L'ENTITÀ DELLA LEGGE MISTICA

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1 Scritti di Nichiren Daishonin volume 9 L'ENTITÀ DELLA LEGGE MISTICA NICHIREN Domanda: Che cos'è l'entità di Myoho-renge-kyo? Risposta: Tutti gli esseri e i loro ambienti in ciascuno dei dieci mondi sono le entità di Myoho-renge-kyo. Domanda: Allora possiamo dire che anche noi come tutti gli esseri viventi siamo entità della mistica Legge nella sua totalità? Risposta: Certamente. Il sutra afferma: «Questa realtà [di tutti i fenomeni] consiste di aspetto, natura... e della loro coerenza dall'inizio alla fine» 1 e il Gran Maestro Miao-lo commenta: «La vera entità si manifesta invariabilmente in tutti i fenomeni e tutti i fenomeni possiedono invariabilmente i dieci fattori. I dieci fattori invariabilmente funzionano nei dieci mondi e i dieci mondi invariabilmente includono la vita e il suo ambiente» 2. Il Gran Maestro T'ien-t'ai commenta: «Tutti i fenomeni che consistono dei dieci fattori, dei dieci mondi e dei tremila regni sono entità del Sutra del Loto» Sutra del Loto, cap. 2, pag Kongobei ron. 3. Fonte sconosciuta. Il Gran Maestro Nan-yueh afferma: «Domanda: Cosa rappresenta Myoho-renge-kyo? Risposta: Myo significa che tutti gli esseri viventi sono myo [mistici] e ho indica che tutti gli esseri viventi sono ho [La Legge]» 4. E anche T'ien-t'ai dice: «La Legge di tutti gli esseri viventi è mistica» 5. Domanda: Se l'entità di tutti gli esseri viventi è la mistica Legge nella sua totalità, anche le azioni e gli effetti nei nove mondi, da Inferno a Bodhisattva, sono entità della mistica Legge? 3

2 Risposta: Il mistico principio della vera natura di tutti i fenomeni, presenta due aspetti: un aspetto impuro e un aspetto puro. Quando opera l'aspetto impuro, si ha l'illusione, quando opera l'aspetto puro, si ha l'illuminazione. Illuminazione è il mondo di Buddità, illusione è il mondo degli esseri umani. Benché illusione e Illuminazione siano due fenomeni differenti, entrambi sono funzioni di un unico principio, cioè della natura essenziale dei fenomeni. È come una lente di cristallo che, se è esposta ai raggi del sole, li attrae e produce fuoco, se è esposta ai raggi della luna, attira l'acqua. Il cristallo è uno solo, ma gli effetti variano a seconda delle circostanze. Lo stesso è del mistico principio della realtà. Il mistico principio della vera natura di tutti i fenomeni è uno, ma se incontra cattive influenze si manifesta come illusione, se incontra buone influenze si manifesta come Illuminazione. Illuminazione è la percezione della vera natura dei fenomeni, illusione è l'oscurità o la sua ignoranza. È come il caso di una persona che sogna di commettere buone e cattive azioni. Al risveglio, ripensandoci, capisce che era un sogno prodotto dalla sua mente. La sua mente corrisponde all'unico principio della realtà, mentre il bene e il male apparsi nel sogno corrispondono all'illuminazione e 4. Hokekyo anrakugyo gi. 5. Hokke gengi, vol all'oscurità o illusione. Quando uno si rende conto di ciò, è chiaro che deve abbandonare l'oscurità caratterizzata dal male e dall'illusione e basarsi sul risveglio caratterizzato dal bene e dall'illuminazione. Il Sutra Daiengaku shutara ryogi dichiara: «L'ignoranza e le illusioni senza inizio che affliggono tutti gli esseri umani, sono tutte prodotte dalla mente perfettamente illuminata dei Tathagata. Il Gran Maestro T'ien-t'ai afferma nel Maka shikan: «Ignoranza e illusione hanno come loro essenza l'illuminazione. Ma, a causa dell'illusione si manifesta l'ignoranza invece dell'illuminazione». Il Gran Maestro Miao-lo commenta: «L'Illuminazione non è un'entità separata, bensì dipende completamente dall'ignoranza e l'ignoranza non è un'entità separata, bensì dipende completamente dall'illuminazione» 6. L'ignoranza è uno stato di illusione che va stroncato mentre l'illuminazione è lo stato che va manifestato. Come possiamo dire allora che costituiscono un'unica entità? Per risolvere i dubbi su questo punto, bisogna avere una chiara comprensione dei brani che ho citato. L'esempio del sogno, che si trova nel novantacinquesimo volume del Daichido ron, e l'esempio del cristallo, portato dalla scuola Tendai 7, sono estremamente chiarificatori.

3 Un'altra prova della verità che ignoranza e Illuminazione costituiscono un'unica entità si trova nel brano del Sutra del Loto: «Ma che questi fenomeni siano parte di una Legge immutabile, che le caratteristiche del mondo siano costanti e immutabili, [tutto ciò hanno compreso nel luogo dell'illuminazione]» 8. Il Daichido ron afferma «L'Illuminazione e l'ignoranza 6. Hokke gengi shakusen, vol Esempio della scuola Tendai: appare nel Maka Shikan di T'ien-t'ai. Qui l'espressione "scuola Tendai" si riferisce al suo fondatore, T'ien-t'ai. 8. Sutra del Loto, cap. 2, pag non sono due cose diverse né separate. La comprensione di ciò è chiamata Via di mezzo». Molti altri brani confermano che il mistico principio della realtà possiede due aspetti, puro e impuro, ma nessuno supera quello del Sutra Kegon che dice: «La mente, il Budda e gli esseri viventi non sono tre, ma una sola e identica cosa» o quello del Sutra del Loto che descrive il vero aspetto di tutti i fenomeni. Il Gran Maestro Nan-yueh dice: «L'entità della mente è dotata di due aspetti, l'aspetto puro e quello impuro. Tuttavia non ha due forme differenti bensì un'unica natura ed è priva di distinzioni» 9. E il suo esempio dello specchio 10 spiega esaurientemente l'argomento. Per un maggiore approfondimento si possono consultare le sue interpretazioni nel Daijo shikan. Un'altra buona spiegazione si trova nel sesto volume dell'hokke gengi shakusen di Miao-lo: «Quando i tremila regni sono latenti [negli esseri comuni], vengono designati col termine "ignoranza", ma quando tutti i tremila regni si manifestano come risultato [della Buddità] vengono designati con il termine "eterna felicità". Tuttavia, poiché i tremila regni stessi rimangono immutati, l'ignoranza è essenzialmente una cosa sola con l'illuminazione. Poiché tutti i tremila regni rimangono costanti, essi possiedono sia l'entità che la funzione». Questo commentario chiarisce perfettamente l'argomento. Domanda: Se tutti gli esseri viventi sono entità di Myoho-renge-kyo, allora anche noi, comuni mortali ignoranti e illusi, non illuminati e ottusi, siamo entità della mistica Legge? 9. Daijo shikan. 10. Esempio dello specchio: si trova nel Daijo shikan (Metodo di concentrazione e intuizione nel mahayana), vol. 2. Utilizzando l'esempio della relazione inscindibile tra un oggetto e la sua immagine riflessa in uno specchio, Nan-yueh rivela che un essere vivente e un Budda sono in essenza "due ma non due"; in altre parole i comuni mortali dei nove mondi sono naturalmente dotati della Buddità. 6

4 Risposta: Benché vi siano moltissime persone oggi nel mondo, rientrano tutte in due categorie - quelle che credono negli insegnamenti provvisori e quelle che credono nel vero insegnamento. Quelle che credono nel Nembutsu o in altri insegnamenti provvisori esposti come espedienti, non possono essere chiamate entità di Myoho-renge; coloro che credono nel Sutra del Loto, il vero insegnamento, sono entità del Loto, la mistica entità della realtà. Il Sutra del Nirvana dice: «Gli esseri viventi che credono nel mahayana si chiamano "persone del mahayana"». Il Gran Maestro Nan-yueh scrive nel suo Shianrakugyo 11 : «Il Sutra Daigo shojin afferma: "Gli esseri comuni e il Tathagata condividono un unico corpo del Dharma che, essendo incomparabilmente puro e mistico, è chiamato Myoho-renge-kyo». Dice inoltre: «Se si pratica il Sutra del Loto, in questo unico atto di ricerca e devozione, sono contenuti ogni sorta di favorevoli effetti. Questi sono simultaneamente presenti e non vengono acquisiti gradualmente nel tempo, così come nel fiore del loto sono presenti simultaneamente un gran numero di semi. Tali persone sono chiamate "persone dell'unico veicolo"». Afferma inoltre: «I due veicoli, gli ascoltatori della voce e i bodhisattva di modeste capacità, perseguono un progresso graduale seguendo la via degli espedienti. Ma i bodhisattva di capacità superiore scartano onestamente gli espedienti e non svolgono la pratica del progresso graduale. Se riescono a completare la meditazione sul Sutra del Loto, otterranno ogni sorta di favorevoli effetti. Tali persone sono chiamate "persone dell'unico veicolo"». Gli studiosi della nostra epoca hanno interpretato la frase "pratica di progresso graduale", che compare in questo commentario di Nan-yueh, come un riferimento all'insegnamento 11. Shianrakugyo: si riferisce allo Hokekyo anrakugyo gi. 7 specifico. In realtà invece si riferisce alla via degli espedienti in contrapposizione alla via del Sutra del Loto, simultaneamente dotata di causa ed effetto. Dunque l'espressione "pratica di progresso graduale" include gli insegnamenti perfetti predicati prima del Sutra del Loto 12, i vari sutra mahayana predicati prima del Sutra del Loto e i sutra mahayana e hinayana che appartengono agli insegnamenti immediati e graduali. Come prova possiamo citare il seguente brano del Sutra Muryogi: «Quindi predicai le dodici divisioni dei Sutra Hodo, 13 il Sutra Makahannya, la meditazione sul riflesso nell'oceano del Sutra Kegon, e descrissi la pratica che dura molti kalpa dei bodhisattva». Ma i bodhisattva di capacità superiore scartano onestamente gli espedienti e non svolgono la pratica del progresso graduale. Praticano il Sutra del Loto e, quando ne afferrano la verità, ottengono simultaneamente ogni sorta di favorevoli effetti. Tali persone sono chiamate "persone dell'unico veicolo".

5 Se consideriamo il significato di questi brani, vediamo che le persone comuni e i saggi dei tre veicoli, dei cinque veicoli 14, dei sette espedienti, dei nove mondi o dei quattro gusti e tre insegnamenti non possono essere chiamati seguaci del mahayana, entità di Myoho-renge. Benché vi siano dei Budda, per i Budda degli insegnamenti provvisori non si può parlare 12. Riferimento agli insegnamenti che sostengono il raggiungimento della Buddità da parte dei comuni mortali, ma solo teoricamente, senza dare esempi concreti, oppure postulano varie distinzioni ed eccezioni. 13. Dodici divisioni dei Sutra Hodo: tutti gli insegnamenti del periodo Hodo, il terzo dei cinque periodi elencati da T'ien-t'ai. Le "dodici divisioni" sono una classificazione dei sutra secondo lo stile e il contenuto. 14. Cinque veicoli: i tre veicoli degli ascoltatori della voce, dei pratyekabuddha e dei bodhisattva, più gli esseri dei mondi umano e celeste. 8 di mondo di Budda, perché i tre corpi 15 [del Budda] degli insegnamenti provvisori non sono ancora liberi dall'impermanenza. Come possono quindi essere chiamati [entità di Myoho-renge] gli esseri degli altri mondi? Per questo si dice che una persona di umili condizioni nata nell'ultimo giorno della Legge è più degna di rispetto dei re e degli alti funzionari vissuti nei duemila anni del Primo e del Medio giorno. Nel suo commentario Nan-yueh afferma: «Tutti gli esseri viventi sono dotati del corpo del Dharma e perciò sono uguali al Budda, senza alcuna differenza» 16. Per questo il Sutra del Loto dice: «I puri e comuni occhi, orecchie, naso, lingua, corpo e mente ricevuti alla nascita dai genitori, sono anch'essi così» 17. Nan-yueh scrive inoltre: «Domanda: In quale sutra il Budda, parlando degli occhi e degli altri organi di senso, li definisce col nome di Tathagata? Risposta: Il Sutra Daigo shojin afferma: "Gli esseri comuni e il Tathagata condividono un unico corpo del Dharma che, essendo incomparabilmente puro e mistico, viene chiamato Myoho-renge-kyo" 18. Questo brano appartiene a un sutra diverso da quello del Loto, ma poiché in seguito anche quest'ultimo espone la stessa cosa, è corretto citarlo qui. Se applichiamo alla nostra argomentazione il termine "condividono", usato dal Sutra Daigo shojin, possiamo affermare che coloro che condividono la fede nel Sutra del Loto 15. Nei sutra diversi da quello del Loto, si riteneva che i tre corpi esistessero separatamente, ad esempio Dainichi sarebbe il corpo del Dharma e Amida il corpo di beatitudine. In base della dottrina di ichinen sanzen, T'ien-t'ai affermò che i tre corpi non erano entità separate bensì tre aspetti integranti di un unico Budda. 16. Hokekyo anrakugyo gi. 17. Il punto essenziale del diciannovesimo capitolo Hosshi kudoku del Sutra del Loto. 18. Hokekyo anrakugyo gi. 9

6 sono entità del mistico sutra. Ma coloro che non la condividono, come i credenti Nembutsu, non sono entità del mistico sutra perché la loro natura di Budda ha voltato le spalle al corpo del Dharma del Tathagata. In sostanza, l'entità di Myoho-renge è il corpo fisico che i discepoli e i seguaci di Nichiren, che credono nel Sutra del Loto, hanno ricevuto dai loro genitori alla nascita. Queste persone che, scartando onestamente gli espedienti, hanno fede unicamente nel Sutra del Loto e recitano Nam-myoho-renge- kyo, trasformeranno i tre sentieri dei desideri terreni, karma e sofferenza nelle tre virtù del corpo del Dharma, saggezza ed emancipazione. La triplice contemplazione e le tre verità si manifesteranno immediatamente alla loro mente 19 e il luogo in cui vivono diventerà la Terra della Luce Eternamente Tranquilla. Il Budda che è l'entità del loto del capitolo Juryo, che è soggetto dimorante e dimora, vita e ambiente, corpo e mente, entità e funzione, naturalmente dotato dei tre corpi - si trova nei discepoli e seguaci di Nichiren. Essi sono le entità di Myoho-renge-kyo, che possono manifestare liberamente i mistici poteri. Chi potrebbe dubitarne? È assolutamente al di là di ogni dubbio! Domanda: Il Gran Maestro T'ien-t'ai ha spiegato che il termine Myoho-renge viene usato in due modi, uno come entità, l'altro come metafora. Cosa sono questi due tipi di renge (o loto)? Risposta: Il loto simbolico è spiegato dettagliatamente nelle tre metafore del fiore di loto che avvolge i semi, del fiore di loto che si schiude per rivelare i semi e del fiore di loto che cade mentre i semi maturano, così dovremmo fare riferimento a esse. Il loto come entità è spiegato così nel settimo volume 19. La "triplice contemplazione" e le "tre verità" significano qui rispettivamente la saggezza soggettiva e la realtà oggettiva; l'espressione "si manifesteranno immediatamente alla loro mente" rappresenta la loro fusione. 10 dell'hokke gengi: «Il fiore di loto non è un simbolo; è il vero nome dell'entità. Per esempio, all'inizio del kalpa della stabilità, le varie cose del mondo non avevano nomi. Il saggio osservando i principi che le governavano coniò i nomi corrispondenti». Egli scrive inoltre: «Qui il termine renge non è un simbolo, è l'insegnamento del Sutra del Loto. Tale insegnamento è puro e incorrotto e spiega minutamente la legge di causa ed effetto. Perciò gli è stato dato il nome di renge o fiore di loto. Questo nome designa l'entità percepita nella meditazione sul Sutra del Loto, non è una metafora».

7 Scrive inoltre il Gran Maestro T'ien-t'ai: «Domanda: il termine renge indica l'essenza della meditazione sul Sutra del Loto? O indica invece la comune pianta di loto? Risposta: In realtà è l'essenza del Sutra del Loto. Ma poiché il Sutra del Loto è difficile da comprendere, si ricorre alla metafora della pianta del loto. Una persona dalla mente acuta udendo il nome coglierà immediatamente il principio. Senza bisogno della metafora, potrà capire direttamente il Sutra del Loto. Ma una persona di media o scarsa intelligenza non capirà subito, ci riuscirà soltanto attraverso la metafora. Per questo si usa la metafora facilmente comprensibile della pianta del loto per spiegare il loto difficile da comprendere. Per questo motivo nel Sutra del Loto il Budda impiega tre diverse fasi di predicazione, adatte al livello di comprensione delle persone di capacità superiore, media o inferiore. Alle persone di capacità superiore viene insegnato che renge è il nome della Legge, mentre alle persone di capacità medie o inferiori, il nome del loto viene usato come metafora. Se uno ha capito che renge è usato sia come nome della Legge che come metafora a seconda del gruppo di persone a cui ci si rivolge, non è necessario discuterne». Questo brano significa che il principio supremo [cioè la Legge mistica] in origine non aveva nome. Mentre il saggio osservava i principi e assegnava i nomi a tutte le cose, percepì 11 l'esistenza di una Legge meravigliosa [myoho] dotata simultaneamente di causa ed effetto [renge] e la chiamò Myoho-renge. Questa Legge di Myoho-renge comprende in sé tutti i fenomeni dei dieci mondi e dei tremila regni, nessuno escluso. Chiunque pratichi questa Legge otterrà simultaneamente sia la causa che l'effetto della Buddità. Il saggio praticò con questa Legge come maestra e raggiunse l'illuminazione; perciò ottenne simultaneamente sia la mistica causa che il mistico effetto della Buddità, diventando così il Tathagata che ha realizzato la perfetta Illuminazione. Così scrive il Gran Maestro Dengyo: «Nella vita [degli esseri viventi], l'entità di Myoho-renge, maturano simultaneamente sia il fiore della causa che il calice dell'effetto. Le tre fasi di predicazione impiegate dal Budda contengono ciascuna sia il loto come entità sia il loto come metafora. In generale, nel Sutra del Loto, esistono sia l'entità che la metafora. In particolare, le sette parabole, le tre uguaglianze e le dieci incomparabilità contengono tutte l'entità del loto. L'insegnamento che spiega completamente questo principio si chiama Myoho-renge-kyo [Sutra del Loto]» 20. Il Gran Maestro Miao-lo afferma: «Nelle sette parabole i vari loto vanno interpretati dal punto di vista degli insegnamenti provvisori e del vero insegnamento. Perché? Perché questi loto sono metafore del fatto che "gli insegnamenti provvisori sono esposti a beneficio del vero insegnamento" e che "gli insegnamenti provvisori vengono aperti per rivelare il vero insegnamento". Tutte le sette paratole vanno interpretate così» 21. All'inizio del kalpa della stabilità esisteva una pianta. Il saggio ne osservò il principio e le diede il nome renge o loto. La pianta del loto assomiglia al principio di Myoho-renge in quanto contiene simultaneamente la causa (fiore) e l'effetto

8 20. Fonte sconosciuta. 21. Hokke gengi shakusen, vol (semi). Così la pianta finì col portare lo stesso nome del principio. Il loto che cresce nell'acqua è la pianta di cui esiste la varietà rosa e la varietà bianca e, quando parliamo del loto come metafora, stiamo parlando di essa. La pianta del loto viene usata come ausilio per spiegare il difficile concetto di Myoho-renge. Questo è ciò che intende il Gran Maestro T'ien-t'ai quando afferma che attraverso questa metafora la mistica Legge difficile da comprendere viene resa più comprensibile. Domanda: Da quando è iniziato il kalpa della stabilità, c'è qualcuno che si è illuminato al loto come entità? Risposta: Il Budda Shakyamuni 22 che visse in un passato più remoto di gohyaku-jintengo si illuminò al loto-entità della mistica Legge. Da allora, epoca dopo epoca e vita dopo vita, egli dichiarò di aver ottenuto la via e rivelò il principio fondamentale di "saggezza e realtà" 23. Egli è apparso anche nel nostro mondo attuale, nel regno di Magadha nell'india centrale, con lo scopo di rivelare questo loto della mistica Legge. Ma le persone non avevano la capacità di capire e il tempo non era quello giusto. Per questo egli differenziò questo loto dell'unica Legge, e, come se fossero tre tipi di fiori, espose gli insegnamenti provvisori dei tre veicoli. Per più di quarant anni fece uso di questi insegnamenti temporanei per guidare e indirizzare i discepoli secondo le loro capacità. Durante questo periodo, poiché le capacità delle persone a cui si rivolgeva erano molto diverse, egli donò loro i vari fiori e piante degli insegnamenti provvisori ma non 22. Si riferisce al Budda di kuon-ganjo - l'epoca descritta come "un passato ancor più remoto di gohyaku-jintengo - che si illuminò all'eterna legge della vita. 23. Principio di saggezza e realtà: profonda corrispondenza della realtà oggettiva o verità e della saggezza soggettiva per comprendere tale verità, cioè che la natura di Budda esiste nella propria vita. La fusione di realtà e saggezza rappresenta il raggiungimento della Buddità. 13 parlò mai di Myoho-renge. Per questo, nel Sutra Muryogi, il Budda asserisce: «In passato sono stato seduto eretto nel luogo di meditazione (per sei anni) sotto l'albero di bodhi... In questi quarant anni e più, non ho ancora rivelato la verità».

9 Ma, quando predicò il Sutra del Loto, mise da parte le varie piante e fiori delle dottrine hinayana e degli insegnamenti provvisori, che corrispondono agli espedienti dei quattro gusti e dei tre insegnamenti, e spiegò l'unica dottrina di Myoho-renge. Quando egli dischiuse i tre loto metaforici per rivelare l'unico loto di Myoho-renge, i discepoli degli insegnamenti provvisori, con i loro quattro gusti e tre insegnamenti, poterono ottenere il loto del primo dei dieci stadi della sicurezza 24. Ma solo quando rivelò il loto dell'"apertura del vicino e rivelazione del lontano" poterono ottenere il loto del risultato supremo e salire così al secondo stadio della sicurezza, al terzo, al decimo, allo stadio di Illuminazione quasi perfetta 25 e infine al supremo stadio di perfetta Illuminazione. Domanda: Quali sono esattamente i brani e i capitoli del Sutra del Loto in cui viene esposto il loto come entità della Legge mistica e quali quelli in cui si tratta del loto come metafora? Risposta: Dal punto di vista dei tre gruppi di ascoltatori della voce, possiamo dire che tutto il capitolo Hoben (Espedienti) espone il loto come entità mentre i capitoli Hiyu (Parabola) e Kejoyu (La città fantasma) espongono il loto come metafora. Però non si può dire che nel capitolo Hoben manchino completamente le spiegazioni del loto metaforico né che gli altri capitoli non contengano spiegazioni del loto come entità. Domanda: Se è così, quale brano contiene una spiegazione completa dell'entità? 24. Primo dei dieci stadi di sicurezza: undicesimo dei cinquantadue stadi della pratica di bodhisattva; è così chiamato perché da quei punto in poi il bodhisattva non regredisce più nel suo cammino di ricerca. 25. Illuminazione quasi perfetta: penultimo del cinquantadue stadi della pratica di bodhisattva. Risposta: Il brano del capitolo Hoben che tratta del vero aspetto di tutti i fenomeni. Domanda: Come facciamo a sapere che questo brano tratta del loto come entità? 14 Risposta: Perché T'ien-t'ai e Miao-lo citano questo brano quando spiegano l'essenza del Sutra del Loto. E anche il Gran Maestro Dengyo scrive nel suo commentario: «Domanda: qual è l'essenza del Sutra del Loto? Risposta: la sua essenza è il vero aspetto di tutti i fenomeni» 26. Questo brano del commentario chiarisce la questione. (Gli studiosi dell'epoca tennero segreto questo commentario e non rivelarono il nome dell'entità, ma il brano si riferisce chiaramente a Myoho-renge).

10 Inoltre la prova concreta dell'entità si trova negli esempi dei tre Budda 27 descritti nel capitolo Hoto, dei bodhisattva che emergono dalla terra e della figlia del Re Drago che ottiene la Buddità nella sua forma presente. I Bodhisattva della Terra costituiscono una prova concreta perché, come afferma un brano del Sutra del Loto: «Come il fiore di loto nell'acqua non sono contaminati dalle questioni mondane» 28. Apprendiamo cosi la vera entità di questi bodhisattva. E la figlia del Re Drago è una prova concreta perché fece la sua comparsa alla riunione sul Picco dell'aquila, «seduta su un fiore di loto dai mille petali grande come la ruota di un carro» Riassunto di una sezione dello Shugo kokkai sho. 27. Tre Budda: Shakyamuni, Taho e tutti gli altri Budda che sono emanazioni del Budda Shakyamuni. 28. Sutra del Loto, cap. 15, pag. 292, 29. Ibidem, cap. 12, pag Questo capitolo recita: «Manjushri sedeva su un fiore di loto dai mille petali» e nell'ultima parte del capitolo si narra che la figlia del Re Drago perfezionò la sua pratica di bodhisattva e apparve in un mondo del sud chiamato Mondo Immacolato ove sedette su un prezioso flore di loto, acquisendo le trentadue caratteristiche di un Budda, e cominciò a predicare il Sutra del Loto a tutti gli esseri viventi. 15 Anche le trentaquattro manifestazioni del bodhisattva Suono Meraviglioso (Myoon) e le trentatré manifestazioni del bodhisattva Virtù Universale (Kannon) costituiscono un'ulteriore prova. Infatti, secondo il commentario, «Se egli non avesse acquisito il mistico potere della perfetta libertà di azione attraverso la meditazione sul Sutra del Loto, come avrebbe potuto manifestarsi in queste trentatré diverse forme?» 30. Inoltre c'è il brano del sutra che afferma: «...le caratteristiche del mondo siano costanti e immutabili». Tutti questi brani sono prove documentarie citate dagli studiosi della nostra epoca. Personalmente preferisco però citare il brano del capitolo Hoben sul vero aspetto di tutti i fenomeni e il brano del capitolo Jinriki (Poteri sovrannaturali) che si riferisce a «tutte le dottrine possedute dal Tathagata» 31. Quest'ultimo brano è citato anche dal Gran Maestro T'ien-t'ai nel suo commentario che spiega i cinque principi più importanti del Sutra del Loto. Perciò ritengo di poter citare questo brano come prova certa dell'entità della Legge mistica. Domanda: Le prove documentarie e concrete che hai citato poc'anzi sono ineccepibili. Ma perché citi il brano del capitolo Jinriki? Risposta: Questo brano ha un profondo significato ed è particolarmente pertinente. Domanda: Qual è questo profondo significato? Risposta: In questo brano, il Budda Shakyamuni spiega che affiderà l'entità dei cinque caratteri essenziali [Myoho-renge kyo] ai Bodhisattva della Terra, suoi discepoli originari.

11 30. Shikan bugyoden guketsu, vol Shakyamuni dichiara ai Bodhisattva della Terra «...tutte le dottrine del Tathagata, tutti i poteri di cui il Tathagata si avvale liberamente, tutti i segreti tesori fondamentali del Tathagata e tutte le più profonde questioni del Tathagata, tutto questo è dichiarato, rivelato e chiaramente spiegato in questo sutra». Dopo questa affermazione, egli affida l'essenza del Sutra del Loto al bodhisattva Jogyo e agli altri Bodhisattva della Terra. 16 Shakyamuni, che ottenne l'illuminazione innumerevoli kalpa fa, aveva dichiarato: «Quello in cui ho sperato a lungo ora si è realizzato» 52. Egli aveva già mantenuto il suo voto originario di convertire tutti gli esseri viventi e farli entrare nella via del Budda, poi, volendo affidare ai suoi discepoli il compito di realizzare una vasta propagazione nel quinto periodo di cinquecento anni dopo la sua morte 33, convocò i Bodhisattva della Terra e affidò a loro il cuore del sutra, il loto-entità di honmon. Questo passo contiene lo scopo fondamentale dell'apparizione del Budda Shakyamuni nel mondo, la Legge segreta che conseguì nel luogo di meditazione, e la conferma che il loto-entità garantisce l'ottenimento della Buddità nel presente e nel futuro a noi che viviamo nell'ultimo giorno della Legge. Di conseguenza oggi, nell'ultimo giorno della Legge, non può esistere nessuno, a parte l'inviato del Tathagata, che comprenda questo brano e possa citarlo a conferma del loto- entità. È davvero un brano dal significato segreto! È una questione importante, veramente ammirevole! Nam-myoho-ren-ge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo! (Questo è il significato dell'affermazione 34 del Sutra del Loto che i bodhisattva degli insegnamenti perfetti predicati prima del Sutra del Loto si erano adunati in ottantamila desiderosi di udire l'insegnamento della perfetta via). Domanda: Secondo le dottrine della nostra scuola, quando i membri delle altre sette vengono a chiedere quali sono gli scritti che provano il loto-entità, quali brani del Sutra del Loto dovremmo citare? 32. Sutra del Loto, cap. 2, pag Quinto periodo di cinquecento anni dopo la sua morte: corrisponde all'inizio dell'ultimo giorno della legge. Secondo il Sutra Daijuku è un periodo di dispute e lotte intestine in cui il Buddismo di Shakyamuni si estinguerà. 34. Sutra del Loto, cap. 2, pag. 35. "L'insegnamento della perfetta via" indica il cuore del sutra, cioè il loto-entità dell'insegnamento honmon. Risposta: Dovreste indicare il titolo Myoho-renge-kyo che appare all'inizio di ognuno dei ventotto capitoli del Sutra del Loto. 17

12 Domanda: Ma come facciamo a sapere che il titolo Myoho-renge-kyo, che appare in ogni capitolo è il loto-entità della Legge mistica? Il Gran Maestro T'ien-t'ai, quando spiegò il titolo del Sutra del Loto, diede un'interpretazione metaforica di renge e quindi non dovremmo dedurne che si tratta del loto come metafora? Risposta: Il renge nel titolo del sutra viene spiegato sia come entità sia come metafora. Nell'interpretazione a cui ti riferisci, T'ien-t'ai spiega il loto come metafora. È ciò che fa nel primo volume dell Hokke gengi dove discute le sei metafore dello shakumon e di honmon. Ma, nel settimo volume della stessa opera, interpreta il loto come entità della Legge mistica. Così la dottrina di T'ien-t'ai è priva di errori in quanto espone entrambe le interpretazioni, spiegando il loto del titolo del sutra sia come entità sia come metafora. Domanda: Come facciamo a sapere che si possono utilizzare entrambe le interpretazioni e che il titolo si può intendere sia come entità sia come metafora? Quando il Gran Maestro Nan-yueh spiegò i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo disse: «Myo indica che tutti gli esseri viventi sono myo o mistici. Ho indica che tutti gli esseri viventi sono ho o la Legge. Renge viene qui utilizzato come metafora». Non sembra forse che sia Nan-yueh sia T'ien-t'ai interpretino il loto come metafora? Risposta: L'interpretazione di Nan-yueh è simile a quella di T'ien-t'ai. Pur non essendo del tutto chiaro nei sutra se ci possano essere due interpretazioni del loto, come entità e metafora, Nan-yueh e T'ien-t'ai compresero questi due significati attraverso i trattati di Vasubandhu e Nagarjuna. Infatti nell Hokke ron leggiamo: «Le parole Myoho-renge hanno due significati. Primo: indicano il loto che affiora sulla superficie dell'acqua... Il modo in cui il loto emerge dall'acqua 18 fangosa è una metafora per spiegare che, quando il Tathagata si unisce alla moltitudine seduto su un loto come i vari bodhisattva, gli ascoltatori della voce, udendolo illustrare la suprema saggezza del Tathagata e il suo stato di purezza, riescono a ottenere il tesoro segreto del Tathagata. Secondo: le parole Myoho-renge indicano il loto che viene aperto. [Questa è una metafora per spiegare che] poiché gli esseri umani, pur avendo incontrato il Grande veicolo, hanno una mente timida e paurosa e sono incapaci di credere, il Tathagata apre e mostra il suo puro e meraviglioso corpo del Dharma risvegliando in loro la fede». In questo brano la parola "vari" nella frase "i vari bodhisattva" si riferisce ai vari bodhisattva del Grande e del Piccolo veicolo, che, quando assistono alla predicazione del Sutra del Loto, riescono a comprendere per la prima volta il loto del Budda. Ciò appare chiaro dal brano dell'hokke ron. Ne deduciamo perciò che l'affermazione 35 che i bodhisattva avevano già ottenuto l'accesso [all'illuminazione] attraverso gli altri sutra non era altro che un espediente.

13 T'ien-t'ai spiega così questo brano dell Hokke ron: «Ciò che il trattato vuole dire è che, quando il Tathagata fa vedere agli esseri umani il puro e meraviglioso corpo del Dharma, sta mostrando loro il loto che si apre grazie a una mistica causa. E quando il Tathagata si unisce alla moltitudine di ascoltatori seduto su un loto, sta mostrando loro il loto che è il regno ottenuto come mistico effetto» 36. Inoltre T'ien-t'ai, quando spiega dettagliatamente la duplice interpretazione del loto come entità e come metafora, cita il passo del Sutra Daijuku: «Mi inchino ora in segno di rispetto davanti al loto del Budda» e il brano dell'hokke ron appena citato per convalidare la sua argomentazione. Egli spiega che: 35. Questa affermazione si trova nell Hokke gengi shakusen. 36. Hokke gengi, vol «Secondo il Sutra Daijuku, il loto è sia la causa che l'effetto della pratica religiosa: il loto su cui siedono i bodhisattva è il loto della causa; il loto del Budda, davanti al quale ci si inchina in segno di rispetto, è il loto dell'effetto, o per usare le parole dell Hokke ron, è il loto del regno ottenuto come mistico effetto. Vale a dire che i bodhisattva, praticando la Legge del loto, ottengono come ricompensa il regno del loto. Dobbiamo capire dunque che il regno [l'ambiente] e il soggetto, la causa [il bodhisattva] e l'effetto [il Budda] sono la Legge del loto. Ma allora che bisogno c'è di usare metafore? Poiché le persone ottuse non riescono a comprendere il loto della vera natura dei fenomeni, viene introdotta la metafora del comune fiore di loto per aiutarle a capire. Che male c'è a fare così?» 57. Altrove egli asserisce: «Se non usiamo il loto, cosa dovremmo usare come metafora per tutti gli insegnamenti che abbiamo appena descritto? Poiché la Legge e la metafora vengono esposte fianco a fianco, si chiamano Myoho-renge» 38. Veniamo ora al Daichido ron del bodhisattva Nagarjuna, che afferma: «Il loto rappresenta sia la Legge sia la sua metafora». Il Gran Maestro Dengyo, spiegando questi brani dei trattati di Vasubandhu e Nagarjuna, scrive: «Il passo dell'hokke ron asserisce che il "loto" di Myoho-renge-kyo ha due significati. Non sta dicendo che un comune fiore di loto ha due significati. Nel complesso la cosa meravigliosa qui è che la Legge e la metafora usata per rappresentarla si assomigliano. Se non si somigliassero, come potrebbe la metafora aiutare la gente a capire il significato? Per questo il Daichido ron afferma che il loto è sia la Legge sia la sua metafora. Nella vita [degli esseri viventi], l'entità di Myoho-renge, maturano simultaneamente sia il fiore della causa che il calice dell'effetto. Questo concetto è difficile da capire, ma usando 37. Ibidem. 38. Ibidem. 20

14 una metafora, diventa facile da capire. L'insegnamento che espone completamente questo principio si chiama Myoho-renge-kyo» 39. Questi brani dei trattati e le loro spiegazioni che abbiamo appena citato sono in grado di chiarire ogni dubbio e dunque dovrebbero essere esaminati attentamente. Non c'è nulla di nascosto o di non detto e la duplice spiegazione del loto come entità e come metafora è del tutto esauriente. In ultima analisi, il significato del Sutra del Loto è che la metafora equivale all'entità della Legge e l'entità della Legge equivale alla metafora. Per questo il Gran Maestro Dengyo afferma nel suo commentario: «Il Sutra del Loto contiene una gran quantità di metafore e parabole, ma le principali sono sette. Queste sette parabole non sono altro che l'entità della Legge e l'entità della Legge non è altro che queste parabole. Perciò non v'è entità della Legge al di fuori delle parabole e non ci sono parabole al di fuori dell'entità della Legge. In altre parole, l'entità della legge è l'entità della vera natura dei fenomeni, mentre le parabole rappresentano l'entità della mistica Legge manifestata nei fenomeni concreti. Le manifestazioni non sono altro che l'entità della verità e l'entità della verità non è altro che la sua manifestazione. Perciò si può dire che la Legge e le sue metafore costituiscono un'unica entità. Per questo i brani dei trattati e le annotazioni della scuola Tendai spiegano tutti che il loto è sia la Legge sia la sua metafora» 40. Il significato di questo brano è perfettamente chiaro e non richiede ulteriori commenti. Domanda: Durante la vita del Tathagata, chi riuscì a realizzare il loto come entità della Legge? Risposta: Durante il periodo dei quattro gusti e dei tre insegnamenti, precedente al Sutra del Loto, c'erano le persone 39. Shugo kokkai sho. 40. Fonte sconosciuta. 21 dei tre veicoli, dei cinque veicoli, dei sette espedienti e dei nove mondi, i bodhisattva degli insegnamenti perfetti e provvisori e anche il Budda di questi insegnamenti. Ma, a eccezione del Budda del capitolo Juryo, nessuno aveva udito il nome del loto-entità di honmon, né tantomeno l'aveva realizzato.

15 Nei primi quarant anni di predicazione, il Budda non rivelò la dottrina del loto di suprema Illuminazione esponendo la "sostituzione dei tre veicoli con l'unico veicolo". Per questo il Sutra Muryogi asserisce: «Alla fine non otterranno mai la suprema Illuminazione», intendendo dire che il loto della sostituzione dei tre veicoli con l'unico veicolo di shakumon, non era stato esposto nei sutra precedenti. Tantomeno dunque egli rivelò il loto-entità, della "apertura del vicino e rivelazione del lontano", della "vera identità difficile da concepire", della "fusione di realtà e saggezza" e dei "[tre corpi]originali non creati". Come potevano Miroku e gli altri, che erano stati istruiti e convertiti dal Budda nel suo stato transitorio, avere una qualsiasi comprensione di queste cose? Domanda: Come facciamo a sapere che i bodhisattva degli insegnamenti perfetti esposti prima del Sutra del Loto o quelli dell'insegnamento perfetto contenuto nello shakumon, non erano illuminati all'entità del loto di honmon? Risposta: I bodhisattva degli insegnamenti perfetti esposti prima del Sutra del Loto non compresero il loto dello shakumon e i bodhisattva di shakumon non compresero il loto di honmon. T'ien-t'ai asserisce: «I successori del Budda degli insegnamenti provvisori non conoscono le persone istruite dal Budda nel suo stato transitorio, e le persone istruite da quel Budda non conoscono le persone istruite dal Budda nella sua vera identità» 41. Il Gran Maestro Dengyo spiega: «Questa è una via 41. Probabilmente è una perifrasi di un brano dell'hokke mongu ki, vol diretta ma non è la grande via diretta» 42 e dice anche: «Perché non hanno ancora compreso la grande via diretta dell'illuminazione» 13. Il significato di questi brani è chiaro. I bodhisattva degli insegnamenti precedenti e dello shakumon in un certo senso hanno sradicato l'illusione e acquisito la comprensione della verità però, alla luce dell'insegnamento honmon, hanno ottenuto soltanto un'eliminazione temporanea dell'illusione, un'eliminazione incompleta. Per questo si dice che non hanno ancora sradicato l'illusione. Benché si dica che i bodhisattva abbiano ottenuto accesso [all'illuminazione] attraverso i vari sutra, "ottenere l'accesso" è un'espressione usata temporaneamente per screditare le persone dei due veicoli. Quindi, anche i grandi bodhisattva degli insegnamenti precedenti e di shakumon giungono a comprendere il loto del Budda soltanto quando è predicato lo honmon e riescono davvero a eliminare l'illusione solo quando ascoltano il capitolo Juryo.

16 A proposito del passo del capitolo Yujutsu in cui ai membri dell'assemblea, grazie al potere sovrannaturale del Budda, cinquanta piccoli kalpa sembrano non più di mezza giornata, il Gran Maestro T'ien-t'ai afferma: «I risvegliati compresero che ciò che sembrava un breve lasso di tempo in realtà era un lungo periodo della durata di cinquanta piccoli kalpa ma, a quelli che erano ancora illusi, quel lungo periodo sembrò breve come mezza giornata» 44. A sua volta Miao-lo commenta: «I bodhisattva si sono già liberati dall'ignoranza e così vengono qui chiamati "i risvegliati", ma i normali partecipanti all'assemblea non hanno 42. Chu Muryogikyo, vol. 2, un commentario del Sutra Muryogi. 43. Ibidem, vol Hokke mongu, vol ancora superato lo stadio di arhat 45 e cosi vengono chiamati "gli illusi"» 46. Il significato di questi brani è abbastanza chiaro: i bodhisattva degli insegnamenti precedenti e di shakumon in realtà erano ancora illusi e solo i Bodhisattva della Terra erano degni di essere chiamati i risvegliati. Ciò nonostante ci sono al momento membri della setta Tendai che, nel discutere lo honmon e lo shakumon, dichiarano che fra i due non c'è differenza e, interpretando i brani in questione, asseriscono che le persone istruite e convertite dal Budda nel suo stato transitorio devono essere incluse nella categoria dei "risvegliati". Si tratta di un grossolano errore di interpretazione! Poiché il significato del passo del sutra e i relativi commenti sono perfettamente chiari, non capisco come qualcuno abbia potuto sostenere una tesi cosi irragionevole. Esaminando il brano del capitolo Yujutsu vediamo che si afferma che i Bodhisattva della Terra lodarono il Tathagata per un periodo di cinquanta piccoli kalpa che però, ai membri dell'assemblea sul Picco dell'aquila che erano stati istruiti dal Budda nel suo stato transitorio, sembrò durare non più di mezza giornata. Nella sua spiegazione, T'ien-t'ai introduce i termini "risvegliati" e "illusi" e spiega che, poiché i membri dell'assemblea che il Budda aveva istruito nel suo stato transitorio erano illusi, essi ebbero l'errata sensazione che fosse trascorsa mezza giornata. I Bodhisattva della Terra, poiché erano risvegliati, percepirono i cinquanta piccoli kalpa, che era l'interpretazione corretta dei fatti. 45. Stadio di arhat (degno di rispetto): secondo la scuola Tendai corrisponde ai dieci stadi delle fede, i primi dieci dei cinquantadue stadi della pratica di bodhisattva. 46. Hokke mongu ki, vol

17 Riguardo a questo Miao-lo commenta che i bodhisattva che si erano liberati dall'ignoranza erano i risvegliati e quelli che non si erano ancora liberati dall'ignoranza erano gli illusi. È perfettamente chiaro che questo è il significato del passo citato. Alcuni studiosi sostengono che anche fra i bodhisattva istruiti dal Budda nel suo stato transitorio, quelli che avevano raggiunto il primo stadio della sicurezza o l'avevano superato, si erano già liberati dall'ignoranza. Dicono così perché hanno imparato che con tutti i sutra si può ottenere la Buddità, mentre non si può. Coloro che hanno ricevuto gli insegnamenti precedenti o lo shakumon possono in un certo senso ottenere lo stadio di perfetta Illuminazione ma, dal punto di vista del vero Budda del capitolo Juryo, queste persone appartengono ancora al gruppo degli illusi o alla categoria degli arhat. I tre corpi del Budda che appaiono negli insegnamenti provvisori non sono ancora sfuggiti al regno dell'impermanenza e perciò in realtà sono Budda fantasma come si potrebbero vedere in un sogno. Fino a quando non si arrivò allo honmon, le persone degli insegnamenti precedenti e di shakumon, sono chiamate persone che non hanno ancora estirpato l'illusione. Ma, quando si arrivò a quest'ultimo insegnamento, poterono accedere al primo stadio di sicurezza. Miao-lo così commenta: «Quando il Budda esce dalla sua condizione transitoria e rivela la sua vera identità, tutti gli ascoltatori entrano nel primo stadio di sicurezza» 47. Questa affermazione si può confrontare con quella precedente secondo la quale tali persone appartenevano ancora alla categoria degli arhat. Coloro che hanno ricevuto gli insegnamenti precedenti e l'insegnamento shakumon sono ancora illusi, sono Budda o bodhisattva che non si sono ancora liberati dell'oscurità. Come è vero! Oh, come è vero! 47. Hokke gengi shakusen, vol Perciò si capisce che, una volta predicato il capitolo Juryo, tutti i partecipanti all'assemblea sul Picco dell'aquila si illuminarono al loto-entità. I discepoli dei due veicoli, gli icchantika, i gruppi determinati 48 e anche le donne e le persone malvagie si risvegliarono al loto del Budda originale.

18 Il Gran Maestro Dengyo, spiegando il loto dell'"unica grande ragione" [dell'apparizione del Budda] scrive: «"L'unica grande questione", il vero nucleo del Sutra del Loto è la rivelazione del loto. La parola "unica" indica che è l'unica realtà. La parola "grande" significa che la sua natura è ampia e comprende tutto. E la parola "questione" si riferisce alla natura essenziale dei fenomeni. Quest'unica grande ragione o "questione ultima" è la verità, l'insegnamento, la saggezza e la pratica del perfetto insegnamento o corpo del Dharma, la saggezza e l'emancipazione del perfetto insegnamento. Attraverso di essa, le persone dell'unico veicolo, dei tre veicoli, dei gruppi determinati e di quelli indeterminati, coloro che credono nelle dottrine buddiste e coloro che credono in quelle non buddiste, chi non desidera affatto diventare un Budda e chi è incapace di credere agli insegnamenti corretti - tutte queste persone, ognuna di loro, sarà condotta nel regno della saggezza che penetra tutti i fenomeni. Così quest'"unica grande 48. Gruppi determinati: secondo la dottrina delle cinque nature, formulata dalla setta Hosso, gli esseri umani si dividono in cinque gruppi a seconda della loro capacità religiosa innata: 1) predestinati a essere ascoltatori della voce; 2) predestinati a essere pratyekabuddha; 3) predestinati a essere bodhisattva; 4) un gruppo indeterminato e 5) persone prive di capacità per l'illuminazione. Nessuno nei primi due gruppi può ottenere la Buddità, mentre quelli del terzo sì perché possiedono i semi dell'illuminazione. Questi tre gruppi vengono complessivamente chiamati gruppi determinati. Gli appartenenti al gruppo indeterminato possiedono due o più delle prime tre nature, ma non si può sapere in anticipo quale si svilupperà, mentre le persone del quinto gruppo non possono ottenere l'illuminazione ma devono trasmigrare nei sei sentieri per tutta l'eternità. 26 ragione" apre a tutti gli esseri le porte della saggezza del Budda, la mostra loro e fa si che si risveglino a essa inducendoli a entrarvi in modo che tutti ottengano la Buddità» 49. Possiamo dire allora che le cosiddette persone malvagie, le donne, gli icchantika, i gruppi determinati e i due veicoli, sul Picco dell'aquila poterono risvegliarsi al loto-entità della mistica Legge. Domanda: Nella nostra epoca, l'ultimo giorno della Legge, chi ha realizzato il loto-entità della mistica Legge? Risposta: Osservando la situazione del mondo attuale, diremmo che vi sono molte persone destinate a cadere nel grande inferno Avichi ma nessuna che si sia risvegliata al loto del Budda. La ragione è che le persone ripongono fede negli espedienti degli insegnamenti provvisori che non possono condurre all'illuminazione e offendono il loto della verità, l'entità del Sutra del Loto. Il Budda afferma: «Chi non riesce ad avere fede e invece offende questo sutra, distruggerà immediatamente tutti i semi per divenire Budda in questo mondo... Allorché la sua vita giungerà al termine egli cadrà nell'inferno Avichi» 50. E T'ien-t'ai commenta: «Questo Sutra (del Loto) schiude i semi della Buddità inerenti negli esseri dei sei sentieri. Ma se qualcuno offende questo sutra, i semi saranno distrutti» 51.

19 Io, Nichiren, avrei questo da dire: il Sutra del Loto è legato ai semi della Buddità degli esseri dei dieci mondi. Ma se qualcuno offende il sutra, significa che sta distruggendo i semi della Buddità degli esseri dei dieci mondi. Una persona simile è sicuramente destinata a cadere nell'inferno di incessante sofferenza. Quando mai riuscirà a venirne fuori? 49. Shugo kokkai sho. 50. Sutra del Loto, cap. 3, Si trova nel commentario di Miao-lo Hokke mongu ki, vol Ma coloro che seguono gli insegnamenti di Nichiren scartano onestamente le dottrine errate degli insegnamenti provvisori e le dottrine scorrette dei maestri sbagliati e senza esitazione ripongono fede nella vera Legge e nelle dottrine corrette dei maestri corretti. Dunque possono risvegliarsi al loto-entità e manifestare il mistico principio dell'entità della Terra della Luce Eternamente Tranquilla, perché credono alle auree parole del Budda esposte nel capitolo Juryo e recitano Nammyoho-renge-kyo. Domanda: I Gran Maestri Nan-yueh, T'ien-t'ai e Dengyo usarono il Sutra del Loto per diffondere il perfetto insegnamento dell'unico veicolo, ma non recitarono Nam-myoho-ren-ge-kyo. Perché? Vuol forse dire che non conoscevano il loto- entità o che non lo avevano capito? Risposta: Si dice che il Gran Maestro Nan-yueh fosse l'incarnazione del bodhisattva Kannon e che il Gran Maestro T'ien-t'ai fosse l'incarnazione del bodhisattva Yakuo 52. Ma se è così, essi si trovavano sul Picco dell'aquila quando il Budda predicò il capitolo Juryo e in quell'occasione si illuminarono al loto-entità. Quando però apparvero nel mondo [rispettivamente come Nan-yueh e T'ien-t'ai] sapevano che non era il tempo adatto per diffondere la mistica Legge. Perciò sostituirono alla parole "mistica Legge" l'espressione "grande contemplazione" e si dedicarono alla pratica di ichinen sanzen e della triplice contemplazione in un'unica mente. Eppure anche questi grandi maestri recitarono Nam-myoho-renge-kyo come pratica privata e nei loro cuori capirono che queste parole erano la verità. 52. Secondo la tradizione della scuola Tendai, Nan-yueh e T'ien-t'ai erano considerati incarnazioni di Kannon e Yakuo perché ottennero l'illuminazione rispettivamente con il capitolo Kannon (venticinquesimo) e con il capitolo Yakuo (ventitreesimo) del Sutra del Loto. 28

20 Così il Gran Maestro Nan-yueh impiega le parole Nam- myoho-renge-kyo nel suo Hokke sempo 53 e il Gran Maestro T'ien-t'ai usa le parole Nam-byodo-daie-ichijo-myoho-renge- kyo 54, Keishu-myoho-renge-kyo 55 e Kimyo-myoho-renge- kyo 56. E il documento" che contiene il voto formulato dal Gran Maestro Dengyo sul letto di morte reca le parole Nam- myoho-renge-kyo. Domanda: Le prove che hai presentato sono perfettamente chiare. Ma se è così, perché non la diffusero? Risposta: Le ragioni sono due. Anzitutto non era ancora arrivato il tempo appropriato e, in secondo luogo, non erano le persone incaricate di svolgere questo compito. I cinque caratteri di Myoho-renge-kyo che costituiscono la grande pura Legge saranno ampiamente diffusi nell'ultimo giorno della Legge. E i grandi bodhisattva scaturiti dalla terra numerosi come i granelli di polvere di migliaia di mondi, sono coloro che ricevettero l'incarico di diffonderli. Per questo Nan-yueh, T'ien-t'ai e Dengyo, anche se nei loro cuori avevano compreso la verità, lasciarono il compito di diffonderla alla guida e maestro dell'ultimo giorno e si astennero dal farlo personalmente. 53. Hokke sempo (Il metodo del pentimento del Sutra del Loto): è un'opera originale di T'ien-t'ai in cui compaiono le parole Nam-myoho-renge-kyo. 54. Queste parole significano: "Devozione all'unico veicolo Myoho-renge-kyo, l'unico veicolo dalla imparziale saggezza". 55. Queste parole significano: "Chino la testa davanti a Myoho-renge-kyo". 56. Queste parole significano: «Dedico la mia vita a Myoho-renge-kyo». 57. Riferimento allo Shuzen-ji ketsu (Documento di trasmissione al tempio Hsiu-ch'an-ssu). 29 Domanda: II loto-entità della Legge mistica è difficile da comprendere e perciò si usa una metafora per chiarirne il significato. Ma c'è qualche esempio nei sutra che avvalli tale pratica? Risposta: Il sutra afferma: «Come il fiore di loto nell'acqua, non sono contaminati dalle questioni mondane. Emergendo dalla terra...» i Bodhisattva della Terra sono il loto-entità della Legge mistica. Qui il loto è utilizzato come metafora. Ma su questo argomento ti scriverò ancora in futuro. Questo insegnamento rappresenta il principio fondamentale dell'intero Sutra del Loto. È lo scopo ultimo dell'avvento del Budda Shakyamuni e anche l'essenza del Sutra del Loto affidata ai grandi bodhisattva scaturiti dalla terra perché lo diffondessero ampiamente nell'ultimo giorno della Legge. Solo quando il sovrano del nostro paese avrà dato prova di fede, questa dottrina potrà essere rivelata. Fino ad allora deve rimanere un insegnamento segreto. Ora l'ho trasmesso a te, Sairen-bo. Nichiren

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