Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia. Sistema di Sorveglianza PASSI ASL DELLA PROVINCIA DI VARESE RAPPORTO

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1 Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia Sistema di Sorveglianza PASSI ASL DELLA PROVINCIA DI VARESE RAPPORTO

2 INDICE 1 - Premessa 2 - Descrizione del campione 3 - Stato di salute Depressione 4 - Fattori di rischio cardiovascolari Ipertensione arteriosa Ipercolesterolemia 5 - Stili di vita Alcool Fumo Stato nutrizionale Attività fisica 6 - L attenzione agli stili di vita da parte degli operatori sanitari 7 - Interventi di prevenzione Screening neoplasia del collo dell utero Screening neoplasia della mammella Screening neoplasia del colon retto Vaccinazione antiinfluenzale Rosolia 8 - Comportamenti sicuri Sicurezza stradale Sicurezza domestica 2

3 1 - PREMESSA Avviato come sperimentazione di metodi utili per la sorveglianza dei fattori comportamentali di rischio e per il monitoraggio dei programmi di prevenzione delle malattie croniche, PASSI, acronimo di Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia, è ora un progetto del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali e delle Regioni. Il Piano sanitario nazionale ha indicato l opportunità di monitorare i fattori comportamentali di rischio per la salute e la diffusione delle misure di prevenzione. Nel 2006 il Ministero della salute ha affidato al Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute (Cnesps) dell Istituto Superiore di Sanità il compito di sperimentare un sistema di sorveglianza della popolazione adulta dedicato ad alcuni temi. PASSI è concepito per fornire informazioni con dettaglio a livello regionale e aziendale, in modo da consentire confronti tra le Regioni e le ASL partecipanti e fornire elementi utili per le attività locali di programmazione e valutazione. Due precedenti studi trasversali, condotti nel 2005 e 2006 in molte Regioni con il coordinamento del Cnesps, hanno consentito di sperimentare e validare strumenti e metodologia, sulla base delle principali esperienze internazionali esistenti (in particolare il Behavioral Risk Factor Surveillance System statunitense). Operatori sanitari delle ASL, specificamente formati, intervistano telefonicamente un campione di persone di anni, residenti nel territorio aziendale. Il campione (casuale e stratificato per sesso ed età) è estratto dalle liste anagrafiche delle ASL. La rilevazione (nella nostra ASL sono state effettuate 30 interviste al mese) avviene in maniera continuativa durante tutto l anno. I dati raccolti sono trasmessi in forma anonima via internet e registrati in un archivio unico nazionale. Il trattamento dei dati avviene secondo la normativa vigente per la tutela della privacy. Il questionario utilizzato è costituito da un nucleo fisso di domande relative a: principali fattori di rischio per le malattie croniche inseriti nel programma Guadagnare Salute: sedentarietà, eccesso ponderale, consumo di alcol ed abitudine al fumo rischio cardiovascolare: ipertensione, ipercolesterolemia e calcolo del rischio programmi di prevenzione oncologica per il tumore della cervice uterina, mammario e colonrettale vaccinazioni contro influenza e rosolia sicurezza stradale e sicurezza in ambito domestico percezione dello stato di salute e presenza di sintomi di depressione. Una peculiarità di PASSI è che raccolta, analisi e diffusione dei dati avvengono a livello locale. Ciò agevola l utilizzo dei risultati direttamente da parte delle ASL e delle Regioni, fornendo informazioni utili per la costruzione dei profili di salute e per la programmazione degli interventi di prevenzione a livello locale, nell ottica delle strategie di sanità pubblica previste dal Piano Nazionale della Prevenzione. Con questo strumento, le iniziative, su temi di interesse nazionale, possono essere monitorate e il loro grado di penetrazione (conoscenza, atteggiamento e pratica) confrontato. Si tratta di un sistema di sorveglianza che favorisce inoltre la crescita professionale del personale sanitario e consente di valutare i progressi nell ambito della prevenzione, aggiustando il tiro per una migliore sinergia con le altre realtà del Paese. Il presente rapporto relativo ai risultati del , permette di documentare quanto rilevato nella Azienda Sanitaria Locale della Provincia di Varese e costituisce una notevole base per la costruzione nei prossimi anni di trend temporali, elemento importante per valutare l impatto di politiche complesse sui fattori di rischio correlati agli stili di vita. 3

4 2 - DESCRIZIONE DEL CAMPIONE La popolazione in studio è costituita da circa residenti di età compresa tra i 18 e 69 anni iscritti nelle liste dell anagrafe sanitaria dell ASL della Provincia di Varese. Nel periodo considerato sono state effettuate 1265 interviste di soggetti selezionati con campionamento casuale stratificato per sesso e classe di età. Età e sesso: nell ASL di Varese il 50% del campione intervistato (633) è costituita da donne, con età media di 44,1 anni. Il rimanente 50% è costituito da uomini con età media di 43,6 anni; il 27,4% degli intervistati è compreso nella fascia di età 18-34, il 36,7% in quella e il 35,9% in quella 50-69; la distribuzione per sesso ed età è risultata simile a quella nazionale. i coniugati/conviventi sono il 59,5%, i celibi/nubili il 33,4%, i separati/divorziati il 5,6% e i vedovi l 1,6%. Figura 1 - Distribuzione del campione per sesso e fascia d età. ASL Varese PASSI ( N=1265) Lavoro: Nell ASL di Varese il 70,1% del campione tra 18 e 65 anni riferisce di lavorare regolarmente. Le donne risultano meno occupate rispetto agli uomini (63,7% vs 76,5%) e ciò si verifica su tutte le fasce di età. Cittadinanza: Il 98,9% del campione intervistato è italiano, 0,9% è straniero e 0,2% ha la doppia cittadinanza. Gli stranieri sono più rappresentati nelle classi di età e anni (5 soggetti per classe). Poiché il protocollo prevede la sostituzione degli stranieri che non sono in grado di sostenere l intervista in italiano, PASSI fornisce, anche, il dato sugli stranieri più integrati o da più tempo nel nostro Paese. Difficoltà economiche: Nell ASL di Varese, il 9,4% (vs 15% nazionale) del campione tra i 18 e i 69 anni riferisce di avere molte difficoltà economiche, il 31,1% qualche difficoltà e il 59,4% nessuna difficoltà. 4

5 3 - STATO DI SALUTE La salute percepita è stata valutata con il metodo dei giorni in salute, che misura la percezione del proprio stato di salute e benessere attraverso quattro domande: 1) lo stato di salute autoriferito, 2) il numero di giorni nell ultimo mese in cui l intervistato non si è sentito bene per motivi fisici, 3) il numero di giorni in cui non si è sentito bene per motivi mentali e/o psicologici, 4) il numero di giorni in cui ha avuto limitazioni per motivi fisici e/o mentali. L analisi della media dei giorni in cattiva salute indica che tale condizione è percepita più frequentemente nelle donne, sia per motivi fisici (in media 5 giorni al mese vs i 3 giorni degli uomini) che per motivi psicologici (in media 6 giorni al mese vs i 3 giorni degli uomini). Il 68,3% degli intervistati giudica buona o molto buona la propria salute; a riferire buone condizioni di salute sono in particolare i giovani (18-34 anni), gli uomini, le persone con alto livello d istruzione, senza difficoltà economiche e quelle che non presentano patologie croniche associate DEPRESSIONE I sintomi di depressione si associano a elevati livelli di sofferenza e disabilità. Secondo l OMS, nel 2002, il disturbo depressivo unipolare ha costituito nei paesi sviluppati il 6% del Burden of Disease (carico di sofferenza e disabilità legato alla malattia), nel 2030 potrebbe diventare la prima causa di DALY (Disability Adjusted Life Year). Nel nostro caso la sorveglianza PASSI effettua un monitoraggio solo di sintomi di depressione, ai quali non corrisponde sempre un effettiva condizione di depressione, per la cui diagnosi occorre un accurata valutazione professionale. I due quesiti posti agli intervistatori sono tuttavia scientificamente validati ai fini di un primo livello di screening. Nell ASL della Provincia di Varese il 9,9% (I.C. 95% 8,2 11,5) delle persone intervistate ha riferito di aver provato scarso interesse o piacere nel fare le cose oppure di essersi sentito giù di morale, depresso o senza speranze nelle due settimane precedenti l intervista: in Italia la prevalenza è stata del 6,5%. Le donne sono interessate in modo significativamente maggiore da questa sintomatologia (13,0% vs 6,7% degli uomini), unitamente alle persone con un basso livello di istruzione e con molte difficoltà economiche. Il 51,8% delle persone con sintomi di depressione ha descritto il proprio stato di salute in termini non positivi (da discreto a molto male ), rispetto al 29,5% delle persone non depresse. Tra le persone con sintomi di depressione solo il 26,0% si è rivolto ad un operatore sanitario, il 23,9% si è rivolto a un familiare, il 17,5% a entrambi e il 32,6% non ha cercato nessun aiuto. Non è quindi soddisfacente l utilizzo dei servizi sanitari preposti ed è significativa la parte del bisogno non trattato o comunque non opportunamente valutato. Figura 2 - Soggetti a cui si sono rivolti le persone con sintomi di depressione. ASL Varese PASSI ( N=124) 5

6 4 - FATTORI DI RISCHIO CARDIOVASCOLARE La carta e il punteggio individuale del rischio cardiovascolare è uno strumento semplice e obiettivo utilizzabile dal medico per stimare la probabilità che il proprio paziente ha di andare incontro a un primo evento cardiovascolare maggiore (infarto del miocardio o ictus) nei 10 anni successivi. Nella determinazione del punteggio si utilizzano i valori di sei fattori principali (sesso, presenza di diabete, abitudine al fumo, età, valori di pressione arteriosa sistolica e colesterolemia) allo scopo di pervenire ad un valore numerico rappresentativo del livello di rischio del paziente. Solo il 4,5% degli intervistati (in Italia 7%) nella fascia anni ha riferito di aver avuto il calcolo del punteggio di rischio cardiovascolare. In particolare il calcolo del punteggio è risultato più frequente, anche se con valori sempre molto bassi nelle classi d età più elevate, nelle donne e nelle persone con almeno un fattore di rischio cardiovascolare IPERTENSIONE ARTERIOSA L 88,0% degli intervistati ha riferito di essersi sottoposto a misurazione della pressione arteriosa negli ultimi 2 anni, mentre il 7,8% più di 2 anni fa. Il 4,2% dichiara che non gli è mai stata misurata o non ricorda quando è avvenuta la più recente misurazione. Il 15,9% delle persone a cui è stata misurata la pressione (in Italia il 20%) ha dichiarato di aver avuto diagnosi di ipertensione arteriosa; in particolare, nella fascia tra i 50 e i 69 anni (31,4%). L attenzione al consumo di sale, la perdita di peso nelle persone con eccesso ponderale e l attività fisica costituiscono misure efficaci per ridurre i valori pressori. Associato alla terapia farmacologica risulta fondamentale il consiglio del medico a sviluppare stili di vita corretti. Figura 3 Persone con diagnosi riferita di ipertensione per caratteristiche socio-demografiche ASL Varese PASSI ( N=1213) 6

7 4.2 - IPERCOLESTEROLEMIA Il 75,4% della popolazione intervistata ha riferito di aver effettuato almeno una volta la misurazione della colesterolemia ed il 26,0% di questi (in Italia il 24%) ha dichiarato di aver avuto una diagnosi di ipercolesterolemia. In particolare, il 35,4% circa delle persone tra i 50 e i 69 anni ha dichiarato di avere elevati livelli di colesterolo. Si stima che una riduzione del 10% della colesterolemia totale possa ridurre la probabilità di morire di una malattia cardiovascolare del 20% e che un abbassamento del 25% dimezzi il rischio di infarto miocardico. Il consiglio del medico anche in questo caso è di rilevante importanza, infatti si può intervenire per ridurre la colesterolemia attraverso un alimentazione a basso contenuto di grassi di origine animale, povera di sodio e ricca di fibre (verdure, frutta e legumi). Figura 4 Persone con diagnosi riferita di ipercolesterolemia per caratteristiche socio-demografiche ASL Varese PASSI ( N=954) 5 - STILI DI VITA Sulla base dei dati PASSI si stima che circa il 31,6% degli adulti nella nostra ASL pratichi un buon livello di attività fisica; il 20,0% rimane seduto per quasi tutta la giornata. Il 37,8% presenta un eccesso di peso e sono ancora pochi, solo il 11,6%, coloro che consumano le 5 porzioni di frutta e verdura secondo la regola del five a day raccomandata. Circa un quarto fuma sigarette con una significativa maggiore diffusione tra i giovani. Circa un quinto, infine, beve alcolici in modo ritenuto pericoloso per la salute. 7

8 5.1 - ALCOL Il 70,5% delle persone intervistate ha dichiarato di aver bevuto nell ultimo mese almeno un unità di bevanda alcolica (una lattina di birra o un bicchiere di vino o un bicchierino di liquore). Il 4,6% degli intervistati può essere considerato un bevitore dal consumo elevato secondo la nuova definizione INRAN (inteso come consumo superiore a 2 unità/die nel maschio e 1 unità/die nella femmina). Il 10,4% è bevitore binge (chi almeno una volta nell ultimo mese ha bevuto in una sola occasione 5 o più unità di bevande alcoliche negli uomini e 4 o più unità nelle donne). Complessivamente il 21,7% degli intervistati (in Italia il 17,0%) può essere considerato un consumatore a rischio (forte bevitore e/o beve prevalentemente fuori pasto e/o è un bevitore binge ). Questa pericolosa modalità di consumo di alcol risulta più diffusa in maniera significativa nel sesso maschile e nella fascia d età anni. Nell ASL di Varese solo il 17,2% dei non astemi ha riferito che un operatore sanitario si è informato sul proprio comportamento nei confronti dell alcol. Figura 5 Consumo di alcol a maggior rischio per caratteristiche socio-demografiche ASL Varese PASSI ( N=1260) 8

9 5.2 - FUMO Nell ASL di Varese il 51,2% dei residenti intervistati è risultato non fumatore, il 24,9% fumatore (in Italia il 28,0%), il 23,9% ex fumatore. L abitudine al fumo appare più frequente nei giovani maschi. In media vengono fumate circa 11 sigarette al giorno. Circa un intervistato su due (49%) ha dichiarato che un medico o un operatore sanitario ha indagato le proprie abitudini al fumo. Quasi tutti gli ex fumatori, 93,3%, hanno dichiarato di aver smesso di fumare da soli, solo il 4,0% infatti ha riferito di aver smesso di fumare grazie all ausilio di farmaci, gruppi di aiuto od operatori sanitari. Il 76,7% delle persone ritiene, sulla base della propria esperienza, che la nuova legge sul divieto di fumo nei locali pubblici sia sempre rispettata, il 16,0% quasi sempre, mentre l 80,4% degli intervistati ha riferito il rispetto assoluto di tale divieto in ambito lavorativo. Figura 6 Fumatori per caratteristiche socio-demografiche ASL Varese PASSI ( N=1265) STATO NUTRIZIONALE E ABITUDINI ALIMENTARI La situazione nutrizionale di una popolazione è un determinante importante delle sue condizioni di salute. In particolare l eccesso di peso, associato o no ad una maggiore sedentarietà, favorisce l insorgenza o l aggravamento di patologie preesistenti, accorcia la durata della vita e ne peggiora la qualità. Nell ASL di Varese il 4,3% delle persone intervistate è risultato sottopeso, il 57,9% normopeso, il 28,0% (I.C. 95% 25,6-30,3) sovrappeso e il 9,8% (I.C. 95% 8,1 11,4) obeso (in Italia, 31,4% sovrappeso, 10,5% obeso). In letteratura è ampiamente documentata una sottostima nel rilevare la prevalenza dell eccesso ponderale attraverso indagini telefoniche analoghe a quelle condotte nel sistema di Sorveglianza PASSI; nonostante questa verosimile sottostima, quasi una persona adulta su due presenta un eccesso ponderale. 9

10 L eccesso ponderale (sovrappeso od obesità) cresce in modo significativo con l età ed è più frequente negli uomini. Interessanti anche le risposte relative alla corretta percezione della propria alimentazione: solo l 11,6% (I.C. 95% 9,9 13,4) degli intervistati (in Italia 10,0%) aderisce alle raccomandazioni internazionali circa l adeguato livello di consumo di frutta e verdura, riferendo un consumo di 5 porzioni al giorno; il 41,6% mangia almeno 3 porzioni al giorno, il 46,7% meno di 2 o nessuna. L abitudine a mangiare frutta e verdura è più diffusa tra le persone di anni. La percezione che la persona ha del proprio peso è un aspetto importante da considerare in quanto condiziona un eventuale cambiamento nel proprio stile di vita. La percezione del proprio peso non sempre coincide con il BMI calcolato sulla base di peso e altezza riferiti dagli stessi intervistati. Mentre si osserva un alta coincidenza tra percezione del proprio peso e BMI negli obesi e nei normopesi, tra le persone in sovrappeso invece il 38,8% ritiene il proprio peso più o meno giusto. E questa la fascia di popolazione sulla quale concentrare maggiormente le azioni di prevenzione e le politiche di promozione della salute. Figura 7 Autopercezione del proprio peso corporeo per stato nutrizionale. ASL Varese PASSI Il 42,7% delle persone in sovrappeso e l 81,6% delle persone obese hanno ricevuto da parte di un operatore sanitario il consiglio di perdere peso. Nel 27,4% dei casi il consiglio del medico risulta essere incisivo nella decisione di adottare un regime dietetico corretto, mentre il 95,6% di coloro che non hanno ricevuto il consiglio non segue alcun regime dietetico. Figura 8 Persone in Sovrappeso/Obese che fanno dieta dopo consiglio di un sanitario ASL Varese PASSI ( N=475) 10

11 5.4 - ATTIVITÀ FISICA L attività fisica praticata con regolarità svolge un ruolo di primaria importanza nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, diabete, ipertensione e obesità. Si stima che una regolare attività fisica possa ridurre la mortalità per tutte le cause del 10%. Nella nostra ASL il 24,0% delle persone con eccesso ponderale è completamente sedentario. Il 31,6% degli intervistati raggiunge un buon livello di attività fisica; il 48,4% svolge una moderata attività fisica; il restante 20,0% (I.C. 95% 17,8 22,2) svolge poca o nessuna attività fisica (in Italia il 31,1%). La sedentarietà risulta più diffusa tra le persone anziane rispetto ai giovani e tra le donne. Esiste ormai un ampio consenso circa il livello dell attività fisica da raccomandare nella popolazione adulta: 30 minuti di attività moderata al giorno per almeno 5 giorni alla settimana oppure attività intensa per più di 20 minuti per almeno 3 giorni. Al 37,4% degli intervistati è stato chiesto da un medico o un operatore sanitario se effettuassero attività fisica; al 35,0% è stato comunque consigliato di svolgerla regolarmente. La sedentarietà si associa ad altre condizioni di rischio per la salute: i sedentari fra gli ipertesi sono il 24,5% rispetto al 19,3% di quelli non ipertesi; è sedentario circa il 24,5% dei fumatori e circa un quarto di chi è in sovrappeso o è obeso. Figura 9 Livello di attività fisica nella popolazione adulta. ASL Varese PASSI ( N=1259) 6 - L ATTENZIONE AGLI STILI DI VITA DA PARTE DEGLI OPERATORI SANITARI L intervento sull assistito, mediante counselling breve da parte di operatori sanitari nel corso di occasioni opportune, si è dimostrato efficace nell innescare e nell aiutare a mantenere comportamenti favorevoli alla salute. Gli operatori sanitari però non riservano la stessa attenzione ai diversi fattori di rischio: l alcol è spesso dimenticato e raramente i bevitori a rischio sono invitati a modificare il loro comportamento; più frequente ed in aumento, ma ancora del tutto insufficiente sembra essere l interesse per la pratica dell attività fisica e per l abitudine al fumo. L invito a diminuire il peso corporeo è invece rivolto alla maggior parte delle persone in eccesso di peso. Attività fisica Le persone a cui è stato chiesto se praticano attività fisica 37,4% Le persone a cui è stato raccomandato di svolgere attività fisica regolarmente 35,0% 11

12 Controllo del peso Le persone in sovrappeso/obese a cui è stato raccomandato di perdere peso 53,0% Alcol Le persone a cui è stato chiesto se bevono alcol 17,2% Le persone con consumo di elevate quantità che hanno ricevuto 12,1% il consiglio di bere meno Fumo Le persone a cui è stato chiesto se fumano 49,3% I fumatori che hanno ricevuto il consiglio di smettere 43,3% 7 - INTERVENTI DI PREVENZIONE Nella popolazione residente appare elevata la quota di donne che esegue i test per la diagnosi precoce dei tumori della mammella e dell utero. Da migliorare invece la quota di popolazione che esegue i test per la diagnosi precoce dei tumori colon-rettali. Ancora bassa è l adesione alla vaccinazione antinfluenzale tra i soggetti affetti da patologie croniche (adesione che aumenta invece a valori ancora non soddisfacenti tra i soggetti con più di 64 anni). Ancora troppo elevata la proporzione delle donne in età fertile potenzialmente suscettibile alla rosolia SCREENING NEOPLASIA DEL COLLO DELL UTERO Il carcinoma del collo dell utero a livello mondiale è il secondo tumore maligno della donna. Nei Paesi con programmi di screening organizzati si è assistito negli ultimi decenni a un importante decremento di incidenza della neoplasia e della mortalità. In Italia nel 2014 sono stati previsti 2200 nuovi casi di tumore della cervice uterina pari ad un tasso di 7,0 per donne (dati AIRTUM 2014). Incidenza e mortalità mostrano una tendenza alla riduzione nel tempo, lenta ma continua. La probabilità di sopravvivenza a 5 anni per i carcinomi cervicali è aumentata negli ultimi 20 anni di 8 punti percentuali (dal 63 al 71%). Eppure la mortalità per cancro del collo dell utero sarebbe del tutto evitabile grazie alla diagnosi precoce con Pap-test, la cui esecuzione è raccomandata ogni tre anni, tra i 25 e i 64 anni. Il 75,1% (I.C. 95% 71,3-78,8) delle donne di età compresa tra 25 e 64 anni ha riferito di aver effettuato un Pap-test o un test Hpv preventivo nel corso degli ultimi tre anni, come raccomandato dalle linee guida (in Italia il 77,0%). Il 42,3% delle donne ha riferito di aver eseguito il Pap-test o Hpv nel corso dell ultimo anno rispetto a quanto atteso in base alla periodicità triennale dell esame (una su tre); esiste pertanto una quota di donne che effettua l esame con frequenza maggiore a quanto raccomandato (fenomeno di sovracopertura ), verosimilmente per consigli inappropriati degli operatori sanitari. Tra le motivazioni riferite dalle donne che non hanno mai effettuato un Pap-test o Hpv le più diffuse sono state la pigrizia, l inutilità dell esame e i motivi sanitari. Tra le motivazioni delle donne solo il 6,5% è riferito a un mancato consiglio di un operatore sanitario. Si sottolinea che in Provincia di Varese al momento non è attivo un programma di screening organizzato del carcinoma del collo dell utero che segua le linee guida nazionali. 12

13 Figura 10 - Distribuzione percentuale delle donne che hanno effettuato un Pap test o Hpv negli ultimi tre anni per classi di età. ASL Varese PASSI ( N=514 ) SCREENING NEOPLASIA DELLA MAMMELLA Il cancro della mammella occupa tra le donne il primo posto in termini di frequenza: in Italia rappresenta il 29% di tutte le nuove diagnosi tumorali. Si stima che nel 2014 verranno diagnosticati circa nuovi casi di carcinomi della mammella (2% nei maschi), con un incidenza nelle donne pari a circa 150 nuovi casi per (dati AIRTUM 2014). Grazie alla diagnosi precoce e all efficacia delle cure, la sopravvivenza delle donne affette da tumore della mammella è migliorata sensibilmente, la mortalità per cancro alla mammella si è ridotta notevolmente e la sopravvivenza stimata a 5 anni è pari all 87%. La variabilità territoriale nella sopravvivenza al tumore della mammella rispecchia la variabilità degli interventi di prevenzione. Lo screening mammografico, consigliato con cadenza biennale nelle donne di anni, è in grado sia di rendere gli interventi di chirurgia mammaria meno invasivi, sia di ridurre di circa il 25% la mortalità per questa causa nelle donne di anni (beneficio di comunità). Nella ASL della Provincia di Varese i programmi di screening organizzati sono stati avviati nell anno 2000 e coinvolgono circa donne ogni anno fra i 50 e i 69 anni. L 85,1% (I.C. 95% 80,4 89,8) ha eseguito la mammografia in accordo con le linee guida (in Italia il 71,0%), il 14,9% no. L età media di effettuazione della prima mammografia preventiva (45,4 anni) indica comunque un rilevante ricorso all esame preventivo prima dei 50 anni. Figura 11 - Periodicità di esecuzione della mammografia. ASL Varese PASSI ( N=234) 13

14 7.3 - SCREENING NEOPLASIA DEL COLON RETTO Secondo i registri tumori, quasi cittadini italiani vivono con una pregressa diagnosi di cancro colo-rettale (51% maschi), un tumore caratterizzato da un elevata incidenza e una discreta sopravvivenza. I tumori del colon-retto infatti sono al terzo posto per incidenza tra gli uomini (preceduto da prostata e polmone) e al secondo per le donne (preceduto dalla mammella). Si stima che nel 2014 saranno diagnosticati in Italia circa nuovi casi di tumore (dati AIRTUM 2014), pari ad un tasso di 85,6 per abitanti. Il programma di screening organizzato rappresenta un efficace strumento per ridurre non solo la mortalità, ma anche l incidenza della neoplasia colo-rettale. I principali test di screening per la diagnosi in pazienti asintomatici sono la ricerca di sangue occulto nelle feci e la colonscopia; questi esami sono in grado di diagnosticare più del 50% di tumori negli stadi più precoci, quando maggiori sono le probabilità di guarigione. Solo il 66,4% (I.C. 95% 62,0 70,9) delle persone di età compresa tra 50 e 69 anni, in accordo alle linee guida, ha riferito di essersi sottoposto alla ricerca di sangue occulto nelle feci a scopo preventivo nell ultimo biennio o di aver effettuato una colonscopia preventiva negli ultimi 5 anni (in Italia il 39,0%). La non effettuazione dell esame sembra associata ad una molteplicità di fattori, tra cui la pigrizia, la mancanza di tempo e la convinzione di non averne bisogno Nella ASL della Provincia di Varese i programmi di screening colo-rettale sono partiti dal 2006 e coinvolgono ogni anno, come popolazione bersaglio, circa persone di anni Figura 12 - Motivazione della non effettuazione dello screening del colon-retto. ASL Varese PASSI ( N=136) VACCINAZIONE ANTINFLUENZALE La sindrome influenzale è un importante problema di salute sia individuale sia collettiva perché oltre ad essere una malattia a contagiosità elevata (che può comportare eventuali gravi complicanze nei soggetti a rischio, come gli anziani e i portatori di patologie croniche) è frequente motivo di ricorso ad operatori e strutture sanitarie (Medico di Assistenza Primaria, pronto soccorso ospedaliero, ecc.). La vaccinazione antinfluenzale rappresenta un mezzo efficace e sicuro per prevenire l infezione perché riduce la probabilità di contrarre la malattia e le sue complicanze e perché riduce i costi sociali connessi a morbosità e mortalità. Nei paesi industrializzati si stima che la mortalità da influenza rappresenti la terza causa di morte per malattie infettive, dopo AIDS e tubercolosi. 14

15 Nell ASL di Varese il 7,0% delle persone intervistate tra 18 e 64 anni ha riferito di essersi vaccinata nelle ultime quattro campagne vaccinali dal 2009 al Tra i soggetti di età inferiore ai 65 anni portatori di almeno una patologia cronica risulta vaccinato solo il 16,8% (I.C. 95% 7,9-25,6; in Italia è vaccinato il 18,5%) La copertura vaccinale nei gruppi a rischio deve quindi essere ancora migliorata. Difatti l obiettivo del Piano Nazionale Vaccini è quello di raggiungere una copertura del 75% sia negli ultrasessantaquattrenni che nei soggetti a rischio. Nell ultima stagione nella nostra ASL la copertura in soggetti ultrasessantaquattrenni è stata del 39,2% (in Italia è stata del 55,4%) ROSOLIA La rosolia è una malattia benigna dell età infantile che, se è contratta dalla donna in gravidanza, può essere causa di aborto spontaneo, di feti nati morti o con gravi malformazioni fetali (sindrome della rosolia congenita). In Italia, nel 2011 è stato approvato il nuovo Piano nazionale per l eliminazione del morbillo e della rosolia congenita, che fissa per il 2015 l eliminazione dei casi di rosolia endemica e la riduzione dell incidenza dei casi di rosolia congenita a meno di 1 caso ogni 100 mila nati vivi. Il documento definisce inoltre la sorveglianza del Piano, raccomandando a ogni Regione un analisi di contesto in cui stimare annualmente la quota di malattia prevenibile localmente, le dimensioni della popolazione target, la copertura vaccinale da raggiungere per l anno e la descrizione delle risorse messe a disposizione. Nella ASL della Provincia di Varese il 47,2% (I.C. 95% 40,2-54,3) delle donne intervistate di anni ha riferito di essere stata vaccinata per la rosolia (in Italia il 41,0%), mentre il 2,0% delle donne in età fertile è suscettibile alla rosolia, perché non è stata vaccinata e riferisce di aver eseguito un rubeo-test dal risultato negativo. Inoltre, c è una quota non trascurabile (35,3%) di donne in età fertile ignare del proprio stato immunitario nei riguardi della rosolia. Il 15,5% delle donne risulta immune presentando un rubeotest positivo. Il sistema di Sorveglianza PASSI può consentire di monitorare alcuni indicatori di processo del Piano Nazionale di eliminazione del Morbillo e della Rosolia congenita, contribuendo alla valutazione di efficacia dello stesso. 8 - COMPORTAMENTI SICURI Guidare con livelli di alcol nel sangue pericolosi è una pratica ancora troppo diffusa, soprattutto tra gli uomini. L utilizzo dei dispositivi di sicurezza appare elevato per il casco e la cintura anteriore, mentre è ancora molto basso per la cintura posteriore. Il rischio di infortunio domestico, pur essendo un evento frequente, non è percepito come tale dalla maggior parte della popolazione. 8.1 SICUREZZA STRADALE Percentuali piuttosto elevate di intervistati hanno riferito di utilizzare sempre i dispositivi di sicurezza il cui obbligo all utilizzo è di più vecchia introduzione: il 99,6% ha dichiarato di usare sempre il casco, il 93,2% (I.C. 95% 91,8-94,6; in Italia la usa l 83,5%) la cintura anteriore; l uso della cintura posteriore è invece ancora poco diffuso solo il 22,3% (I.C. 95% 19,8-24,8) dichiara di usarla sempre. Il 10,1% degli intervistati nell ASL di Varese ha dichiarato di aver guidato almeno una volta, nel mese precedente l indagine, dopo l assunzione di bevande alcoliche tale da determinare un livello pericoloso di alcol nel sangue (in Italia il 9,1%). Tale percentuale sale al 35,8% nella classe di età anni per scendere all 11,9% in quella di anni. Questa abitudine è più diffusa tra gli uomini (14,6% contro 2,9% delle donne). 8.2 SICUREZZA DOMESTICA A livello nazionale, le persone consapevoli del rischio di incidente domestico, intese come coloro che percepiscono che esiste un rischio elevato di incorrere in un infortunio in casa, sono tra il 6% e il 7%; nell ASL della Provincia di Varese nel periodo considerato risultano il 7,9% (I.C. 95% 6,4-9,3). La percezione del rischio è più elevata nelle donne rispetto gli uomini. 15

16 Nella ASL di Varese, la percentuale di intervistati che, nei 12 mesi precedenti all intervista, hanno riportato un incidente in casa che ha richiesto il ricorso alle cure del Medico di Assistenza Primaria o l accesso al Pronto Soccorso o l ospedalizzazione, è stata del 3,2% (I.C. 95% 2,3 4,2; in Italia è stata del 3,6%) Hanno contribuito alla realizzazione di PASSI nell ASL di Varese: Roberto Bardelli (Coordinatore) Salvatore Pisani (Referente Epidemiologico) Domenico Bonarrigo, Lorena Balconi e Cristina Degli Stefani (Analisi epidemiologica e campionamento) Lorena Balconi, Flora Bambini, Maria Palma Ceriani, Daniela Colombo, Cristina Degli Stefani, Giuseppina Maganuco e Laura Piotto (Conduzione interviste) 16

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