LETTERA A MYOMITSU SHONIN
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- Silvio De Angelis
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1 Scritti di Nichiren Daishonin volume 7 LETTERA A MYOMITSU SHONIN Ho ricevuto i cinque kan 1 di monete che mi hai inviato. Il primo dei cinque precetti 2 è non togliere la vita e la prima delle sei paramita è quella della donazione. I dieci buoni precetti 3, i duecentocinquanta precetti 4, i dieci precetti maggiori 5 e tutte le altre norme di comportamento iniziano con la proibizione di togliere la vita. 1. Kan: antica unità monetaria consistente in mille o cento monete legate insieme con una corda passante per un foro centrale; era l'unità fondamentale del mercato del riso. 2. Cinque precetti: i precetti fondamentali che dovevano essere osservati dai laici: non uccidere, non rubare, non avere rapporti sessuali illeciti, non mentire, non bere bevande alcoliche. 3. Dieci buoni precetti: dieci precetti per i credenti laici del Mahayana. Essi erano divieti contro i dieci peccati di assassinio, furto, rapporti sessuali illeciti, menzogna, adulazione o linguaggio casuale ed irresponsabile, diffamazione, malafede, avidità, collera e vedute erronee. 4. Duecentocinquanta precetti: regole di disciplina che dovevano essere osservate dai monaci che avevano preso i voti nel Buddismo hinayana. 5. Dieci precetti maggiori: i dieci precetti più importanti tra le cinquantotto norme di disciplina per i bodhisattva del Mahayana, elencati nel Sutra Bommo. (Gli altri sono chiamati i quarantotto precetti minori). Essi sono: non uccidere, non rubare, non commettere adulterio, non mentire, non vendere bevande alcoliche, non criticare altri buddisti per colpe passate, non lodarsi o disprezzare gli altri, non lesinare offerte o risparmiare i propri sforzi per la causa del Buddismo, non cedere alla collera e non parlar male dei tre tesori. 177 Ogni essere vivente, dal sommo saggio alla più piccola mosca o zanzara, considera la vita come il bene più prezioso. Privare un essere vivente della vita è il peccato più grave. Quando il Budda apparve in questo mondo, fece della compassione per gli esseri viventi il proprio fondamento. E come espressione di compassione per gli esseri viventi, il primo precetto è non togliere la vita e provvedere al sostentamento degli esseri viventi. Sostenendo la vita degli altri si ottengono tre benefici: primo, si sostiene la vita, secondo, si ravviva il volto e terzo, si acquista forza. "Sostenere la vita" significa che, nascendo nel regno umano o in quello celeste, si riceve la retribuzione karmica di una lunga vita e, diventando un Budda, si manifesta il corpo del Dharma del Tathagata, corpo che è vasto come lo spazio. Poiché "si acquista forza", nascendo nel regno umano o in quello celeste, si diventa una persona virtuosa ed influente che attrae molti seguaci e, diventando un Budda, si manifesta il corpo di beatitudine del Tathagata, che siede su un piedistallo di loto e risplende come la luna piena nel cielo sereno della quindicesima notte dell'ottavo mese. Poiché "si ravviva il volto", nascendo nel regno umano o in quello
2 celeste, si acquisiscono le trentadue caratteristiche 6, si diventa belli come il fiore del loto e, divenendo un Budda, si mostra il corpo di manifestazione del Tathagata, come il Budda Shakyamuni. Se ci chiediamo quale fu l'origine del monte Sumeru, 6. Trentadue caratteristiche: caratteristiche fisiche possedute dai Budda, bodhisattva, Bonten, Taishaku e dai Re che girano la ruota, simboleggianti la loro superiorità sulla gente ordinaria. Secondo il Daichido ron, queste caratteristiche sono il risultato di buone cause accumulate durante tre asogi di kalpa e cento kalpa maggiori, ognuna in ricompensa di cento sforzi meritevoli. 178 troviamo che esso ha avuto origine da un singolo granello di polvere, così come il vasto oceano si è originato da una sola goccia di rugiada. Uno più uno diventa due, due diventa tre e così via fino a cento, mille, diecimila, centomila, un asogi 7. Eppure uno è la madre di tutto. Veniamo all'inizio del Buddismo in Giappone: dopo le sette generazioni di divinità celesti e le cinque generazioni di divinità terrene 8, iniziarono i cento regni di sovrani umani, il primo dei quali fu l'imperatore Jimmu. Al tempo del trentesimo sovrano, Kimmei 9, vennero introdotte in Giappone dal regno coreano di Paekche 10 le scritture buddiste, insieme ad una statua del signore della dottrina Shakyamuni, a monaci e monache. Poi il principe Shotoku 11, figlio dell'imperatore Yomei, iniziò lo studio degli scritti buddisti: si fece inviare dalla Cina 7. Asogi: antica unità di misura indiana indicante un numero incalcolabilmente grande. Secondo il Kusha ron corrisponde a Sette generazioni di dèi celesti e cinque generazioni di dèi terreni: divinità della mitologia giapponese che avrebbero governato il paese prima dell'epoca del primo imperatore Jimmu. I "cento regni di sovrani umani", menzionati in seguito, si riferiscono alla linea di imperatori umani da Jimmu in poi e non indicano necessariamente un numero specifico di regni. 9. Kimmei è ora considerato il ventinovesimo imperatore, perché il quindicesimo sovrano, l'imperatrice Jingu (m. 269), non viene più annoverata nella dinastia imperiale. 10. Paekche: uno dei tre antichi regni della penisola coreana. Nel IV secolo Paekche si alleò con il Giappone per ottenere aiuti militari contro i vicini regni di Silla e Koguryo. Dato che Paekche era in stretto contatto con la Cina della dinastia Liang, giocò un ruolo importante nell'introduzione della cultura cinese in Giappone. 11. Shotoku ( ): chiamato anche Jogu. Secondo figlio del trentunesimo imperatore Yomei, è famoso per aver applicato lo spirito del Buddismo al governo. Come reggente dell'imperatrice Suiko, realizzò varie riforme, promulgò la Costituzione in Diciassette Articoli nel 604 ed instaurò relazioni diplomatiche con la dinastia cinese Sui, inviando Ono no Imoko in Cina. Egli riveriva i Sutra del Loto, Shrimala e Vimalakirti e gli vengono attribuiti alcuni commentari su di essi. 179 una copia del Sutra del Loto, scrisse un commentario sul testo e cercò di diffonderne l'insegnamento.
3 In seguito, al tempo del trentasettesimo sovrano, l'imperatore Kotoku, l'amministratore dei monaci Kanroku 12 introdusse le sette Sanron e Jojitsu dal regno di Silla. Nello stesso periodo il prete Dosho 13 introdusse dalla Cina le sette Hosso e Kusha, e un monaco chiamato il precettore Shinjo 14 introdusse la setta Kegon. Durante il regno del quarantaquattresimo sovrano, imperatore Gensho, un sant'uomo" venuto dall'india introdusse il Sutra Dainichi, e all'epoca del quarantacinquesimo sovrano, imperatore Shomu, il prete Ganjin 16, proveniente dalla Cina, introdusse in Giappone la setta Ritsu. Questi portò con sé anche copie dello Hokke gengi, dello Hokke mongu, del 12. Kanroku: (cor. Kwalluk) prete coreano del settimo secolo. Nel 602 introdusse in Giappone gli insegnamenti delle scuole Sanron e Jojitsu, assieme a opere riguardanti il calendario, l'astronomia e la geografia. Fu il primo monaco a cui la corte imperiale conferì il titolo di amministratore dei monaci nel Dosho ( ): fondatore della setta Hosso in Giappone. Nel 653 si recò in Cina e studiò la dottrina Hosso sotto Hsuan-tsang. Dopo otto anni di studio, tornò in Giappone e propagò l'insegnamento Hosso. 14. Shinjo (m.742): (cor. Simsang) fondatore della setta giapponese Kegon. Viaggiò da Silla alla Cina dei T'ang, dove studiò la dottrina Kegon sotto Fa-tsang. Successivamente si recò in Giappone dove diffuse il Sutra Kegon. 15. Sant'uomo: il prete indiano Shan-wu-wei, che introdusse in Cina gli insegnamenti esoterici dall'india. La tradizione secondo cui Shan-wu- wei avrebbe visitato il Giappone, menzionata nel Fuso ryakki e nel Genko shakusho, non risulta confermata, ma era ampiamente accettata all'epoca del Daishonin. 16. Ganjin ( ): (Chin Chien-chen). Prete cinese della dinastia T'ang, che fondò la setta Ritsu in Giappone. Nel 742 due preti giapponesi gli recapitarono un messaggio dell'imperatore Shomu che lo invitava in Giappone per istruire preti e monache nei precetti. Dopo aver superato numerose difficoltà e contrattempi, nel 753 Ganjin riuscì ad arrivare in Giappone. 180 Maka shikan, del Jomyo sho 17 e di altre opere della scuola di T'ien-t'ai. Tuttavia egli non propagò gli insegnamenti delle scuole Shingon e Hokke (Tendai). Durante il regno del cinquantesimo sovrano, l'imperatore Kammu, visse un giovane prete chiamato Saicho, che più tardi fu conosciuto come Gran Maestro Dengyo. Prima di andare in Cina, trascorse quindici anni a studiare da solo le scritture e i commentari delle scuole Shingon e Tendai. Successivamente, nel settimo mese del ventitreesimo anno dell'era Enryaku (804), partì per la Cina. Tornato in Giappone nel sesto mese dell'anno successivo, istruì negli insegnamenti delle sette Tendai e Shingon svariate dozzine di eruditi preti dei sette maggiori templi di Nara. 18 Da allora sono passati quattrocento anni e, complessivamente, più di settecento anni da quando il Buddismo fu introdotto in Giappone. Durante questo periodo alcuni hanno esortato la moltitudine ignorante a invocare il nome di Ami- da, altri quello di Dainichi o quello di Shakyamuni. Ma finora non c'è stato nessuno che abbia esortato a recitare Nam- myoho-renge-kyo, il Daimoku del Sutra del Loto. E ciò non è accaduto soltanto in Giappone. In India, nei mille anni successivi alla morte del Budda, ci furono grandi maestri come Mahakashyapa, Ananda, Ashvagosha, Nagarjuna, Asanga e Vasubandhu che si impegnarono a propagare il
4 Buddismo nelle cinque regioni dell'india 19. In Cina, durante i vari secoli trascorsi dall'introduzione del Buddismo, 17. Jomyo sho: commentario in sei volumi sul Sutra Vimalakirti del Gran Maestro T'ien-t'ai. 18. Sette maggiori templi di Nara: i principali templi buddisti della capitale del Giappone durante il periodo Nara ( ): Todai-ji, Kofuku-ji, Gango-ji, Daian-ji, Yakushi-ji, Saidai-ji e Horyu-ji. 19. Cinque regioni dell'india: Est, Ovest, Sud, Nord e India centrale. Indica l'intero paese indiano. 181 persone come Kashyapa Matanga, Chu-fa-lan 20, l'erudito Kumarajiva, Nan-yueh, T'ien-t'ai e Miao-lo scrissero commentari ed interpretazioni dei sutra. Ma nessuna di queste persone esortò a recitare il Daimoku del Sutra del Loto come si recitava il nome di Amida. Essi lo recitarono esclusivamente per se stessi, oppure, lo recitava da solo chi teneva una lezione sul Sutra del Loto. Gli insegnamenti delle otto sette e delle nove sette 21 differiscono l'uno dall'altro, ma quasi tutti i fondatori e i capi di queste sette recitavano il nome di Amida. Meno numerosi erano coloro che recitavano il nome del bodhisattva Kannon, e meno ancora coloro che invocavano il nome del Budda Shakyamuni, seguiti da coloro che invocavano il nome di Dainichi, di Yakushi o di altri. Ma per una qualche ragione non ci fu nessuno che invocò il Daimoku del Sutra del Loto, l'essenza e l'anima di tutta la predicazione del Budda. Si dovrebbe riflettere attentamente sulla ragione di ciò. Un bravo medico, per esempio, benché conosca le cause di tutte le malattie e l'efficacia delle varie medicine, non somministra indiscriminatamente il farmaco più potente, ma il farmaco indicato per la specifica malattia. Questa fu forse la ragione per cui, durante i duemila anni del Primo e Medio giorno della Legge successivi alla morte del Budda, poiché la malattia dell'illusione (bonno) era ancora leggera, nessuno raccomandò che fossero utilizzati i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, la migliore medicina 20. Kashyapa Matanga e Chu-fa-lan: due monaci indiani che secondo la tradizione introdussero per primi il Buddismo in Cina. Il nome sanscrito di Chu-fa-lan è sconosciuto. Nel 67 d.c. arrivarono a Lo-yang in Cina su richiesta dell'imperatore Ming dell'ultima dinastia Han e tradussero il Sutra Shijunisho al tempio Pai-ma-ssu a Lo-yang. 21. Otto sette e nove sette: Kusha, Jojitsu, Ritsu, Hosso, Sanron e Kegon, che fiorirono nel periodo di Nara ( ), più la Tendai e la Shingon introdotte nel periodo Heian ( ). La nona è la setta Zen. 182 tra tutti gli insegnamenti del Budda. Adesso invece nell'ultimo giorno della Legge tutti soffrono di una grave malattia che non può essere guarita da blande medicine come le invocazioni ad Amida, Dainichi o Shakyamuni.
5 La luna è bellissima, ma si mostra in tutto il suo splendore solamente in autunno. I fiori di ciliegio sono graziosi, ma sbocciano solamente in primavera. Tutte le cose sono regolate dal tempo. Forse il periodo di duemila anni del Primo e Medio giorno della Legge non era ancora il tempo di diffondere il Daimoku. Inoltre, l'insegnamento del Budda è propagato dai suoi messaggeri e questi discepoli ricevettero dal Budda dottrine differenti. Gli studiosi apparsi durante i mille anni del Primo giorno della Legge e i maestri apparsi nei mille anni del Medio giorno della Legge erano in maggioranza uomini ai quali era stato affidato l'insegnamento hinayana o il Mahayana provvisorio, o l'insegnamento shakumon del Sutra del Loto o altre dottrine ausiliarie. Il bodhisattva Jogyo, cui fu affidato il Daimoku, il cuore dell'insegnamento honmon, non aveva ancora fatto il suo avvento nel mondo. Egli deve apparire ora, nell'ultimo giorno della Legge, e propagare i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo in tutti i paesi e a tutti gli uomini del mondo, così come oggi è diffusa in tutto il Giappone l'invocazione del nome di Amida. Io, Nichiren, non sono il fondatore di nessuna setta né sono il seguace di una setta tradizionale. Sono un prete senza precetti dato che non osservo i precetti né li trasgredisco. Sono una creatura ordinaria come un bue o una pecora, che non possiede saggezza né manca di saggezza. Perché io per primo ho iniziato a recitare i cinque caratteri di Nam-myoho-renge-kyo che il bodhisattva Jogyo è stato designato a propagare apparendo in questo mondo? Prima che egli fosse apparso, come in sogno, senza neanche sapere cosa stessi facendo, io iniziai a recitare le parole 183 Nam-myoho-renge-kyo, e le recito ancora. Ciò che sto facendo è, infine, una buona cosa o una cattiva cosa? Io non lo so, né nessun altro può dirlo. Ma quando io apro rispettosamente il Sutra del Loto, leggo che persino i bodhisattva Monju, Miroku, Kannon e Fugen che avevano raggiunto lo stadio di togaku 22, erano a mala pena capaci di comprendere una frase o un verso di questo sutra perché esso può "essere compreso e condiviso solamente tra Budda" 23. Il Sutra Kegon, è il primo sutra dell'insegnamento immediato 24 predicato dal Budda subito dopo l'illuminazione: è un sutra che include il completo e perfetto insegnamento 25, eppure la sua esposizione fu affidata a quattro bodhisattva, fra i quali il bodhisattva Saggezza del Dharma 26. I Sutra Hannya, sebbene non siano allo stesso livello del Sutra Kegon, erano i sutra più elevati predicati dal Budda fino a quel momento. E anche in questo caso soltanto a Subhuti 27 fu affidato l'incarico di esporli. Solo il Sutra del Loto è il meraviglioso insegnamento esposto direttamente dall'aurea bocca di Shakyamuni, il 22. Togaku. il penultimo dei cinquantadue stadi della pratica dei Bodhisattva. Questo stadio è quasi uguale alla perfetta Illuminazione del Budda. 23. Sutra del Loto, capitolo Insegnamento immediato: nella classificazione degli insegnamenti buddisti fatta da T'ien-t'ai, sono gli insegnamenti in cui il Budda espose direttamente la propria Illuminazione senza dare ai suoi discepoli istruzioni preparatorie.
6 25. Secondo il sistema di classificazione di T'ien-t'ai, vi sono due perfetti insegnamenti: quelli esposti prima del Sutra del Loto, che ancora contengono elementi provvisori, e il Sutra del Loto stesso. Il Sutra Kegon appartiene alla prima categoria. 26. Il Sutra Kegon è sotto forma di un sermone del bodhisattva Saggezza del Dharma e di altri bodhisattva. 27. Subhuti: uno dei dieci maggiori discepoli di Shakyamuni. Egli è descritto nei sutra Hannya come il discepolo che aveva la più perfetta comprensione della dottrina di ku (vacuità o non sostanzialità). 184 Budda perfettamente dotato dei tre corpi 28. Quindi nemmeno i bodhisattva Fugen e Monju erano in grado di esporne più di una singola frase o un singolo verso. A maggior ragione sarà difficile per noi comuni mortali che viviamo nell'ultimo giorno della Legge, abbracciare nella propria persona anche solo una o due parole di questo sutra. Poiché i fondatori delle varie sette leggevano il Sutra del Loto, i rispettivi discepoli presumevano che il loro maestro avesse afferrato l'essenza del sutra. Ma se indaghiamo attentamente, vediamo che il Gran Maestro Tz'u-en leggeva il Sutra del Loto, ma considerava i suoi maestri i Sutra Jimmitsu 29 e Yuishiki ron 50 ; che il Gran Maestro Chia-hsiang 31 leggeva il Sutra del Loto, ma considerava suoi maestri i Sutra Hannya e il Chu ron. Uomini come Tu-shun 32 e Fa-tsang 33 avevano letto il Sutra del Loto, ma consideravano i sutra Kegon e il 28. Tre corpi: corpo della Legge, corpo di beatitudine e corpo di manifestazione, le tre proprietà dell'illuminazione. 29. Sutra Jimmitsu: chiamato anche Sutra Gejimmittsu. Testo fondamentale della setta Hosso, tratta di argomenti come le caratteristiche dei Dharma e la coscienza alaya. 30. Yuishiki ron: qui si riferisce al Joyuishiki ron (trattato sulla dottrina della sola coscienza) un commentario scritto da Dharmapala sul Yuishiki sanju ju (Trenta stanze sulla dottrina della coscienza) di Vasubandhu, e tradotto in cinese da Hsuan-tsang con l'assistenza di Tz'u-en. È il principale testo della setta Hosso. 31. Chia-hsiang ( ): detto anche Chi-tsang, è considerato il fondatore della scuola San-lun (Tre trattati, in giapponese Sanron). Dopo uno scambio epistolare con T'ien-t'ai, si convertì alla dottrina di quest'ultimo e lo servì umilmente. 32. Tu-shun ( ): fondatore della scuola Kegon cinese. A diciotto anni prese i voti e studiò sotto Seng-chen. Visse sul monte Chung-nan dove propagò l'insegnamento Kegon, e morì dopo averlo trasmesso al suo successore Chih-yen. 33. Fa-tsang ( ): terzo patriarca della setta Kegon (Chin Hua-yen) in Cina. Apprese le dottrine Kegon da Chih-yen a Lo-yang e nel 670 divenne prete per decreto imperiale. Scrisse molti commentari e formulò la classificazione dei cinque insegnamenti e delle dieci dottrine per dimostrare la superiorità del Sutra Kegon. 185 Jujubibasha ron 34 i propri maestri; Shan-wu-wei, Chin-kang-chih e Pu-k'ung, pur leggendo il Sutra del Loto, consideravano loro maestro il Sutra Dainichi. Tutti costoro credevano di aver letto il Sutra del Loto ma, in realtà, non ne avevano ancora compreso una sola frase o un solo verso. In definitiva, come affermò il Gran Maestro Dengyo, «Anche se loda il Sutra del Loto, ne distrugge lo spirito». 35 Essi si possono paragonare a credenti non buddisti che, pur leggendo i sutra buddisti, li considerano
7 equivalenti agli insegnamenti non buddisti, o a pipistrelli che, nella loro cecità, confondono il giorno con la notte, oppure a un uomo dal volto arrossato che, guardandosi in uno specchio, pensa che lo specchio bianco sia diventato rosso, o a un uomo dal volto rotondo che, vedendolo riflesso nella lama di una spada, pensa che il suo viso sia diventato lungo e stretto. Ma io, Nichiren, sono diverso da tali persone: credo profondamente nel brano del sutra in cui si afferma che [questo sutra è il supremo tra tutti i sutra predicati dal Budda] nel passato, presente e futuro 36, io stesso recito il Daimoku che è il cuore dell'intero sutra ed esorto gli altri a fare lo stesso. Come il rovo che cresce in un campo di canapa, 37 o il legno segnato con l'inchiostro dal falegname 38, benché inizialmente 34. Jujubibasha ron: commentario di Nagarjuna sul capitolo Juji (Dieci Stadi) del Sutra Kegon, tradotto in cinese da Kumarajiva. Tratta dei dieci stadi di sviluppo (dal quarantunesimo al cinquantesimo) che fanno parte dei cinquantadue stadi della pratica dei bodhisattva. 35. Hokke shuku. Dengyo fece questa osservazione in merito allo Hokke genzan di Tz'u-en (Lode della profondità del Sutra del Loto), che, pur lodando il Sutra del Loto, lo interpreta alla luce delle dottrine della scuola Hosso" 36. Sutra del Loto, cap Si dice che quando il rovo cresce in un campo di canapa cresca diritto perché è sostenuto dalle piante di canapa circostanti. 38. Significa che quando il falegname pialla o sega il legno lungo una linea segnata con l'inchiostro, il lavoro viene diritto. 186 non siano diritti, lo diventano naturalmente, così chi recita il Daimoku come insegna il Sutra del Loto non avrà mai una mente distorta. Sappi che non è possibile recitare il Daimoku se la mente del Budda non entra nel nostro corpo. Tutti gli insegnamenti buddisti diffusi da altre persone sono quelli che esse hanno appreso e ricevuto dai loro maestri. Sono come i feudi dei vassalli dello Shogun o le proprietà amministrate dagli intendenti: anche se misurano appena uno o due cho 39, li hanno ricevuti per la benevolenza del defunto Shogun 40. Quanto più obbligati verso di lui saranno quelli che hanno ricevuto proprietà di un centinaio o un migliaio di cho, una o due intere province! Colui che tramanda le dottrine di un buon maestro viene detto saggio, mentre chi comprende la verità da solo senza l'aiuto di un maestro, viene definito santo. In India, Cina e Giappone, dopo la morte del Budda, apparvero due santi: T'ien-t'ai e Dengyo. Questi due uomini meritano di essere definiti santi, ma anche saggi. Il Gran Maestro T'ien-t'ai può dirsi un saggio perché trasmise le dottrine di Nan-yueh, ma comprese da solo il supremo veicolo della Buddità grazie alla meditazione e per questo può dirsi un santo. Il Gran Maestro Dengyo apprese gli insegnamenti Shikan 41 e i grandi precetti della perfetta ed immediata Illuminazione dai suoi maestri Tao-Sui e Hsing-man. In tal senso fu un saggio. Ma, prima di andare in Cina, quando era ancora in Giappone, aveva già compreso perfettamente senza l'aiuto di un maestro tutte le dottrine delle sette Shingon e
8 39. Cho: unità di misura, pressappoco 9,920 metri quadri. 40. L'ultimo Shogun: Minamoto no Yoritomo ( ), fondatore e primo Shogun dello Shogunato di Kamakura. 41. Insegnamenti Shikan: metodo di meditazione elaborato da Tien-t'ai per percepire nella propria mente la perfetta unità delle tre verità, o ichinen sanzen. Shikan vuol dire "contemplazione". La setta Shikan menzionata nello stesso paragrafo indica la setta Tendai. 187 Shikan e aveva compreso che la saggezza della setta Tendai sorpassava quella delle sei sette 42 o delle sette sette. Per questo fu un santo. Uno dei classici 43 confuciani afferma: «Coloro che hanno una comprensione innata sono i primi» (con "i primi" intendeva i santi) e: «Coloro che raggiungono la comprensione attraverso lo studio sono i secondi» (con "i secondi" intendeva i saggi). E uno dei sutra buddisti contiene il passo: «Io pratico senza l'aiuto di un maestro». 44 Shakyamuni, il signore della dottrina, è il più grande santo di questo mondo di saha. T'ien-t'ai e Dengyo furono santi e saggi. Ashvaghosha, Nagarjuna, Asanga, Vasubandhu, Lao Tzu e Confucio furono i santi e i saggi degli insegnamenti hinayana, o degli insegnamenti mahayana provvisori, o degli insegnamenti non buddisti, ma non furono i santi e i saggi del Sutra del Loto. Ora io Nichiren, non sono né un santo né un saggio. Non seguo i precetti e neppure li infrango. Non possiedo saggezza e neppure ne sono privo. Tuttavia, sono nato anni circa dopo la morte del Budda, nell'ultimo periodo di cinquecento anni 45 quando il Daimoku del Sutra del Loto è destinato a diffondersi. E prima che ogni altro seguace delle 42. Sei sette: le sei scuole che fiorirono nel periodo di Nara ( ). Esse sono: Kusha, Jojitsu, Sanron, Ritsu, Hosso e Kegon. Erano scuole filosofiche piuttosto che vere e proprie sette religiose e in ciascuno dei sette maggiori templi di Nara solitamente si studiava più di un sistema di pensiero. Le sette sette, menzionate dopo, sono le sei sette più la setta Shingon. 43. Analecta di Confucio, XVI, Probabilmente una riformulazione del Sutra Daihatsuneban, vol Ultimo periodo di cinquecento anni: l'ultimo dei cinque periodi di cinquecento anni successivi alla morte di Shakyamuni. Segna l'inizio dell'ultimo giorno della Legge. Secondo il Sutra Daijuku, è un periodo di confusione e di conflitti in cui la Legge di Shakyamuni perde il suo potere di salvare l'umanità. 188 svariate sette, sia qui in Giappone che nelle terre lontane dell'india e della Cina, iniziasse l'invocazione del Daimoku, io iniziai a recitare Nam-myoho-renge-kyo ad alta voce ed ho continuato così per più di venti anni. Durante questo periodo sono stato maledetto, picchiato e talvolta ferito. Sono stato esiliato due volte 46, condannato a morte e ho subito altre grandi prove troppo numerose da elencare. Sono stato come un chicco di soia gettato in una pentola d'acqua bollente o come un grande pesce dentro una minuscola pozza d'acqua.
9 Il Sutra del Loto dice: «Odio e gelosia verso questo sutra abbondano già durante la vita del Budda. Molto maggiori saranno dopo la sua morte» 47. Dice anche: «In quel periodo la società sarà piena di ostilità e sarà molto difficile credere» 48. E prosegue: «Ci saranno molte persone ignoranti che ci malediranno e parleranno male di noi». «Ci attaccheranno con spade e bastoni, con pietre e mattoni... saremo esiliati più e più volte» 50. Se io, Nichiren, non fossi nato nella terra del Giappone, questi brani del sutra non sarebbero stati nient'altro che parole del Budda, prive di ogni significato. Sarebbero state come i fiori che sbocciano senza portare frutti o come tuoni che non annunciano la pioggia. Le auree parole del Budda sarebbero state vane e, nel sutra che le contiene, le verità sarebbero mescolate a grandi menzogne. Quando considero tutto ciò, mi 46. Nichiren Daishonin fu esiliato nella penisola di Izu dal quinto mese del 1261 fino alla fine del secondo mese del 1263, e nell'isola di Sado dal decimo mese del 1271 fino alla fine del terzo mese del «Una volta fui condannato a morte» si riferisce alla persecuzione di Tatsunokuchi, che avvenne il 12 settembre del Sutra del Loto, cap Ibid., cap Ibid., cap Ibid. La frase "con pietre e mattoni" non appare in questo capitolo, ma nel capitolo Fukyo (ventesimo). 189 sembra di essere pari ai santi T'ien-t'ai e Dengyo e superiore a Lao Tzu e Confucio. In tutta la nazione del Giappone sono la sola persona che ha recitato Nam-myoho-renge-kyo. Sono come il granello di polvere che dà inizio al monte Sumeru o come la goccia di rugiada che dà inizio al grande oceano: due persone, tre persone, dieci persone, cento persone si uniranno a recitare [il Daimoku] fino a che esso si diffonderà in una provincia, in due province, in tutte le sessantasei province del Giappone 51 fino alle due isole di Iki e Tsushima. Anche coloro che ora mi offendono reciteranno e tutti, dal governante fino alla massa del popolo comune, reciteranno Nam-myoho-renge-kyo con una sola voce, come afferma il capitolo Jinriki del Sutra del Loto 52. Anche se gli alberi desiderano la quiete, il vento non cesserà di soffiare, anche se vorremmo che rimanga sempre primavera, verrà l'estate. Sebbene il popolo del Giappone tenga in grande considerazione il Sutra del Loto, si rifiuta di recitare Nam-myoho-renge-kyo a causa del suo odio per me, il prete Nichiren. Ma quando gli invasori provenienti dal grande regno dei mongoli ci attaccheranno un'altra volta o due volte ancora, come fecero a Iki e Tsushima, uccidendo gli uomini e facendo prigioniere le donne, invadendo Kyoto e Kamakura, quando cattureranno il sovrano insieme ai suoi ministri e ai suoi cento funzionari, trascinandoli davanti ai loro buoi ed ai loro cavalli, prendendoli a calci e insultandoli aspramente, come potranno non recitare Nam-myoho-renge-kyo?
10 51. Sessantasei province del Giappone: l'intero paese giapponese. La divisione del paese in province entrò in vigore nell' 813 durante la Restaurazione Meiji. 52. Nel capitolo Jinriki (ventunesimo), le divinità proclamano nello spazio che Shakyamuni sta ora predicando il Sutra del Loto nel mondo di saha. Sentendo ciò, tutti gli esseri nelle dieci direzioni si voltano verso il mondo di saha, e con le mani giunte in segno di reverenza pronunciano le parole "Namu Shakyamuni Budda". 190 In passato sono stato colpito ripetutamente sul volto con il quinto rotolo del Sutra del Loto 53, ma non mi sono risentito, anzi mi sono rallegrato, perché essere colpito nel modo descritto nel capitolo Fukyo 54, essere assalito come predetto nel capitolo Kanji 55 è davvero un grande onore. Ma come devono essere contrariati Bonten, Taishaku, gli dèi del sole e della luna e i quattro Re celesti, che giurarono alla presenza del Budda che non avrebbero permesso a uomini malvagi di colpire il devoto del Sutra del Loto! Sarebbe grave se su coloro che mi calunniano non si abbattesse la punizione dal cielo nella vita presente; le divinità (che mancano di punirli) non solo verrebbero distrutte per il passato, presente e futuro, ma sarebbero anche chiamate a render conto delle proprie azioni. E quando ciò accadrà, non sarà in alcun modo colpa di Nichiren! Piuttosto, schierandosi dalla parte dei preti che calunniano la Legge, esse avranno attirato calamità su se stesse. Considerando tutto ciò, la tua benevolenza di inviarmi cinque kan di monete ogni volta che ne hai l'opportunità, ti 53. Nel dodicesimo giorno del nono mese del 1271, Hei no Saemon. con una schiera di guardie, andò ad arrestare il Daishonin a Matsubagayatsu. Shofu-bo, il capo delle guardie, colpì il Daishonin al volto con il quinto rotolo del Sutra del Loto. Poiché ognuno degli otto volumi del Sutra del Loto era avvolto intorno a un rullo di pesante legno, il Daishonin interpretò questo "attacco con bastoni", come una delle persecuzioni predette nel capitolo Kanji (tredicesimo) il quale è contenuto proprio nel quinto rotolo del Sutra del Loto. 54. Il capitolo Fukyo (ventesimo) del Sutra del Loto racconta la storia del bodhisattva Fukyo, che perseverò nella sua pratica buddista nonostante suscitasse ostilità e scherno. Illustra sia i meriti che si acquistano abbracciando il sutra, sia la gravità del peccato di calunniare i suoi devoti. 55. Nel capitolo Kanji (tredicesimo) innumerevoli grandi bodhisattva s'impegnano solennemente a propagare il sutra nella terribile epoca successiva alla morte del Budda. Nei "venti versi" del capitolo Kanji sono predette le persecuzioni che essi avrebbero subito. 191 pone fra le persone che propagano il Daimoku del Sutra del Loto in Giappone. E quando, dapprima una sola persona, poi due, poi mille, diecimila, centomila e quindi tutto il popolo da un capo all'altro del paese, reciterà Daimoku, benefici insperati si accumuleranno sulla tua persona. Tali benefici saranno come le gocce di rugiada che si fondono a formare il grande oceano o i granelli di polvere che si accumulano per divenire il monte Sumeru. Le dieci figlie del demone in particolare hanno giurato di proteggere coloro che recitano il Daimoku del Sutra del Loto; di conseguenza esse veglieranno su Myomitsu
11 e su sua moglie giorno e notte, come una madre si prende cura del suo unico figlio e come lo yak tiene in gran conto la sua coda. Com' è rassicurante! Mi piacerebbe dire molto di più, ma non ho tempo di entrare nei dettagli. Per favore spiega accuratamente queste cose a tua moglie. Non scrivo queste parole per adularvi. Più l'oro viene scaldato tra le fiamme e più vivo sarà il suo colore; più una spada viene affilata, più tagliente diventerà. Più una persona loda le virtù del Sutra del Loto, più benefici accumulerà. Ricorda che i ventotto capitoli del Sutra del Loto contengono solo alcuni brani che rivelano la verità ma moltissime parole di lode 56. Nichiren Il quinto giorno del terzo mese intercalare. 56. Le principali affermazioni dottrinali del Sutra del Loto sono contenute nei capitoli Hoben (secondo) e Juryo (sedicesimo). La maggior parte del testo è dedicata ad esaltare i benefici del sutra. Il Daishonin vuole sottolineare l'importanza di lodare il Sutra del Loto, o la mistica Legge. 192 Myomitsu Shonin Gosho soku Gosho Zenshu, pag 1237 Scritto nel terzo mese intercalare del 1276, a55 anni, da Minobu Indirizzato a Myomitsu Shonin CENNI STORICI - Il Daishonin scrisse questo Gosho a Minobu il terzo mese intercalare del È indirizzato a Myomitsu Shonin, un seguace che viveva a Kuwagayatsu, a Kamakura, e che faceva frequenti offerte al Daishonin. Al tempo in cui fu scritta questa lettera, il numero dei credenti era in aumento grazie alla propagazione guidata da Nikko Shonin nella provincia di Suruga e in altre province e agli sforzi dei credenti laici nella zona di Kamakura. La diffusione dell'insegnamento del Daishonin provocò tuttavia una recrudescenza delle persecuzioni da parte delle autorità governative. Nonostante questo, Myomitsu e la moglie, con un gruppo di credenti che faceva capo a Shijo Kingo, mantennero la fede e perseverarono nella propagazione. 193
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