centrale rimase peraltro debole, con frequenti rivolte e ampie autonomie dei gruppi etnici. I Bakuba attribuiscono al sovrano (nyim) un origine divina e il potere di influenzare gli eventi atmosferici, la fertilità dei campi e le nascite, che egli trae dagli antenati e dalla magia. BASONGE I Basonge abitano il vasto territorio tra i fiumi Sankuru e Lomani, all interno dell attuale Repubblica Democratica del Congo, fra i territori dei Bakuba e dei Luba. Soggetti a numerose lotte intestine e invasioni, anche da parte del popolo Luba, i Basonge formano una società patriarcale e gerarchica. Venerano un dio creatore, Efile, ed offrono sacrifici agli antenati e agli spiriti della natura, che abitano gli alberi e le altre forme di vita. L arte Basonge rivela sempre un proporzionato equilibrio delle forme. Le maschere, modellate secondo uno stile del tutto particolare, sono usate prevalentemente durante le cerimonie di iniziazione indette da una lega segreta, che protegge il potere del capo. I Basonge sono inoltre rinomati come fabbri, in particolare per le belle asce cerimoniali da parata e i coltelli da lancio. LULUA Lulua è un termine che si riferisce a un ampio ventaglio di etnie eterogenee che abitano le sponde del fiume Lulua, tra i fiumi Kasai e Sankuru, nell attuale Repubblica Democratica del Congo. I Lulua migrarono qui dall Africa occidentale durante il XVIII secolo. Alla fine del XIX secolo, la cultura Lulua subì profonde trasformazioni: il re Kalambam introdusse infatti nuove regole religiose e sociali, che ad esempio posero fine alle abitudini tradizionali di bere vino di palma e fumare canapa. Oggi i Lulua sono circa persone e vivono divisi in piccoli regni, che in tempi di crisi eleggono un capo comune. Dediti all agricoltura, dividono il lavoro tra uomini e donne: le donne Lulua coltivano la manioca come raccolto principale, e anche fagioli, patate dolci, mais, arachidi e banane; gli uomini invece si procurano il legname, cacciano, pescano con le reti e arano il terreno. Inoltre, un importante fonte di reddito è il sale, raccolto nella regione e venduto ai popoli confinanti. SALA MPASU Prima dell inizio del XX secolo i Sala Mpasu erano parte di una piccola enclave di tribù all interno della provincia di Kasai, nell attuale Repubblica Democratica del Congo. La loro organizzazione sociale era basata su tre istituzioni: le abitazioni dei più ricchi, intorno alle quali si sviluppavano gli insediamenti, i clan matriarcali (mupanga), e il clan dei guerrieri (mugongo), custode delle maschere. TABWA Il popolo Tabwa viveva sotto la dominazione dell etnia Luba, in piccoli villaggi autonomi intorno al lago Tanganika, tra il sud-est dell attuale Repubblica Democratica del Congo e il nord-est dello Zambia. Il nome Tabwa significa essere legato e si riferisce proprio al fatto che questo popolo veniva tenuto in schiavitù. Nel corso del XIX secolo, il commercio dell avorio portò grande ricchezza nella regione, e i Tabwa conquistarono l indipendenza. Oggi sono circa persone, e vengono governati da capi-stregoni. Il loro potere viene controbilanciato da potenti clan maschili e femminili. LUBA I Luba, circa un milione di persone, abitano un vasto territorio che comprende tutta la zona sud-orientale della Repubblica Democratica del Congo. Nonostante la storia dei Luba sia piena di conflitti e violenza, la loro arte è molto armonica e prende spunto da forme organiche. Gli artisti sono molto rispettati presso i Luba e portano sulla spalla un ascia cerimoniale come segno distintivo. Spesso gli apprendisti vengono reclutati tra i giovani con deformità fisiche, che non possono diventare né cacciatori né guerrieri e sono considerati in stretta comunicazione con la magia. MAKONDE I Makonde, oltre un milione di persone, vivono tra la Tanzania e il Mozambico, dove si trova la loro zona di origine, l altopiano di Mueda. Questo popolo ha resistito nei secoli alle razzie di schiavisti africani, arabi ed europei, e non è stato colonizzato fino agli anni Venti. Anche per questo motivo i Makonde hanno conservato fino ad oggi il proprio culto animista, legato agli antenati. Durante gli anni Sessanta, i Makonde lanciarono il movimento Frelimo per la liberazione dai Portoghesi, e lo finanziarono con la vendita delle loro rinomate sculture in legno. Si tratta di una società matriarcale, in cui i bambini e le eredità restano legati alle donne, mentre gli uomini sono tenuti a spostarsi nel villaggio della propria moglie.

20 kingdom is contemporary with the one of Ifé in Benin and it boasts an important artistic tradition. Besides the statues of their ancestors and the masks, the Bakuba also produce prestigious decorated objects. The society is strictly hierarchic, composed of about twenty different ethnic groups. The name Ba Kuba (the Kubas) was given to them by their neighbour-tribes although the Bakuba themselves insist that they are the King s people. The king is assisted by a council represented by members of each ethnic group of the empire. The kingdom went through a drastic change when in 1650 Shamba Balolongo, leading a band of adventurers, took possession of the throne and introduced the cultivation of corn, peanuts and tobacco. The central power still remained weak permitting the explosion of riots and the creation of several autonomous ethnic groups. The Bakuba people believe that the king (nyim) has divine origins. He can influence the weather, the fertility of the fields and the births (a power he gets both from the ancestors and magic). BASONGE The Basonge tribe lives between the Sankuru and Lomani rivers which flow across the Democratic Republic of Congo, between the Bakuba and Luba territories. Having been subject to numerous conflicts and invasions by the Luba people, they form a hierarchical and patriarchal society. The believe in a creator god, known as Efile, and offer sacrifices to the ancestors as well as to the spirits of nature, which live inside the trees and in other forms of life. The Basonage art is characterised by a proportionate balance between its forms. The masks are modelled in a particular way and they are used during the initiation ceremonies of a secret league, whose task is to protect the headman s power. The Basonge are well known for the ceremonial axes and the throwing-knives they produce. LULUA The term Lulua refers to different heterogeneous ethnic groups which live along the Lulua river, flowing between the Kasai and Sankuru rivers, in the Democratic Republic of Congo. The Lulua people migrated here from western Africa during the 18 th century. In the late 19 th century the Lulua culture went through drastic changes: king Kalambam introduced new religious and social rules which led to the abandonment of certain traditional uses, such as drinking palm-wine and smoking hemp. Today the Lulua number persons who live in different small chiefdoms which in times of crisis elect a common leader. Dedicated to agriculture, men and women have special tasks: Lulua women grow cassava plants, beans, sweet potatoes, corn, peanuts and bananas; the men on the other hand collect the wood, they hunt, fish with nets and plough the fields. An additional income for the Lulua people is salt. It is collected and sold to the neighbour-tribes. SALA MPASU Prior to the 20 th century the Sala Mpasu were part of a small tribe-enclave which lived in the Kasai province, included in the Democratic Republic of Congo. Their social division was composed of three institutions: the residences of the rich around which the settlements were concentrated, the matriarchal clans (mupanga) and the clan of the warriors (mugongo), which was in charge of safeguarding the masks. TABWA The Tabwa people were dominated by the Luba tribe. They lived in small villages around Tanganyika lake, between the south-east of the democratic Republic of Congo and the north-east of Zambia. The word Tabwa means tied up beings revealing the slave conditions this tribe went through. During the 19 th century, thanks to the extensive ivory trading, the Tabwa gained their independence. Today numbering persons, they are ruled by wizard-leaders, whose power is counterbalanced by the presence of male and female clans. LUBA The Luba tribe (1,5 million individuals) live in a vast territory southeast of the Democratic Republic of Congo. Although the Luba history has been marked by conflicts and violence, the local art appears harmonic, inspired by organic forms. The artists are respected by the people and they carry a ceremonial axe on their shoulder which distinguishes them from the other citizens. The trainees are usually recruited with the young people affected by physical deformation who cannot either hunt or become good warriors and are therefore considered to be in contact with magic. MAKONDE The Makonde tribe (over 1 million persons) lives between Tanzania and Mozambique, in the Mueda Plateau. In time it survived the African, Arabic and European slave-trading, though it was colonised in the 1920 s, a fact that explains how the Makonde held onto their animist and ancestor-veneration traditions. During the Sixties, the Makonde launched the Frelimo movement in order to free themselves from the Portuguese, which they financed by selling all their famous wooden sculptures. The Makonde is a matriarchal society in which the children and the inheritance go to the women, while the men are obliged to move to their wife s village.

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