Attività produttive legate allo sfruttamento delle risorse animali tra età romana e medioevo: il caso di Ferento

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1 FRANCESCA ALHAÏQUE, DONATELLA DE BERNARDIS, MICHELE TOMMASO FORTUNATO Attività produttive legate allo sfruttamento delle risorse animali tra età romana e medioevo: il caso di Ferento Lo studio archeozoologico e tafonomico del campione faunistico di Ferento è particolarmente interessante perché ci permette di investigare in senso diacronico, all interno di uno stesso sito, le modalità di sfruttamento delle risorse animali e le attività produttive ad esse legate. I principali prodotti ottenuti dall allevamento dei più comuni animali domestici - ovicaprini, bovini e suini - sono ovviamente la carne, il latte e la lana, ma non bisogna dimenticare che potevano essere sfruttati pure pelli, pellicce e tendini, di questi o di altri animali. Inoltre ossa, denti, corna o palchi erano utilizzati come materia prima in attività artigianali per la produzione di oggetti lavorati di varia tipologia (strumenti, oggetti d ornamento, ecc.). Alcune specie, come buoi o equidi, potevano poi essere state impiegate anche come forza lavoro nei campi o per il trasporto. Un approfondita indagine archeozoologica e tafonomica consente di formulare ipotesi, basate su concreti dati faunistici, sulle specie animali effettivamente sfruttate in un sito e sui prodotti che da esse sono stati ottenuti. I risultati possono fornire interessanti dettagli sulla vita quotidiana delle popolazioni che vivevano in quell insediamento oltre a particolarità a volte inattese. I materiali osteologici faunistici presentati in questa ricerca provengono dal Saggio III e dal Saggio I di Ferento (VT) e coprono un arco cronologico relativamente ampio che va dall età romana al medioevo. I reperti, anche se molto frammentati, presentano delle superfici ossee relativamente ben conservate che hanno consentito di indagare la presenza di modificazioni antropiche e naturali. I campioni faunistici considerati hanno dimensioni differenti tra età romana e medievale (fig.1), e sono inoltre il risultato di diversi tipi di accumulo, per questo motivo le informazioni ricavate dovranno essere valutate anche tenendo conto di questi fattori. F.A. Età romana: II sec. a.c.- V sec. d.c. Come già detto nel paragrafo precedente i campioni archeofaunistici d epoca romana, che sono stati presentati in questo lavoro, provengono dal Saggio III e da alcuni contesti del Saggio I. Le ossa animali che sono state recuperate negli strati della domus del Saggio III si trovavano in associazione a ceramica datata ai primi decenni del I sec. d.c 1. 1 Pavolini 2010, pp

2 Per i due contesti del Saggio I, più precisamente il pozzo e la fossa 1918, che sono stati identificati come strutture d approvvigionamento idrico, gli studi relativi alla ceramica hanno consentito di collocare il riempimento del primo pozzo tra la fine del II sec.a.c. e la metà del I sec. d.c. 3, mentre la fossa può essere datata al IV-V sec. d.c 4. In altri contesti, di cui è già stata analizzata la fauna 5, la ceramica è attualmente in fase di studio e la cronologia, relativa ai materiali contenuti nei rispettivi riempimenti, ricopre un arco temporale molto ampio. Il campione osteologico dei tre contesti di età romana, che sono stati presi in considerazione, è costituito da un totale di 1116 frammenti di ossa e denti (pozzo 593 NR 293; fossa 1918 NR 304; Saggio III NR ); di questi poco meno della metà (49,7%) sono risultati determinabili a livello tassonomico, mentre il resto dei materiali è completamente indeterminabile o genericamente attribuibile a categorie animali sulla base delle caratteristiche morfometriche. Le specie più rappresentate (Tab. I) sono ovicaprini, maiale e bue, ma sono presenti pure resti di cavallo (solo dal Saggio III), avifauna, soprattutto pollo, molluschi (sia bivalvi marini che gasteropodi terrestri 7 ) e un unica vertebra di pesce. L attività di caccia, presunta, è rappresentata da un solo elemento di cervo. Le proporzioni fra le tre specie principali (fig. 2) mostrano che nei due contesti più antichi il maiale prevale, seguito da ovicaprini e bue, mentre nel periodo più recente pecore e capre sono al primo posto per abbondanza, seguono il bue ed il maiale. Per quanto riguarda gli ovicaprini vediamo, dalla curva di sopravvivenza (fig. 3) relativa all età romana, come la maggior parte degli individui venga abbattuta tra 1 e 3 anni, momento in cui gli animali forniscono la maggior resa in carne con il minore costo per il mantenimento. Infatti, il confronto con i modelli attualistici elaborati da Payne 8 suggerisce come un simile andamento indichi uno sfruttamento prevalentemente per la carne. I dati sulle classi di età dei singoli individui evidenziano una similitudine fra i tre contesti (Tab. II). Per quanto riguarda i maiali, il grafico relativo all età di morte 9 (fig. 4) mostra uno sfruttamento di animali giovanissimi e giovani (con carne tenera), la cui uccisione però va a svantaggio del mantenimento del branco, adulti di prima e in minor misura giovani-adulti, che danno la 2 Fortunato et al. 2007, pp Pavolini et al. 2007, pp Patilli 2005, pp Fortunato Fortunato 2010, pp Per quanto riguarda i bivalvi marini si potrebbe suggerire un uso alimentare, anche se l arrotondamento dei bordi di alcune conchiglie sembra indicare anche la raccolta di gusci spiaggiati; più dubbia è la presenza dei gasteropodi terrestri che potrebbero semplicemente rappresentare elementi intrusivi nel deposito archeologico. 8 Payne Si noti che vi è una differenza tra questo grafico, utilizzato per maiale e bue, che indica gli individui morti attribuiti alle varie classi di età e la curva di sopravvivenza che invece riporta le percentuali degli animali che sopravvivono. 196

3 maggior resa in carne, assieme ad individui di età più avanzata (adulti di seconda e senili) mantenuti in vita per la riproduzione. I dati dei tre contesti romani risultano omogenei (Tab. III). Osservando il grafico sulla mortalità del bue (fig. 5), si nota da un lato l abbattimento di numerosissimi giovani-adulti e adulti di prima, che indica uno sfruttamento prevalente per la carne, ma anche la presenza di un certo numero di animali di età più avanzata, anche senili, che suggerirebbero un utilizzazione di alcuni animali come forza lavoro prima del loro abbattimento. Tale ipotesi sembra supportata pure dalla presenza di alcune patologie ossee 10 legate a sforzi fisico-meccanici prolungati nel tempo 11. I dati dai singoli contesti rispecchiano quanto illustrato in generale (Tab. IV). Tracce di macellazione, legate a varie fasi dello sfruttamento della carcassa, sono state individuate sui tre principali taxa domestici; ma pure un radio di cavallo dal Saggio III presenta un taglio che suggerisce uno sfruttamento a scopo alimentare, sia pure occasionale, di questa specie. Anche su alcuni resti di gatto di età romana 12 si riscontra una curiosa anomalia: infatti, sono presenti tracce di taglio sulla mandibola, che indicano, però, solo un azione di spellamento. La lavorazione dell osso, anche in situ, è ben attestata nel periodo romano, come dimostra la presenza di scarti di lavorazione oltre che di prodotti finiti (fig. 6). Dal riempimento della fossa 1898, che copre però un ampio arco cronologico, dal IV sec. a.c. alla prima età imperiale, provengono anche oggetti particolari come un astragalo regolarizzato (fig. 7), che forse rappresenta un dado o una pedina da gioco, ed un palco di cervo lavorato (fig. 8) 13. Un altra lavorazione artigianale di materie dure animali, relativamente ben documentata, è quella del corno (fig. 9): su grandi e piccoli bovidi sono, infatti, state riscontrate tracce che indicano la rimozione dell astuccio corneo, che in vita ricopre la caviglia cornigera. M.T.F. Età medievale: X sec.- XIV sec. Per quanto riguarda il medioevo, i campioni considerati in questo lavoro provengono dal settore E del Saggio I. Dal momento che le diverse fasi medievali individuate in questo settore coprono un arco cronologico molto ampio, che va dal X secolo a dopo il XIV secolo, si è deciso, per questo lavoro, di raggruppare tali fasi in tre Periodi (Tab. V): Periodo I (fasi 13-15), riferibile al X-XII sec., durante il quale l area aveva un uso abitativo; Periodo II (fasi 7-12), riferibile al XI-XII sec., in cui nella stessa area prevalgono attività artigianali; Periodo III (fasi 1-5), riferibile al XIII-post XIV sec., che segna l abbandono dell abitato. Oltre a questi, 10 Fortunato et al. 2007, Tav. XLIV, d. 11 Colum., 6, 12, I resti provengono dal pozzo-cisterna 867, non incluso in questo studio dettagliato (Fortunato ). 13 Ibidem. 197

4 la Fase 6 relativa al riempimento delle fosse lunghe e riferibile al XII-XIII sec., in considerazione delle modalità di accumulo e della consistenza del campione, è stata lasciata separata e verrà usata comunque come confronto per il medioevo. Il campione faunistico medievale è molto ampio (fig.1, Tab. I) e include un totale di 5154 reperti: 1766 dal Periodo I, 1106 dal Periodo II, 825 dal Periodo III e 1457 dalla Fase 6. Poco meno della metà dei resti (47,4%) ha reso possibile una determinazione a livello specifico mentre la rimanente parte del campione è risultata indeterminabile o solo genericamente attribuibile ad una taglia animale. Le tre specie prevalenti sono le stesse dell età romana, ma qui si nota (fig. 2, Tab. I) come nel Periodo I sia dominante il bue seguito da ovicaprini e maiale, mentre nei Periodi successivi e nella Fase 6 quest ultima specie è sempre quella più frequente con ovicaprini e bue rispettivamente al secondo e terzo posto. Tra le specie minori relativamente abbondanti sono gli equidi, tra i quali predomina l asino, soprattutto nel Periodo I, e il pollame, principalmente nel Periodo II e nella Fase 6. Sono stati riconosciuti, inoltre, 20 resti di tartaruga che però in mancanza di evidenti tracce di macellazione o combustione potrebbero appartenere ad animali intrusivi, morti per cause naturali. Sono pure stati rinvenuti rari resti di cani e gatti per i quali sembrerebbe più plausibile ipotizzare in generale una presenza legata soprattutto allo scopo di avere animali da compagnia. Pochissimi sono i resti di pesci e molluschi marini che indicherebbero comunque l occasionale sfruttamento di risorse acquatiche. Molto rari sono anche gli elementi riferibili a specie selvatiche come i lagomorfi, la volpe, il cinghiale e il cervo a suggerire come in questo insediamento la caccia rivestisse un ruolo marginale. La curva di sopravvivenza degli ovicaprini (fig. 3) relativa al medioevo, confrontata con i modelli attualistici 14, sembrerebbe indicare uno sfruttamento misto, non solo per la carne, ma anche per i prodotti vivi; ci sono, infatti, molti individui giovanissimi che suggeriscono il recupero del latte, ma anche molti adulti di età avanzata che indicano un allevamento per la lana. Le indicazioni dai diversi Periodi e dalla Fase 6 sono uniformi (Tab. II). Per quanto riguarda i maiali la lettura del grafico dell età alla morte per il medioevo (fig. 4) sembrerebbe indicare, rispetto all età romana, un abbattimento più efficiente che mirava alla maggior resa in carne possibile, con una preponderanza di individui giovani-adulti e adulti di prima. Anche qui le indicazioni per i vari Periodi sono omogenee (Tab. III). Osservando il grafico sulla di mortalità del bue (fig. 5) si nota come, anche nel medioevo, l uccisione di numerosissimi giovani-adulti e adulti di prima indichi un utilizzazione soprattutto alimentare, anche se la presenza di alcuni animali più anziani suggerirebbe un impiego di alcuni bovini come forza lavoro. I dati dai singoli Periodi e dalla Fase 6 rispecchiano quanto illustrato in generale (Tab. IV). Tutte e tre le specie dominanti mostrano evidenti tracce antropiche prodotte, con diversi 14 Payne

5 tipi di utensili, durate il trattamento delle carcasse; fra le particolarità riscontrate, sono da segnalare dei fori individuati sia su scapole di maiale sia di bue che potrebbero suggerire come queste porzioni anatomiche forse venissero appese ad un gancio. Molto interessante è il fatto che le tracce di macellazione siano state ritrovate anche su resti di equidi (fig. 10), sia asino che cavallo, ad indicare un occasionale sfruttamento alimentare di queste specie 15. La localizzazione e la morfologia dei tagli identificati suggeriscono per l asino, ma non per il cavallo, anche un attento recupero dei tendini e della pelle (fig. 11). Segni di macellazione sono stati identificati anche su resti di cinghiale, pollame, e lagomorfi. E inoltre da segnalare, su un ulna di cane, un taglio riferibile alla disarticolazione che testimonierebbe, forse, un possibile uso alimentare di questo animale. La lavorazione dell osso, soprattutto quella in situ, sembra essere meno documentata durante il medioevo soprattutto se si considerano le notevoli dimensioni di questo campione rispetto a quello romano. I ritrovamenti provengono quasi esclusivamente dalla Fase 6, e alcune evidenze si ritrovano anche nei contesti analizzati del settore O del Saggio I 16 (fig. 12). Relativamente più frequenti sono le tracce riferibili allo sfruttamento artigianale del corno che sono state identificate soprattutto su capra (fig. 13), ma sono presenti anche su bue e pecora. L astuccio corneo una volta asportato veniva poi presumibilmente lavorato; tale lavorazione avveniva probabilmente in situ visto che, almeno in alcuni contesti, vi è discrepanza tra il numero di corna di capra, risultato delle attività artigianali, e gli elementi post-craniali, che appartengono invece prevalentemente alla pecora, e sono riferibili a resti di pasto. D.D.B. Conclusioni Mettendo a confronto i dati dei contesti romani e medievali si può innanzitutto evidenziare come il grado di frammentazione dei reperti, rappresentato dalla percentuale di resti determinabili sul totale, sia perfettamente comparabile (49,7% nell età romana vs. 47,4% nel medioevo). Questa informazione, se da un lato potrebbe suggerire analogie fra i due periodi nel modo di trattare le carcasse degli animali dal momento dell abbattimento fino allo smaltimento, dall altro potrebbe semplicemente essere il risultato di una stessa strategia di raccolta adottata in tutti i settori del sito durante lo scavo. Sintetizzando i dati tassonomici descritti si può affermare che nell economia ferentana bovini, suini ed ovicaprini rappresentano i taxa più comunemente allevati e utilizzati sia in epoca romana che medievale (Tab. I). Si possono inoltre notare analogie nelle proporzioni tra 15 Lo sfruttamento degli equidi a scopo alimentare è particolarmente inatteso nel medioevo in quanto Gregorio III nel 732 vietò espressamente il consumo di carne equina. 16 Alhaïque, dati inediti. 199

6 queste specie fra i contesti romani più antichi (pozzo 593 e Saggio III) e quelli medievali più recenti (Periodi II e III e Fase 6) dove prevale il maiale seguito da ovicaprini e bue (fig. 2). Anomali rispetto a questo andamento risultano invece la fossa 1918, dominata dagli ovicaprini, e il Periodo I medievale, in cui è preponderante il bue (fig. 2). Le altre specie di qualche rilevanza economica sono equidi e pollame, meno importanti pesci e molluschi marini. È testimoniata anche la presenza, sia pure sporadica, di cani e gatti durante il medioevo. Nel campione romano presentato in questo lavoro l esistenza del cane è indirettamente indicata dalla presenza di tracce di rosicchiatura sulle ossa. La caccia al cinghiale (solo nel medioevo) e al cervo (in entrambi i periodi) ha rivestito sempre un ruolo marginale. Nel medioevo vi è inoltre indicazione di un possibile sfruttamento anche di lagomorfi, tartarughe e volpe. Per quanto riguarda le specie minori sembra esservi quindi una varietà più ampia durante il medioevo con la presenza di animali che sono assenti nei contesti romani presi in esame in questo studio (tartarughe, lagomorfi, gatto, volpe, cane, asino, cinghiale). Tuttavia tali differenze potrebbero essere semplicemente imputabili alle maggiori dimensioni del campione medievale, più che a grandi variazioni nel tipo di economia, anche perché alcune di queste specie sono state comunque effettivamente già individuate in altri contesti romani di Ferento 17. Passando all analisi tafonomica, le modificazioni antropiche riscontrate sui reperti dei tre taxa principali mostrano varie fasi dello sfruttamento della carcassa: dallo spellamento, alla disarticolazione, alla rimozione della carne. Non sono state riscontrate grandi differenze nelle strategie di macellazione fra età romana e medievale, sintomo che ciò che guidava le scelte umane era l anatomia dell animale piuttosto che particolari preferenze di tipo economico o sociale. Alcune fasi del trattamento venivano svolte con strumenti pesanti come scuri e mannaie, mentre altre con strumenti più leggeri come i coltelli. Per ciò che riguarda l uso degli animali domestici, ipotizzato sulla base dell interpretazione dei dati dell età di morte e dell analisi tafonomica, gli ovicaprini sono stati impiegati prevalentemente per ottenere la carne durante l età romana, mentre durante il medioevo venivano sfruttati anche i prodotti vivi (latte e lana). Il maiale era usato sempre per carne, ma in età medievale l abbattimento sembra essere più efficiente. I buoi erano utilizzati soprattutto per la carne, anche se alcuni individui di età più avanzata erano stati probabilmente impiegati come forza lavoro prima del consumo alimentare. Oltre che presumibilmente come forza lavoro e per il trasporto, gli equidi erano occasionalmente utilizzati come fonte di carne sia in epoca romana che medievale, e, durante quest ultimo periodo, l asino era sfruttato anche per ricavare pelle e tendini. In epoca romana sembra attestato il recupero della pelliccia del gatto e durante il medioevo un possibile uso del cane come cibo. 17 Fortunato

7 La lavorazione artigianale, anche in situ, delle materie dure animali (osso, palco) è documentata durante tutto l arco cronologico considerato, ma sembra essere più frequente in età romana. In tutti i periodi è testimoniata l estrazione, e presumibilmente il successivo trattamento, dell astuccio corneo di ovicaprini (soprattutto capra) e più raramente di bovini; tuttavia, a causa della deperibilità di questa materia prima, i prodotti finiti di questa lavorazione non si sono conservati. Anche se i dati presentati in questo lavoro possono sicuramente essere suscettibili di ulteriori verifiche con il procedere delle indagini e dell elaborazione dei dati, va evidenziato che per alcuni aspetti (es. età alla morte) i campioni esaminati sono abbastanza congruenti all interno dei vari periodi, cosa che suggerisce una certa affidabilità delle informazioni ottenute. I prodotti animali ricavati dall allevamento o, non dimentichiamolo, anche dalla caccia (anche se a Ferento, come abbiamo visto, questa ricopre sempre un ruolo marginale) possono rappresentare il fine ultimo della produzione ed essere consumati direttamente (carne, latte), possono essere utilizzati come strumenti in altre attività artigianali (ad es. ago in osso utilizzato per cucire tessuti), o, a loro volta, possono entrare a far parte di ulteriori catene produttive come ad esempio la preparazione di burro o formaggi, la lavorazione della lana e la successiva tessitura, o la concia delle pelli. Per questi motivi i dati archeozoologici ottenuti in questo studio si dovranno necessariamente integrare con le altre linee di indagine. F.A. 201

8 ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE Fortunato et al : M.T. Fortunato, D. De Bernardis, F. Alhaïque 2007, Primi risultati sullo studio del campione faunistico in C. Pavolini (ed.), Un contesto archeologico di Ferento: il pozzo 593 del Saggio I, in Daidalos, 8, pp Fortunato 2010 : M.T. Fortunato, Studio archeozoologico dei campioni del Saggio III di Ferento: nota preliminare in C. Pavolini (ed.), La domus ad atrio di Ferento: prime considerazioni su una planimetria anomala, in Daidalos, 10, pp Fortunato : M.T. Fortunato, Ferento romana: testimonianze archeozoologiche dai pozzi-cisterna del Saggio I e dalla domus del Saggio III, Tesi di laurea, Università degli Studi della Tuscia. Patilli 2007 : T. Patilli, La ceramica comune di Ferento (Viterbo), in M.Bonifay, J.C. Tréglia (edd.), LRCW 2. Late Roman Corse Wares, Cooking Wares and Amphorae in the Mediterranean, Archaeology and Archaeometry, BAR international Series, 1662 (I), Oxford, pp Pavolini et al : Pavolini C. et al., Un contesto archeologico di Ferento: il pozzo 593 del Saggio I, in Daidalos, 8, pp Pavolini 2010 : C. Pavolini, La domus ad atrio di Ferento: prime considerazioni su una planimetria anomala, in Daidalos, 10, pp Payne 1973 : S. Payne, Kill-off patterns in sheep and goat mandibles from Aşvan Kale, in AnatSt, XIII, pp

9 Tab. I - Numero di resti (NR) determinati a livello tassonomico nei diversi contesti e periodi. Tab. II - Classi di età di morte degli ovicaprini (Numero Minimo di Individui) nei diversi contesti e periodi. Tab. III - Classi di età di morte dei maiali (Numero Minimo di Individui) nei diversi contesti e periodi. Tab. IV - Classi di età di morte dei bovini (Numero Minimo di Individui) nei diversi contesti e periodi. 203

10 PERIODO III FASI CRONOLOGIA DESCRIZIONE 1 post XIV d.c. Crolli e pietrame, humus, strati moderni 2 f.xiii-i.xiv d.c. Livellamento area fosse lunghe, frequentazione ambiente H 3 f.xiii d.c. Abbandono, scorie 4 XIII d.c. Livellamento fosse e fornaci, abbandono, modifica ambiente H 5 XIII d.c. Abbandono fosse lunghe, crollo ambiente A FASE 6 6 f.xii-i.xiii d.c. Otto fosse allungate, modifica ambienti A-H 7 XII d.c. Livellamento sopra fornaci (ambiente L) (materiale residuale V-VII sec.) PERIODO II PERIODO I 8 XII d.c. Fossa 89 con livellamento e frequentazioni 9 XII d.c. Fornaci+muri 10 XII d.c. Interruzione fornaci 11 metà XII d.c. Focolare+fornaci (7)+abbandono fornaci e livellamento 12 XI-XII d.c. Distruzione lotti abitativi+attività metallurgica iniziale 13 XI-XII d.c. Muri ambiente A su decumano (poco prima di distruzione) 14 XI d.c. Strutture murarie ambienti A, K + battuti stradali 15 X-XI d.c. Frequentazioni su macerie alternate a battuti stradali Tab. V - Suddivisione delle fasi medievali in Periodi utilizzata in questo studio (la periodizzazione preliminare elaborata dall équipe di scavo di Ferento per il Saggio I, ripresa da D. De Bernardis nella tesi di Laurea). Fig. 1 - Distribuzione dei resti faunistici nei diversi contesti e periodi. 204

11 Fig. 2 - Frequenza dei resti dei tre principali taxa domestici nei diversi contesti e periodi. Fig. 3 - Curve di sopravvivenza degli ovicaprini nel periodo romano e in quello medievale. 205

12 Fig. 4 - Frequenza degli individui nelle diverse classi di età per il maiale nel periodo romano e in quello medievale. Fig. 5 - Frequenza degli individui nelle diverse classi di età per il bue nel periodo romano e in quello medievale. 206

13 Fig. 6 - Oggetti in osso e scarti di lavorazione dal pozzo 593 e dalla fossa 1918 (foto M.T. Fortunato). Fig. 7 - Astragalo di ovicaprino lavorato dalla fossa 1898 (foto M.T. Fortunato). Fig. 8 - Palco di cervo segato dalla fossa 1898 (foto M.T. Fortunato). Fig. 9 - Corna di ovicaprini dai contesti romani con tracce legate alla rimozione dell astuccio corneo (foto M.T. Fortunato). 207

14 Fig Localizzazione e numero delle tracce sui resti di Equidi medievali. Fig Falange I di asino del Periodo I medievale con tracce di taglio per lo spellamento e la rimozione dei tendini (foto F. Alhaïque). Fig Ossa con tracce di lavorazione dai livelli medievali del settore O: (A) frammento di ago in osso; (B) scarto di lavorazione; (C) dettaglio di B (foto F. Alhaïque). Fig Corna di capra dai livelli medievali con fendenti e fendenti troncanti legati alla rimozione dell astuccio corneo (foto F. Alhaïque). 208

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